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COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA

ITALIJANSKA KOORDINACIJA ZA JUGOSLAVIJU

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Documento
Costitutivo

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 AMICIZIA E SOLIDARIETÀ

Bandiera del popolo rom
CON IL POPOLO ROM

di seguito il comunicato con il quale il CNJ ONLUS ha aderito alle manifestazioni
del giugno 2008 contro gli atti di discriminazione e violenza su base "etnica" in Italia

scarica il comunicato in "formato volantino" (PDF)


Mobilitati contro gli atti di razzismo nei confronti dei Rom e di altre nazionalità presenti in Italia,

come Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia – onlus chiediamo:

VRATITE NAM NAŠU ZEMLJU – RESTITUITECI IL NOSTRO PAESE

J U G O S L A V I J A

Tanti residenti nei cosiddetti campi rom in Italia sono profughi dalla Jugoslavia distrutta, aggredita sin dal 1991 dall'interno e dall'esterno con embarghi, ingerenze di ogni tipo e bombe (Bosnia 1994-1995, Serbia e Montenegro 1999) e ulteriormente frammentata fino a oggi (Montenegro, Kosovo)… È scioccante tanta ferocia contro un paese dove cittadini delle più varie nazionalità godevano di ogni diritto e convivevano in pace all’insegna del motto Unità e Fratellanza (Bratstvo i Jedinstvo). Il processo innescato con le scelte criminose effettuate in ambito politico-diplomatico, militare, economico, culturale dal 1991 in poi è "a valanga", poiché non possono esistere "confini giusti" a separare le genti dei Balcani. Eppure l'Italia continua ad assumersi responsabilità spaventose ad esempio concedendo ancora un nulla osta alla creazione di una nuova gabbia etnica nei Balcani: la “Repubblica del Kosovo”. Si dimostra così di non avere appreso proprio nulla da 15 anni di tragedie!

Il Kosovo è stato riconosciuto da un governo dimissionario (Prodi), spaccato al suo interno sulla questione specifica, nonostante votazioni parlamentari che impegnavano a non riconoscere dichiarazioni unilaterali di indipendenza. Si è dimostrato disprezzo anche per le istituzioni internazionali: l'ONU (violata la Risoluzione 1244, spaccato il Consiglio di Sicurezza) e persino la UE (non tutti gli Stati UE riconoscono lo “Stato” kosovaro). Ora come durante la II Guerra Mondiale il Kosovo è zona di occupazione militare dell'Italia e di altre potenze straniere. Ora come allora tali potenze fomentano l'irredentismo pan-albanese e consentono l'instaurazione di un regime di apartheid. Ora come allora si prospetta il miraggio della Grande Albania. Come durante il fascismo, la politica estera italiana non disdegna alleanze con i settori più criminali presenti sulla scena internazionale: i killer dell'UCK, trafficanti di droga, armi, organi espiantati ed esseri umani, aguzzini del loro stesso popolo al quale hanno fatto compiere un balzo indietro di almeno un secolo dal punto di vista civile e dei diritti reintroducendo il kanun.

Anche sul territorio italiano sperimentiamo in concreto gli effetti di queste politiche infami. Sin dall'inizio degli anni Novanta e fino ad oggi nelle nostre città si è palesato il massiccio afflusso di profughi che da quei territori sono venuti a cercare una vita migliore, o almeno una garanzia di sopravvivenza. Tra questi profughi ci sono centinaia di migliaia di persone di tutte le etnie da noi definite impropriamente “nomadi” che nella Jugoslavia godevano di ogni diritto nazionale e individuale, avendo casa, lavoro, previdenza. A costoro nei Balcani non è stata regalata nessuna repubblichetta perchè, evidentemente, non risponderebbe agli interessi geo-strategici delle grandi potenze: viceversa, gli esuli jugoslavi e kosovari in particolare – oltre ai rom, anche serbi, askali, gorani, "egiziani", "bosgnacchi", "turchi"… – hanno trovato rifugio in molte località italiane talvolta grazie al notevole sforzo di enti e comunità locali, talaltra dovendosi adattare a condizioni di profondo squallore. Una dopo l'altra, le ondate di fuggitivi si sono sovrapposte creando crescenti difficoltà di integrazione in un contesto sociale-politico nel quale, soprattutto adesso, la problematica dell'immigrazione è agitata in senso razzista e con finalità strumentali.

MA DOVE DOVREBBERO ANCORA SCAPPARE I ROM JUGOSLAVI??

Soprattutto i rom, che in Italia sono storicamente trattati da ultimi della scala sociale, rischiano più di qualsiasi altro gruppo: esclusi e perdenti in partenza, da secoli. In Italia i diritti di cui godevano nella Jugoslavia e negli altri paesi socialisti (es. Romania) non sono mai stati neanche lontanamente conseguiti. Viceversa, una demagogia vigliacca addita nei rom il "nemico del popolo", il capro espiatorio di tutte le insicurezze e i disagi propri di questa società ingiusta. La voce che viene adesso amplificata all'inverosimile è che "i rom rapiscono i bambini"; è una storia che circola da tempo immemorabile benché in tutta la giurisprudenza non esiste un solo caso di rom che abbiano effettivamente rubato bambini. Il nuovo "caso" è successo a Ponticelli (Napoli), e già i pogrom si sono scatenati: schiaffi e pugni contro la ragazza che – dicono – teneva in braccio un bambino non suo, e poi bombe molotov contro i campi rom – tanto sono rom, non si difenderanno… L'anno scorso una rom rumena era stata malmenata e arrestata per avere accarezzato un bambino, e poi di nuovo picchiata in carcere. E dopo i fatti di Ponticelli, in un grande magazzino di Catania si è urlato a un altro inesistente “rapimento”. Inoltre, si imputano spesso ai rom fatti delittuosi commessi da persone di altre “etnie”. Il clima instaurato dai media e dai politici è quello della caccia all'untore, quello delle urla e dei linciaggi. Come nel Medioevo contro l'”ebreo sanguinario uso sacrificare bimbi cristiani”, o contro la donna accusata di “stregoneria” e bruciata sul rogo a furor di popolo…

O come è successo ai serbi kosovari nel 2004, accusati ad arte da media nazionalisti e razzisti di avere affogato tre bimbi albanesi, allo scopo di dare l'avvio a violenze indiscriminate contro i cittadini non-albanofoni. In Kosovo, infatti, persecuzioni e violenze di matrice irredentista si protraggono da anni sotto gli occhi quantomeno… disattenti dei soldati occidentali, spingendo i kosovari di etnia non-albanese o albanesi non-nazionalisti lontano dalla propria madrepatria. In questo si dimostra il prevalente carattere non umanitario della missione militare italiana: chiediamo perciò la fine di tali missioni neo-coloniali che costano cifre esorbitanti al provato bilancio dello Stato. Chiediamo che questi soldi così mal spesi vengano piuttosto usati in Italia per creare condizioni di vita decorose a queste persone doppiamente esuli e doppiamente vittime. Chiediamo che non si replichino da parte degli italiani gli atteggiamenti di fanatismo nazionalista e “pulizia etnica” spesso raccontati – quasi mai in modo veritiero e onesto – con riferimento al dramma jugoslavo.

A chi giustamente oggi paventa il pericolo del diffondersi di mitologie neo-etniche ... il riaffermarsi di un senso comune razzista e di pratiche razziste di massa facciamo notare che le premesse per giungere a queste abiezioni sussistono già da quasi venti anni: chi ha “sdoganato” lo squartamento “etnico” della Jugoslavia ha sdoganato anche il razzismo ed il revanscismo fascista nel nostro paese e in tutta Europa; chi partecipa alla spartizione delle risorse del Kosovo e dei Balcani dimostra di saper piangere solo lacrime di coccodrillo. Si risarciscano piuttosto gli jugoslavi per tutto quello che è stato loro sottratto con la perdita del loro paese: casa, lavoro, cittadinanza, speranze.

Solidarietà con il popolo rom! Basta con le favole sui “furti di bambini”,
basta con l'odio e la disinformazione diffusi dai mass-media!

Solidarietà con chi viene in Italia a cercare una vita migliore!

Basta secessioni, basta gabbie etniche, basta "divide et impera":
ritirare il riconoscimento della “indipendenza” del Kosovo!


Nessuna civiltà, nessuna democrazia è credibile
dove dominano nazionalismo e razzismo!

Nessuna Europa unita è possibile senza la Jugoslavia!

Viva la Fratellanza e l'Unità dei popoli!



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