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«Bibliotime», anno X, numero 3 (novembre 2007)

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Serena Marchionni

La rinascita delle biblioteche bosniache



La Bosnia è una terra ricca di storia, cultura, arte, bellezze naturali, diversità. Strade tortuose conducono a piccoli villaggi raccolti attorno a chiese ortodosse o a graziose moschee, grandi fabbriche ormai in disuso segnano vallate dominate da monasteri francescani, le ciminiere si alternano ai minareti e ai campanili e nell'osservare tutto questo il pensiero corre alle parole dello scrittore Ivo Andric:

nessuno può immaginare che cosa significhi nascere e vivere al confine fra due mondi, conoscerli e comprenderli ambedue e non poter fare nulla per riavvicinarli, amarli entrambi e oscillare fra l'uno e l'altro per tutta la vita, avere due patrie e non averne nessuna, essere di casa dovunque e rimanere estraneo a tutti, in una parola, vivere crocefisso ed essere carnefice e vittima nello stesso tempo

E' una frase, ci pare evidente, che ben descrive le emozioni e le sensazioni che il viaggiatore prova nell'avvicinarsi ad un luogo crocevia di storie, culture ed esperienze che si uniscono, si intersecano e si allontanano al tempo stesso, lasciandolo stupito ed affascinato.

La sanguinosa guerra fratricida, combattuta dal 1992 al 1995, ha purtroppo inferto ferite profonde alla pacifica convivenza fra genti di diversa religione e tradizione. Alla perdita di vite umane si sono sommati anche gravissimi danni al patrimonio storico-artistico; le biblioteche hanno pagato in questo senso un prezzo molto alto. Simbolo delle devastazioni di quegli anni la Biblioteca Nazionale di Sarajevo che - trovandosi sulla linea del fronte - venne incendiata e distrutta. Assieme all'edificio che l'ospitava, splendido esempio di architettura ispano-moresca, andarono in fumo migliaia di libri.

Sono passati 12 anni dagli accordi di Dayton che posero fine alla guerra, ed ora la Bosnia è un paese che si sforza di essere normale, cercando anche di ricostruire quanto l'odio ha devastato. Le biblioteche che abbiamo visitato a Jaice, Banja Luka e Mostar testimoniano la volontà di rinascita e lo sforzo di riprendere un cammino interrotto: la strada del dialogo fra le culture e dell'amore per i libri e la lettura, da sempre una strada di pace.

Jajce è una bella cittadina di aspetto orientale della Bosnia-Erzegovina, situata fra boscose montagne. È ricca di siti di interesse artistico ed archeologico quali il Tempio di Mitra, il campanile romanico della chiesa di S. Luca, e la Fortezza del sec. XV che sovrasta il grazioso centro storico. La sua maggiore notorietà, in epoca recente, è dovuta tuttavia all'aver ospitato la seduta del Consiglio Antifascista di Liberazione nazionale, che il 29 novembre del 1943 diede vita alla Repubblica Federativa Popolare di Iugoslavia (poi Repubblica Federativa Socialista), nata dal movimento partigiano del Maresciallo Tito.

La prima, piccola biblioteca in cui ci imbattiamo è proprio quella interna al Museo della II sessione dell'Avnoj [1] che, devastato e saccheggiato nel 1992, venne trasformato in deposito di immondizia. Solo di recente, grazie alla passione e al quotidiano lavoro di restauro effettuato da numerosi volontari, l'edificio è stato riportato alla sua originaria destinazione. Molti pezzi dell'esposizione, trafugati durante l'ultima guerra, sono stati ritrovati - o acquistati tramite aste on line - ed esposti al pubblico. La biblioteca interna ospita un piccolo fondo, anch'esso in via di ricostituzione, che consta di circa 2000 pubblicazioni, prevalentemente monografie, dedicate alla storia della Iugoslavia socialista e del suo fondatore Josip Broz Tito.

La biblioteca cittadina è invece ospitata nei locali della Casa della Cultura (Dom Kulture), un edificio costruito nel 1968 con i canoni architettonici tipici del periodo socialista. Ad accoglierci troviamo Dubravka Lovrenović assieme a Fatima Kliko e Alen Jasarević. I colleghi sono molto cordiali e con evidente emozione ci raccontano la storia dell'istituzione che prima del 1991, come gran parte delle biblioteche pubbliche iugoslave, era denominata Biblioteca Popolare (Narodna Biblioteka); poi, con la fine del socialismo, il suo nome venne cambiato in Biblioteca Cittadina (Gradska Knjižnica).

La guerra ha inferto un duro colpo alla collezione: Dubrovka ci informa che prima del conflitto il patrimonio bibliografico ammontava a circa 40.000 libri, poi saccheggi e devastazioni ridussero il fondo a circa 10.000 esemplari. Molti libri risalenti al periodo del congresso di Berlino [2] furono trafugati e la biblioteca venne smantellata. La Casa della Cultura venne chiusa e trasformata come il Museo dell'AVNOJ in deposito dell'immondizia. I libri tratti in salvo vennero ospitati nell'abitazione privata di uno studioso locale e messi a disposizione della cittadinanza solo a partire dal 1997.

Nel 2005 finalmente, dopo anni difficilissimi, la biblioteca è riuscita a riaprire i battenti. L'arredo dei locali è stato rinnovato grazie ai doni provenienti da istituzioni pubbliche: il bancone dei prestiti è stato offerto da una biblioteca di quartiere della città di Monaco di Baviera, i tavoli della piccola sala lettura sono stati forniti dalla Croce Rossa, così come l'unico computer, ancora privo purtroppo del collegamento ad internet, a disposizione dei colleghi. Nella grande scarsità di mezzi procede comunque l'opera di reinventariazione dei libri (già 2335!) dei quali non esiste ancora alcun catalogo. I libri, classificati con il sistema della CDU - da sempre il sistema di classificazione più usato nei paesi socialisti - sono collocati a scaffale aperto. Attualmente l'esigenza principale è quella di ricostituire il fondo librario e provvedere all'acquisto di novità editoriali. Ma la mancanza di soldi da parte dell'amministrazione cittadina comporta che tutto ciò avvenga prevalentemente tramite donazioni e finanziamenti esterni. Malgrado le traversie del passato, la collezione offre ancora un discreto numero di classici della letteratura nazionale ed internazionale, oltre ad una piccola sezione in lingua straniera.

Mentre chiacchieriamo con i colleghi - Dubrovka è convinta che "in fondo, prima o poi i libri trovino la loro strada e arrivino ai lettori" - alcuni giovanissimi si avvicinano al banco di prestito e consultano una selezione di classici della letteratura per ragazzi, approntata proprio per venire incontro alle esigenze dell'utenza principale, che qui è costituita prevalentemente da bambini e da studenti delle scuole medie. Si rende disponibile quello che c'è, con impegno e speranza in un futuro migliore. Nel salutare i nostri amici, abbiamo pensato che sarebbe bello se qualche istituzione italiana promuovesse un progetto di finanziamento e avviasse una collaborazione con questa biblioteca.

Lasciata Jajce alle nostre spalle, il viaggio è proseguito verso le città della Repubblica Serba (Srpska Republika), una delle due entità confederate che compongono lo Stato bosniaco. Banja Luka, capoluogo della regione conosciuta come Bosanska Krajina, attualmente è anche la capitale della Repubblica Serba. La città, sede universitaria, ha un aspetto moderno e vivace. Mostre d'arte contemporanea ed eventi culturali organizzati nel giardino della fortezza del sec. XIV che domina il fiume Vrbas animano le serate estive. Passeggiando fra le strade del centro ci si imbatte in piccole fiere del libro, dove Il derviscio e la morte (Derviš i smrt) di Mesa Selimović nelle sue varie traduzioni in lingua straniera, Il ponte sulla Drina (Na Drini Čuprija) di Ivo Andrić, ed altri classici della letteratura iugoslava, spiccano in bella mostra sui banconi assieme ad altre interessanti pubblicazioni. Il cuoco di Tito (Titov Kuvar) è uno di quei libri che una bibliotecaria gourmand non può non acquistare.

La biblioteca cittadina, aggiudicatasi nel 1984 il premio "Il sentiero di Visegrad" (Višegradska staza, dal titolo di un racconto di Andrić) quale migliore biblioteca della Bosnia Erzegovina, č intitolata a Petar Kočić, filosofo e letterato bosniaco vissuto a cavallo del 1900. L'istituzione ha una storia molto travagliata, segnata da difficoltŕ e traslochi dovuti a ragioni di varia natura, che č necessario riassumere brevemente.

Il 26 aprile 1936 viene aperta la prima biblioteca pubblica della città di Banja Luka; il fondo consta di circa 6000 libri, ma i fascisti ustaša [3] la smantellano con la violenza nel 1941. Solo dopo la fine della guerra, nel 1946, è stata istituita la nuova Biblioteca Popolare (Narodna Biblioteka), con un fondo di circa 2000-2500 pubblicazioni, inizialmente non collocata in un'unica sede, ma dislocata tra sedi diverse. Solo nel 1953 la Biblioteca diventa un'istituzione indipendente con circa 30.000 libri, ed assume tre anni dopo il nome di Petar Kočić. Nel 1957 viene creata la sezione ragazzi che conta nel 1966 ben 22.000 utenti! In quegli anni il catalogo - creato nel 1948 - viene uniformato agli standard internazionali. Il terribile terremoto del 1969, oltre a devastare la cittŕ, danneggia irrimediabilmente i locali dell'istituzione quando il fondo librario conta ormai più di 70.000 libri.

Fra mille difficoltà le attività della biblioteca vanno avanti: gli uffici, come testimonia una foto dell'epoca visibile in un opuscolo stampato in occasione del settantesimo anniversario dalla fondazione (2006), sono trasferiti sotto tende da accampamento, e parte della collezione viene trasferita in una scuola superiore. La sezione ragazzi e la sala lettura sono ospitate in una caserma, mentre gran parte dei libri vengono accatastati nella Casa della Cultura.

Seguono anni in cui la raccolta non ha una sede fissa e si susseguono le proteste della popolazione per la mancata presenza di una vera biblioteca in città. Nel 1981 un altro terremoto danneggia anche la scuola superiore; il 13 dicembre 1983 la Biblioteca viene definitivamente ospitata nei locali della Casa della Solidarietà Operaia (Dom Radničke Solidarnosti), dove è tuttora allestita su uno spazio complessivo di 3600 mq.

Tutto ciò appartiene alla storia meno recente. Con la creazione della Republika Srpska, durante la guerra civile degli anni 1992-1995, la biblioteca Petar Kočić č rinominata Biblioteca Nazionale ed Universitaria della Repubblica Serba (NUBRS), [4] una nuova istituzione che č allo stesso tempo nazionale, universitaria e pubblica, ed è inserita in un sistema bibliotecario costituito da 47 biblioteche pubbliche, 45 biblioteche scolastiche e 17 biblioteche specialistiche e di altra natura. Un meccanismo complesso che Ljilja Petrović-Zečić, coordinatrice dell'unitŕ cittadina e nostra gentile ospite alla scoperta di questa particolarissima istituzione, ha provato a spiegarci.

La nostra visita guidata inizia esplorando i servizi dislocati al piano rialzato dell'edificio. All'ingresso, situato vicino ai locali dedicati alla fotocopisteria, si trova un primo desk informativo; alle pareti sono affissi i ritratti di tutti i maggiori scrittori serbi, fra i quali si riconosce Vuk Stefanović Karadžić, montenegrino codificatore della lingua serbo-croata, che è la lingua parlata in tutto il paese - benché ogni gruppo nazionale la chiami con un nome diverso (serbo, croato, bosniaco o bosgnacco). Situata in prossimità dell'ingresso è anche la sezione ragazzi, che occupa una superficie di 102 mq e nelle sue due sale lettura ha 20 posti a sedere. Il patrimonio bibliografico ammonta a circa 42.000 pubblicazioni dedicate agli "under 14". L'ambiente in pratica è open space e la maggior parte della raccolta è collocata a scaffale aperto, quindi molto pratica per i giovani utenti, che qui possono anche dedicarsi a piccole attività ludiche, oltre che collegarsi a internet.

Lijlja ci conduce poi nei locali che ospitano la ex Biblioteca Popolare Petar Kočić. Anche qui il patrimonio bibliografico č collocato a scaffale aperto secondo la CDU, ed è tutto disponibile al prestito: solo le copie uniche del fondo universitario sono collocate nel deposito e accessibili solo per la consultazione. Complessivamente la nuova istituzione consta di circa 250.500 pubblicazioni a stampa, 330 delle quali antiche o rare. Vi è inoltre un piccolo archivio interno costituito da 4132 documenti eterogenei quali manoscritti e lettere; ci sono inoltre 519 poster e manifesti, 111 documenti cartografici e 500 audiovisivi. La sezione dedicata alla pubblica lettura è costituita anche da una piccola sede distaccata presso il quartiere di Obilićevo, che offre un fondo di circa 22.000 libri. Nel curiosare fra i palchetti destinati alla letteratura italiana (circa 600 monografie) notiamo traduzioni in serbo-croato delle opere di Corrado Alvaro, Elsa Morante, Italo Calvino. Vicino ai Diari di Ciano ci sono anche un paio di libri di Aldo Busi.

La Biblioteca ha da poco cominciato l'opera di apposizione dei codici a barre, ed attualmente il prestito avviene ancora in modalità manuale. Il servizio purtroppo non è gratuito ma prevede la sottoscrizione di una tessera annuale di 20 KM [5] (circa 10 euro) con la quale è possibile accedere anche all'internet club. Oltre ad informarci sui servizi offerti dall'istituzione, Lijlja ci racconta quale risorsa sia stata la biblioteca, che è sempre rimasta aperta, per i cittadini di Banja Luka durante gli anni della guerra civile. I continui combattimenti, la mancanza d'energia elettrica e quindi di radio e tv, anche per lunghi periodi, coincisero con un incremento altissimo delle iscrizioni alla biblioteca - fino a 12.000 utenti iscritti in un anno a fronte dei 5.000 odierni.

Molti giovani, forse nel desiderio di trovare un conforto nella lettura, nello stare insieme, uniti fra i libri e non divisi sui campi di battaglia, spendevano le loro giornate in biblioteca, spesso leggendo a lume di candela. Furono anni terribili. L'esplosione che causò la distruzione del monumento più interessante della città, la cinquecentesca Moschea Ferhadija, fu un vero choc per la popolazione e mandò anche in frantumi i vetri della biblioteca, comportando il furto di molti libri. L'istituzione tuttavia continuò coraggiosamente a portare avanti le proprie attività, rappresentando quasi una piccola isola di pace in una città immersa nella guerra.

Le difficoltà economiche e sociali conseguenti al conflitto e la fatica della ricostruzione, non hanno però cancellato il desiderio di crescita della biblioteca. Con la creazione della NUBRS, membro IFLA dal 2004 ed attualmente costituita da uno staff di 52 persone, hanno preso il via anche nuovi progetti ed attività. Nel gennaio 2000, grazie alla cooperazione con l'Ambasciata di Francia, è nata la sala di lettura francese "Victor Hugo". Concepita come un centro di sviluppo della conoscenza della cultura francese, la sala ospita un fondo di circa 2000 libri e numerosi fascicoli di riviste. Vi si organizzano inoltre corsi serali di lingua francese, ed è possibile assistere a proiezioni di film in lingua originale. Sempre all'inizio del 2000, finanziata dal Patto di Stabilità per i Balcani, in collaborazione con il Goethe Institute e la Repubblica di Serbia, è nata la sala lettura "Thomas Mann", dedicata all'apprendimento della lingua tedesca. La sala ospita 1300 documenti: libri, enciclopedie, dizionari, materiali audiovisivi, testi specifici per l'apprendimento della lingua.

Dal 2001 la NUBRS è anche agenzia bibliografica nazionale della Repubblica Serba, designata all'attribuzione dei numeri ISBN ed ISMN in collaborazione con l'agenzia di Berlino. L'ufficio catalogazione è costituito da tre colleghe che si occupano di stilare il bollettino annuale cartaceo della bibliografia nazionale. Il software utilizzato per la catalogazione è COBISS, [6] strumento nato nel 1987 e diffuso in tutta la ex Iugoslavia, ad esclusione della Croazia e del Kosovo, che supporta sia i caratteri cirillici che quelli latini: a questo proposito Liljia ci spiega che, quando un libro è stampato in cirillico, questo viene catalogato con lo stesso alfabeto per salvaguardare la scrittura ufficiale e tradizionale serba. La biblioteca ha anche un opac basato su WINISIS.

Al primo piano della biblioteca sono dislocati i vari uffici dell'istituzione, l'emeroteca, il reference desk dedicato all'informazione scientifica, il centro di documentazione sulla collezione locale ed il servizio di referral, il reference scientifico informatico per universitari, il servizio di consultazione banche dati, le ricerche bibliografiche su tesi di laurea e tesi di dottorato. Il servizio di prestito interbibliotecario, dopo lo stop causato dalla guerra, ha ripreso a pieno ritmo e attualmente è possibile effettuare scambi anche con la Croazia. Ci sono inoltre due sale di lettura dedicate agli studenti, con possibilità di collegamento ad internet, una delle quali ospita alcuni scaffali contenenti una sezione di opere di consultazione e reference works disciplinari.

Nel 2005 la NURBS ha inoltre realizzato in città, presso una sede distaccata, l'Angolo di lettura americano. Fra le sue varie attività la Biblioteca è disponibile per la presentazione di eventi letterari e artistici, ospita avvenimenti culturali, mostre, presentazioni di libri, fiere del libro.

Nel salutarci, Ljilja ci dona una graziosa brochure stampata dalla NUBRS in occasione del 70. anniversario della creazione della Biblioteca. Ci ricorderemo la sua gentilezza e professionalità.

Il nostro viaggio prosegue attraversando valli e montagne. Ci passano davanti agli occhi la città industriale di Zenica, famosa nel dopoguerra per i suoi stakanovisti [7], Travnik, capoluogo ottomano con i suoi antichi minareti e la casa natale del premio Nobel per la letteratura Ivo Andrić, Sarajevo, cittŕ al tempo stesso mitteleuropea ed orientale, Višegrad con il suo cinquecentesco ponte sulla Drina, il parco del Tientište immerso nell'ultima foresta vergine d'Europa, Blagaj, dove il fiume Buna sboccia dalla roccia, Stolac con le pietre tombali dei bogumili, e finalmente Mostar.

Mostar è il capoluogo del Cantone di Erzegovina-Neretva della federazione croato-musulmana. Il nome deriva dal suo Antico Ponte (Stari Most), a schiena d'asino e con le torri sulle due rive, i "custodi del ponte" (mostari), risalenti al XVI secolo. Fu distrutto il 9 novembre 1993 dal fuoco di mortaio croato, e solo dieci anni dopo è stato completamente ricostruito. Con la distruzione del ponte, che non aveva alcun valore strategico, si volle colpire un simbolo, il simbolo del dialogo tra due mondi che si volevano ad ogni costo separare; in questo senso, Mostar è senz'altro una delle città che più ha sofferto nell'ultima guerra. Ancora oggi i segni dei bombardamenti e dei colpi d'obice sono visibili su tutti gli edifici non ricostruiti; malgrado ciò il centro storico, recentemente ristrutturato, è veramente incantevole.

Visitiamo la nuova biblioteca pubblica in un caldissimo giorno agostano: il clima continentale rende le estati incredibilmente torride e assolate. L'edificio è stato completamente rinnovato a causa dei bombardamenti degli anni Novanta. Amila Demirović ci racconta infatti che la vecchia biblioteca č stata totalmente distrutta dagli incendi, e che la maggior parte dei libri, circa 220.000, sono andati perduti. Solo le monografie in prestito e pochissimi esemplari si sono salvati dalle fiamme. L'istituzione ha riaperto nel 1995, ospitata dapprima provvisoriamente nel sotterraneo di un cinema, e dal 1996 collocata nell'edificio sede della biblioteca ragazzi, che funge tuttora da "sede centrale" ospitante gli uffici del personale e le sale lettura per gli studenti. Dopo circa 10 anni, nel marzo 2007 grazie ai fondi erogati dalla Federazione è stata riaperta al pubblico quella che era la vecchia sede, completamente ristrutturata.

Amila ci accompagna volentieri nei nuovi ambienti della biblioteca, molto ariosi e modernamente arredati. All'ingresso, il locale destinato al front desk funge anche da sala consultazione. Fra gli scaffali oltre a numerosi reference works si notano anche il Corano, molte opere religiose e gli scritti completi di Alija Itzebegović, segno dei tempi. Le scelte politiche e culturali di una comunitŕ sembrano riflettersi anche nella composizione dei nuovi fondi librari. La raccolta attuale consta di circa 33.000 nuovi libri, prevalentemente frutto di donazioni di privati cittadini, di contributi del Ministero della cultura della Bosnia Erzegovina, e del Ministero cantonale Erzegovina e Neretva. Parte della raccolta è costituita da letteratura e saggistica per ragazzi e da testi universitari; non sono presenti materiali audiovisivi né risorse elettroniche.

Al piano terra si trova una ampia sala lettura con annessa piccola emeroteca senza quotidiani, mentre un cortiletto interno offre una vista molto suggestiva sul fiume Neretva e sui monti che dominano la città. L'ambiente è molto gradevole. Mentre ci intratteniamo a parlare con Salima, alcuni cittadini curiosi di conoscere la nuova biblioteca fanno il loro ingresso nell'edificio aggirandosi fra gli scaffali. Alle pareti sono incorniciate le foto dello stabile danneggiato dai bombardamenti: le immagini sono davvero impressionanti ed è chiaro come la sistemazione attuale sia stato il risultato di un grande lavoro di ricostruzione, materiale e culturale. Il primo piano dell'edificio, che sarà presto agibile, ospita un'altra sala lettura con collezioni disposte a scaffale aperto e gli uffici del back office, nonché una grande terrazza, che offre una bella visuale della Neretva e la possibilità per gli utenti di prendersi qualche momento di pausa.

Il posseduto della biblioteca è consultabile tramite un catalogo cartaceo a schede mobili ed è disponibile al prestito attraverso la sottoscrizione di una tessera annuale che costa 15 KM (la riduzione a 10 KM è concessa a determinate categorie di utenti). L'edificio ospita anche una graziosa ludoteca (Igroteka) realizzata dall'associazione non governativa italiana Nexus con il contributo della regione Emilia Romagna, grazie anche alla Cgil di Rimini, ed è il frutto della riunificazione delle due ludoteche (Mostar est e Mostar ovest) create nel 1997. I disegni dei bambini alle pareti donano una ulteriore nota di colore e di speranza a questa giovane istituzione.

Nel salutare Mostar e le brulle montagne che la circondano ci inoltriamo in piccoli paesi in cui sono ancora visibili i segni della guerra e dell'odio; eppure, ovunque si incontra la volontà di ricostruire, di andare avanti, malgrado tutto. Le parole di Mak Dizdar, poeta bosniaco, esprimono in questo senso il ricordo più vivo del nostro viaggio: La Bosnia è un paese / magro e scalzo, purtroppo / freddo ed affamato / e nonostante ciò / - mi scusi - / è caparbio / perchè / sogna. [8]

Serena Marchionni, Biblioteca del Dipartimento di Matematica - Ente, e-mail: serena.marchionni@unibo.it


Note

[1] Con l'acronimo AVNOJ si indica il Consiglio Antifascista di Liberazione Popolare della Iugoslavia (Antifašističko Vijeće Narodnog Oslobodenja Jugoslavije).

[2] Il congresso di Berlino (1884-85) propose e ratificò il Trattato di Berlino. Quest'ultimo affidava all' Austria l'amministrazione di Bosnia ed Erzegovina, ancora formalmente appartenenti alla Turchia.

[3] Movimento nazionalista e secessionista croato, alleato dei nazifascisti.

[4] <http://www.nubrs.rs.ba>.

[5] La moneta ufficiale è ancora il Marco Convertibile, introdotto dopo gli accordi di Dayton con il valore di cambio fisso di 1 marco tedesco (ora circa 0,50 euro).

[6] <http://www.cobiss.net>.

[7] Gli indefessi lavoratori delle acciaierie, celebre una frase di uno di loro che quando il Maresciallo Tito gli chiese cosa gli mancasse, rispose: Una pala più grande, magari, compagno Tito!

[8] Mak Dizdar, Scritto sul paese, traduzione di D. Kovačević.




«Bibliotime», anno X, numero 3 (novembre 2007)

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