Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia


Segnalazione iniziativa


Parma, domenica 11 febbraio 2007

"Sala Aurea" della Camera di Commercio

Via Verdi 2

il Comitato antifascista di Parma per la verità sulla "vicenda foibe"
organizza:


FOIBE E FASCISMO


iniziativa di controinformazione in occasione della "Giornata del ricordo
delle foibe e dell'esodo degli italiani dalla Venezia Giulia e dall'Istria"

ore 15
proiezione di "Fascist Legacy"

ore 17
conferenza-dibattito con

Umberto Lorenzoni
- presidente dell'ANPI di Treviso

Alessandra Kersevan
- storica, Edizioni KappaVu

Sandi Volk
- storico, ricercatore alla Biblioteca nazionale slovena di Trieste

Volantino programma


QUI per scaricare il manifesto della iniziativa


Volantino


COMUNICATO  STAMPA
 
del Comitato antifascista di Parma per la verità sulla “vicenda foibe”

sulla manifestazione dell’11 febbraio presso la Camera di Commercio di Parma


Per iniziativa del «Comitato antifascista di Parma per la verità sulla “vicenda foibe”» si è tenuta domenica scorsa la manifestazione alternativa alla celebrazione ufficiale della data del 10 febbraio, da tre anni «Giornata del ricordo delle foibe e dell’esodo degli italiani dalla Venezia Giulia e dall’Istria».

La contromanifestazione è iniziata con la proiezione nel primo pomeriggio di Fascist Legacy (l’eredità fascista), filmato prodotto dalla BBC e mai trasmesso in Italia dalla RAI TV, che documenta i crimini commessi dall’Italia fascista in Africa e in Jugoslavia.

Fascist Legacy ha richiamato un pubblico attento e numeroso che ha gremito la “sala aurea” della Camera di Commercio di Parma in cui si è svolta l’iniziativa. Anche mediante testimonianze e interventi di studiosi e storici in prevalenza dell’ex Jugoslavia, inglesi e americani, il filmato ha portato alla luce i crimini di guerra (fucilazioni e massacri dei civili, deportazione e internamento della popolazione in campi di concentramento, confisca dei beni, saccheggi, distruzione di interi villaggi) compiuti in Jugoslavia dall’esercito italiano al comando del re e di Mussolini. Crimini dei quali la Commissione per i crimini di guerra delle Nazioni Unite ha dichiarato responsabili circa 750 italiani, nessuno dei quali però è mai stato estradato nel Paese vittima delle azioni criminali (nonostante le richieste di estradizione da questo avanzate) e neppure ha mai avuto alcun processo, nemmeno in Italia.

Umberto Lorenzoni, partigiano e Presidente dell’A.N.P.I. di Treviso, aprendo la conferenza, presieduta da Roberto Spocci dell’Associazione Culturale «Dalla parte del torto» di Parma, ha tracciato un quadro preciso e completo del fascismo e della dittatura fascista in Istria, a cominciare dalle azioni squadriste e dal discorso razzista e aggressivo tenuto da Mussolini a Pola il 20 settembre 1920, la prima, vera, causa del conflitto e dell’odio popolare nei confronti dell’Italia fascista da parte delle popolazioni slave le quali non avevano mosso violenze e minacce contro alcuno. Così durante il ventennio il fascismo impone per le popolazioni croate e slovene presenti in Italia la proibizione della lingua slava, la chiusura delle proprie scuole, amministrazioni locali e associazioni, il boicottaggio del culto, il cambiamento di cognomi e toponimi, allo scopo di eliminare identità nazionali e culturali e di realizzare l’”italianizzazione”. Con l’aggressione alla Jugoslavia iniziata nel marzo ’41 e la successiva occupazione quasi 200mila sono i civili fucilati dai plotoni di esecuzione italiani, più di 100mila i rinchiusi nei campi di concentramento italiani in Jugoslavia, 11.600 i morti in tali campi. Questo è stato veramente un tentativo programmato di pulizia etnica, non quella, ha affermato Lorenzoni, di cui ha parlato il Presidente della Repubblica Napolitano. La reazione dei partigiani jugoslavi non si può definire come operazione di pulizia etnica non foss’altro perché il numero delle vittime italiane ai cui parenti lo stesso Napolitano il 10 febbraio ha consegnato un riconoscimento è stato di trenta. Avviandosi a concludere, Lorenzoni ha rivolto un caldo invito all’A.N.P.I. di Parma - che non aveva aderito alla manifestazione - affinché partecipi a iniziative di questo tipo, che vedono l’A.N.P.I. di tante altre località d’Italia impegnata in prima fila.

Dopo una breve recita di Cecilia Salvini che ha letto alcune lettere di condannati a morte della Resistenza italiana e della Resistenza jugoslava, è intervenuta Alessandra Kersevan, storica e direttrice della collana «Resistenzastorica» della casa editrice KappaVu, per trattare specificatamente il tema delle foibe. Kersevan ha innanzitutto ridimensionato il fenomeno nel suo aspetto quantitativo rispetto alle cifre che vengono correntemente date. Circa 500, complessivamente, sono state le vittime delle foibe, concentrate nei periodi settembre/ottobre ’43 e maggio ’45. E, quanto alla loro identità, si è trattato in gran parte di militari, forze dell’ordine, funzionari dell’amministrazione dell’Italia fascista occupante la Jugoslavia. In particolare la foiba di Basovizza, assurta a simbolo di tutte le foibe e eretta a monumento nazionale, è un falso storico: da essa sono state rinvenute le spoglie di non più di dieci militari tedeschi. Senza negare l’esistenza di fatti tragici, la reazione si configura più come giustizia sommaria da parte di partigiani jugoslavi che non come operazione organizzata e programmata dall’alto del vertice titino. Kersevan inoltre ha annunciato un lavoro accurato di (contro)indagine storica diretta ad accertare la precisa posizione, il ruolo avuto, l’identità, di ciascuna delle trenta persone ricordate dal Presidente Napolitano.

Infine Sandi Volk, storico e ricercatore presso la Biblioteca nazionale slovena di Trieste, si è soffermato sulla questione dell’esodo italiano dalle terre istriane e dalmate, rilevando che il fenomeno è più contenuto di quanto si vuol far credere (non 350mila ma circa 200mila persone), molto diluito nel tempo (già dal 1943 e fino al ’54, e successivi), e causato da una serie di motivazioni differenti. Fra queste Volk ha indicato, soprattutto, la perdita, con l’avvento della nuova Repubblica jugoslava, di posizioni di privilegio per strati della borghesia italiana e di ceti medi in precedenza occupati nei settori del pubblico impiego, con particolare riferimento a quella parte di italiani che là erano immigrati dopo il 1918, e la particolare arretratezza economica dell’Istria (regione più povera di quasi tutte le regioni italiane), per quanto riguarda invece piccoli contadini, categorie operaie e altri ceti popolari.

Lorenzoni
Umberto Lorenzoni nel corso della sua relazione,  a fianco Roberto Spocci e Alessandra Kersevan
Parma: la sala
Scorcio  della “sala  aurea” della  Camera di Commercio durante  la conferenza


p.   il Comitato
      il coordinatore
      Giovanni Caggiati



Le passate iniziative del Comitato antifascista di Parma per la verità sulla "vicenda foibe": https://www.cnj.it/INIZIATIVE/parmaprile06.htm



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