I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana

Recensioni e discussioni / 2011 / dal portale QuotidianodiBari.it




Partigiani jugoslavi in Italia, una vicenda ignorata

Un libro ne ricostruisce le gesta. Memorie storiche a Barletta, Gravina, Grumo Appula


Il lavoro è iniziato nel 2007 e si è avvalso della laboriosa opera di Andrea Martocchia e dei preziosi contributi di Susanna Angeleri, Gaetano Colantuono, Ivan Pavičevac. Il risultato è il libro “I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana – Storie e memorie di una vicenda ignorata”, Odradek Edizioni, con la prefazione di Davide Conti e l’introduzione di Giacomo Scotti. Presentato prima a Bari presso l’Associazione Marx XXI e poi a Gravina presso la Camera del Lavoro, il volume ricostruisce in maniera minuziosa le attività militari accadute sull'Appennino e sul versante del basso-adriatico, grazie a testimonianze e documenti. L’Armistizio dell’8 settembre 1943 rese liberi numerosi soldati jugoslavi prigionieri in circa 200
[recte: 100] campi di detenzione fascisti in Italia – a Renicci, Colfiorito, Corrosoli e altrove – che poi contribuirono efficacemente alla Resistenza antifascista e antinazista italiana dalla Toscana, all'Umbria, alle Marche, all'Abruzzo fino alla Puglia. “La Puglia – spiega Martucci [recte: Martocchia] – fu una delle prime regioni d’Italia a essere liberate dopo l’8 settembre per cui la Resistenza fu relativamente breve ma in seguito assunse grande importanza. La regione divenne infatti duplice retrovia: in base ad accordi internazionali e direttamente tra Tito e Churchill, già dal mese di ottobre del 1943 vennero istituiti luoghi di cura, di accoglienza, di organizzazione e di addestramento dei partigiani jugoslavi. Lì confluirono sia antifascisti jugoslavi già internati sul territorio italiano sia partigiani jugoslavi feriti che venivano curati – per esempio all’ospedale di Gravina – anche da medici connazionali a disposizione anche degli italiani”.  Ma cosa rimane oggi di quella presenza e di quel valoroso apporto? “La memoria di quelle vicende – aggiunge l’autore del libro - è purtroppo dispersa e frammentata. I luoghi sono moltissimi e in alcuni di essi ci sono lapidi, per esempio all’Ospedale di Gravina, al cimitero di Grumo Appula o alla sua scuola elementare che all’epoca era un ospedale. Ma è il cimitero di Barletta il luogo simbolicamente più importante perché comprende un grande memoriale con le spoglie di tutti i partigiani jugoslavi caduti nella zona, circa 800, e di quelli periti a causa di malattie e ferite”. Un migliaio di altri jugoslavi risultano dispersi e si pensa possano essere finiti in Germania. Come si vede, un lavoro importante per quanto improbo per il tempo trascorso e l’estensione dei contesti territoriali. Chi volesse approfondire ulteriormente può visitare il sito www.partigianijugoslavi.it dove è reperibile altro materiale non inserito nel libro o raccolto successivamente.

Adriano Cisario (
Venerdì 3 Giugno 2011)


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 9 agosto 2011
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