P A R T I G I A N I !

Ottobre 1944: i giovanissimi
          combattenti che, nelle file della Seconda Brigata Proletaria,
          hanno preso parte ai combattimenti per la liberazione di
          Belgrado, posano soddisfatti per la foto-ricordo (dal libro:
          Pokret!, di A. Clementi, ed. ANPI Roma, 1989)




Partigiani sovietici nella Resistenza italiana



Indice
Risorse
    siti e pagine facebook
    i libri e gli articoli
    gli audiovisivi

Documentazione
    Quattro combattenti sovietici Medaglie d'Oro al Valor Militare in Italia
        Nikolaj Bujanov
        Fedor Poletaev
    Dal libro di Olga Babak
    I fatti della Valle Di Serina
    Gli azerbaigiani nella Resistenza italiana
    Le attività della Associazione culturale Russkij Mir
        Intervista a Anna Roberti e Sergej Molčanov (2016)
    Sulle tracce del calzolaio Michail Molčanov, partigiano sovietico in Italia

Monumenti
    Monumenti ai partigiani georgiani in Valsusa
    Monumento ai Caduti della Brigata Bolero nella battaglia di Casteldebole (BO)
    Monumento ai Caduti del cavalcavia di Casalecchio di Reno (BO)
    Monumento alla formazione "Stella Rossa"
    Monumento a Valibona (Calenzano FI)
    In memoria di Nikolaj Bujanov a Secciano presso Cavriglia (AR)
    Monumento a Pian d'Albero
    Monumento per i caduti del 24 giugno 1944
    Cimitero di Trieste: cippo e lapide ai partigiani sovietici caduti
    Il Monumento della Battaglia di Cantalupo Ligure
    Il Memoriale del Cimitero Maggiore di Milano
    Il Monumento di Civago (Reggio Emilia)
    Genova: cimitero di Staglieno
    ALTRI MONUMENTI: Torino...

News
    2012: Commemorazione al Cimitero di Milano
    2014: Commemorazione al Cimitero di Milano
    2015: Astana (Kazakistan) 25 Aprile, "Soprotivlenie bez granic" (Resistenza al di là delle frontiere)
    2015: 9 Maggio, Commemorazione al Cimitero di Milano
    2015: 9 Maggio, Commemorazione a Clauzetto (PN)
    2015: Milano 22 maggio: I partigiani sovietici nella Resistenza italiana
    2016: Rassegna delle iniziative attorno al 9 Maggio
    2016: Pisa 15 settembre: I partigiani georgiani nella Resistenza italiana
    2016: Muni (Condove, TO) 1 ottobre: Commemorazione della 113ª Brigata Garibaldi e di Shota Namiceishvili
    2016: Valsusa (TO) 8 dicembre: visita in Italia del nipote del partigiano georgiano Taras Zakaraja
    2017: Presentazioni del libro "Il movimento della Resistenza in Italia e i partigiani sovietici"
    2017: Fiorenzuola d’Arda (PC) 27 aprile: incontro presso la lapide dedicata ai partigiani russi "Grosni" e "Sten"
    2017: Bologna 5 maggio: Convegno sui partigiani sovietici e jugoslavi in Emilia-Romagna
    2017: 9 Maggio, le iniziative per la Giornata della Vittoria:
        Cimitero monumentale di Torino, commemorazione dei partigiani sovietici
        Casteldebole e a Casalecchio (BO), deposizione di fiori ai monumenti ai partigiani sovietici caduti
    2017: Arona (NO) 2-10 dicembre: Partigiani sovietici nella Resistenza italiana
       
PER AGGIORNAMENTI A PARTIRE DAL 2018 SI VEDA NELLA NUOVA SEZIONE DEL NOSTRO SITO INTERNET



Risorse:



siti e pagine facebook:

Советские партизаны в Италии /  I partigiani sovietici in Italia
CON MAPPA INTERATTIVA
Pagina Facebook
a cura di Massimo Eccli


i libri e gli articoli:


2017, NUOVO LIBRO:
"Il movimento della Resistenza in Italia e i partigiani sovietici"
Ediz. italiana a cura di Ljudmila Koroleva, direttrice della casa editrice russa Gelios ARV
presentazioni 2017


Anna Roberti (Ass. culturale Russkij Mir)
Dal recupero dei corpi al recupero della memoria
Nicola Grosa e i partigiani sovietici nel Sacrario della Resistenza di Torino
Torino: Imprex — Edizioni Visual Grafika, 2015


Marina Rossi
Soldati dell’Armata Rossa al confine orientale 1941-1945
Con il diario inedito di Grigorij Žiljaev
Gorizia : Leg edizioni, 2014
Si veda in particolare il primo capitolo
Partigiani sovietici nelle file della resistenza italiana (1943-1945): uno sguardo di sintesi

Mikhail Talalay
Dal Caucaso agli Appennini. Gli azerbaigiani nella Resistenza italiana
Roma:  Sandro Teti Editore, 2013
Integralmente scaricabile online
Presentazione a Torino il 17.5.2013

il libro di Olga Babak-Krasnopoljskaja:
SOVIETICI/soviet_olga0.jpg


Mauro Galleni
Ciao, russi. I partigiani sovietici in Italia, 1943-1945
Venezia, Marsilio, 2001

Carla Capponi
I partigiani sovietici nella resistenza prenestina
Comune di Palestrina, Assessorato alla cultura, Biblioteca comunale Fantoniana, Fondazione Cesira Fiori
Palestrina, Comune, 1994

Vladimir Pereladov
Zapiski russkogo garibaldijca
Novosibirsk : Novosibirskoe knižnoe izdtatelstvo, 1988


Nikolaj Timofejev

I partigiani sovietici in Italia
in Il Calendario del Popolo n.470/1984 (parz. ripubblicato sul n.750/2010)

AI PARTIGIANI STRANIERI IN EMILIA – AI PARTIGIANI EMILIANI ALL'ESTERO
Regione Emilia-Romagna – Comitato Promotore del Monumento in Civago di Villa Minozzo – Comitato Prov.le di Reggio E. per le celebrazioni del XXX della Resistenza. Reggio Emilia, 1977

 

Vladimir Pereladov
Il battaglione partigiano russo d'assalto
prefazione di Renato Giorgi (Angelo) - introduzione di Remigio Barbieri
collana La Resistenza in Emilia-Romagna n.2

Bologna: Edizioni La Squilla, 1975

I partigiani sovietici della VI zona ligure
Genova : Italia-URSS, 1975
per conto dell’Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica

Mauro Galleni
I partigiani sovietici nella Resistenza italiana
Editori Riuniti 1967-1970
Prefazione di Luigi Longo

Gruppo di lavoro centrale per le questioni dell'antifascismo della Direzione del PCI (a cura di)

Partigiani sovietici nella resistenza italiana
1966


gli audiovisivi:


VIDEO: EROI DI DUE POPOLI. L'epopea dei sovietici che hanno combattuto come partigiani in Italia (EstOvest / Tgr Rai FVG, 1 Maggio 2020)


VIDEO: A Mosca si ricordano i partigiani sovietici che combatterono in Italia (PandoraTV, 28/5/2016)
Matteo Peggio, dalla neonata redazione di Pandora tv a Mosca, ha intervistato Massimo Eccli, che ha organizzato in questi giorno una mostra fotografica dedicata ai partigiani sovietici che combatterono in Italia durante la Guerra di Liberazione. Riprese e montaggio Luciano Mastropietro


Bello Ciao – documentario di Valeria Lovkova su Vladimir Pereladov (2015)



Mario Garofalo
Nicola Grosa moderno Antigone
documentario, Italia/Russia, 2012, 53' – SCHEDATRAILER con sottotitoli russi
L'associazione culturale Russkij Mir di Torino prosegue l'opera di recupero della memoria dei partigiani sovietici che combatterono in Piemonte durante la guerra di liberazione 1943-45, a fianco degli italiani, a cui aveva già dedicato il documentario "Ruka ob ruku - Fianco a fianco".
In questo nuovo progetto, la loro vicenda si lega strettamente alla figura di Nicola Grosa che, ex partigiano torinese, negli anni Sessanta andò per le montagne piemontesi a recuperare i corpi di chi era morto combattendo e aveva avuto sommaria sepoltura. Questi resti furono poi tumulati nel Campo della Gloria (Sacrario della Resistenza) del Cimitero Monumentale di Torino e, tra i più di 900 corpi recuperati da Grosa, molti sono quelli di partigiani stranieri,  per la maggior parte sovietici.
Il documentario parte da alcuni casi particolari (il nipote di un partigiano georgiano che cerca la tomba del nonno morto sul Colle del Lys, la storia dei russi e degli ucraini fucilati in Valle d'Aosta al bivio tra Nus e Fénis) per ampliare la visuale sul problema dei sovietici tumulati come ignoti o con i nomi storpiati e di cui si cerca di risalire alla vera identità, per completare l'opera di Grosa e consegnare le loro storie alla memoria dei contemporanei.
In un rimando continuo di immagini e suoni del passato e del presente, sono due i temi importanti affrontati dal documentario: la scoperta della figura del torinese Nicola Grosa e della sua epica impresa di seppellitore dei partigiani dispersi, con tutto il valore che può derivarne in un'epoca così disattenta alla memoria, e il contributo dato dai partigiani sovietici alla Resistenza italiana, ancora così poco noto.



Anna Roberti e Marcello Varaldi
Ruka ob Ruku (Fianco a fianco)
documentario' – SCHEDA
SOVIETICI/ruka_ob_ruku.jpg
(fonte)
Cfr. le attività della Associazione culturale Russkij Mir



Documentazione:





Quattro combattenti sovietici Medaglie d'Oro al Valor Militare in Italia:

Avdeev
Bujanov
Musolishvili
Poletaev

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Quattro eroi per la liberta’ italiana

di Aurelio Montingelli – Voce della Russia 25.04.2012

Poletaev, Musolishvili, Bujanov, Avdeev. Quattro eroi sovietici caduti per la liberta’ italiana. Quattro Medaglie d’oro al Valor militare.
Da Mosca la Voce della Russia!

AUDIO:



        Bisogna essere grati all’Avvenire di aver introdotto il tema del 25 aprile con un articolo che gia’ nel titolo prende le distanze da quell’atteggiamento di sufficienza e di indifferenza verso la Russia, oggi prevalente sia a destra che a sinistra.     

Nel suo “Sangue russo per l’Italia libera” Castellanni ha voluto dare un taglio e un colore piu’ letterario che documentario alla storia di Fedor  Poletaev, un soldato sovietico che fuggito da un campo nazista  in Italia si era unito ad un reparto partigiano che operava nella zona di Cantalupo Ligure per cadere da eroe nel febbraio del 1945.

Pochi mesi piu’ tardi egli fu insignito della Medaglia d’oro al valor militare.

Su Poletaev, di cui all’inizio non si conosceva il nome esatto, sono stati scritti dei libri e girati dei film. E’ il partigiano sovietico su cui si e’ posata una certa attenzione dei media e forse della letteratura se e’ vero che Fenoglio si sia ispirato alla sua storia per tratteggiare la figura di Volodka, il soldato russo che compare in “Il partigiano Jonny”.

E’ forse per questo che Castellani scrive che Poletaev” e’ l’unico partigiano straniero medaglia d’oro al valore militare in Italia”.

I partigiani russi decorati in Italia con la Medaglia d’oro al valor militare sono invece quattro: Fedor Poletaev, Kristofor Musolishvili, Nikolai Bujanov, Danil Avdeev. Un numero altissimo se pensiamo che in duecento anni di storia la Medaglia d’oro al valor Militare e’ stata conferita a poco piu’ di duemila persone.

Quattro soldati che rappresentano al meglio quei cinquemila cittadini  sovietici   che in terra straniera non ebbero dubbi su chi fosse il nemico da battere.

Le loro storie sono molto simili come leggiamo nelle motivazioni del conferimento dell’ ultima onorificenza concessa nel 1994

Danil Avdeev

Ufficiale della cavalleria sovietica, si sottraeva alla deportazione nazista e attraverso la Svizzera, guidando un gruppo di connazionali, dopo dura e arditissima marcia, giungeva nelle prealpi Carniche in Friuli. Qui, riuniva in un reparto unico tutti i cittadini sovietici sfuggiti alla prigionia nazista e si metteva agli ordini del comando Garibaldi del Friuli, operando con coraggio e sagacia contro il comune nemico.

Nel novembre del 1944, durante la violenta offensiva nazista lungo le valli dell’alto Tagliamento e dell’Arzino, Danil Avdeev, con alcuni partigiani, nel tentativo di far saltare la strada da dove irrompeva il nemico, venne sopraffatto da ingenti forze naziste e dopo strenua ed eroica difesa che permetteva lo sganciamento dei partigiani italiani, cadde in un sublime atto di eroismo donando la sua giovane vita alla causa della liberazione d’Italia.

Pierlungo di Vito d’Asio in Friuli, 15 novembre 1944.

Kristofor Musolishvili invece era entrato in contatto con i partigiani italiani dopo una fuga di massa da un campo di concentramento nazista con un carico di armi e munizioni. Una storia incredibile che lui faceva raccontare agli altri per innata modestia. Era nato in una povera famiglia di contadini, in un villaggio sperduto fra i monti della Georgia.

Nell’ultimo combattimento della sua vita, prima di darsi la morte per non cadere nelle mani del nemico, nelle campagne del novarese riusci’ ad abbattere  piu’ di 70 soldati nazisti e repubblichini. Era il dicembre del 1944.

La medaglia d’oro gli fu conferita dal presidente Sagarat nel 1970. Una piccola delegazione, fra cui un giornalista di Radio Mosca, si reco’ in Georgia per consegnare l’onorificenza alla vecchia madre.

Peccato che la corrispondenza di Nikolai Kulikov non si sia conservata nei nostri archivi, ma ricordo come descrisse la madre dell’eroe. Una donna alta, il volto scavato sormontato da una crocchia di capelli bianchi, l’eterno vestito nero. Solo in quel momento comprese che il figlio non sarebbe piu’ tornato.

 Nikolai  Bujanov, meno fortunato dovette tentare la fuga per ben quattro volte. Ma nel giugno del 1944 riusci’ a raggiungere la compagnia “Chiatti” che operava sui monti di Castelnuovo dei Sabbioni. In Ucraina la sua famiglia era stata sterminata dall’invasore e in ogni scontro con i tedeschi si sentiva che aveva un conto aperto con loro.

Dopo un mese il suo nome era diventato una leggenda e come un eroe leggendario cadde con la mitragliatrice in pugno riuscendo a porre in salvo i suoi compagni d’arme.

Poletaev,

Musolishvili,

Bujanov,

Avdeev.

Quattro eroi sovietici caduti per la liberta’ italiana.

Quattro Medaglie d’oro al Valor militare.


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Nikolaj Bujanov

PARTIGIANO SOVIETICO, MEDAGLIA D'ORO V.M. (1925-1944): VIDEO
Altro
VIDEO con didascalie in italiano
Altro VIDEO
НИКОЛАЙ БУЯНОВ, советский партизан в Италии (1925-1944): VIDEO
Altro VIDEO con didascalie in russo
http://www.anpi.it/donne-e-uomini/nicolai-bujanov/

(Fonte: Sez. ANPI N. Bujanov) Nato a Moghilò Podoshi (Ucraina) il 24 aprile 1925, caduto a Castelnuovo dei Sabbioni (Arezzo) l'8 luglio 1944, soldato dell'Armata Rossa.
Fatto prigioniero dai nazisti durante l'invasione dell'Unione Sovietica, Bujanov, come non pochi giovani soldati ucraini, era stato deportato in Italia.
Doveva essere inquadrato in quei reparti che avrebbero affiancato tedeschi e repubblichini nelle attività antipartigiane.
Una volta nel nostro Paese, Bujanov riuscì a disertare e a trovare ospitalità presso una famiglia di San Giovanni Valdarno (Arezzo).
Di qui, come da sua richiesta, il giovane ucraino fu avviato alle formazioni partigiane operanti nel Valdarno aretino.
Bujanov conquistò subito la fiducia dei partigiani della 5a Compagnia "Chiatti" della Brigata "Sinigaglia" e fu apprezzato per la sua modestia, per la sua volontà di lotta e, soprattutto, per l'eccezionale coraggio dimostrato in varie occasioni.
Coraggio confermato tragicamente, durante un rastrellamento in cui era incappata la sua formazione partigiana.
Benché avesse ricevuto l'ordine di ritirarsi, Bujanov volle aspettare il nemico per fermarlo con il fuoco della sua mitragliatrice.
Con il suo consapevole sacrificio personale, il ragazzo assicurò ai suoi compagni della "Chiatti" la possibilità di sganciarsi senza perdite e permise che donne e bambini di Castelnuovo dei Sabbioni (Cavriglia, Arezzo) fossero posti in salvo, in territorio controllato dai partigiani.
Nella stessa zona il 4 luglio 1944 circa 200 civili italiani erano stati massacrati da appartenenti alla divisione SS "Herman Goering" e da soldati in uniforme tedesca, che però parlavano con accento toscano (fascisti travestiti...).
Idem per la vicina Civitella in Val di Chiana.
Nessuno dei responsabili è mai stato processato e condannato.

LA CANZONE DI NICOLAI BUJANOV
dall'album "Terra innamorata" del CANZONIERE DEL VALDARNO


Cippo (fonte) e parco (fonte) dedicati a Nikolaj Bujanov, +8/7/1944 (Secciano presso Cavriglia AR)
(foto dal libro di Olga Babak)
SOVIETICI/soviet_olga4.jpg  SOVIETICI/soviet_olga12.jpg  SOVIETICI/soviet_olga13.jpg
SOVIETICI/soviet_olga5.jpg

Nikolaj Bujanov. Più in alto del sole di Luglio (di Maurizio Vezzosi, 8 luglio 2017)


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Fëdor Andrianovič Poletaev


  • Cantalupo Ligure, 2 febbraio
Da: "Ponte rotto". Genova: Ediz. del Partigiano, 1946 (pag. 195-197 – fonte: ANPI Genova Marassi)

Il due febbraio al mattino arriva da Pertuso una staffetta del distaccamento "Villa" che ci porta il seguente biglietto: Alle otto di stamattina siamo stati attaccati al ponte di Pertuso da un centinaio di tedeschi e mongoli. Abbiamo reagito uccidendone 5 e ferendone 3, che sono stati portati via dai loro compagni. Jack, Tigre,Toscano ed io ci consultammo sul da fare e decidemmo di accerchiare il paese. Falco con Ramis ed un gruppo di una diecina di uomini si recò a prendere collegamento col distaccamento "Villa", Tigre con quindici uomini si appostò in alto sopra Cantalupo ed io con dieci uomini mi fermai sulla strada per bloccarla. Verso mezzogiorno, quando avevamo completato i nostri movimenti, la colonna dei tedeschi lasciò Cantalupo in file compatte per dirigersi verso Cabella.
Nascosti dietro ad un muretto sulla strada, con dieci uomini e con due mitragliatori attendevamo l'urto. Raccomandai agli uomini di non sparare senza ordine. I mongoli avanzavano in fila per cinque sulla strada. A duecento metri si distinguevano già i loro visi rotondi e giallastri e le loro maschingewhcr.
Quando furono a centocinquanta metri da noi, ordinai il fuoco. I due mitragliatori e i nostri stens e fucili cominciarono a sparare. In un attimo i mongoli si erano dispersi, cacciandosi caricati sulla neve ai due lati della strada, mentre qualche ferito si trascinava sulla neve.
Dopo un po', il fuoco si rallentò, da parte nostra, per non sprecare munizioni, poiché i mongoli erano quasi invisibili nelle loro buche scavate nella neve. Appena sospendevamo il fuoco i mongoli cominciavano ad indietreggiare a gruppetti, facendo qualche passo e poi buttandosi nella neve.
Ogni volta che uno si alzava per scappare una nostra raffica lo salutava. Con noi vi erano alcuni russi, che gridavano con tutta la la loro voce ai mongoli e ai tedeschi di arrendersi. Anche noi italiani ci mettemmo a gridare. lntanto i mongoli cercavano di indietreggiare in massa.
Allora stimai opportuno contrattaccare. Ci dividemmo in due gruppi e cominciammo ad avanzare cautamente, gli uni sopra la strada, gli altri sotto. Mentre un gruppo avanzava, l'altro sparava in modo da impedire ai mongoli di reagire.
Ci avvicinammo così a cinquanta metri dai nemici, sempre sparando e coricati nella neve.
Il combattimento però continuava accanito, e sarebbe durato probabilmente fino all’esaurimento delle nostre munizioni, il nemico ben armato resisteva, occorreva capovolgere la situazione a nostro favore.
Ad un certo momento Fiodor, un russo che era con me, urlando in lingua Russa (lingua che comprendevano i cosìdetti mongoli [n.d.r.]) si slanciò avanti col suo sten ormai quasi scarico fino a pochi metri dai mongoli, terrorizzandoli sia per l’audacia della sua repentina azione come per la sua figura gigantesca che troneggiò sul nemico.
Molti alzarono le mani mentre l’eroico Partigiano Sovietico Fjodor, colpito al cuore, cadeva morto.
Un primo gruppo di trenta fu subito disarmato. Venivano di corsa verso dì noi con le mani alzate e coi visi terrorizzati. Intanto ai nostri segnali, i nostri cominciavano a scendere guidati da Ramis, da Tigre, da Jack. Toscano nel fiume inseguiva qualche fuggiasco. Un gruppo di mongoli si era rifugiato in una casa che fu ben presta assediata da Tigre. Noi ci lanciammo avanti verso Cantalupo dove un gruppo resisteva. Sei di questi furono falciati dalle nostre raffiche unite a quelle di Ramis, Michele, Leonzio e Condor. Di corsa ci mettemmo ad inseguire alcuni fuggiaschi che si dirigevano verso Pertuso.
Traversammo Cantalupo a gran velocità mentre la popolazione, che aveva seguito il combattimento dalle finestre, ci applaudiva al nostro passaggio. Di corsa arrivammo fino a Pertuso sparando sui fuggitivi e incontrammo Jack che era già sceso catturando una diecina di mongoli.
In pochi minuti il combattimento era finito: quarantasei prigionieri tra cui due marescialli, dodici morti nemici ed i cinque feriti del mattino erano il bilancio della nostra vittoria.
Fjodor giaceva, ormai ghiacciatio, nella neve rossa del suo sacrificio.
La vittoria di Cantalupo portò il nostro morale alle stelle. La stima della popolazione ed il timore del nemico aumentò grandemente. Il tenente tedesco che era riuscito a fuggire ferito con quattro uomini da Cantalupo, raccontava a Borghetto di essere stato attaccato da mille partigiani, mentre noi non eravamo che sessantacinque nel combattimento.
Dall’interrogatorio dei prigionieri veniamo a sapere che erano diretti a Carrega per catturare il comando di zona e le missioni alleate.




Il Monumento della Battaglia di Cantalupo Ligure, dove si ricorda Fëdor Andrianovič Poletaev:

SOVIETICI/sovietcantalupo.jpg




dal libro di Olga Babak-Krasnopoljskaja:

SOVIETICI/soviet_olga0.jpg
(fonte)

SOVIETICI/soviet1.jpg     SOVIETICI/soviet_olga9.jpg     SOVIETICI/soviet_olga10.jpg

Partigiani sovietici in provincia di Roma (fonte) , in Liguria (fonte) , della Brigata "Caio" di Genova (fonte)




I fatti della Val Serina

Fonte: Newsletter Ecumenici – Redazione di Serina (BG)
Anno VII° nr° 30,  18 agosto 2007

Martiri dimenticati della Resistenza
 
Prima parte
(Per il materiale raccolto si ringraziano sentitamente i serinesi)
 
I partigiani della Brigata Giustizia e Libertà "XXIV maggio" si stanziarono sulle pendici del monte Alben (2019 m) raggiungibile da Oltre il Colle,  Zambla Alta, Serina e Cornalba. Un monumento posto nel cimitero di Serina ricorda i 3 soldati russi caduti per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Da via dei partigiani  si raggiunge più in sù, dopo qualche chilometro, Cornalba, dove il 25 novembre 1944 la OP, agli ordini del criminale Cap. Aldo Resmini, svolse un rastrellamento che portò all'uccisione di dieci partigiani. (...)
 
Verso le ore sette e trenta di sabato 25 novembre 1944 un reparto della compagnia OP di Bergamo, al comando del tristemente noto capitano Aldo Resmini, inizia un rastrellamento in Val Serina. La colonna, composta da due camion scoperti e da un’autoblinda (circa 50 uomini), risale la valle ed appena prima della frazione di Rosolo incrocia e blocca la corriera di line Zambla-bergamo. Mentre si compie la perquisizione dei passeggeri, sopraggiunge la seconda corriera. Vengono fermati, riconosciute ed uccisi sul posto i partigiani Giuseppe Biava, Barnaba Chiesa e Antonio Ferrari.
La colonna fascista si divide in due gruppi. Il primo prosegue lungo la provinciale per Serina, il secondo sale attraverso l’abitato di Passoni. Qui è fermato Giovanni Bianchi e costretto a far da guida ai rastrellatori verso Cornalba.
E’ chiaro l’intento dei militi di attaccare contemporaneamente da destra e da sinistra chiudendo l’abitato a “sacca”: l’unica via di uscita è costituita dalle mulattiere che salgono sul monte Alben, che verranno però tenute sotto controllo dalle mitraglie. Frattanto il primo gruppo di fascisti giunge a Serina ed effettua un breve rastrellamento nella zona centrale del paese: molti uomini e giovani del posto si danno alla fuga e riescono con difficoltà a raggiungere i sentieri nei boschi. Qui viene fermato Lorenzo Carrara che è costretto a salire sul camion militare. Il gruppo dei repubblichini prosegue per Cornalba, ma sbaglia direzione e prende per Valpiana, nella zona detta del “ristoro” si accorge dell’errore e inverte la marcia; ciò consente a diversi uomini di fuggire.
Intanto a Cornalba la notizia del rastrellamento giunge attraverso due fonti: una telefonata alla trattoria “della Serafina” e a viva voce, grazie all’avvistamento dei fratelli Luigi e Carlo Carrara, che, usciti di buon mattino per andare a caccia, scorgono la colonna fascista sulla strada di Rosolo dalla zona di San Pantaleone.
Il gruppo che sale da Passoni lancia un razzo di segnalazione per dare l’allerta ai camerati provenienti da Serina e immediatamente dopo apre il fuoco con armi leggere.
Inizia una fuga precipitosa e disordinata verso le pendici dell’Alben da parte dei partigiani e di giovani di Cornalba. E’ molto probabile che da parte partigiana non si risponda minimamente al fuoco nemico.
Ormai il primo gruppo di rastrellatori proveniente da Serina ha raggiunto il piazzale della chiesa parrocchiale di Cornalba. Partigiani e uomini in fuga, che speravano di trovare via libera sulla sinistra del paese, sono bloccati da un fuoco intensissimo: una mitraglia è piazzata su di un prato, una seconda, ancora più micidiale, sul campanile della chiesa. Sorte non migliore aspetta chi cerca scampo verso la destra dell’abitato: i fascisti, che ormai occupano tutto il paese piazzano almeno due mortai e tirano sui fuggitivi, favoriti anche dal fatto che la vegetazione – siamo alla fine di novembre – è completamente spoglia.
Proprio con il mortaio viene colpito mortalmente il comandante “Ratti” e ferito gravemente Gino Cornetti (un giovane di Cornalba di appena diciassette anni), che verrà “finito” immediatamente con due colpi di pistola.
Intanto sul lato sinistro dell’abitato, con estrema difficoltà, riparandosi dietro le rocce e sfruttando la nebbia piovigginosa che cala dalla montagna, altri uomini in fuga raggiungono i sentieri alti e corrono disperatamente verso la cima del monte Alben. In questa fuga cadono mortalmente feriti Pietro Cornetti (fratello di Gino), Battista Mancuso e Giuseppe Maffi.
Mentre ancora si spara in questa zona, non distante dal centro abitato, è catturato il partigiano Franco Cortinovis. Portato nella piazza del paese viene sommariamente interrogato, violentemente malmenato e ucciso sul posto dallo stesso Resmini.
Intorno alle ore dieci è dato il “cessate il fuoco”. Inizia ora il rastrellamento nei prati, boschetti e cascine sopra l’abitato: viene subito fatto prigioniero Luigi Maver, che proveniva da Nembro in Valle Seriana. Vengono pure catturati, nascosti in un anfratto di roccia, due giovani di Cornalba, Egidio Bianchi e Luigi Carrara: stanno per essere interrogati quando, non lontano, viene fermato Callisto Sguazzi “Peter”. Riconosciuto come partigiano, è immediatamente assassinato da un tenente dell’ OP con due colpi di pistola.
Il paese è nel terrore: vengono perquisite varie case, si minacciano distruzioni e stragi, viene fatta saltare la cabina elettrica.
Alle dodici la colonna lascia Cornalba con i prigionieri Egidio Bianchi, Giovanni Bianchi e Luigi Maver che si aggiungono a Lorenzo Carrara, catturato in precedenza a Serina. Prima di lasciare la Val Serina, Resmini si ferma al Municipio in Algua, e minaccia personalmente il podestà ed il curato di Trafficanti, prospettando nuove azioni di rastrellamento.
Inizia la pietosa raccolta dei cadaveri a Cornalba e le salme vengono composte nella camera mortuaria del cimitero: è stata vietata ogni cerimonia e imposta la fossa comune.
Pur con la paura di nuove azioni contro la popolazione, vengono fatte costruire delle bare e la commozione e la partecipazione nell’omaggio ai caduti è generale. Martedì 28 novembre si svolge la cerimonia funebre, che è controllata e difesa da un gruppo di partigiani in armi.
Egidio Bianchi, Giovanni Bianchi, Luigi Maver e Lorenzo Carrara vengono riconosciuti amici e collaboratori dei partigiani, selvaggiamente torturati nella caserma della OP a Bergamo e incarcerati a S.Agata (Lorenzo Carrara morirà, causa le torture subite, due anni dopo).
La formazione, dispersa sull’Alben, è faticosamente ricomposta nella zona di Zambla, per iniziativa del nuovo comandante “Renato”.
Sabato 1 dicembre 1944, quindi esattamente una settimana dopo i fatti di Cornalba, si ebbe una nuova azione di rastrellamenti in Serina ad opera dei militi della Guardia forestale che provenivano dalla caserma di San Pellegrino Terme.
In un primo conflitto a fuoco sulla strada che conduce al comune di Dossena, nei pressi del Passo Crocetta, veniva mortalmente ferito il partigiano Celestino Gervasoni. Un altro gruppo di militi, partendo dall’abitato di Serina, prese la direzione dell’Alben sorprendendo in una baita alcuni partigiani che si stavano preparando a lasciale la zona per raggiungere il resto dei superstiti della brigata. Nell’imboscata morirono tre partigiani di nazionalità russa, “Carlo”, “Michele” e “Angelo”, e un giovanissimo partigiano di appena diciassette anni, Mario Ghirlandetti. Un altro partigiano russo, “Scialico”, ferito ad una gamba veniva catturato e portato a Serina. Qui, aiutato da alcune persone del paese, trovava rifugio in una abitazione privata fino alla primavera del 1945 e ai giorni della Liberazione.
 
Il bilancio dei rastrellamenti del 25 novembre e del primo dicembre 1944 fu quindi di quindici morti in campo partigiano contro nessuna perdita di parte avversaria. Il colpo fu tremendo per la brigata “24 maggio”, tanto che la stessa corse il rischio di disgregarsi e disperdersi definitivamente. Grazie al coraggio e alla decisione del nuovo comandante (Fortunato Fasana, “Renato”) e del gruppetto che rimase con lui (in tutto una ventina di uomini), la formazione, dopo essersi spostata in altra zona (Laghi Gemelli, in alta valle Brembana), riuscì a ricostituirsi e a diventare una delle più importanti e attive della Resistenza bergamasca fino alle ultime vittoriose fasi della liberazione di Bergamo.


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Le attività della Associazione culturale Russkij Mir

Sito internet dell'Associazione

La memoria dei partigiani sovietici ricordata e onorata in Italia


di Marco Fontana – Sputnik News 17.03.2015

Ormai sta scomparendo la generazione dei combattenti che a rischio della vita propria e dei propri congiunti si impegnarono contro la sopraffazione, il razzismo e la disgrazia in cui era caduta l'Italia.

Sono trascorsi 70 anni dalla fine della II Guerra Mondiale e 50 dalla sistemazione di parte del Cimitero Monumentale di Torino a "Sacrario della Resistenza", in cui sono conservate le spoglie dei partigiani caduti nella lotta al nazifascismo. Tra questi si trovano una novantina di soldati venuti dall'Unione Sovietica. Inizia così il libro "Dal recupero dei corpi al recupero della memoria" scritto da Anna Roberti, presidentessa dell'Associazione culturale Russkij Mir di Torino, pubblicato da Imprex — Edizioni Visual Grafika. A dispetto della vergognosa propaganda con cui certi giornali nazionali cercano di mutare l'atteggiamento della gente verso la Russia, c'è ancora in Italia chi lavora per non sciupare la memoria di quei militi russi che si batterono insieme ai partigiani contribuendo alla fine del fascismo.

Proprio in occasione degli imminenti anniversari storici di aprile e maggio che accomunano Italia e Russia, abbiamo deciso di intervistare Anna Roberti, perché mai come in questo momento storico è giusto ricordare il passato. Insomma, scrivere per non dimenticare, scrivere perché la loro vita non sia stata sprecata e continui a servire questo monito: la libertà è una conquista da coltivare e non va mai data per scontata.

- Non è la prima volta che l'associazione culturale Russkij Mir si occupa dei partigiani sovietici, vero?

- Esatto. Dieci anni fa abbiamo realizzato il documentario "Ruka ob Ruku —  Fianco a fianco", nel quale raccontiamo la storia dei partigiani sovietici in Piemonte. In quell'occasione abbiamo scoperto che ne erano passati più di 700 nella nostra regione e tra i 4mila e i 5mila in tutta l'Italia. Molti di loro erano arrivati nel nostro Paese dopo essere stati catturati dai nazisti durante la Campagna di Russia. Molti erano stati messi in carcere o mandati nei lager, e alcuni erano stati costretti ad arruolarsi nella Wermacht. Solo quasi al termine della guerra, non fidandosi di tenerli in patria, Hitler ordinò di spostarli all'estero. Tra il 1943 e nel 1944 vennero quindi trasferiti in Italia e in Jugoslavia e in piccola parte in Francia.

- L'approdo in Italia li convinse a entrare nelle file dei partigiani? 

- Sì, molti di loro iniziarono a combattere insieme ai partigiani. Una storia che era passata sotto traccia almeno fino all'uscita del nostro documentario. Lo studio però non si è fermato lì: abbiamo continuato a lavorarci sopra con passione e ostinazione. Siamo stati in grado di riscoprire la figura di Nicola Grosa, un personaggio centrale nella storia dei partigiani sovietici nel nostro Paese. Dopo la guerra, durante la quale aveva militato nelle file della Resistenza, Grosa girò per vent'anni a recuperare le salme di tutti i morti, specialmente nella zona del Canavesano, nel nord-ovest del Piemonte. Il suo obiettivo era portare i corpi a Torino per alloggiarli nel "Campo della Gloria", che oggi è diventato il "Sacrario della Resistenza".

- Quindi il libro mette un tassello in più nella vicenda, anche personale, di questi soldati.

- Certamente. Il libro nasce dall'esigenza di correggere gli errori nella compilazione in lingua russa delle targhette sulle lapidi, che riportano nomi e cognomi dei partigiani sovietici ospitati nel cimitero di Torino. Con l'approssimarsi del 70° anniversario della fine della II Guerra Mondiale, avevamo chiesto al Comune di Torino rifare tutte le targhette, per dare un giusto ricordo ai parenti che vengono ogni anno in visita al Sacrario. L'Amministrazione comunale ci ha così domandato di fornire la documentazione in nostro possesso e da qui è partita l'idea di elaborare il tutto in forma di saggio.

- Nel libro troviamo le storie di questi militi?

- Attraverso l'incrocio meticoloso tra i database russi, quelli dei Ministeri italiani e tante altre fonti, abbiamo ricostruito le loro singole storie e di alcuni abbiamo rintracciato anche la foto.

- Tra i tanti personaggi a quale è più affezionata?

- Tamara Firsova fu l'unica partigiana sepolta a Torino. Una figura interessantissima, molto "femminile" e con un destino tragico. Sposò il partigiano Giuseppe Gioia, ne rimase incinta e morì a ventun'anni dando alla luce il bambino.

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Fianco a fianco. Il 9 Maggio ricordando i partigiani sovietici caduti in Italia per la liberazione dal nazifascismo




Furono circa cinquemila i cittadini dell’ex-Unione Sovietica che combatterono al fianco dei partigiani in territorio italiano: di questi oltre quattrocento sacrificarono la propria vita per la Liberazione del nostro paese.
Catturati durante l’Operazione Barbarossa, con cui la Germania nazista, l’Italia fascista e i loro alleati aggredirono l’URSS nel 1941, si ritrovarono in Italia con differenti ruoli: come prigionieri, come ausiliari, o come lavoratori dell’apparato bellico del Reich in territorio italiano. Molti di loro riuscirono a fuggire, spesso in maniera rocambolesca, andando ad ingrossare le fila della Resistenza sin dal suo nascere.
Il loro contributo, vista l’esperienza militare acquisita nell’Armata Rossa, e il loro sprezzo del pericolo, fu preziosissimo per l’attività partigiana. Alla luce degli altri partigiani essi incarnavano la prova vivente della possibilità di sconfiggere il nazismo anche in condizioni disperate, come aveva dimostrato la vittoriosa battaglia di Stalingrado.
Nonostante la valenza di questa pagina della nostra storia ed il ricordo conservato nelle zone che ne furono interessate, in un clima di revisionismo sempre più cupo quest’aspetto della Resistenza è stato col tempo rimosso, ed il venire meno dei testimoni diretti di quei fatti, ossia gli italiani che combatterono al fianco dei sovietici, ha contribuito ad indebolirne la presenza tra le maglie della memoria sociale.
Considerando inoltre l’ostilità nei confronti della Federazione Russa e la stigmatizzazione negativa, spesso caricaturale, che ne fa l’Occidente,  si comprende di non poter correre il rischio di consegnare all’oblio una pietra miliare della storia condivisa  dal popolo italiano e dai popoli che di quella che fu l'Unione Sovietica.

Anche quest'anno in occasione del 9 Maggio, l'anniversario della vittoria sovietica sul nazifascismo, l’associazione Russkij Mir di Torino ha celebrato la memoria dei partigiani sovietici sepolti nel Sacrario della Resistenza del Cimitero Monumentale cittadino.
Abbiamo approfittato di questa occasione per intervistare Anna Roberti, storica animatrice dell’associazione Russkij Mir di Torino ed il nipote di Michail Molčanov, – un partigiano siberiano che combatté in Valle d’Aosta – quest'anno presente alle celebrazioni torinesi. Michail Molčanov fece parte della 3ª Brigata Lys, appartenente alla 2ª Divisione Matteotti Valle d'Aosta, la prima banda partigiana attiva nella bassa Valle d’Aosta - Valle del Lys, nota anche come Valle di Gressoney.
Riportiamo in corsivo le domande che abbiamo sottoposto ad entrambi, indicando prima delle loro risposte le rispettive iniziali - A.R. e S.M. -.

Insieme a Marcello Varaldi lei è autrice del documentario “Ruka ob ruku. Fianco a fianco”, documentario che tratta il tema dei partigiani sovietici attivi in Piemonte.
Può darne un sintetico inquadramento?

A.R.: Mauro Galleni, il primo che negli anni Sessanta scrisse della partecipazione dei soldati dell’Armata Rossa alla Resistenza italiana, valutò che in Piemonte essi furono più di settecento ma, ad oggi, un censimento completo non è stato ancora fatto.
Erano dislocati soprattutto nella provincia di Torino - in particolare in Valsusa - , in quelle di Novara e Cuneo, ma anche nell'astigiano, nell'alessandrino e nelle Langhe. Parteciparono alle più importanti azioni, come la battaglia di Gravellona, la difesa della Repubblica dell’Ossola e l’incursione all’Aeronautica di Torino-Collegno dell’agosto 1944 per l’approvvigionamento di armi.
Almeno 60 caddero in combattimento e si distinsero in atti eroici, alcuni furono decorati, come Fedor Poletaev e Pore Mosulišvili, insigniti dallo Stato italiano della Medaglia d'Oro al Valor militare.
Il 25 Aprile 1945 i primi soldati ad entrare nelle città italiane del Nord liberate non furono gli americani, ma i sovietici insieme ai loro compagni.

Con Mario Garofalo ha realizzato il documentario “Nicola Grosa. Moderno Antigone” premio “Memoria storica” al Valsusa Film Festival.
A Grosa ha dedicato anche la sua successiva ricerca: “Dal recupero dei corpi al recupero della memoria. Nicola Grosa e i partigiani sovietici nel Sacrario della Resistenza di Torino”. Perchè?

A.R.: Nicola Grosa, nato nel 1904 in una famiglia torinese operaia e socialista, era entrato nel Partito Comunista subito dopo la sua fondazione; nel 1922 comandava la I Centuria degli “Arditi del popolo” torinesi e scontò alcuni mesi di reclusione per uno scontro con delle squadre fasciste.
Conosciuto come “Comandante Nicola”, durante la Resistenza divenne uno dei principali promotori della lotta partigiana: fu commissario politico della 46ª  Brigata Garibaldi, successivamente della II Divisione d’Assalto Garibaldi. Nel marzo 1945 fu nominato vice-commissario della III zona (valli di Lanzo e Canavese).
Dopo la Liberazione, per ben quindici anni Grosa fu organizzatore e presidente dell'A.N.P.I. provinciale torinese e responsabile della “Sezione Partigiani” presso l’Ufficio assistenza post-bellica della Prefettura di Torino. Fu altresì consigliere comunale comunista di Torino dal 1951 al 1970, quando dovette ritirarsi per motivi di salute.
L’impresa che gli procurò maggiore fama e riconoscenza fu quella che, per anni e anni, lo vide dedicarsi fisicamente al recupero delle salme dei partigiani (italiani e stranieri) sparsi in piccoli camposanti, in montagna, in pianura, sulle colline, ovunque si fosse combattuto, affinché fossero tumulati nel Campo della Gloria e poi nel nuovo Sacrario della Resistenza del Cimitero Monumentale di Torino.
Si ritiene che in tutto le salme da lui recuperate siano circa novecento.
Per quanto riguarda gli stranieri, dai dati in nostro possesso risultano disseppelliti da Grosa e collocati nel Sacrario della Resistenza un inglese, un tedesco, un austriaco, due francesi, due polacchi, due cecoslovacchi, una decina di jugoslavi e una trentina di sovietici, di cui alcuni conosciuti col solo nome di battaglia. Sono inoltre una sessantina i partigiani completamente ignoti che Grosa disseppellì da varie località del Piemonte e non è escluso che anche alcuni di questi resti appartengano a dei sovietici.
Per quest’opera gli fu conferita nel 1964 la “Stella d’oro garibaldina” e anche un’onorificenza da parte del Governo sovietico.
Nicola Grosa morì nel 1978, provato dai lunghi anni trascorsi a raccogliere, a mani nude, i resti di centinaia di compagni partigiani.

L'associazione Russkij Mir, a Torino, oltre a promuovere dal 2005 la celebrazione del 9 Maggio, come sviluppa la propria attività di ricerca e di ricostruzione storica?

A.R.: L’associazione Russkij Mir di Torino, che ho diretto per 20 anni e di cui ora sono Presidente onorario, fu fondata nel 1946 come Italia-URSS, Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica; si occupa di diffondere la lingua e la cultura russa, delle repubbliche ex-sovietiche e dei paesi dell'Est europeo.
Da alcuni anni porta avanti un importante lavoro di “memoria storica” incentrato sul contributo russo-sovietico alla sconfitta del nazifascismo.
Nel 2003, sessantesimo anniversario della Battaglia di Stalingrado, ha partecipato al Concorso internazionale indetto dalla radio Golos Rossii (La voce della Russia) e dalla città di Volgograd-Stalingrado, vincendo il premio speciale della giuria per i contributi scritti dai suoi soci.
Nel 2004, alla vigilia delle celebrazioni del 60° anniversario della vittoria sul nazifascismo, sentendo nominare quasi esclusivamente lo sbarco in Normandia e il ruolo degli alleati anglo-americani, Russkij Mir ha deciso di impegnarsi in un ambizioso progetto che ricordasse, soprattutto ai giovani, i 30 milioni di morti da parte sovietica e il fatto che per tre anni, dal Giugno 1941 - invasione nazista dell’URSS - al Giugno 1944 - sbarco degli anglo-americani in Normandia -, il fronte orientale fu l’unico a sostenere l’impatto delle forze armate naziste e a tenerle impegnate, contrattaccandole in maniera decisiva nell’estate del 1943.
Altri fatti stavano cadendo nell'oblìo ma era necessario che fossero ricordati:  come il notevole contributo dato dai partigiani sovietici alla lotta di Liberazione in Italia,  così come che fu l’Armata Rossa ad "aprire i cancelli" del lager di Auschwitz,
Tra l'Aprile ed il Maggio 2005, quindi, Russkij Mir ha proposto un complesso programma di iniziative sotto il nome di “Pabièda!/Vittoria!”, con la collaborazione di importanti enti e istituzioni italiane e russe.
Dal 2008 Russkij Mir, in collaborazione con il Museo Diffuso di Torino, ha partecipato al "Giorno della Memoria" presentando filmati storici originali dalle serie di documentari "La Grande Guerra Patriottica" di Roman Karmen, in lingua originale con traduzione simultanea.


Sergej Molčanov, qual'è secondo lei il significato che assume attualmente il 9 Maggio per la popolazione della Federazione Russa, e in che modo vengono ricordati i cittadini dell’allora Unione Sovietica che combatterono nella Resistenza in Europa?

S.M.: Il 9 Maggio è una festa di tutto il popolo: quasi in ogni famiglia c’è stato un caduto durante la Seconda Guerra Mondiale, e per questo non verrà mai meno il loro ricordo, così come questa celebrazione. Il 9 Maggio, oltre alla parata militare, in Russia si svolge la sfilata del cosiddetto “Reggimento Immortale”: tutti i parenti dei caduti sfilano in piazza con la fotografia del loro caro morto durante la guerra.

La vicenda di suo nonno è oltremodo significativa. Fatto prigioniero vicino a Mosca, trasferito successivamente in Italia riuscì a fuggire e ad entrare tra le fila delle brigate partigiane. Tornato in Patria dovette passare anche per i“campi di filtraggio” dove veniva verificata l’attività svolta dai cittadini sovietici che erano stati fatti prigionieri. Qual è attualmente il livello di conoscenza di queste vicende nella Russia attuale?

S.M.: Negli ultimi tempi i documenti del KGB che riguardano la storia di quel periodo vengono dissecretati e perciò storie analoghe a quella di mio nonno vengono conosciute e trovano riflesso in pubblicazioni, libri, film, articoli eccetera grazie al lavoro di giornalisti ed opinionisti.

Lei come percepisce il fenomeno del neofascismo in alcune zone dell’ex-Unione Sovietica come gli stati baltici e l’Ucraina?

S.M.: Ne sono colpito molto sfavorevolmente. Il ritorno del fascismo è un colpo inferto ai più profondi valori umani.

Fig. 1 - Michail Molčanov / Fig.2 - La dichiarazione del comando militare su Michail Molčanov

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Sulle tracce del calzolaio Michail Molcanov, partigiano sovietico in Italia




Ancora oggi non esiste un elenco con i nomi di tutti i partigiani stranieri che hanno combattuto in Italia. Spesso, nel caso di quelli sovietici, la loro storia, talvolta sconosciuta persino ai loro familiari, è stata scritta nel corso degli anni attraverso una ricerca che tuttora non può dirsi conclusa, per quanto vari recenti contributi abbiano fatto luce sulle vicende di tanti uomini che, arrivati nel nostro paese come prigionieri di guerra, sono divenuti protagonisti della Liberazione.
Uno di loro è Michail Molčanov (1917–1990), siberiano, veterano e decorato dell’Armata Rossa.
“Un soldato russo di nome Michele Magioano, il quale prestava servizio presso il comando tedesco di Ponte S. Martino in qualità di calzolaio”, attestano i documenti della formazione valdostana in cui ha combattuto.
La sua storia è stata portata alla luce dal giornalista Rafael Gol’dberg dopo averne trovato traccia negli archivi del KGB di Tjumen’ - Siberia occidentale - , ora desecretati e dunque liberamente accessibili.
Fino a quel momento i parenti di Molčanov sapevano solo che Michail era stato catturato dai nazisti e che, tornato in Unione Sovietica alla fine della guerra era stato inviato in Tadgikistan presso un campo di “filtraggio” dell' NKVD – in russo: acronimo di Commissariato del popolo per gli affari interni - , e soltanto nel 1953, aveva fatto ritorno a casa.
Per Michail Molčanov la Seconda Guerra mondiale era durata 12 anni.
Dai documenti presenti negli archivi del KGB, risulta che Michail Molčanov, catturato dai tedeschi il 18 Novembre 1941 nella regione di Tver’, a ovest di Mosca, era rimasto in un campo di prigionia fino al Febbraio 1942.
Era stato poi destinato al lavoro coatto per la manutenzione delle strade nella regione di Smolensk, nei ranghi del 102° Battaglione tedesco del Genio, fino al Settembre 1943.
Nell’Ottobre, insieme a tutto il Battaglione, era stato trasferito in Italia.
Durante gli interrogatori, il siberiano sostenne che inizialmente si era ritrovato a Modane e poi, dal Marzo 1944, in Valle d’Aosta presso il presidio tedesco di Pont-Saint-Martin dove lavorava come calzolaio per i tedeschi, essendo questo il lavoro che aveva svolto prima della guerra ed a cui si sarebbe dedicato anche in seguito. Nel Novembre 1944 riuscì a fuggire e si unì ai partigiani.
“Nel Novembre 1944 mi unii al distaccamento di partigiani italiani comandato da Badéry, mi trovavo nel battaglione del Comandante “Paul”. Fino al Febbraio 1945 siamo stati sulle montagne, nella zona di Pont-Saint-Martin, poi fino al Maggio 1945 ho partecipato insieme a questa Brigata partigiana a 5-6 grandi combattimenti contro i tedeschi. Il 3 Maggio 1945 gli americani fecero il loro ingresso a Pont-Saint-Martin e il 10 Maggio 1945 fui consegnato dagli americani al Comando sovietico” riporta il verbale dell’interrogatorio a cui fu sottoposto dal Dipartimento di controspionaggio dell’Armata Rossa.
Al momento della consegna al Comando sovietico Michail Molčanov aveva con sé due importanti documenti: il primo, sottoscritto dal Commissario Nevio e dal Comandante della Brigata Badéry, attestava che egli aveva partecipato alla liberazione di Pont-Saint-Martin tra le fila dei partigiani; il secondo, sottoscritto dagli ufficiali americani certificava che una serie di ex-prigionieri di guerra sovietici, tra cui Michail, avevano volto le armi contro i tedeschi.
Michail non aveva mai accennato della sua partecipazione al movimento di resistenza in Italia e solo l’anno scorso, a 25 anni dalla sua morte, la famiglia ha  conosciuto questa sua esperienza.
Così, suo nipote Sergej, classe 1968, ha deciso di andare a fondo sulla vicenda e contattando Anna Roberti, che da molti anni si occupa dei partigiani sovietici attivi in Italia, ha deciso di recarsi in Italia in occasione del 9 Maggio, rendendo omaggio alla memoria del nonno, dei suoi compagni e  di tutto il movimento di Resistenza.
Riportiamo di seguito una cronaca della visita in Val d'Aosta di Sergej,  nipote di Michail Molčanov, durante la quale è stato accompagnato da Anna Roberti che ha organizzato il suo soggiorno e gli ha fatto da interprete: nella cronaca ripercorriamo alcuni episodi significativi della Resistenza e del ruolo dei partigiani sovietici nella zona.
 
Una dei primi luoghi visitati dal nipote di Molčanov è stato il bivio tra Nus e Fénis. Qui il 18 Luglio 1944 i nazisti, scortati da una divisione della RSI avevano fucilato per rappresaglia undici prigionieri partigiani prelevati dalle carceri “Le Nuove” di Torino: di questi, almeno cinque erano sovietici. I loro corpi, inizialmente disposti in una fossa comune nel cimitero di Fénis, erano poi stati riesumati da Nicola Grosa – a cui è stato reso omaggio durante le celebrazioni - e sepolti nel 1966 nel Sacrario della Resistenza del Cimitero Monumentale di Torino. 
Nel luogo della fucilazione, su di un grande masso una lapide riporta i nomi dei caduti: in una scultura adiacente costruita con del filo spinato che celebra la loro memoria, Sergej ha legato il Nastro di San Giorgio.
Seguendo le tracce della militanza partigiana del nonno, successivamente Sergej ha raggiunto la cittadina di Pont-Saint-Martin dove ha incontrato Solange Soudaz, Assessore alla cultura del Comune di Perloz e responsabile del Museo della Resistenza dello stesso comune, e Marie Badéry, figlia del comandante della III Brigata Lys  - in cui Michail aveva combattuto - e Presidente della sezione ANPI “Mont Rose”.
La zona fu colpita del terribile bombardamento alleato del 23 Agosto 1944 che provocò 130 morti, 300 feriti e la distruzione di tutti gli edifici adiacenti.
Proprio nel luogo dell’appuntamento, Piazza 1° Maggio, i partigiani si ritrovarono al momento delle Liberazione, dopo essere scesi dalle montagne.
Imboccando il cosiddetto “Sentiero della Libertà” la visita è proseguita a Perloz, un comune abbarbicato a 660 metri d’altezza e composto da una costellazione di circa sessanta villaggi: Perloz è stato decorato nel 1995 con la Medaglia di bronzo al Valor Militare “per l’indomita lotta della popolazione intera contro i nazifascisti”: nel capoluogo la delegazione ha visitato il Centro di Documentazione e Museo della Resistenza “Brigata Lys” insieme a Giorgio Fragiacomo, già maestro elementare e volontario del Museo.
Sergej ha donato al Museo moltissimo materiale sulla vita del nonno partigiano: fotografie, copie degli interrogatori cui suo nonno fu sottoposto al ritorno in patria e nei quali aveva narrato la sua esperienza partigiana e la copia di alcuni rari documenti.
La tappa successiva è stata la frazione di Marine di Perloz, dove nella Piazza intitolata alla III Brigata Lys si trovano il busto che ricorda il comandante Bono Badéry ed il monumento alla Brigata, sul quale sono incisi i nomi dei combattenti: dopo quelli degli italiani, si legge “più 54 forestieri”.
Pare che tra questi vi fossero anche un australiano e un polacco.
Davanti al monumento, Sergej ha posato per terra un bicchiere di vodka coperto con una fetta di pane di segale, e vi ha acceso di fianco una candela “per le anime dei caduti”.
Nella frazione si trova anche la grande “Campana Aurora”: suona tutti i giorni alle nove e un quarto per ricordando il momento il cui, l’8 Dicembre 1943, fu sparato il primo colpo di fucile contro i nazifascisti. Questo fatto concise con la creazione della prima banda partigiana di Perloz. L'ultimatum per la chiamata alle armi della RSI era scaduto e tre carabinieri stavano salendo verso la frazione per catturare alcuni renitenti: Bono Badéry e altri quattro compagni, aprirono il fuoco mettendo in fuga i militi. La campana è intitolata ad Aurora Vuillerminaz “Lola”, partigiana fucilata a Villeneuve il 16 Ottobre 1944 e vuole, col suo nome, essere simbolo della rinascita dopo la notte del nazifascismo ed un monito, che non renda possibile il ripetersi dell'immane tragedia della guerra.
Non lontano dalla frazione si trova l’abitazione di Alfredo Vuillermoz, figlio del partigiano Zeffirino Vuillermoz, membro della Brigata Lys. Suo figlio ha accolto cordialmente Sergej ed il resto del gruppo: purtroppo suo padre, ormai deceduto, non gli aveva mai accennato dei sovietici presenti nella Brigata, cosa che invece aveva fatto Bono Badéry con sua figlia Marie, parlando esplicitamente di un russo che in patria lavorava come calzolaio.
A comporre la Brigata Lys erano due battaglioni: uno comandato da Bono Badéry, l’altro da Paul Juglair. Oltre il borgo di Marine, lungo una stretta strada con innumerevoli tornanti - costruita solo dopo la guerra - , il gruppo è salito nella zona delle “baite”, dove si erano acquartierati questi due battaglioni e che Michail Molčanov aveva sicuramente frequentato, anche se al momento non è stato chiarito a quale dei due distaccamenti fosse stato destinato.
Dopo una camminata in mezzo ai boschi Sergej ha raggiunto i luoghi dove si trovavano due delle basi dei partigiani della Brigata Lys, nei pressi dell’alpeggio di Mont Rot: qui, su un grosso masso, è stata incisa una scritta che ricorda i 300 partigiani - di cui venti caduti - che facevano parte della Brigata.
Solange e Marie, le figlie di due degli uomini che combatterono al fianco  di  Molčanov hanno descritto a suo nipote Sergej quali fossero le condizioni di vita per i partigiani: la cucina all’aperto, il riposo nel fienile e nella stalla, la fontana per bere e lavarsi, e le grotte , nelle quali in caso di pericolo, essi si rifugiavano o nascondevano le armi.

Di ritorno a Torino, il 9 Maggio il nipote del siberiano ha partecipato alla ormai tradizionale commemorazione dei partigiani sovietici sepolti presso Sacrario della Resistenza del Cimitero Monumentale cittadino prendendo parola per ricordare suo nonno e i suoi compagni e per sottolineare quanto la vittoria sul nazifascismo sia stata possibile grazie al sacrificio e alla lotta di molti popoli.
 
Photogallery: Fig.1 Una delle baite della Brigata Lys / Fig.2 Sul Sentiero della Libertà / Fig.3 Le baite arroccate sulla montagna / Fig.4 All'interno di una delle baite gli scarponi di uno dei partigiani / Fig.5 La porta di una baita / Fig.6 La tavola sul siberiano Michail Molčanov Nel museo di Perloz / Fig.7 Il Nastro di S.Giorno sul Monumento alla memoria dei partigiani / Fig.8 Sergej Molčanov davanti al busto del Comandante Bono Bàdery insieme alla figlia Marie / Fig.9 La celebrazione del 9 Maggio davanti al Sacrario della Resistenza di Torino




Monumenti:





Monumenti ai partigiani georgiani in Valsusa

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Monumento a due georgiani della 113.a Brigata Garibaldi caduti in Valsusa (nell'immagine: il nipote di Taras Zakaraja).
Il cippo che ricorda i caduti Vachtang Gagnidze e Shota Namiceishvili si trova a Borgata Muni (frazione di Condove); nei pressi si trova anche il piazzale (con relativo cippo) intitolato al Distaccamento georgiano della 113° brigata Garibaldi.
La borgata, che si trova a 1.108 metri d’altitudine, è raggiungibile da Condove in circa 20 minuti di auto salendo per la strada piena di tornanti che attraversa Sigliodo e Laietto. Poco prima di giungere a Pratobotrile, girare a sinistra per Muni (Moni). In caso di difficoltà, chiedere informazioni alla Trattoria dei Prati, sulla destra prima di arrivare a Pratobotrile.

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Via Partigiani Georgiani
(nell'immagine: il nipote di Taras Zakaraja).
La “Via dei Partigiani Georgiani” (con relativo monumento al suo imbocco) si trova a Condove e inizia all’incrocio con via Moncenisio.

Lapide che riporta in lingua georgiana i nomi e cognomi di alcuni partecipanti alla guerra di Liberazione in Valsusa.
Il monumento si trova a Bussoleno, di fianco all’ingresso della Scuola Media Statale in via Don Carlo Prinetto 2.

Vai all'articolo:
Dal Caucaso alla Val di Susa. Il partigiano georgiano Taras Zacharaja
di Maurizio Vezzosi e Giacomo Marchetti (con la collaborazione di Anna Roberti), su L'AntiDiplomatico del 20/02/2017


Fonte delle informazioni: Anna Roberti



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Il monumento ricorda i Caduti della brigata “Bolero” e le vittime civili cadute nella battaglia avvenuta il 30 ottobre 1944, a Casteldebole frazione di Bologna (fonte).
Nella “battaglia di Casteldebole” caddero i sovietici Karaton e Grigori assieme ad una ventina di partigiani italiani.

Le spoglie di Karaton e di un altro caduto ignoto furono traslate il 25 maggio 1945 al cimitero di Zola Predosa dove si trovano tuttora.

Monumento ai Caduti della Brigata Bolero nella battaglia di Casteldebole

Si veda anche la sintesi di Ivan Serra al convegno di Bologna, 5.5.2017




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(dal libro di Olga Babak-Krasnopoljskaja: fonte)

Monumento alla formazione "Stella Rossa"




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(dal libro di Olga Babak-Krasnopoljskaja: fonte)

Monumento a Valibona (Calenzano FI)




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(dal libro di Olga Babak-Krasnopoljskaja: fonte)

Monumento a Pian d'Albero




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(fonte)

Monumento per i caduti del 24 giugno 1944




Cimitero di Sant'Anna (TS)

1) cippo e lapide ai partigiani sovietici caduti

2) la lapide funeraria
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(dal libro di Olga Babak: fonte)

articolo sull'eccidio nazifascista di Opicina pubblicato nel sito www.diecifebbraio.info




Il Memoriale ai Partigiani Sovietici
al Cimitero Maggiore di Milano (zona Musocco)
 
VIDEO: MEMORIALE SOVIETICO DI MILANO / SOVIET MEMORIAL OF MILAN (ITALY)
   
foto di Veniero Granacci

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Civago di Villa Minozzo (RE),
Loc. Case Cattalini: il Monumento
AI PARTIGIANI STRANIERI IN EMILIA-ROMAGNA
E AI PARTIGIANI DELLA EMILIA-ROMAGNA ALL'ESTERO

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sorge nella piazza intitolata al caduto sovietico G. Konovalenko
vi è ricordato in particolare il Battaglione d'Assalto al comando di W. Pereladov




GENOVA - Cimitero di Staglieno

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(dal libro di Olga Babak-Krasnopoljskaja: fonte)




Segnaliamo la presenza di sepolture e monumenti ai partigiani sovietici anche nel cimitero


di TORINO
cfr. le attività della della Associazione culturale Russkij Mir



News:


2012

Poletaev e gli altri sovietici caduti al fianco dei partigiani italiani commemorati a Milano:

Fallen Soviet soldiers remembered in Italy

May 9, 2012 (Radio Voice of Russia) – The Soviet soldiers who fell in fighting Nazism are being remembered in Italy. In Milan, the personnel of the Russian Consulate General laid wreaths at the seven graves at central cemetery of the city, the graves where Red Army soldiers who fought together with Italian guerrilla fighters are buried.
Similar ceremonies were also held in Turin, Trieste, Venice, Palestrina, and also in Genoa, at the monument to Hero of the Soviet Union, Fyodor Poletayev, who fought in the local resistance movement during the war.
Born in the Ryazan region, southeast of Moscow, he performed a feat of heroism by drawing the enemy fire upon himself and thus saving the lives of his Italian comrades-in-arms.
Poletayev was posthumously awarded Italy’s top military decoration, the Gold Medal of Military Valour. (TASS)


2014

(Fonte: Sez. ANPI N. Bujanov) Venerdì 9 maggio 2014, in occasione del 69esimo anniversario della resa incondizionata della Germania nazista e della vittoria sul mostro nazifascista di cui l'Italia fascista fu complice nelle guerre di aggressione e di sterminio, presso il Memoriale Sovietico del Cimitero Maggiore di Milano nel quartiere di Musocco, cerimonia commemorativa in ricordo dei Caduti Sovietici nella Grande Guerra Patriottica (1941-1945) in collaborazione con i consolati russo e armeno di Milano e l'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani). Nella stessa mattinata un'analoga cerimonia si è tenuta presso il Cimitero Militare Britannico del Parco di Trenno. La commemorazione è poi proseguita al Campo Partigiano della Gloria. Sono intervenuti Alexander Nurizade (Console della Federazione Russa), Pietro Kuciukyan (Console Onorario dell'Armenia) e Roberto Cenati (Presidente dell'ANPI della Provincia di Milano). Rinfresco finale presso il consolato russo di Milano.

VIDEO
VIDEO: CAMPO PARTIGIANO DI MILANO (9 MAGGIO 1945 / 2014)
VIDEO: MEMORIALE SOVIETICO DI MILANO / SOVIET MEMORIAL OF MILAN (ITALY)


2015

(Fonte: Sez. ANPI N. Bujanov) Sabato 9 maggio 2015, in occasione del 70esimo anniversario della resa incondizionata della Germania nazista e della vittoria sul mostro nazifascista di cui l’Italia fascista fu complice nelle guerre di aggressione e di sterminio, presso il Memoriale Sovietico del Cimitero Maggiore di Milano nel quartiere di Musocco, cerimonia commemorativa in ricordo dei Caduti Sovietici nella Grande Guerra Patriottica (1941-1945) in collaborazione con i consolati russo, bielorusso e armeno di Milano e l’ANPI.
La commemorazione è poi proseguita al Campo Partigiano della Gloria.
Sono intervenuti Alexander Nurizade (Console della Federazione Russa), Pietro Kuciukyan (Console Onorario dell’Armenia), una diplomatica della Bielorussia e Roberto Cenati (Presidente dell’ANPI della Provincia di Milano).


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VIDEO: CORI RUSSI AL MEMORIALE PARTIGIANO DI MILANO


(Fonte: Fonte: pagina FB di Anna Vetrova) Sabato 9 maggio 2015, in occasione del 70esimo anniversario della Vittoria, cerimonia a Clauzetto (PN) per commemorare il sacrificio di Danil Avdeev

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2015

(Fonte: Sez. ANPI 68 Martiti di Grugliasco TO) Venerdì 22 maggio 2015: I PARTIGIANI SOVIETICI NELLA RESISTENZA ITALIANA

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2016
Alice Castello (VC) 24/4: SUI PARTIGIANI SOVIETICI CADUTI IN PIEMONTE NELLA RESISTENZA (FB)
Monfalcone 28 aprile: presentazione del libro di Marina Rossi Soldati dell’armata rossa al confine orientale 1941-1945 (FB / annuncio)
Napoli 8 maggio: IL REGGIMENTO IMMORTALE
Venezia 8 maggio: IL REGGIMENTO IMMORTALE alla Riva degli Schiavoni / Il presidio di Nova Harmonia a S. Lucia

Torino 9 Maggio: COMMEMORAZIONE DEI PARTIGIANI SOVIETICI
alle ore 10:00 dal piazzale del Cimitero Monumentale, a cura della Ass. Culturale Russkij Mir:  ../iniziative/torino090516.jpg  SOVIETICI/2016/fig_9Sacrario_Torino-3.jpg
(vedi anche gli articoli apparsi su L'Antidiplomatico)

Milano 9 Maggio: COMMEMORAZIONE DELL'ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA NELLA GRANDE GUERRA PATRIOTTICA alle ore 10:30 presso il Cimitero Maggiore – comunicato del Consolato onorario della Repubblica d’Armenia
Spoleto (PG) 9 Maggio: PROIEZIONE FILM "STALINGRAD" presso la Libreria Aurora
Casteldebole (BO) 9 Maggio: Omaggio del Comitato Ucraina Antifascista Bologna ai caduti della "Brigata Bolero" (di cui 2 sovietici)  SOVIETICI/2016/cast2016i.jpg 
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Casalecchio (BO) 9 Maggio: Omaggio del Comitato Ucraina Antifascista Bologna ai caduti del cavalcavia (di cui 6 sovietici) 
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Clauzetto (UD) 15 maggio: Omaggio al Comandante Danijl Varfolomeevic Avdeev

Москва/Mosca maggio 2016: Mostra sui "garibaldini" russi nella Resistenza italiana

Pisa 15 settembre 2016: convegno sui Partigiani georgiani nella Resistenza italiana ../iniziative/pisa150916_georgiani.jpg
dal sito dell'Università di Pisa: link1, link2

Muni (Condove, TO) 1 ottobre 2016: Commemorazione della 113ª Brigata Garibaldi e di Shota Namiceishvili ../iniziative/condove011016_georgiani.jpg
... verranno anche quest’anno ricordati i partigiani della 113ª Brigata Garibaldi caduti combattendo per la liberazione dell’Italia dal regime nazi-fascista. La commemorazione assume quest'anno un carattere speciale perché, in seguito ad una ricerca storica condotta dalla Presidente onoraria dell'Associazione Russkij Mir di Torino, Anna Roberti, il partigiano georgiano caduto a Muni è stato identificato con certezza e, durante la cerimonia, verrà inaugurata la targa con il suo nome, Shota Namiceishvili, e la data della sua morte, il 15 aprile 1945. Per rendere omaggio al sacrificio di questi giovani venuti da così lontano a combattere contro le truppe nazi-fasciste, il piazzale della borgata verrà intitolato alla “113ª Brigata Garibaldi - Distaccamento Partigiani Georgiani” e si scoprirà la targa ad essa dedicata... (fonte: Anna Roberti)

Udine 30/9--10/10/2016: I partigiani sovietici nella Resistenza italiana / Inaugurazione venerdì 30 alle 16 a palazzo di Toppo Wassermann
IN UN’ESPOSIZIONE LE STORIE DEI PARTIGIANI SOVIETICI DURANTE LA RESISTENZA IN FRIULI E IN ITALIA
[a cura di Università degli Studi di Udine, Servizio Comunicazione] Il Centro interdipartimentale di ricerca sulla cultura e la lingua del Friuli (Cirf) dell’Università di Udine ospita la mostra del Fondo ZurArt (Fondo per il sostegno delle iniziative culturali) “I garibaldini russi nella Resistenza italiana”, dedicata al contributo che durante la seconda mondiale dettero i tantissimi volontari provenienti dalle Repubbliche socialiste sovietiche al movimento antifascista in Italia. L’esposizione di fotografie e documenti è curata da Massimo Eccli (docente del Ginnasio 1409 di Mosca). La mostra sarà inaugurata venerdì 30 settembre alle 16, nella sala del consiglio di palazzo di Toppo Wassermann, in via Gemona 92 a Udine, e sarà visitabile fino al 10 ottobre, tutti i giorni dalle 8 alle 20.
«La mostra – sottolinea il direttore del Cirf, Paolo Bartolomeo Pascolo – è tra i progetti speciali voluti dal ministero per gli affari esteri della Federazione Russa, ed è una pietra miliare nei rapporti Italia Russia. La mostra, itinerante, era stata allestita a Mosca nello scorso mese di maggio, ma grazie all’interessamento del Cirf, sarà riproposta a Udine, per raggiungere, nel mesi di dicembre, il palazzo del Consiglio Europeo a Strasburgo».
All’inaugurazione porteranno i saluti il direttore del Cirf, Paolo Bartolomeo Pascolo, il sindaco di Udine, Furio Honsell, Anna Maria Zilli, dirigente scolastica dell’Istituto “Bonaldo Stringher” di Udine e dei Licei di Gorizia, Provvidenza Delfina Raimondo, già prefetto di Udine,  nonché le Autorità civili e combattentistiche presenti. Alle 16.15 l’intervento sui “Partigiani sovietici in Friuli” di Paola Del Din, partigiana medaglia d’oro al valor militare, presidente emerita della Federazione italiana dei volontari della libertà e componente dell’Associazione partigiani Osoppo. Dalle 16.45 interverranno Massimo Eccli, Guglielmo Cevolin, dell’Università di Udine, Mihail Talalaj, scrittore e storico russo, Marco Ferrentino, docente in Kazakhstan.
«Alla Resistenza italiana – ricorda Paolo Bartolomeo Pascolo – parteciparono attivamente nei distaccamenti partigiani circa cinquemila sovietici, prigionieri della coalizione anti Hitler. Alcuni fra i più noti patrioti sovietici che parteciparono alla Resistenza furono Fedor Poletaev Nicholatos Brawlers, Daniel Avdeev, Fore Mosulishvili, che ricevettero dall'Italia, per l'impresa sul campo di battaglia, una medaglia d'oro al valor militare. Il titolo di eroe dell'Unione Sovietica fu assegnato a Fedor Poletaev, Fore Mosulishvili, Mehdi Hussein-Zade. Ancora, Vladimir Pereladov, “Capitano russo”, giocò un ruolo importante nell'organizzione della Resistenza nel nord Italia e nella creazione della Repubblica partigiana di Montefiorino».
L’iniziativa è organizzata con l’associazione “Umanità dentro la Guerra”, dedicata a Ferdinando Pascolo “Silla’”, alla quale si sono unite l’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi), l’Associazione partigiani Friuli-Osoppo, la Federazione italiana volontari della libertà (Fivl), con il patrocinio del Comune di Udine.

Valsusa (TO) 8 dicembre: visita in Italia del nipote del partigiano georgiano Taras Zakaraja
la notizia su facebook
l'articolo Dal Caucaso alla Val di Susa. Il partigiano georgiano Taras Zacharaja di Maurizio Vezzosi e Giacomo Marchetti
la nostra sezione sui Monumenti ai partigiani georgiani in Valsusa

2017

Presentazioni del libro "Il movimento della Resistenza in Italia e i partigiani sovietici":
Gattatico, Montefiorino, Reggio Emilia
Bologna
Rocchetta Ligure, Cantalupo, Pertuso
Torino
Fiorenzuola d’Arda (PC) – 27 aprile: incontro con la Delegazione dalla Russia presso la lapide dedicata ai partigiani russi "Grosni" e "Sten", alle ore 9.30 in corso Garibaldi, 5
Parma
CLICCA QUI PER I DETTAGLI

Bologna 5 maggio: Convegno sui partigiani sovietici e jugoslavi in Emilia-Romagna


INIZIATIVE PER IL 9 MAGGIO, GIORNATA DELLA VITTORIA:
Cimitero monumentale di Torino
: ore 10, Commemorazione dei partigiani sovietici
Casteldebole e Casalecchio (BO) 9 Maggio
: ore 19, Deposizione di fiori ai monumenti ai partigiani sovietici caduti

2017: Arona (NO) 2-10 dicembre: Partigiani sovietici nella Resistenza italiana
PER LE INIZIATIVE SUCCESSIVE SI VEDA NELLA NUOVA SEZIONE DEL NOSTRO SITO INTERNET




Gli azerbaigiani nella Resistenza italiana






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P A R T I G I A N I !
Una iniziativa internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo

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Per contatti: PARTIGIANI! c/o CNJ,
C.P. 252 Bologna Centro, I-40124 BOLOGNA - ITALIA

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