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COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA

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Intervista a Marko Knežević
del Movimento dei Socialisti serbi
(Pokret Socijalista)



dal sito Fronte Popolare

29 agosto 2012

a cura di Francesco Delledonne e Alessio Arena

L’aggressione della NATO contro la Serbia nel 1999 ha segnato profondamente la storia recente. Ha dato origine a un precedente da allora ampiamente sfruttato per perpetrare aggressioni imperialiste, dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia alla Siria. Condotta fuori da qualunque parvenza di legalità internazionale, quell’aggressione ha anche rappresentato uno dei momenti più drammatici dello smembramento della Jugoslavia da parte delle potenze atlantiche.

L’Italia ha svolto nell’intero processo di frantumazione dei Balcani e nella guerra del 1999 in particolare un ruolo di primo piano, partecipando all’occupazione del Kosovo e Metohija seguita alla fine dei bombardamenti e spalleggiando la proclamazione unilaterale d’indipendenza della provincia da parte albanese.

Per approfondire la situazione attuale e per contribuire a sviluppare una maggiore consapevolezza da parte degli italiani riguardo alle politiche imperialiste portate avanti dal nostro paese, abbiamo intervistato Marko Knežević, responsabile giovanile del Movimento dei Socialisti serbi (Pokret Socijalista) e dirigente del Comitato Centrale del Partito.

L’intervista, per la quale ringraziamo il compagno Knežević, vuole essere anche una manifestazione concreta di solidarietà nei confronti di un popolo che ha pagato a caro prezzo la sua fierezza e la resistenza all’imperialismo atlantico.

 ***

Puoi descriverci a grandi linee la situazione socio-economica della Serbia in questo momento? Che impatto ha la crisi economica sulla popolazione? Quali tracce ha lasciato l’aggressione militare subita nel 1999 da parte della NATO? Qual è l’umore del popolo? Ci sono stati movimenti di massa di recente?

La situazione è difficile. Per dodici anni la Serbia è stata saccheggiata da politici corrotti e magnati, ma il nuovo governo di cui fa parte il Movimento dei Socialisti ha iniziato una lotta accanita contro il crimine organizzato e la corruzione. In Serbia ci sono molti disoccupati, i nostri giovani non hanno speranza e molti emigrano in cerca della felicità e di una vita migliore. Il compito del nostro Partito è di dare lavoro e di riportare in Patria i nostri giovani.

La Serbia è in crisi economica da ormai vent’anni: i primi dieci a causa delle sanzioni e gli ultimi a causa dei politici corrotti. Come ho detto prima, ci sono molti disoccupati e molte persone che vanno via, ma credo che il nuovo governo abbia avuto troppo poco tempo per cambiare le cose. La Serbia non è un Paese povero, abbiamo terra coltivabile e miniere, la ripresa del mio Paese è possibile.

La NATO ha distrutto il mio Paese, ha distrutto la nostra economia, le nostre infrastrutture e ha massacrato migliaia di civili innocenti, tra cui molti bambini. Le tracce dell’aggressione sono ancora grandi e profonde, la Serbia non si è ancora ripresa da quell’attacco barbaro. La NATO continua ancora oggi a uccidere il nostro popolo, a causa dell’uranio lasciato dalle bombe che ancora avvelena il Paese. C’è un numero rilevante di malati di cancro, causato direttamente dai bombardamenti. La Serbia non farà mai parte della NATO.

C’è stato un grande movimento di massa e una coalizione di partiti si è unita per vincere le elezioni. Ora la coalizione è al governo della Serbia e il nostro partito è orgoglioso di aver contribuito alla cacciata dei politicanti corrotti.

Quali elementi di novità e quali questioni si presentano con il ritorno del Partito Socialista alla guida del governo? Come si è evoluto quel partito dopo la caduta di Milosevic?

Il Partito Socialista Serbo è al governo dal 2008 quando era alleato con il Partito Democratico ed è sopravvissuto rinnegando pubblicamente Slobodan Milosevic. Il nostro partito non è in un’alleanza con i socialisti, ma attualmente siamo al governo insieme.

Quali sono i rapporti tra il Movimento Socialista e la coalizione di governo? Quali sono le responsabilità affidate al vostro partito in questo momento?

Noi prima delle elezioni abbiamo firmato un accordo di coalizione, di cui fa parte il Partito Progressista Serbo [del presidente Nikolić, N.d.R.].

Il Movimento dei Socialisti è responsabile per il Kosovo e Metohija. I serbi che vivono in quell’area hanno chiesto di essere rappresentati da Aleksandar Vulin, che è il presidente del nostro Partito. Non potevamo rifiutare la richiesta dei serbi del Kosovo e Metohija: il Movimento dei Socialisti è presente e radicato da anni nel Kosovo e Metohija ed è nostro dovere difendere e proteggere il popolo di questo territorio, che da secoli è abitato dai serbi.

Come si presenta la situazione in Kosovo in questo momento e qual è la posizione del partito su questa questione? Perché il Kosovo è cruciale nei piani della NATO per sottomettere la Serbia?

Un’informazione: quando si parla della provincia meridionale della Serbia, il termine Kosovo non è corretto, solo i terroristi la
chiamano così. Si dice Kosovo e Metohija. La situazione in Kosovo e Metohija è difficile: i serbi vengono quotidianamente picchiati e uccisi dagli albanesi, non hanno libertà di movimento e vivono costantemente nel terrore.

Ci si preoccupa molto del comportamento della cosiddetta “comunità internazionale”, che altro non è se non i responsabili del massacro a danno dei Serbi. Chiediamo che i negoziati tra Belgrado e Pristina siano garantiti dall’ONU e basati sulla risoluzione n.1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Su questa questione ci basiamo sulla Costituzione della Repubblica di Serbia e sulla risoluzione n.1244: la situazione è molto chiara, la Serbia non riconoscerà mai la formazione terrorista chiamata “Repubblica del Kosovo”. Possiamo negoziare su ogni tipo di problema, ma quello dell’indipendenza è fuori questione.

Il sistema schiavistico è attualmente molto in voga, dal sistema bancario fino allo sfruttamento dei lavoratori. In Kosovo e Metohija è avvenuta una vera e propria rapina: politici e generali della NATO hanno privatizzato aziende e miniere serbe, naturalmente senza chiedere nulla ai serbi stessi. C’è inoltre l’aspetto militare della collocazione geografica del Kosovo e Metohija da non dimenticare, e ogni sorta di altri elementi. Ma oggi, finalmente, la Serbia ha un governo che lavora per gli interessi dei suoi cittadini e non per la NATO.

In che modo operano le forze militari italiane presenti nel Kosovo? In quali altri modi agisce l’Italia in quel contesto?

È difficile per me rispondere a questa domanda, perché rispetto il popolo italiano, ma non si può nascondere la verità. Il popolo italiano è buono e pacifico, ma le azioni dell’ignobile governo italiano, con i soldati italiani che in Kosovo e Metohija partecipano con i terroristi albanesi negli abusi verso i serbi, reca dolore e terrore al mio popolo.

Recente è anche la separazione tra Serbia e Montenegro. L’Italia ha beneficiato fortemente della secessione, mettendo le mani su gran parte dell’economia montenegrina. Sai dirci qualcosa in proposito?

La Serbia e il Montenegro si sono separati pacificamente. L’unica cosa essenziale è che non vengano violati i diritti umani della comunità serba in Montenegro e che si sviluppino dei buoni rapporti.

Per finire, alcune domande sul vostro partito. Quando è stato fondato? Quali sono i suoi principi ispiratori e i suoi obiettivi?

Il Movimento dei Socialisti (Pokret socijalista, PS) è stato fondato nel 2008, come un tentativo di mostrare responsabilità nei confronti delle prossime generazioni. La nostra esistenza è basata sul marxismo. Siamo contro la globalizzazione, vediamo il futuro del mondo come un’unione di nazioni libere. L’obiettivo finale del nostro Partito è di creare felicità e libertà individuale e collettiva per il nostro popolo. È il fine della nostra azione politica. Il partito è stato fondato da Aleksandar Vulin e da Mihailo Marković. Potete trovare più informazioni sul nostro sito [http://www.pokretsocijalista.org/], la nostra pagina facebook e sul nostro profilo Youtube.

Come si pone il vostro partito riguardo alla prospettiva dell’adesione della Serbia all’UE?

Prendere impegni con l’Unione Europea non è necessariamente un’azione contro la Serbia, ma prima di tutto l’UE deve iniziare a rispettare la Repubblica di Serbia. I negoziati devono avvenire in entrambe le direzioni. Ora non avviene più come durante il governo precedente, in cui venivano accettate tutte le pretese dell’UE. Bisogna discutere sulle questioni concrete e l’integrità territoriale della Serbia deve essere rispettata. Il popolo serbo non ha fiducia dell’Unione Europea, e con buone ragioni. Non siamo contro il dialogo, ma esso deve basarsi sul rispetto reciproco.

Come valuta il vostro partito l’esperienza storica del socialismo jugoslavo? Che giudizio date del ruolo di Milosevic nella difesa della Serbia e della sua economia pianificata dall’imperialismo? Quali sono stati i suoi errori?

Il socialismo jugoslavo è stato positivo per il popolo, ma ha ceduto di fronte agli attacchi delle attitudini nazionaliste. Come conseguenza di ciò, è scoppiata la guerra.

Il mio Partito non ha a che fare con Slobodan Milosevic, ma lo rispetto come un vero combattente contro la globalizzazione e l’imperialismo. Il suo unico errore è stato di difendere i serbi. Quello che ho detto verrà capito solo dai serbi, non mi aspetto che voi capiate.

In che modo dovrebbero muoversi gli italiani progressisti, a tuo avviso, per sanare la ferita inferta all’amicizia tra i nostri popoli dall’aggressione del 1999 e da quanto ne è seguito?

Sì, l’Italia ha giocato un ruolo cruciale nel bombardamento del mio Paese. I serbi vengono ancora oggi discriminati pesantemente, derubati della loro tradizione culturale in Kosovo e Metohija. Siamo una nazione che sembra non abbia il diritto di vivere. Ma, come ho già detto, i serbi non odiano l’Italia. Dovete trasmettere questo messaggio a tutti in Italia: il governo italiano deve ritirare le truppe dal Kosovo e Metohija e smettere di recare danno al nostro popolo. Basterà dire al vostro popolo la verità riguardo a quanto successo in Serbia. Vi ringrazio a nome del mio popolo per questa intervista.



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