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I VIAGGI A MOSTAR

Il leghista in Croazia: aiuti e supercene con gli ustascia

Pasti a base di ostriche e champagne; alla fine il saluto al duce
L' organizzatore: "Che male c' e' a far del bene ai ristoranti?"

MILANO . A pochi chilometri c' e' la guerra. C' e' Mostar bombardata, sventrata, distrutta. Si combatte, si muore. Ma loro, gli inviati della parrocchia "a fin di bene", sono nel ristorante piu' elegante. Mangiano ostriche, bevono champagne. E alla fine fanno il saluto fascista. Tutti assieme. Perche' i compagni di tavolata sono i nazionalisti croati duri e puri, gli ustascia, quelli che allo stesso tempo rimpiangono Hitler e braccano i nemici. Il viaggio? Partono da Magenta, una cittadina alle porte di Milano. Si muovono per conto della Caritas parrocchiale: portano in Bosnia medicine, pasta, riso, vestiti. Passano in mezzo ai cecchini e sbarcano a Mostar, la citta' spaccata in due: a ovest i croati, a est i musulmani. Consegnano quello che c' e' da consegnare. E poi si dedicano al "divertimento": bar, ristoranti, amici. Appunto. Ci sono i racconti di chi li ha visti, ma anche le fotografie: mangiano, bevono e sognano un nuovo duce. Come "missionari laici", come "volontari generosi", non e' male. Il leader della compagnia si chiama Emanuele Torreggiani, ha 37 anni, vive a Magenta, e' direttore di un settimanale di politica e cultura: Citta' oggi. Per sedici mesi e' stato vicesindaco e assessore alla Cultura della giunta leghista: si e' dimesso la settimana scorsa perche' non sopporta piu' i lumbard ("avevo creduto nel Carroccio ma adesso ci sono troppi imbecilli"). Estroverso, stravagante, e' conosciuto come "lo Sgarbi di Magenta". Da giovane era missino, iscritto al Fronte della gioventu' . Di viaggi in Bosnia ne ha fatti dodici, uno al mese. Con i documenti della parrocchia in tasca. In citta' cadono tutti dalle nuvole. Don Fausto Giacobbe, responsabile della Caritas parrocchiale di Magenta, non sa niente delle super cene e dei saluti fascisti a braccetto con i nazionalisti croati in terra di Bosnia: "Torreggiani e gli altri amici? Hanno la nostra massima fiducia... Vanno spesso in Bosnia, portano un sacco di cose. Lo scorso dicembre hanno anche rischiato di morire: e' piombata una granata sul camion... In estate abbiamo anche ospitato una trentina di ragazzi bosniaci. E sul nostro conto corrente abbiamo raccolto 35 milioni, non e' poco". E lui, il protagonista? Emanuele Torreggiani non si sente "colpevole": "Chi ci critica dovrebbe venire con noi in Bosnia, sotto il fuoco di cecchini, invece di starsene a casa, in poltrona. Una volta al mese ci facciamo 3500 chilometri per portare le medicine a chi soffre. Perche' ci vado? Ma perche' si impara molto dai campi di battaglia, si impara a stare al mondo". E le supercene nei super ristoranti? "Sono fatti miei. Nel senso che sono soldi miei. Lasciamo Mostar e andiamo sulla costa a mangiare il pesce, che male c' e' ? Diciamo che faccio del bene ai ristoranti della zona, ne hanno bisogno". Ma che senso ha prendere ostriche e champagne a pochi chilometri da una guerra? "Lo ripeto: chi mi critica dovrebbe andare li' a rischiare la pelle. E comunque l' ultimo viaggio non l' abbiamo fatto per la parocchia ma per conto nostro". E le cene con gli ustascia? "Inevitabili. In zona di guerra incontri tutti. Non e' che puoi fare la differenza sottile tra Bianco e Buttiglione...". Nei viaggi Magenta Mostar c' e' anche, immancabile, Renzo Berra, titolare di una concessionaria di auto: "Vita brillante in Bosnia? Puo' succedere. Se ci invitano personalita' del luogo dobbiamo per forza accettare e andare in posti eleganti. Gli ustascia? Impossibile evitarli". Mentre la Caritas ambrosiana scarica i volontari gaudenti: "Non sono nelle nostre liste ufficiali. Li avra' inviati qualche sacerdote, qualche Caritas parrocchiale, noi non c' entriamo".

Postiglione Venanzio

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(30 marzo 1995) - Corriere della Sera



A Trento l' agghiacciante denuncia del segretario generale del Tribunale permanente dei popoli

Turisti per fare la guerra

" Weekend nella ex Jugoslavia divertendosi a uccidere "

TRENTO . C' e' anche il weekend di guerra tra le nuove forme di turismo aberrante, destinazione l' ex Jugoslavia e la Bosnia con i suoi tanti campi di battaglia. Si parte il venerdi' pomeriggio con un volo privato da qualche piccolo aeroporto europeo con tuta mimetica, scarponi da combattimento e molto spesso anche con armi al seguito. Ma altre armi sono comunque a disposizione . dietro lauto compenso . una volta giunti a destinazione in compiacenti campi di atterraggio non lontani dalle zone di combattimento. Arrivati sul fronte si puo' stare a guardare chi combatte, spara e morire. Ma si puo' anche partecipare alla battaglia, lanciandosi all' attacco di qualche postazione nemica usando un bazooka, ingaggiati come mercenari del fine settimana. Oppure e' possibile fare del cecchinaggio, del tiro al bersaglio umano. Ben riparati in qualche punto elevato si spara contro tutto quello che si muove nelle stradine del paese preso di mira: soldati, donne che portano una tanica d' acqua, bambini che inseguono un pallone. La denuncia di questo nuovo turismo di guerra e' stata fatta a Trento, nella seduta conclusiva del Tribunale permanente dei popoli, dal segretario generale dell' organizzazione Gianni Tognoni. E una denuncia che si affianca a quella del turismo sessuale, dei pedofili in particolare, alla ricerca nelle zone piu' povere del mondo di bambini sempre piu' piccoli.

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(30 marzo 1995) - Corriere della Sera