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APRILE 1944, ECCIDIO NAZIFASCISTA AD
OPICINA-OPČINE PRESSO TRIESTE (Il 2 aprile 1944 due
partigiani azeri in forza all’Osvobodilna Fronta –
Fronte di Liberazione della zona di Trieste,
infiltrati nell’esercito nazista, piazzarono una
bomba in un cinema di Opicina-Opčine frequentato da
militari germanici, uccidendone sette. I due si
chiamavano Mirdamat Sejdov - Ivan Ruskji - e Mehti
Husein Zadein - Mihajlo - e sono ritornati alcune
volte a Trieste dopo la Liberazione. Nel file
PDF l’intervento dello storico Sergio Zilli
alla commemorazione del 7 aprile 2013. Fonte Claudia
Cernigoi / La Nuova Alabarda
/ Diecifebbraio.info,
aprile 2013)
Altre pagine e link consigliati:
VIDEO:
video realizzato da
Miloš Ivančič della Združenje
protifašistov, borcev za vrednote NOB in veteranov
Koper (ASSOCIAZIONE ANTIFASCISTI, COMBATTENTI PER
I VALORI DELLA LLN E VETERANI DI CAPODISTRIA).
Il video consta di una introduzione storica su
Trieste e l'etnocidio subito dagli sloveni della
città dopo l'annessione all'Italia, una parte
centrale sulla Lotta Popolare di Liberazione con
rare bellissime foto dei "quaranta giorni" di
amministrazione jugoslava, e una parte finale sulla
strategia della tensione scatenata nel dopoguerra in
particolare, ma non solo, con la diffusione di
notizie false su "persecuzione degli italiani" e
"foibe" nel Carso
INTERVISTA A NERINO
GOBBO “GINO” comandante
del II settore della città di Trieste al momento della
Liberazione, deceduto nel maggio 2012 argomenti: Banda
Collotti, Decima Mas, Rione San Giovanni, Rione
Guardiella, Villa Segrè, Banda Steffè, foiba Plutone,
CLN (a cura de La Nuova Alabarda
- Trieste 2012 - anche su
JUGOINFO)
A
TRIESTE LA STORIA NON COMINCIA IL 1° MAGGIO 1945 argomenti: BANDA
COLLOTTI (ISPETTORATO SPECIALE DI PUBBLICA SICUREZZA),
“POLIZIA ECONOMICA”, GUARDIA CIVICA, MILIZIA DIFESA
TERRITORIALE ED ALTRE FORMAZIONI MILITARI, DECIMA MAS,
GUARDIA DI FINANZA, CLN, CORPO VOLONTARI DELLA
LIBERTA, COLLABORAZIONISMO (primo capitolo del libro Operazione foibe a
Trieste di Claudia Cernigoi, edizione 1997)
In occasione del
sessantesimo anniversario della Liberazione dal
nazifascismo abbiamo pensato di dare corpo all’idea
scaturita un paio di anni or sono nel corso di una
riunione del Comitato per le onoranze dei caduti della
Resistenza del rione di San Giovanni e Guardiella, e
cioè di scrivere delle brevi biografie dei partigiani
che sono ricordati sulla lapide apposta sull’edificio
del Narodni Dom di San Giovanni, in Strada di
Guardiella. Le note biografiche
sono tratte per la maggior parte dal libro curato
dall’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di
Liberazione “Caduti, dispersi e vittime civili dei
comuni della regione Friuli-Venezia Giulia nella seconda
guerra mondiale” (Udine 1991); ma per alcuni nomi che
non abbiamo trovato in questo studio dobbiamo
ringraziare il prezioso aiuto di Dragica Ule Maver della
sezione storica della Biblioteca di studi slovena (Odsek
za zgodovino), che li ha rintracciati nelle
pubblicazioni conservate nel loro archivio. Grazie anche al
professor Samo Pahor e a Silvio Pierazzi per le
testimonianze; un ringraziamento particolare a Nerino
Gobbo, “Gino”, che ha ricostruito per noi la vicenda
dell’attentato al garage di via Massimo D’Azeglio. Ci scusiamo
anticipatamente per eventuali errori od omissioni, ed
invitiamo chi fosse in grado di integrare o correggere
quanto scritto in questo testo a mettersi in contatto
con noi per dare vita ad una nuova pubblicazione, più
ampia ed esaustiva. I
dati sono aggiornati alla primavera del 2006.
SONO CADUTI PRIMA
DELL’8 SETTEMBRE 1943.
Slavko (Luigi Andrea)
ŠKAMPERLE, nato a Trieste, 18/6/10. Organizzatore del
movimento antifascista. Deceduto al carcere del
Coroneo il 13/8/40 nel corso dell’istruttoria del
“processo Tomažič”. “Durante l’istruttoria molti
detenuti vennero seviziati: morì sotto le torture
l’operaio Luigi Skamperle. Altri decedettero in seguito
o contrassero infermità inguaribili” (“Aula IV. Tutti i
processi del tribunale speciale fascista”, di A.Dal
Pont, A. Leonetti, F.Maiello, L. Zocchi, La Pietra
1976).
Josip (Giuseppe)
UDOVIČ, nato a Trieste nel rione di San Giovanni,
18/3/10. Partigiano EPLJ,
Segretario cittadino Osvobodilna Fronta - Fronte di
Liberazione di Trieste. Caduto a Trieste nel
corso di uno scontro a fuoco con i carabinieri il
14/1/43.
SONO CADUTI IN
COMBATTIMENTO DOPO L’8 SETTEMBRE
1943.
Bruno BIZJAK, “Rino”,
nato a Santa Croce-Križ, 18/01/23. Partigiano EPLJ III
Brigata d’oltremare. Caduto in combattimento
nei pressi del Monte Nevoso il 3/5/45.
Vittorio CANCIANI
(KOCJANČIČ), nato a Trieste, 26/3/24. Partigiano della
Brigata “Triestina” dell’Istria. Fucilato da forze
nazifasciste presso Mune Piccolo (Fiume) il 5/10/44.
Ivan DOUGAN, nato a
Trieste, 13/1/26. Partigiano EPLJ
Distaccamento Istriano Caduto in combattimento
a Palčje (S. Pietro del Carso) l’8/10/44.
Ferdinand DUJC, nato a
Muggia, 29/10/19. Partigiano EPLJ VII
Korpus, IV Brigata “M. Gubec, III Battaglione. Fucilato da forze
nazifasciste presso Čatež il 21/08/44.
Marij FERFOLJA, nato a
Trieste, 11/4/24. Partigiano EPLJ VII
Corpus, XIV Brigata, II Battaglione. Caduto presso Novo
Mesto il 21/01/45.
Guerrino FINOTTO, nato
a Trieste nel rione di San Giovanni, 22/11/17. Partigiano Brigata
“Garibaldi”. Caduto presso Skrbina
il 27/03/45.
Giovanni (Nino) GROPAIC
(GROPPAZZI), nato a Trieste, 3/3/20. Partigiano Brigata
Garibaldi “F.lli Fontanot”. Caduto presso Novo
Mesto il 21/03/45.
Josip (Giuseppe)
KASTELIČ (CASTELLI), nato a Longera, 7/11/13. Partigiano EPLJ VII
Korpus. Caduto presso Križe
nella Dolenska il 23/04/44.
Romeo KANTE (CANTE),
nato a Trieste, 12/5/03. Partigiano Brigata
“Garibaldi”. Caduto presso Lokavice
(Selva di Tarnova) il 5/11/44.
Marijan (Mario) KAVČIČ
(CAUCCI), nato a Trieste, 11/10/25. Partigiano EPLJ XIX
Brigata “Srečko Kosovel”. Caduto presso Tarnova
il 12/6/44.
Marja KERŠEVAN, nata a
Gabrje, 28/11/04. Partigiana XIX Brigata
Kosovel. Caduta in combattimento
a Stjak il 25/4/44.
Romano KLUN (COLONI),
nato a Trieste, 31/12/14. Partigiano EPLJ VIII
Brigata Končar, già soldato fanteria Battaglione
Speciale Lavoratori. Caduto presso Drvar,
Bosnia, il 23/5/44.
Herman (Ermanno)
MAKOVEC, nato a Komen-Comeno, 8/4/24. Partigiano Brigata
“Triestina” dell’Istria. Caduto presso Gradena
d’Istria il 3/10/43.
Cirillo Carlo MARTELANC
(MARTELLANI), nato a Barcola 1/5/13. Partigiano EPLJ I
Brigata “Proletaria”. Caduto presso Pozega
(Slavonia) il 16/4/45.
Ivan (Giovanni) MEZGEZ,
nato a Trieste, 22/8/23. Partigiano EPLJ II
Korpus, Distaccamento Marina. Caduto presso Predmeja
l’8/2/45.
Licerio MILLOCH, nato a
Izola-Isola d’Istria, 12/2/23. Partigiano dal 1944
nella Brigata “F.lli Rosselli”. Caduto presso Como il
31/12/44.
Edvard (Edoardo) SUDIČ
(SUDICH), nato a Trieste, 1/3/26. Partigiano EPLJ VII
Korpus, XII Brigata. Caduto presso Veliki
Čerovec, Gorjanci, Slovenia il 11/9/44.
TINTA Tullio, nato a
Trieste, 23/8/26. Partigiano EPLJ XVIII
Brigata “Basovizza”. Caduto presso San
Giacomo in Colle (ex provincia di Gorizia) il 3/11/44.
Janež VOUK, nato a
Trieste il 31/5/21. Partigiano dal 16/2/45
nel I Battaglione, V Brigata del IX Korpus. Deceduto in Slovenia il
6/7/45 per postumi di ferite riportate in combattimento.
Natale ŽIŽMOND, nato a
Trieste 17/12/25. Partigiano Brigata
Garibaldi, Battaglione “Alma Vivoda”. Caduto in località
ignota dell’Istria, novembre 1944.
SONO MORTI PRIGIONIERI
IN LAGER NAZISTI.
Miro (Vladimiro)
FARASIN (FAZARINC), nato a Trieste, 18/6/12. Partigiano Brigata
“Garibaldi”, IV Battaglione GAP. Deceduto nel campo di
sterminio di Buchenwald il 29/12/44.
Slavko (Vladislao)
FEKONJA, nato a Trieste, 7/11/13. Partigiano Brigata
“Garibaldi”, IV Battaglione GAP. Deceduto nel campo di
sterminio di Mauthausen il 18/04/45.
Giovanni GANDUSIO
“Virgilio”, nato a Koper-Capodistria, 29/10/04 Partigiano Brigata
“Garibaldi”, IV Battaglione GAP. Deceduto nel campo di
sterminio di Flossemburg il 10/11/44.
Vladimiro MARTELANC
(MARTELLANI), nato a Barcola, 8/5/05. Deceduto nel campo di
sterminio di Dachau 11/4/44.
Milena PERSIČ,
coniugata UDOVICH, nata a Trieste, 24/3/01. Attivista dal 1941,
partigiana EPLJ, Osvobodilna Fronta - Fronte di
Liberazione di San Giovanni. Deceduta nel campo di
sterminio di Auschwitz il 21/1/45.
Natale (Božidar
Diodato) SKABAR, nato a Longera, 10/12/12. Partigiano EPLJ
Osvobodilna Fronta - Fronte di Liberazione di San
Giovanni, Unità Operaia. Deceduto nel campo di
sterminio di Dachau il 5/1/45.
Mario SKERLAVAJ, nato a
Trieste, 13/8/25. Partigiano Brigata
“Garibaldi”. Deceduto nel campo di
sterminio di Mautahusen il 25/1/45.
Carlo SUDICH nato a
Trieste, 5/7/02. Partigiano EPLJ
Osvobodilna Fronta - Fronte di Liberazione di San
Giovanni. Deceduto nel campo di
sterminio di Flossemburg Leitmeritz il 5/2/45.
Luciano VESNAVER, nato
a Trieste, 19/1/29. Partigiano Brigata
“Garibaldi”, Battaglione “Alma Vivoda”. Disperso dopo la
liberazione dal campo di Buchenwald nell’aprile 1945.
Stanislav ZORMAN
Trieste, 4/3/20. Partigiano Brigata
Garibaldi, già soldato del Genio. Deceduto nel campo di
sterminio di Buchenwald il 5/1/45.
Per alcuni partigiani
siamo riusciti a raccogliere delle informazioni più
particolareggiate rispetto alla loro attività.
AZIONE ANTIPARTIGIANA
DELL’ISPETTORATO SPECIALE DI PS DI TRIESTE DI
AGOSTO/SETTEMBRE 1944.
Tra agosto e settembre
1944 l’Ispettorato Speciale di PS operò una vasta azione
repressiva che portò all’arresto di 75 partigiani, tra i
quali il dirigente comunista Luigi Frausin. Tra i
nominativi indicati nel rapporto (copia del quale si
trova nell’archivio dell’Odsek za Zgodovino di Trieste,
busta NOB 24) inviato in data 27/9/44 dall’Ispettorato
al Capo della Polizia, sede di Campagna, avente
“Oggetto: Azione contro la Federazione del Partito
Comunista di Trieste e l’Organizzazione informativa di
Polizia del Fronte Liberatore Sloveno, detto VOS
(Varnostno Obvasovalna Služba - Servizio informazioni
della difesa) e VDV” (Vojška Državna Varnosti - Esercito
per la difesa dello stato, inglobato nell’OZNA nel
dicembre 1944) come “consegnati alla Polizia Germanica
per i provvedimenti da adottare”, ci sono anche i
seguenti, che facevano riferimento al rione di San
Giovanni.
Giuseppe BARTOLI,
“Corvo” o “Iurel”, nato a Montona, 8/4/05. Partigiano Brigata
“Garibaldi” Trieste. Deceduto a Dachau il
26/09/44.
Ernesto NERI
(ČERNIGOJ), nato a Trieste, 30/10/04. Partigiano Brigata
“Garibaldi” Trieste, IV Battaglione GAP. Ucciso nella Risiera di
San Sabba, settembre 1944.
Carlo GABRIELLI,
“Peter”, o “Rino”, nato a Trieste, 7/10/17. Partigiano Brigata
Garibaldi Trieste, IV Battaglione GAP. Ucciso nella Risiera di
San Sabba il 24/9/44.
Bruno GHERLANI
(GERLANC), nato a Trieste, 26/6/12. Partigiano Brigata
“Garibaldi” Trieste, IV Battaglione GAP. Ucciso nella Risiera di
San Sabba, settembre 1944.
Giuseppe (Pino)
GIOVANNINI, “Severino”, nato a Trieste, 29/12/11. Partigiano Brigata
“Garibaldi”, intendente Battaglione “Alma Vivoda”; nel
rapporto dell’Ispettorato Speciale di PS risulta “membro
del Partito ed addetto al trasporto del materiale
occorrente con un camioncino che è stato sequestrato”. Ucciso nella Risiera di
San Sabba, settembre 1944.
Stanislavo GOICA
(GOJCA), nato a Trieste, 24/6/04. Partigiano EPLJ,
Osvobodilna Fronta - Fronte Liberazione di Trieste - San
Giovanni. Ucciso nella Risiera di
San Sabba, settembre 1944.
Ernesto METLIKA, nato a
Trieste, 14/10/08. Partigiano EPLJ,
Osvobodilna Fronta - Fronte Liberazione di Trieste. Deceduto nel campo di
sterminio nazista di Bergen Belsen, novembre 1944.
Josip (Giuseppe
Antonio) MIOT (MIJOT), “Marco”, nato a Trieste, 3/3/04. Partigiano Brigata
Garibaldi Trieste, IV Battaglione GAP. Ucciso nella Risiera di
San Sabba il 26/9/44.
Silvestro ROSANI
(ROŽANC), nato a Trieste, 30/12/26. Partigiano Brigata
“Garibaldi” Trieste, IV Battaglione GAP. Ucciso nella Risiera di
San Sabba il 26/9/44.
Giuseppe STERLE
(ŠTERL), nato a Trieste, 18/1/06. Partigiano EPLJ,
Osvobodilna Fronta - Fronte Liberazione di Trieste, S.
Giovanni; “membro del Partito ed arruolatore” secondo il
rapporto dell’Ispettorato Speciale di PS. Ucciso nella Risiera di
San Sabba, settembre 1944.
AZIONE DELL’ISPETTORATO
SPECIALE DI PS CONTRO LA “BANDA
BOSCO”.
In un rapporto
dell’Ispettorato Speciale di PS, datato 15/1/45,
leggiamo di un’attività repressiva nei confronti della
cosiddetta “banda Bosco”, così chiamata “dal nome del
capo Giuseppe Sustersich detto Pepi Bosco” definita “la
più temibile” sia “per numero di componenti che per
efferatezza di delitti”. Giuseppe Šušteršič, nato a
Trieste il 19/12/08, partigiano combattente già dal
1942, era stato arrestato e torturato dalla “banda” di
Collotti già nel ‘43; successivamente fu partigiano
della brigata Garibaldi “Trieste”, IV Battaglione GAP;
prese parte il 31/5/44 ad un attentato (fallito) contro
il prefetto Coceani; dopo la fine della guerra si
arruolò nel corpo della neocostituita Polizia civile e
morì il 30/12/45 per le conseguenze delle ferite
riportate durante la guerra. Proseguiamo la lettura
del rapporto dell’Ispettorato: “Il 27/12, ore 14 mentre
tre auto (…) appartenenti al Deutsche Berater sostavano
sulla strada di Basovizza dinanzi all’osteria Dodich ed
una parte degli autisti si trovava nel detto esercizio,
alcuni individui armati di pistole e mitra irruppero nel
locale e circondati gli autisti ingiunsero loro di
alzare le mani. Dopo averli perquisiti, con le loro
stesse auto li condussero in località Moccò alla sede di
un comando partigiano”. In seguito a questa
azione, scattò un’operazione repressiva dell’Ispettorato
Speciale, così descritta in un rapporto. “A seguito intelligenti
indagini svolte con spirito di assoluta abnegazione ed
intima comprensione del dovere dal Vicecommissario
Gaetano Collotti e la valida collaborazione
vicebrigadiere Antonio Cerlenco, riusciva ad accertare
luogo convegno banda “Bosco” capeggiata da noto
pregiudicato Giuseppe Susterisch detto Bosco forte di
una quindicina di elementi e dotata moderno e perfetto
armamento. Ieri sera 17 agenti questo Ispettorato agli
ordini preciso funzionario, militari X mas,
predisponevasi vasta azione rastrellamento in zona
strada di Longera. Verso ore 19 riuscivasi ingaggiare
combattimento con elementi Bosco che riuscirono a
sganciarsi. Venivano rastrellati 15 individui. Nel
conflitto restavano uccisi certo Persico Ugo (Guido,
n.d.a.) di Andrea n. a Trieste 1906 da parte nostra
agente ausiliario Carmelo Russo appartenente
all’Ispettorato speciale. Azione proseguita e
rintracciato un gruppo banditi a bordo auto Lancia Ardea
appartenente a Supremo Commissariato germanico (…) si
davano alla fuga. Nel conflitto certo Ricci Rino Cosimo
veniva ucciso. 2 feriti. Su cadavere Ricci Rino
venivano rinvenute una Sipe et pistola Berretta nonché
documenti sua appartenenza VDV (polizia partigiana) e
cui presume sua partecipazione a gravi delitti
effettuati in questa città”.
Guido PERSICO
(PERSICH), nato a Trieste, 25/2/06. Partigiano EPLJ,
Osvobodilna Fronta - Fronte Liberazione di Trieste, San
Giovanni. Ucciso da forze
nazifasciste a Longera il 27/12/44.
Rino Cosimo RICCI, nato
a Trieste, 9/1/26. Partigiano Brigata
“Garibaldi”, IV Battaglione GAP. Ucciso in fatto di
guerra il 29/12/44.
Nel corso di queste
azioni furono anche arrestati il giovane Bruno Kavčič
(era nato nel 1927, fucilato il 28 aprile 1945) ed i
suoi genitori, Giuseppe (morto a Dachau) ed Antonia, che
sopravvisse. Di questi arresti e delle torture e
violenze inflitte agli arrestati, fu accusato l’agente
dell’Ispettorato Speciale Bruno Luciani (note del
Pubblico Accusatore di Ajdovščina, in Arhiv Slovenije SI
AS 1827 fascicolo 34), arrestato a Trieste nel maggio
1945 e scomparso, quindi considerato “infoibato” dalla
storiografia corrente.
IL BUNKER DI VIA
VALERIO.
Secondo un rapporto (in
copia presso l’archivio dell’Istituto Regionale per la
Storia del Movimento di Liberazione di Trieste, n. 914)
dell’Ispettorato Speciale di PS di Trieste del 3/4/45,
in quella data fu svolta una “operazione nel rione
Guardiella San Cilino Sup. ove nel fabbricato
contrassegnato col n. 1801 è stato scoperto un bunker
costruito per ordine del noto bandito “Zitomir” Capo del
VDV verso la fine dello scorso dicembre. Nel bunker che
fu costruito da Comari Giuseppe e Coretti Sergio (…) –
confessi – è stata rinvenuta una valvola per radio
trasmittente potentissima, un cinturone con fondina in
uso nella Wehrmacht, scarso materiale propagandistico e
diversa corrispondenza – relazioni, ecc. A seguito di ciò è
stata operata una minuziosa perquisizione
nell’abitazione di Haas Ruggero (…) che ha portato alla
scoperta di corrispondenza varia del PKS, dal cui
sommario esame si rileva che l’abitazione stessa serviva
da Centro smistamento per i corrieri del PKS”. Secondo una ricerca del
professor Samo Pahor, la moglie di Haas, Albina Brana,
era membro della VDV di Longera e nel loro bunker erano
conservati dei documenti molto importanti. In seguito a questa
operazioni furono arrestati i coniugi Haas e la sorella
di Ruggero, Emilia, come risulta dal rapporto. “Haas Ruggero –
risultato appartenente al PKS egli partecipò alla
costruzione del bunker nella sua stessa abitazione e su
di lui gravano fondati sospetti di partecipazione al
noto attentato terroristico nel palazzo dell’università,
nonché ad altri attentati terroristici verificatisi in
questa città.
Silvio Pierazzi ci ha
raccontato di un attentato compiuto dalla GAP di
Guardiella contro un edificio nei pressi dell’Università
dove aveva sede una compagnia della Guardia Civica
(maggio 1944). L’attentato aveva praticamente distrutto
la sede, ed era stato proprio Haas a trasportare
l’esplosivo. Il rapporto prosegue
nominando: Bran Albina in Haas –
corriera propagandista del PKS. Haas Emilia – corriera
del Commissario Politico del PKS per la Venezia Giulia
Kiss”.
Zora BRANA, nata a
Trieste, 1/3/13. Partigiana EPLJ I
Battaglione. Coniugata con Ruggero
HAAS, nato ad Opicina (TS), 26/11/11. Partigiano Brigata
“Garibaldi”, IV Battaglione GAP. Furono fucilati ad
Opicina il 28/04/45 assieme ad altri 13 prigionieri, tra
i quali il corriere del Partito d’Azione Mario Maovaz. Emilia HAAS era
gravemente malata al momento dell’arresto e non fu
deportata, ma morì poco tempo dopo.
I MARTIRI DI VIA
D’AZEGLIO: 28/03/45.
Giorgio De Rosa,
“Felice”, nato a Trieste, 29/12/24; Sergij CEBRON, “Santo”,
nato a Trieste, 8/5/28; Livio STOK (STOCCHI),
“Cedro”, nato a Santa Croce, 9/2/25; Remigio VISINI,
“Ettore”, nato a Trieste, 26/8/25: Partigiani della
Brigata Garibaldi “Trieste”, IV Battaglione GAP,
impiccati per rappresaglia dai nazifascisti dopo
l’attentato al garage “Principe” in via D’Azeglio,
medaglie d’argento al V. M. alla memoria.
Il 27 marzo 1945 fu
compiuto un attentato al garage di via D’Azeglio, che
serviva da deposito per il carburante destinato alle
truppe nazifasciste. Sentiamo il racconto di Nerino
Gobbo, “Gino”, dirigente di Unità Operaia-Delavska
Enotnost, che aveva coordinato l’azione di sabotaggio. “Avevamo deciso di
sabotare il garage di via D’Azeglio perché c’erano
dentro dei mezzi di rifornimento per l’offensiva che la
X Mas stava preparando contro il IX Korpus (le forze
allora si equilibravano perciò si trattava di
un’importante offensiva ed era necessario fare il
possibile per impedirla). Siamo arrivati sul posto ed
abbiamo bloccato tutte le strade attorno al garage. In
quel punto c’era un presidio armato delle SS, ma questi
signori si sentivano spesso molto sicuri e qualche volta
di notte lasciavano lì il custode da solo. Ci eravamo
divisi i compiti: io e Silvio Pirjevec dovevamo entrare
nel garage e farlo saltare in aria, mentre gli altri
uomini a due a due dovevano, se succedeva qualcosa,
sparare, in modo da dare l’allarme e dare a me e Silvio
il tempo di scappare. Ad un certo punto è arrivato il
proprietario del garage: non i tedeschi o la guardia che
erano andati in un’osteria (così erano almeno le
informazioni che ci erano state date), il proprietario,
che faceva anche da guardiano. Noi lo abbiamo fermato,
obbligato a farci entrare e poi consegnato a due
compagni che avevano l’ordine di portarlo nella ritirata
con sé, di tenerlo prigioniero per motivi di sicurezza.
Invece al momento della fuga lo lasciarono libero e lui
fece successivamente la spiata. Noi due demmo fuoco al
carburante e ci mettemmo un po’ per uscire, ci siamo
mischiati alla gente che era accorsa e abbiamo preso
sottobraccio una ragazza con la quale abbiamo camminato
per un po’ e che ci disse “Se fossero tutti come voi non
ci sarebbero più i tedeschi a Trieste”. Così riuscimmo a
metterci in salvo, mentre i compagni fuori, avendo
sentito le bombe e visto le fiamme e non avendoci visti
uscire, devono aver creduto che eravamo rimasti vittime
dell’esplosione, quindi hanno iniziato una ritirata
disordinata invece di attenersi a quanto era stato
previsto nel piano. Perciò sono caduti in
un’imboscata alla Rotonda del Boschetto dove sono stati
arrestati: questi furono i martiri di via D’Azeglio”. Il quotidiano comunista
“il Lavoratore” ricostruì in questo modo gli arresti in
un articolo di pochi mesi dopo: Giorgio De Rosa fu
fermato da “una pattuglia della Guardia Civica al
comando del tenente Altieri (tuttora in circolazione)”,
con la quale c’era anche il guardiano del garage; e che
invece una pattuglia delle SS italiane “al comando del
noto Boldrin (anche questo in circolazione), faceva
irruzione nella casa del comp. D.” (cioè Donini),
piantonavano la casa ed arrestavano, la mattina
seguente, Sergio Stocchi, Livio Cebroni e Remigio Visini
che, avendo perduto il collegamento con gli altri, erano
andati da Donini a cercare notizie.
SONO CADUTI DURANTE
L’INSURREZIONE DI TRIESTE.
Francesco AZZARO
(ARZARRO), nato a Giarratana (RG), 24/1/20. Partigiano Comando
Città Trieste, II Battaglione. Caduto il 30/4/45.
Felice COSTANTE, nato a
San Severo (FG), 19/11/24. Partigiano EPLJ. Caduto il 1/05/45
Giovanni ZANETTI, nato
a Trieste, 12/11/21 Partigiano Comando
Città Trieste. Caduto il 2/5/45.
Oreste FRANCIA, nato a
Trieste, 26/9/25. Partigiano Comando
Città Trieste, I Battaglione. Deceduto il 24/5/45 in
seguite a ferite riportate durante la lotta.
Testimonianza di Milka
Cok (Ljuba) di Longera «Il primo bunker venne
costruito nell’estate del ‘44 sotto casa nostra, che si
trovava proprio dietro quello che adesso è l’asilo di
Longera, una vecchia osteria dove allora si erano
insediati i tedeschi. La gente entrava davanti ed usciva
dietro, sulla campagna, era in una posizione ideale per
quel tipo di movimenti. Poi ci accorgemmo di essere
spiati, ed un altro bunker venne costruito più su, dove
ora c’è il monumento. Consisteva in una piccolissima
stanza, dove potevano stare da 4 a 6 persone, ed un
piccolissimo cunicolo che portava sul monte. Il bunker
serviva come base per partigiani che stavano lì nascosti
di giorno e che uscivano la notte per compiere le loro
missioni. Allora avevo sedici anni,
facevo parte dello S.K.O.J. [1]; noi ragazzi avevamo
ognuno una zona della città dove andavamo di notte a
scrivere con vernice e pennello; la mattina, invece di
andare a scuola, nascondevamo tra i libri, nelle borse, i
volantini che venivano da Gropada [2] e li portavamo in
città. Poi accompagnavamo in Carso i giovani che volevano
unirsi ai partigiani: davamo loro degli attrezzi agricoli
e li portavamo attraverso Monte Spaccato, dove lavoravano
quelli della Todt [il servizio obbligatorio istituito dai
nazisti, n.d.a.] a fare fortificazioni, dicendo a questi
che i ragazzi andavano a lavorare in campagna. Passavamo
oltre, dopo un poco abbandonavamo gli arnesi ed i giovani
andavano fino a Gropada, da dove poi si sarebbero uniti ai
partigiani. Il giorno del
rastrellamento e del massacro (21.3.1945, n.d.a.) venne su
a Longera la “banda Collotti” con Collotti in persona. La
gente sospetta e schedata venne prelevata e condotta al
centro del dopolavoro che si trovava in fondo al paese.
C’ero anch’io con la mia famiglia, avevo due fratelli
partigiani, eravamo “sospetti”. Verso le 11 sentimmo i
primi spari, mitraglie, bombe a mano. Capii subito che si
trattava del bunker: qualcuno aveva fatto la spia. Mi
disse poi proprio uno della “banda Collotti” che c’era in
paese uno spione che andava di notte ad origliare sotto le
finestre dei compaesani. Quelli della “banda
Collotti” portarono tre compagni incatenati, tra cui anche
il padre di Danilo, che aveva il figlio nel bunker.
Volevano che lo aprisse, ma lui si rifiutò e lo uccisero.
Danilo mi raccontò poi che loro, nel bunker, avevano
deciso, se fossero stati attaccati, di attaccare a loro
volta e di non lasciarsi prendere vivi dai fascisti.
Durante l’attacco al bunker morirono Pavel, che era il
comandante, Stojan e Radivoj [3]. Gli altri tre si
salvarono nascondendosi dietro la nostra casa e si
rifugiarono a Gropada. Al dopolavoro chiamarono
fuori la mia famiglia e ci portarono tutti fino al bunker,
dov’erano stati messi in fila i quattro morti, anche il
papà di Danilo. Volevano che dicessi i nomi dei morti, ma
mi rifiutai, allora mi fecero andare tra i corpi e mi
minacciarono di uccidermi. Credetti davvero che sarei
morta, ma spararono solo una raffica che non mi colpì e
svenni. Mi riportarono poi a casa e di nuovo al bunker e
poi ancora di nuovo al dopolavoro. Lì vidi anche i loro
feriti (della P.S., n.d.a.), che vennero portati via
subito. Al pomeriggio mi chiamò
Collotti in persona; io non volevo andare perché avevo
visto Slavko (uno dei costruttori del bunker) che era
stato torturato ed era ancora fuori di sé, diceva che non
aveva potuto sopportare le torture, era irriconoscibile. Collotti mi disse che
sapeva tutto di me, di quello che avevo fatto, del cibo
che portavo nel bunker, di ciò che facevo a Borst e a
Gropada. Io negai di essere la figlia di Rodolfo Cok, lui
fece per picchiarmi ma si fece male da solo... allora mi
fecero ruzzolare giù per un piano di scale. La sera poi ci
portarono in via Cologna. Fu proprio il giorno
delle Palme che mi portarono nella stanza della tortura:
mi legarono ad una sedia, mi torturarono con
l’elettricità, mi bruciarono con le sigarette, mi
picchiarono, mi tirarono su con una corda legata alle
spalle torcendomi le braccia... una ragazza ebbe le
braccia spezzate, un compagno morì poco dopo. Nonostante
tutto non parlai e dopo dieci giorni ci portarono al
Coroneo dove ci passarono alle S.S.; là vennero anche mia
madre ed altri di Longera. Sentivamo di notte i camion che
venivano a prendere la gente per portarla in Risiera, ma
anche al Coroneo riuscivano a girare i fogli partigiani e
questo ci dava coraggio. Erano gli ultimi giorni
di guerra e ci dissero che ci avrebbero portato in
Germania. Ci condussero a piedi fino a Roiano: lì gli
uomini vennero caricati su un camion mentre noi aspettammo
tutto il giorno che venissero altri camion per portarci
via, ma non venne nessuno, perche a nord le strade erano
già bloccate. Così ci riportarono al Coroneo e dopo ci
rimandarono a casa. A Longera la nostra casa
era distrutta: una notte che pioveva e non potevamo
dormire ci eravamo messi di guardia contro i tedeschi: ma
ad un certo punto vedemmo arrivare i partigiani, da tutte
le parti venivano fuori i partigiani e questa è stata una
gioia così grande che non la posso descrivere».
La Risiera di San Sabba,
Trieste - stabilimento per la pilatura del riso edificato
nel 1913 - venne utilizzata dopo l'8 settembre 1943 dai
nazisti come campo di prigionia, e destinato in seguito
allo smistamento dei deportati diretti in Germania e
Polonia, a deposito dei beni razziati e alla detenzione ed
eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed
ebrei. Dal lager della Risiera di San Sabba a Trieste
saranno deportate nei lager nazisti circa 8000 persone, di
cui molti partigiani jugoslavi. Il 4 aprile 1944 venne
messo in funzione anche un forno crematorio.
Nel 1965 la Risiera di San Sabba fu dichiarata Monumento
Nazionale con decreto del Presidente della Repubblica.
Nel 1975 la Risiera, ristrutturata su progetto
dell'architetto Romano Boico, divenne Civico Museo della
Risiera di San Sabba.
Nell'ottimo video
"Fuma l camin" le immagini della Risiera con i versi
del poeta triestino Carlo Cergoly recitati da Moni Ovadia
e cantati dal gruppo di Alfredo Lacosegliaz.
(Fabio Muzzolon)