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COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA onlus

ITALIJANSKA KOORDINACIJA ZA JUGOSLAVIJU


siete nella sezione dedicata alla disinformazione strategica su "foibe" ed "esodo" ed al neoirredentismo italiano

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Legge 30 marzo 2004, n. 92

"Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati"

pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004

Art. 1.

    1. La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

    2. Nella giornata di cui al comma 1 sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero.

    3. Il «Giorno del ricordo» di cui al comma 1 è considerato solennità civile ai sensi dell’articolo 3 della legge 27 maggio 1949, n. 260. Esso non determina riduzioni dell’orario di lavoro degli uffici pubblici né, qualora cada in giorni feriali, costituisce giorno di vacanza o comporta riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 5 marzo 1977, n. 54.
    4. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Art. 2.

    1. Sono riconosciuti il Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste, e l’Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma. A tale fine, è concesso un finanziamento di 100.000 euro annui a decorrere dall’anno 2004 all’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata (IRCI), e di 100.000 euro annui a decorrere dall’anno 2004 alla Società di studi fiumani.

    2. All’onere derivante dall’attuazione del presente articolo, pari a 200.000 euro annui a decorrere dall’anno 2004, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.

    3. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 3.

    1. Al coniuge superstite, ai figli, ai nipoti e, in loro mancanza, ai congiunti fino al sesto grado di coloro che, dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale, sono stati soppressi e infoibati, nonché ai soggetti di cui al comma 2, è concessa, a domanda e a titolo onorifico senza assegni, una apposita insegna metallica con relativo diploma nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 7, comma 1.

    2. Agli infoibati sono assimilati, a tutti gli effetti, gli scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati. Il riconoscimento può essere concesso anche ai congiunti dei cittadini italiani che persero la vita dopo il 10 febbraio 1947, ed entro l’anno 1950, qualora la morte sia sopravvenuta in conseguenza di torture, deportazione e prigionia, escludendo quelli che sono morti in combattimento.
    3. Sono esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati soppressi nei modi e nelle zone di cui ai commi 1 e 2 mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia.

Art. 4.

    1. Le domande, su carta libera, dirette alla Presidenza del Consiglio dei ministri, devono essere corredate da una dichiarazione sostitutiva di atto notorio con la descrizione del fatto, della località, della data in cui si sa o si ritiene sia avvenuta la soppressione o la scomparsa del congiunto, allegando ogni documento possibile, eventuali testimonianze, nonché riferimenti a studi, pubblicazioni e memorie sui fatti.

    2. Le domande devono essere presentate entro il termine di dieci anni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Dopo il completamento dei lavori della commissione di cui all’articolo 5, tutta la documentazione raccolta viene devoluta all’Archivio centrale dello Stato.

Art. 5.

    1. Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è costituita una commissione di dieci membri, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri o da persona da lui delegata, e composta dai capi servizio degli uffici storici degli stati maggiori dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dell’Arma dei Carabinieri, da due rappresentanti del comitato per le onoranze ai caduti delle foibe, da un esperto designato dall’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste, da un esperto designato dalla Federazione delle associazioni degli esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, nonché da un funzionario del Ministero dell’interno. La partecipazione ai lavori della commissione avviene a titolo gratuito. La commissione esclude dal riconoscimento i congiunti delle vittime perite ai sensi dell’articolo 3 per le quali sia accertato, con sentenza, il compimento di delitti efferati contro la persona.

    2. La commissione, nell’esame delle domande, può avvalersi delle testimonianze, scritte e orali, dei superstiti e dell’opera e del parere consultivo di esperti e studiosi, anche segnalati dalle associazioni degli esuli istriani, giuliani e dalmati, o scelti anche tra autori di pubblicazioni scientifiche sull’argomento.

Art. 6.

    1. L’insegna metallica e il diploma a firma del Presidente della Repubblica sono consegnati annualmente con cerimonia collettiva.

    2. La commissione di cui all’articolo 5 è insediata entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e procede immediatamente alla determinazione delle caratteristiche dell’insegna metallica in acciaio brunito e smalto, con la scritta «La Repubblica italiana ricorda», nonché del diploma.
    3. Al personale di segreteria della commissione provvede la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Art. 7.

    1. Per l’attuazione dell’articolo 3, comma 1, è autorizzata la spesa di 172.508 euro per l’anno 2004. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.

    2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
    3. Dall’attuazione degli articoli 4, 5 e 6 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.





La VII Commissione della Camera dei Deputati, 
premesso che: 

con la legge 30 marzo 2004 n. 92 è stata istituita dal Parlamento italiano la «Giornata del ricordo», al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani, giuliani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale; 

tale giornata è dedicata alla celebrazione ed alla memoria della complessa vicenda del confine orientale e, all'interno di questa, del martirio degli italiani infoibati, del loro assassinio di massa organizzato dalle bande comuniste del maresciallo Tito, raccapricciante segno di una pulizia etnica che fu attuata in terre teatro di uno storico e tragico scontro di nazionalismi e che durò fino al 1948, provocando l'esilio forzato di 350mila italiani dall'Istria, da Fiume e da tutta la Dalmazia; 

il martirio non fu risparmiato né alle donne né ai bambini, né ai vecchi né ai sacerdoti, la cui sola colpa era quella di essere italiani; 

considerato altresì che: 

all'articolo 1, comma 2, della legge n. 92 del 2004 si fa espresso riferimento al fatto che tali commemorazioni debbano essere realizzate per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado e che istituzioni ed enti debbano favorire la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende; 

tali iniziative, inoltre, devono essere volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario ed artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica, ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero; 

negli ultimi due anni tale ricorrenza è stata celebrata da parte delle più alte cariche istituzionali; 

nonostante tutto, purtroppo, oggi in Italia c'è chi tende a minimizzare la tragedia delle foibe e dell'esodo e, paradossalmente, proprio la scuola è l'istituzione che tende a dimenticare maggiormente questa pagina tragica della storia italiana. Infatti i testi scolastici dovrebbero contemplare questa drammatica vicenda e, invece, in molti casi, la stessa non viene nemmeno menzionata, disattendendo in questo modo una delle principali finalità indicate dalla legge n. 92 del 2004; 

da tempo in molte scuole a parlare delle foibe e dell'esodo sono associazioni che il più delle volte tendono a minimizzare l'evento o comunque ad effettuare ricostruzioni che non corrispondono alle oggettività storiche, così offendendo i martiri italiani; 

pertanto pare necessario che per scongiurare questo pericolo sia più opportuno che a essere chiamati a ricordare e a spiegare nelle scuole questi tragici eventi siano i testimoni diretti di quei fatti, nonché studiosi che abbiano approfondito il tema con serenità e rigore, 

impegna il Governo: 

ad incrementare le iniziative nelle scuole sul tema di cui in premessa, avviando anche dei corsi di formazione per docenti e studenti mediante seminari di studio a loro dedicati e affidati a docenti che ne garantiscano il carattere scientifico; 

a garantire che, nel rispetto dell'autonomia scolastica, siano i testimoni di quelle vicende ad incontrare gli studenti al fine di trasmettere e conservare la memoria della storia e della tragedia dei confini orientali. 

«Frassinetti, Garagnani, Barbieri, Goisis, Granata, Ceccacci Rubino, Mazzuca, Barbaro, Giammanco, Murgia, Centemero, Palmieri, Rivolta, Aprea, Grimoldi, Lainati». 

Roma, 18 febbraio 2010




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19 feb - Voto bipartisan alla Camera: nelle scuole solo testimoni veri

venerdì 19 febbraio 2010

Solo i testimoni diretti della vicenda delle foibe potranno raccontare quel pezzo di storia nelle scuole. È quanto prevede una risoluzione del Pdl (prima firmataria la deputata Paola Frassinetti) votata all'unanimita' oggi in commissione Cultura alla Camera. 

"Ho voluto chiedere al governo garanzie che nelle scuole a parlare di foibe siano i testimoni diretti di quegli eventi -spiega Frassinetti, che e' vicepresidente della commissione Cultura- purtroppo negli ultimi tempi si sono verificati gravi episodi di negazionismo da parte di alcune associazioni che, ribaltando la verita' storica, travisavano completamente quelle tragiche vicende, arrivando addirittura a colpevolizzare gli italiani". Non solo "alcune scuole -ha aggiunto all'agenzia Dire la Frassinetti- hanno anche deciso di non parlare di questi argomenti di non ricordare". È accaduto, ad esempio, a Roma. 

Di qui la risoluzione, votata anche dall'opposizione, che punta a "incrementare" le iniziative di studio del tema negli istituti, ma anche a garantire un "maggiore controllo sulle associazioni -spiega Frassinetti- che vanno a raccontare ai ragazzi questo pezzo di storia". 

La risoluzione inizialmente prevedeva un albo di associazioni 'accreditate' dal ministero dell'Istruzione a parlare di foibe nelle scuole. Ma il Pd si e' opposto a questa soluzione. Cosi', alla fine, il testo prevede una sollecitazione al governo che dovra' vigilare in qualche modo su chi parlera' di foibe nelle scuole. La risoluzione prevede anche "corsi di formazione per docenti e studenti mediante seminari di studio a loro dedicati e affidati a docenti che ne garantiscano il carattere scientifico". 

(fonte diregiovani. it)



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Di seguito il commento di Claudia Cernigoi alla Risoluzione della Commissione Cultura della Camera dei Deputati


In tutto il testo della Legge n.92/2004 non compaiono le parole

martirio degli italiani infoibati, del loro assassinio di massa organizzato dalle bande comuniste del maresciallo Tito, raccapricciante segno di una pulizia etnica che fu attuata in terre teatro di uno storico e tragico scontro di nazionalismi e che durò fino al 1948, provocando l'esilio forzato di 350mila italiani dall'Istria, da Fiume e da tutta la Dalmazia

che sono state scritte dalla Commissione "cultura" (le virgolette sono d'obbligo, dato che tra l'altro sorge il dubbio di quanta cultura storica i membri della commissione abbiano).

Perché:

1) non di fu alcun "assassinio di massa" di italiani;

2) non ci fu alcuna "pulizia etnica";

3) le "bande comuniste del maresciallo Tito" storicamente non esistono perché si trattava dell'Esercito popolare di liberazione jugoslavo, facente parte a tutti gli effetti degli Alleati contro le forze dell'Asse;

4) gli "esuli" non furono 350.000 ma circa 200.000 e se ne andarono dalla Jugoslavia nel corso di vent'anni.

E questi quattro punti sono solo uno "spunto" di discussione.

Aggiungiamo la canzone arrivata seconda al festival di SanRemo e il trio Lescano e poi ci sentiremo del tutto in clima ventennio.


(21 febbraio 2010)

Vedi anche:
"EMERGENZA NEGAZIONISMO": LETTERA APERTA DEL DIRETTORE DELLA “NUOVA ALABARDA”
http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-emergenza_negazionismo_a_trieste..php
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6712



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Di seguito il commento di Giuseppe Aragno alla Risoluzione della Commissione Cultura della Camera dei Deputati:


http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=13731

Paola Frassinetti, il governo e le foibe: la verità è di Stato

Giuseppe Aragno - 24-02-2010


Ora si fa così: delle foibe nelle scuole parlano solo "testimoni diretti di quei fatti, nonché studiosi che abbiano approfondito il tema con serenità e rigore". Chi decida quale sia il confine tra serenità e dissenso non si capisce bene, né si sa chi garantisca che rigore non sia sinonimo di consenso o, peggio ancora, di allineamento alla vulgata politica che poco ha a che vedere con la storia. In quanto ai testimoni, chi dissente, cos'è, un "testimone falso"?
Domande senza risposte.

E' questa la nuova filosofia della storia e chi non è d'accordo stia zitto, parla chi riconosce un articolo di fede: l'Italia è innocente e il fascismo non c'entra. Così è se vi pare e lo storico racconterà solo ciò che lo Stato comanda.
La libertà di pensiero e quella d'insegnamento non esistono più.

C'è una versione ufficiale e politica. l'unica. Ne sono depositari i "testimoni diretti" - nuovi, viventi e inconfutabili documenti su cui fondare d'ora in avanti la ricerca storica - e non c'è possibilità di contraddittorio, verifica e valutazione critica. La verità è una, fissa, immutabile, eterna e, per certi aspetti, "rivelata". Verità di fede. Questo è quel che ha prodotto la discussione sulla "vicenda foibe" e guai a chi si discosta dalla verità della velina. Lo stabilisce una risoluzione del Pdl (la prima firma è quella della "nominata" Paola Frassinetti). L'hanno votata all'unanimita' in "Commissione Cultura" - proprio così: "Cultura" - alla Camera anche le sedicenti opposizioni.

Com'era da aspettarsi, non c'è stato clamore - e chi dovrebbe farlo? - nessuno se n'è accorto, nessuno s'è ribellato e la corporazione degli storici se n'è stata religiosamente zitta. Finché c'era da guadagnarci l'onore, la fama e le ricche prebende, l'intellettuale partiva lancia in resta in "difesa dei valori della Costituzione". Il mondo ormai è cambiato e i "commessi" del nuovo gruppo dominante si danno da fare. La loro funzione è quella di consolidare l'egemonia sociale del nuovo governo politico.

Nessuno lo dice, non so bene perché, ma non ci vuole molto a capirlo:
torna d'attualità il tema della "Grande Italia" e chissà che non stiano già sorgendo i "Comitati per l'Istria irredenta" e un "Movimento per la Corsica e la Tunisia italiane".

Per il momento, un punto a favore il neo-nazionalismo l'ha segnato: la verità è di Stato e gli insegnanti faranno bene a ricordarlo.
A questo punto la domanda è una, amara, ma necessaria: "C'è qualcuno che pensa ancora che l'Italia sia una "repubblica democratica?".



http://www.anvgd.it/index.php?option=com_content&task=view&id=8224&Itemid=111

giovedì 01 aprile 2010

L'Ufficio Scolastico Provinciale di Salerno (ex Provveditorato agli Studi) ha avviato un'indagine nella sua provincia sulle scuole che non avrebbero rispettato i dettami della legge istitutiva del Giorno del Ricordo. In particolare si citano gli eventuali casi di "manifestato dissenso verso la celebrazione istituita" per legge. (...) La circolare è riportata al sito http://www.provveditorato.starnet.it/circolari10/maap10/121.htm ma ve la proponiamo comunque nel suo testo integrale.

 
MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA
DIREZIONE REGIONALE GENERALE PER LA CAMPANIA
UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE DI SALERNO

Prot. n. 3118                                                                                                                                                Salerno, 19/03/2010

Circ.n. 121


AI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLE SCUOLE ED ISTITUTI D’ISTRUZIONE OGNI ORDINE E GRADO DELLA PROVINCIA - LORO SEDI

OGGETTO: Legge n. 92 istitutiva del “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime delle foibe. Interrogazione parlamentare n. 3-01160.


La Legge n. 92 del 30 marzo 2004 ha istituito il “Giorno del ricordo” che si celebra il 10 febbraio in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.

Secondo notizie di stampa il 10 febbraio 2010 i dirigenti scolastici e gli insegnanti di alcuni istituti scolastici romani si sarebbero rifiutati di celebrare il “Giorno del Ricordo” all’interno delle proprie scuole. Le notizie hanno fornito lo spunto per l’interrogazione parlamentare indicata in oggetto.

Tanto premesso si invitano le SS.LL. a verificare se, nelle scuole di rispettiva competenza, siano avvenuti casi analoghi a quelli segnalati dal parlamentare interrogante, facendo conoscere gli eventuali provvedimenti adottati.

Si prega di riscontrare la presente solo nei casi in cui  è stato manifestato dissenso verso la celebrazione istituita con la norma citata.

IL DIRIGENTE
Luca Iannuzzi
F.to Chiariello














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