[Sul pogrom di Odessa si veda la documentazione sul nostro sito:
Più in generale, sul regime neonazista instaurato in Ucraina nel 2014 e la ribellione dei territori del Donbass si veda:
 
 
Inizio messaggio inoltrato:
Da: Comitato Ucraina Antifascista Bologna <This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.>
Oggetto: A sette anni dal più recente eccidio nazista in Europa
Data: 1 maggio 2021 21:25:04 CEST
 

A SETTE ANNI DAL PIÙ RECENTE ECCIDIO NAZISTA IN EUROPA: LA STRAGE DI ODESSA

In Donbass la guerra non è mai finita, le recenti tensioni tra Russia e Ucraina/Nato potrebbero portare ad uno scontro ben più ampio.
Il 2 maggio 2014 in Ucraina si è consumato un'orribile pogrom. Nel Paese si era da poco insediato un Governo salito al potere grazie a delle ambigue mobilitazioni di piazza supportate da potenze straniere, un Governo sostenuto e condizionato da forze palesemente naziste. Quel giorno in molte città la popolazione protestava contro il ritorno del fascismo al potere, infatti durante l'occupazione nazista l'Ucraina aveva già conosciuto quei criminali. Ad Odessa era in corso un normale presidio antifascista di fronte alla locale sede del sindacato, vi partecipavano alcune centinaia di persone. Orde fasciste attaccarono quel presidio costringendo i manifestanti a cercare rifugio nella sede del sindacato. L'edificio venne circondato e dato alle fiamme, le porte l'ingresso vennero bloccate, l'acqua venne chiusa per non consentire l'uso degli idranti, molti morirono nell'incendio. Chi cercava di fuggire dalle finestre veniva bersagliato con armi da fuoco o finito a sprangate. Stessa sorte che toccò a molti di quelli che erano riusciti a scappare dalle fiamme. Alcuni vennero portati via dai fascisti e non se ne seppe più nulla. Nel resto della città durante tutto il giorno e la notte i fascisti scatenarono la caccia all'uomo contro gli antifascisti. Ad oggi ancora non sappiamo quante persone furono assassinate in quel massacro e nelle altre aggressioni: il Governo ucraino non ha ritenuto necessario fare delle serie indagini e non ha incriminato nessuno, benché siano disponibili eloquenti video che non lasciano margini di dubbio. Per l'Ucraina il massacro di antifascisti non è un problema.
Gli antifascisti di tutto il mondo ogni 2 maggio si raccolgono per commemorare i martiri di Odessa. Quest'anno in Italia si è deciso di organizzare una mobilitazione nazionale articolata sui vari territori. La situazione in Donbass è estremamente critica e potrebbe presto precipitare, per questo vogliamo far sentire forte la voce degli antifascisti in Italia che sostengono la lotta di chi resiste sia nel Donbass, che nel resto d'Ucraina.
 
Coordinamento Ucraina Antifascista2021
 
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IL POGROM VISTO DA CHI LO HA COMPIUTO
 
Riproduciamo di seguito la testimonianza di "Laslo" (pseudonimo di un giovane militante di estrema destra ucraino che partecipò al pogrom di Odessa) raccolta dal suo psichiatra italiano, il noto prof. Sergio Caruso di Firenze, recentemente scomparso. Il documento era stato fatto da noi circolare già quando era trapelato nel 2015.
 
 
PREMESSA
 
Ho chiesto a chi ha tradotto queste righe di farle leggere ed analizzare ad uno psicologo per poter far capire che uno non è un mostro solo perché per una serie di circostanze si trova una volta nella vita a PARTECIPARE a delle mostruosità. Io stesso che non posso leggere la traduzione mi fido di chi l'ha fatta e non posso ancora dire se devo mettere o no il punto interrogativo al PERCHE' L'HO FATTO ( ? ) .
 
 
Mi chiamo LASLO (nome non vero ma scelto da chi scrive ) e sono nato 23 anni fa in una città 40 km dal confine con la Polonia . I miei genitori hanno voluto che nascessi dopo la caduta dell' Unione Sovietica perché fossi così un ukraino libero ed indipendente.
Nella mia città il 90 per cento della popolazione è ukraina e difficilmente ha rapporti d'amicizia con chi ha origine russa . Mio padre e mia madre sono sempre stati uniti nel darmi un'educazione onesta che però non transigesse dal farmi capire l'importanza della mia razza e della storia della mia famiglia . 
Mio nonno ha avuto, comunque, il ruolo più importante nell'imprimermi nella mente quanto i bolscevici hanno fatto di male al mio popolo ed in particolare alla Galizia.
Fin da piccolo mi ha raccontato tante storie di uomini col cappotto lungo nero che prendevano possesso delle nostre case obbligandoci a dividerle con gli altri . Mi ha raccontato di quanto i russi; anziché essere ospiti, si siano a poco a poco sentiti come padroni in casa nostra obbligandoli a vivere con uomini che di umano non avevano niente. 
Le storie finivano però con la loro vittoria e la soddisfazione della vendetta quando alla guida di Stepan Bandera erano riusciti a scacciare ed uccidere gli usurpatori . Poiché questi racconti erano la base d'insegnamento per tutte le famiglie noi ragazzi giocavamo sempre in un'immaginaria guerra contro i bolscevici che chiamavamo dopo l' indipendenza russi o mascalin .
Già verso i 15 anni i racconti erano più particolareggiati, i film della guerra contro i tedeschi che davano alla televisione servivano solo ad incattivirci ancora di più e di solito, io no, ma alcuni dei miei amici più grandi dopo questi film cercavano qualche ragazzo di origine russa e lo picchiavano o lo seviziavano in vari modi .
Nella nostra cultura, ma anche nella nostra storia il vero modo di eliminare un nemico è di bruciarlo vivo e sempre veniva rievocato quella che durante la guerra era stata la caratteristica della “divisione Galizia” e cioè di chiudere gli abitanti dei villaggi nelle loro case e di incendiarle. Si raccontavano i vecchi che levato le grosse eliminazioni dove i tedeschi preferivano fucilarli quando i catturati erano pochi il compito di impiccarli era riservato ai galiziani .
Io non ho mai partecipato a nessun pestaggio anche se non ho mai stretto amicizia con un russo o un biellorusso e non mi sono mai sentito discriminato dai miei compagni che lo facevano.
L'educazione che ho avuto è sempre stata d'onestà e di lealtà e non sono mai stato educato alla violenza, anche se solo il nonno avrebbe voluto che fossi un po' più impegnato nei gruppi patriottici specie se vicini a “pravi sector”. 
Nella mia città il 1 maggio ed il 9 maggio sono sempre state feste segnate in rosso ed i festeggiamenti sono sempre stati organizzati dal Comune con nastrini arancio (oro) e neri e con discorsi antifascisti tenuti in piazza, e questa cosa è sempre stata vissuta con rabbia repressa ed inpotenza da parte dei vecchi e dei giovani più nazionalisti, perciò i miei compagni più impegnati quando sono diventati più grandi hanno prima cominciato con le scritte sui muri inneggianti a Bandera , poi col sovrapporre o la svastica o il simbolo di pravi sector sui manifesti (specie quelli dell'9 maggio) ed infine da due anni lo sfidare tutti sfilando per alcune vie della periferia con gagliardetti della div Galizia, con la foto di Bandera e le badiere ukraine con i nastrini neroerossi .
Io non ho mai partecipasto a nessuna azione ne' a nessuna parata anche se la solidarietà della gente nei confronti di queste manifestazioni è sempre stata molto calorosa .
Gia da novembre i miei compagni dicevano che stava per succedere qualcosa di grande, alcuni ragazzi, che però io non frequentavo perché più grandi, erano andati a fare degli addestramenti in campi che avevano per addestratori dei veri ufficiali americani.
A gennaio i vari luoghi di riunione più nazionalisti erano in fermento, c'erano state le prime proteste a Kiev ed a metà gennaio si erano formati i primi convogli che partivano dalla mia città per “conquistare Piazza Maidan“. Io non ha mai partecipato per volontà di mia madre, amche se mio padre diceva che non serebbe successo niente, e non ho mai chiesto il permesso di seguirli . 
Gli eventi di piazza Maidan gli hanno dato ragione ed a rivoluzione avvenuta altri ragazzi ed anche alcune ragazze sono partiti per Kiev salutati da molta gente come veri combattenti ukraini .
I mesi successivi nella mia città sono stati sempre tranquilli anche se quelli di etnia russa hanno vissuto spesso delle prepotenze quasi da tutti .
Verso il 1 maggio alcuni dei più grandi hanno cominciato a pubblicizzare un viaggio ad Odessa per dare, come dicevano loro, una svegliata alla “ città mamma “ . 
Si doveva trattare di una scampagnata di due giorni con viaggio e mangiare tutto pagato per cui io ho deciso di partecipare ed ho convinto anche mia sorella con una sua amica a venire con noi.
L'atmosfera del viaggio era quella di una festa e levato qualche sfottò fra gli ultras di altre squadre di calcio il clima era del tutto sereno e la sera addirittura c'era stata la visita ed un saluto per noi tutti del premier Yatzeniuk venuto a salutarci con la moglie.
Così era passato il primo maggio .
Contrariamente a quello che tutti pensano non c'è stata una azione coordinata ma il frutto di improvvisazioni fatte da vari gruppi più o meno autonomi. C'era si un gruppo più grande che già dalla mattina si era organizzato per entrare alla Casa del Sindacato ma per quanto ne sapessi io le persone che avevano partecipato al 1 maggio erano ancora fuori e dentro potevano esserci solo quelli che ci lavoravano .
La notte l'avevo passata con mia sorella nell'autobus ed avevamo già programmato di fare un giro per Odessa prima di cominciare la sfilata , poi tutto è precipitato.
Il nostro gruppo si è unito a quello di Lviv che sarà stato di 4o5 autobus ed è da li che sono cominciati gli ordini che ci riguardavano . 
Le ragazze, compresa mia sorella e la sua amica, sono andate via fra di loro e noi abbiamo cominciato a fare un po' di schiamazzo ed ad attaccare quelli che c'erano in piazza distruggendogli le tende.
Qualcuno, a questo punto dirò che sono stati i più fortunati, ha avuto uno scontro con i più aggressivi mentre la maggioranza è scappata per proteggersi nella Casa del Sindacato . 
Io, con altri che non avevano partecipato alle botte, li abbiamo rincorsi all'interno dove però abbiamo visto che c'erano altri di noi con delle taniche di vari colori e tutti rigorosamente col volto mascherato . C'è stato li un primo scontro con quelli che venivano dalla piazza per scappare mentre molti di quelli che noi inseguivamo riuscivano ad entrare nelle stanze del primo piano (credo piano atrio) ed a chiudersi dentro. Abbiamo provato a sfondarle ma è stato inutile ed è li che qualcosa è cambiato in me ma penso in molti di noi.
Il senso d'impotenza davanti a quei portoni che resistevano mi ha reso via via sempre più aggressivo ed abbiamo provato con tutto prima di deciderci a dargli fuoco, poi ,la lentezza con cui si incendiavano, faceva crescere sempre più la rabbia che sfogavamo con quelli che continuavano ad entrare per sottrarsi al linciaggio che era cominciato fuori in piazza.
Avevo l'adrenalina al massimo ed ero riuscito a staccare il piede di una seggiola così quando ho avuto un odessino vicino l'ho colpito e poi non sono più riuscito a fermarmi. Di quei momenti ricordo pochissimo ma solo che ho picchiato altri con quel legno fino a farmi sanguinare la mani poi ho riacquistato una certa lucidità che serviva solo a farmi eseguire gli ordini che mi venivano dati . 
Di tutto quel caos e quelle urla ricordo solo che il portone era ceduto, che per le scalinate c'era il fuoco e che alcuni dei capi (quelli col cappuccio che erano poi gli ultra del Dnipo) avevano le pistole in mano e di tanto in tanto sparavano. 
Al nostro gruppetto ci portavano dei ragazzi e noi dovevo legargli le mani con della corda già tagliata, poi loro li portavano via ed altri ne portavano altri.
Mi ricordo di un paio di ragazzi che si ribellavano e che non c'era verso di legarli ed a quel punto è venuto uno con la pistola a gli ha sparato nella testa. Era la prima volta che vedevo uccidere una persona ma gli ordini di continuare erano incalzanti per cui dopo un po' tutto è passato ed abbiamo continuato poi non ne hanno portati più e a noi che legavamo ci hanno detto di salire sopra e ripensandoci adesso non so perchè non sono scappato . 
Non c'erano grandi incendi ma sia per le scale che nel salone al primo piano c'erano ragazzi ( quelli stessi che avevamo legati ) che stavano bruciando alcuni ancora vivi si rotolavano altri ormai immobili già spenti e neri dalla cintura in su. 
Da un armadio ne hanno trovato uno nascosto e prima lo hanno picchiato poi gli hanno versato un liquido verde e gli hanno dato fuoco e mentre, in fiamme, cercava di scappare da tutte le parti lo facevano cascare e cosi per varie volte poi non si è più rialzato. Dopo un paio d'ore è arrivato l'ordine di uscire tutti perché con le molotov stavano attaccando da fuori mentre gli ultras del dnipro davano fuoco dall'interno .
Non riuscivo a trovare mia sorella anche se sapevo che l'avrei rivista all'autobus, così sono rimasto con gli altri a fare festa fuori ed a familiarizzare con gli altri gruppi , fra cui ho conosciuto anche un italiano a cui ho detto di avere una zia vicino a Firenze (non scrivere la località ) . 
Verso le 6/7 la sera siamo tornati agli autobus, ognuno raccontando i particolari di ciò che aveva fatto ma io non avevo più la carica di adrenalina e sinceramente mi sentivo un po' vuoto anche se cercavo di comportarmi come gli altri .
Arrivato all'autobus ho trovato mia sorella che stava rannicchiata addosso alla sua amica e quando mi ha visto mi ha abbracciato ed ha cominciato a piangere ed a dirmi che si sentiva male e che voleva tornare a casa. Io gli ho detto che saremmo partiti la mattina successiva ma lei ha insistito a dirmi che voleva andare via perchè si sentiva male e quasi gli sono prese le convulsioni allora sono andato dal capo del nostro gruppo a chiedergli cosa dovevo fare e lui mi ha detto che avrebbe cercato una macchina per mandarla via tanto aveva ancora molti soldi per la trasferta così dopo poco, infatti, è venuto un ragazzo di Odessa con una Crysler per portarla a casa.
Fra le lacrime ha cominciato a dirmi che voleva che andassi con lei ma io ho cercato di fargli capire che non potevo lasciare il gruppo, che l'avrebbe accompagnata la sua amica ma poi, siccome non voleva sentire ragioni,quasi a forza l'hanno caricata e sono partiti .
Questa cosa mi ha dato molta noia e la sera, anche se tutti festeggiavano e bevevano, io sorridevo a tutti ma non mi divertivo ed alle 10 ero già sul bus a cercare di dormire .Ho avuto continui dormi veglia ma nessun cattivo sogno ed aspettavo solo la mattina per telefonare a casa e sapere se era andato tutto bene .
Intanto gli altri erano ritornati alla casa del sindacato ed avevano cercato di portarmi con loro per fare un sopralluogo anche perchè la milizia faceva passare solo alcuni di noi che appartenevano a non so a quali gruppi anche se il nostro capo era uno di quelli . Io non avevo la minima idea di cosa ci fosse dentro perchè la sera prima quando ci avevano detto di uscire c'era poca luce ed io praticamente non mi ero mosso dal salone dell'ingresso ed solo un po' per la scale, ed anche se avevo si visto dare fuoco a qualcuno in quell'atmosfera euforica sembrava quasi un video game ed i corpi che erano sulle scale si intravedevano appena per il buio e perchè scuriti dal fumo .
Per non essere diverso anch'io sono entrato e con la luce ho visto uno spettacolo diverso per quanto altri ragazzi come noi sembravano muoversi con disinvoltura salendo e scendendo ai piani di sopra mentre alcuni erano di guardia alle scale che scendevano nel sottosuolo e non facevano passare che quelli che loro conoscevano . Con la scusa di dover telefonare sono uscito e mi sono incamminato all'autobus da dove verso la 11 ha chiamato a casa . Mi ha risposto mia madre molto arrabbiata perchè stava cercandomi dalla sera prima quando alla tv avevano cominciato a parlare degli scontri ad Odessa, poi quando gli ho detto che mia sorella non era con me ma stava arrivando a casa per conto suo mi ha letteralmente aggredito minacciandomi di non tornare a casa se avesse saputo che avevo partecipato alle risse . Alle 3 del pomeriggio siamo ripartiti con l'atmosfera più euforica di quando eravamo arrivati ed io non avevo avuto il coraggio di telefonare a casa e stavo con la speranza che mi chiamasse mia sorella e questa è stata anche la scusa che adducevo del perchè non partecipavo alle loro feste. Fortunatamente verso le 11 dormivano tutti ed anche io nonostante il pensiero e la voglia di sapere se era arrivata mia sorella mi sono addormentato . Il giorno successivo alle 9 di notte dopo 18 ore di viaggio siamo arrivati a ….. e con molta incertezza vi sono avviato a casa .
Ho aperto il portone e sono salito, c'era silenzio e quando sono entrato mia madre non mi ha degnato di uno sguardo . Ho chiesto se ….. era arrivata ma lei non mi ha risposto allora sono andato in camera da mio padre che mi ha minacciato di non lasciare più sola mia sorella e di non portarla più dietro quando c'erano queste cose , poi mi ha chiesto cosa avevamo fatto poiché alle tv già cominciavano ad esserci le immagini ed il numero dei morti anche se lui era convito che si fosse trattato di scontri fra di noi e che quindi avevamo fatto bene a dargliele . Ho chiesto di vedere mia sorella prima di andare a letto ma mia madre mi ha detto che lei non mi voleva vedere poi ha aggiunto che col tempo gli sarebbe passata .
Lei non è più uscita dalla sua stanza, non mi ha voluto vedere e dopo tre giorni il 7 maggio una mattina mia madre l'ha trovata morta .
Eravamo tutti ancora a letto quando si è messa ad urlare e quando sono arrivato con mio padre ci ha aggredito urlando e ritenendoci gli unici responsabili, maledicendoci assieme alla nostra politica ed al fatto che non l'avremmo dovuta coinvolgere con le nostre storie. Intanto i vicini richiamati da quelle grida erano accorsi prima davanti alla porta e poi dentro e proprio uno di questi si è accorto che c'era una specie di biglietto sul comodino di mia sorella, ma mia madre glielo ha strappato di mano urlando a tutti di uscire e chiudendosi a chiave in camera con lei .
A nulla sono valse le richieste e le minacce di mio padre per poter entrare e solo l' arrivo della milizia l'ha costretta ad aprire la porta . Uno dei due milizionieri che conosceva mio padre ha cominciato a farsi raccontare qualcosa da lui perchè mia madre stava attaccata al letto e non smetteva di piangere . Nessuno ha saputo mai di quel biglietto e la causa della morte è stata attribuita a suicidio per eccesso di sonniferi, quegli stessi che mia madre gli aveva portato per aiutarla a dormire.
Il giorno dopo mia madre è sparita ed alla milizia hanno cominciato a cercarla pensando al peggio poi dopo 2 giorni ci hanno comunicato che era da una sua sorella ( cugina ) e che non aveva per il momento voglia di tornare a casa, così io e mio padre siamo partiti per il villaggio di ….
Quando ci ha visti non ci ha neppure degnati di uno sguardo poi l'odio verso di noi ha avuto il sopravvento ed è partita da me buttandomi in faccia il suo ultimo biglietto “ vorrei morire come sono morti quei ragazzi ma sono troppo vigliacca” allora mi ha chiesto cosa le avevo fatto fare e quanto io avessi fatto di tutto quello scempio che ormai le televisioni avevano cominciato a mandare in onda . Cercavo di rispondergli ma non mi ascoltava e subito si è scagliata contro mio padre che mi aveva allevato facendomi destinatario dell'odio suo e di suo padre senza mai porre un limite a quello che era umano e quello no . Io continuavo a dirgli che noi non avevamo fatto niente solo delle passeggiate ad Odessa e che c'eravamo tenuto lontani dai tafferugli ma ormai lei non mi ascoltava ed urlava a mio padre che aveva allevato un mostro , che avrebbe chiesto il divorzio e che non avrebbe più voluto vederci per tutta la vita poi era scappata in casa ed il marito di mia cugina ci aveva detto di andare via e che se fosse cambiato qualcosa ci avrebbe telefonato .
Mio padre in quei giorni ha cercato di sapere il mio ruolo in tutti quegli eventi ed io mi sono limitato a dirgli che sono sempre stato fuori dall'edificio ed al massimo ha tirato qualche molotov . 
Non so se ci avesse creduto perchè mi ha ricordato di non avermi mai incitato ad uccidere nessuno e li allora sentendomi il solo responsabile di tutto gli ho ricordato che lui ed il nonno sempre mi hanno detto che era nel la nostra storia e nel nostro DNA di uccidere i nemici con il fuoco e che era sempre andato fiero di come anch'io odiavo i russi .
Tornati a casa una sera è venuto il padre dell'amica di mia sorella e senza mezzi termini mi ha detto che se fosse capitato qualsiasi cosa a sua figli mi “avrebbe ammazzato” così e per tante altre cose ho detto che sarei partito per l'Italia, che avevo contattato su Odnoklassnik la cugina di mamma e che il capo del nostro gruppo mi avrebbe fatto avere il visto in un paio di gg con i suoi appoggi all'Ambasciata Italiana .
Non ha portato che poca roba tanto ormai era già caldo e da Lviv sono andato alla frontiera . C'era una lunghissima coda perchè i controlli erano stati affidati alla guardia nazionale che respingeva tutti i ragazzi giovani anche con i documenti in regola e maltrattava anche pesantemente tutti quelli con cognome di origine russa anche se con documenti ukraini. Per me è stata la stessa cosa prima mi hanno spintonato in un angolo poi con la scusa di interrogarmi mi hanno tirato qualche cazzotto e solo quando ho fatto vedere la lettera che mi aveva dato il mio capo gruppo mi hanno lasciato in terra in attesa di un superiore . Quando questo è venuto mi ha fatto sedere ed ha cominciato ad interrogarmi sul mio ruolo ad Odessa e li mi ha fatto venire alla mente quel che avevo fatto, gli ho detto che io avevo il compito di legarli , che ho dato fuoco ad un paio di ragazzi (anche se non era vero ormai avevo paura anch'io ) e che essendo senza passamontagna adesso dovevo andare via . Era quanto era scritto sulla lettera ed una volta descritto come era fatto il salone del piano terreno del palazzo dei sindacati ha capito che ci ero stato veramente , mi ha offerto un pacchetto di fazzolettini una bottiglia di vodka per il viaggio delle birre e dei sacchetti di roba da mangiare anche se gli dicevo che c'avevo tutto .
Sono arrivato in Italia a Firenze dopo 1 giorno e mezzo ed ho trovato alla stazione del bus la cugina di mia madre e suo marito .
 
 
CONCLUSIONE
 
Le poche pagine che ho scritto non sono dettate da nessun rimorso perchè quello che è successo ha avuto nella mia esperienza il turbamento che può lasciare l'aver causato un incidente nel quale sono morte alcune persone. Non ho incubi ne' sogni ricorrenti ed anche se in un primo momento ho pensato che le idee di mio padre e di mio nonno potessero aver pesato su quello che ho fatto poi un'altro ragionamento li ha completamente scagionati . Nessuno insegna ai propri figli il ribrezzo verso i serpenti eppure la quasi totalità di noi li detesta e se ha la possibilità gli schiaccia la testa . La stessa cosa io ed i miei compagni la proviamo verso i russi e verso la loro lingua .
Riconosco che la cugina di mia madre mi ha accolto come un figlio ma quando ho saputo che il suo nome e cognome ukraini erano solo acquisiti ma lei era ukraina di etnia russa non ho potuto fare altro che andare via da quella casa.
L'unico ricordo triste è quello per mia sorella ed il dolore per averla mandata via da sola ma anche questo verrà metabolizzato al pensiero che una razza sarà grande quando riuscirà a far sopravvivere solo i più forti .

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