I “PREMIATI” DEL GIORNO DEL RICORDO

1) PROSSIME INIZIATIVE SEGNALATE a Trieste, Monfalcone, Parma
2) TRUFFE, FUFFE E FASCISTI... I “PREMIATI” DEL GIORNO DEL RICORDO. UN BILANCIO PROVVISORIO, di Sandi Volk
3) Petizione per l'intitolazione di una via alle “VITTIME DEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI ARBE”


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Trieste, martedì 31 gennaio 2017
alle ore 17.30 presso Libreria Antico Caffè San Marco - via Battisti, 18

presentazione del libro di Nerina Fontanot, Anna Digianantonio e Marco Puppini

CONTRO IL FASCISMO OLTRE OGNI FRONTIERA. 
I Fontanot nella guerra antifascista europea

Kappa Vu Storia (2016)
[scheda del libro: https://www.cnj.it/PARTIGIANI/fontanot.htm ]

Dialogherà con gli autori Franco Cecotti dell'I.R.S.M.L. FVG
Incontro promosso dal Circolo di Studi politico-sociali "Che Guevara" e da A.N.P.I. - V.Z.P.I. di Trieste

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Monfalcone (GO), giovedì 2 febbraio 2017
alle ore 18.00 presso Sede ANPI - via Valentinis, 84

presentazione del libro di Nerina Fontanot, Anna Digianantonio e Marco Puppini

CONTRO IL FASCISMO OLTRE OGNI FRONTIERA. 
I Fontanot nella guerra antifascista europea

Kappa Vu Storia (2016)

Introdurrà l'editrice Alessandra Kersevan
Incontro promosso dall'A.N.P.I. provincia di Gorizia

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Parma, giovedì 9 febbraio 2017
presso il Cinema Astra

FOIBE E FASCISMO
manifestazione antifascista alternativa al "giorno del ricordo" del 10 febbraio
dodicesima edizione – 2017

ore 21:00 conferenza
Crimini e criminali fascisti nei Balcani e in Jugoslavia
DAVIDE CONTI
storico, consulente Archivio Storico Senato della Repubblica

ore 22:00 filmato
sequenze dal documentario della BBC
FASCIST LEGACY
sui crimini dell'Italia fascista in Jugoslavia

ingresso gratuito
promuovono: ANPI, ANPPIA, Comitato Antifascista Antimperialista e per la Memoria Storica



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TRUFFE, FUFFE E FASCISTI… 
I “PREMIATI” DEL GIORNO DEL RICORDO. UN BILANCIO PROVVISORIO 

di Sandi Volk

http://www.diecifebbraio.info/2017/01/truffe-fuffe-e-fascisti-i-premiati-del-giorno-del-ricordo-un-bilancio-provvisorio/

Il 30 marzo del 2004 il Parlamento istituiva il Giorno del Ricordo (Legge 30 marzo 2004, n. 92) quale solennità civile da tenersi ogni 10 febbraio al fine della conservazione della memoria “...della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra...” (nonché “delle più complesse vicende del confine orientale”)... In occasione di ogni 10 febbraio la legge prevede iniziative “per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado”, nonché “la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti” e stabilisce che nella data della ricorrenza vengano assegnati dei riconoscimenti (una medaglia di metallo con la scritta “L'Italia ricorda” e una pergamena) ai parenti (fino al 6° grado) di persone “soppresse e infoibate” e di quelle soppresse “mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati...” “in Istria, in Dalmazia o nelle province dell'attuale confine orientale” nel periodo tra l'8 settembre 1943 ed il 10 febbraio del 1947 (data di entrata in vigore del Trattato di Pace degli Alleati con l'Italia che ha sancito il passaggio di una serie di territori appartenuti allo Stato italiano a Jugoslavia, Francia e Grecia, nonché più tardi a Somalia, Etiopia, Eritrea e Libia), ovvero di coloro che persero la vita tra il 10 febbraio del '47 ed il 21 dicembre del 1950 per le conseguenze di deportazioni, torture o maltrattamenti. Il termine entro cui si poteva presentare le domande per i riconoscimenti è stato fissato in 10 anni ed è scaduto nel 2015, ma nel 2016 il parlamento lo ha prorogato al 2025. ...
Il numero totale delle persone alla cui memoria sono stati attribuiti i riconoscimenti è di 323. Un numero estremamente deludente, inferiore persino alla cifra di 471 “martiri delle foibe” (per di più riferentesi agli uccisi nel solo periodo immediatamente seguente l'8 settembre) riportata dalla stampa fascista in occasione di quello che è stato in realtà il primo Giorno del Ricordo, cioè il 30 gennaio 1944, quando per decreto di Mussolini in tutto il territorio della RSI si tennero celebrazioni ufficiali di questi “martiri” della “barbarie slavobolscevica”... civili sono 63, ovvero poco più del 19% del totale. Va tenuto presente che tale definizione va presa con cautela perché nei pochi casi in cui ho avuto a disposizione fonti diverse è risultato che le persone in questione non erano affatto dei semplici ed innocui civili... in concreto sono due possibili antifascisti su 323 premiati (lo 0,62% del totale!), e per giunta si tratta di indipendentisti fiumani, quindi evidentemente non catalogabili come persone uccise perché difendevano l'appartenenza della città all'Italia. Ci sono poi 9 persone (il 2,79% del totale) di cui non ho potuto trovare dati di una qualche affidabilità su data e circostanze della scomparsa, né sulle loro appartenenze e qualificazioni. In tre casi la scomparsa è invece avvenuta per mano nazista, e una delle tre vittime è addirittura caduta da partigiano. ...
Coloro i cui corpi sono stati gettati in una foiba sono 33 (10,22%) ... 
per un totale di 61 persone (18,89%) la [] scomparsa non è attribuibile alle formazioni della Resistenza e/o jugoslave... 
per ben 18 (5,54%) persone non abbiamo alcun dato sul luogo della scomparsa... 
... 3 persone ... vengono definite fasciste, mentre negli elenchi e nelle motivazioni del riconoscimento due vengono presentate come semplici civili... Ci sono poi le 6 persone ritenute responsabili di crimini di guerra da parte della Commissione statale jugoslava per l'accertamento dei crimini di guerra. Il caso più noto è quello di Vincenzo Serrentino... responsabile, in qualità di componente del Tribunale straordinario per la Dalmazia, della morte di almeno 18 persone a Sebenico e dintorni... A Serrentino gli jugoslavi imputarono anche la responsabilità, proprio nella sua qualità di “ultimo Prefetto di Zara italiana”, degli arresti, delle uccisioni, delle torture e di quant'altro subito dalla popolazione civile della zona... ci sono anche diversi appartenenti alle più famigerate formazioni fasciste: 9 Camicie Nere, 2 Brigatisti Neri e 1 squadrista “della prima ora”...
... Fortunato Matiassi (di Pisino): la stessa motivazione dice che fu fucilato a Pisino il 4 ottobre dalle truppe tedesche... Antonio Ruffini [fu] “impiccato, quale partigiano, dalle truppe naziste, il 31 marzo 1944 a Gragarske Ravne (Slovenia)...”.



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LETTERA APERTA AL COMUNE DI TORINO

Petizione per l'intitolazione di una via: “Vittime del campo di concentramento di Arbe”

Probabilmente ben pochi sanno che a Torino esiste una via dedicata all'isola di Arbe. Quasi certamente anche chi la conosce, ci passa regolarmente o addirittura ci abita, non deve aver mai percepito niente di strano in quella intitolazione. D'altra parte alla maggior parte dei torinesi - e degli italiani in genere – il nome di Arbe non dice nulla, semplicemente non richiama alcun significato metaforico o simbolico. Eppure nel corso della seconda guerra mondiale proprio sull'isola di Rab (Arbe in italiano) era stato creato il peggior campo di concentramento italiano. Una pagina nera della nostra storia, una pagina che non ha mai trovato spazio nei manuali scolastici e nelle celebrazioni ufficiali. 
Nel 1941 l'Italia, alleata con la Germania hitleriana, partecipa all'attacco e allo smembramento della Jugoslavia, finendo per annetterne o occuparne almeno un terzo del territorio. In seguito alla rivolta partigiana gli italiani reagiscono con estrema durezza, commettendo crimini di guerra di varia natura (tra cui la cattura di ostaggi, le fucilazioni per rappresaglia, la distruzione di interi villaggi...) e creando un vero e proprio sistema di campi di concentramento. Qui finiscono circa centomila cittadini jugoslavi, soprattutto civili, donne e bambini. In questi lager - che pur non sono campi di sterminio, non hanno camere a gas o forni crematori - muoiono migliaia di civili innocenti, perlopiù a causa delle insostenibili condizioni igieniche e alimentari. Il più terribile di questi campi si trova proprio ad Arbe, una piccola isola della Dalmazia, tra Fiume e Zara, una specie di paradiso terrestre che si rivela un inferno per le trentamila persone che vi sono rinchiuse. Circa mille e cinquecento persone muoiono di fame e di stenti, nei quattordici mesi in cui il campo è attivo, tra il giugno del 1942 e il settembre del 1943. 
C'è un'anomalia storica nel nostro paese, che riguarda la memoria della seconda guerra mondiale. Per una serie di ragioni - storiche, politiche, psicologiche - abbiamo rimosso gran parte dell'esperienza di conflitto precedente all'Armistizio dell'8 settembre 1943. Nell'immaginario pubblico gli italiani appaiono come vittime della guerra e del regime, e tutto il Ventennio precedente viene riscattato dall'esperienza partigiana che ricrea dalle ceneri del Fascismo un'Italia nuova e democratica. Solo così si può comprendere il clamoroso oblio che circonda i crimini commessi dagli italiani negli anni del fascismo, non solo in Jugoslavia, ma anche in Grecia, in Libia, in Etiopia. 
A settant'anni dalla fine del conflitto e nel contesto di riconciliazione proprio dell'Unione Europea, sarebbe forse ora di ripensare con più consapevolezza anche le responsabilità storiche del nostro nazionalismo. Il campo di concentramento di Arbe, in particolare, dovrebbe avere un posto di primo piano nella memoria collettiva italiana, dovrebbe rappresentare il luogo della colpa, il luogo della responsabilità di un regime e di un esercito che ha commesso crimini, come il nazismo, in nome di un espansionismo aggressivo e di una pretesa superiorità razziale. 
In prossimità delle date memoriali scelte dalla Repubblica per ricordare i drammi della seconda guerra mondiale (Giorno della Memoria e Giorno del Ricordo), e nello spirito di rinnovamento proprio di questa nuova amministrazione, chiediamo al Comune di Torino un gesto simbolico di presa di coscienza di questo dramma storico rimosso. A partire dalla toponomastica.
Come studiosi di storia e figure professionali impiegate nella conservazione attiva della memoria della seconda guerra mondiale, domandiamo dunque all'amministrazione comunale di avviare le procedure per rinominare “via Arbe”: 
“Via vittime del campo di concentramento di Arbe”. 

FIRME

Eric Gobetti 
Angelo del Boca 
Giovanni De Luna 
Marco Buttino
Giorgio Rochat 
Gianni Oliva
Lucio Monaco 
Gianni Perona
Aldo Agosti
Bruno Maida
Claudio Della Valle
Luciano Boccalatte
Barbara Berruti
Riccardo Marchis
Andrea D’Arrigo
Enrico Manera
Flavio Febbraro
Carlo Greppi
Valentina Colombi
Cristian Pecchenino
Victoria Musiolek 
Chiara Colombini
Fiammetta Balestracci