CRONACA DI UNA MANIFESTAZIONE

A proposito del corteo contro la Unione Europea tenuto con successo a Roma il 25 marzo 2017 nonostante la accuratissima "copertura" da parte dei media e del Ministero dell'Interno ("copertura" in senso stretto...) 

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Cosa ci gridano i media? “Tremate lo stesso, cacateve addosso…”

di Alessandro Avvisato, 24 marzo 2017

Sabato previsti settordicimila tra Ostrogoti, Tervingi e Vandali pronti a calare su Roma e porla a ferro et foco…

Giornali e tv mainstream in questi giorni sembrano menestrelli medioevali impegnati nel cantare le epiche gesta di un signorotto un po’ infingardo, che non vince una guerra da secoli e il massimo successo militare che può vantare è la fustigazione pubblica dei sudditi. Naturalmente, se il committente è di così basso lignaggio militare, bisognerà esaltare le virtù guerriere de lo inimico, in modo che la sicura vittoria risalti maggiormente. Il fascino della divisa soccorre il redattore in crisi di fantasia, che si esalta perciò anche per i black bloc. 

Un briciolo di rassegna stampa serve a dare l’idea.

L’oscar della compassione è vinto alla grande da La Stampa, quotidiano di casa Fiat amichevolmente soprannominata dai torinesi doc la busiarda. Titolo raccapricciante: Roma, scatta l’allerta terrorismo, ma fanno più paura i black blocSe si potesse usare la logica, con una frase simile, dovremmo chiedere un Tso urgente per il titolista, perché nessuno può seriamente avere più “paura” di quattro sciamannati di incerta provenienza, abili al massimo in danneggiamenti di poco conto (un bancomat, un’automobile, qualche vetrina, molto fumo e poco arrosto), rispetto a soggetti determinati a seminare il più alto numero di morti possibile.

Ma nel quotidiano diretto da Maurizio Molinari nulla è impossibile. Infatti nel catenaccio ci rivela che “In campo anche Scotland Yard”. E dire che la Gran Bretagna in questo vertice europeo non c’è più (ha vinto la Brexit, le procedure ufficiali partiranno mercoledì prossimo)… 

L’apice dell’ignoranza viene però toccato nel secondo pezzo, dedicato alla “galassia antagonista, timori per i duri del Nord-Est”. Solito elenco di “centri sociali”, No Tav, ecc, e improvvisamente uno scoop: “Un nutrito gruppo è attesa da Venezia: Cacciari e Rivolta più frange anarchiche”. Il Cacciari citato non è infatti un “centro sociale”, ma un noto esponente dell’area Global Project. Ma chissenefrega della qualità dell’informazione, vero? Tanto stiamo soltanto pompando un clima “da paura” per giustificare qualsiasi operazione politica la polizia vorrà mettere in atto…

Non vanno meglio giornali che si pretendono “d’opposizione”, come Il Fatto Quotidianoche nella sua versione online sembra fagocitato dalla sua antica vena manettara: “Trattati di Roma, il corteo di Eurostop e il rischio per la fontana simbolo di Testaccio”Forse pesava il ricordo della Barcaccia di piazza di Spagna, danneggiata da tifosi olandesi in trasferta, ma fa comunque ridere l’immagine dei giornalisti costretti a spremersi il cervello per individuare una bene archeologico importante da “salvare dai barbari”… Più sobria la versione cartacea, che almeno dà conto del messaggio agli abitanti di Testaccio diffuso ieri da Eurostop.

Alla pari con il “dramma della fontana” c’è forse soltanto il post dal sito della questura di Roma – ripreso anche nell’articolo – che parla di “clima di piena collaborazione” con gli organizzatori accompagnandola però con una foto “da paura”

Lo schema imposto dal ministero dell’interno – mescolare nella stessa notizia il pericolo “terrorismo” e quello dei black bloc – è assunto con entusiasmo anche da Repubblica: “Misure antiterrorismo e l’incubo dei black bloc. Sorvegliati speciali i social”. Nel pezzo, la volenterosa cronista riprende scrupolosamente le veline che parlano di agenti e riprese sui tetti, i tavoli tecnici con le autorità del I Municipio, e a un certo punto viene infilata un’operazione in cui “agenti della Dia hanno smantellato un’organizzazione criminale impegnata nel traffico di esseri umani”. Notizie di un certo interesse, certamente, ma che in questo modo si perde in un “pastone” immondo che neanche all’ufficio stampa della Digos avranno apprezzato…

Andiamo avanti. Da giorni tutti parlano di “200 black bloc in arrivo”. La cifra è stata del resto fatta dalla Questura e nessuno ha ritenuto utile modificarla. Fa eccezione la cronaca romana del Corriere della sera, che ritiene di dover dare un contributo originale alla “fabbrica della paura” sparandola più grossa degli altri: “Sabato in arrivo 800 black bloc”. Attendiamo pazientemente il rilancio di qualcun altro in questa singolare asta della cazzata. E siamo certi che ci sarà…

Qualche nota di merito? Una volta tanto per il manifesto, che si smarca dalla canea e dedica quasi una pagina alla manifestazione di Eurostop: "Sul corteo creato ad arte un clima di paura".

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Due parole sul corteo di sabato

di Carlo Formenti, 26 marzo 2017

Due parole sul corteo contro la Ue indetto da Eurostop ieri a Roma (in attesa di tornare con più calma sull'argomento) . Tutti i media hanno sostenuto la tesi della polizia, secondo cui le cose sono andate bene solo grazie alla loro azione di prevenzione mentre vi sono le prove che esisteva un piano per "devastare la città". 
E' vero, ma quel piano lo avevano studiato loro: il mostruoso schieramento di forze, le ripetute provocazioni (dal "sequestro" di più di cento manifestanti, trattenuti per ore in un centro di identificazione, alla rottura in due spezzoni del corteo alla fine del percorso: al primo dei quali si è cercato di impedire di defluire pacificamente secondo gli accordi, mentre il secondo veniva circondato e bloccato senza che fosse stato lanciato nemmeno un tappo di bottiglia – e solo grazie alla pazienza e all'atteggiamento collaborativo degli organizzatori la situazione si è sbloccata senza incidenti) stanno lì a dimostrare che esisteva una precisa volontà di provocare lo scontro, trasformando gli annunci di sventura che i media avevano lanciato nei giorni precedenti all'evento in una profezia autoavverantesi (centinaia di telecamere ci hanno accompagnato nella speranza di poter documentare il sangue versato e i danni alla città). 
Ciò detto va sottolineato il comportamento ignobile dei media del giorno dopo: a partire dai numeri falsi, per esempio si è parlato di fallimento della mobilitazione, dicendo che i manifestanti erano 2000 o 3000 (con ridicole contraddizioni, tipo che erano stati effettuati duemila controlli e che nel secondo spezzone c'erano duemila facinorosi pronti alla devastazione: insomma duemila carri armati di Mussolini che giravano avanti e indietro ricoprendo tutti i ruoli?) mentre la verità è che il corteo non aveva meno di 8/10.000 persone: tantissime ove si consideri la campagna terroristica di dissuasione e comunque assai di più di quelli dei rachitici cortei pro euro di destra (federalisti) e "sinistra" (Sinistra Italiana e altri). 
Una bellissima giornata di mobilitazione in una città desertificata per creare una vasta area protetta a tutela dei 27 signori racchiusi nel palazzo per firmare una nuova sacra alleanza contro i rispettivi popoli. 

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Manifestazione Eurostop: cronaca di una provocazione non raccolta

di Redazione Contropiano, 27 marzo 2017 / da http://www.perunaltracitta.org – Firenze

Il 25 marzo Roma è stata messa sotto assedio, non dal pericoloso blocco nero – che sempre torna alla ribalta delle testate giornalistiche quando c’è una manifestazione di protesta – ma dalle forze dell’ordine, utilizzate in maniera a dir poco spropositata. Da giorni gran parte dei mass media hanno iniziato una campagna di terrore sul presunto arrivo del terribile blocco nero nella manifestazione di protesta organizzata da Eurostop.

Già al concentramento a Piramide si susseguono voci tra i manifestanti: controlli serratissimi e daspo cittadini dati nella notte, pullman fermati per controlli e manifestanti portati ad un centro di identificazione perché trovati in possesso di “indumenti atti ad occultare l’identità ed impedire l’identificazione”. Felpe, kway e giubbotti, per dirlo fuor di metafora.

Il concentramento inizia ad infoltirsi e tuttavia non parte: l’intervento di Nicoletta Dosio, militante dei Notav arrivata in treno dalla Val di Susa spiega il perché: tre pullman sono stati fermati e – senza che fossero stati trovati effettivi motivi per procedere ad un fermo – più di centocinquanta persone sono state portate in un centro d’identificazione a Tor Cervara. A loro sarà di fatto negato il diritto di manifestare, perché nonostante non ci fosse nessun motivo valido, saranno rilasciati solo dopo la fine della manifestazione.

Si decide di non partire prima che ai manifestanti in stato di fermo sia restituito il diritto di esprimere il dissenso e mentre avvocati e una delegazione di manifestanti, tra cui Nicoletta Dosio e l’europarlamentare Eleonora Forenza, si reca a Tor Cervara, il corteo aspetta di poter partire: attesa, incertezza per quanto stava effettivamente accadendo e per la sorte dei compagni e delle compagne fermate non hanno contribuito certo a distendere il clima.

Quando finalmente il corteo si muove, con due ore di ritardo, attraversa il quartiere di Testaccio: negozi serrati, nessuno in strada e soprattutto ogni strada laterale a quella del percorso del corteo chiusa da agenti in assetto antisommossa: uno schieramento di forze dell’ordine smisurato.

Il corteo tuttavia prosegue senza problemi: molte persone alle finestre registrano, scattano foto, qualcuna applaude e sostiene il corteo, che arriva sul Lungotevere Aventino. È da qui è ancora più chiaro che poliziotti, carabinieri, guardia di finanza sono molti più di quanti si potesse immaginare: dall’altra sponda del Tevere, infatti, c’è un concentramento di agenti, camionette, idranti che assomiglia ad un esercito in attesa, c’è persino qualche gommone della polizia che attraversa il Tevere.

Il corteo arriva senza nessuna tensione dall’interno a Piazza Bocca della verità, ma nessuna uscita dalla piazza è libera: tutte le strade sono sbarrate da polizia in assetto antisommossa. E mentre gli organizzatori cercano di capire in che modo sciogliersi, con una manovra gli agenti chiudono anche la parte della piazza da cui la prima parte dei manifestanti è entrata, spezzando così in due il corteo. Infatti lo spezzone dei movimenti e dei centri sociali era qualche centinaio di metri dietro.

Una provocazione gratuita, ma non nuova (basti pensare a quanto successo durante il corteo dei licenziati Almaviva, sempre a Roma) messa in atto dalla polizia che ha approfittato che i due spezzoni fossero distanti, per provare a separare e caricare l’ultima parte e dare finalmente vita ad copione già scritto – quello dei manifestanti cattivi che devastano la città e della macelleria messicana che ne consegue – che stava tardando a concretizzarsi: gli scontri non ci sono stati, perché nessuno ha raccolto questa vergognosa provocazione anche grazie all’intervento degli organizzatori, che non hanno permesso che il corteo venisse diviso.

Non è servita la campagna mediatica di paura, non sono servite le provocazioni e la presunzione di colpevolezza con cui è stato impedito a centinaia di cittadini di esercitare il proprio diritto a manifestare. Non è servito l’uso delle forze dell’ordine per reprimere il legittimo dissenso: la manifestazione si è conclusa senza che i manifestanti rispondessero alle provocazioni. Con la delusione abbastanza evidente di un altro piccolo esercito presente in piazza, quello dei giornalisti, molti di loro più in attesa dello scoop che seriamente interessato alle motivazioni della manifestazione.

Ed infatti, come spesso accade, la paura degli scontri, le dichiarazioni dei politici contro chi usa la violenza, il tentativo mediatico fallito di dividere la piazza in buoni e cattivi, ha tolto spazio ai contenuti della piazza, al grido di protesta di migliaia di persone che tutte insieme hanno detto no all’Europa dei poteri forti e trasversali, dei muri contro i flussi di migranti, dell’impoverimento della classe lavoratrice, e che chiedono la libera circolazione delle persone, non delle merci.

Celebrare i 60 anni dell’Unione Europea, scrivere una dichiarazione dai toni trionfalistici in cui si celebra la costruzione di “[…] una comunità di pace, libertà, democrazie, diritti umani e governo della legge, un potere economico senza precedenti e un livello impareggiabile di protezione sociale e welfare” e farlo asserragliati in un palazzo, mentre nel resto della città si assiste alla sospensione del diritto di manifestare portandosi con sé un kway in caso di pioggia. Questo è quello che hanno fatto i 27 capi di stato europei e questo significa essere completamente scollati dal paese reale, non ascoltare assolutamente la voce di chi vive sulla propria pelle tutte le ingiustizie e le contraddizioni di un’Europa che nonostante i tentativi di presentarsi pulita, democratica, serena mostra invece le sue storture con i trattati di Dublino che umiliano i migranti, le politiche di austerity che schiacciano lavoratori e cittadini, le politiche di guerra che la rendono complice nei teatri di guerra del mondo.

Noi, insieme alle migliaia che hanno sfilato per le strade di Roma il 25 marzo, sappiamo da che parte stare e siamo solidali con chi è stato trattenuto e identificato solo per voler esercitare il diritto a manifestare il proprio dissenso.

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SI VEDANO ANCHE:

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Intervista a Eleonora Forenza (Prc), eurodeputata Gue. Il suo intervento al Cie di Tor Cervara per liberare dal sequestro i manifestanti di Eurostop, provenienti dalla Val Susa e rinchiusi per ore nel centro, solo per “suspicione”...
https://www.lacittafutura.it/interni/eurostop-quel-fattaccio-di-tor-cervara.html
 
I VIDEO:

LIVE: ‘Eurostop’ rally to take place in Rome (RT, 25 mar 2017 – 3h40m)

Manifestazione no euro roma 2017 (la Città Futura, 1 apr 2017)
il 25 marzo si è tenuta una partecipata manifestazione NO EURO. questo breve video racconta in sintesi la giornata...