Jugoinfo


I crimini di guerra dei Medici senza Frontiere

1) Médecins sans FrontièresMédecins du Monde: le due ambigue creazioni di Bernard Kouchner
2) Siria 2013: Signori di MSF, stiamo ancora aspettando (F. Santoianni)


=== 1 ===

Médecins sans Frontières e Médecins du Monde: le due ambigue creazioni di Bernard Kouchner

(rassegna a cura di Italo Slavo)

Nel dicembre del 1971, tredici dottori che avevano lavorato in Biafra si staccarono dalla Croce Rossa per costituire Médecins sans Frontières (MSF, Medici senza Frontiere). Bernard Kouchner ne fu tra i fondatori.
Dove volessero andare a parare con la nuova organizzazione fu presto chiaro. Nel dicembre 1979, dopo l'intervento dell'esercito sovietico in Afghanistan, MSF organizzò subito missioni finalizzate all'assistenza medica per i mujaheddin anticomunisti.

Nel decennio successivo lo stesso Kouchner lasciò MSF per creare un gruppo che fosse possibilmente ancora più "politicizzato": Médecins du Monde (MDM, Medici del Mondo), che seguì per anni la linea di Kouchner di abbracciare “l’interventismo umanitario”, cioè gli interventi militari occidentali nei paesi da ri-colonizzare.

Nel gennaio-febbraio 1993, un mese prima della Conferenza sulla Jugoslavia organizzata a Ginevra da Lord David Owen e dallo statunitense Cyrus Vance, a Parigi comparvero grandi cartelloni che mostravano Slobodan Milosević accanto a Hitler, sullo sfondo la torre di controllo di un campo di concentramento. Erano parte di una campagna, articolata anche con interventi televisivi, organizzata da Médecins du Monde con la modica spesa di circa due milioni di dollari: essa richiese qualcosa come 300.000 manifesti e spot televisivi con le stelle del cinema Jane Birkin e Michel Piccoli, allo scopo di identificare il presidente serbo Slobodan Milosevic con Hitler e i campi di prigionia serbo-bosniaci con i campi di sterminio nazisti.

Medecins sans Frontieres venne insignita nel 1999 del Premio Nobel per la Pace. Però lo stesso anno la sua dirigenza internazionale si coprì di vergogna quando espulse la sezione greca perché questa si era... azzardata ad operare in aiuto delle vittime serbe dei bombardamenti della NATO.

Dopo la fine dei bombardamenti il ruolo di MSF non divenne più limpido, al contrario: il 28 gennaio 2000 il quotidiano libico Al Jamahiriya denunciò con parole roventi la complicità di MSF e di Kouchner in prima persona nella "copertura" dei crimini commessi dai terroristi pan-albanesi in Kosovo, tra cui "il massacro di 14 tra donne e bambini nel villaggio di Staro Gacko, vicino alla città di Lipljan."
Le polemiche raggiunsero un livello tale che il 7 agosto dello stesso anno MSF annunciò che avrebbe abbandonato ogni attività nelle enclaves del Kosovo - i veri e propri bantustan creati dalla NATO contestualmente alla instaurazione del regime di apartheid con l'UCK al governo. "The humanitarian organisation refuses to continue its operations on behalf of the ethnic minorities in a context where basic protection for these populations is not being guaranteed by the military and civilian administration of Kosovo": viva l'onestà!

Dopo la sua nomina a Ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner non smise di strumentalizzare le sue due creazioni - MSF e MDM - a fini politici. Al punto che MSF lo invitò pubblicamente a smetterla di usare il suo marchio come mezzo per stabilire le sue credenziali umanitarie.

L'ex presidente di MSF, Rony Brauman, ha riletto criticamente tutta l'esperienza «umanitaria» e «neutralista», con le ONG sempre più subordinate alla realpolitik, in una intervista rilasciata al Manifesto nel 2006.
Negli anni Duemila anche MDM ha apparentemente preso le distanze dal collateralismo neocoloniale e imperialista di cui era stato propugnatore Kouchner. A parere di Pierre Micheletti, direttore di MDM, la dipendenza dai mezzi finanziari dell’UE spinge molte ONG a “partecipare a programmi che le trasformano in autentici prestatori di servizi per così dire strategicamente complementari all’esercito”. Di conseguenza, le ONG vengono identificate con le truppe di intervento dei loro paesi di origine e dichiarate obiettivo militare legittimo da parte degli oppositori dell’occupazione. Nel 2006 ciò è costato la vita a 83 umanitari e, secondo Micheletti, tale cifra corrisponde “al triplo del numero dei soldati uccisi nel corso di missioni di pace dell’ONU”. Il direttore di MDM mette in guardia contro la “costante apparizione insieme di soldati e umanitari” che trasforma in modo definitivo e irreversibile l’immagine delle ONG. “Se l’accostamento [...] tra interessi e apparenze si radicasse nel senso comune, tutta la logica dell’aiuto “senza frontiere” sarebbe messa in discussione”: gli umanitari diverrebbero dei collaborazionisti.


(FONTI: 

Come il partito della guerra arruola le organizzazioni non governative - German Foreign Policy

Negligenza mortale - Paul Polansky

Il bombardamento mediatico all’origine delle bombe - Jean Toschi Marazzani Visconti

Bernard Kouchner. Uno slavofobo amerikano al Quai d'Orsay

Bernard Kouchner: Il dottore mediatico dell’”Intervento Umanitario” - Diana Johnstone

Médecins sans frontières allo specchio. Aiuto umanitario e politiche imperiali
Intervista a Rony Brauman, ex presidente di MSF

Lettera Aperta a "Medici senza frontiere" - Raymond K. Kent

Bernard Kouchner's Legacy of Failure - T.V. & A. Weber

Jamahiriya newspaper - Kouchner violates every day UN Charter


=== 2 ===


Signori di MSF, stiamo ancora aspettando

4 settembre 2013

Signori di Médecins Sans Frontières, stiamo (io, come tanti altri) ancora aspettando da voi uno straccio di documentazione che convalidi il vostro comunicato del 24 agosto: 355 persone morte e 3.600 ricoverate con sintomi neurotossici in tre ospedali nel governatorato di Damasco supportati dalla vostra organizzazione. Un comunicato talmente pieno di incongruenze che non è stato difficile confutare e che ci si aspettava voi smentiste o rettificaste. Così non è stato. E così, anche grazie a voi, la montagna di spazzatura, che sta invadendo il web, ci sta preparando alla guerra.
Guardate, ad esempio, questo video, divulgato in Italia da L’Espresso; ci mostra un cane, verosimilmente randellato a sangue, che sta agonizzando per strada. È la “prova” della immane strage da voi segnalata. Si potrebbero spendere molte parole sull’assurdità di questo video (a cominciare dall’agonia della povera bestia che sta durando da talmente tanto tempo da permettere al gas nervino di disattivarsi e, quindi alle persone di accostarvisi). Ma la questione più importante è un’altra: dove sono i corpi delle 355 persone morte (e delle tante altre, tra i 3.600 ricoverati, verosimilmente decedute in seguito)? Dove sono le testimonianze non anonime dei sopravvissuti, dei parenti delle vittime? Se le avete – signori di Médecins Sans Frontières – tiratele fuori e, così, anche questo video troverà definitivamente la sua “autorevolezza”.
 E guardate pure questo documento. È il rapporto dei servizi segreti francesi pubblicato ieri sul sito dell’Eliseo. Sugli attacchi con gas nervino non riporta nessuna prova; solo, a pagina 7, è citata “come fonte indipendente” – e, quindi, credibile – la vostra organizzazione. Come per il cane, inutile anche qui dimostrare l’avvenuta strage: ci ha già pensato Médecins Sans Frontières.
E di fronte a queste e innumerevoli altre iniziative finalizzate alla guerra alimentate dal vostro comunicato del 24 agosto, voi – il 28 agosto – avete fatto la cosa peggiore: un altrocomunicato, che conferma integralmente il primo, e invita il governo degli Stati Uniti e altri governi a non “strumentalizzare”.
Ma strumentalizzare cosa? L’unico giornalista italiano che, finora, si è recato nell’area del presunto attacco chimico non ha trovato nulla, neanche una testimonianza che potesse confermare la strage. Analogo risultato ottenuto – telefonicamente e via mail – da una serie di blogger e siti internet, tra cui il cattolico Tempi (“Bombardamenti col gas nervino? Abito a 500 metri dal luogo degli attacchi e non ho sentito niente.”) Anche io, nel mio piccolo, ho contattato amici, conoscenti, giornalisti, medici che ancora vivono in Siria: nulla. Nessuna notizia della immane strage denunziata da Médecins Sans Frontières.
E allora, signori di Médecins Sans Frontières, cosa intendete fare?
Prima di suggerirvelo, una ipotesi su quello che può essere successo – su quello che può esservi successo – ad agosto. Si tratta di una ipotesi non mia, ma di uno dei pochi giornalisti degni di questo nome: Dale Gavlak (che dalla Giordania collabora da anni con Associated Press) e Yahya Ababneh, uno dei più attenti studiosi di armi chimiche nel conflitto siriano. Un incidente. Un gravissimo incidente in un tunnel usato dai “ribelli” per stoccare le armi, tra cui uno stock di gas velenosi (non nervini) inviati dall’Arabia Saudita. Armi, per intenderci, che i ribelli usano in questo modo e che questa volta hanno maldestramente maneggiato facendosi colpire. Morti, feriti, intossicati, E, con l’uscita di una parte di gas dal tunnel, anche qualche inerme civile coinvolto. C’era l’esigenza di nascondere questo incidente. Quale cosa migliore che coprirlo diffondendo la notizia di un attacco chimico condotto da Assad? Verosimilmente, qualcuno dei vostri tanti collaboratori invischiati con i “ribelli” vi ha telefonato rifilandovi la polpetta avvelenata. Che, come degli ingenui, avete inghiottito e subito divulgato. E ora avete scelto di non di dire alcunché, se non pigolare “al governo degli Stati Uniti e altri governi” le vostre inconcludenti “precisazioni”, verosimilmente nella speranza che la cosa passi nel dimenticatoio.
 Dottoressa Chiara Palombella – Addetta Stampa di “Medici Senza Frontiere” – non metta “pezze peggiori del buco” precisando (dopo aver ribadito che “….purtroppo per motivi di sicurezza – del personale medico e dei pazienti – non possiamo fornire informazioni più dettagliate riguardo le strutture sanitarie dove sono stati ricoverati i pazienti affetti da sintomi neurotossici.), che “Si tratta di strutture nei sobborghi est e ovest di Damasco. (…)”. Complimenti per la sua abilità nel trasformare gli originari “tre ospedali nel governatorato di Damasco supportati dall’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere” citati nel comunicato di Bernard Kouchner e che nessuno, (mappa di Damasco alla mano) riusciva ad identificare, in evanescenti “strutture”. “Strutture”? Che strutture? Appartamenti? Cantine? Capanni? Dove sarebbero arrivate “3000 persone nell’arco di sole tre ore” e dove sarebbero stati (seppelliti? cremati? ibernati in qualche cella frigorifera…) 355 morti? Sarebbe meglio se lei desse ai tanti sostenitori di MSF che le stanno chiedendo informazioni notizie più convincenti.
Dottor Loris De Filippi – Presidente di Medici Senza Frontiere – so che lei è una persona determinata e impegnata fino allo spasimo nelle, finora, meritorie attività della sua associazione. Non le faccia fare la fine di Amnesty o di Human Rights Watch. Non esiti ad andare a Ginevra, a battere i pugni sulla scrivania di Bart Janssens, direttore delle operazioni di MSF, per chiedere un nuovo risolutivo comunicato.
E lo faccia subito, prima che scoppi la guerra alla Siria.
Dopo sarebbe troppo tardi per chiedere a Obama e a Médecins Sans Frontières di restituire il Premio Nobel per la Pace.

 

Francesco Santoianni
——–
P.S.
Dopo, dopo la pubblicazione del mio articolo (messo on line il 4 settembre 2013 alle ore 16.13), sul sito di Medici Senza Frontiere è apparso un comunicato (sotto integralmente riportato) nel quale  ci si lamenta di presunte informazioni  “false o male interpretate sulle attività di MSF” circolate sul web e sui social media, che voglio sperare non si riferiscano a quanto da me scritto.
 Segue una singolare dichiarazione sui sintomi provocati da agenti  neurotossici che qui MSF dichiara non sapere da quali agenti possano essere stati provocati; concetto che ritengo ben diverso da quanto lasciato intendere nel comunicato del 24 agosto di Medici Senza Frontiere (che riprende pedissequamente quello di Medicins Sans Frontieres:   “(….) indicano chiaramente l’esposizione di massa ad un agente neurotossico. Ciò costituirebbe una violazione del diritto internazionale umanitario, che vieta assolutamente l’uso di armi chimiche e biologiche”).
Segue una, per me significativa, trasformazione del termine “tre ospedali nel governatorato di Damasco” (della versione del 24) e di “strutture” (riportate nella mail dell’Ufficio Stampa di MSF) che nel comunicato di settembre diventano  “tre cliniche supportate da MSF nel governatorato di Damasco”. Ovviamente su queste “cliniche” MSF non  fornisce, ancora una volta,  alcuna informazione.
Francesco Santoianni
---
Comunicato apparso sul sito di Medici Senza Frontiere dopo il 4 settembre

 

“Nei giorni scorsi sul web e sui social media sono circolate informazioni false o male interpretate sulle attività di MSF, dopo quanto dichiarato nel comunicato stampa del 24 agosto in merito ai sintomi provocati da agenti neurotossici.
MSF non è in grado di identificare la causa di tali sintomi riscontrati nei pazienti in tre cliniche supportate da MSF nel governatorato di Damasco, dove l’organizzazione non era e non è direttamente presente e non ha la possibilità né la capacità di determinare o di attribuire responsabilità per l’evento.
Sui siti ufficiali di MSF si trovano le informazioni corrette sulle comunicazioni e le attività di MSF in Siria.”




(Sul movimento nazifascista degli "ustascia" si veda anche la documentazione raccolta alla nostra pagina:
https://www.cnj.it/documentazione/ustascia1941.htm

Sul recente concerto del cantante ustascia Marko Perkovic "Thompson" a Mostar, Bosnia-Erzegovina, accolto da una folla osannante tra slogan razzisti e saluti romani, si vedano gli articoli e le fotografie:

Ko je Thompsonu dozvolio da pjeva na igralištu Veleža i propagira svoju fašističku ideologiju?!
http://www.depo.ba/vijest/99393

Mostar: "To je neofašist, ne želimo ono što je posijalo najveće zlo"
http://www.index.hr/vijesti/clanak/thompson-dolazi-u-mostar-to-je-neofasist-ne-zelimo-ono-sto-je-posijalo-najvece-zlo/700371.aspx

Thompson's concert in Mostar glorified Ustasha ideology - Press review:
http://www.balkaninsight.com/en/article/bosnia-press-review-september-16-2013

Veličanje ustaštva na Thompsonovom koncertu u Mostaru (FOTO)
http://www.avaz.ba/showbiz/estrada/velicanje-ustastva-na-thompsonovom-koncertu-u-mostaru

Otvoreno veličanje ustaštva u Mostaru
http://kozarac.ba/article-print-2285.html )


http://www.beoforum.rs/en/comments-belgrade-forum-for-the-world-of-equals/318-the-wound-of-jasenovac-and-a-plea-to-pope-francis.html

The wound of Jasenovac and a plea to Pope Francis


Christian Today

Published 13 September 2013 | Dr John Meinhold

 

In this photo dated 27 November 2006, a former prisoner of World War II concentration camp Jasenovac cries in front of a photograph at the museum in Jasenovac, Croatia. Between 1941 and 45, thousands of those regarded as "undesirable" by the WWII Croatian puppet state were taken to Jasenovac concentration camp.

Auschwitz and Dachau are known as infamous concentration camps from World War II. But, did you ever hear of the heinous Jasenovac concentration camp in Croatia that existed during World War II?

In the words of Rabbi Jozef Atijas, who lost 153 family members during the Holocaust: "The word Jasenovac which chills the blood and turns one's mouth to stone...is the most painful, the most shameful, the saddest and most morbid place that humankind and history can remember ever."

At Jasenovac and throughout Croatia the Nazi-allied Ustasha regime waged horrific genocidal crimes against Serbian Orthodox Christians, Jews and Roma (Gypsies) to achieve a "pure" Croatian state.

What is shocking is the strong suggestion that some Catholic clergy had actively participated in this genocide. Dr Pal Kolsto wrote in an academic religious journal in 2011 that "In particular among Franciscans ... the Ustasha found willing executioners" (see the article in full here). Does the new Pope, who is honouring the name of St Francis of Assisi, know this dark history for Franciscans and the Catholic Church?

Dr Rory Yeomans, a senior international research analyst at the International Directorate of the UK Ministry of Justice, in his 2013 published book about the Ustasha, "Visions of Annihilation", comments that "relatively little has been written about this subject (the Ustasha) in the English language". I would not know about it either had I not been a naive American tourist that rented a car in Serbia and travelled to Croatia in 2006.

This trip was one of the most frightening experiences in my life. After crossing the border into Croatia drivers of cars blared their horns and flashed their lights at me. Trucks tried to run me off the road. One man even came out of his car at a red light screaming in red-faced rage. What prompted such anger? I had a car with Serbian license plates! The Croats claimed anger over the recent war in the Balkan region in the 1990s but this hatred is tragically much deeper against Serbs. The primary "enemy" of the Ustasha were the Serbs living within Croatia. They were hated for their ethnicity and for their Orthodox Christian faith. The exact number of victims killed by Ustasha at Jasenovac will never be known, but historians do agree that hundreds of thousands of people were brutally killed by the Ustasha regime in Croatia. According to the Jasenovac Memorial website almost a quarter of the known victims at Jasenovac were children.

The Ustasha also established for the first time in history concentration camps only for children. These camps were run mainly by Catholic nuns.

Dr Yeomans, in his new book, states, "Ustasha militias and death squads swept through the countryside, burning down whole villages and indiscriminately killing thousands of ordinary Serbs in a variety of sadistic ways. Armed with axes, knives, scythes and mallets, as well as guns, they slaughtered men, women and children, who were hacked to death, thrown alive into pits and down ravines, or locked into churches that were then set on fire."

Yeomans further says Ustasha "closed Serb Orthodox churches and cathedrals en masse and transferred their assets to the Catholic Church or the state". Some 200,000 Serbian Orthodox Christians were forced to convert to the Catholic faith. Historical photos show Ustasha also beheaded Serbian Orthodox priests. According to Yeomans, "Jews were forced by law to wear a 'Z' (Zidov - Jew) insignia on their back and front...Serbs to wear a 'P' (Pravoslavac - Orthodox)."

What is alarming today is the rise of neo-Ustasha. I found photos online of young neo-Ustasha dressed in Ustasha uniforms adorned with a rosary - see here. One of the most popular rock groups in Croatia today is the Thompson band - named after the Thompson machine gun. On July 11, 2007, Dr Efraim Zuroff, Israel Director for the Simon Wiesenthal Center, wrote an open letter to the leader of the band, Marko Perkovic, in the Croatian Globus newspaper and asked, "...why so many young people feel that your concerts are an appropriate place to appear in Ustashe uniforms and display Ustashe symbols".

Zuroff points out that Perkovic had sung lyrics in the song "Jasenovac/Stara Gradiska" that "glorify Ustasha murderers, (and) call for the elimination of Serbs".

The Jasenovac Holocaust Memorial site has a large stone flower monument. Under the Flower Monument is a crypt of human remains of some victims exhumed from a nearby mass grave. Kolsto wrote in 2011: "The leadership of the Croatian (Catholic) Church has so far refused to send official representatives to the Jasenovac commemorations that take place on 22 April or the closest Sunday each year."

The commemorations take place at the Flower Monument. Croatian journalist Jelena Lovric described Jasenovac as "an open wound" because the Church has not properly commemorated the victims. In 2009 a large contingent of Catholic clergy did go to Jasenovac but not on the commemoration day. Cardinal Josip Bozanic did not go to the Flower Monument and pray at the crypt of victims. Slavko Goldstein, a Croatian Jew who had been incarcerated at Jasenovac, sharply criticised the Church leadership in the press for not following the example set by Pope John Paul II and Pope Benedict XVI who had knelt in prayer at Auschwitz.

Argentina, where Pope Francis is from, is where some 20,000 Ustasha are believed to have fled to after the war was over. This included Ante Pavelic, the leader of the Ustasha, who was never tried for war crimes.

Jasenovac continues to be an open wound between Catholic and Orthodox Christians. Pope Francis has said he wants to "build bridges" to people. He has also called the patriarch of the Orthodox Church, Bartholomew I, "my brother." My hope is that Pope Francis will be the first pope to go and pray at the Jasenovac Holocaust Memorial site. Matthew 5:16 says "Let your light shine before men, that they may see your good works, and glorify your Father which is in heaven."

May the Holocaust cry of "Never again!" be heard at Jasenovac and echo around the world.


This article was originally published at http://www.seacoastonline.com/articles/20130407-OPINION-304070348

and,  http://www.christiantoday.com/article/the.wound.of.jasenovac.and.a.plea.to.pope.francis/33963.htm




===

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it/
http://www.facebook.com/cnj.onlus/

=== * ===



Invita i tuoi amici e Tiscali ti premia! Il consiglio di un amico vale più di uno spot in TV. Per ogni nuovo abbonato 30 € di premio per te e per lui! Un amico al mese e parli e navighi sempre gratis: http://freelosophy.tiscali.it/



Milano, 21 settembre 2013
ore 20:45, Via Cadamosto 2

DRUG GOJKO 

MONOLOGO DI PIETRO BENEDETTI
REGIA DI ELENA MOZZETTA
UNO SPETTACOLO PRODOTTO DAL CP ANPI VITERBO

TRATTO DAI RACCONTI DI NELLO MARIGNOLI, PARTIGIANO VITERBESE COMBATTENTE IN JUGOSLAVIA

la scheda dello spettacolo: https://www.cnj.it/CULTURA/druggojko.htm



(castellano / italiano)

La guerra mediatica e chimica dell'imperialismo

0) LINKS (deutsch / francais / srpskohrvatski / english / italiano)

1) Siria: "armi chimiche" e fotomontaggi
2) Entrevistas/ Entretiens avec Bashar El Assad
3) Razionalità occidentale (Thierry Meyssan)
4) La guerra mediatica dell’imperialismo e del sionismo (Josè Reinaldo Carvalho)
5) Armi chimiche, le verità nascoste sugli arsenali e sulla «Convenzione» (Manlio Dinucci)


=== 0: LINKS ===

Industrie du mensonge et guerre impérialiste
par Domenico Losurdo
L'industria della menzogna quale parte integrante della macchina di guerra dell'imperialismo
di Domenico Losurdo

---

Elitejournalisten (Journalismus und Kriegspropaganda)

LEIPZIG (Eigener Bericht) - Ein Wissenschaftler der Universität Leipzig wirft deutschen Spitzenjournalisten die Übernahme von Techniken und Begriffen der Kriegspropaganda vor. Laut Uwe Krüger vom Institut für Praktische Journalismus- und Kommunikationsforschung der
sächsischen Hochschule spielt "Frieden als Wert an sich" in führenden deutschen Printmedien "keine Rolle". Vielmehr erachteten die dort
beschäftigten Redakteure und Ressortchefs den "Einsatz und Verlust von Menschenleben" als "hinnehmbar und sogar geboten". Insgesamt herrsche
eine "starke Identifikation mit dem Westen" und seinen militärpolitischen Organisationen vor, die dazu führe, dass Gegner als "Barbaren" erschienen, denen mit "kalter Entschlossenheit" begegnet werden müsse. Entsprechende Überzeugungen sollen Krüger zufolge durch "gebetsmühlenartige" Wiederholungen und die Anwendung "argumentativer Tricks" in der Bevölkerung verankert werden. Hintergrund ist nach Auffassung des Wissenschaftlers die "Einbettung" der Autoren in Netzwerke des "transatlantischen Elitenmilieus"...

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58688

Rezension: 
Uwe Krüger: Meinungsmacht. Der Einfluss von Eliten auf Leitmedien und Alpha-Journalisten - eine kritische Netzwerkanalyse,
Köln (Herbert von Halem Verlag) 2013

Der vorliegende Band stellt der Berichterstattung deutscher Spitzenjournalisten über Fragen von Krieg und Frieden ein geradezu vernichtendes Zeugnis aus. Das "Bild von Bedrohungen und Konflikten", das sie entwerfen, ist dem Autor Uwe Krüger zufolge "ebenso eindimensional und nicht reflexiv wie das in den offiziellen Doktrinen". Doch damit nicht genug: Chefredakteure und Ressortleiter deutscher "Leitmedien" bedienen sich laut Krüger teilweise klassischer "Propagandatechniken"; ihre Argumentation müsse insgesamt als "unkritisch bis persuasiv" qualifiziert werden.

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58687

---

I video manipolati del "massacro" di Ghuta

Des vidéos de l’attaque chimique de Damas ?
Bahar Kimyongür, 18 septembre 2013

Siria: il veleno nella coda. Il Rapporto degli ispettori ONU sui gas a Ghouta

ŠOKANTNO IZVJEŠĆE Časna sestra iz Sirije tvrdi: 'Snimke otrovane djece u Damasku su lažne!'
Časna sestra Agnes Mariam De la Croix publicirala je šokantno izvješće o pozadini kemijskog napada u predgrađu Damaska...

---

Digest: U.S. Syria War To Repeat 1999 War On Yugoslavia: Russian MP

---

Ramsey Clark & Cynthia McKinney lead IAC anti-war delegation to Syria
Hear delegation member Sara Flounders' firsthand account in the Left Voices interview:
http://ec.libsyn.com/p/b/f/0/bf0392084a54bb21/2013-09-17_Flounders_Syria.mp3?d13a76d516d9dec20c3d276ce028ed5089ab1ce3dae902ea1d01cf8e33d9c954dfba&c_id=6154324


=== 1 ===

Siria: "armi chimiche" e fotomontaggi

Su «La stampa» del 12 settembre, p. 10, l'articolo di Erica Giraudo riporta un'interessante testimonianza di una suora impegnata a Damasco in un ospedale italiano:
 
«Sulle armi chimiche la mail di suor Anna Maria Scarzello contiene una riflessione, senza risposte, ma con tante domande aperte: "Speriamo che l'Onu dica la verità. Qui sentiamo parlare di fotomontaggi. Hanno preso tanti bambini per ucciderli insieme senza gente grande... e quelli che li soccorrevano perché non sono morti?». I dubbi sono tanti perché "arrivano da fuori orde di terroristi, che non parlano l'arabo, mandati e sostenuti dagli oppositori. Commettono atrocità, sequestri, uccisioni, fanno esplodere bombe. I soldati di Assad non fanno altro che difendere la popolazione".
La Siria è un paese dall'eccezionale tolleranza religiosa, spiega la religiosa che da Damasco ha seguito la vicenda di Domenico Quirico e la liberazione dell'inviato de "La Stampa" domenica sera».

PUBBLICATO DA DOMENICO LOSURDO 


=== 2 ===

A lire aussi:
ENTRETIEN DE BACHAR EL-ASSAD À RUSSIE 24
http://www.voltairenet.org/article180229.html
ESPAÑOL  
http://www.voltairenet.org/article180230.html
РУССКИЙ  
http://www.voltairenet.org/article180231.html
ENGLISH
http://www.voltairenet.org/article180232.html

---

L'article originel, en francais: 

La mise en garde d'Assad à la France
par Malbrunot, Georges - Le Figaro, 02/09/2013
INTERVIEW - Notre envoyé spécial à Damas Georges Malbrunot a interviewé en exclusivité mondiale le président syrien Bachar el-Assad...

Entrevista del diario francés LE FIGARO con el Presidente de Siria, el Dr. BASHAR AL-ASSAD, 2 de septiembre de 2013



Traducción castellana por Tamer Sarkis,

DIARIO UNIDAD



MALBRUNOT (periodista gabacho): Los americanos y los franceses le han acusado a usted de perpetrar un ataque químico el 21 de agosto en Ghoutta, que llevó a la muerte de cientos de personas. ¿Acaso tiene usted alguna evidencia que le permita afirmar que su ejército no llevó a cabo el ataque?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Ya para empezar, es quien acusa quien debe ser también responsable de proveer las evidencias sustentatorias de su acusación. Hemos retado a los acusadores a presentar siquiera un ápice de prueba legitimadora, algo que no han sido capaces de hacer. Ya que su Política Exterior debería ser trazada con arreglo a los intereses de sus propios Pueblos respectivos, les hemos retado a mostrar pruebas reales para sustentar sus afirmaciones, no ya ante nosotros, sino ante su propia opinión pública. Tampoco en este segundo caso han sido capaces de aportar nada.

En segundo lugar: ¿dónde reside la lógica de que nosotros hubiéramos llevado a cabo un ataque de dicha naturaleza?: tras dos años de crisis, le aseguro a usted que la situación sobre el terreno es mucho mejor ahora que hace un año?. ¿Quién puede concebir, pues, que un ejército realizando avances significativos sobre el terreno con armamento convencional, vaya a recurrir a armas de destrucción masiva?.

Por cierto, yo ni confirmo ni niego que tengamos ese tipo de armas (esto no es tema de discusión con ustedes). En lo que nos ocupa, y suponiendo que las tuviéramos y decidiéramos emplearlas, ¿sería concebible usarlas precisamente en esas áreas donde nuestras tropas se hallan operando?. ¿Qué lógica tendría?. Además, ¿es plausible que el uso de esas armas en un área densamente poblada residencial damascena no mate a decenas de miles de personas?; ese tipo de sustancias se propagan en el aire.


PERIODISTA: ¿Resultaron heridos soldados del ejército sirio a causa de esas armas?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Sí, en la zona de Baharia, en Damasco. Los Inspectores de la ONU los visitaron en el hospital.


PERIODISTA: Algunos difunden que ha habido cierto avance del ejército sobre el terreno. De todos modos, en otras áreas los rebeldes también han avanzado y usted está tratando de combatirlos.


PRESIDENTE AL-ASSAD: De nuevo, se trata de áreas residenciales. El uso de armas químicas en esas zonas mataría a decenas de miles de personas. Todas las acusaciones están “basadas” en afirmaciones carentes de sustancia formuladas por los terroristas, así como en fotografías sin relación real con el contexto geográfico y videos subidos a internet.


PERIODISTA: Los americanos han declarado que han interceptado una conversación telefónica entre un cuadro de su círculo próximo y oficiales del ejército ordenando el uso de las armas químicas.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Si los americanos, los franceses y los ingleses poseyeran una sola brizna de prueba la habrían mostrado desde el primer día. No vamos a responder a rumores ni a alegaciones sospechosas de tendenciosidad. Solamente vamos a discutir a partir de verdades fundamentadas. Si ellos tienen alguna, deberían exponerla.


PERIODISTA: ¿Es posible que alguien de su círculo próximo u oficiales del ejército sirio tomaran la decisión sin su conocimiento?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: De nuevo -y no le estoy diciendo con ello que poseamos esas armas-, en cualquier país del Mundo donde se tuvieran esas armas, la decisión de uso suele estar centralizada. Y, de cualquier manera, eso sería información militar clasificada.


PERIODISTA: Pero eso es lo que declaró Jihad Makdisi.


PRESIDENTE AL-ASSAD: No, en absoluto. Lo que dijo el señor Makdisi fue que, si las tuviéramos, no las usaríamos. Si las tenemos o no es por entero un asunto sirio.


PERIODISTA: El Presidente Obama ha pospuesto la intervención militar en Siria. ¿Cómo lo explicaría usted?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Algunos han visto a Obama como a un líder débil a causa de su decisión de retrasar o de suspender por días o semanas un ataque. Y otros han visto en él a un líder fuerte de un país poderoso, en el hecho de llevar a cabo una guerra en Siria.

Desde mi perspectiva, el poder descansa en la habilidad para prevenir guerras, y no para prenderlas. El poder deriva de la habilidad que uno tenga para estar alerta de los propios errores y extraer lecciones a partir de ellos. Si Obama fuera fuerte, se habría plantado para afirmar la ausencia de evidencia en relación al uso de armas químicas por parte del Gobierno sirio. Se habría plantado para afirmar que el proceder correcto consiste en aguardar los resultados que las investigaciones de Naciones Unidas extraiga, y ponerse a trabajar a través del Consejo de Seguridad de la ONU. En cambio, tal y como puedo ver, se trata de alguien débil, que ha sucumbido a las presiones internas ejercidas por grupos reducidos, quienes le llevaron a amenazar con una acción militar. Tal y como he dicho, los líderes fuertes son aquellos que previenen guerras, y no aquellos que provocan su estallido.


PERIODISTA: ¿Qué le diría usted a los miembros del Congreso estadounidense cuyo voto determinará si habrá o no intervención militar?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Antes de votar, deberían preguntarse una cuestión sencilla: ¿qué han reportado las guerras previas a los Estados Unidos o incluso a Europa?. ¿Qué ha logrado el Mundo con la guerra contra Libia y la extensión del terrorismo en la posguerra?. ¿Qué ha logrado el Mundo con las guerras de Irak y de otros lugares?. ¿Qué logrará el Mundo con el apoyo al terrorismo contra Siria?.

Los miembros del Congreso estadounidense operan desde la expectativa de mejor servir a los intereses de su país. Antes de votar, deberían sopesar su decisión a la luz de los intereses de su propio país. Perpetuar la inestabilidad y el extremismo en Oriente Medio no responde a los intereses estadounidenses. No va en pro de su interés el hecho de continuar la campaña iniciada por Bush relativa a extender las guerras a lo ancho del Mundo.

Si piensan con lógica y de acuerdo a los intereses de su propio país, no hallarán beneficio alguno en estas guerras. No obstante, muchos de esos congresistas aún no han puesto el arte de la lógica a regir sobre su toma de decisiones políticas.


PERIODISTA: ¿Cómo responderá usted a estos ataques?. ¿Van a producirse?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Si pensamos en Oriente Medio a modo de un barril de explosivos cada vez más cerca de explotar, entonces se vuelve claro que la cuestión no queda remitida a cuál sea la respuesta siria, sino a qué pasará -en un contexto amplio- tras el primer ataque. Los arquitectos de la guerra son capaces de determinar su primer ataque -en otras palabras, pueden determinar su propia acción-, pero, más allá de la misma, es imposible para cualquiera predecir qué seguirá. Una vez el barril explota, todo el mundo pierde el control. Nadie tiene capacidad para determinar los resultados, aunque lo cierto es que el caos, las guerras y el extremismo en sus diversas formas se extenderá por doquier.


PERIODISTA: ¿Hay peligro de que derive en conflicto regional?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Por supuesto: éste es el riesgo más palpable. La cuestión no es hoy reductivamente Siria, sino una región íntegra que alberga en su seno vínculos sociales, políticos y militares. Cualquier horizonte a plantear o a esperar es, por ende, de carácter regional, y no solamente sirio.


PERIODISTA: ¿Es probable que Israel se convierta en uno de sus objetivos?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: No esperará usted que le revele nuestros pensamientos de respuesta... No es realista pretender que anunciemos nuestros planes, pero, tal y como he afirmado, existen numerosos actores involucrados en este proceso y, por tanto, restringir el análisis a un solo actor rebaja el alcance de aquello que ocurriría.


PERIODISTA: ¿Qué le diría a Jordania, actor conocido por entrenar en su territorio a los rebeldes?. ¿Qué riesgos comportaría para Jordania el hecho de que el ataque se resolviera en favor de los rebeldes y los terroristas?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Nuestra política siempre se ha caracterizado por no exportar nuestros problemas a los países vecinos. Lo que hemos estado haciendo es responder a los miles de terroristas que han estado entrando a Siria vía Jordania. Por su parte, Jordania a declarado que no prestará bases para un ataque militar contra Siria. Sin embargo, si se diera el caso de que nosotros no tuviéramos éxito en nuestra lucha contra el terrorismo en Siria, no habría más que esperar una extensión del mismo a países terceros, con su caos y extremismo inherentes.


PERIODISTA: Así que está usted advirtiendo a Jordania y a Turquía...


PRESIDENTE AL-ASSAD: Hemos afirmado anteriormente lo que acabo de decir y se lo hemos comunicado a ellos directa e indirectamente. Creo que Jordania está totalmente alerta de la situación real, a pesar de las presiones que recibe en pro de continuar prestándose a ser una ruta de tránsito del terrorismo señalado. En lo que respecta a Erdogan, no creo que sea consciente en absoluto respecto de lo que está haciendo. En cuanto a nosotros, nuestra prioridad ahora es combatir el terrorismo en suelo sirio.


PERIODISTA: ¿Cómo responderán a un ataque sus aliados, Hezbu Allah e Irán?. ¿Cuentan ustedes con su respaldo si son atacados?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: No soy quien para hablar por ellos, y ya ellos han hablado claro. Nosotros somos todos conscientes de que la cuestión que nos afecta es una cuestión de índole regional, que no permite separar artificialmente los intereses de Siria, de los de Irán, los de Hezbu Allah y de otros países que nos dan apoyo.

Hoy, la estabilidad regional depende de la situación en Siria, hecho que Rusia tiene claro. Rusia, no está defendiendo al Gobierno ni al Estado sirio, sino que defiende la estabilidad en la región, desde el conocimiento preclaro de que, de otro modo, la propia Rusia acabará siendo afectada. Abordar la situación desde el estrecho prisma de la alianza Siria-Irán es una visión tan naive como simplista. Nos enfrentamos a una situación cuyo significado va mucho más lejos.


PERIODISTA: ¿Le han tranquilizado a usted los rusos con que se han dirigido a los estadounidenses a fin de intentar atenuar su ataque?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Creo que no se puede confiar en los Estados Unidos. No creo que exista país alguno en el Mundo capaz de asegurar que los estadounidenses no vayan a emprender uno u otro tipo de acción contra un país tercero, así que perseguir esa “promesa” es insubstancial.

Los Estados Unidos adoptan una posición por la mañana, para dar un giro copernicano al caer la noche. Dado que los Estados Unidos ni acatan la ONU ni la escuchan, no veo por qué debiéramos estar “tranquilizados”.


PERIODISTA: ¿Cómo parar la guerra; esta crisis siria que se prolonga ya por más de dos años y medio?. Usted ha sugerido un Gobierno de Unidad Nacional. La comunidad internacional ha sugerido la Conferencia de Ginebra II. ¿Cómo podemos detener el baño de sangre en Siria?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Hay honda diferencia entre discutir entorno a una solución al inicio de la crisis, y discutir una solución en el contexto presente. He estado enfatizando desde el primer momento, que a una solución sobre Siria podía llegarse solamente con diálogo. A través del diálogo se habría llegado al establecimiento de soluciones materializables con la adopción de medidas políticas.

Hoy la situación es distinta: estamos combatiendo terroristas cuya composición pertenece a Al-Qaeda en un 80% o 90%. Estos terroristas no tienen como interés nada que tenga que ver con legislación, política o reforma. No hay otro trato hacia ellos que el combatirlos. Si combatirlos, no podemos hablar después de dar pasos políticos adelante. Así que, en respuesta a su pregunta, hay que decir que hoy día la solución solo puede darse a partir de conseguir parar el flujo entrante de terroristas hacia Siria, así como a partir de detener todo el apoyo que estos reciben, tanto financiero y militar como de cualquier otro tipo.


PERIODISTA: ¿Quién les da apoyo?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Principalmente, Arabia Saudí, seguido por Jordania y Turquía, que pasan a los terroristas a suelo sirio, así como los Estados Unidos, Gran Bretaña y Francia.


PERIODISTA: ¿Tiene usted prueba alguna de que Francia haya armado a los terroristas?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: La postura política mantenida por Francia lo dice todo, así como su papel de provocadores belicistas en la coyuntura en curso, función que sigue el Dictado directo por parte de Qatar y de terceros países.


PERIODISTA: ¿Piensa usted invitar a la oposición a venir a Siria y garantizar su seguridad a fin de que puedan todos ustedes sentarse entorno a una mesa y hallar una solución?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: En enero de este mismo año formulamos una iniciativa donde se incluían eso que usted menciona, sumado a otros puntos, con objeto de dar pasos adelante hacia una solución política. Sin embargo, esa oposición a la que usted se refiere, ha sido manufacturada desde el exterior, es decir, desde Francia, Qatar y demás. No es, por tanto, una oposición siria. Se trata de una oposición sujeta a las órdenes dictaminadas por sus Amos, quienes le han prohibido tomar parte en la iniciativa mencionada. A esto hay que sumar su carencia de apoyo popular interior. Y, a pesar de todas estas contrariedades, les invitamos a venir y ellos no respondieron.


PERIODISTA: De todos modos, algunos de ellos no respondieron por miedo en relación a su propia seguridad, temiendo ser encarcelados tal y como lo fue Abdul Aziz Al-Khayer. ¿Puede usted darles garantías?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Lo cierto es que hemos provisto garantías. He hablado con anterioridad de puntos políticos en los que se incluyen garantías de seguridad para cualquier miembro de la oposición que quiera venir a Siria con el propósito de tomar parte en el diálogo.

No obstante, jamás han tenido pretensión de venir, o no se les ha dado permiso. Nosotros no hemos matado ni detenido a ningún miembro de la oposición: todos los amigos de Abdul Aziz Al-Khayer están en Siria; ¿por qué íbamos a encarcelar a uno y dejar el resto en libertad?. ¿Qué lógica tendría?.


PERIODISTA: ¿Cómo explica la postura actual de Francia hacia ustedes?. Habían sido amigos durante el periodo de Sarkozy y usted, que gozaba de una relación amistosa con Francia, la visitó en varias ocasiones. ¿Cómo explica este vuelco?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Jamás fue una relación de amistad. Desde el principio estuvo claro que Francia, respondiendo a “peticiones” estadounidenses, estaba tratando de manipular la política siria. Incluso el giro positivo de 2008 se interrumpió al son de la influencia Qatarí sobre Francia, condición que explica también el vuelco negativo de 2011. Es evidente que la política gala hacia Siria refleja por entero los deseos estadounidenses y qataríes.


PERIODISTA: El parlamento francés se reunirá el miércoles, coincidiendo con un gran debate que actualmente atraviesa Francia, y donde algunos creen que Hollande ha ido, en este asunto, demasiado lejos. ¿Qué mensaje dirigiría a los parlamentarios franceses antes de que reúnan y voten el ataque?.


PRESIDENTE ASSAD: Hace escasos días el Ministro de Interior francés se retrató afirmando textualmente que “la participación francesa depende de lo que diga el Congreso estadounidense”, es decir, no haciendo mención al parlamento francés. Permítame preguntarle: ¿ante quién responde el Gobierno francés?; ¿ante el parlamento francés o ante el Congreso de los Estados Unidos?. Desde 2003, al hilo de la invasión de Irak “superada” la posición francesa primigenia anterior a la guerra, Francia ha renunciado a su independencia y ha devenido parte de la política exterior estadounidense. Esto caracterizó a Chirac tras la guerra de Irak, luego a Sarkozy y ahora a Hollande.

De modo que la verdadera cuestión es: ¿devolverá la reunión parlamentaria la independencia de Francia y devolverá a los franceses sus decisiones?. Esperamos que así sea. Ya que se supone que los parlamentarios trabajan en pro de los intereses franceses, ¿afrontarán, los representantes del Pueblo francés, al extremismo y al terrorismo?. ¿Darán apoyo a quienes cometieron los atentados del 11 de septiembre en Nueva York o quienes volaron el tren en España?. ¿Darán, los representantes del Pueblo francés, apoyo a quienes asesinan a personas inocentes en la misma Francia?.

¿Cómo se les hace posible estar contra individuos como Mohammed Merah en Francia y apoyar a otros como él en Siria?. ¿Cómo puede Francia luchar contra el terrorismo en Mali y apoyarlo contra Siria?. ¿Adoptará el modelo estadounidense de “doble rasero”?. ¿Cómo pueden decirle a su Pueblo que Francia es un país laico mientras al mismo tiempo dan apoyo al sectarismo y al extremismo en otro lugares del Mundo?. ¿Cómo puede Francia erigirse en abogada de la democracia cuando uno de sus principales aliados -Arabia Saudí- vive hoy en plena Edad Media?.

En definitiva, mi mensaje a los parlamentarios galos es: re-encuentren ustedes los principios de la Revolución francesa; esos principios de los que el Mundo entero está orgulloso: Libertad, Justicia, Igualdad.


PERIODISTA: Se ha referido usted a los intereses nacionales franceses. Si Francia interviene militarmente, ¿resultarían dañados sus intereses en Siria o en la región?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Eso no puedo saberlo yo, porque dependerá de los resultados de la guerra. Pero lo más probable es que Francia vería efectivamente truncados sus intereses. Existe hoy en Siria ira e indignación generales con la política francesa, hecho que inevitablemente afectaría a los intereses franceses en la región. Además, y a diferencia de lo que sucedió en tiempos anteriores, países significativos en la región han empezado a dar la espalda a Europa en lo que se refiere a establecer sociedades económicas y cooperación, y hace tiempo miran, en cambio, hacia el Este, donde existe una reciprocidad de respeto entre países.


PERIODISTA: ¿Así que está usted llamando a la cordura y a la Razón?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Al sentido común y a la ética.


PERIODISTA: ¿Tiene pensado presentarse a las próximas elecciones presidenciales sirias? (previstas a celebrar en 2014, NOTA DEL TRADUCTOR).


PRESIDENTE AL-ASSAD: Eso dependerá de la voluntad del Pueblo sirio. Si me consta que hay un deseo popular extendido en relación a mi candidatura, no me opondré a presentarme, y viceversa. No podemos consolidar dispositivos y medidas necesarias a la celebración de elecciones, dado cómo está ahora el panorama en Siria, pero poseemos indicadores prospectivos de que éstas podrán ser celebradas. Por otra parte, el mayor indicador de que existe respaldo a una hipotética decisión mía de presentarme de nuevo como candidato, es que no puedes continuar a menos que el Pueblo te apoye, cuando estás enfrentando una invasión terrorista multi-nacional -procedente de unos 80 países distintos- apoyada por “Occidente” y por varios Estados árabes. Sin embargo, Siria lleva resistiendo por más de dos años y medio, hecho que en sí es un indicador significativo de la fortaleza del apoyo popular.


PERIODISTA: ¿De modo que combatiría y sacrificaría usted su vida por Siria?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: El Pueblo, cuando es necesario defender su país, lo hace; no importa si el Presidente o los ciudadanos. Esta no es una cuestión individual, sino que atañe a la nación. ¿Qué sentido tiene vivir si otros han matado a tu país?.


PERIODISTA: ¿Asume usted la responsabilidad por los errores cometidos tanto por el ejército como por las fuerzas de seguridad?. ¿Asume que ha habido errores?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Todo ser humano erra en su actividad. Si no cometes errores, o no eres humano, o bien no haces nada. Y yo soy humano y trabajo. Sin embargo, cuando queremos evaluar nuestros errores, lo hacemos a la luz de los hechos y de sus resultados patentes. Ahora nos hallamos justo en el corazón de la batalla. Cuando ésta haya concluido, podremos abordar los resultados y determinar nuestros aciertos y nuestros errores en relación a asuntos particulares.


PERIODISTA: ¿Tiene usted confianza en vencer en la batalla?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: La historia de nuestra región nos enseña que cuando el Pueblo libra su auto-defensa, vence inevitablemente. La guerra que nos asedia no es una guerra contra el Gobierno o contra el Presidente, sino contra Siria, y Siria vencerá.


PERIODISTA: A pesar de su afirmación, el ejército ha perdido el control de ciertas áreas al Norte como al Sur y al Este. ¿Cree usted que puede recuperar esas áreas?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: La cuestión no es etiquetar territorios como “bajo control del ejército” o “bajo control de los terroristas”. No hay un sólo área donde el ejército se haya propuesto entrar y no lo haya hecho. El reto real es detener el continuo flujo de terroristas a través de las fronteras y detener los estragos sociológicos y poblacionales que los terroristas cometen en aquellas áreas que logran tomar por asalto.


PERIODISTA: Moratinos, un previo amigo suyo, me decía el otro día que no puede entender qué hay en la mente de Bashar Al-Assad; como puede estar supuestamente perpetrando tanta violencia en su país.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Hay aquí una analogía subrayable a través de la siguiente pregunta: ¿Cómo puede Francia estar permitiendo que los terroristas que asesinan a ciudadanos franceses, asesinen en Siria?. ¿Y cómo si no calificar de terrorista el comportamiento de la policía británica durante los disturbios del pasado año?. ¿Por qué sacaron los Estados Unidos a su ejército a las calles de Los Ángeles en la década de los noventa?. ¿Y por qué otros países terceros hallan legitimidad para defenderse del terrorismo, y no Siria?. ¿Por qué no fue posible para Mohammed Merah quedarse vivo en Francia y seguir asesinando civiles, mientras debería permitirse a esos mismos terroristas quedarse en Siria para asesinar a la gente?.


PERIODISTA: ¿Cómo ha cambiado su rutina gubernamental desde el inicio de la “crisis”?. Hay quien sugiere que, tras dos años y medio, está usted hoy dirigiendo Siria en solitario.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Pues eso es precisamente lo que antes ponía yo en cuestión: si “occidente” está en mi contra, y también lo estuviera el Pueblo sirio, ¿entonces cómo puede concebirse que siguiera yo gobernando el país?. Eso es ilógico. Puedo seguir gobernando gracias a la fortaleza del apoyo popular y a la fortaleza del Estado sirio. Desgraciadamente, las personas que hacen tales conjeturas no perciben con objetividad esta realidad que le expongo.


PERIODISTA: Cierto número de periodistas franceses han sido secuestrados en Siria. ¿Posee usted información respecto de cómo se encuentran?. ¿Los tienen secuestrados las autoridades sirias?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: ¿De verdad cree que somos nosotros?.


PERIODISTA: Lo cierto es que fueron secuestrados al Norte de Siria. ¿Están al corriente de su situación?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Si es que esos secuestrados lo han sido por los terroristas, debería usted preguntarles a ellos. Pero, si es que alguno de ellos ha sido arrestado por haber entrado en el país de forma ilegal, será llevado a juicio en lugar de ser mantenido en una celda. Si ése fuera el caso, la persona afrontaría los cargos acordes a las leyes sirias y, por tanto, el caso sería de conocimiento público y general.


PERIODISTA: ¿Está planteándose cooperar con las autoridades francesas en materia de seguridad?. Eso es algo que funcionó en el pasado...


PRESIDENTE AL-ASSAD: Cualquier cooperación, no importa si en materia de seguridad, económica o militar, requiere de consenso político. No es posible mantenerse en cooperación de seguridad con un país que a su vez mantiene un “conflicto de intereses” con respecto a uno mismo.


PERIODISTA: Tras haber fallecido su padre, usted viajó a Francia y fue recibido por el Presidente Chirac. Todo el mundo le veía como un Presidente joven y prometedor, además de un oftalmólogo de éxito. Hoy, desde el inicio de la crisis, la imagen ha cambiado. ¿Hasta qué punto ha cambiado usted como persona?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Pero la cuestión fundamental es: ¿ha cambiado esta persona en su substancia?. En un instante, los medios de comunicación pueden manipular la imagen de una persona, aunque en realidad esa persona permanezca invariante. Yo pertenezco al Pueblo sirio; defiendo sus intereses e independencia, y jamás sucumbiré a presión exterior. Puedo cooperar con terceros siempre y cuando dicha cooperación tenga un sentido de promover los intereses de mi país.

Eso es precisamente lo que nunca pudieron entender; creyeron que podrían manipular fácilmente a un Presidente joven, y que, al haber estudiado en “occidente”, habría olvidado mi cultura de origen. Tal actitud y expectativa es naive e infantil. No es que yo haya cambiado; es que, por el contrario, fueron ellos quienes desde el principio me supusieron distorsionadamente, pues lo deseaban. Pero ahora sería bueno para ellos el aceptar la imagen real de un Presidente que afirma la independencia de su país.


PERIODISTA: ¿Se ha convertido Francia en enemiga de Siria?.


PRESIDENTE AL-ASSAD: Todo aquél que da apoyo financiero o militar a los terroristas es objetivamente enemigo del Pueblo sirio. Todo aquél que facilita el asesinato de un soldado sirio, o que trabaja contra los intereses del país y de su Pueblo, es enemigo de Siria. No me refiero con ello al Pueblo francés, ya que creo que es el Gobierno francés quien trabaja contra los intereses y contra la voluntad de su propio Pueblo. Entre los conceptos de Gobierno adverso y de nación adversa hay diferencia cualitativa. El Pueblo francés no es nuestro enemigo, pero sí su política gubernamental, adversa al Pueblo sirio.


PERIODISTA: ¿Es, el Gobierno francés, enemigo de Siria?


PRESIDENTE AL-ASSAD: Cuanto más adversas al Pueblo sirio son las políticas gubernamentales francesas, más enemigo del Pueblo sirio es el Gobierno francés. Las actuales políticas adoptadas por el Gobierno francés, como las que he mencionado anteriormente, son hostiles hacia Siria. Así pues, la hostilidad objetiva podrá ser dejada atrás sólo cuando el propio Gobierno francés redefina sus políticas.



TRADUCCIÓN CASTELLANA:

Tamer Sarkis Fernández, DIARIO UNIDAD



=== 3 ===

FRANÇAIS  
DEUTSCH  
PORTUGUÊS  
ESPAÑOL  
ENGLISH 
 عربي 
РУССКИЙ
---


Razionalità occidentale


di Thierry Meyssan

Vi sono piaciuti l’incidente del Golfo del Tonchino e la guerra del Vietnam, le incubatrici del Kuwait e la prima guerra del Golfo, il massacro di Račak e la guerra del Kosovo, le armi di distruzione di massa e la seconda guerra del Golfo, le minacce su Bengasi e la guerra di Libia, vi piacerà la gasazione di civili di Ghouta e il bombardamento della Siria.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA)  | 9 SETTEMBRE 2013

In un comunicato diffuso dalla Casa Bianca, il direttore dell’Intelligence Nazionale USA, James Clapper, afferma che 1.429 persone sono state uccise in un massiccio attacco chimico su una dozzina di località, il 21 agosto 2013, nell’oasi della Ghuta di Damasco [1].
I servizi francesi non hanno potuto procedere a una conta delle vittime in loco, si precisa in una nota desecretata del coordinatore dell’intelligence Alain Zabulon [2]. Tuttavia, ne hanno individuato circa 281 su dei video, mentre l’organizzazione "non governativa" francese Médecins sans frontières da parte sua ne ha contato 355 presso gli ospedali.
I servizi alleati fanno tutti riferimento a dei video. Così gli statunitensi ne hanno raccolto un centinaio su YouTube, mentre i francesi ne hanno trovato solo 47. Washington e Parigi li considerano tutti come autentici. Tuttavia, alcuni di essi sono stati postati alle sette del mattino, ora di Damasco (il che spiega il motivo per cui siano datati 20 agosto su YouTube, che ha sede in California), ma con un sole quasi allo zenith, il che implica che siano stati girati prima di allora [3].
Tutti gli osservatori hanno notato l’alta percentuale di bambini tra le vittime. Gli Stati Uniti ne hanno contato 426, ossia più di un terzo. Alcuni, ma non i servizi statunitensi né i loro omologhi francesi, sono rimasti colpiti dal constatare che avevano quasi tutti la stessa età e non avevano una famiglia che li piangesse. Ancora più strano, i gas avrebbero ucciso i bambini e gli uomini adulti, ma avrebbero risparmiato le donne.
L’ampia diffusione sui canali satellitari di immagini delle vittime ha consentito a delle famiglie alauite dei dintorni di Latakia di riconoscere i loro figli rapiti due settimane fa dai "ribelli". Questa identificazione è stata lunga perché ci sono pochi sopravvissuti al massacro perpetrato dagli alleati degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Francia presso i villaggi lealisti dove è stato scoperto oltre un migliaio di corpi di civili in fosse comuni.
Statunitensi, britannici e francesi concordano sul fatto che le vittime sono state uccise da un gas neurotossico che potrebbe essere sarin o contenere sarin. Essi sostengono di basarsi sulle proprie analisi, effettuate nei loro laboratori su campioni raccolti da ciascuno dei loro servizi.
Tuttavia, gli ispettori delle Nazioni Unite, che sono venuti sul posto a raccogliere altri campioni, daranno il loro verdetto soltanto fra una decina di giorni. In effetti, le analisi praticate da americani, inglesi e francesi sono sconosciute al mondo scientifico, per il quale la coltura dei campioni richiede un periodo assai più lungo.
Benché sia chiaro che dei bambini sono morti di intossicazione chimica, non è affatto certo che siano stati gasati. I video che li mostrano in agonia lasciano vedere una bava bianca mentre il sarin ne provoca una gialla.
Le tre potenze occidentali hanno inoltre convenuto nell’attribuire la responsabilità di questo avvenimento dalle dimensioni variabili all’esercito arabo siriano. Il direttore dell’Intelligence Nazionale USA precisa che i suoi servizi hanno osservato i militari siriani durante i quattro giorni precedenti, mentre stavano mescolando le componenti chimiche. Il presidente della Commissione britannica sui servizi segreti, Jon Day, assicura che per l’esercito arabo siriano non si trattava della sua prima volta e che anzi esso ha utilizzato i gas ben 14 volte dal 2012 [4], cioè altrettante quanti i casi comprovati di uso di armi chimiche da parte degli Stati Uniti durante la seconda guerra del Golfo.
Le rivelazioni dei servizi statunitensi, britannici e francesi sono corroborate da un’intercettazione telefonica. Un alto funzionario della difesa siriano avrebbe chiamato in preda al panico il capo dell’unità dei gas chimici a proposito del massacro. Tuttavia, questa intercettazione non è stata effettuata da statunitensi, britannici né francesi, ma è stata loro fornita dall’unità 8200 del Mossad israeliano [5].
In sintesi, i servizi statunitensi, britannici e francesi sono certi al 100% che l’esercito arabo siriano ha gasato un numero imprecisato di civili: 
 1. Esso ha utilizzato per far questo una nuova variante del vecchio gas sarin che non tocca le donne. 
 2. Gli Stati Uniti hanno osservato per quattro giorni la preparazione del crimine senza intervenire. 
 3. Alla vigilia del suo utilizzo, questo gas magico ha ucciso bambini che erano stati rapiti dagli jihadisti due settimane prima a più di 200 chilometri da lì. 
 4. Gli eventi sono conosciuti attraverso dei filmati autentici girati, e talvolta pubblicati, tempo prima su YouTube . 
 5. Sono confermati da un’intercettazione telefonica realizzata dal nemico israeliano. 
 6. I servizi segreti occidentali hanno un procedimento segreto per identificare il gas sarin senza dover coltivare i tessuti umani. 
 7. Poiché si tratterebbe della quindicesima operazione di questo tipo, il "regime" avrebbe violato una "linea rossa" e dovrebbe essere "punito" da bombardamenti che lo privino dei suoi mezzi di difesa.
Nel diritto internazionale, la propaganda di guerra è il crimine più grave perché rende tutti gli altri crimini possibili.

Traduzione 
Matzu Yagi

Fonte 
Megachip (Italia)