Jugoinfo

Data: 03/12/2001 20:58
Da: chefare.roma
A: jugocoord@...
Oggetto: solidarietà con i lavoratori jugoslavi

cari compagni,

vi mandiamo per conoscenza la lettera che abbiamo mandato "All’Ufficio
adozioni – Ufficio rapporti internazionali" ed ai lavoratori della
Zastava riguardo l'appello per l'adozione a distanza.


ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA
redazione romana del che fare
internet: www.chefare.org
per contatti scrivere a:
che fare casella postale 7032 - 00162 Roma - tel/fax 06 4456462
oppure a chefare@...

=*=

All’Ufficio adozioni – Ufficio rapporti internazionali
(alla c.a. di Raika Veljovic)

Ai lavoratori della Zastava


Cari compagni,
abbiamo ricevuto il vostro appello relativo alle "adozioni a distanza
dei figli dei lavoratori della Zastava" e di questo vi ringraziamo
sentitamente.
In generale la nostra Organizzazione non si
impegna direttamente in questo tipo di iniziative perché riteniamo che
la solidarietà tra sfruttati deve essere innanzitutto un’azione
politica che chiama i lavoratori allo schieramento contro i crimini
dell’imperialismo. Nondimeno vi comunichiamo che ci attiveremo per
diffondere il vostro appello - che noi intendiamo come appello alla
solidarietà tra lavoratori e sfruttati - tra la nostra rete di
simpatizzanti e non solo, affinché esso venga fatto proprio e preso
seriamente in carico. In particolare ci rivolgeremo a quei settori di
lavoratori (all’oggi ancora minoritari) che nell’autunno del 1999
manifestarono la loro opposizione all’aggressione alla Jugoslavia
scendendo in piazza contro i bombardamenti e che assieme a noi
aderirono alla raccolta dei fondi per i lavoratori della Zastava, dando
così un segnale tangibile di solidarietà di classe tra lavoratori di
diverse nazioni.
Cari compagni,
le difficoltà in cui vi trovate sono grandi e con molta chiarezza sono
espresse nella vostra lettera ma sbaglieremmo reciprocamente se non
cercassimo insieme di affrontare le cause di fondo del vostro attuale
isolamento politico per poterlo superare insieme in avanti.
Sappiamo benissimo, e lo ribadiamo anche in
questa occasione, che le maggiori responsabilità di questa situazione
sono "nostre", stanno qui, sono dei lavoratori italiani e occidentali
che durante i bombardamenti sulla Jugoslavia appoggiarono molto
(troppo!) tiepidamente e condizionatamente la vostra lotta di
resistenza e non scesero in campo apertamente contro i propri governi e
stati aggressori. I lavoratori occidentali non seppero riconoscere
nell’attacco che vi veniva portato un attacco rivolto anche contro se
stessi, contro l’unità e la forza di tutta la classe operaia
internazionale, per indebolirla dividerla e schiavizzarla sempre più ai
diktat del mercato e del profitto capitalistico. Quando i raid aerei
finirono e iniziò da parte dei paesi imperialisti l’operazione
di "pace" con l’invio delle truppe di occupazione di terra, le
direzioni riformiste del "movimento operaio ufficiale" (sia quelle
politiche presenti con i DS nel governo D’Alema sia quelle sindacali
che considerarono i bombardamenti una "contingente necessità" – vedi
nella fattispecie la Cgil di Cofferati) tirarono un "sospiro di
sollievo", concorrendo ad illudere i lavoratori che un altro "pericolo"
portato alla loro "tranquillità" metropolitana era stato in qualche
modo superato. Se questo è vero, cari compagni, allora, quando noi
rilanciamo tra i lavoratori di qui il dovere della solidarietà, lo
facciamo per chiamare i lavoratori, italiani e jugoslavi, a compiere un
passaggio in avanti verso l’assunzione dei compiti della battaglia
politica a difesa degli interessi generali della nostra classe
internazionale e contro il comune nemico imperialista. E dunque non
intendiamo sorvolare sui nodi politici di fondo che il proletariato
occidentale - e non solo - si attarda a non voler vedere e affrontare.
Per questo noi continuiamo a denunciare senza remore o timidezze
l’opera di rapina, controllo e repressione che l’imperialismo italiano
ha portato e sta continuando a portare avanti in tutta l’area balcanica
e chiamiamo su questo allo schieramento e alla lotta i proletari di qui
in modo inequivocabile e incondizionato. Ciò è fondamentale soprattutto
oggi quando una nuova aggressione da parte dei gangster occidentali
viene portata contro le masse sfruttate arabo-islamiche e nella quale
l’imperialismo italiano è in primissima fila. Strettamente legato a
ciò, chiamiamo i lavoratori italiani e occidentali alla difesa
incondizionata e militante di tutti gli immigrati (balcanici, arabi,
africani, latino-americani) che sono stati costretti a venire qui
dall’opera affamatrice e oppressiva che l’Italia e le altre nazioni
ricche hanno portato e portano avanti in tutto il mondo, proletari che
una volta giunti qui subiscono ogni giorni razzismo e sfruttamento da
parte dei padroni e dello stato italiano. Affinché la condizione del
proletariato non sia sempre più ricacciata nel degrado dalla feroce
offensiva dell’imperialismo (non solo nel Sud e nell’Est del mondo, ma
anche qui) occorre assumerci questi compiti politici decisivi per il
futuro nostro e di tutta l’umanità lavoratrice mondiale. Saluti
comunisti


Roma, 28.11.2001

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA

In Serbia, il governo delle destre ha presentato un disegno di legge
che, nell'ambito del processo di liquidazione della proprieta' sociale
e pubblica, introduce pesanti elementi di precarizzazione, gabbie
salariali, e mina alle fondamenta il sistema dei contratti collettivi
di lavoro.
Riportiamo di seguito un volantino dell'Unione dei Sindacati della
Serbia, nel quale si descrive nel dettaglio il progetto di legge.
In fondo la traduzione in italiano.

(a cura della redazione di "Voce Jugoslava" su Radio Citta' Aperta,
Roma)

=*=

Savez Sindikata Srbije

sve zaposlene u Srbiji na generalni strajk

STRAJK

pocinje u utorak, 16.oktobra 2001. U 8 casova i traje do povlacenja
Zakona o radu iz Skupstinske procedure

Zaposleni u Srbiji, bez obzira gde rade i kom sindikatu pripadaju,
nemaju kud. Svi zajedno pritereani smo uza zid. Mi moramo u napad, jer
to nam je jedina odbrana.
Idemo svi u Generalni strajk. Stanimo sada na kratko, da ne bismo sutra
za stalno. Srbija se mora zaustaviti, da bi mogla da krene. Ovakav
zakon ne sme proci ni po koju cenu. Sledi nam presudna bitka za novi i
pravedniji zakon. Udruzimo se svi za bolji zakon o radu. Neka vlada
suzbija korupciju, a ne prava radnika. Ovo je bitka za nas i nasu decu.

SAD ILI NIKAD

Strajkacki odbor Saveza Sindikata Srbije

Savez sindikata Srbije
1991
1901
Sindikat metalaca Srbije
11000 Beograd, M. Pijade 14/VI, tel/fax (011)3231641

KLJUCNE PRIMEDBE NA NACRT ZAKONA O RADU

I. Dovodi se u pitanje postojanje pojedinacnog kolektivnog ugovora

U clanu I Nacrta zakona o radu ostavljena je mogucnost izbora da se
prava, obaveze i odgovornosti po osnovu rada uredjuju kolektivnim
ugovorom ili pravilnikom o radu ili ugovorom o radu.
U kapital - odnosima realno se moze izvuci zakljucak da ce buduci
vlasnici kapitala izbeci kolektivne ugovore kao akte gde ce se u
dogovoru sa sindikatom uredjivati prava, obaveze i odgovornosti po
osnovu rada, vec ce pribeci drugim alternativama iz pomenutog clana I,
sto je sigurno nepovoljnije za zaposlene.

II. Poslodavac nema obavezu da oglasi slobodna radna mesta

Clanom 14. Stav2. Nacrta zakona o radu jamci se sloboda rada, slobodan
izbor zanimanja i zaposlenja i ucesce u upravljanju.
Ova odredba je prakticno neprimenljiva jer u poglavlju "Zasnivanje
radnog odnosa" nije, u postupku zasnivanja radnog odnosa, predvidjena
obaveza poslodavca da slobodna radna mesta, uz posredovanje Zavoda za
trziste rada, oglasi u sredstvima javnog informisanja i na oglasnoj
tabli Zavoda, pa tako zainteresovani radnici ne mogu saznati koja su
radna mesta slobodna, da bi na njih konkurisali.
Jamcenje ucesca u upravljanju u pomenutom clanu, takodje prakticno moze
biti neprimenljivo, jer ako se drustveno preduzece privatizuje
restruktuiranjem, nema besplatnih akcija pa samim tim nema ni ucesca u
upravljanju.

III. Favorizuje se rad na odredjeno vreme

Radni odnos na odredjeno vreme, poslodavac moze da zasnuje sa
zaposlenim na odredjeno poslove, samo za period koji neprekidno ili sa
prekidima traje najduze pet godina.
Kako ce se ova odredba (zlo) upotrebljavati komentar nije potreban.

IV. Umanjena prava po osnovu materinstva

U uslovima kada u mnogim delovima Srbije vlada "bela kuga" autor
Nacrta zakona o radu smanjuje duzinu porodiljskog odsustva sa jedne,
odnosno dve godine na tri meseca.

V. Nema ugovaranja najnize cene rada

Nacrt xakona o radu ne predvidja da poslodavac i sindikat ugovaraju
najnizu cenu rada i tako se sndikat lisava svoje osnovne funkcije da na
osnovu rezultata rada utice na nivo zarade zaposlenog.
Tako se rusi godinama izgradjivan sistem zarada koji se bazirao na
najnizoj ceni rada, ceni rada posla, koeficijentu radnih mesta i radnom
ucinku.

VI. Nedorecen clan 90. Nacrta zakona o radu

Po ovom clanu zaposleni ima pravo na naknadu zarade u visini 45% zarade
koju bi ostvario da radi za vreme prekida rada zbog kojeg je doslo bez
krivice zaposlenog, najduze 45 radnih dana u kalendarskoj godini.
Da li ovaj clan regulise duzinu i naknadu zarade za vreme
t.zv. "prinudnog placenog odsustva" ?
Nije definisano sta ako prekid rada traje duze od 45 dana. Ima li
zaposleni pravo u daljem procesu, na naknadu zarade, sta je sa
penzijskim i zdravstvenim osiguranjem ili je nesto drugo u pitanju.

VII. Otkaz

Poslodavac moze zaposlenom da otkaze ugovor o radu ako je njegovo
ponasanje takvo da ne moze da nastavi rad kod poslodavca. (cl.104, stav
1. Tacka 4) Clan 106. Nacrta zakona o radu omogucava poslodavcu da
zaposlenom moze ponuditi zakljucivanje ugovora o radu pod izmenjenim
uslovima. Zaposlenom koji odbije da zakljuci ugovor o radu pod
izmenjenim uslovima, poslodavac moze da otkaze ugovor o radu.

VIII. Kolektivni ugovori

U clanu 136. Nacrta zakona o radu predvidjeno je razbijanje Opsteg i
Posebnog kolektivnog ugovora na delatnosti ?
Osim toga je predvidjeno da se posebni kolektivni ugovor zakljucuje za
teritoriju jedinice, teritorijalne autonomije ili lokalne samouprave.
(Clan 137)
U clanu 141. Nacrta zakona o radu definisani su procenti clanova
sindikata da bi isti bio reprezentativan. Tako, da bi sindikat bio
reprezentativan kod poslodavca treba da je u isti uclanjeno najmanje
15% zaposlenih, a da bi sindikat bio reprezentativan na nivou
Republike, odnosno jedinice teeritorijalne autonomije ili lokalne
samouprave u isti treba da bude uclanjeno najmanje 10% zaposlenih u
grani ili delatnosti za koje se zakljucuje kolektivni ugovor, odnosno
ukupnog broja zaposlenih za zakljucivanje kolektivnog ugovora koji se
odnosi na sve zaposlene na teritoriji odredjene teritorijalne jedinice.
Definicijom ovog clana prakticno ce se napraviti mnostvo
reprezentativnih sindikata. Ocena je da to nece dobro funkcionisati i
samo ce doprineti slabljenju pregovaracke moci sindikata.

Potpresednik Sindikata Metalaca Srbije

Zoran Vujovic

=*=

L’UNIONE DEI SINDACATI DELLA SERBIA

INVITA
TUTTI I LAVORATORI IN SERBIA AD ADERIRE ALLO
SCIOPERO GENERALE

Lo sciopero inizia martedì, 16 ottobre 2001, alle ore 8 e durerà
fintantoché non verrà annullata la legge sul lavoro dalla procedura
assembleare.
Nessuno dei lavoratori, senza distinzione rispetto a dove sono
impiegati ed a quale sindacato appartengano, ha scampo. Tutti insieme
siamo messi al muro. Dobbiamo andare all’attacco, perché questa è
l’unica nostra difesa.
Partecipiamo tutti allo sciopero generale. Fermiamoci ora un momento,
perché un domani non dobbiamo fermarci per sempre.
La Serbia deve fermarsi, per poi ripartire. Questa legge non deve
passare in nessun modo. Ci aspetta una lotta decisiva per una nuova e
più giusta legge.
Uniamoci tutti per una migliore legge sul lavoro.
Che il governo combatta la corruzione e non il diritto dei lavoratori.
Questa lotta e’ per noi e per i nostri figli.

ORA O MAI PIU !

Il Comitato di sciopero dell’ Unione dei Sindacati della Serbia

UNIONE SINDACATI DELLA SERBIA
1991
1901
SINDACATO DEI METALMECCANICI DELLA SERBIA

11000 Beograd, Mosa Pijade 14/VI, tel/fax (011)3231641

OBIEZIONI-CHIAVE SUL DISEGNO DI LEGGE SUL LAVORO

I. Si mette in questione l’esistenza del contratto individuale
collettivo

All’articolo 1 del Disegno di legge sul lavoro è lasciata la
possibilità di scelta del diritto, degli obblighi e delle
responsabilità in base al lavoro regolato con l’accordo collettivo
oppure con il regolamento sul lavoro oppure con l’accordo sul lavoro.
Si può davvero trarre la conclusione che nelle relazioni capitalistiche
i futuri proprietari del capitale eviteranno gli accordi collettivi
come atti in cui, con l’accordo del sindacato, regolare diritti,
obblighi e responsabilità sul lavoro, per ricorrere ad altre
alternative del succitato art.1, sicuramente più sfavorevoli ai
lavoratori impiegati.

II. Il Datore di lavoro non è obbligato a rendere noti i posti di
lavoro liberi

Con l ’art. 14, p.2 del Disegno di legge sul lavoro si
garantisce la libertà del lavoro, la libertà della scelta della
professione e dell’impiego e la partecipazione nella gestione.
Questo intendimento è praticamente inapplicabile perché nel
capitolo "Accordi sul contratto del lavoro" non è inserito, nella
stessa contrattazione, l’impegno del datore di lavoro, attraverso
l’Istituto per il mercato del lavoro, di rendere noti i posti di lavoro
liberi con annunci pubblici o all’Ufficio di collocamento. Perciò i
lavoratori interessati non potranno sapere quali posti di lavoro sono
liberi per poter concorrere ad essi.
Nell’articolo citato, il diritto alla partecipazione nella gestione può
essere anch’esso inapplicabile perché, se una azienda sociale
[drustveno preduzece] viene privatizzata e ristrutturata, non saranno
disponibili titoli azionari gratuiti e dunque nemmeno la partecipazione
alla gestione.

III. Si favorisce il lavoro a tempo determinato

Il datore di lavoro può formulare un contratto di lavoro a tempo
determinato per determinati incarichi, soltanto per un periodo di
lavoro che, continuativamente o con interruzioni, duri non più di 5
anni.
Ogni commento è superfluo su come questa decisione si possa (ab)usare.

IV. Diminuiti i diritti sulla maternità

In una situazione in cui in molte parti della Serbia regna "la
collera bianca" [? "bela kuga"], l’autore del Disegno di legge sul
lavoro diminuisce il periodo di assenza per causa maternità da uno,
ovvero due anni, a tre mesi.

V. Non c’è contrattazione sul costo minimo del lavoro

Il Disegno di legge sul lavoro non prevede che il datore di
lavoro e il sindacato contrattino il costo minimo del lavoro, e cosi il
sindacato viene privato dalla sua funzione essenziale, cioe’ quella di
influenzare il livello del salario dell’operaio in base ai risultati
del lavoro.
Così viene distrutto il preesistente sistema di lavoro che si
basava sul salario minimo, sul costo relativo alla tipologia di lavoro,
sugli indici relativi al posto di lavoro e al risultato del lavoro.

VI. L’ermetico art.90 del Disegno di legge sul lavoro

Secondo questo articolo il lavoratore ha diritto al sussidio
del 45% della paga percepita, somma che realizzerebbe se lavorasse per
un massimo per 45 giorni lavorativi nel calendario di un anno, durante
un’interruzione del lavoro avvenuta per causa non attribuibile al
lavoratore stesso.
Viene regolamentato con questo articolo anche il tempo ed il
sussidio per il tempo cosiddetto "di ferie forzate retribuite"?
Non è stato definito cosa debba succedere quando
l’interruzione del lavoro duri più di 45 giorni. Il lavoratore ha
diritto all’indennizzo, nel proseguimento? Cosa succede con la
pensione e con l’assicurazione sanitaria? O c’e’ qualcos’altro in
questione?

VII. Il licenziamento

Il datore di lavoro può licenziare il lavoratore se il suo
comportamento e’ tale da non poter continuare a lavorare presso quel
datore. (Art. 104, c.1, p.4)
L’articolo 106 del Disegno di legge sul lavoro permette al
datore di lavoro di offrire al lavoratore di contrarre l’accordo di
lavoro ad altre condizioni. Il datore di lavoro può rifiutarsi di
assumere il lavoratore che rifiuti di firmare il contratto di lavoro
alle nuove condizioni.

VIII. Accordi collettivi

Nell’art. 136 del Disegno di legge sul lavoro e’ prevista la
rottura del Contratto collettivo, Generale e Speciale
sulle attività ?
Oltre a questo è stato previsto che i contratti collettivi
particolari si possano stipulare per il territorio dell’unità,
dell’autonomia territoriale oppure dell’autonomia locale. (art.137)
Nell’art. 141 della Legge sul diritto del lavoro sono
definite le percentuali dei membri del sindacato perché esso sia
considerato rappresentativo. Cosi’, affinché il sindacato sia
rappresentato presso il datore di lavoro, devono essere iscritti ad
esso almeno il 15% degli impiegati, e perché il sindacato sia
rappresentato al livello repubblicano, ovvero al livello dell’unità
territoriale autonoma o di autogestione locale, allo stesso bisogna che
siano iscritti almeno il 10% degli impiegati nel ramo o nell’attività
per la quale si stipula il contratto collettivo di lavoro, ovvero
almeno il 10% del numero totale di lavoratori nel caso di stipula di
un contratto collettivo relativo a tutti gli impiegati sul territorio
di una determinata unità territoriale.
Con la definizione di questo articolo praticamente si
costituiranno molte rappresentanze sindacali. Riteniamo che questo
sistema non funzionerebbe bene e contribuirebbe solamente
all’indebolimento del potere contrattuale del sindacato.


Il testo è stato redatto dal Vicepresidente del S.M. della Serbia
Zoran Vujovic

Pierre Henri Bunel, alto ufficiale dell'esercito francese,
ha passato seri guai con la giustizia del suo paese in
seguito ad accuse relative alla sua posizione "filoserba".

In particolare, nel 1997 in Francia scoppiava uno scandalo per
l'aiuto prestato da settori militari francesi a Karadzic, affinche'
non fosse catturato e consegnato al Tribunale dell'Aia. Una vicenda
per la quale il comandante Bunel nel 1998 fu prima arrestato,
poi rilasciato. Su questa strana storia e' forse ancora possibile
trovare documentazione ad esempio sul sito di "Le Monde":
http://archives.lemonde.fr/

Bunel e' un uomo dell'establishment militare; per questo,
alcuni suoi giudizi non sono accettabili dal punto di vista
degli internazionalisti e degli antimperialisti. Tuttavia,
i suoi scritti gettano luce sulle contraddizioni interne al
fronte della NATO. (I. Slavo)

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Su Bunel si vedano anche:

1. LIBRO
Pierre-Henri Bunel, "Crimes de guerre à l'OTAN",
Paris, Editions 1, 110 FF, parution juin 2000.
Una presentazione in francese su:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/308

2. INTERVISTA
pubblicata dalla rivista marxista tedesca KONKRET n.8/2000.
In italiano alla URL:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/377

3. ALTRI DOCUMENTI
sulle dichiarazioni di Bunel, sempre su:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/377

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DEUX ARTICLES POUR LA YOUGOSLAVIE

Auteur: Pierre Henri Bunel*



1. Les Europeens se sont trompes d'ennemi**


Apres les attentats du 11 septembre, les Americains se
sont lances dans une nouvelle guerre de conquete
pour le controle d'une region strategique pour leurs
interets petroliers. Apres avoir soutenu les positions de
membre des plus extremistes de l'Organisation de la
conference islamique, ils ont ete victimes de ceux
qu'ils pensaient etre leurs allies.

Et pourtant, ils en avaient deja fait l'experience
pendant la campagne de l'IFOR en Bosnie-Herzegovine,
comme je l'ecris dans mon livre "Crimes de guerre a
l'Otan ".

Depuis le 11 septembre 2001, on "decouvre" ce que
tous les specialistes du renseignement des pays
europeens savaient tres bien: la plupart des ONG
islamiques operant dans le monde en general et dans
les Balkans en particulier disposent d'une branche
connectee au monde terroriste.

Dans un autre ouvrage que je viens de publier en
France, "Menaces islamistes" je raconte comment
l'Organisation de la conference islamique avait peu a
peu pris le controle du mouvement des non alignes
dont les pays fondateurs avaient ete la Yougoslavie et
l'Indonesie. Ayant pris le controle de ce mouvement si
important pour les relations internationales, les
elements les plus nefastes de l'OCI ont tente de
prendre aussi le controle de l'ONU.

L'offensive generalisee du terrorisme ne date pas du 11
septembre 2001. Ce jour-la, la violence et les crimes
que nous, Europeens, connaissons depuis des
decennies a des degres divers est entree dans le
cocon egoiste du peuple americain.

Les " occidentaux " devaient bien ouvrir les yeux.

Mais il ne faut pas jeter la pierre a tous les Americains.
Il faut surtout accuser les vrais coupables: des
financiers apatrides qui ont colonise les leviers
politiques des grands pays, y compris des Etats-Unis.
Je connais nombre d'Americains qui ne sont pas en
accord avec les politiques interieures et etrangere de
leurs administrations successives. Un exemple: lors
des emeutes anti-mondialisation de Seattle, la police
americaine a arrete 600 manifestants, essentiellement
des agriculteurs? americains!

Jeter l'anatheme sur tous les Americains serait donc
aussi injuste que les accusations que porte la
propagande contre tous les Serbes. Au contraire, la
reunion des efforts des hommes de bonne volonte doit
pouvoir nous permettre de nous debarrasser de la lepre
de l'argent sale.

Les criminels de l'UCK sont rarement des
Yougoslaves de culture albanaise.

Apres la sanglante aventure du printemps 1999,
l'autosatisfaction de nos politiciens du "repli" de
Milosevic devant la "communaute internationale" a
cede la place aux soucis quotidiens de la vie au
Kosovo. Les Francais implantes a Mitrovica ont du
essuyer la reprobation des Americains et des Allemands
qui leur reprochaient d'etre trop clements envers les
Serbes. La remarquable action des contingents
francais qui se succedaient ne trouvait pas grace a
leurs yeux. Jusqu'au moment ou, dans des conditions
qui restent encore a elucider, des Americains et des
Allemands ont eux-memes ete pris a partie dans cette
ville symbole et ont pu mesurer que la haine des
Albano-Kosovars separatistes n'a rien a envier a celle
qu'on attribue trop souvent aux Serbes.

Les Yougoslaves de culture albanaise qui vivaient au
Kosovo sont en fait assez rares parmi les aventuriers
qui ont rejoint l'UCK. La majorite des membres des
bandes de Agem Ceku, a l'instar de leur chef, vient de
l'exterieur de la province yougoslave. Mais les «cols
blancs» de la politique internationale qui jouaient aux
dames a Paris ou a Bruxelles - pour jouer aux echecs il
faut etre plus intelligent - ne se sont pas attaches a
ce detail. Il avait suffit de quelques images
soigneusement "bidonnees" presentees aux journaux
televises des differentes chaines pour faire croire aux
"opinions publiques" que tous les Albanais du Kosovo
etaient de pauvres misereux meritant toute notre
sollicitude.

La verite est tout autre. Nombre de ces acharnes de
"l'epuration ethnique", dirigee contre tout ce qui
n'est pas independantiste au Kosovo, viennent en fait
d'Albanie, d'Europe ou meme des Etats-Unis, et non de
la province yougoslave du Kosovo. Une chaine de la
television francaise diffusa un documentaire sur
l'action de M. Kouchner au Kosovo en tant que
representant special du secretaire general des Nations
Unies. On l'y voyait notamment se demener pour faire
face a l'irredentisme des factions, et en particulier des
Albanais qui se presentaient comme des Yougoslaves
de culture albanaise. Les hommes de Hacim Thaci et
Agem Ceku, finirent par accepter de se laisser
desarmer, mais pour constituer des depots d'armes
secrets dont la KFOR decouvrit et saisit certains. Les
mafias se developperent, sans qu'aucun des
intervenants exterieurs ne voulut vraiment venir a
bout. Comme d'habitude, des interets occultes, sur
lesquels on commence a avoir quelque visibilite,
s'opposaient a l'action efficace qu'auraient souhaite
conduire les acteurs du terrain.

L'administration americaine soutient l'UCK

Les Etats-Unis, quant a eux, se sont impliques aux
cotes de l'UCK comme ils l'avaient fait aux cotes des
Musulmans de Bosnie-Herzegovine. Et avec eux les
Allemands puisqu'on a pu voir fleurir dans les mains des
guerilleros de l'armement allemand et americain. Leur
soutien partisan lors des negociations de Rambouillet
n'est plus un secret pour personne depuis que le
journal francais l'Humanite a revele les dessous des
clauses que Mme Albright a fait rajouter au texte initial
pour le rendre inacceptable par Belgrade.

Preoccupe d'affermir ses contacts avec les
communautes musulmanes des Balkans, Washington
est soucieux de ne pas troubler les affaires, memes
occultes, des familles musulmanes les plus influentes
de la "grande Albanie" que les gens de l'UCk
souhaitent mettre sur pied.

Monsieur Kouchner ne voyait pas arriver les forces de
police et les magistrats qu'on s'etait engage a lui
fournir, selon ce qu'il avait confie a la presse et aux
televisions. Pourtant, a force d'energie et d'efforts de
persuasion, il finit par mettre sur pied une sorte
d'administration judiciaire, en tentant de faire
participer des Serbes et des Albanais.

Et il faut bien dire que les Serbes si decries etaient
bien moins reticents que les retors Albano-Kosovars
qui, ici aussi, se sentaient soutenus par plus fort que
l'ONU et l'Otan. Ils tiraient de ce soutien occulte une
insolence redoutable. Apres avoir decrit les Serbes
comme la peste, l'ONU devait en fait faire face au
cholera des sbires d'Agem Ceku.

Les stocks d'armes de l'UCK

Avant meme que l'Otan soit entree en Yougoslavie
pour occuper le Kosovo, les sbires de Agem Ceku
avaient commence a mettre au point leur
approvisionnement en armes et munitions. Certes, ils
disposaient deja de materiel venant d'Allemagne ou des
Etats-Unis comme le montraient clairement les prises
de vues de television abondamment diffusees, mais
encore ils avaient mis sur pied des filieres compliquees
passant par la Suisse et l'Afrique. Trop confiants, sans
doute, les trafiquants ont ete demasques a cause des
changements de la legislation suisse qui interdit non
seulement le trafic d'armes mais aussi le transit des
sommes qui en decoulent. C'est ainsi que les policiers
suisses ont arrete en juillet 2000 un Francais et un
Kosovar qui avaient achete a la Bulgarie, pour les
forces de l'UCK plusieurs milliers de grenades et
plusieurs centaines de lance-roquettes. Selon les
informations parvenues a la presse, la quantite d'armes
devait etre importante puisque le montant des
transactions etait d'environ 3 millions d'euro. Les
marchandises ont quitte la Bulgarie en juillet 1999 pour
un pays d'accueil africain complaisant et sont ensuite
reparties vers l'Albanie ou elles sont arrivees apres le
deploiement de la KFOR au Kosovo.

On pouvait se demander quelle utilite l'UCK allait
trouver a ces armes offensives et plutot lourdes alors
que la mission d'imposition de la paix des Occidentaux
avait deja commence.

L'evolution de la situation en Macedoine est une partie
de la reponse a la question. Car il n'y aucune surprise
dans l'evolution actuelle de la guerre des Balkans.

Apres avoir seme le trouble dans la province
yougoslave du Kosovo, les terroristes albanais tentent
depuis plusieurs mois de destabiliser la frontiere sud de
la Serbie et maintenant s'attaquent a la Macedoine.

Le cancer islamiste porte par l'UCK s'attaque a la
Macedoine

Cette evolution etait prevue depuis longtemps. Les
strateges militaires - les seuls qui ne soient pas
infeodes a des elections et qui se moquent de l'opinion
que manipulent les tenants du politiquement correct -
ont envisage depuis 1991 le risque de retour a une
situation dans les Balkans analogue a celle du debut du
siecle. Ils ont prevu une vague de crises qui, apres la
Slovenie et la Croatie glisserait vers la
Bosnie-Herzegovine, puis la Macedoine en passant par
le Sandjak et le Kosovo. On a meme envisage des
difficultes avec la region de Voivodine, au nord de la
Yougoslavie, ou vivent de nombreux Magyars. La
destabilisation de la Macedoine etait si evidemment
previsible que les Etats-Unis y avaient deploye, des la
declaration d'independance du pays, deux bataillons
sous le beret bleu de l'ONU.

Les specialistes militaires avaient tire le signal
d'alarme, mais evidemment, les politiciens se sont
trouves dans l'incapacite de reagir. Gouverner, c'est
prevoir. Ils prefererent laisser pourrir la plaie
albanaise.

Depuis longtemps les mafias albanaises vivaient de
trafics divers - drogue, armes, femmes, voitures
volees, etc. -. L'intervention d'une force europeenne
en 1997 a l'occasion de l'operation Alba incita les
mafieux les plus impliques dans le gangsterisme, les
Musulmans du nord du pays, a emigrer vers le Kosovo
ou ils importerent une partie des armes qui n'avaient
pas rejoint les casernes lors de l'intervention
franco-italienne.

On sait quelle part ont pris ces "faux Kosovars",
soutenus par l'Allemagne et les Etats-Unis, dans
l'insurrection contre la Yougoslavie, et quelle politique
d'epuration ethnique ils ont conduite sous la ferme
autorite de Agem Ceku, chef militaire de l'uCk. nous
connaissons ses "exploits" en matiere de droits de
l'homme en Croatie et au Kosovo.

Le demantelement de l'uCk, plus apparent que reel, a
laisse le champ libre aux actions de l'uCpbm, qui se mit
a destabiliser la zone tampon imposee en Serbie par
l'administration de l'ONU, interdite aux forces
yougoslaves. La vallee de Prechevo etait en fait livree
aux exactions des terroristes de Hacim Thaci et de
Agem Ceku.

Maintenant, c'est le tour de la Macedoine. Et
l'implication americaine dans cette ancienne republique
yougoslave met le Departement d'Etat dans une
position difficile: ou l'administration americaine
continue de soutenir les terroristes albanais, et ils
destabilisent le pays, ou les forces americaines de la
KFOR, responsables de la zone ou operent les bandits
de Hacim Thaci et Agem Ceku se desolidarisent de ces
criminels qu'elles ont soutenus jusqu'a present.

Les Serbes sont le seul recours

Apres avoir soutenu l'uCk avec la derniere energie,
en allant jusqu'au crime de guerre, et vilipende
Belgrade, les autorites politiques de l'Otan s'appuient
maintenant sur la Yougoslavie pour participer aux
operations de remise en ordre de la region. Les
evenements actuels exposent clairement que
prendre parti pour l'uCk etait une faute politique, faire
la guerre pour le compte des Albanais etait une faute
militaire qui a conduit aux crimes de guerre que nos
dirigeants politiques ont commis en utilisant les
forces de l'Otan dans les conditions ou ils les ont
utilisees.

Et maintenant, l'Otan n'a plus d'autre ressource que
de s'appuyer sur Belgrade pour retablir l'ordre dans
la vallee de Prechevo. Et comme M. Kostunica est un
patriote, ce que d'aucuns appellent "nationaliste",
on peut s'attendre a des passes politiques
interessantes. D'autant que pendant les quelques
mois durant lesquels la region de Prechevo a ete
livree par l'incurie des planificateurs de l'Otan aux
exactions de l'UCPMB, les gens de bonne foi ont pu
toucher du doigt la realite du comportement des
partisans de la "Grande Albanie" et prendre
conscience de ce qu'il risquait de se produire en
Macedoine. Cela n'a pas manque.

Les extremistes albanais veulent realiser une grande
Albanie qui ne serait en fait qu'une sorte de
Kurdistan europeen. On a connu la meme quadrature
de cercle entre l'Allemagne et la France pendant des
siecles. On n'a aplani les differends entre l'Allemagne
et la France e propos de l'Alsace et de la Moselle
qu'en assurant la libre circulation des personnes et
des biens entre les deux pays. Si un Mosellan ou un
Alsacien, ne en France se sent plus allemand que
francais, rien ne l'empeche de travailler en
Allemagne. Comme les conditions de vie sont
somme toute confortables au plan materiel, il n'y a
plus de probleme entre les peuples : "Lorsqu'il y a du
foin au ratelier les chevaux ne se battent plus", dit un
proverbe francais.

Il en est de meme avec les gens de culture albanaise
dans les Balkans: ce ne sont pas tout a fait les
Kurdes d'Europe, puisqu'il existe une Albanie, mais il
faut reconnaitre que les Albanais sont presents dans
quatre pays: l'Albanie, la Yougoslavie, la Macedoine
et quelques elements en Grece. Le fantasme de la
Grande Albanie est plus ancre chez les terroristes de
l'uCk qu'en Albanie meme. Compte tenu des
contacts que j'ai eus avec des Albanais, il me
semble meme que les Albanais considerent leurs
"cousins" du Kosovo avec le meme recul que les
gens de la republique d'Irlande considerent les
Irlandais de l'Ulster.

Quel dirigeant politique prendra la decision de faire
poursuivre les dirigeants de l'uCk pour crimes en
ex-Yougoslavie, histoire de faire bonne mesure? Il
serait plus que temps, parce que le soutien a ces
terroristes, comme aux Tchetchenes, vient de la
branche dure de la conference islamique.


2. Le transfert de Slobodan Milosevic a La Haye


Toujours pris par leurs fantasmes, les Americains ont
achete a Belgrade la livraison de Slobodan Milosevic
au TPI de La Haye. Il semble que les administrations
americaines successives n'aient rien compris: la
question Milosevic est parfaitement accessoire
devant l'evolution de la guerre civile balkanique vers
le sud. L'Otan a deja perdu une guerre contre la
Yougoslavie, meme si la diplomatie europeenne a
rattrape les choses apres. Car ne nous cachons pas
que c'est la diplomatie et les elections qui ont fait
partir Milosevic du pouvoir, et non les bombes de
l'Otan. Donc la guerre de 1999 est bien un echec.

Quoiqu'il en soit, Slobodan Milosevic est donc parti
pour La Haye. "Enfin" diront deux types
d'observateurs. Parmi ceux qui se rejouiront, on
trouvera evidemment les gens peu au fait des
dessous des cartes auxquels on fait avaler n'importe
quoi par les medias "alignes". On trouvera aussi les
valets de l'argent roi. Pourtant un examen plus
equitable des choses met en evidence une realite
plus dramatique.

En outre, il semble bien que l'action a laquelle s'est
prete le Premier ministre Djindjic releve plus de
l'enlevement que de l'extradition et que cette action
soit meme en dehors de la loi yougoslave.

Ne nous y trompons pas. J'ai ete satisfait de
l'arrestation de Slobodan Milosevic que je
considerais deja comme un criminel de guerre alors
qu'il n'etait pas encore question de le critiquer a
l'Otan. En effet, lorsque j'etais officier de
renseignement de l'Otan en Bosnie-Herzegovine, il
etait hors de question de critiquer le principal allie
des occidentaux dans la signature par les Serbes de
Bosnie de l'accord de Dayton. Son arrestation par
les Yougoslaves me paraissait dans le cours normal
des choses, mais seulement parce que c'etait la
justice yougoslave qui s'etait saisie du dossier.

(Je precise cette position personnelle ne releve que
de mon jugement sur ce que me semble etre l'action
de l'ancien president avant la guerre civile. Je crois
qu'il a conduit la Yougoslavie dans le piege dont se
sont ensuite servis les Allemands d'abord, et les
Americains ensuite. Mais il y a d'autres coupables
des malheurs des Balkans: les politiciens europeens
qui n'ont pas ete capables de faire taire les
Allemands et de prier les Americains de se meler de
leurs affaires. Toutefois, il s'agit de l'opinion d'un
observateur exterieur qui n'a pas vecu le debut de la
guerre civile).

Le TPI, un tribunal sans foi ni loi

En revanche, l'evolution, helas previsible, des choses
est loin de me satisfaire, parce que je ne reconnais
aucune legalite ni legitimite au TPI.

Si je souscris entierement a la creation d'un tel
tribunal qui peut etre utile dans le cadre de
l'harmonisation du monde, il me semble qu'en
l'espece on a une fois de plus "mis la charrue avant
les b?ufs".

Un tribunal est fait pour faire appliquer les lois. Or il
n'existe pas de loi internationale mais des traites.
Aucun traite ne peut, en l'etat actuel des choses, faire
office de code penal ou de code de procedure
penale. En outre, le mode de selection des
magistrats, qui doivent rester independants des
pouvoirs politiques, ne fait l'objet d'aucun processus
legalement determine.

Avant de le faire fonctionner, il me semble donc
indispensable de faire promulguer des lois penales
internationales qui semblent plus urgentes que les
arrangements que savent prendre les etats en
matiere economique et commerciale.

Ce TPI s'est juge incompetent pour donner suite e la
plainte d'Amnesty International contre l'Otan pour
crimes de guerre lors des bombardements de
l'ex-Yougoslavie.

Si le procureur du TPI, Mme Carla Del Ponte a
deboute Amnesty International, c'est peut-etre sur
ordre, mais le simple fait de refuser d'engager une
procedure d'enquete avec appel a temoins est bien
un deni de justice. Et pourtant j'aurais temoigne bien
volontiers dans un tel proces.

C'est pourquoi je considere que ce tribunal, tel qu'il
agit actuellement, est non seulement sans loi mais
encore sans foi.

Monsieur Milosevic n'etait pas un dictateur

On va donc juger devant un tribunal discutable un
homme que la presse "alignee" a commence par
qualifier "d'ancien dictateur de Belgrade". Que c'est
beau!, lorsque l'inspirateur de cette pensee unique
est un pays dont le president a ete elu? par des
juges, contre la majorite des votes de sa population!
Pourtant, M. Milosevic, lui, apres avoir ete elu par les
Yougoslaves, a bien ete oblige de se retirer lorsqu'il
a ete battu aux elections. Je ne connais pas de
dictateur qui ait quitte le pouvoir sans revolution. M.
Milosevic n'etait donc pas un dictateur, il serait bon
de le rappeler.

En revanche, je suis beaucoup plus inquiet du rele de
l'argent dans cette election, et surtout dans
l'expulsion par un pays independant de l'un de ses
nationaux. Car, ne nous y trompons pas, la non plus,
le financement de la campagne electorale, et surtout
le chantage conduit aupres des candidats etait bien
le suivant: on vous aide financierement, et on
financera le relevement de la Yougoslavie, si vous
nous aidez en faisant battre Milosevic aux elections.

Si M. Djindjic a finalement decide de livrer l'ancien
president sans attendre la decision de la justice
yougoslave, c'est evidemment du a l'action des
Americains. Le fait que l'avion qui a conduit l'accuse
a La Haye soit parti de Tuzla, base americaine en
Bosnie-Herzegovine, est significatif. Le Premier
ministre Djindjic a-t-il agi de son propre chef ou avec
l'aval discret de Vojislav Kostunica? C'est difficile a
dire pour un observateur exterieur. Mais ce qui est
sur c'est qu'il l'a fait en pensant a l'argent dont la
Yougoslavie a tant besoin pour se relever des
devastations que lui a causees l'Otan en 1999.

Encore la CIA?

Cette decision risque fort de provoquer des troubles
graves en Yougoslavie. En Serbie, les partisans de
M. Milosevic pourraient bien se lancer dans des
manifestations degenerant en emeutes. Et surtout, le
Montenegro pourrait bien profiter de ce qu'il faut bien
appeler un affaiblissement dramatique du president
Kostunica pour tenter l'aventure separatiste.

Et si la CIA avait fait des propositions de soutien?
Djindjic, au cas ou le remplacement de l'actuel
president viendrait a l'ordre du jour? Et qui sait si la
CIA n'est en train de tout faire pour que ce
remplacement vienne effectivement immediatement
a l'ordre du jour?

Ce serait une bonne affaire pour Washington de voir
succeder a Kostunica, patriote et assez oppose aux
Americains, un valet qui vient de leur donner des
preuves evidentes de sa servilite.

Incapables de venir a bout de Saddam Hussein,
ridiculises par les Chinois a propos de leur avion
espion, les Americains emportent enfin une
"victoire" internationale sur un petit pays ravage par
cette politique de la canonniere qu'ils ont tant
denoncee lorsqu'ils etaient encore des nains
politiques.

Mais qu'ils se souviennent de - ou qu'ils se
renseignent sur - ce qu'est une «victoire a la
Pyrrhus». Quant a la politique europeenne, que
devient-elle dans tout cela? Elle ne cesse de ramper
parce que les bombardements de la Yougoslavie ont
desequilibre l'Euro, accroissant la charge
d'investissements dans les anciens pays de l'Est et
surtout dans les Balkans.

Apres avoir devaste la Yougoslavie les Americains
sont retournes se cacher derriere leurs valets

On n'entend pas beaucoup Washington a propos de
la Macedoine, et pourtant, c'est bien la Maison
Blanche qui avait entretenu des bataillons de
stabilisation americains sous beret de l'Onu a
l'epoque de la guerre civile en Bosnie-Herzegovine.

Maintenant, les Americains vont engranger les
dividendes de la guerre, pendant que les Europeens
vont avoir le souci d'organiser la paix? sans avoir
les hommes d'etat capables de le faire, ceux qui
seraient suffisamment integres pour ne rien devoir
aux grands groupes economiques multinationaux.

L'Homme et sa culture

Le proces de M. Milosevic ne pourra donc etre
qu'une forfaiture de plus, perpétree par les agents de
gouvernements qui n'ont pas de lecon de morale a
donner a quiconque.

Avec cette affaire, nous avons une preuve de plus du
fait que les Americains ne savent pas prendre en
compte une donnee essentielle des relations
humaines: chaque peuple europeen a une culture et
une civilisation multimillenaire, alors qu'eux sont
ignorants de toutes ces subtilités.

Ils ont commis la meme faute en Asie, la continuent
en Afrique, s'y sont adonnes en Yougoslavie, et sont
en train de s'y enfoncer en Afghanistan: dans toutes
ces calamites pour les peuples broyes, les
responsables sont toujours les memes, les grands
capitalistes qui ont oublie que l'economie doit etre au
service de l'Homme, et non le contraire.

Ce que nous, Europeens de l'Atlantique a l'Oural,
nous savons tous.

Les guerres qui nous ont opposes ou reunis n'ont pu
se regler que par les compromis culturels. C'est vrai
dans les Balkans, mais la question de l'Alsace et la
Moselle relevait de la meme problematique. C'est
pourquoi elle peut etre un message d'espoir.

Apres la derniere guerre mondiale, devant l'inutilite
de la force pour regler cette question, la disparition
du barrage que representaient les anciennes
frontieres a rendu caduc tout recours a la force. Les
Mosellans ou les Alsaciens qui se sentent plus
francais passent leur temps de detente en France,
ceux qui se sentent plus allemands vont se distraire
en Allemagne? et souvent, comme je le faisais
lorsque j'habitais Strasbourg, vont d'un cote a l'autre
de la frontiere suivant les circonstances?

Mais pour proteger notre avenir, il faut savoir
proteger nos cultures, diverses et complementaires,
et pour cela refuser l'uniformisation decretee par des
financiers et des economistes qui manipulent les
gouvernements pour le plus grand malheur des
peuples.

La culture est le plus grand ennemi des dictateurs,
meme financiers. Parce qu'elle est l'outil qui permet
de refuser une societe de consommation qui n'est
qu'une incivilisation du gaspillage, promotrice de
l'abetissement et de l'asservissement.



* Pierre Henri Bunel, officier francais, accuse d'etre
l'espion yougoslave dans le Haut Commandement de
l'OTAN a Bruxelles.


** Extraits du livre "Crimes de guerre a l'OTAN"

Gentile Redazione di Limes,

leggiamo sul vostro sito internet
(http://www.limesonline.com/doc/navigation/LettereDirettore/#)
che Lucio Caracciolo risponde ogni settimana ai lettori. Alleghiamo
pertanto il testo, un po' abbreviato, di una lettera gia' recapitata
nei giorni scorsi alla vostra sede:

---

Al Dott. Lucio Caracciolo
Direttore di "LIMES", Roma

In seguito alle ultime dichiarazioni di Ibrahim Rugova dopo le
elezioni "libere" nel Kosovo e Metohija, commentate anche
dall’ambasciatore Miodrag Lekic alla Radio Tre, nelle quali Rugova
ribadisce di lavorare per la secessione della regione, ho pensato di
scrivere a Lei che e’ stato tante volte presente a dibattiti con
Rugova. L’ambasciatore Lekic ha dato una risposta diplomatica, io
invece dico senza mezzi termini che Rugova e’ uno dei responsabili
dello sfascio della Jugoslavia unitaria, un secessionista, separatista-
etnico, quindi razzista, che ha usato, strumentalizzato la nonviolenza
per mettere i popoli della regione gli uni contro gli altri. E’ stata
soltanto una grande furbizia da parte di Rugova, vezzeggiato
dall’Occidente, e del suo partito, di mostrarsi meno estremista degli
altri... E questo estremismo non inizia oggi, ma con il fascismo.
Vuole rispolverare un po’ la storia italiana neanche tanto remota,
Dott. Caracciolo, e la politica di guerra verso l’Albania ed il Kosovo
dal 1941-1945?
Numerosi sono stati i crimini compiuti dal terrorismo schipetaro,
soprattutto a partire dal 1980, anno della morte di Tito: si
andava dalla minaccia di dover vendere le case, agli incendi ed alle
rapine del raccolto. Le ricordo soltanto due crimini compiuti contro
persone: lo stupro di un insegnante serbo del Kosmet, rimasto invalido
e morto due anni fa a Belgrado, effettuato con una bottiglia di birra
rotta; e la strage alla caserma di Paracin, nel 1987, compiuta da Aziz
Keljmendi che sparo’ ed uccise nel sonno quattro reclute, ferendone
altre cinque. I crimini venivano compiuti contro i serbi, come ha
ammesso lo stesso Rugova all’ambasciatore Zimmermann.

Gli atti di terrorismo sono aumentati con l’arrivo della KFOR e
dell’UNMIK. I dati rivelano: dal 1991 al 1999 circa 1200-1300 crimini,
mentre sotto l’ombrello delle forze internazionali i crimini sono stati
circa 5300.
Il pallino di Rugova e' stata sempre la secessione e la Grande Albania,
come dimostrano i suoi interventi su questo argomento, pubblicati sui
riviste croate, tedesche, e cosi’ via, da noi tradotti e pubblicati su
"Nuova Unita’" nel 1997. Le dichiarazioni sono diventate sempre piu’
frequenti, ed in esse si agognava la presenza internazionale e
l’intervento della NATO - fino alle parole rilasciate in occasione di
queste ultime elezioni-farsa.
In tutti gli anni passati Rugova e’ stato appoggiato all’estero, ed ha
naturalmente avuto la benedizione del papa. Non e’ un mistero chi pago’
la "Ruder & Finn Public Global Affairs" di Washington per la propaganda
a favore della parte albanese-kosovara, e neanche il fatto che Rugova
prendeva soldi dall’estero.
Le allego anche copia del volantino della "Lega Democratica del Kosovo"
di Rugova, diffuso durante l’ultima conferenza FAO a Roma pochi anni
fa, nel quale la regione indicata "Repubblica Kossova" (sic!) e’
rappresentata come parte integrante della Grande Albania.
Anche le mura sanno che la pulizia etnica nel Kosmet non c’e’ stata,
prima dei bombardamenti della NATO. E questo accanimento contro
Milosevic dimostra soltanto che si vogliono coprire le barbarie
commesse contro uno stato sovrano e contro tutta la sua popolazione...
Ma le mura non parlano, ed io credo che anche Lei, da intellettuale,
dica solo "mezze verita’".

Con osservanza

Ivan Pavicevac
Roma 29 novembre 2001
(anniversario della mia Repubblica)