UN GIUBILEO ETNICAMENTE PULITO


I devoti che quest'anno giungono a Roma nella speranza di lavare la
propria coscienza da tutte le colpe commesse potranno notare che, nella
lista delle lingue in cui confessarsi, o seguire le visite guidate,
appare la "lingua croata" e mai il croatoserbo, o serbocroato. La
operazione di revisionismo e "repulisti culturale" da parte di Santa
Romana Chiesa, impegnata a sostenere la divisione dei Balcani e delle
genti che ci vivono, continua dunque e si evidenzia in ogni occasione.

Visitando la Chiesa di San Marcello al Corso si potra' scoprire una
lapide, apposta nel 1996, dedicata a tale Giorgio Baglivi nato nel 1668
a Dubrovnik/Ragusa in... Croazia (quando la Croazia non esisteva, e dal
punto di vista geografico Dubrovnik era definita al massimo "citta'
dalmata" o "illirica"), a cura dell'Accademia delle Scienze e delle Arti
della Croazia. La suddetta Accademia ha collaborato certamente anche a
preparare la mostra di Arte Sacra Croata dal titolo "Croati, arte, fede
e cultura", aperta nel periodo dell'inaugurazione dell'Anno Santo del
2000, nella quale opere di artisti di lingua e cultura latina e
istro-veneta (Francesco da Milano, Nicola da Fiorentino, Lorenzo Lotto,
Tintoretto, Giovanni Lanfranco, e persino cimeli paleocristiani
precedenti all'arrivo degli Slavi su quelle terre) vengono spacciate
come tesori della cultura "croata".

Assolutamente da non perdere, per il turista come per i fedeli -
ustascia o meno - e' comunque la visita della Chiesa di San Girolamo
degli Illiri, all'inizio di via Tomacelli, all'interno del complesso
(edificato durante il fascismo) che ospita la Confraternita di San
Girolamo. Dal punto di vista artistico la chiesa di per se non offre
moltissimo, ma all'interno c'e' sempre qualche curiosita' che vale la
pena notare (ad esempio i santini con l'effigie del beato Alojzije
Stepinac). Essa poi da l'occasione di fermarsi un attimo a riflettere e
raccogliersi spiritualmente volgendo il pensiero, ad esempio, ai giorni
in cui il criminale nazista Ante Pavelic veniva ospitato tra quelle
mura, durante la sua permanenza a Roma in clandestinita' mentre fuggiva
dalla Jugoslavia (Croazia?) ancora grondante di sangue, verso
l'Argentina di Peron (si veda ad es. il libro "Ratlines" della Newton
Compton), grazie ai buoni uffici di Pio XII.


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