Convegno CNJ 16/11/2002
1: Il programma e gli interventi introduttivi di Gilberto Vlaic ed Igor
Canciani

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COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA
ITALIJANSKA KOORDINACIJA ZA JUGOSLAVIJU

Trieste 16 novembre 2002 ore 10.30
(Trattoria sociale di Contovello-Trieste, Contovello 152)

CONVEGNO

Sulle macerie del Muro di Berlino parlavano di pace e di progresso. In
tutti questi anni abbiamo visto invece solamente un crescendo di
guerre e di miserie: dall'Iraq all'Afghanistan alla Palestina, per
ritornare di nuovo all'Iraq

... passando sempre per la Jugoslavia...

In Jugoslavia, al centro dell'Europa, l'aggressione e' stata
inininterrotta e la spoliazione procede oggi a gonfie vele. Quale e'
la vera situazione economica e sociale sul terreno, al di la' della
disinformazione o dell'omerta' dei mass-media? Come far procedere le
tante iniziative di solidarieta' verso la popolazione bombardata?

Le relazioni effettuate:

Gilberto Vlaic (CNJ e Gruppo Zastava, Trieste):
Introduzione

Igor Canciani (PRC Trieste):
Imperialismo e guerre - l'aggressione alla RFJ
[nota: Andrea Catone non e' potuto intervenire al convegno]

Gordana Pavlovic (Ass. "Decja Istina", Belgrado):
La situazione sociale nella RFJ due anni dopo il 5-10-2000

Vladimir Kapuralin (Partito Socialista Operaio, Pola):
La  situazione economica e sociale nelle repubbliche ex-jugoslave oggi.
Il caso croato

Lino Anelli (CGIL Lombardia):
Il caso Zastava

Ivan Pavicevac (CNJ e "Voce Jugoslava" su RCA, Roma):
La disinformazione di guerra: il caso jugoslavo

Fabio Sebastiani (giornalista di Liberazione, Roma):
Sulle iniziative internazionali di solidarietà di classe

Renato Kneipp (CGIL Trieste):
L'immigrazione jugoslava a Trieste
Per il testo di quest'ultimo intervento, che per limiti di tempo non e'
stato svolto per intero, rimandiamo all'articolo di Renato Kneipp
apparso sul numero 5/2000 della rivista "L'Ernesto".

Il volantino del Convegno e' alla URL:
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Le trascrizioni sono state effettuate da Gilberto, Andrea, Giorgio,
Ivan, Ivana, e Milica, del CNJ.

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Trieste / Trst, 16 novembre 2002, Convegno:
"...PASSANDO SEMPRE PER LA JUGOSLAVIA..."

INTRODUZIONE DI GILBERTO VLAIC
(CNJ e Gruppo ZASTAVA, Trieste)
 
Ringrazio tutti di aver voluto sacrificare una sabato per questa
iniziativa.
Ricordo che questo convegno e' stato organizzato da CNJ e ZASTAVA
Trieste con la partecipazione della Federazione di Trieste del PRC.
Devo dire grazie di cuore ai relatori per avere accettato di venire
perche' si sono sobbarcati un viaggio oneroso e faticoso.
Prima di cominciare vorrei denunciare la gravita' delle cose che sono
avvenute ieri [gli arresti del 15-11-02]. Non riguarda certamente solo
un pezzetto del movimento dei "disobbedienti": e' un attacco grave
all'agibilita' di chiunque, singola persona o associazione o sindacato
o partito.
Qualunque associazione che osi mettere in discussione anche solo con
l'espressione del pensiero le scelte politiche ed economiche di questo
governo e la sua collocazione internazionale a fianco di chi si e'
proclamato sceriffo e padrone del mondo. Ricordo inoltre che alcuni
degli arrestati sono dei nostri compagni.
Il convegno di oggi vuole essere un momento di riflessione e
discussione sulle guerre imperialiste che abbiamo visto scatenarsi 
nell'ultimo decennio e che purtroppo vedremo ancora all'opera, ponendo
al centro di questa riflessione l'aggressione alla Repubblica Federale
di Jugoslavia del 1999.
Discutere al di la' degli imbrogli e delle menzogne mediatiche che ci
sono state somministrate per anni, discutere delle reali cause di
queste aggressioni: il controllo geopolitico, l'accaparramento di
territori e di risorse, l'annullamento di popoli e Stati non allineati.
In questa situazione nel nostro paese sono state gravissime le
responsabilita' di una certa sinistra istituzionale che e' ben
rappresentata dal nostro grande sergente bombardiere Massimo D'Alema.
Non e' l'unico ad avere delle responsabilita': c'e' qualcun altro che
diceva che si trattava di uno "stato di contengente necessita'"...
Oltre a queste riflessioni, questo convegno vorrebbe discutere e
rilanciare le forme di solidarieta' politica e materiale con i popoli
bombardati.
A questo proposito vorrei ricordare che come gruppo ZASTAVA Trieste
siamo impegnati insieme a tutta una rete di altre associazioni, che
sono anche qui rappresentate, in una serie di operazioni di
solidarieta' politica e materiale con il popolo jugoslavo bombardato,
a partire dalla campagna di
"adozioni a distanza" per finire con una nuova campagna, che e' stata
lanciata da poco e che riguarda un concorso nazionale non competitivo
nelle scuole elementari del nostro paese e che si intitola "Non bombe
ma solo Caramelle", di cui parlera' sicuramente qualcun altro in
seguito.
A proposito della campagna di adozioni a distanza vorrei dire che il
numero delle adozioni che abbiamo attivato a Trieste e' assolutamente
risibile rispetto alle potenzialita' di questa citta'. Ne abbiamo
attive circa una ventina.
Vorrei quindi sollecitare tutti ad una riflessione, anche in relazione
al fatto che abbiamo a breve delle adozioni in scadenza per le quali
non abbiamo la copertura economica, e non e' pensabile nella
situazione in cui si trovano i bambini adottati andargli a dire: "Caro
bambino, mi dispiace, non sono riuscito a recuperare il denaro per
coprire la tua adozione."
Io chiudo qui.
Ricordo che tra i relatori manca Andrea Catone di Bari perche' e' stato
ricoverato d'urgenza in ospedale ieri. Il tema che lui doveva trattare
era "Imperialismo e guerre; l'aggressione alla RFJ".  Abbiamo quindi
chiesto all'ultimo momento al segretario del PRC di Trieste di
supplire a questa mancanza.

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Trieste / Trst, 16 novembre 2002, Convegno:
"...PASSANDO SEMPRE PER LA JUGOSLAVIA..."

INTERVENTO DI IGOR CANCIANI
(segretario Prc Trieste / Skp Trst)

Imperialismo e guerre - l'aggressione alla RFJ
 
Ringrazio a nome della Federazione del PRC di Trieste i compagni di
ZASTAVA Trieste per aver preparato questa iniziativa, perché penso che
sia una buona cosa, nel senso che presi come siamo dal fare un sacco
di cose e da mille impegni che si accavallano non c'è mai tempo per
fare una riflessione seria su quello che è accaduto in questi ultimi
dieci anni.
L'incipit di questo volantino-programma è molto ambizioso, ma anche
efficacemente riassuntivo di quello che è successo dalla guerra del
Golfo ad oggi, e naturalmente è anche una iniziativa molto stimolante.
A me personalmente spiace moltissimo che Andrea Catone non ci sia,
anche perché credo che il mio intervento potrà essere ben poca cosa
rispetto a quello che avrebbe potuto dire lui.
Io del resto per supplire a questo pezzo mi sono rivisto gli appunti di
quei giorni del 1999, dei giorni dei bombardamenti, quando andavamo in
giro a fare iniziative per la pace, anche in contrapposizione con i DS
e altri, e spero che quel materiale oggi possa essere utile, a tre
anni e mezzo di
distanza, se non per dire che avevamo ragione, ma per vedere quali
erano le caratteristiche di quella guerra imperialista che fu fatta
passare per guerra umanitaria.

[omissis - breve introduzione in lingua slovena]

Naturalmente mi associo completamente a quanto ha detto Gilberto in
apertura: i fatti che sono successi ieri nel nostro Paese [gli arresti
del 15-11-02 - ndCNJ] sono gravissimi per una serie di motivi.
Ci pensavamo da tempo, ma quello che è successo ieri davvero ci induce
a pensare che ormai viviamo in un clima di regime, che magari non ha le
forme manifestative che poteva avere il fascismo in quanto a
brutalità, ma che sicuramente è una avvisaglia del fatto che gli
apparati repressivi stanno
all'erta, stanno lavorando; e io credo che, per fare proprio un
parallelo e per ritornare con la memoria a due anni orsono alla
situazione in Jugoslavia e prima che assurgesse al potere Djindjic,
che se una cosa del genere fosse successa nella Jugoslavia di
Milosevic probabilmente si sarebbe gridato allo
scandalo, avremmo avuto titoli cubitali sui giornali, si sarebbe
gridato alla dittatura. Il fatto invece che in Italia 20 persone
vengano arrestate con capi di imputazione e di accusa molto gravi e
con termini e definizioni che appartengono ad un'altra epoca, appunto
che odorano di ventennio, naturalmente desta molta impressione, e però
non riesce ad andare al di là di quelle che sono le riflessioni da bar
o le reazioni verbali al fatto.
Ieri ci sono state delle mobilitazioni in tutto il Paese, anche se sono
state mobilitazioni spontanee. Anche a Trieste c'è stata una
manifestazione davanti al Tribunale, e ieri si sono mossi per di più i
compagni che fanno parte dell'area dei "disobbedienti". Ma io ritengo
che su questi temi sia necessario continuare a dare una risposta,
perché credo questa sia in qualche modo la dimostrazione che questo
movimento dopo Firenze, con la saldatura avvenuta anche con un
passaggio sostanziale, con uno spostamento
sostanziale della CGIL su questi contenuti... Diciamo così: la CGIL è
sempre stata vicina al movimento, però da Genova a Firenze c'è stata
proprio una sua entrata, un suo spostamento in direzione di una
maggiore internità al movimento, per non parlare della FIOM e di altri
settori. Dunque, credo che in questo senso si percepisca che il
movimento stia diventando qualcosa di molto più forte, e a fronte di
questo lo Stato e alcuni suoi apparati non sanno fare altro che
rispondere così come avevano risposto nel 68. Perché, come ha detto
Gad Lerner ieri sera a "8e1/2" (a volte ci azzecca), il 68 è durato
molto più a lungo in Italia, ed è degenerato anche grazie al fatto che
le istituzioni avevano dato delle risposte assolutamente inadeguate e
brutali.
Io non vorrei che oggi succedesse la stessa cosa. Credo che sia nostro
dovere continuare a vigilare e manifestare, continuare a tentare di
dare, anche con iniziative che possono sembrare granelli di sabbia nel
mare, informazione corretta. Perché credo che questa spirale delle
guerre imperialiste che si stanno susseguendo in questo ultimo decennio
si regga anche, sostanzialmente, su dei processi di disinformazione
che vengono messi in atto e che vengono fatti bere alla gente.
Gilberto ha citato il libro "Menzogne di guerra". Io vi ricordo che già
qualche anno fa ci fu un bel libro di Claudio Fracassi "Sotto la
notizia niente", in cui si partiva dalla situazione in Jugoslavia -
dalla guerra dei dieci giorni in Slovenia - per dire quanto fosse
efficace la disinformazione gestita dagli apparati che allora erano i
Comitati per l'indipendenza della Slovenia, e che poi l'opinione
pubblica, specialmente da noi in Occidente, prendeva come oro colato
senza andare ad approfondire.

Da questo punto di vista un convegno come questo è un tentativo di fare
controinformazione, ed è profondamente necessario continuare a farla,
perché tanti piccoli contributi, e l'impegno dei compagni del gruppo
ZASTAVA per quanto riguarda le adozioni, insieme alla CGIL, ai fogli e
alle testate che ogni tanto ci raccontano la verità o comunque ci danno
un quadro oggettivo di quello che sta succedendo in questi paesi, sono
la risposta che dobbiamo sempre tentare di dare a un tipo di
informazione a senso unico, che ci dice e che ci spiega sempre il
perché si debba andare a bombardare o a fare la guerra ad altri Paesi.
Noi sappiamo tutti che siamo probabilmente alla vigilia di una guerra,
di un attacco all'Iraq che viene venduto come un'operazione di guerra
preventiva contro il terrorismo, che nel modo e nelle forme di
presentazione viene definito come attacco ad uno degli stati canaglia
che continua ad accumulare armamenti e che continua a detenere ordigni
nucleari, e che dunque va ridotto ad impotenza per la sicurezza in
primis degli USA ma anche di tutte le democrazie occidentali.
Rispetto a questo - e voi sapete che non lo dico per riprendere una
polemica interna al Prc, terminologica, che non ci riguarda, tra
assertori dell'"imperialismo" e assertori dell'"impero" - io credo
che, al di là delle polemiche, le cose che sono successe negli ultimi
mesi, e anche le condotte,
i comportamenti dei singoli Stati che riscoprono ogni tanto anche il
concetto di sovranità - specialmente quando questo ha a che fare con
interessi strategici e di sopravvivenza - mi inducono a pensare che
non tenga più la teoria del direttorio unico dell'impero amorfo, nel
quale non si distingue un capofila, un ruolo guida; ci sono però gli
interessi del
capitalismo, ci sono le multinazionali, ci sono questi organismi
difficilmente identificabili che poi determinano gli accaduti, la
politica.
Credo che in questo momento sia difficile dire che gli USA non abbiano
un ruolo predominante, nel senso che sono loro quelli che guidano la
danza anche nei confronti dell'Iraq, così come successe dopo l'11
settembre per quanto riguardava l'Afghanistan; ma è altrettanto vero
che ci sono delle reazioni diverse e smarcate - cito la Francia e la
Germania, cito la Russia di Putin e anche la condotta della Cina,
questo non per dare ragione come qualcuno potrebbe pensare al compagno
Sorini, ma perché effettivamente non era scontato e non si sarebbe
dato scontato un anno fa che questi Paesi avessero tenuto una linea di
condotta autonoma e in rotta di collisione
con quanto vogliono fare gli USA di Bush, mentre adesso è successo.
Questo probabilmente ha a che fare con la posizione dell'Iraq, con il
ruolo strategico che questo Paese detiene nel campo del petrolio, e
con il fatto che molto probabilmente qualora gli americani riuscissero
nel loro intento ad insediarsi nell'Iraq, sia per la Francia che per la
Germania, ma soprattutto per la Russia, tutto ciò avrebbe delle
conseguenze devastanti sul piano economico. Si parla comunque sempre
di contraddizioni tra Paesi che, a parte la Russia che si è
aggregata ultimamente, hanno scelto senza dubbio il primato del
mercato come ordinamento, il sistema capitalistico come campo in cui
stare. Dunque questa transizione che c'è stata dal socialismo reale
nel caso della Russia al capitalismo primordiale selvaggio è
sinceramente una cosa che non muterà, ma è altrettanto vero che, se è
vero che gli Americani si battono per l'egemonia a livello mondiale e
per dare la
scadenza di ritmi e tempi a tutto il resto del mondo, è altrettanto
vero che la Russia di Putin vuole avere qualcosa da dire, assieme alla
Cina e forse all'India e ad altre potenze, per quanto riguarda invece
il ruolo strategico ed il ruolo di Stato-guida in quell'arcipelago di
dimensioni regionali che risponde grosso modo all'Asia, e che in
termini sia di possibilità di espansione dei mercati, sia di
sfruttamento di forza lavoro che di risorse disponibili e sfruttabili,
probabilmente vale più del resto del mondo.

Io credo che le cause di questa crisi non siano la pretesa di dare
sicurezza e garanzia alle democrazie ai cittadini che abitano
l'Occidente, ma siano appunto altre, siano cause economiche che,
guarda caso, sono le stesse cause che hanno portato tre anni e mezzo
fa la NATO ad attaccare la Jugoslavia.
Se vi ricordate - io ho dovuto riguardare gli appunti di quei giorni
perché molte cose poi si dimenticano - la causa ufficiale
dell'intervento della NATO in Kosovo, dunque l'aggressione alla
Jugoslavia, furono da un lato le asserite operazioni di pulizia
etnica, imputate grosso modo nell'ultimo anno, dunque nel 1998-1999,
come la strage di Racak, e poi, la cosa più importante, il rifiuto di
stipulare il trattato di Rambouillet, che poi a posteriori tutti
riconobbero trattarsi di un trattato che nessuno Stato che poteva
definirsi in qualche modo stato sovrano avrebbe potuto firmare.
Ma tanto fu fatto e fu fatto anche molto di più.
Per tornare ancora un po' indietro, la guerra del Golfo del 1991 è
stata probabilmente l'ultima guerra che si è svolta con dei canoni
bellici classici, nel senso che c'era un "aggredito", c'era un
"aggressore" e c'era l'ONU che svolse il suo ruolo come risoluzione.
Io ricordo a tutti che anche all'epoca noi fummo contrari al
conflitto, però almeno c'era un impianto a monte di tipo classico in
cui si andava a difendere i diritti di uno Stato aggredito.
Nel caso della Jugoslavia fu invece fatto a pezzi il diritto
internazionale.
Ricordo inoltre che fu il primo caso in cui si infranse anche la nostra
Costituzione, specialmente l'articolo 11 in cui si dice che l'Italia
ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie
internazionali; quella fu una decisione assunta all'infuori del
Parlamento, fu una decisone che prese il governo italiano insieme agli
altri governi dei paesi NATO
su input degli Americani, e fu anche la prima volta in cui la NATO da
strumento di difesa si manifestò nei fatti come strumento di offesa, ai
danni di un Paese che per anni era stato il faro del movimento dei
Paesi non allineati, e che nel 1999 continuava ancora a non volersi
allineare.

Quali erano le caratteristiche della Jugoslavia all'epoca?
Nella Jugoslavia all'epoca, intanto, cosa che non va secondo me
sottovalutata, sopravviveva ancora un ordinamento di tipo socialista.
Non era più la Repubblica Federativa del socialismo autogestito, ma
comunque si trattava di una unione di due Stati in cui la proprietà
dei mezzi di produzione, pur
essendo iniziati dei processi di privatizzazione, restava ancora in
capo alla società (non allo Stato: appunto questa era la differenza
tra paesi del socialismo reale e la via al socialismo della
Jugoslavia, in cui si era definito questo modello di proprietà
sociale); c'era un esercito molto forte, nel senso che per qualcuno
era il quarto esercito in Europa, per altri si diceva che fosse il
quarto esercito nel mondo; c'era poi il fatto -
l'aggravante - di insistere su un territorio che ha una importanza
strategica, e benché gli americani fossero già sbarcati in Turchia non
potevano esimersi dal tentare di mettere i piedi anche nel piatto della
Jugoslavia, cosa che fecero puntualmente.
Penso che i presenti lo sappiano tutti, ma per chi non lo sapesse oggi
il Kosovo è la base aerea americana più grande e più estesa che si
possa trovare in Europa occidentale.
Dunque anche questo la dice lunga sul perché di quella guerra.

Non vi ricorderò quali furono poi le molte azioni che si fecero anche
in Italia, il movimento pacifista contrario alla guerra che prese
piede e che iniziò una lotta di opposizione alla guerra; cosa che però
non servì a niente, anche perché la disinformazione aveva già fatto
molto, aveva fatto tutto.
Nonostante i "danni collaterali" molto numerosi che mieterono vittime
innocenti e che probabilmente causarono la morte sostanzialmente di
Kosovari e di profughi, e oltre al fatto che l'UCK, che avrebbe dovuto
smobilitare e disarmarsi, continuò invece a fare il bello e il cattivo
tempo per molti mesi dopo la fine ufficiale del conflitto - cosa che mi
risulta da quello che sento continua anche adesso in certe zone del
Kosovo - la
guerra fu fatta, la Jugoslavia fu aggredita, e poi si lavorò per due o
tre anni per fare destituire Milosevic.
E sul suo ruolo io credo che si debba aprire una parentesi.
Io non sono del tutto d'accordo nella condanna della leadership
jugoslava di allora, che era incarnata in Slobodan Milosevic, per
quello che erano i capi di imputazione più gravi, diciamo la pulizia
etnica e il fatto che avesse gestito il Paese in quel modo.
Io credo che oggi si possa dire che in quel caso anche il nostro
Partito finì per essere vittima della disinformazione. E questo fu
dimostrato dopo, nel senso che Milosevic fino a quando rimase al
governo, pur essendo vittima dell'embargo comunque cercò di prodigarsi
per ricostruire ciò che le bombe NATO avevano distrutto. Dunque senza
aiuti esterni riuscì ad edificare case nuove al posto di quelle che
erano state distrutte; riuscì a mettere in piedi anche qualche ponte
sul Danubio,
specialmente nella zona di Novi Sad, senza avere alcun sostegno
esterno; veniva dipinto come dittatore, ma quando perse le elezioni se
ne andò molto tranquillamente; e guardo anche a quello che succede oggi
al Tribunale dell'Aia, che per quanto mi riguarda (e su questo sono
pienamente d'accordo con Grimaldi) è una istituzione che, scusatemi il
termine forte, è sputtanata ogni giorno di più che passa, perché non si
muove in base a criteri di diritto e di mandati giuridici, ma risponde
di più a quelle che sono le sollecitazioni esterne di chi ha interessi
concreti nella questione, cioè della NATO e degli Stati Uniti in prima
persona.
Credo però che Milosevic, cosa che vale per gran parte dei dirigenti
comunisti dell'Est europeo in generale ma anche della Jugoslavia, abbia
gestito male la fase di transizione. Se andiamo ad analizzare ciò che è
successo in Jugoslavia dalla fine degli anni Ottanta allo scoppio delle
guerre e delle scissioni su base etnica (ma non solo in Jugoslavia: vi
furono dappertutto anche se in maniera minore) credo che egli abbia
sbagliato nel fatto che, come tanti altri, scelse di rinforzare una
opzione nazionalista, nel senso che decise, scelse di tutelare gli
interessi della nazione che rappresentava. E questo penso che in un
certo senso sia stato la forma di manifestazione di crisi più profonda
di quello che furono ed erano i partiti comunisti in quell'epoca in
tutto il mondo del cosiddetto
blocco orientale.
E' una mia convinzione personale, di chi ha vissuto qualche anno in
Jugoslavia e che ha vissuto molti mesi in Unione Sovietica, anche se
alla fine del ciclo - però se c'è una cosa che io da comunista in
Occidente (cosa che qualcuno di voi penserà naturalmente: è molto più
facile essere comunisti in Occidente che essere comunisti nei paesi
comunisti) imputo
ai dirigenti dei partiti comunisti e dunque anche a Milosevic è il
fatto di non aver gestito quel tipo di crisi, le avvisaglie della
dissoluzione degli Stati costruenti marxisti. Dunque quello che vale
per Milosevic vale molto di più per i dirigenti del PCUS. Io credo che
se dopo il golpe dell'agosto si fosse trovato qualcuno del  Comitato
Centrale del PCUS che fosse stato
capace di gridare con forza che le cose non andavano risolte come
volevano risolverle - e magari non avesse concesso che Eltsin montasse
su quel famoso carro armato e arringasse le folle, e poi diventasse
l'eroe popolare e combinasse disastri, fino a due anni fa - forse dico
le cose sarebbero andate diversamente.

Sicuramente però credo che con le evidenze delle notizie di oggi, con
gli occhi di oggi a tre anni e mezzo da quel che è successo, con il
silenzio assoluto di quello che sta accadendo in Jugoslavia (anche
l'ultimo episodio delle elezioni [presidenziali serbe] del 14 ottobre
nelle quali non c'è stato il quorum),  tutto passa "stranamente" sotto
silenzio assordante
da queste parti. Così come passa sotto silenzio stranamente anche il
ruolo del Montenegro di Djukanovic, dal quale sembra partano armi
destinate all'Iraq. Ma siccome Djukanovic è un amico dell'Occidente si
continuano ad applicare i due pesi e le due misure che furono applicati
nel momento dell'aggressione alla Jugoslavia, quando la Jugoslavia fu
imputata di attuare la pulizia etnica mentre alla Russia veniva
concesso di bombardare indiscriminatamente la Cecenia (anche se su
questo ci avventureremmo su un terreno piuttosto scivoloso nel voler
fare parallelismi).
Ma i due pesi e le due misure riguardano in maniera smaccata per
esempio la situazione del popolo palestinese nella sua lotta contro
Israele, e questo mostra che non tutte le lotte per
l'autodeterminazione dei popoli sono uguali: ce ne sono alcune che
vengono favorite e altre invece che vengono osteggiate, sulle quali poi
si fa cadere il silenzio.

Noi queste cose (non dico noi del PRC, dico noi movimento pacifista e
contro la guerra) le avevamo fatte rilevare fin da allora a D'Alema che
stava al governo, e se vi ricordate quando l'Italia assieme alle altre
forze della NATO aggredì la Jugoslavia D'Alema fu uno dei primi a dire
che non si sarebbe mai più tollerato in nessuna parte del mondo che un
altro popolo potesse attuare interventi di sopraffazione e di violenza
ai danni di un altro popolo.
Noi sappiamo invece che - ad iniziare dalla questione kurda (che anche
in quei giorni era piuttosto calda perché eravamo a pochi giorni
dall'arrivo di Ocalan in Italia) per passare alla questione cecena e
per restare alla questione palestinese, che anche oggi è un punto
cruciale centrale - si trovarono e si continuano a trovare sempre delle
scuse per non intervenire,
per non indurre, non dico con dei bombardamenti ma almeno con altre
forme coercitive, i governi di Turchia, Russia e Israele (giusto per
non far nomi) a rispettare i diritti civili di quelle popolazioni.

Io avrei un sacco di cose da dire perché il tema è molto vasto, ma
credo che a questo punto abbia detto quello che mi premeva, le cose che
ritenevo potessero essere più interessanti e non del tutto note e
scontate; dunque per il momento mi fermo qui, e rinnovo le mie scuse
per questo intervento che sicuramente non è stato molto organico e ben
preparato. E poi so senza che me lo diciate che non posso essere un
degno sostituto di Andrea Catone,
perché non sono uno che può approfondire questi temi: faccio il
segretario di un partito e devo occuparmi un po' di tutto alla rinfusa.
Ma spero almeno di essere riuscito a introdurre i lavori di oggi in
modo un po' interessante, e di avervi dato qualche spunto di
riflessione non del tutto scontato.