http://www.resistenze.org/sito/te/po/yu/poyu3m05.htm

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www.resistenze.org - popoli resistenti - jugoslavia - 05-11-03

Questa breve ma precisa analisi, ci è stata preparata da R.
Milosavljevic, in seguito all’ultimo viaggio ed all’incontro con lei
avuto sulla situazione dei lavoratori. Seguiranno altri lavori a breve.
( E.V.)


Serbia: non si intravede la fine della crisi


Per molti rappresenta probabilmente una sorpresa il fatto che la nostra
economia continua a trovarsi in uno stato di profonda recessione, le
cui conseguenze sopportiamo con sempre maggiore difficoltà, sia perché
la crisi dura da molto tempo, sia perché di essa non si intravede la
fine.

E’ stato un approccio evidentemente sbagliato pensare che la
stabilizzazione e la liberalizzazione a livello macroeconomico, così
come un veloce processo di privatizzazione, avrebbero risolto tutti i
problemi. Purtroppo gli euforici annunci di riforme, così come le
grandi promesse di un miglioramento del livello di vita, non si sono
realizzati. Nemmeno nel terzo anno delle annunciate riforme l’economia
si è messa in moto. I risultati economici sono decisamente negativi e
né i cittadini né gli operatori economici possono più sostenere la
terapia – shock neoliberale. La produzione industriale per i primi
sette mesi ha avuto un crollo del 3,5%, quella agricola una recessione
del 10%, il deficit del commercio estero per gli scorsi 30 mesi  ha
raggiunto i 9.215 miliardi di dollari, il nostro debito pubblico alla
fine di agosto ha toccato i 13,5 miliardi di dollari, siamo caduti in
uno stato di schiavitù da indebitamento e l’economia stagnante non sarà
in grado di far fronte a impegni che hanno superato la somma della
produzione nazionale lorda.

Sono disoccupate 968.250 persone, 1.282.049 sono occupate e lavorano
in media 3,5 ore, e 194.779 lavoratori lo scorso mese non hanno
ricevuto lo stipendio.


LO SFRUTTAMENTO DELLE CAPACITA’ PRODUTTIVE

Lo sfruttamento delle capacità produttive è inferiore al 40 per cento,
e l’80 per cento delle attrezzature è antiquato. Il tasso di crescita
economica anche quest’anno difficilmente supererà l’uno per cento, e
secondo il calcolo degli esperti ci saranno necessari 30 anni per
raggiungere il livello del 1989. In particolare 34.208 imprese devono
cadere in fallimento, ed altri 468.000 lavoratori rimanere senza
impiego. Secondo le ricerche degli esperti, il 74 per cento dei
cittadini vive con una quota compresa tra l’uno e i due dollari al
giorno, e di essi il 32% si trova in uno stato di povertà grave. Sulla
Serbia incombe un’esplosione sociale simile a quella avvenuta in
Argentina, lodata dai burocrati  internazionali  per dieci anni, finché
non è avvenuto il tracollo economico. Al posto di uno sviluppo
economico abbiamo ottenuto una recessione da transizione, una drastica
caduta degli standard di vita, la crescita dei debiti e del deficit ed
un’economia non liquida.

Lo stato dell’economia è drammatico. Le ricerche mostrano che solo il
17,7 per cento dei giovani vuole rimanere in patria, gli altri vogliono
andarsene. Gli esperti continuano ad avvertire che è l’ultimo periodo
utile per poter compiere qualcosa di più serio nel  cambiamento di
questo stato. Detto in gergo sportivo, quando i risultati non arrivano
bisogna cambiare  la squadra e il gioco; significa che bisogna portare
a termine due elementi chiave, cioè cambiare il concetto di riforma e
cambiare le persone.

Purtroppo in questo momento non c’è né la possibilità né la voglia di
muoversi in questo senso, o perlomeno di raggiungere un consenso
nazionale su una propria strada alle riforme, che costruirebbero un
sistema economico volto ad uno sviluppo in cui con la privatizzazione
si arriverebbe ad una liquidazione delle sostanze. La scena politica
cupa e molto instabile è quotidianamente aggravata da controversie tra
i partiti, da un lavoro esacerbato del parlamento, da scandali
ministeriali, da frequenti scioperi dei lavoratori a causa
dell’illegale attuazione della privatizzazione; è un ambiente che non
permette alla forze politiche progressiste di preparare una svolta più
radicale nella qualità delle riforme e dello sviluppo economico.

E mentre le parti politiche e i sindacati  patteggiano reciprocamente
il profitto della propria esistenza, continua lo sfacelo economico, e
di questa crisi non si vede la fine.


Ružica Milosavljević (ex Segretaria Sindacato Samostalni Zastava
Kragujevac)

Trad. a cura di Elisa Marengo