INTERVISTA A SLOBODAN MILOSEVIC, 21 aprile 1999

( http://www.marx2001.org/nuovaunita/jugo/crj/m_l/030699b.htm )


Mercoledì 21 aprile 1999 il canale KHOU-TV 11 di Houston ha trasmesso la
prima intervista rilasciata dal presidente jugoslavo Slobodan Milosevic
dall'inizio del coflitto con la NATO. Ecco ampi estratti
dell'intervista,
trasmessa dal telegiornale 11 alle 17.00, alle 18.00 e alle 22.00, e nel
corso di un programma di un'ora dalle 21.00 alle 22.00. L'intervista
esclusiva è stata condotta dall'analista di notizie militari di KHOU-TV,
il Dr. Ron Hatchett, nel "Palazzo bianco" jugoslavo di Belgrado Lunedì
19
aprile. Il Dr. Hatchett è corrispondente da Belgrado per la KHOU
dall'inizio dell'attacco NATO.

Oltre ad essere l'analista militare per la KHOU-TV, il Dr. Hatchett è
professore e direttore del Centro per gli Studi Internazionali
dell'Università di St. Thomas di Houston, Texas. E' stato al servizio
del
Governo degli Stati Uniti per questioni militari e governative e ha
coperto cariche direttive presso l'Aviazione degli Stati Uniti,
Dipartimento della Difesa, come Comandante Aggiunto della Commissione.

Trascrizione parziale dell'intervista.

Dr. Hatchett. - Presidente Milosevic, voglio ringraziarLa per avermi
accordato quest'incontro oggi, mentre fra i nostri due paesi vi sono
difficoltà tanto gravi. Penso che la nostra conversazione di oggi possa
aiutare il popolo americano a capire un po' m eglio cosa stia succedendo
in Serbia e quale sia il punto di vista serbo sul conflitto. Come Lei
sa,
Lei non è dipinto troppo bene nella stampa americana. Il Presidente
Clinton La definisce il macellaio dei Balcani, dice che Lei è un nuovo
Hitler, un pazzo, che Lei è la causa di tutti i problemi che abbiamo
avuto
nei Balcani negli ultimi 10 anni. Chi è Lei in realtà? Che tipo di
persona
è?

Presidente Milosevic - Bene, bella domanda. Ciò mi dà la possibilità di
spiegare al pubblico americano dove sta il problema. Il problema è il
seguente. Il vostro Governo sta conducendo due guerre contro la
Jugoslavia. Contro il nostro popolo. Una è la guerra militare, l'altra è
la guerra dei media, o, se preferisce, la guerra della propaganda. La
guerra della propaganda è inizi ata molto prima di quella militare, e il
suo scopo era demonizzare questo paese, il nostro popolo, il Governo di
questo paese, i singoli individui, e tutto ciò che serviva per creare,
naturalmente in modo artificiale, un'opinione pubblica negli Stati Unit
i
come supporto per l'aggressione che sarebbe stata commessa in seguito.
Così noi siamo vittime di entrambe queste guerre. Nel primo caso, nella
guerra militare, le vittime almeno per ora sono i nostri civili e la
nostra terra, ma nella guerra dei media le vittime non siamo solo noi.
Anche la democrazia americana ne è vittima.
Se mentite ai vostri cittadini e tentate continuamente di creare
un'opinione pubblica artificiale basata su informazioni false, su
informazioni sbagliate, non potete parlare di democrazia. Non potete
dire
al mondo che state facendo qualcosa di sacrosanto . Così, io credo che
contatti come questo e ancor più la presenza di molti giornalisti
stranieri nel nostro paese aiuteranno il mondo a conoscere la verità sul
nostro paese.

H. - Penso che il popolo americano vorrebbe sapere qualcosa di più su di
Lei come persona. Siete sempre stato un uomo politico, siete sempre
stato
in politica?

M. - Oh, no. Non ero affatto un politico. Di professione, ho lavorato a
lungo nell'industria, e poi sono diventato banchiere. Lo sono stato per
otto anni. Sono stato presidente della maggiore banca jugoslava. In quel
periodo ho avuto a che fare con molte banche americane e avevo molti
amici
negli Stati Uniti.

H. - La causa immediata dei problemi fra i nostri due paesi, secondo il
Presidente Clinton, è stato il rifiuto della Jugoslavia ad accettare i
termini dei negoziati in Francia, prima a Rambouillet, poi a Parigi.
Perché la Jugoslavia non ha sottoscritto l' accordo?

M. [sorride ironicamente] - Lei usa il termine "negoziati". Non c'è
stato
alcun negoziato, e il vostro pubblico lo deve sapere. In tutte quelle
lunghe tre settimane, due a Rambouillet e una a Parigi, non c'è stato
nemmeno un incontro in cui le due parti a bbiano potuto discutere. gli
Albanesi, i Serbi e gli altri membri delle delegazioni non si sono
potuti
scambiare una sola parola, e dunque non sono stati affatto dei
negoziati.
E guardate le delegazioni. Da una parte avete la delegazione della
Serbia,
composta da rappresentanti di tutti quelli che vivevano e che vivono nel
Kosovo. Rappresentanti di tutte le comunità nazionali. Serbi e Albanesi:
tre partiti albanesi erano rappres entati nella delegazione serba. Sono
cittadini di questo paese, naturalmente, ed è normale che ci fossero.
Serbi, Albanesi, Turchi, Musulmani, Zingari, Egiziani, Gorani. Tutte le
sette diverse comunità nazionali erano rappresentate nella delegazione.
Dall'altra parte c'era la delegazione di un movimento separatista, non
una
delegazione albanese. Gli Albanesi erano anche nella delegazione della
Serbia. Invece, la delegazione separatista era solo albanese, e questo
può
spiegare la differenza maggiore ne l nostro approccio. Fin dall'inizio
dei colloqui, il nostro approccio è stato che il problema del Kosovo può
essere risolto sulla base del principio di uguaglianza per tutti i
cittadini che vivono nella regione e di tutte le comunità nazionali che
vi
vivono. Il nostro approc cio è multietnico, multiculturale,
multireligioso, basato sull'uguaglianza fra le comunità nazionali a
prescindere dalla loro consistenza numerica. Dall'altra parte c'è
l'approccio del vostro Dipartimento di Stato in alleanza con quei tipi
del
movimento s eparatista che favorisce gli Albanesi. Un approccio che dà
loro il diritto di terrorizzare il resto della popolazione, e voi
dovreste
sapere qual'è la struttura della popolazione in Kosovo. I serbi lì sono
un quarto di milione, e i nonni dei loro nonni vivevano lì, prima che un
solo albanese scendesse dalle montagne. E' un antico territorio serbo
con
migliaia di monasteri e monumenti serbi, eccetera. E c'è un quarto di
milione di Serbi, 200. 000 Musulmani, 150.000 Egiziani, circa 50.000
Turchi. Anche i Turchi, che sono la comunità nazionale più piccola in
Kosovo, hanno le loro scuole e i loro programmi radio e TV. Hanno la
loro
casa editrice in lingua turca. E così, qual'è il problema se sono solo
50.000 contro, diciamo, 8 o 900.000 Albanesi? In termini di uguaglianza,
essi devono avere gli stessi diritti come comunità nazionale e devono
partecipare alle istituzioni del Kosovo in eguale misura, e questa era l
a
differenza cruciale fra i due approcci. In pratica, quello che si è
cercato di imporre a Rambouillet non era affatto l'autonomia, ma
l'indipendenza. E non credo proprio che se voi lo mostraste a un
qualsiasi
americano onesto, quello direbbe che al posto della nostra delegazione
avrebbe firmato.
Noi parliamo di autonomia, parliamo di qualità, di uguale approccio
agli
interessi di ogni comunità nazionale, non dell'indipendenza del
movimento
separatista albanese che sarebbe derivata da questi accordi, da questi
cosiddetti accordi. In pratica, il d iritto di organizzare un nuovo
Stato
entro i confini della Serbia. Il loro Stato ce l'hanno già: l'Albania è
il
loro Stato nazionale. In Serbia, essi sono una minoranza nazionale che
vive ovunque in Serbia, e voglio aggiungere qualcosa di molto importante
:
in Serbia ci sono 26 diverse minoranze nazionali. Non c'è mai stato
alcun
problema con nessuna delle minoranze nazionali in Serbia, inclusi gli
Albanesi. I problemi ci sono solo col movimento separatista albanese, e
per noi c'è una grande differenza fra il movimento separatista del
Kosovo
e il popolo alb anese, fatto di bravi e onesti cittadini come ogni altro
popolo in Jugoslavia. Del resto, nemmeno il movimento separatista aveva
mai ricorso alle armi prima che arrivaste voi. Prima che arrivasse il
vostro rappresentante a parlare con loro, a supportarli, ad allearsi con
quegli assassini, stupratori, rapitori e trafficanti di droga raccattati
dal sottobosco di tutta Europa per essere organizzati in un cosiddetto
esercito di liberazione del Kosovo che non è mai esistito. Non sono mai
stati in grado di attaccare la polizia o le unità militari, ma solo di
fare imboscate per ammazzare qualcuno, di mettere bombe sotto le
macchine
o davanti ai negozi, di prendere ostaggi, civili, lavoratori dalle
miniere
vicino a Prishtina, pe r esempio. Quegli ostaggi non li abbiamo più
rivisti, e temiamo che siano stati uccisi. Non conosciamo il loro
destino,
dove sono andati a finire. Così, non c'è stata alcuna loro azione che
non
possa essere definita un'atto terroristico. E comunque, mi ha molto
sorpreso che la NATO abbia potuto sminuire la propria dignità alleandosi
con quegli assassini e trafficanti di droga, e non penso che un simile
genere di alleanza possa aiutare il futuro.

H. - Tutti i giorni il popolo americano vede alla televisione tutte
quelle
scene strappacuore con i profughi albanesi. Le Nazioni Unite dicono che
attualmente ci sono 532.000 persone che hanno abbandonato il Kosovo. E
sembrano essere in uno stato molto tr aumatizzato. La vostra politica è
quella di espellere tutti gli Albanesi dal Kosovo?

M. - Non è mai stata la politica di questo paese né la mia di espellere
un
qualsiasi cittadino della Jugoslavia da alcuna parte del paese. Vi devo
dire che quando c'era la guerra in Croazia abbiamo difeso tutti i Croati
residenti in Serbia. Durante la gue rra in Bosnia proteggevamo tutti i
Muslmani di Serbia. Abbiamo difeso l'unico Stato multietnico entro i
confini della ex-Jugoslavia, ossia l'odierna Repubblica di Jugoslavia
con
26 diverse comunità nazionali. E molti visitatori, inclusi visitatori di
alto rango, hanno sempre detto che siamo un buon esempio di trattamento
positivo delle minoranze nazionali. E abbiamo sempre tenuto a mente che
l'esame per ogni democrazia consiste in come vengono trattate le
minoranze, non la maggioranza, e questa pratica è la politica della
Jugoslavia. Per rispondere alla Sua domanda sui profughi albanesi, Le
do
ragione: ci sono moltissimi profughi, ma sono un risultato dei
bombardamenti, e non sono solo Albanesi. Tutti stanno scappando a causa
delle bombe. Serbi, Turchi, Musulmani, ovviamente Albanesi, e sono in
numero maggiore. Scappano tutti. Scappano anche i cervi, scappano gli
uccelli, tutti stanno scappando a causa dei bombardamenti. Scappano
anche
le api, e nessuno può chiedere alla popolazione civile di fare gli eroi
rimanendo al loro posto mentre cadono le bombe. Non è possibile. E poi,
beh, lo sapete che prima del 24 marzo, prima che cominciassero questi
maledetti bombardamenti, questa sporca aggressione contro il nostro
paese,
non c'era un solo "profugo". Quando hanno cominciato a bombardare, sono
comparsi i profughi come risult ato dei bombardamenti: questo lo sanno
tutti. E comunque voi non buttate solo bombe dagli aerei, ma anche
volantini dove la NATO spiega le sue ragioni al nostro popolo. Lo sapete
cosa ne abbiamo fatto di questi foglietti coi messaggi della NATO? Loro
si
aspettavano che li avremmo raccolti e nascosti per non farli vedere ai
cittadini. Li abbiamo mostrati alla TV, quei foglietti, da entrambi i
lati. Li abbiamo fatti vedere alla televisione senza commento, perché
gli
undici milioni di cittadini di questo paese conoscono la verità. Noi non
abbiamo paura di mandare in onda la propaganda che la NATO ci riversa
addosso con questi umilianti foglietti. Umilianti per loro, per la loro
aviazione. Ma il vero problema riguarda gli Stati Uniti, voi non avete
protezione. La nostra difesa è la verità, e il fatto che la gente sa
qual'è la situazione. Gli Stati Uniti, l'americano medio non possono
sapere qual'è la verità, devono credere per forza alla pr opaganda, a
quei
cumuli di menzogne che vengono diffuse ogni giorno.

H. - Sa, questo è un problema dei media. C'era un comico americano degli
anni '20-'30, di nome Will Rogers, che diceva: "Tutto quello che so è
ciò
che ho letto nei giornali". Bene, per modernizzare, tutto ciò che il
popolo americano sa è quello che vede i n TV. Ma Lei come può spiegare
il
fatto che molti di questi profughi dal Kosovo dicono di essere stati
buttati fuori dalle loro case dai Serbi? Che spiegazione dà quando il
portavoce della NATO, Jamie Shea, mostra delle foto alla televisione e
dice che si tratta di immagini satellitari di qualcosa che crediamo
siano
fosse comuni, Lei questo come lo spiega?

M. - Quelli che avete visto alla televisione erano costretti a dire
quelle
cose. E da chi? Da questi personaggi, da questi assassini, stupratori e
rapitori che non stanno terrorizzando solo i Serbi e le altre etnie
non-albanesi del Kosovo, ma terrorizzano gli stessi Albanesi. Devo dirvi
che la situazione degli Albanesi del Kosovo è veramente tragica. Sì,
vengono manipolati da questi assassini e trafficanti di droga. Vi dico
un
semplice fatto: se guardate il numero di cittadini pacifici ammazzati in
Kosovo, il numero di Albanesi uccisi dal cosiddetto Esercito di
Liberazione del Kosovo è due volte maggi ore del numero dei Serbi.
Ammazzano gli Albanesi per disciplinarli, per fargli capire che tutti
devono sostenerli, per costringerli a farsi taglieggiare e rifugiarsi
sotto la loro cosiddetta bandiera. Cosa dovrebbe fare un normale
Albanese
quando viene mi nacciato di morte? E poi, ho visto coi miei occhi sulla
CNN all'inizio di questa guerra comitive di poveri profughi albanesi che
camminavano attraverso la neve, ma, sapete, anche in Kosovo c'è la
primavera, e di neve proprio non ce n'era. E questa sarebbe
l'informazione
del la CNN. Eh, eh... Noi la CNN la guardiamo, praticamente chiunque la
può vedere quando vuole. la CNN, Sky, la BBC, qui si prendono tutte, e
non
c'è niente di speciale che siano pagati per mentire. I mass media di
oggigiorno credo che siano l'arma più pericolosa, più di ques te bombe e
missili, e con la guerra della propaganda hanno cominciato molto prima
di
cominciare la guerra militare. Abbiamo detto pubblicamente che abbiamo
organizzato il ritorno di questi profughi, ma non possiamo contare su
una
cessazione dei bombardamenti e la gente ha paura. Un bel po' di quelli
che
stavano tornando sono stati bombardati dalla NATO: ne hanno ammazz ati
75
di nostri cittadini albanesi, e in parecchie dozzine sono stati feriti
gravemente. E così, come assicurare loro la sicurezza se sono esposti
ai
bombardamenti in questo modo? In un giorno di sole nessuno può fare
l'errore di confondere normali trattori e contadini con carri armati e
unità militari, è fuori questione. Io penso che sia sta to fatto a bella
posta per far sapere loro che tornare indietro non gli conviene. E' la
NATO che crea i profughi. La loro tattica è di crearne il più possibile,
di svuotare il Kosovo il più possibile. Avere tutti questi profughi
fuori
permette loro di dire che questo è l'alibi della NATO per intervenire,
per
portare aiuti umanitari e p ermettere ai profughi inermi di tornare a
casa. A casa ci potrebbero tornare immediatamente: l'unico ostacolo sono
i
bombardamenti della NATO. L'unico ostacolo al processo politico, che
pure
prosegue a dispetto dei bombardamenti, sono i bombardamenti.

H. - Parliamo del processo politico. E' chiaro che molta gente da
entrambe
le parti che non condivide il perseverare della NATO nella sua posizione
di intransigenza, nel tentativo di risolvere la questione solo
militarmente, e che pensano che i costi in t ermini economici e umani
sia
per il nostro paese che per il vostro finirà per essere molto più alto
di
quello che entrambi sono pronti a pagare. Penso che entrambi i popoli
vorrebbero vedere un qualche tipo di soluzione politica per questa
situazione, e se ci atteniamo alla linea intransigente da entrambe le
parti non ci potrà essere alcun progresso. E allora, che possibilità
vede
Lei per una solu zione politica del problema a breve scadenza?

M. - Bene, io penso che se termina l'aggressione, se terminano i
bombardamenti, sarà molto facile proseguire il processo politico, ma,
facendo tesoro dell'esperienza di Rambouillet e di Parigi, è chiaro che
i
negoziati dovranno svolgersi fra coloro che vi vranno in Kosovo. Fra i
rappresentanti delle comunità nazionali che vivono in Kosovo. Non fra i
rappresentanti del governo della Jugoslavia o del governo della Serbia
e,
diciamo, i rappresentanti della comunità internazionale. Abbiamo detto
molto chiaramente che accoglieremo una missione civile delle Nazioni
Unite
per controllare cosa succede qui e per controllare il processo di
riassetto politico, così come siamo stati sempre pronti ad accoglierla.
Guardate i fatti. Prima di q uesta guerra, abbiamo accettato una
missione
straniera. La più grande missione di verificazione straniera nella
storia,
2.000 di loro, più il personale ACNUR, la Croce Rossa internazionale e
mille giornalisti da tutto il mondo, più una missione diplomatic a per
il
Kosovo composta da tutte le missioni diplomatiche del paese, e poi dite
che non siamo aperti alla comunità internazionale. In una regione
piccola
come il Kosovo una presenza così massiccia di verificatori OCSE, ACNUR,
della Croce Rossa, di giornalisti stranieri e diplomatici, e ogni strada
aperta a tutti... Ma l'obiettivo non era questo. L'obiettivo era creare
instabilità per poter iniziare a bombardare. A Rambouillet, come Le ho
detto, non abbiamo parlato con gli Albanesi, ma con gli Americani che
vorrebbero prendersi il nostro territorio per sé e per la NATO. Gli
Albanesi erano solo una scusa. Gli Americani se li tenevano da parte
come
alibi per compier e questi crimini contro il nostro paese e il nostro
popolo. E le vittime non vengono scelte in modo selettivo. Tutti sono
vittime, soprattutto i bambini, le donne, la gente, e sempre civili,
civili e civili...

H. - Accettereste come parte di un accordo la reintroduzione in Kosovo
dell'autonomia che aveva fino al 1989?

M. - Naturalmente noi non abbiamo bisogno di cambiare la nostra
posizione
per un motivo molto semplice: noi non abbiamo mai avuto intenzione di
privare gli Albanesi, che sono nostri cittadini, di alcun diritto. Non
ci
siamo mai sognati di danneggiarli, ma è chiaro che vivendo in questo
paese
essi non possono prenderne un pezzo e farne uno Stato indipendente. Se
la
formula che qui si cerca di affermare entrasse in vigore in tutto il
mondo, non vedo neanche uno stato nel mondo che sopravviverebbe.
Guardate
l'Europa: la Spagna, la Francia, il Belgio, l'Italia. Guardate l'Africa.
In Africa non c'è neanche un paes e che sopravviverebbe se si desse un
qualsivoglia tipo di appoggio legale a questi movimenti separatisti. Se
questa diventa la pratica, nessun paese si salverebbe. Noi non ci stiamo
opponendo alle grandi potenze solo per difendere noi stessi. Io penso
che
stiamo difendendo il diritto alla libertà e all'indipendenza e il
diritto
di vivere in pace. Questo è ciò che stiamo facendo.

H. - Voi sareste disposti, nell'ambito di un accordo negoziale, ad
accettare una qualche forma di presenza internazionale che verifichi
quanto le cose che verranno concordate per l'autonomia degli albanesi e
i
loro diritti di cittadini siano lealmente realizzate?

M. - Naturalmente. Siamo pronti ad accettare una missione civile
dell'ONU.
Naturalmente senza rappresentanti dei paesi che hanno partecipato
all'aggressione contro il nostro paese. Lo abbiamo detto chiaramente.
Siamo pronti. Non abbiamo nulla da nascondere.

H. - E permettereste anche alle missioni di aiuto e di solidarietà
internazionale di tornare al lavoro?

M. - Certamente. Anche adesso potrebbero tornare, ma hanno paura. Noi
non
li abbiamo mai cacciati. Avevano paura dei bombardamenti. Loro stessi
hanno spiegato così il fatto che non sono rimasti in Kosovo. Per
esempio
la Croce Rossa Internazionale: loro intervengono ovunque nei conflitti,
ma
come salvarsi dai bombardamenti? Sono fuggiti dal Kosovo, proprio come i
civili. Non sono stati cacciati, se ne sono semplicemente andati per
salvarsi la vita. Chi si p uò proteggere dalle bombe?

H. - Lei pensa che anche adesso, mentre proseguono i bombardamenti, se
la
Croce Rossa Internazionale o altri istituti volessero tornare nel
Kosovo,
sarebbe loro permesso?

M. - Anche adesso. La Croce Rossa Internazionale e l'ACNUR possono
tornare. Non posso dirlo di ogni singola organizzazione umanitaria,
perché
alcune di queste cosiddette organizzazioni umanitarie erano organizzate
per sostenere il terrorismo o il moviment o separatista standosene sotto
l'ombrello del cosiddetto contingente umanitario. La nostra polizia ha
arrestato un paio di cittadini australiani che stavano organizzando un
circuito di spionaggio in Jugoslavia. Lo hanno ammesso davanti alle
telecamere. Hanno detto che stavano svolgendo un'attività spionistica
per
conto della NATO, per rivelare le nostre posizioni da bombardare, gli
esiti dei bombardamenti, eccetera. Hanno anche spiegato come si erano
serviti di personale locale per questo. Così, io credo che la Croce
Rossa
Internazionale e l'ACNUR possano soddisfare tutti i bisogni se si
vogliono
aiutare i profughi. Ed è una cosa che non è mai stata in questione.
Possono venire quando vogliono.

H. - Un'altra cosa che sta molto a cuore al popolo americano, Sig.
Milosevic, è il fatto dei tre americani tenuti qui come prigionieri di
guerra. Lei può assicurare il popolo americano che sono in buona salute
tutti e tre? E che tutti e tre sono trattati in modo umano?

M. - Beh, nella situazione in cui siamo penso che il problema dovrebbe
essere piuttosto: cosa ne è stato di tutti i civili vittime dei vostri
soldati e dei vostri piloti? E spero proprio che prima o poi comincerete
a
pensarci. Ma per rispondere alla Sua d omanda, noi siamo un popolo
d'Europa molto antico, con una lunga tradizione, e rispettiamo i
prigionieri di guerra. Ai vostri soldati non succederà nulla. Sono
trattati bene, sono in salute e il Trattato di Ginevra viene rispettato
in
ogni parte. Noi siam o un popolo civile. Non faremo niente di male ai
vostri ragazzi in prigione.

[I "ragazzi" vennero liberati poco dopo. Al loro ritorno in patria, fu
loro proibito di rilasciare interviste di sorta e, abbondantemente
decorati, vennero subito mandati in licenza. Recentemente sono
ricomparsi
come testimonial di Disneyland: vedi la fot o su "Il Manifesto" del
28\V,
in cui i tre, in carne ed ossa e in divisa, fanno bella mostra di sé su
un
carro allegorico, fra palloncini e immagini di Mickey Mouse, sovrastati
da
una gigantesca bandiera americana recante i loro nomi e la scritta
cubitale "Disneyland welcomes home". Nessun concreto gesto di
distensione
è seguito da parte del governo americano. - NdT].

H. - Un'ultima domanda. A Belgrado si sentono frequenti voci sul fatto
che
sarebbero stati abbattuti molti più aerei di quelli ammessi dalla stampa
o
dall'amministtrazione americana, si parla di 80 areoplani abbattuti, che
ci potrebbero essere altri pilot i dei paesi NATO e degli Stati Uniti
fatti prigionieri. Abbiamo anche sentito voci su scontri a fuoco delle
vostre forze in Kosovo con le truppe speciali degli Stati Uniti e con le
Unità Aeree Speciali britanniche. E che aveteucciso forse 20, 24 di
questi
soldati speciali che sono penetrati nel Kosovo. Sono solo voci o sono
fatti?

M. - Sa, non è tutto bianco o nero. Non Le posso dire che sono solo voci
o
che sono fatti: è tutto mescolato. Alcuni sono fatti e altre sono voci.
Ed
è logico che la NATO non lo ammetta. Hanno sempre cercato di negare
l'uccisione di tutti quei profughi. S olo quando hanno visto che era
inevitabile hanno detto che sì, era accaduto. Del resto è logico. Al
momento, allo stato presente non abbiamo truppe straniere sul nostro
territorio, inclusi quegli esperti che Lei ha menzionato. Non che non ci
siano stati diversi tentativi di sconfinamento, ma erano sempre
Albanesi.
Soldati albanesi mescolati a quei banditi del Kosovo in unità, diciamo,
composte di 1.000 o 1.500 uomini che cercavano di passare la frontiera e
di penetrare nel territorio del Kosovo, ma sono sempre stati bloccati
dal
nostro esercito. Hanno avuto molte perdite e comunqu e non sono affatto
un
esercito. Le devo dire che chiunque pensi di reclutare quei criminali in
un qualche tipo di unità militare non sa molto di loro. Scappano al
primo
sparo e lo hanno sempre dimostrato. Tutte le volte che hanno cercato di
oltrepassare i confini se ne sono subito riscappati indietro. E'
successo
tante di quelle volte... Se c'erano istruttori di origine straniera, non
si sono visti. In pratica, i vostri bombardamenti distruggono per prima
cosa le Nazioni Unite, distruggono la verità, e naturalmente, che è la
cosa più triste per noi, ammazzano i nostri civili, devastano le nostre
fabbriche, i ponti, le aree residenziali e tutto il res to... C'è un
messaggio che forse lei ha visto scritto in moltissimi posti, in tutta
la
Jugoslavia. Io l'ho visto in molti altri paesi, ad esempio a
Tessalonica,
a quelle manifestazioni con tutta quella gente, milioni di persone ad
Atene, in Ungheria, a Düsseldo rf, a Vienna, in un sacco di posti, e
quel
messaggio diceva: "Basta con le bombe, basta con le bugie". Queste due
cose vanno assieme, queste due guerre che state conducendo contro un
piccolo paese indipendente e sovrano lontano cinquemila miglia dalla
vostra costa. Perché? Mi può spiegare perché, e qual'è l'interesse
nazionale dell'America? Ci venite a dire che nei nostri antichi
territori
il vostro interesse nazionale è più forte degli interessi nazionali
della
Serbia... Perché lo fate? Qual'è la ragione di tutto ciò? Quando i
nostri
soldati muoiono, lo sanno per cosa muoiono. Muoiono per il loro paese,
per
la loro patria, ma i vostri soldati, a cinquemila miglia da casa, per
che
cosa muoiono? Per ammazzare i bambini nel sonno? Per massacrare donne,
ragazze, pacifici c ittadini e per devastare tutto ciò che abbiamo
costruito nei decenni dopo la Seconda Guerra Mondiale? E la cosa più
assurda è che noi in quella guerra eravamo alleati, mentre ora avete
deciso di sostenere il processo di separazione, il movimento
separatista,
che poi nei fatti non è nemmeno un movimento, e vi dico perché. Chiaro
chiaro, il loro scopo pubbl icamente dichiarato è un Kosovo etnicamente
puro. In Jugoslavia sappiamo che proprio il fatto di avere 26 comunità
nazionali è l'unica base su cui il nostro paese può vivere. E poi, da
un
punto di vista storico, quelli sono solo degli epigoni. E' stato
Mussolini
a creare una Grande Albania nella Seconda Guerra Mondiale. Una creazione
fascista che prendeva parte del Kosovo, parte della Macedonia e parte
della Grecia: quella era la cosiddetta Grande Albania di Mussolini.
Anche
questi sono nazisti: il loro carattere fascista è chiarissimo. Ma non
mi
stancherò mai di ripeterlo: noi facciamo una grande differenza fra il
movimento separatista e la popolazone albanese che vive nel nostro
paese.
Noi questa popolazione la vogliamo aiutare, naturalmente anche
eliminando
il movimento separatista co me farebbe ogni altro paese nel mondo. Penso
che ci siano almeno cento paesi nel mondo che hanno problemi con un
qualche tipo di movimento separatista, ma solo questo paese viene
bombardato dalla più forte e potente macchina da guerra che sia mai
esistita al mondo. Ma chi avrà gloria da questa tecnologia potente e
avanzatissima che devasta una piccola nazione indipendente, membro delle
Nazioni Unite? E che aspetto avrà il mondo dopo questa bella impresa? Il
mondo deve essere libero. Ogni paese, ogni popolo ha il diritto di
vivere
in libertà, di non venire occupato e terrorizzato da superpotenze che
gli
vogliono dire come vivere, cosa fare, come pensare e come comportarsi.
Non
possiamo separare la pace dalla libertà. Se un popolo vuole vivere in
pace, deve essere libero. E qui, su un territorio per il quale stiamo
combattendo da secoli contro grandi imperi, nel corso di tutta la nostra
storia, non c'è stata nemmeno una generazione che non abbia dovuto
combattere per l a libertà. Siamo sempre stati obiettivo di conquista
di
imperi, di imperi molto grandi. L'impero Ottomano, l'impero
Austro-Ungarico, o la grande macchina bellica di Hitler, e ogni volta
siamo riusciti a liberare il nostro paese. Ed è quello che stiamo
facendo
adesso . Io credo nel futuro. Credo nella pace, nell'uguaglianza e
nella
libertà. E non solo per questo paese, ma per tutti, contro il dominio
delle grandi potenze. Esercitano già un dominio abbastanza grande come
superpotenze, e non hanno bisogno di un ulteriore dominio sul resto del
mondo.

H. - Presidente Milosevic, La voglio ringraziare per avere aiutato il
popolo americano a capire il vostro punto di vista oggi con noi, e
speriamo di poter risolvere molto presto questo problema pacificamente.
Grazie.

M. - Lei è sempre benvenuto.

(A9 copyright 1999 by KHOU-TV / All Rights Reserved.
L'intervista e' stata tradotta e distribuita "for fair use only".
Essa puo' essere letta nella versione integrale inglese sul sito:
http://www.serbia-info.com/news/1999-04/25/11279.html )


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