MEGLIO IL SUICIDIO DELLA "KOSOVA INDIPENDENTE"


Strana notizia, quella data oggi su "Repubblica": una famiglia
albanese-kosovara sfugge al "genocidio dei kosovari organizzato dal
regime serbo di Milosevic" (queste le parole, testuali, del
quotidiano antiserbo ed antijugoslavo); ciononostante dopo due anni
scappa e clandestinamente si stabilisce in Austria; e la figlia
giovanissima si rifiuta di essere nuovamente deportata nella
"Kosova", alla vigilia della proclamazione di quella "indipendenza"
che dovrebbe essere il coronamento della ottenuta "liberazione dal
giogo serbo".
In tutta questa storia, chiaramente, c'è qualcosa che non quadra.
"Repubblica" mente vigliaccamente sulla vera natura del conflitto e
dell'attuale staterello-banana in Kosovo.
(a cura di IS)


Repubblica, 12/10/2007 - Pagina 19

La kosovara che commuove il mondo

Video choc di una quindicenne in tv: "Fatemi restare in Austria o mi
suicido"

Il dramma di Arigona: la sua famiglia fuggita dalla guerra è stata
rimpatriata
Lei si è data alla clandestinità "Meglio la morte che l espulsione"
Il paese si spacca

ANDREA TARQUINI

dal nostro corrispondente
BERLINO - «Non cacciatemi, non condannatemi all espulsione e alla
miseria. Se non potrò restare qui mi toglierò la vita. Vivo e studio
da voi, i miei amici sono austriaci, vi chiedo solo quello che vi
chiederebbe ogni mio coetaneo: una vita normale qui in Austria dove
sono cresciuta». Dal video spedito dalla clandestinità a tutte le tv,
il bel volto sorridente della 15enne Arigona Zogaj racconta il dramma
di una famiglia di profughi illegali spezzata dalla linea dura dell
Europa ricca sull asilo.
L Austria si spacca: il video in tv commuove il paese, i Verdi
portano la gente in piazza, il capo dello Stato Heinz Fischer si
schiera con Arigona e chiede un amnistia per i clandestini. Ma il
governo di Grande coalizione (socialdemocratici del cancelliere
Alfred Gusenbauer e democristiani) non cede: con gli extracomunitari
vuole fermezza ad ogni costo.
Il dramma di Arigona ha fatto a pezzi in poche settimane l ossessiva
voglia di tranquillità della prospera Austria Felix. La famiglia
Zogaj viveva in Austria da anni. Il padre vi era arrivato
illegalmente nel 2001, due anni dopo la fine della guerra con cui la
Nato pose fine al genocidio dei kosovari organizzato dal regime serbo
di Milosevic. La sua richiesta di asilo era stata respinta, ma senza
decreto di espulsione: di fatto egli era tollerato. E illegalmente il
signor Zogaj aveva fatto arrivare la moglie, la primogenita Arigona e
gli altri quattro figli.
Per anni gli Zogaj hanno vissuto nella placida Frankenburg, nell
alta Austria. Arigona è cresciuta, ha studiato, è diventata
adolescente e quasi adulta qui nel Mitteleuropa: jeans e moda casual,
cd, discoteca, primi flirt e libri di Harry Potter come i suoi
coetanei. A settembre è arrivato il decreto di espulsione. Papà e i
quattro fratelli sono stati rimpatriati a forza. Lei no: è fuggita,
si è data alla clandestinità aiutata dalla Chiesa cattolica. Il
parroco di Ungenach, un paesino dell Alta Austria, le ha dato il
rifugio che lo Stato le rifiutava. E dalla clandestinità, ha girato
il video che ha scosso il paese. Immagini girate in un modesto
interno con una videocamera amatoriale. Arigona, i grandi occhi
bruni, i capelli castani sciolti, fa il segno di "V" della vittoria
con le dita, sorride. Ma dice parole terribili. «Avete cacciato la
mia famiglia, avete distrutto delle vite. Vogliamo solo vivere
onestamente e lavorare qui, come gente normale. Qui sono cresciuta,
qui sono i miei amici, i miei affetti, la mia vita. Vi prego,
lasciatemi restare in Austria. Non vi illudete, se riusciranno a
prendermi non subirò il destino. Mi toglierò la vita, meglio la morte
dell espulsione».
Il video è stato recapitato alle tv pubbliche e private, e dal
piccolo schermo è entrato in ogni casa. La mamma di Arigona, che non
era stata ancora espulsa, alla notizia della minaccia di uccidersi
della figlia ha avuto un collasso ed è stata ricoverata in ospedale.
Lo choc del paese intero è stato grande, i Verdi, il più vivace
partito d opposizione, hanno portato la gente in piazza, davanti al
Parlamento e ai ministeri. «La politica delle espulsioni facili è
senza cuore, è disumana, antisociale, anticristiana», ha tuonato il
loro leader Alexander Van der Bellen. Ed è anche inefficiente: anche
gli extracomunitari cui l asilo viene rifiutato restano per anni in
attesa di decisioni finali sul loro conto. Nel frattempo lavorano, si
integrano, i loro figli crescono. «È assurdo chiedere agli stranieri,
specie ai musulmani, di integrarsi, e poi dopo anni buttare fuori
famiglie intere», denunciano i Verdi.
Ieri sera, il presidente della Repubblica in persona - il
socialdemocratico Heinz Fischer, il politico più popolare - ha rotto
il silenzio. Occorre pensare a un amnistia per i clandestini, ha
detto. Il governo è in grave imbarazzo: ufficialmente respinge ogni
richiesta di clemenza, ma l opinione pubblica preme.
Protetta dal parroco di Ungenach, Arigona continua la sua campagna:
l altro giorno il governatore dell Alta Austria, Joseph Puehringer,
democristiano, ha accettato di incontrarla. Senza rivelare dove fosse
il suo nascondiglio, senza farla arrestare. L ha ascoltata, ha
promesso di studiare il dramma della sua famiglia. Dramma che non è
un caso isolato: su 34mila clandestini o profughi tollerati in
Austria, almeno millecinquecento famiglie vivono a rischio di
espulsione immediata.

http://www.tesseramento.it/immigrazione/pagine52298/
newsattach1080_Repubblica%2012-10.pdf