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Amici, intellettuali, fermate Veltroni!

Il sindaco di Roma Walter Veltroni ha chiesto al ministro
dell'interno Amato, e al prefetto di Roma, di modificare le norme
sulle espulsioni dei cittadini comunitari, in modo da poter procedere
senza ostacoli all'espulsione dal nostro paese dei cittadini rumeni
che siano accusati di "danneggiamento di persone o cose". Veltroni ha
chiesto che il provvedimento di espulsione sia emanato dal prefetto.
In sostanza il sindaco di Roma ha chiesto ad Amato di compiere una
azione illegale, varando un provvedimento in contrasto con la nostra
Costituzione, che viola il principio dell'uguaglianza delle persone
davanti alle leggi, che stravolge gli accordi e le norme della
comunità europea (della quale la Romania è membro a pieno titolo),
che sottrae alla magistratura le sue competenze, cioè quelle di
indagare e giudicare. Veltroni vorrebbe una città dove la legge si
applica per via amministrativa e tutti i poteri sono unificati, sono
un solo potere "totale".
Il gesto di Veltroni (spero) non avrà conseguenze pratiche perché la
richiesta è giuridicamente inconsistente. Ha però un grande valore
simbolico. Rafforza il messaggio già inviato da Cofferati (da
Bologna) e dagli amministratori diessini di Firenze, che è molto
semplice: la xenofobia non è una prerogativa della Lega e il futuro
Partito democratico saprà dare rappresentanza politica anche a quei
settori un po' rozzi e razzisti della nostra società che finora hanno
trovato ascolto e ospitalità solo a destra.
La mossa xenofoba di Veltroni avviene alla vigilia della sua
proclamazione a leader del Partito democratico, e chiaramente è stata
studiata proprio in funzione di questo avvenimento. Veltroni vuole
che il Partito democratico nasca con l'ambizione di poter dare voce e
potere, e di riscuotere il consenso, di un settore abbastanza vasto e
anche reazionario della destra italiana. Veltroni guarda lontano, al
dopo- Berlusconi.
Le conseguenze di questa politica spregiudicata sono tre. La prima,
devastante, è l'aumento del razzismo in Italia. La irresponsabilità
di buona parte del nostro ceto dirigente sta spingendo in quella
direzione. La seconda conseguenza è più di tipo politico, forse
indigna di meno, ma è grave: la fine della sinistra riformista,
l'apertura di un enorme vuoto nei tradizionali schieramenti politici
italiani. E la scomparsa - cioè la fuga a destra - della sinistra
riformista pone un problema serio e complesso anche alla sinistra
radicale, che perde un interlocutore, una sponda.
La terza conseguenza è il manifestarsi di un vero e proprio rischio
di regime. Intorno al nuovo Partito democratico Veltroni sta
raggruppando forze notevoli, anche intellettuali, quasi tutto il
mondo dello spettacolo, della comunicazione. Possibile che tanti
intellettuali che hanno costruito la loro personalità, il loro lavoro
di molti anni, sui valori della sinistra, o del cristianesimo
sociale, non si accorgano di questa operazione? Solo loro possono
fermare la corsa a destra di Veltroni e del nuovo partito. Possono
battergli sulla spalla e dirgli: "Walter, adesso basta, Cambia strada
o noi ce ne andiamo". Lo facciano, è urgentissimo.

Piero Sansonetti

su Liberazione del 28/09/2007


From: francesco.pinerolo @...
Subject: PRIMARIE: IL CANDIDATO VELTRONI
Date: October 12, 2007 4:53:57 PM GMT+02:00
PRIMARIE: IL CANDIDATO VELTRONI

Il programma di Veltroni, illustrato al Lingotto a Torino, è quello
di un partito moderato e interclassista di centro. Il suo tentativo è
quello di costruire un quadro politico all'americana, con un partito
democratico e uno repubblicano tra loro intercambiabili, e di ciò ne
è testimonianza anche il piu' netto inseguimento a destra dei luoghi
comuni berlusconiani su tasse e immigrazione.

Veltroni immagina una legge elettorale di ispirazione fortemente
maggioritaria e non proporzionale e, anziché restituire piena
centralità al Parlamento delinea un sistema di fatto presidenzialista
con un ruolo del Parlamento ridotto a funzioni di controllo.
Mascherata di demagogia "buonista", la visione indicata da Walter
Veltroni prefigura una 'societa' di individui' che e' un vero
abbandono di campo per la sinistra. Nella sua analisi la socialita',
la comunita', ma anche il conflitto sono dati definitivamente per
persi. E poi come si fa a mettere gli operai e i pensionati contro i
precari? Non ci puo' essere contraddizione: i loro problemi di vita,
di salario, per la casa sono gli stessi.

Tra le priorità da perseguire egli ha indicato con piglio
decisionista, manco a dirlo, la Tav e gli inceneritori, secondo
quello che lui chiama l'"ambientalismo dei sì” (sic!)

L’amerikano Veltroni quando parla di politica estera, poi, la pensa
esclusivamente come rapporto con gli Stati Uniti. Mentre in politica
interna taccia gli altri di conservatorismo, ma l'innovazione lui la
fa solo a destra: ritirando fuori perfino il principio di autorita',
della societa' securitaria: i leader del Pd dichiarano infatti ogni
giorno che faranno piu' o meno le stesse politiche di Berlusconi,
magari depurate dalle esagerazioni leghiste.

Se poi qualcuno sperava di vedere almeno abrogate le leggi più odiose
del nero governo precedente, lui ci ha messo sopra una pietra tombale
dichiarando:”Non è possibile che tutto ciò che è stato fatto da chi
c'era prima di te, se era dello schieramento avverso, sia sempre
sbagliato", sperticandosi in elogi per il nuovo gabinetto Sarkozy
(che non si vergogna di considerare un suo modello).

E in quanto al Partito Democratico, Veltroni ha detto che
nell'ipotesi di un nuovo governo amerebbe avere nientemeno che
Montezemolo, Letizia Moratti e Casini; mentre Letta ha dichiarato che
per un nuovo governo vorrebbe addirittura Tremonti e suo zio Gianni!

Veltroni lo si ricorda anche per il recente attacco all'art.18 dello
"Statuto dei lavoratori" che vieta il licenziamento senza "giusta
causa". Berlusconi provò a cancellarlo nel 2003 nell'ambito della
legge delega n.30 sul "mercato del lavoro" ma la forte protesta
lavoratrice e popolare lo costrinse a tornare sui suoi passi. Ora ci
riprova lui, appoggiando la proposta del senatore della Margherita
nonché ex ministro del Lavoro del primo governo Prodi, Tiziano Treu.
Una proposta per introdurre il "contratto unico" di assunzione per i
giovani, avanzata il 18 settembre 2007 in un convegno dedicato,
paradossalmente, alla lotta alla precarietà. Tale proposta prevede un
contratto d'ingresso lungo tre anni nel corso dei quali sono sospese
le tutele previste nell'art.18.

Ma anche "svendopoli" ha avuto tra i super privilegiati il segretario
in pectore e sindaco di Roma Walter Veltroni che tramite sua moglie,
Flavia Prisco, si è accaparrato nel 2005 un prestigioso 190 metri
quadri di proprietà dell'Inpdai situato al primo piano di via
Velletri a due passi da via Veneto al prezzo di appena 373 mila euro.
Una sorta di "sconto fedeltà" in quanto Veltroni è nato e cresciuto
nelle case dell'ente previdenziale dei dirigenti pubblici. L'Inpdai
aveva affittato sin dal 1956 un appartamento al padre, dirigente Rai.
Poi nel 1994 i Veltroni restituirono all'ente i due alloggi nei quali
vivevano Walter e la mamma per averne in cambio uno più grande ora
accatastato nel patrimonio di famiglia ad un prezzo veramente irrisorio.

Nella Roma governata da lui, inoltre, molte criticita' sono ancora
presenti fra gli strati marginali della sua popolazione. Periferie,
emergenza abitativa, precarieta' diffusa e accoglienza agli
immigrati, politica di privatizzazioni e liberalizzazioni dei servizi
pubblici, emergenza sfratti, apertura ai fascisti con l'abbandono di
Roma alle loro sempre più proterve e impunite scorribande. Non per
nulla don Sardelli, il prete romano dei poveri, lo accusa di aver
abbandonato le periferie della capitale.

Veltroni ha pure recentemente proposto di eliminare il CdA della Rai
e sostituirlo con un amministratore unico, il che, oltre a prestare
il fianco a scorciatoie che sanno solo di antipolitica, porterebbe a
snaturare la funzione essenziale del servizio pubblico, favorendo
l'ulteriore processo di privatizzazione.

Se questo è il candidato Veltroni, in un Partito Democratico di
centro ormai lontano mille miglia dalla sinistra, forse più degna è
la candidatura di Rosy Bindi che, se non altro, almeno ha una storia
che più di ogni altra ricorda quella cattocomunista.