Per la costituzione di un osservatorio permanente sugli effetti sociali
ed
ambientali causati dalla presenza della base USAFE di Aviano


Il progetto AVIANO 2000

Il progetto risale ai primi anni '90. Nel 1993, nella più assoluta
segretezza e sotto uno dei governi "tecnici" che hanno imperversato in
Italia nel dopo tangentopoli, un pezzetto del territorio italiano
(l'enorme
area della Caserma Zappalà, al confine fra Aviano e Roveredo in Piano)
fu
ceduto al governo degli Stati Uniti. L'area è posta nelle adiacenze
dell'aeroporto militare di Aviano, già concesso agli USA negli anni '50.
Con la nuova concessione si ottiene un vero e proprio raddoppio di
quella
che già era un'importante base militare americana. Un gigantesco
restyling
della struttura militare: alloggi per le truppe, nuovi servizi
logistici,
supermercati, scuole, palestre, perfino un ospedale, insomma una vera e
propria città militare.
La motivazione ufficiale del progetto, molti lo ricorderanno, fu la
necessità di ospitare al meglio lo squadrone di F16, allontanati a furor
di
popolo dalla Spagna e non accettati a Crotone, che si era stabilito
definitivamente ad Aviano fin dal 1988.
I veri motivi per cui fu scelto Aviano e non Crotone sono oggi molto
facilmente identificabili, proprio in base agli sviluppi del progetto
Aviano 2000. Non deve essere dimenticata la militarizzazione complessiva
della nostra regione, durata cinquant'anni, e che ha lasciato pesanti
tracce nella società e nel territorio.


Lo scenario internazionale

In realtà la caduta dei regimi totalitari dell'est europeo, avviata nel
1989, determinava l'opportunità, per gli Stati Uniti e per i fedeli
alleati
europei, di nuovi scenari geopolitica in questa parte del pianeta, fino
ad
allora impensabili.
Con la guerra del Golfo del 1991, giustificata da ragioni di "ripristino
della legalità" la funzione bellica riprendeva appieno, per le potenze
occidentali, il suo compito di assicurare il dominio sulle nazioni
eccessivamente riottose ad integrarsi nell'economia mondiale o, meglio,
a
farlo secondo gli interessi tutelati dal G7.
Un'occhiata alla cartina geografica basta a spiegare l'importanza della
base di Aviano nel disegno di controllo militare di tutta l'area dei
Balcani. In questo senso, dopo le "prove generali" della guerra in
Bosnia
(con l'interminabile missione di controllo aereo "Deny Fly") lo
svolgimento
di un conflitto come quello del Kosovo (ma poteva essere il Montenegro,
la
Macedonia, il Sangiaccato) appariva scontato, nelle forme e negli esiti.


I Sindaci sull'attenti

L'enorme posta in gioco spiega dunque la determinazione con cui gli
Stati
Uniti hanno perseguito il progetto Aviano 2000, in termini di risorse
economiche impiegate e di estrema attenzione posta nel curare i rapporti
con l'Italia, impersonata dalle istituzioni locali circostanti la base.
Non deve infatti sembrare strano o irrituale il fatto che gli USA
trattino, da padroni, direttamente con i Sindaci per far passare i loro
progetti edilizi e trascurino i rapporti più formali con le autorità
centrali: l'ultima cosa che né gli USA né il governo italiano vogliono è
il
riaprirsi di vecchie contese "ideologiche" sulla presenza delle basi
militari straniere in Italia, cinquantennale pedaggio pagato dal nostro
paese per la riammissione nel novero delle potenze occidentali dopo la
tragedia della seconda guerra mondiale.
E allora niente di più facile che trattare il progetto Aviano 2000 come
un
fatto "locale", da discutere con i laboriosi cittadini friulani,
abituati
da quarant'anni a convivere con la vicinanza minacciosa della cortina di
ferro e con quella "rassicurante" dei militari americani.
La potenza dei mezzi di comunicazione, totalmente asserviti alla causa,
fa
poi il resto: convincere che carbonizzare qualche decina di migliaia di
iracheni, inquinare di radioattività il deserto, distruggere l'economia
di
intere nazioni, uccidere gente inerme, distruggere scuole e ospedali,
violentare la natura con danni irreversibili, sia stato doloroso, ma
necessario per ristabilire "il legittimo governo del Kuwait" e per
"liberare" il popolo Kosovaro dalla prigionia Serba.
Un'occhiata ai giornali, compresi quelli che inneggiarono alla guerra
del
Golfo ed all'intervento in Kosovo, basta a smentire tutto questo: la
situazione nel medio oriente è ancora esplosiva, il Kosovo è ormai un
paese
consegnato alle bande criminali, la "normalizzazione" avviata in Serbia
con
la sconfitta elettorale di Milosevic è ben lungi dal prefigurare uno
scenario di stabilità nei Balcani.
Senza dimenticare i danni ambientali causati dalle bombe all'uranio e
gli
inquinamenti dovuti alla criminale distruzione dei principali
insediamenti
industriali: si tratta di disastri che avranno una ricaduta drammatica
per
vasti strati della popolazione iugoslava nei prossimi decenni.

L'impatto ambientale della base
Una volta inquadrata la base di Aviano nel contesto internazionale, da
un
lato appare più semplice comprendere i meccanismi di condizionamento
dell'opinione pubblica che le vengono costruiti attorno come una specie
di
schermo invisibile, dall'altro risulta enormemente più difficile
l'azione
di contrasto di cui si è assunta la responsabilità il movimento
antimilitarista locale.
L'esperienza del Comitato Unitario contro Aviano 2000, costituito nel
marzo
del 1996, è servita proprio a dimostrare come una base militare delle
dimensioni e del ruolo di Aviano non possa prescindere da un rapporto di
sostanziale funzionalità e di dominio con il territorio e la società
circostanti.
La denuncia degli effetti sociali ed ambientali che la presenza e le
attività militari producono al loro intorno si costituisce così non solo
come azione politica di protesta, ma come azione di difesa dei propri
irrinunciabili e fondamentali diritti umani. (il diritto alla salute,
all'ambiente, alla sicurezza).
Tutti i fattori fisici fondamentali del territorio risultano colpiti
dalla
presenza militare:
Il suolo e le falde (è appena il caso di ricordare che tutta la base di
Aviano ricade in un'area idrogeologicamente fragilissima) sono
gravemente
compromessi. L'episodio dei che 4.500 litri di carburante fuoriusciti da
una delle cisterne interrate della base lo dimostra. In un loro
documento
gli stessi americani ammettono che non possono escludere che tali
incidenti
si possano ripetere o altri si siano verificati in passato.
Il volo di centinaia di aerei appesta l'aria con gli scarichi di
migliaia
di tonnellate di carburante, all'interno della base si svolgono, nella
più
totale assenza di controllo, lavorazioni con sostanze tossiche e nocive.
La presenza di testate atomiche, dimostrata ed ammessa, costituisce sia
una
fonte di pericolo che perfino nominare terrorizza. Non c'è alcuna
certezza
che le movimentazioni delle bombe non abbiano rilasciato radioattività.
Il
segreto impedisce anche in questo caso l'esercizio dei più elementari
diritti di informazione.
Un agricoltore si è visto negare il marchio di "azienda biologica"
perché i
propri terreni sono nel cono di atterraggio degli aerei. Domanda: chi lo
risarcirà? E soprattutto: i suoi prodotti non biologici chi li mangerà?
Il traffico, sia ad Aviano che a Roveredo, ha raggiunto i livelli di una
piccola metropoli: tale è l'impatto su paesi così piccoli della presenza
di
oltre 10.000 americani, tutti o quasi automuniti.
Il rumore degli aviogetti è forse l'aspetto più macroscopico della
presenza
militare americana perché colpisce migliaia di cittadini che abitano
anche
a una certa distanza dalla base.
Rilevazioni sporadiche svolte nel 1994/1995 confermano che l'esposizione
al
rumore supera il 120/130 decibel.
Le proteste non hanno ottenuto alcun risultato: i cambiamenti delle
rotte
di decollo ed atterraggio non fanno altro che spostare il problema
altrove.E' recente la notizia che il Comitato Misto Paritetico per le
Servitù Militari starebbe per monitorare il rumore dell'aeroporto di
Aviano. Lo studio sarà effettuato dal Ministero della Difesa e questo
significa, in pratica, che il controllore sarà il controllato!

L'enorme posta in gioco spiega come sia possibile che gli effetti
sull'ambiente, sulla società, sul territorio, di una presenza militare
così
massiccia, siano del tutto trascurati non solo dagli amministratori
locali
(cosa che risulta facile da capire se appena si consideri la caratura
politica e morale media dei Sindaci, capeggiati da quel Pasini che
spende
centinaia di milioni del contribuente per coltivare una sua
personalissima
passione del volo) ma perfino dalla maggioranza dei cittadini.

In quattro anni di attività il Comitato unitario contro Aviano 2000 (o
qualunque soggetto che abbia cercato di esprimere il proprio dissenso
sulla
militarizzazione della nostra regione) ha raccolto le testimonianze, i
fatti, i dati, che dimostrano la pericolosità ambientale e sociale della
presenza statunitense armata.
Si pone dunque il problema di una valutazione complessiva dell'impatto
ambientale della base di Aviano.
Per questo non esistono le condizioni politiche necessarie, sia perché
manca un quadro normativo basato sui principi costituzionali posti a
tutela
della salute e dell'ambiente, sia, soprattutto, perché manca una
politica
di reale autonomia degli enti locali

Un breve accenno al quadro normativo, non perché in sé sia risolutivo,
ma
perché svela al meglio il carattere "ontologicamente" contraddittorio
della
funzione militare: "deroga", "non si applica a…". Sono le parole chiave
che
nella legislazione ambientale vengono impiegate per sottrarre al
controllo
pubblico le attività militari. Sia la legislazione ambientale che quella
sulla sicurezza prevedono esplicite e puntigliose deroghe per le
attività
militari (norme sul rumore, Valutazione Impatto Ambientale, serbatoi
interrati, trasporti di merci pericolose, industrie a rischio etc.)
La sottrazione al controllo delle attività militari ha profili di
incostituzionalità. Sul piano ideologico questo significa che la
funzione
militare rappresenta la massima utilità pubblica. Perfino il diritto
alla
salute le è sacrificato.

Costituire un osservatorio permanente
L'evidenza di tutto questo non è stata, e non è abbastanza, né per le
sopite coscienze di gran parte dei cittadini né, soprattutto, per il
malinteso senso del dovere dei sindaci che privilegiano la fedeltà
italiana
al patto atlantico (in cui, evidentemente, non hanno parte alcuna)
rispetto
alla difesa della salute dei propri concittadini.
Riteniamo allora necessario rilanciare l'iniziativa su questi temi
rivolgendo un appello per la raccolta di testimonianze, documentazioni,
dati etc. sui danni , sui disagi e sui pericoli causati dalla presenza
militare americana, a tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei
propri
diritti, la difesa della salute e dell'ambiente.
Come abbiamo detto numerosi dati sono già in nostro possesso e
testimoniano
in maniera inequivocabile i pesanti condizionamenti "subiti" in silenzio
dalle istituzioni in obbedienza al potente alleato americano.
Crediamo però che sia necessario un salto di qualità dell'azione di
controinformazione e costituire quindi un osservatorio permanente sugli
effetti sociali ed ambientali causati dalla militarizzazione del nostro
territorio da parte della base USAFE di Aviano.
Per fare questo è necessario in primo luogo che i singoli cittadini
incomincino a trattare i problemi ambientali causati dalla base di
Aviano
senza pregiudizi né timori reverenziali: così come ci si associa, si
firmano petizioni etc. contro le antenne dei telefonini o contro le
discariche, così anche per il rumore degli aerei, per i pericoli atomici
e
le mille altre insidie nascoste dai militari si deve trovare la forza di
esprimere la propria opinione. Spesso si tende a sottovalutare le
esperienze vissute in prima persona, pensando che non abbiano un
significato generale: tali esperienze, invece, se vengono messe una
accanto
all'altra formano un disegno preciso di un disagio collettivo. Questo è
proprio uno degli scopi di questo osservatorio.
Riteniamo di particolare interesse l'impegno di talune categorie
professionali, quali i medici, ma anche biologi, chimici, agronomi, etc.
che incontrano ogni giorno gli effetti dell'inquinamento del nostro
territorio.Anche a questi soggetti è indirizzato l'appello per la
costituzione dell'osservatorio: le loro esperienze professionali, spesso
di
alto livello, sono confinate nei ristretti ambiti di categoria e non
trovano uno spazio pubblico di diffusione.

L'osservatorio avrà presto un sito, già attivo, ma ancora in
costruzione:
http://www.ciaoweb.net/opea Per approfondire alcuni temi si può
consultare
nel frattempo http://dadacasa.supereva.it/cucaduemila/
Il seguente indirizzo di posta elettronica per chiunque voglia segnalare
situazioni di disagio o pericolo causate dalla presenza militare
americana:
opea@...
oppure scrivere a:
O.P.E.A. c/o Circolo Zapata
C.P. 311 33170 PORDENONE


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Questo e' il bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
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