> http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2000/yu102000.htm

8 dicembre 2000 - testimonianze della delegazione Piemontese e della Rsu
della
Sammontana di Empoli, in visita alla Zastava di Kragujevac
nell'ambito del progetto di
adozioni a distanza a favore dei figli dei lavoratori della
zastava


A kragujevac (diario di Ezio, della delegazione torinese)

Il viaggio

Siamo partiti in 11 da Torino, la mattina di venerdì 27, con due
furgoni messi a
disposizione dal Comune di Torino che si è fatto carico anche delle
spese di carburante e
autostradali. Il giorno precedente era stato portato a Lecco il
materiale scolastico raccolto
con la sottoscrizione "5000 lire per 5 quaderni, 5 matite….",
medicinali e capi di vestiario:
il tutto era stato caricato su un Tir che avrebbe portato a
Kragujevac anche un impianto di
radiologia e altri medicinali. Il convoglio è stato organizzato
grazie all'impegno di delegati
e dirigenti sindacali della CGIL della Lombardia, di Brescia, Lodi,
Torino, Bologna,
Massa Carrara, dal Comune di Rho, dal Comune di Carrara , da
Emergency e dall'azienda
di trasporti di Lecco.

Dopo 1300 Km. e una notte di viaggio nelle nebbie delle pianure
della Slovenia e della
Croazia, le colline di Kragujevac ci hanno accolto con un pallido
sole e una temperatura
rigida. Il camion, partito anch'esso venerdì mattina è arrivato
soltanto nel pomeriggio della
domenica, dopo un'interminabile attesa di 12 ore alla frontiera
serba: centinaia di tir
controllati minuziosamente con una lentezza esasperante.

La delegazione La delegazione di Torino era composta da 11 persone.
Decisamente ampia
(nelle precedenti occasioni soltanto due o tre), ma giustificata
credo dall'esigenza di
rappresentare ai lavoratori della Zastava la grande attenzione con
cui guardiamo oggi agli
sviluppi della situazione in Serbia per i riflessi che avrà nelle
loro condizioni di vita già
duramente colpite: dall'embargo prima, poi dalla guerra e dai
bombardamenti, infine dalla
crisi economica. Credo che l'ampiezza della delegazione rispondesse
anche a una domanda
di partecipazione diretta da parte di numerosi gruppi che avevano
aderito al progetto di
adozioni a distanza.

Della delegazione torinese facevano parte due delegati della Fiat
Iveco, un rappresentante
del Coordinamento per la Jugoslavia, un delegato della AEM, due
volontari delle ACLI, tre
dirigenti della CGIL, un delegato del Politecnico (ed io, del gruppo
CSELT).

La città

Kragujevac si trova 150 Km circa a sud di Belgrado e si estende
dalla pianura verso le
colline adiacenti. In una di queste colline c'è un grande parco,
percorso da una strada ai cui
lati si incontrano alcuni monumenti: sono il ricordo di una strage
nazista in cui per
rappresaglia furono uccisi 7000 bambini.

La città conta 250.000 abitanti. Ho visto pochissimo della città, e
posso proporvi solo
alcuni flash. L'area della Zastava è tutta "dentro" alla città,
separata dal centro vero e
proprio da un lungo canale attraversato da numerosi ponti. Su un
binario ferroviario che
costeggia il canale dal lato fabbrica raramente passa un convoglio
merci. Nel centro c'è un
piccolo, povero mercato; ai bordi del mercato, tra le aiuole di un
piccolo giardino ai lati
della strada principale numerose persone vendono poche cose: non ci
sono banchetti, ma
per terra, sopra alcuni fogli di giornale o alcuni sacchi di nylon
viene esposta la merce:
alcuni offrono 4-5 scope e un dozzina di spugne per lavare i piatti,
altri qualche dozzina di
candele e alcune buste di estratto vegetale; altri ancora alcuni
pacchi di pasta (non molti:
tre, massimo quattro). Ai bordi di altre strade stazionano uomini
con una tanica di benzina
ed una bottiglia. Per le strade circolano poche auto, alcune di
grossa cilindrata. Passa un
autobus, piegato pericolosamente su un lato, e mi sembra impossibile
che possa arrivare al
prossimo capolinea.

Nel parco (quello della strage nazista) c'è il complesso alberghiero
in cui alloggiamo:
costruito negli anni '70, non nasconde l'ambizione di presentarsi
più che dignitoso,
elegante, quasi di lusso; ampi saloni, confortevoli camere e un
ristorante con una cucina
tutt'altro che spartana ed un servizio con non poche pretese. Un
contrasto che non passa
inosservato, rispetto quanto visto nella città bassa. Mentre
arriviamo, tra le numerose auto
di media e grossa cilindrata parcheggiate nel piazzale, si fa strada
un piccolo gruppo di
suonatori: con una musica che ricorda Goran Bregovic e una
scenografia che sembra tratta
da un film di Kusturica accoglie una coppia di sposi. La festa
proseguirà poi nel salone
fino a notte inoltrata, anche nelle ore in cui mancherà l'energia
elettrica: nell'albergo non
manca certo un generatore, anche se è in grado di illuminare solo
gli spazi comuni e non le
camere (in tutta la città l'energia elettrica viene erogata ogni
giorno per quattro ore,
alternate ad altre quattro in cui viene sospesa).

Albergo e matrimoni a parte, le condizioni di vita nella città sono
di giorno in giorno più
difficili. Al generale aumento dei prezzi dei generi di prima
necessità, non più sottoposti a
regime di prezzi amministrati, si somma il peggioramento e l'aumento
del costo dei servizi:
in particolare luce ed acqua il cui prezzo è aumentato
rispettivamente del 45% e 70%. E'
stato annullato anche il regime di assistenza che fino ad ieri, per
via dell'embargo e della
guerra, dell'alto tasso di disoccupazione e povertà, garantiva il
congelamento del
pagamento delle bollette.

Il sindacato alla Zastava

Arrivati a Kragujevac siamo stati accolti dal gruppo dirigente del
sindacato della Zastava,
che è stato fino ad oggi il nostro riferimento concreto a Kragujevac
per la gestione delle
adozioni a distanza e di altre iniziative di solidarietà con i
lavoratori della fabbrica e le
loro famiglie. Insieme a questo sindacato erano stati definiti
all'inizio i criteri di
assegnazione delle adozioni, verificando che le priorità fossero
riferite alle reali
condizioni economiche delle famiglie e non fossero condizionate alla
loro appartenenza
politica e sindacale. Un rapporto diretto con le famiglie (ogni
gruppo di adozione è stato
invitato a mettersi in contatto diretto con la famiglia del
ragazzo/ragazza che aveva
adottato) ha consentito di esercitare un controllo sulla
trasparenza; una distribuzione delle
quote trimestrali direttamente alle famiglie ha rafforzato questo
controllo ed eliminato
inutili e consistenti costi di mediazione delle banche.

Il sindacato della Zastava, il sindacato "ufficiale" Samostalnih
(che vuol dire "autonomo",
anche se per noi il termine suona poco appropriato) raccoglie oggi
il consenso del 92% dei
lavoratori. Pur essendo politicamente vicino alle posizioni del
precedente governo
Milosevic, fin dai giorni dei bombardamenti umanitari che hanno raso
al suolo una parte
della fabbrica ha assunto una posizione autonoma sia da Belgrado che
dall'opposizione.

Il gruppo dirigente sindacale si è fatto carico del rapporto con i
sindacati e il volontariato
italiani ed europei ed ha garantito in questi mesi un piccolo
welfare a tutti i dipendenti,
distribuendo gli aiuti senza discriminazioni politiche o sindacali.
Le adozioni a distanza dei
figli dei lavoratori "licenziati" dalle bombe della Nato, hanno
aiutato una comunità operaia
sotto embargo a tirare avanti, in qualche modo.

La presidentessa di questo sindacato, la signora Rusika, ci ha
parlato dei problemi della
fabbrica, dell'opera di ricostruzione degli impianti distrutti dai
bombardamenti e dei
consistenti aiuti concessi in quella fase dal governo; ci ha parlato
delle precarie condizioni
di vita dei lavoratori e delle preoccupanti prospettive per la
fabbrica: al disimpegno
progressivo e ormai totale della Fiat Iveco (proprietaria del 47%
del settore camion) e alle
distruzioni dei bombardamenti seguiranno credibilmente a breve le
iniziative di
privatizzazione secondo le note ricette liberiste del Fondo
Monetario Internazionale e della
Banca Mondiale rispetto alle quali il nuovo governo sembra essere
tutt'altro che
insensibile. Una ulteriore caduta della produzione è nell'aria e la
disoccupazione è
destinata ad aumentare.

La signora Rusika ci ha anche parlato del clima pesante che si è
venuto a creare dopo la
svolta del 27 settembre scorso: i dirigenti sindacali del sindacato
Samostalnih vengono
messi alla gogna da chi in passato non ha fatto nulla per difendere
la comunità operaia di
Kragujevac: accusati di non aver preso abbastanza le distanze da
Milosevic per aver
accettato i sussidi disoccupazione del governo ("e cosa avremmo
dovuto fare, rifiutarli e
far morire di fame i nostri lavoratori?"), alcuni di loro sono stati
sequestrati da esponenti
delle ex-opposizioni; all'interno della coalizione DOS non sono
pochi quelli che fremono
per conquistare in fretta e con ogni mezzo una legittimazione: forti
pressioni vengono fatte
nei confronti dei lavoratori affinché aderiscano ai "nuovi"
sindacati, e spesso le adesioni
vengono comprate a poco prezzo: a volte basta un pacco di detersivo.

In questa situazione il "vecchio" sindacato si è rifiutato di farsi
da parte di fronte alle
aggressioni, ma si è fatto promotore di una prima verifica: il
prossimo 24 novembre si
terranno tra gli iscritti le elezioni dei rappresentanti ad ogni
livello del settore auto
(elezione saltata per colpa dei sostenitori della politica di
Governo, ndr). Il sindacato che
ha la maggioranza effettua le contrattazioni: se di quel 92%
risponderanno in tanti ne
risulterà una conferma, altrimenti …. I dirigenti sembrano guardare
con realismo ad un
probabile e consistente ridimensionamento: c'è da chiedersi se,
comunque vadano le cose,
saranno in grado di sciogliere i legami con la vecchia nomenklatura
e continuare a
difendere gli interessi dei lavoratori in un sistema in cui le nuove
regole del "mercato"
richiederanno senz'altro un ruolo più antagonista.

L'incontro con le famiglie Sabato pomeriggio, nel salone di un
edificio Zastava-Iveco
abbiamo incontrato le famiglie dei ragazzi "adottati". Una bandiera
multicolore portata da
Torino con scritto in grande la parola "PACE" (che tante volte
abbiamo visto nelle nostre
strade durante le numerose manifestazioni pacifiste) faceva da
sfondo dietro un grande
tavolo al centro della sala.

C'è stato prima un saluto della signora Rusika (al termine del quale
c'è stata una breve
contestazione da parte di un signore che, accusando l'oratrice di
fare propaganda politica,
ha abbandonato la sala seguito dalle due figlie). E' seguito un
saluto da parte della nostra
delegazione in cui sono stati richiamati i valori della solidarietà
e confermato l'impegno a
continuare nel sostegno alle famiglie anche in un futuro che si
prospetta ancora più difficile
del presente. Si è passati quindi alla distribuzione, famiglia per
famiglia, delle quote di
questo trimestre (50 marchi al mese), mentre la consegna dei regali
è stata rimandata alla
fine della cerimonia per limitare l'imbarazzo nei confronti dei
bambini che non ne avevano
ricevuti.

Sono state consegnate 183 buste, tante quante sono le adozioni che
fanno capo a Torino (in
tutta Italia sono 1300).

Personalmente ho vissuto la fase della consegna con un certo
imbarazzo, chiedendomi se
non c'era modo di evitare il probabile disagio di una madre o di un
padre che,
accompagnato dal proprio figlio, riceveva una busta contenente
denaro. Certo è difficile
mettermi nei panni di chi, avendo un così grande bisogno di aiuto,
riesce forse a mettere in
secondo piano altri sentimenti e non provare un senso di
mortificazione. D'altra parte
queste modalità di consegna, richieste proprio dai rappresentanti
sindacali della Zastava,
garantiscono la massima trasparenza: e la trasparenza è una garanzia
di una corretta
gestione di questo progetto di solidarietà, rispetto alla quale
altre considerazioni passano
in secondo piano (compresa quella sul recupero di un consenso anche
in termini di
immagine da parte di chi rischia di perderne).

Cinquanta marchi sono più di tre volte il sussidio di
disoccupazione: questo forse taglia la
testa al toro. Forse, non so: ma il mio disagio è rimasto.

La visita alla fabbrica

Domenica mattina siamo entrati in fabbrica.

La centrale di energia (completamente distrutta dai bombardamenti) è
stata ricostruita con
il sostegno del governo; la centrale fornisce l'energia elettrica
alla fabbrica e il
riscaldamento a tutta la città. Le linee di montaggio delle auto
sono state parzialmente
riattivate, mentre nel reparto verniciatura (completamente
distrutto) si lavora oggi come da
noi trent'anni fa. Il capannone in cui ufficialmente venivano
prodotti fucili da caccia
(credibilmente armi leggere, completamente svuotato prima del
bombardamento) è rimasto
così come lo avevano ridotto le bombe.

Chi tra noi era già stato qui pochi giorni dopo i bombardamenti ci
racconta della
distruzione che aveva incontrato: oggi è diverso, e un visitatore è
forse più colpito
dall'obsolescenza degli impianti. Ho già accennato al disimpegno
della Fiat durante i dieci
anni di embargo, che peraltro riusciva facilmente ad aggirare
facendo pervenire i motori
attraverso società "di comodo". Le linee di montaggio delle auto
sono quelle della Fiat
128, dismesse da noi una ventina di anni fa.

Alcuni dati raccolti qua e là: La Zastava conta oggi 33.000
dipendenti (36.000 prima della
guerra), di cui 24.000 a Kragujevac. A dicembre del '99 (alla
ripresa della produzione
dopo le prime ricostruzioni) sono stati prodotti 100 camion e 500
auto. Le previsioni per il
2000 erano di 720 camion e 18.000 auto. Fino a settembre sono state
prodotti 500 camion
(mi manca il dato relativo alle auto). Poi tutto si è fermato: dal
27 settembre è uscito dalla
Zastava di Kragujevac un solo camion e 3 auto. Mancanza di
finanziamenti, scioperi,
mancato arrivo dei motori, clima politico arroventato, ricatti,
boicottaggi, ecc.: non sono
riuscito a capire in quale misura i diversi fattori sono
responsabili di questo crollo. E
domani, che fine farà la Zastava?

Le adozioni (e non solo)

A Kragujevac ho avuto la conferma della grande utilità del progetto
di adozioni a distanza
per i figli dei lavoratori della Zastava: oltre che un atto di
grande solidarietà che vede
coinvolti migliaia di lavoratori italiani e che testimonia il
desiderio di pace e di equità,
conta il valore concreto di un aiuto che per molti è oggi più vitale
di ieri. Questo dato,
unito al positivo riscontro di una gestione corretta e trasparente,
porta a

riconfermare un impegno che dovrà essere in grado di seguire con
attenzione l'evolversi
della situazione politica-economica, confermando la fiducia nei
referenti locali del
progetto o ricercando nuovi referenti; ma che dovrà sempre avere
come unico riferimento i
bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie.

A Kragujevac sono in corso anche altri progetti di solidarietà;
negli stessi giorni erano
presenti altre delegazioni: Milano, Lecco, Bologna (per citarne solo
alcune) per seguire le
"loro" adozioni. Altre delegazioni seguivano altri progetti: Carrara
ad esempio ospita
bambini di una scuola, e alcuni della nostra stessa delegazione di
Torino stanno avviando
un programma di formazione professionale per i ragazzi più grandi di
un orfanotrofio.

Ho visto il quartiere dove abitano i ROM: quelli che da noi vivono
vicino alle discariche,
nei campi nomadi qualche volta spianati dalle ruspe e in cui capita
che una "zingarella" sia
spazzata via dal fiume in piena. Sono entrato in una casa: una
stanza, meno di tre metri per
tre, forse dietro c'era un'altra stanza più piccola: ma era una
casa, vera. Qualcuno della
nostra delegazione ha portato alla donna che vi abita una busta:
piccole rimesse del figlio
emigrante che abita e lavora a Torino.

La solidarietà non ha confini.

(Ezio Bertok)

3 novembre 2000

(Chi volesse aderire al Progetto Zastava con una Donazione o una
Adozione può contattare
il numero telefonico 011-2442234 e chiedere di Fulvio Perini oppure
si può fare un
bonifico:

per il contributo per Zastava il n° conto è: 101023 intestato a
Fulvio Perini

Ist. Bancario San Paolo IMI di Torino - AG. 29

ABI 1025 CAB 1029 Via Perugia 29 - 10152 Torino

Indicare la motivazione : contributo per adozione a distanza bambini
Zastava)







Empoli, 16-11-2000

Sabato 28 ottobre 2000 arriviamo a Kragujevac, 250.000 abitanti, in
Jugoslavia o Serbia.
In questa città c'è la fabbrica della Zastava, 36.000 dipendenti, di
questi ad oggi ne
lavorano circa 6.000, gli altri ricevono un sussidio di circa 20.000
lire al mese. Lo
stipendio si aggira mediamente sulle 150.000 lire mensili. Non è
difficile immaginare le
condizioni di vita di chi ha perso il lavoro a causa dei
bombardamenti del '99 e
dell'embargo.

Malgrado la situazione si stia normalizzando con le avvenute
elezioni e quindi della
susseguente democrazia, i prezzi aumentano vertiginosamente, questo
uno degli effetti di cui
siamo venuti a conoscenza. Per di più, per chi si è trovato
improvvisamente senza un
reddito, luce e acqua che fino a poco tempo fa venivano erogate a
tutte le case, con il
congelamento del pagamento delle bollette, adesso vengono tolti a
chi non può pagarseli.
Vengono richiesti anche gli arretrati. E sta arrivando l'inverno.

Appena arrivati in hotel, che mostra passati ben più luminosi,
dobbiamo appunto cercare
nelle valigie la pila tascabile, come ci avevano avvertito gli
organizzatori del viaggio,
perché la luce in quel momento manca. Ritornerà, al termine delle 4
ore di black-out del
quartiere, per un determinato numero di ore e quindi nuovo
black-out. L'intera città subisce
quotidianamente queste interruzioni a causa della centrale elettrica
che viene alimentata a
gas e per via dell'embargo e della crisi economica vi è un uso
attento del combustibile.
Sono circa le 13:00 e splende un pallido sole, ma vi sono zone
oscure nella camera da letto
e buio completo nel bagno.

Niente da fare con la doccia, nonnostante i 1.300 km di viaggio
appena fatti, perché l'acqua
è fredda. Una piccola toilette di fortuna e subito al pranzo con la
delegazione della Zastava
nei locali dell'hotel. Ci viene subito servito un bicchiere con del
tè caldissimo con insieme
una doppia quantità, rispetto al tè, di grappa. La delegazione di
Torino che è arrivata in
mattinata ci avverte di far attenzione alle verdure, qualcuno di
loro ha comprato del miele
locale e, dopo che si è sparsa la voce fra di noi dell'inquinamento
dovuto alla fuoriuscita di
sostanze simili alla diossina e presenza di radioattività causati
dai bombardamenti del '99,
non è più sicuro di aver fatto un buon acquisto.

Mangiamo di tutto quanto ci viene servito.

Abbiamo tirato in lungo con il pranzo, di corsa alla Zastava dove
più di 150 famiglie
stanno aspettando la consegna delle adozioni e dei doni portati a
mano - il TIR con il
materiale sanitario, scolastico, indumenti nuovi, scarpe ed altro,
anche per i bimbi degli
orfanatrofi di Kragujevac e Belgrado, arriverà alla frontiera serba
nello stesso pomeriggio
ma riuscirà ad arrivare alla dogana di Kragujevac solo 24 ore dopo.
La frontiera dista
poco meno di 300 km da Kragujevac, abbiamo visto anche noi la fila
interminabile di
camion alla frontiera croato/serba.

In un salone adibito a riunioni in un edificio della Zastava ci sono
molti bambini e ragazzi
con i loro genitori. Al tavolo della direzione siedono i
rappresentanti del comitato
lavoratori della Zastava e parte della delegazione di Torino. Una tv
locale o forse
nazionale riprende il tutto. Da Torino sono state fatte 156 adozioni
a distanza tra le varie
Rsu della zona, Politecnico di Torino, Cgil Torino, lavoratori
Iveco, lavoratori centro studi
Telecom Torino o CSELT, Azienda Municipalizzata di Torino che ha
anche messo a
disposizione della delegazione torinese, comprendente rappresentanti
luoghi di lavoro e
sindacalisti citati prima, due furgoni: trasporto persone uno e
trasporto materiale l'altro.



Vengono chiamati ad uno ad uno i bimbi a cui sono state assegnate le
adozioni.
Accompagnati dai loro genitori ricevono dalle mani di un
rappresentante della delegazione
torinese la busta con i marchi tedeschi, la valuta straniera più
pregiata in Serbia, raccolti
fin'ora dal progetto di adozioni a distanza.

foto - Sabato 28 ottobre 2000, una bambina serba parla con il
tavolo a cui sono seduti
rappresentanti del Comitato Lavoratori Zastava e rappresentanti
della delegazione torinese
dopo aver ricevuto la busta con i marchi tedeschi dell'adozione a
distanza (da sinistra
Rusika del Sindacato Autonomo Zastava, il funzionario Cgil Torino
Fulvio Perini, Rayka
del Comitato Lavoratori Zastava e Pippo Elia delegato RSU Iveco).



Alla fine della consegna delle Adozioni quei delegati torinesi lì
per la prima volta cercano
la bimba o il bimbo che hanno adottato per consegnare personalmente
dei regali portati a
mano. Qualcuno dei bimbi è già andato via alla fine della cerimonia
ufficiale e i regali gli
verranno consegnati personalmente alla loro casa.

La domenica seguente proseguono nuove consegne in denaro del
Progetto. La mattina da
parte della delegazione di Lecco. Nel pomeriggio da parte della
delegazione di Bologna.
Sono arrivati la domenica stessa. Non conosco i dati di queste
adozioni perché la nostra
delegazione in quella mattinata è in visita alla fabbrica della
Zastava, il pomeriggio
stavamo già preparandoci per il ritorno. E' presente anche la
delegazione lombarda
(Brescia era stata a Kragujevac qualche settimana prima) che ha
seguito il TIR e si è
adoperata molto per fargli passare tutte le frontiere, quella
italo-slovena, quella
sloveno-croata e quella croato-serba e durante la sosta forzata in
quest'ultima ha fatto
numerosi viaggi tra la frontiera e Kragujevac tanto che un aderente
lombardo al Progetto
solo prima di ripartire per l'Italia, la domenica sera - la bimba da
lui adottata era stata
presente alle consegne del sabato e della domenica ma non vi era mai
stato modo di
incontrarsi - dicevo solo prima di ripartire si è presentato a casa
della bimba con dei regali
e parte dei soldi versati. L'aderente al progetto sapeva già delle
condizioni di salute della
madre, ma trovarci il medico che le praticava un soccorso
d'emergenza al lume di candela
per via del taglio di luce e acqua è stato per lui un duro colpo.
Insieme agli altri occupanti
della vettura non ha potuto far altro che prendere in consegna i due
bimbi e portarli in
centro città a mangiare qualcosa, dopodiché ha riportato i due bimbi
a casa lasciandogli
mestamente i regali per poi ripartire alla volta dell'Italia.

Domenica mattina subito alla Zastava per la visita alla fabbrica. La
produzione è
bassissima, non ho dati ufficiali. Basti pensare che molte
lavorazioni adesso si fanno a
mano e non con i macchinari che la FIAT gli ha ceduto dopo aver
rinnovato tutte le proprie
linee di produzione. La FIAT ha una piccola percentuale della
Zastava-Auto dove la forza
lavoro è di circa 12.000 addetti e da tempo non collabora più. Per
quanto le riguarda la
Zastava-Auto può essere acquisita da chiunque si faccia avanti. Ha
invece il 47% della
Zastava-Iveco dove si produce la linea del Daily. Qui sono impiegati
i restanti lavoratori
per un totale di addetti nel gruppo Zastava di 36.000 unità. Ma la
recente realizzazione da
parte FIAT di nuovi impianti di produzione presenti anche in Italia
ha il sapore di
abbandono per la Zastava-Iveco.

Troviamo segni dei bombardamenti dell'anno passato e c'è un luogo
che possiamo vedere
solo da lontano. Su camion per il trasporto di auto e veicoli
industriali ormai fermi da
tempo vi sono bidoni contenenti materiale radioattivo e inquinante.
Hanno dovuto raschiare
parte del cemento per toglierlo nei luoghi di quella che dovrebbe
essere una fabbrica
pienamente attiva. Nessuno sa adesso come smartirlo.

Non c'è molto altro da dire se non che, sia per la carenza di gas
alla centrale elettrica
(benché la sera di sabato mentre eravamo nei locali della Zastava ci
è stato tradotto un
servizio del tg serbo in cui il nuovo Presidente Kostunica
annunciava l'accordo per la
fornitura di gas dalla Russia di Putin, i contatti telefonici di
questi ultimi giorni ci
informano però che ancora niente è cambiato per quanto riguarda
l'erogazione di corrente
elettrica a Kragujevac) che per la obsolesità degli impianti ed
anche per la precarietà delle
commesse, non si sa per quanto ancora questa fabbrica potrà ancora
produrre automobili.

Di tutto questo e in particolare per quanto riguarda i ragazzi del
Progetto di Adozioni a
Distanza sento di concludere: chi ha la possibilità di conoscerli
nelle loro città e nelle loro
case sarà bene che abbia un grande cuore perché una parte di questo
ce lo lascia.

Pierluigi Ferrara

Delegato R.S.U. Sammontana Empoli

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