LA BCE IL PRESIDENTE LA GEOPOLITICA TEDESCA L' ATTENZIONE VERSO RUSSIA, UCRAINA, I BALCANI E LA TURCHIA


La nuova Germania guarda a Est 

Il Sud Europa non interessa più


di Massimo Nava
sul 
Corriere della Sera del 27 luglio 2012


Nella crisi dell' euro, è opinione diffusa che la Germania sia parte del problema e grande parte della soluzione. Si sostiene che la crisi sia aggravata dalle prudenze tedesche e sarebbe risolta se la Germania cambiasse registro. Tutti cercano la chiave per convincere Frau Merkel, mentre il destino della moneta sembra appeso alle decisioni della corte costituzionale tedesca che dovrebbe pronunciarsi sulla legittimità dei recenti accordi «salva Stati». La Germania è tacciata di egoismo miope verso i Paesi in difficoltà e al tempo stesso di volontà egemonica quando si condizionano i soccorsi a un editto finanziario ispirato da Berlino, premessa di nuovo assetto istituzionale europeo che piace soprattutto ai tedeschi. Si tratta di analisi contrapposte, che rimandano a un presunto ripiegamento di un Paese virtuoso che non vuole pagare i debiti dei Paesi spreconi o - al contrario - a un presunto tratto di penna sulle lezioni della storia e sui fantasmi del passato nazista. Ma fino a che punto, o meglio fino a che prezzo, l' Europa di oggi sta davvero a cuore alla Germania? Siamo sicuri che il problema tedesco sia il rigore senza mediazione, in fin dei conti contro il proprio interesse di potenza economica continentale? Quanto pesano invece la seduzione storica dell' allargamento ad est, l' influenza culturale ed economica sulla Mitteleuropa, l' idea che il futuro del Paese, nella competitività globale, risieda nella conquista d' oriente e sempre meno nel mercato depresso del resto d' Europa, da cui la Germania può comunque continuare a drenare manodopera, cervelli e capitali? Quali possono essere le conseguenze di un asse mediterraneo (Francia, Italia, Spagna) rispetto al più esclusivo asse franco-tedesco? Probabilmente, per rispondere, bisogna rifarsi a un' altra storia, più recente, meno inquietante, altrettanto drammatica: quella cominciata all' indomani della caduta del Muro di Berlino. Nel novembre del 1989, non è nata soltanto una Germania più grande, più popolosa, capace di inglobare e risanare il suo Mezzogiorno comunista, grazie anche alla generosa (e interessata) visione del cancelliere Kohl, che decise il cambio alla pari del marco dell' ovest con quello dell' est. È nata (o meglio, rinata) una Mitteleuropa che sulle ceneri dei regimi comunisti è entrata stabilmente nella sfera d' influenza economica della Germania. Le imprese si sono installate nelle regioni dell' Est tedesco, in Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Romania, Ucraina e sono prosperate, grazie anche al differenziale di prezzi e salari. Un esempio, la Skoda-Volkswagen. I rapporti economici con i Paesi baltici si sono intensificati. La Russia post sovietica è diventata il grande mercato delle merci tedesche e il polmone energetico, grazie anche ai discreti rapporti d' affari dell' ex cancelliere Schröder. L' Europa tedesca assomiglia più all' Europa delle competizioni di calcio (che comprende anche Russia, Turchia e Bielorussia) che all' Europa dell' euro. Sull' onda del principio dell' autodeterminazione dei popoli affermato con la riunificazione del Paese, la Germania è andata anche oltre la strategia di allargamento della sfera economica, riconoscendo per prima l' indipendenza di Croazia e Slovenia (oggi porte orientali della Ue), favorendo di fatto la dissoluzione della Jugoslavia, estendendo l' area commerciale del marco alla Bosnia, alla Serbia, fino all' Albania e al Kosovo. Per la storia, molti volontari delle guerre balcaniche erano immigrati che tornavano a combattere con le loro Mercedes cariche di armi, soldi e uniformi. La penetrazione economica ha interessato la Grecia (da cui deriva anche una parte del debito greco) e si è estesa sempre più alla Turchia, che fornisce alla Germania un' emigrazione largamente affidabile e qualificata e favorisce un forte interscambio turistico e commerciale, gestito anche da una rete importante di imprese turche installate in Germania. Se si osserva in profondità questo quadro sintetico, forse si comprendono meglio le rigidità della Merkel, che peraltro ha fatto passi avanti rispetto al pensiero comune dei suoi elettori. È opportuno riflettere sulla direzione degli interessi tedeschi, sull' egoismo di Berlino rispetto all' Europa del sud, sull' indifferenza della Germania al progetto di Unione per il Mediterraneo, sull' effettiva preoccupazione per le sorti dell' Europa comunitaria rispetto al consolidamento della penetrazione verso Oriente, dalla Russia alla Cina. È vero che Francia, Italia, Spagna sono ancora i primi partner commerciali della Germania, ma è anche vero che le vendite di automobili e merci tedesche in Cina registrano aumenti annuali a doppia cifre. Fra vecchia Europa impoverita e nuovo Eldorado, la Germania da che parte guarderà? Intanto, la locomotiva è tentata di sganciare i vagoni di coda.