(italiano / english)

Ancora ricatti in stile mafioso sul Kosovo / More mafia-style blackmails on Kosovo

La crisi economica è stata usata da qualche paese per cercare di imporre alla Grecia il riconoscimento dello "Stato" kosovaro, ma il governo greco non ha ceduto al ricatto mafioso. Contro la Serbia, la questione kosovara è utilizzata come discriminante per lo stesso accesso nella Unione... Ma come pretendono, questi mafiosi, di rappresentare la UE nelle loro richieste alla Serbia, quando viceversa nemmeno all'interno della stessa Unione c'è unanimità sullo status del Kosovo?? Dopo la Grecia, useranno forse il ricatto economico anche contro la Spagna, che è un altro dei cinque paesi UE che non hanno riconosciuto il Kosovo "indipendente"? (a cura di IS)

1) "Crisis used to pressure Greece to recognize Kosovo"
2) ''La Serbia nell’UE se riconosce il Kosovo''


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http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?yyyy=2012&mm=09&dd=06&nav_id=82117

Beta News Agency - September 6, 2012


"Crisis used to pressure Greece to recognize Kosovo"


BELGRADE: Greece will not recognize Kosovo, Greek Ambassador to Belgrade Dimosthenis Stoidis told Serbian Parliament Speaker Nebojša Stefanović on Thursday in Belgrade.
This, the Greek diplomat explained, is true despite the fact that the economic crisis affecting Greece "was used in order to pressure Athens to recognize the authorities in Priština", Beta news agency is reporting.
Serbia rejected as illegal the unilateral declaration of independence of its southern province, made in early 2008 by Kosovo's ethnic Albanians. Five out of EU's 27 member-states, Greece included, have also not recognized it. 
During the meeting in Belgrade today, Stoidis told Stefanović that his country "would do everything in order for Serbia's remaining path toward full EU integration to be as successful as possible". 
A statement issued by the Serbian parliament also said that the ambassador noted that Greece "still supports Serbia's road toward the EU", and that this country's stance not to recognize Kosovo will not change "although the economic crisis was used to pressure Athens" to do otherwise. 
Stoidis further stated that Greece "encouraged Serbia to continue its dialogue with Priština" - although, as he noted, the term "normalization of relations" was being interpreted differently within the EU itself. 
Stefanović told the ambassador that Serbia will also not change its policy toward Kosovo and Metohija - and "will never recognize it", although it remains "open to negotiations wishing to secure the lives and existence of Serbs in Kosovo". 
The speaker added that Serbia recognized agreements reached thus far in the EU-sponsored Kosovo dialogue, and expressed his expectation that Greece "will continue to have a firm position, and offer assistance in the fight to respect international law". 
Stefanović accepted an invitation relayed by Stoidis to visit the Greek parliament in Athens, it was announced on Thursday.


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''La Serbia nell’UE se riconosce il Kosovo''

di Stefano Giantin
su Il Piccolo del 5 settembre 2012

Una dichiarazione di facciata, che ribadisce concetti risaputi. Un’altra, assai meno diplomatica, che ha almeno il pregio di essere onesta e diretta. È iniziata ieri la storica visita a Bruxelles del premier serbo, Ivica Dacic. Una visita storica perché suggella il coronamento di una lunga e travagliata carriera, quella del leader socialista, che l’ha portato a trasformarsi da portavoce di Miloševic in premier pro-Europa. Ma storica anche perché, per la prima volta così apertamente, l’Ue ha messo Belgrado davanti a un “aut aut” pubblico, non più sussurrato nel chiuso delle stanze del potere. Un “aut aut” pronunciato dal presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, dopo una «molto franca» conversazione con Dacic. 
Schulz che ha spiegato di aver illustrato alla controparte serba che «le relazioni tra Serbia e Kosovo», nel cammino verso «uno sviluppo pacifico, devono concludersi col mutuo riconoscimento». È questa la principale «pre-condizione», ha detto Schulz, che si para tra Belgrado e l’entrata nell’Ue. Un’entrata che avverrà solo «soddisfacendo tutti i criteri» definiti da Bruxelles e «stabilendo relazioni pacifiche tra i due Paesi», ha specificato il politico tedesco. Ma come aspettarsi che la Serbia riconosca il Kosovo? Si tratta di un obiettivo «fra i più delicati, ma non impossibile», richiesto dall’Ue «nella sua interezza», malgrado le diverse posizioni di alcuni Stati membri, ha suggerito Schulz. La dichiarazione più di facciata, con il ricorso al tradizionale “bastone e carota”, era arrivata invece, in mattinata, dal presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Il «futuro» di Belgrado «è in Europa». Ma, alla fine, «la velocità dell’avanzamento» di Belgrado verso la piena integrazione europea è tutta «nelle mani della Serbia». 
Poi, il consueto ammonimento. Bruxelles si attende di «vedere la Serbia fare progressi nel suo percorso verso l’Ue diventando un suo membro». Non prima, naturalmente, che «le ben conosciute e necessarie condizioni siano soddisfatte». Quali? Belgrado dovrà continuare a impegnarsi nel campo delle «riforme politiche, del sistema giudiziario», nella «lotta contro corruzione e crimine organizzato», nel rispetto «dei media e delle minoranze». Non solo. Tenuto conto della grave situazione economica, va migliorato «il business environment», un altro fattore su cui lavorare «per attirare investimenti, migliorare le esportazioni e alleviare la disoccupazione». Senza dimenticare il nodo Kosovo. Ma sul tema valgono le successive e più dirette affermazioni di Schulz. Da parte sua, un accigliato Dacic ha ribadito che i criteri Ue saranno soddisfatti e che il suo governo «vuole fortemente rimanere sulla strada verso l’Ue». Una strada che includerà, ha promesso Dacic, un più intenso dialogo con Pristina, «anche su temi politici e non solo tecnici». Ma del riconoscimento del Kosovo non se ne parla.