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NON VOTARE I GUERRAFONDAI / 2

1) MALI
* Il Consiglio Mondiale della Pace condanna l'intervento francese in Mali
* La France au Mali : repérer les médiamensonges (Michel Collon)
* Francuski imperijalisti dalje ruke od Malija (SKOJ)
* Francia, Il PCF sostiene l’intervento militare francese in Mali...

2) MUOS
* Quando gli interessi imperialistici sono al di sopra di ogni cosa (Senza tregua)
* Golpe della Cancellieri per il MUOS a Niscemi (A. Mazzeo)

3) LA STRATEGIA DELLA TENSIONE (M. Dinucci)

4) I militari statunitensi calano sull'Africa (G. Ford)


=== 1: MALI ===

 - osservatorio - lotta per la pace - 16-01-13 - n. 436

Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Dichiarazione del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) sul Mali
 
16/012013
 
Il Consiglio Mondiale della Pace (WPC) denuncia il brutale intervento militare della Francia in Mali, che viene portato avanti con il pieno sostegno dell'Unione Europea e della NATO. Esso costituisce il proseguimento dell'attuazione dei piani imperialistici per il controllo geo-strategico di ampie zone dell'Africa, come abbiamo già visto nel 2011 con il sanguinoso intervento e bombardamento della Libia.
 
Il loro obiettivo sono le risorse energetiche, che sono oggetto della feroce rivalità tra le forze e centri imperialistici, che comportano ogni volta il massacro dei popoli con vari pretesti.
 
Il Consiglio Mondiale della Pace esprime la propria indignazione per il nuovo crimine dell'imperialismo francese, che inoltre prepara, insieme ai suoi alleati della NATO, l'attacco e l'intervento contro la Siria e minaccia l'Iran.
 
Chiediamo la fine immediata dell'aggressione e il ritiro delle forze militari francesi insieme a quelle dell'Esercito europeo e della NATO
 
La stragrande maggioranza delle persone e dei popoli rifiuta le missioni di "pace" della UE e della NATO, che promuovono gli interessi delle multinazionali assicurando morte e maggiore miseria ai popoli.
 
Denunciamo il massacro del popolo del Mali da parte delle forze imperialiste e invitiamo gli amanti della pace tra i popoli del mondo a reagire con diverse azioni contro i piani imperialisti in Africa.
 
Il Segretariato del Consiglio Mondiale della Pace

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La France au Mali : repérer les médiamensonges

Michel Collon

19 janvier 2013

En guerre contre le terrorisme, vraiment ? Pourquoi les médias ne parlent-ils pas des ressources naturelles convoitées, des multinationales françaises qui se construisent des fortunes dans cette région, de la misère dont elles sont responsables ? Pourquoi nous cache-t-on les véritables cibles : Mali, Niger, Algérie et l'Afrique en général ? Et le Qatar, allié de Paris, qui arme les islamistes maliens, qu'est-ce que cela cache ? Ou bien part-on en guerre pour des intérêts économiques et stratégiques soigneusement cachés ?



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FRANCUSKI IMPERIJALISTI DALJE RUKE OD MALIJA

Savez komunističke omladine Jugoslavije (SKOJ) najoštrije osuđuje agresiju koju francuska vojna avijacija vrši na afričku državu Mali.

Vojna intervencija koja se odvija u toj zemlji je deo imeprijalističke politike koju Francuska zajedno sa drugim zapadnim silama i NATO sprovodi u tom regionu. Nakon krvavog rata koji su imperijalisti izazvali u Libiji, intervencija u Maliju predstavlja njihovu težnju da šire svoj politički, vojni i ekonomski uticaj kako u tom regionu tako i na teritoriji čitavog afričkog kontinenta.

Tvrdnje francuskih imperijalista da bombardovanje predstavlja čin podrške vladi Malija u borbi protiv islamskih fundamentalista bliskih Al Kaidi predstavlja samo lažljivi izgovor iza koga stoje tendencije Pariza da kontroliše prirodne resurse te zemlje. Agresija koju sprovode francuski imperijalisti nije ništa drugo do najgrublje mešanje u unutrašnje poslove jedne suverene države. Licemerno je da zapadni imperijalisti, među njima i francuski, koji su svojevremeno podržavali Al Kaidu dok se ona borila protiv socijalističkih vlasti u Avganistanu, sada tvrde da „spašavaju“ stanovnike Malija od iste. Zbog čega se zapadni imperijalisti „bore protiv islamskog fundamentalizma“u Maliju a istovremeno podržavaju fundamentalističku despotiju poput Saudijske Arabije? To samo pokazuje dvostruke aršine zapadnog imperijalizma isto kao i podrška koju pruža državnom terorizmu savezničkih vlada Izraela i Turske prema palestinskim i kurdskim boracima za slobodu.

Stoga SKOJ zahteva momentalnu obustavu dejstava francuske vojne avijacije i prestanak mešanja te imperijalističke države u unutrašnje stvari Malija. O sudbini Malija pravo da odlučuje ima samo narod te zemlje a nikako Pariz ili bilo koji drugi imperijalistički centar.

Sekretarijat SKOJ-a,
Beograd, 18. januar 2012.god.


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Il PCF sostiene l’intervento militare francese in Mali


Abbiamo deciso di affrontare in chiave tutta politica il tema, purtroppo ricorrente e drammatico, dell’ennesima aggressione imperialista,questa volta quella francese in Mali, partendo dalla posizione grave ma consequenziale alla  linea politica assunta, ormai da tantissimi anni, dal Partito Comunista Francese.  In un documento pubblicato sul suo sito,  il PCF giustifica le ragioni dell'intervento dell'Armée nel Mali, sposando in pieno la tesi della lotta al terrorismo sostenuta dai vertici militari e politici francesi.

Il PCF non solo giustifica la storia di neocolonialismo e la continuità del ruolo di potenza neocoloniale rivestito dalla Francia in Africa, ma non spende una parola sulle miserevoli condizioni di vita imposte da questa potenza  sub-imperialista alle popolazioni africane,  costrette a vivere con meno di 2 dollari per persona al giorno mentre le ricchezze nazionali (oro, uranio e petrolio) finiscono nelle casse delle multinazionali statunitensi ed europee. Il Partito di Pierre Laurent è il perno del Front de la Gauche che ha sostenuto Hollande alle elezioni presidenziali, ed oggi torna a sostenere il governo dei socialisti francesi quando questo difende con le armi la politica espansionista aggressiva e neocoloniale. Il PCF  volutamente  ignora le laceranti contraddizioni create dal colonialismo, tra cui l'impoverimento e la corruzione, come fattori che stanno portando all'esasperazione i popoli africani. Il PCF ha scelto deliberatamente di sostituire una lettura di classe e antimperialista della crisi nel Centro Africa, con la tesi dell’intervento militare umanitario, promosso dalla borghesia francese con la copertura del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e delle potenze della NATO.

La presenza delle formazioni islamiche armate copre il vuoto politico determinato dall’assenza di una prospettiva di classe. Un tempo questa era incarnata dai movimenti di liberazione democratici e progressisti che furono annientati fisicamente dai coloni francesi, belgi o britannici. Migliaia di quadri politici e semplici militanti anticoloniani furono trucidati tra questi ricordiamo le figure di rivoluzionari africani come Thomas Sankara e  Patrice Lumumba.  Oggi la ribellione in Mali prende la conformazione reazionaria delle formazioni armate islamiche, a tale proposito bisogna tenere a mente che anche di recente, come si è visto in Libia e Siria,  queste si sono proposte come un alleato, anche se conflittuale, dell’imperialismo.

Non siamo in grado, allo stato attuale delle nostre conoscenze, di stabilire l’effettiva forza e sostegno delle formazioni islamiche armate; sappiamo però che le potenze europee e statunitensi, se da un lato hanno combattuto la via nazionale autodeterminata  e di sviluppo per l’Africa, dall’altro hanno imposto dei governi servili. Per garantire le opportune cornici istituzionali, in perfetta continuità con il passato e con le pratiche coloniali. Parigi ancora oggi, impone Capi di Stato, responsabili militari e  condiziona direttamente la classe dirigente di molti paesi africani. E' stato così per i recenti accordi di pace nella Repubblica Centro Africana e per la Costa d'Avorio; ora la stessa ingerenza si ripete nel Mali.

La minaccia jhadista offre all'attuale Primo Ministro francese Hollande l'occasione di un colpo di mano, sia per cercare di imporre il primato francese nella competizione strategica con gli USA e la Cina  per il controllo del Centro Africa, sia per ridurre il peso delle formazioni islamiche armate e per permettere alla Francia di contrapporre , come già avvenuto per la sciagurata invasione della Libia,la propria potenza militare all’egemonia economico-produttiva della Germania nella competizione per la guida dell’Europolo Imperialista..

Col nascondere la difesa armata degli interessi della borghesia francese ed europea, il PCF si rende complice dell'aggressione ai popoli africani.

La sinistra europea, sia in politica interna che estera, sta sostenendo la politica imperialista dell’UE; in questo caso il PCF si fa carico di supportare anche ideologicamente il sub-imperialismo francese, che sta lottando per mantenere un ruolo predominante nella regione africana e nel Mediterraneo, dove si affacciano gli interessi statunitensi e cinesi. Quella che si gioca in Africa è una lotta tra i diversi imperialismi, che, pur alleati, tornano a contrapporsi per il dominio di aree strategiche.

 A poco valgono le posizioni in difesa del welfare state in Francia, da parte della Gauche, se si scarica il peso della crisi sui popoli e sui paesi in via di sviluppo. La politica francese continua ad imporre alle sue ex colonie d'Africa l'utilizzo del Franco Africano (CFA), con un cambio vantaggioso a favore dell'euro, cosa che favorisce doppiamente Parigi.  A questo si aggiungono accordi e transazioni economiche di fatto mantengono i popoli africani in una condizione di dipendenza dall'imperialismo, non è un caso se oltre il 60% delle industrie nel Mali sono in mano francese.

Niente di tutto questo compare sul sito del PCF, anzi, per coprire l'intervento armato francese, il partito guidato da Pierre Laurent invoca la risoluzione ONU e il coinvolgimento degli Stati africani affiliati agli interessi francesi. L'intervento del PCF si conclude nel più classico spirito eurocentrico e neocoloniale: "Dobbiamo rispettare la gente del Mali e aiutarla a costruire il proprio futuro". Una posizione che spiega perché il 68% degli elettori del Front de la Gauche è favorevole all'intervento  in Mali.  La scelta del PCF è la conclusione di un percorso politico, che vede oggi la sinistra del vecchio continente sostenere l’affermazione del polo imperialista dell’Unione Europea. Un’approccio politico opportunista molto più che collaborativo ma anzi da attori principali, che mira a favorire la subalternità ideologica alla borghesia della classe lavoratrice, facendo leva su quell’aristocrazia del lavoro che si sente di essere cosa "diversa e più evoluta" dal resto della classe lavoratrice internazionale in particolare di quella dei sud del mondo, compresa quella assegnata ai PIGS  nella nuova divisione internazionale del lavoro.

Questa politica di attivismo filo-imperialista, va condannata e combattuta, lavorando alla costruzione di un fronte  internazionale di classe anticapitalista ed antimperialista.

Nei prossimi giorni torneremo ad analizzare gli sviluppi della situazione nel Centro Africa e nel Mali, con strumenti più analitici per meglio analizzare la configurazione dell’aggressione imperialista in atto, il ruolo francese e degli altri paesi europei a partire dal servilismo del neocolonialismo straccione, ma ugualmente pericoloso, aggressivo e destabilizzante, italiano. Il ruolo e gli interessi della borghesia italiana, in particolare quella più vicina ai potentati dell’Euro - Polo imperialista, in Africa sono molto forti, cosa che condiziona la politica, che al pari di quella francese sostiene le guerre umanitarie. La Francia ha scelto di difendere il proprio primato mettendo per l’ennesima volta i paesi dell’UE e gli USA di fronte al fatto compiuto, un atto che Parigi fa pesare unitamente al valore delle sue (ex) colonie nella corsa alla leadership europea.    

Il nostro obiettivo politico è quello di mettere a fuoco le dinamiche di questo conflitto, dove appare sempre più evidente la competizione tra i poli imperialisti e tra questi ed i paesi emergenti come i BRICS , in particolare  la Cina per l’egemonia nel continente africano.


 
La commissione Internazionale della Rete dei Comunisti


 15- gennaio 2013

 

Di seguito il testo tratto dal sito del PCF  :
 

C'è la necessita di ricostruire il Mali


 

http://www.pcf.fr/33940 


 

PCF esprime la sua profonda preoccupazione per il deteriorarsi della situazione in Mali, la ripresa del confronto militare, l’offensiva dei gruppi armati jihadisti. Deve essere fatto tutto per aiutare il Mali a superare la crisi ed evitare l’azione destabilizzante per il paese e l'intera regione.

Mali ha bisogno di ricostruire: il suo esercito, le sue istituzioni, la sua sovranità, e lo sviluppo politico, economico e sociale. Agendo in modo che il paese amico possa superare la gravissima crisi che attraversa e riconquistare i territori settentrionali ora nelle mani dei gruppi ribelli armati dediti a pratiche disumane e  spesso legati alle reti della  criminalità organizzata – che il PCF condanna .

Una delle condizioni per  tale ricostruzione è quello di ricercare  uno specifico accordo politico nazionale su una soluzione della nazione, questo  è realisticamente l'unico modo per ristabilire una legittimità di governo capace di durare nel tempo. Patriottismo e comprensibile impazienza, che si esprimono nelle strade di Bamako sono una ricchezza per questa opzione. Se l’urgenza imponeva la messa in campo di un dispositivo in grado di arrestare l’offensiva armata dei gruppi jihadisti, è sotto la bandiera dell'ONU, nel contesto di una missione chiaramente definita, in conformità principi della Carta delle Nazioni Unite, che le forze africane, tra cui Mali, dovranno essere impegnate.

L'attuazione di tale operazione è immediatamente possibile, ma non può essere di ostacolo al dialogo necessario per una soluzione politica con i gruppi ribelli non legati al terrorismo e rispettasi dell'integrità territoriale del Mali, coinvolgendo il massimo delle parti interessate. Questo è quello che chiedono le risoluzioni delle Nazioni Unite. Dobbiamo rispettare la gente del Mali e aiutarli a costruire il proprio futuro.



=== 2: MUOS ===

 
MUOS: quando gli interessi imperialistici sono al di sopra di ogni cosa
  
Nel febbraio 2009, a Niscemi, una cittadina in prov. di Caltanissetta con forte vocazione agricola, nasce un comitato di lotta di cittadini con l’obiettivo di fermare i lavori del MUOS (Mobile User Objective System), un sistema di comunicazione che integrerà dal 2015 le forze militari statunitensi in tutto il mondo. Dal 2009 ad oggi, la lotta e la diffusione di comitati ha assunto un carattere regionale e nazionale, politico e sociale, che ha avuto il suo apice nella manifestazione del 6 Ottobre 2012 con la partecipazione di circa 5 mila cittadini/e, attivisti/e dei comitati e associazioni contro la guerra, militanti/e di varie organizzazioni politiche e sindacali e tutt’oggi centinaia di attivisti sono impegnati in presidi per impedire il passaggio dei mezzi speciali diretti alla Riserva Naturale Sughereta per completare l’installazione delle antenne.

Cos’è il MUOS e a cosa serve:

I mezzi di comunicazione sia a livello regionale che nazionale, hanno sempre taciuto l’informazione sul MUOS e hanno riservato a livello regionale un ridotto spazio al movimento dei comitati No MUOS. Questo ha contribuito a far si che ancora oggi molta della popolazione non conosca cosa sia il MUOS, a cosa serve, il suo potenziale danno alla salute della popolazione locale ed il suo ruolo nella strategia di guerra degli USA e dell’alleanza della NATO. Il MUOS (Mobile User Objective System) è un sistema di comunicazioni satellitari (SATCOM) ad altissima frequenza (UHF) e a banda stretta composto da quattro satelliti e quattro stazioni di terra ubicate presso l’Australian Defence Satellite Communications Station a Kojarena[7] a circa 30 km a est di Geraldton, Australia dell’ovest; Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) a Niscemi, a circa 60 km dalla Naval Air Station di Sigonella, in Sicilia; Sud-Est della Virginia; il “Naval Computer and Telecommunications Area Master Station Pacific” nelle isole Hawaii. Al progetto siciliano, la marina militare Usa ha destinato 43 milioni di dollari: 13 per la predisposizione dell’area riservata alla stazione terrestre, del centro di controllo, dei megageneratori elettrici e di un deposito di gasolio e 30 milioni per gli shelter e l’acquisto delle attrezzature tecnologiche. Il terminale di Niscemi si comporrà di tre grandi antenne paraboliche dal diametro di 18,4 metri, per le trasmissioni verso i satelliti geostazionari e di due trasmettitori elicoidali di 149 metri d’altezza, per il posizionamento geografico. 3.2 miliardi di dollari sono i costi previsti per l’attivazione costi che potrebbero arrivare ai 7 miliardi di dollari per il completamento. La gestione dei lavori e dell’area sono sotto esclusiva del Dipartimento di Stato degli USA (così come tutte le 15 basi USA in Sicilia, che sono sotto totale giurisdizione yankee e per ciò che accade all’interno delle basi le autorità di stanza in esse non sono tenute ad informare le autorità italiane), così come esclusivo è l’utilizzo del MUOS per le forze armate degli Stati Uniti. Voluto prima dall’amministrazione Bush e continuato poi da quella Obama, il MUOS garantirà il funzionamento della rete satellitare di ultima generazione in UHF, che collegherà tra loro i Centri di comando e Controllo delle forze armate, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari di radio comando esistenti, i gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise e i velivoli senza piloti (i DRONI, di base a Sigonella). In sintesi, il MUOS ha il compito di propagare globalmente gli ordini di guerra, moltiplicando di 10 volte il numero delle informazioni per unità di tempo.

Il potenziale di pericolo per la salute della popolazione locale:

Numerosi sono gli studi e le relazioni in materia d’impatto del MUOS sulla salute della popolazione locale. Secondo uno studio dell’americana Analytical graphics, Inc. riportato dal giornalista e attivista Antonio Mazzeo (a cui si deve la maggior parte dell’informazione sul MUOS e la militarizzazione della Sicilia), nel libro Un ecoMuostro a Niscemi, si afferma che “l’esposizione alle missioni elettromagnetiche del MUOS può uccidere in meno di sei minuti”. Il fisico Corrado Penna ha paragonato il processo legato al funzionamento del MUOS a ciò che “accade nei forni a microonde. Le cellule muoiono per ipertermia o degenerano trasformandosi in neoplasie tumorali”. Studi condotti dalla stessa Analytical graphics, Inc. e dai professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu del Politecnico di Torino, evidenziano l’alto livello di emissioni e di rischio per la salute della popolazione locale, tra cui “l’incremento del rischio di contrarre tumori del sistema emolinfatico”. Oltre ciò, gli studi coincidono anche nell’individuare gravi pericoli al traffico civile e militare nella Sicilia Orientale, coinvolgendo gli aeroporti di Fontanarossa, di Comiso e di Sigonella. Quest’ultimo base dei DRONI, velivoli senza piloti UAV “Global Hawk”, “Predator” e “Reaper”. Rischio che ha portato gli americani a spostare il progetto del MUOS a Niscemi invece che nella stessa Sigonella. A ciò si aggiungono il cambiamento e la parziale distruzione della Fauna e Flora dell’area della Sughereta, (fu) riserva naturale.

Sicilia piattaforma delle guerre imperialiste USA-NATO:

L’installazione del MUOS andrà a rafforzare l’inaccettabile militarizzazione del territorio siciliano e la massiccia presenza militare degli USA e della NATO. La Sicilia ricopre una posizione geografica strategica per le guerre e piani imperialisti delle centrali imperialiste, in nord-Africa, medio-Oriente, Eurasia. Le basi di Sigonella e di Trapani Birgi, sono state centrali nella recente guerra contro la Libia, con centinaia di missioni ad opera dei F-16, Eurofighter, cacciabombardieri Tornado, e i Droni UAV MQ1 Predator e RQ-4 Global Hawk, operanti sotto il comando USA Africom (Odyssey Down) e poi della NATO (Unifed Protector). In una fase di crisi strutturale del capitalismo monopolistico e di intensificazione delle contraddizioni inter-imperialiste, le guerre regionali assumono sempre più il carattere di guerra globale a cui gli USA si stanno preparando da tempo. La lotta per l’egemonia economica, monetaria e commerciale, per le risorse naturali, le rotte commerciali, quote di mercato, rendono profondamente instabile la situazione internazionale con la formazione di nuovi blocchi imperialistici, nuovi assi e contro-assi, con l’imperialismo statunitense e europeo che difendono i propri interessi monopolistici con la corsa agli armamenti, le ingerenze e le bombe.

La storia politica del MUOS e il movimento d’opposizione:

Andando a ritroso. Tra gli ultimi atti del Governo Monti, lunedì 7 Gennaio 2012 la ministra Cancellieri ha inviato una nota al governo regionale in cui comunica che il sito di Niscemi è di “interesse strategico per la difesa militare della nazione e dei nostri alleati” pertanto “non sono accettabili comportamenti che impediscano l’attuazione delle esigenze di difesa nazionale e la libera circolazione connessa a tali esigenze, tutelate dalla Costituzione”. Singolare la citazione della Costituzione Repubblicana, quando essa all’art. 11 recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Riprendendo la Costituzione ci viene da chiedere, cos’ha a che fare la difesa nazionale con i Droni yankee (che il MUOS guida) che bombardano in ogni ora in buona parte del medio-Oriente, dell’Africa, dell’Asia? Questa nota della Ministra Cancellieri è arrivata il giorno precedente alla discussione all’Assemblea regionale di una mozione presentata da un deputato PD per sollecitare il suo stesso Presidente Crocetta (eletto a Ottobre, in delle elezioni che hanno visto l’astensione del 52% degli aventi diritto) a mantenere le promesse elettorali sulla questione MUOS. Nella campagna elettorale, infatti, Crocetta spese grandi parole a favore della lotta al MUOS destinate ai potenziali elettorali dei comitati e del popolo No MUOS, promettendo che si sarebbe attivato per revocare le autorizzazioni a livello regionale. Chi ha concesso le autorizzazione e tutte le garanzie agli yankee? Il governo dell’autonomista Lombardo, nel giugno 2011. Governo regionale sostenuto e tenuto in vita, proprio dal PD. Chi è stato il principale fautore del MUOS a livello nazionale? Bisogna ritornare al 2007, sotto il governo Berlusconi, l’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa (amico del camerata Musumeci che adesso fa grandi proclami contro il MUOS) firma l’intesa per l’installazione delle antenne a Niscemi. Ma, quando venne presentata la richiesta alla regione, il 24 Gennaio 2007, il protocollo fu voluto dal Presidente del Consiglio in carica, Romano Prodi (centrosinistra)e dal Ministro della Difesa, Arturo Parisi del PD. Questo il balzello politico, tra centrodestra e centrosinistra, allineati ai voleri strategici della borghesia imperialista.