Un fantasma si aggira per l'Europa…

1) La “dolce vita” jugoslava fa il tutto esaurito a Belgrado (Stefano Giantin - Il Piccolo)
2) Altro che Europa: ora a Est rimpiangono il comunismo (Fausto Biloslavo - Il Giornale)


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La “dolce vita” jugoslava fa il tutto esaurito a Belgrado

La mostra nostalgica sugli oggetti quotidiani di un tempo riapre a furor di popolo mentre il 45% dei rumeni rimpiange Ceausescu e Praga rilancia la Cecoslovacchia

di Stefano Giantin, 24 dicembre 2013

BELGRADO. Il viale del passeggio è come al solito affollato. Bancarelle di souvenir di dubbio gusto, suonatori di strada, gente che va di fretta. Ma negozi e boutique sono mezzi vuoti, in quel di Belgrado. Belgrado che, come tutta la Serbia, aspetta il 2014 senza grandi entusiasmi. Il Pil cresce ma è anemico, la disoccupazione e la povertà non calano, sale il costo della vita. E allora non stupisce quell’assieparsi di persone davanti al numero 14 della centralissima via Knez Mihailova, dove da una settimana si presentano in centinaia ogni giorno. Centinaia di persone che pagano 250 dinari, poco più di due euro, per avviare il motore della macchina del tempo di “Ziveo Zivot”, mostra che promette di riportare indietro tutti i visitatori «ai bei tempi, quelli tra il 1950 e il 1990».
Dolce vita jugoslava, quando «l’uomo medio si alzava alle sei, si lavava i denti con dentifricio nazionale, faceva colazione in un appartamento che odorava di latte caldo, poi andava al lavoro» con la Zastava «nuova di zecca», illustrano i materiali dell’esposizione. Esposizione in pure stile “Good Bye Lenin”, dove i protagonisti sono gli oggetti della vita quotidiana della Jugoslavia socialista, provenienti da collezioni private, spettri di un passato che manca a molti, nei Balcani. Sedili di un vecchio aereo della da poco defunta Jat che nell’anno del massimo splendore, il 1987, volava su «22 rotte interne e 256 internazionali». Le storiche scarpe Borovo, modelli in scala 1:1 di un ufficio standard e di un salotto jugoslavo. Profumi e visioni del Paese che non c’è più. E perfino sapori, con il bar che serve il “C Kafa” a 45 dinari o gli hot dog autarchici venduti al tipico chioschetto modulare “K67” ideato nel 1966 dal designer sloveno Sasa Mächtig, incluso dal MoMA negli oggetti cult di design del XX secolo. Una botta di nostalgia che piace tantissimo, in Serbia, e che ha imposto il bis all’iniziativa. Quarantamila i visitatori di “Ziveo Zivot” al debutto, la scorsa estate, tantissimi altri ora, alla seconda uscita, iniziata poco prima di un Natale che si annuncia assai malinconico.
Nostalgia comune anche ad ampie porzioni dell’Est. Un sondaggio ha appena rivelato che il 45% dei rumeni, malgrado la durezza del regime e la povertà endemica, confessa di aver vissuto meglio sotto Ceausescu. Percentuali che salgono al 60% tra i russi, orfani del comunismo. Praga e Bratislava intanto pensano di rilanciare il marchio “made in Cecoslovacchia”, più conosciuto e apprezzato sui mercati asiatici e africani di quello ceco o slovacco. E telefilm sui “gloriosi” anni Ottanta comunisti vanno di moda a Mosca, Riga e Tallinn.
Nostalgia, viste le asprezze del presente, «normale» anche in Serbia. «Io faccio parte della generazione dei fortunati, sono nata nel 1953», ammette alla mostra di Belgrado Ljilja Stojcevic, indicando «quel passaporto rosso» con la scritta “Sfrj” «che ci faceva viaggiare ovunque». Nostalgia, «orgoglio» per i tempi che furono e «tristezza per quelli attuali», le fa eco Marina, nata tre anni dopo la morte di Tito. Due persone che rappresentano il visitatore tipo. «La metà sono giovani», venuti a vedere i prodotti della Nazione che fu e a toccare con mano quanto sentito in casa a proposito della Jugoslavia. Il resto sono anziani, «e solo qualcuno, una piccolissima parte, ci accusa di aver fatto un’apologia di Tito», spiega davanti alla cassa della mostra la guida Djordje Maletkovic. Un altro Maletkovic, Zivko, fra gli organizzatori della mostra, lo raggiunge subito dopo.
Perché quel titolo? Perché ha letteralmente «un doppio senso, celebra la vita di quei tempi, sicuramente migliore di quella di oggi, e ricorda all’uomo comune come aveva vissuto» pienamente, «un tempo». Cosa manca alla mostra? «Mi sembra fantascienza ascoltare certi ricordi degli anziani», risponde la “Pr”, Tanja Kovac. «Che noia, facciamo un viaggetto all’estero, partiamo subito», dicevano da giovani. E potevano farlo, senza immaginare i futuri problemi economici e di visti dei giorni nostri. E allora gli organizzatori, seppur in ritardo, stanno pianificando pure una sezione dove si ricostruirà anche quello che è rimasto nell’immaginario collettivo balcanico del mercato di Ponte Rosso a Trieste. Trieste, città dove ai “bei tempi” «si andava a fare shopping». E dove la mostra, questo il desiderio degli organizzatori, vorrebbe presto sbarcare.


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da www.intopic.it   (www.ilgiornale.it)

Altro che Europa: ora a Est rimpiangono il comunismo

Grande successo a Belgrado di una mostra di oggetti della defunta Jugoslavia. Ma anche in altri Paesi orientali c'è chi ricorda volentieri quando si stava peggio

Fausto Biloslavo - Sab, 04/01/2014

La mitica Zastava, il glorioso passaporto rosso scuro della Federativa, una banconota da 5mila dinari con il faccione di Tito occhialuto sono alcune chicche della Yugonostalgia, in mostra a Belgrado.

Alla faccia dell'Europa unita e della globalizzazione i serbi si sono messi in coda, nella centralissima Kneza Mihailova, per rivivere i quarant'anni di socialismo dal 1950 al 1990. Nostalgia canaglia che sta emergendo anche in altri paesi dell'ex Cortina di ferro dalla Romania che sembra rimpiangere il «Conducator» Ceausescu, all'Ostalgia della Germania Est fino al rilancio del marchio «made in Cecoslovacchia». Per non parlare del successo delle serie televisive sugli anni Ottanta del comunismo che vanno di moda a Mosca, ma pure in Bulgaria e addirittura nei Paesi baltici.

Crisi economica, disoccupazione galoppante e pensioni da fame spingono molti nell'Europa dell'Est a rimpiangere i tempi andati. La mostra Yugonostalgica di Belgrado, che ha aperto i battenti prima di Natale, si intitola «Ziveo zivot», «viva la vita». Titolo discutibile, che ti riporta ai tempi di Tito e della bandiera nazionale con la stella rossa in mezzo.

Un'utilitaria Zastava, la 600 del socialismo, è esposta assieme ad una confezione di biscotti Plazma, i Plasmon jugoslavi. Un visitatore ha commentato: «Faccio parte dei fortunati nati nel 1953, quando il nostro passaporto rosso ci permetteva di viaggiare ovunque». Altri pezzi forti sono le magliette ed i ricordi dei campioni di basket della Federativa socialista ai vertici della pallacanestro mondiale.

Non mancano i sedili azzurrini della Jat, la compagnia aerea di Stato, da poco defunta, che volava «su 22 rotte interne e 256 internazionali». I prodotti alimentari dei «Paesi non allineati» si mescolano alle riviste dell'epoca. In copertina sorridono le donnine socialiste, ma con la permanente all'occidentale. Gli hot dog autarchici vengono serviti ad un vero chiosco dell'epoca e si può gustare un caffè socialista al bar spartano del socialismo.

La nostalgia canaglia del passato si sta espandendo a macchia d'olio in molti Paesi dell'Europa orientale. Il 44,7% dei romeni, secondo un recente sondaggio, pensa che il comunismo non era poi così male. Il palazzo più visitato dai turisti a Bucarest è la marmorea «casa del popolo», reggia di Nicolae Ceausescu e signora. Addirittura l'ex caserma di Targoviste, dove il Conducator è stato sbrigativamente fucilato con la moglie, sta diventando un'attrazione turistica. A Praga e Bratislava si riesuma il marchio di esportazione della Cecoslovacchia, preferito dai Paesi africani e asiatici. Lo scorso anno il 32% dei cechi si sono detti convinti che il regime comunista fosse meglio dell'attuale democrazia. In Slovacchia le percentuali sono ancora più alte.

Ostalgie è un neologismo tedesco che indica il rimpianto per la Germania Est e la sua memorabilia. Molte imprese ripropongono marchi obsoleti del periodo comunista come la bevanda Vita-Cola e l'automobile Trabant.

In Ungheria sono tornati di moda l'aperitivo socialista Bambi e i sandali del passato regime. Film come «Goodbye Lenin» sono stati surclassati da serie nostalgiche, che vanno forte grazie al boom delle pay tv nell'Europa dell'Est. In Russia ha grande successo «Gli Ottanta», una commedia sull'ultimo decennio sovietico con la musica occidentale proibita, le lavanderie a vapore ed il mercato nero dei jeans. La serie viene trasmessa anche in Ucraina, Lettonia ed Estonia. In Bulgaria va in onda «Sette ore di differenza», una serie su un ex agente segreto comunista.

La nostalgia del comunismo è alimentata dalla delusione dell'Europa unita e dei governi democratici spesso corrotti o malfunzionamenti come nel passato. Il settimanale Economist lancia l'allarme: il rischio di disordini sociali e rivolte nell'Europa dell'Est, nel 2014, non ha mai raggiunto livelli così alti dalla caduta del comunismo.