(english / italiano)


La UE sta causando la guerra civile in Ucraina


Possibile?? Mentre in Italia e nella gran parte dei paesi UE cresce l'anti-europeismo, o almeno il malcontento verso le politiche dell'Unione, in Ucraina viceversa pare che esistano schiere di "europeisti radicali", "disposti a tutto", anche a morire in piazza, per farsi schiavi della tecnocrazia di Bruxelles!
Forse le cose non stanno proprio così… Forse gli esagitati della piazza di Kiev sono una minoranza, ma una minoranza che dispone di spaventosi megafoni e di potentissimi appoggi. Certo è che, come è già successo nel caso jugoslavo, anche in Ucraina le pressioni verso la cosiddetta "integrazione europea" sono causa di gravi contrasti nel corpo sociale. Se proseguirà lo sforzo delle diplomazie occidentali per far vincere a tutti i costi l'opzione annessionista, il paese potrebbe spaccarsi in due: da una parte l'ovest a prevalenza cattolica e uniate (ortodossa filo-cattolica), annesso per l'appunto alla Unione Europea; dall'altra l'est dove è prevalente la componente russofona e ortodossa. 
"Europeisti" furono già, nel senso indicato da Hitler e Mussolini, i collaborazionisti seguaci di Bandera, protagonisti di spaventosi pogrom contro la popolazione ortodossa e contro gli ebrei durante la II Guerra Mondiale. Proprio nella Giornata della Memoria, ritrovare nella piazza di Kiev certa teppaglia razzista con le croci uncinate dovrebbe preoccupare chiunque abbia un po' di buon senso; e invece, l'inviata di RaiNews24 Annamaria Esposito sbraita in diretta televisiva, senza alcun contraddittorio, che le offerte di Janukovic "non si possono più accettare" perché "siamo andati troppo oltre" e "la piazza" è orgogliosamente "pronta a tutto"… RaiNews24, dunque, di nuovo con l'elmetto. Come sempre. (A cura di Italo Slavo)


1) Denunciamo il carattere fascista della nuova “rivoluzione colorata” in Ucraina (Mauro Gemma)
2) L'Ucraina sta precipitando in una guerra civile provocata da forze fasciste e neo-naziste, con il sostegno della NATO e dell'Unione europea (Fausto Sorini)
3) Media Disinformation: What’s Really Going On in Ukraine? (Andy Dilks)
4) Ucraina: conservatori e fascisti uniti nella destabilizzazione filo-occidentale (Fabrizio Verde)
5) Lettera aperta del leader del Partito Comunista Petro Simonenko al Presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovich
6) LE NOTIZIE DI "VOCE DELLA RUSSIA": Lavrov avverte gli USA di non interferire in Ucraina / Yanukovich nota stranieri armati a Kiev / I radicali stanno continuando ad impadronirsi del potere in Ucraina
7) Ucraina: la storia non raccontata (Brian Denny)


LINKS:


On the Offensive (Germany and the protests in Ukraine)

Serbian scenario unfolding in Ukraine? Nebojsa Malic' interview

Russia Warns West Not To Encourage Ukrainian Violence (Stop NATO, January 25, 2014):
1) Moscow urges West not to encourage Ukrainian militants' actions
2) Lavrov criticizes Europeans for inappropriate reaction to events in Ukraine
3) Protesters piling up firearms at Kyiv City Administration building - Ukrainian interior minister 
4) Protesters blockade Ukraine's Energy Ministry
5) Buildings of four regional state administrations remain seized in Ukraine
6) Crimean parliament urges Yanukovych to declare state of emergency
7) Lawmakers from ruling party banned from travel to U.S.
8) Policeman shot dead in Kyiv, another policeman sustains knife wound - Ukrainian interior ministry

Pro-Western Ukrainian opposition stokes up civil war


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Denunciamo il carattere fascista della nuova “rivoluzione colorata” in Ucraina

20 Gennaio 2014

di Mauro Gemma

Alcuni nostri lettori e compagni dell'Europa orientale ci hanno chiesto, con appelli accorati, di contribuire a far conoscere il livello inaudito che hanno raggiunto le violenze scatenate dai fascisti ucraini nelle manifestazioni che, ormai da molte settimane, si propongono di sovvertire con un vero e proprio colpo di Stato le istituzioni della repubblica ex sovietica e che da noi una indegna campagna mediatica continua a presentare come la pacifica espressione della volontà di un popolo ansioso di entrare nell'Unione Europea, che sarebbe vittima di una feroce repressione.

Va detto, per fare chiarezza, che questo “popolo”, che occupa la piazza principale della capitale e tanto osannato dal nostro sistema di comunicazione dominante, è costituito prevalentemente da bande di teppisti, alla cui testa si trova  "Svoboda", un partito che mantiene legami "fraterni" anche con “Forza Nuova”, nostalgico del collaborazionismo con le SS, che ha tra i suoi "maestri" i criminali di guerra che si distinsero per lo zelo con cui parteciparono ai massacri di centinaia di migliaia di ebrei, comunisti e inermi civili nella Seconda Guerra Mondiale.
Costoro sono fautori dell'apartheid nei confronti delle decine di milioni di ucraini di etnia russa e russofoni. Si sono opposti con rabbia (insieme a quella Julia Timoshenko che, sebbene sia stata condannata per crimini economici, è stata proclamata “eroina dell'Occidente”) alla concessione al russo dello status di lingua ufficiale del paese. Nella parte occidentale dell'Ucraina questi gruppi di teppisti si sono resi responsabili di assalti alle sedi comuniste, di aggressioni ai veterani dell'Armata Rossa, di oltraggio ai monumenti che ricordano il periodo socialista. Sono gli stessi che, poco tempo fa, con furia vandalica hanno abbattuto la statua di Lenin nel centro di Kiev. Va detto senza incertezze: sono veri e propri fascisti. Fascisti che hanno trovato la solidarietà persino di esponenti del Partito Democratico, come il vicepresidente del parlamento europeo, Gianni Pittella, che, con un'inammissibile ingerenza negli affari interni di un paese sovrano, non ha avuto alcuna vergogna ad arringare e a farsi applaudire (insieme ad altri esponenti di questa Unione Europea che sta massacrando il nostro stato sociale e le prospettive di futuro per i nostri figli) da una folla che sventolava le bandiere di "Svoboda".

A fronte della campagna mediatica di sostegno a questi delinquenti fa riscontro, purtroppo, il silenzio mantenuto dalle forze più coerentemente di sinistra del nostro paese. E' ora di darsi una mossa, compagne e compagni. Con i venti gelidi di fascismo che soffiano in Europa, la denuncia e la mobilitazione sono oggi più che mai doverose. Il silenzio non ha più giustificazioni.


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L'Ucraina sta precipitando in una guerra civile provocata da forze fasciste e neo-naziste, con il sostegno della NATO e dell'Unione europea

26 Gennaio 2014 

di Fausto Sorini, responsabile esteri PdCI, segreteria nazionale

Una sovversione violenta e reazionaria, organizzata e guidata da gruppi paramilitari fascisti e neo-nazisti ucraini e da professionisti al soldo dei gruppi dominanti dell'Unione europea e della NATO sta cercando di rovesciare le istituzioni democratiche elette dal popolo ucraino in libere elezioni. Elezioni riconosciute dagli osservatori internazionali e dalle Nazioni Unite.
Nelle regioni in cui la sovversione reazionaria ha preso il sopravvento in queste ore, sono già stati dichiarati "fuorilegge" il partito comunista ed altri partiti al governo.
Facciamo appello all'ANPI e alle forze antifasciste (non solo a parole) presenti nel Parlamento italiano ed europeo affinchè facciano sentire la voce in una situazione che sta trascinando l'Ucraina in una guerra civile sanguinosa, che minaccia la pace nel cuore dell'Europa. Chi ha ancora la volontà e la possibilità di influire sulla situazione, lo faccia. Oppure sarà corresponsabile di una gravissima connivenza con questo nuovo fascismo risorgente. - 


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Media Disinformation: What’s Really Going On in Ukraine?

Global Research, January 27, 2014

You’d be forgiven for knowing very little about the unrest in Ukraine – the violence, the rioting on the streets, the armed protesters storming government buildings amidst plumes of thick black smoke rising from makeshift barricades. Most of the public have once again been Beibered by the mainstream media – the arrest of this precocious, spoilt physical embodiment of crass corporate culture proving newsworthy enough for an MSNBC host to interrupt an interview with a member of Congress discussing the true scale of NSA spying.

In this climate of superficial distractions and media inanity, you’d be equally forgiven for not really knowing why there is political unrest in Ukraine. Most of the explanations for the violence offered by the mainstream media present the information in simplistic soundbytes – talking points without the relevant wider political and historical context which renders current events coherent.

The following article from The Independent provides us with a brief overview of the media’s presentation of recent events in Ukraine:

In November President Viktor Yanukovych decided to pull out of a treaty with EU, an agreement many felt would have paved the way for the Ukraine to join the union. It looked like he was going to sign the agreement before performing a U-turn, which has made Ukrainian disappointment all the sharper. However the government would rather stay friendly with Putin in return for favourable treatment. The protesters think it would benefit ordinary people far more to be aligned with the EU and consider Yanukovych a man who only represents the interests of the richest.

The article goes on to define the demonstrations as “more than a pro-EU movement”, one which represents popular resentment towards perceived government corruption and violent repression towards peaceful activists.

President Viktor Yanukovych’s government forces are certainly guilty of using excessive force against the rioters, and accusations of torture appear to be well-founded and should not be excused. But condemnation is certainly clouded when you consider the level of violence from the rioters. By the same token, when mobile phone users near the scene of the riots received text messages from the state reading, “Dear subscriber, you are registered as a participant in a mass riot” it brought to home just how omnipresent - and ominous - surveillance technology in the 21st century has become. 

The problem with the “popular protests against the government and for integration into the EU” narrative is that it omits crucial information regarding the role of the West is fomenting and orchestrating demonstrations such as these; a role which illuminates broader geopolitical objectives in the region and the extent to which intelligence agencies and their offshoot organizations meddle in the affairs of sovereign nations. Understanding the nature of soft power – the use of coercion and bribery – and the subversion and infiltration of grassroots political movements by NGOs and other organizations backed either directly or indirectly by the US government, helps us to more broadly understand why the unrest in Ukraine is reaching such a fever pitch.

The seemingly spontaneous 2004 Ukrainian “Orange Revolution”, sparked by alleged electoral fraud and allegations of voter intimidation, was led largely by a number of grassroots movements tied to political activists and student groups. Many of the groups involved, however, were funded and trained by organizations intimately linked to the US government. The foreign donors of these groups included the US State Department, USAID, the National Democratic Institute for International Affairs, the Open Society Institute and the National Endowment for Democracy. 

The candidate who emerged victorious in the wake of these widespread orchestrated protests, Viktor Yushchenko, was not only endorsed by the same institutions which wielded their influence over the protest movements themselves, he was also supported by the International Monetary Fund. A central banker by profession, Yushchenko was a firm advocate of implementing IMF monetary reforms and, equally crucially, an advocate of NATO membership. Before entering into Ukrainian politics he had worked at the US State Department,the Reagan White House, the U.S. Treasury Department, and the Joint Economic Committee of Congress. In short, it’s safe to say that he was a product of Washington, an image only exacerbated by his hostility towards Russia.

It is tempting to automatically assume that the same process is taking place in Ukraine at the moment. Certainly, intelligence agencies have historical form when it comes to covert operations and the manipulation of activists via social media – similar US-backed “Colour Revolutions” have taken place in Georgia, Yugoslavia and elsewhere. The widespread political support for the protesters in Ukraine and the lack of condemnation for their use of violence would certainly add to the view that these protests are at least tacitly backed by the West, if not outright orchestrated. While none of this constitutes “proof” of outside interference, at the very least it is enough to raise suspicions. On the other hand, without firm evidence it is perhaps equally plausible that the support for the protesters is simply a case of making political capital out of the situation, stoking the flames of an already lit fire.

As the violence on the streets of Kiev continues, already spreading away from the capital, the Russian State Duma recently passed a resolution slamming foreign politicians and other players for interfering in Ukrainian internal affairs in an attempt to escalate the conflict. It’s a marked contrast to the rhetoric emerging from Washington and the EU, both of whom have expressed the possibility of intervening, with the US adopting a stance which hints at another planned “regime change” on Russia’s doorstep.

Perhaps the most damning indictment of the West’s stance over Ukraine and their support for what they refer to as a “pro-democracy protest movement” is the profoundly anti-democratic leanings of the violent protestors at the vanguard of the assault on the Ukrainian authorities. Anyone familiar with the crisis in Syria and the attempts to topple President Assad will be all too familiar with the US’s willingness to get into bed with extremists of the worst possible nature in order to achieve their objectives.

In Ukraine today it appears that very little has changed. Just as the Western-backed Syrian rebels with intimate ties to al-Qaeda were presented in our media as “pro-democracy” organizations, so too are many of those protesting in Ukraine drawn from far-right and fascistic groups such as the opposition Svoboda party, whom John McCain was more than happy to appear on stage with in December 2013 and offer his – and by extension America’s – support.

Yet it would also be wrong-headed to characterize the protests in Ukraine as being led by far-right extremists – many protesters are taking to the streets through genuine and legitimate grievances with the current government. The danger lies in these moderate protesters allying themselves with those on the far-right – combined with tacit support from the US for the likes of the Svoboda party, it could be a concoction which would set the stage for a dictatorship far more corrupt and repressive than those currently clinging onto power.

With the geopolitical stakes as high as they are, not least with the potential for a broader NATO influence in the region, it would be wise to view the situation in Ukraine through the wider prism of the global balance of power and all that this entails. Equally, we should be wary of simplistic media narratives which seek to paint any conflict in black and white/good vs. evil terms, particularly when the “good guys” are being backed by the US government and her allies. All too often this amounts to little more than propaganda designed to rouse support for opposition movements favourable to “regime change”, and by now it should be very clear how little this has to do with vague, idealistic notions of “democracy”, and how much it has to do with regional – and ultimately global – hegemony.


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Ucraina: conservatori e fascisti uniti nella destabilizzazione filo-occidentale

23 Gennaio 2014 
di Fabrizio Verde per Marx21.it

Giungono ancora una volta notizie di duri scontri da Kiev, dove i manifestanti anti-governativi e filo-europei, hanno tentanto di sfondare i cordoni dei reparti antisommossa per assaltare il parlamento ucraino. Ancora una volta i media nostrani danno conto di quanto accade nell'ormai nota piazza Maidan di Kiev, messa a ferro e fuoco, argomentando con la consueta capziosità. 

La narrazione degli eventi è, come di norma accade in questi casi, manichea: da una parte i manifestanti democratici, filo-europeisti e ovviamente amanti della libertà. Dall'altra il governo guidato da Yanucovich, vicino alle posizioni della Russia, quindi per convenzione nemico giurato della libertà e autoritario. Insomma, una sorta di regime repressivo e dispotico a prescindere. 

Peccato, che praticamente nessuno si sia preso la briga di andare oltre le veline occidentali. Di provare a inquadrare quanto avviene alle porte della Russia - un territorio dunque strategicamente importante – dove più che una dura protesta per la mancata associazione con L'Unione Europea e contro le politiche del governo, sembra essere in atto una vera e propria destabilizzazione – portata avanti del classico stile delle rivoluzioni colorate – mirante a dirottare il paese nell'orbita Ue e Nato. 

Eppure sarebbe bastato non fermarsi alla superficialità degli eventi e provare ad andare più fondo, magari abbozzando un analisi su quel coacervo di forze eterogenee che rappresentano l'opposizione filo-europea, dove spiccano gli «iper-democratici» nazisti di Svoboda, per fare quantomeno un minimo di chiarezza sulla questione. 

Il ruolo di Canvas

Uscendo dalla versione edulcorata e manichea impostata dai media nostrani, troviamo chi come il giornalista statunitense ed esperto di questioni geopolitiche William Engdahl, ha raccolto informazioni sul ruolo giocato in Ucraina da Canvas (ex Otpor), Organizzazione non Governativa serba attiva dalla fine degli anni 90', che risultò poi essere il fulcro dell'opposizione filo-occidentale al presidente Slobodan Milosevic. 

Fonti ucraine hanno infatti spiegato al giornalista statunitense che vi sono autobus fatti convogliare su Kiev da tutti gli angoli del paese. Bus pieni zeppi di studenti e disoccupati ingaggiati per le proteste. Vengono inoltre distribuiti in piazza Maidan - cuore della contestazione - opuscoli identici ( http://12160.info/photo/photo/show?id=2649739:Photo:1376645 ) a quelli diffusi nel 2011 nella ormai celebre piazza Tahrir. Luogo simbolo e teatro delle manifestazioni di protesta che portarono al rovesciamento di Hosni Mubarak. Spalancando le porte del governo ai Fratelli Musulmani, ovviamente sponsorizzati da Washington.  

A questo punto è necessario, oltre che interessante e istruttivo, fare un passo indietro per ripercorrere a grandi linee la storia di questa organizzazione, già attiva nel tentativo di «rivoluzione arancione» in Ucraina del 2004. 

L'attuale e influente Center for applied nonviolent action and strategies (Canvas) discende dalla vecchia Otpor!, organizzazione che si forma e acquista consensi durante i bombardamenti Nato sulla Yugoslavia, allorquando diede vita a una forte campagna politica e mediatica volta al rovesciamento del presidente serbo Milosevic. Divenendo così il cuore dell'opposizione filo-occidentale. Una volta ottenuta la caduta di Milosevic, l'organizzazione nel 2001 tenta la trasformazione in partito politico presentandosi alle elezioni del 2001. Ma l'operazione fallirà, con la lista che si ferma a un misero 1.65%. 

A questo punto i leader di Otpor abbandonano l'idea della trasformazione in partito politico, decidendo di dedicarsi alla «consulenza». Si trovano così a ricoprire un ruolo di primo piano, mettendo a disposizione le proprie «competenze», oltre a una considerevole quantità di dollari, durante le cosiddette rivoluzioni colorate negli stati ex-sovietici. Movimenti d'opposizione come Kmara in Georgia e Pora in Ucraina, tra il 2003 e il 2004, potranno contare sull'appoggio dei leader dell'ormai ex Otpor, che di lì a breve diverrà Canvas. 

L'organizzazione Canvas, però, raggiunge la ribalta delle cronache internazionali durante la cosiddetta «primavera araba», dove i movimenti di protesta tramite i social network ammettono non solo d'ispirarsi all'esperienza dell'ex Otpor, ma di avvalersi della loro consulenza. Della vecchia Otpor, il movimento egiziano 6 aprile mutuerà anche il simbolo. Dalle rivoluzioni colorate alle primavere arabe, per Otpor - Canvas il passo è stato decisamente breve, ma significativamente sempre rivolto nella stessa direzione. Quella che conduce verso gli interessi Usa-Nato sullo scacchiere internazionale. 

Attualmente Canvas si dichiara una fondazione educativa a cui sarebbe «proibito ricevere fondi da governi o altre fondazioni». In realtà è dato acclarato e mai smentito, che Canvas riceva regolarmente ingenti finanziamenti da svariate realtà quali: la Fondazione Andenauer, l'Open Society Institute di George Soros, l'International Renaissance Foundation, il National Democratic Institute di Madeleine Albright e l'Ong statunitense Freedom House (il cui budget è coperto per ben l'80% dal governo federale degli Stati Uniti) che ha addirittura assunto due componenti di Otpor come consulenti per i movimenti in Ucraina e Bielorussia. 

I nomi dei finanziatori ci portano direttamente a chi si cela dietro i tentativi, odierni e passati, di destabilizzazione dell'Ucraina: Unione Europea e Stati Uniti. Gli stessi Usa che ebbero un ruolo fondamentale nell'addestramento degli attivisti serbi sui metodi di combattimento nei disordini di piazza. Un ex funzionario Cia, Robert Helvey, fu infatti incaricato di radunare a Budapest e addestrare i membri dell'allora Otpor. Il tutto, finanziamenti e ingerenza Cia, confermato da un'inchiesta condotta da Limes all'indomani della cacciata di Mubarak.  

L'Unione Europea, L'Udar di Klitschko e i nazisti di Svoboda

Una volta appurato il ruolo di Canvas, che evidentemente si muove nel solco di quanto viene stabilito in quel di Washington, diventa interessante andare a scoprire le connessioni tra l'eterogenea schiera della cosiddetta opposizione filo-occidentale e l'Unione Europea. Oltre agli immancabili Stati Uniti d'America come abbiamo constatato in precedenza. 

Figura paradigmatica, esemplare in tal senso, è quella dell'ex campione di pugilato Vitaly Klitschko.  Uomo forte del partito di destra Udar, capace di incassare il consenso e il sostegno statunitense ed europeo. L'ex pugile attualmente indicato come leader della variegata opposizione, viene sostenuto da Victoria Nuland (incontro tra Klitschko e Nuland: http://www.youtube.com/watch?v=0miz548u0WY ). Già rappresentante statunitense presso la Nato sotto Bush, che attualmente ricopre il ruolo di Segretario di Stato per gli Affari Europei ed Euroasiatici dell'amministrazione Obama. Ma la Nuland può vantare solidi legami presso gli ambienti neoconservatori: suo marito è Robert Kagan, noto falco nonché stretto collaboratore dell'ex vicepresidente Usa Dick Cheney. 

Per quanto riguarda il versante europeo, è invece il quotidiano teutonico Bild a informare che il Cancelliere tedesco Angela Merkel di concerto con il PPE (conservatori europei), avrebbe indicato apertamente Klitschko come candidato filo-europeo da appoggiare in vista delle elezioni in programma per il 2015. Già da tempo l'Unione Cristiano Democratica di Germania (CDU) partito del Cancelliere tedesco – insieme al PPE - offre supporto economico e logistico ai membri di Udar. Provvedendo anche all'addestramento politico degli esponenti del partito di destra ucraino. 

Addirittura l'europarlamentare conservatore tedesco Elmr Brok, recatosi a Kiev, si è spinto sino a chiedere ai dirigenti dell'opposizione ucraina di essere pronti a morire per instaurare un nuovo corso pro-europeo.

Chiudiamo questo parziale resoconto sull'opposizione ucraina, che ancora alle nostre latitudini viene definita «pro-democrazia» - quando in realtà si tratta di un coacervo di forze conservatrici e fasciste - con Svoboda. Diretta derivazione del Partito Socialista Nazionale Ucraino (SNPU), prenderà l'attuale denominazione nel 1998, dopo l'elezione del suo leader Oleh Tiahnybok al Parlamento ucraino. Di  viene ricordato un aberrante discorso tenuto sulla tomba di un nazista ucraino, dove ha inveito contro «la mafia ebraica di Mosca». 

Questo partito sciovinista e nazista i cui militanti sono stati indicati dal New York Times come i più «temibili» tra i manifestanti, autori «delle iniziative più provocatorie come l'occupazione di edifici e il blocco degli uffici governativi», è fautore del culto di Stepan Bandera. Il fondatore dell'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini che nel giugno del 1941 unì le proprie forze a quelle dei nazisti durante l'invasione dell'Unione Sovietica. Lo sdoganamento di Svoboda (Libertà) è avvenuto grazie al partito filo-tedesco Batkivshina della malversatrice Julia Tymoshenko, attualmente detenuta per appropriazione indebita e frode, che nell'ultima tornata elettorale ha stretto un'alleanza con i nazisti decisamente fruttuosa per questi ultimi che hanno ottenuto ben 37 seggi. Mentre la loro influenza aumenta sempre più, grazie anche al ruolo preminente nelle violente proteste in atto. 

Disinformazione dei media mainstream e «abbagli» di una certa sinistra      

Per descrivere il ruolo mistificatore dei media mainstream in questa vicenda, possiamo ricorrere a quanto espresso dall'autorevole dirigente comunista Pietro Secchia attraverso le colone del settimanale «Rinascita» nel 1950. 

«Non da oggi – scriveva Secchia - la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica. Mai, però, come oggi, il malcostume della stampa capitalista si è manifestato in forme così volgari e abiette. Vi fu un’epoca, agli inizi

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