La guerra, tendenza strutturale del capitalismo

1) Milano 9/3: L'Europa, che non vogliamo
2) La strada della guerra (Jorge Cadima)
3) La nuova strategia di guerra della Nato (Manlio Dinucci)


VEDI ANCHE: 

VIDEO: Il Capro espiatorio

How to Make a Bad Situation Worse
An expert at Berlin's Institute for International and Security Affairs (SWP) is warning against an expansion of German-European military missions…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58725

Wie man schlechte Situationen verschlimmert
Ein Experte der Berliner Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) warnt vor einer Ausweitung deutsch-europäischer Militäreinsätze…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58809


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La UE sta agendo come forza imperialista nei confronti di numerosi Paesi: in medio oriente (Siria), in Africa (la Libia, il Mali, il Centrafrica, etc) e nella stessa Europa orientale (già in Jugoslavia ora in Ucraina e altri paesi ex URSS). Queste azioni sono azioni di guerra, alcune volte palesi altre mascherate, minando la sovranità nazionale, portando morte, miseria e distruzione ai popoli di questi Paesi. Riceviamo e volentieri vi inoltriamo l'invito a questa interessante iniziativa:

L'Europa,
che non vogliamo

domenica 9 marzo 2014
alle ore 15.30
presso la Casa Rossa
via Monte Lungo 2  - Milano
[MM1 Turro]

Relazioni di

Michele D’Arasmo   Ex console onorario di Bielorussia
Spartaco Puttini     Ricercatore
 
seguirà
aperitivo popolare in sostegno alla causa
 
via Monte Lungo 2 – Milano [Metropolitana MM1 Turro]
per info:
cell. 3383899559 - e-mail lacasarossamilano@...
web casa-rossa.blogspot.it


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La strada della guerra

di Jorge Cadima | da “Avante”, settimanale del Partito Comunista Portoghese
Traduzione di Marx21.it

Dall'Ucraina al Venezuela, dall'Africa e dal Medio Oriente ai mari della Cina, si moltiplicano i segnali che la tendenza predominante delle potenze imperialiste è per la guerra generalizzata, l'autoritarismo più violento e il fascismo. Sia attraverso l'aggressione aperta e diretta, sia attraverso gruppi di mercenari al soldo, gli imperialismi in crisi sistemica sono in guerra aperta contro i popoli e in guerra mascherata tra loro, come ancora recentemente ha dimostrato la telefonata della “diplomatica” degli Stati Uniti Victoria Nuland al suo ambasciatore a Kiev. Nella lotta contro governi che si azzardano a dar prova di sovranità, ricorrono a paleo-fascisti, il cui legame diretto con le orde naziste della II Guerra mondiale nessuno può contestare. Come i il fondamentalismo religioso più retrogrado e reazionario è apprezzato in Libia e in Siria, anche l'antisemitismo dei fascisti ucraini diventa “europeo” e “democratico”. La signora Nuland ha confessato in una Conferenza Internazionale delle Trattative patrocinata dalla Chevron (13.12.13) che negli ultimi 20 anni gli USA hanno speso più di cinque miliardi di dollari per sovvenzionare la sovversione in Ucraina. Mentre sono ritirati gli aiuti alimentari ai nordamericani in condizione di fame perché “non hanno denaro”.

Chi pensa che ciò sia un'esagerazione farebbe bene ad ascoltare qualcuno che viene dal cuore del sistema e ne conosce le viscere, sebbene sia oggi un dissidente. Paul Craig Roberts (PCR) ha fatto parte dei governi di Ronald Reagan ed è stato vicedirettore del Wall Street Journal. Oggi scrive che “l'Unione Sovietica rappresentava un ostacolo al potere degli USA. Il collasso sovietico ha consentito l'offensiva neo-conservatrice per l'egemonia mondiale degli USA. La Russia sotto Putin, la Cina e l'Iran sono gli unici ostacoli all'agenda neo-conservatrice. I missili nucleari della Russia e la sua tecnologia militare trasformano la Russia nel più forte ostacolo militare all'egemonia degli USA. Per neutralizzare la Russia, gli USA hanno infranto accordi […], hanno allargato la NATO a parti prima integranti dell'impero sovietico […] e Washington ha modificato la sua dottrina della guerra nucleare per permettere un attacco nucleare iniziale. […] L'esito probabile dell'audace minaccia strategica con cui Washington si sta confrontando con la Russia sarà la guerra nucleare” (14.2.14). Con il titolo “Washington spinge il mondo verso la guerra”, PCR scrive (14.12.13): “la guerra fatale per l'umanità è la guerra con la Russia e la Cina a cui Washington sta spingendo gli USA e gli stati fantocci di Washington nella NATO e in Asia. […] L'unica ragione per cui Washington vuole installare basi militari e missili alle frontiere della Russia è per negare alla Russia la possibilità di resistere all'egemonia di Washington. La Russia non ha minacciato i suoi vicini e […] è stata estremamente passiva di fronte alle provocazioni degli Stati Uniti. Ciò sta cambiando […] ed è evidentemente chiaro al governo russo che Washington sta preparando un attacco iniziale demolitore contro la Russia. […] L'atteggiamento militare aggressivo di Washington nei confronti della Russia e della Cina rivela un'auto-fiducia estrema che solitamente conduce alla guerra”. Sull'Ucraina, scriveva PCR già mesi fa (4.12.13): “L'UE vuole che l'Ucraina aderisca perché l'Ucraina possa essere saccheggiata, come lo sono state la Lettonia, la Grecia, la Spagna, l'Italia, l'Irlanda e il Portogallo. […] Gli USA vogliono l'adesione dell'Ucraina per potervi posizionare basi missilistiche contro la Russia”.

L'ex governante di Reagan non riconosce che l'ostacolo decisivo al bellicismo imperialista è la lotta dei popoli. Ma è più lucido di molti che si dichiarano “di sinistra”, quando avverte la Cina e la Russia contro illusioni e concessioni. “E' poco probabile che la Cina si lasci intimidire, ma potrebbe essere insidiata se la sua riforma economica aprisse l'economia cinese alla manipolazione occidentale” dice PCR (4.12.13), che mette in guardia anche dalla “quinta colonna” di “laureati che gli USA programmano di far tornare in Cina”. Ed è caustico con la tolleranza della Russia e dell'Ucraina “che scioccamente hanno permesso che un grande numero di ONG finanziate dagli USA agissero come agenti di Washington sotto la copertura di “organizzazioni per i diritti umani”, “costruttori della democrazia”, ecc” (14.2.13). Le illusioni sulla natura dell'imperialismo e sul tradimento di aspiranti impiegati ricchi si pagano caro. I popoli del mondo hanno già pagato un prezzo sufficientemente elevato.


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RIUNITI A BRUXELLES I MINISTRI DELLA DIFESA

La nuova strategia di guerra della Nato 

Manlio Dinucci
su Il Manifesto del 28 febbraio 2014

Una Pinotti raggiante di gioia, per la sua prima volta alla Nato (il sogno di una vita), ha partecipato alla riunione dei ministri della difesa svoltasi il 26-27 febbraio al quartier generale di Bruxelles. 
Primo punto all’ordine del giorno l’Ucraina, con la quale –  sottolineano i ministri nella loro dichiarazione – la Nato ha una «distintiva partnership» nel cui quadro continua ad «assisterla per la realizzazione delle riforme». Prioritaria «la cooperazione militare» (grimaldello con cui la Nato è penetrata in Ucraina). I ministri «lodano le forze armate ucraine per non essere intervenute nella crisi politica» (lasciando così mano libera ai gruppi armati) e ribadiscono che per «la sicurezza euro-atlantica» è fondamentale una «Ucraina stabile» (ossia stabilmente sotto la Nato). 

I ministri hanno quindi trattato il tema centrale della Connected Forces Initiative, la quale prevede una intensificazione dell’addestramento e delle esercitazioni che, unitamente all’uso di tecnologie militari sempre più avanzate, permetterà alla Nato di mantenere un’alta «prontezza operativa ed efficacia nel combattimento». Per verificare la preparazione, si svolgerà nel 2015 una delle maggiori esercitazioni Nato «dal vivo», con la partecipazione di forze terrestri, marittime e aeree di tutta l’Alleanza. La prima di una serie, che l’Italia si è offerta di ospitare. 

Viene allo stesso tempo potenziata la «Forza di risposta della Nato» che, composta da unità terrestri, aeree e marittime fornite e rotazione dagli alleati, è pronta ad essere proiettata  in qualsiasi momento in qualsiasi teatro bellico. Nell’addestramento dei suoi 13mila uomini, svolge un ruolo chiave il nuovo quartier generale delle Forze per le operazioni speciali che, situato in Belgio, è comandato dal vice-ammiraglio statunitense Sean Pybus dei Navy SEALs. 

La preparazione di queste forze rientra nel nuovo concetto strategico adottato dall’Alleanza, sulla scia del riorientamento strategico statunitense. Per spiegarlo meglio è intervenuto a Bruxelles il segretario alla difesa Chuck Hagel, che ha da poco annunciato un ridimensionamento delle forze terrestri Usa da 520mila e circa 450mila militari. Ma, mentre riduce le truppe, il Pentagono accresce le forze speciali da 66mila a 70mila, con uno stanziamento aggiuntivo di 26 miliardi di dollari per l’addestramento. Gli Usa, spiega Hagel, «non intendono  più essere coinvolti in grandi e prolungate operazioni di stabilità oltremare, sulla scala di quelle dell’Iraq e l’Afghanistan». È il nuovo modo di fare la guerra, condotta in modo coperto attraverso forze speciali infiltrate, droni armati, gruppi (anche esterni) finanziati e armati per destabilizzare il paese, che preparano il terreno all’attacco condotto da forze aeree e navali. La nuova strategia, messa a punto con la guerra di Libia, implica un maggiore coinvolgimento degli alleati.

In tale quadro il ministro Pinotti ha ricevuto l’onore di avere a Bruxelles un colloquio bilaterale col segretario Hagel che, si legge in un comunicato del Pentagono, «ha ringraziato la Pinotti per la sua leadership e per il forte contributo dell’Italia alla Nato, inclusa la missione Isaf». Hagel ha anche espresso il solenne «impegno di continuare a cercare modi per approfondire la relazione bilaterale con l’Italia». C’è da aspettarsi quindi ancora di più dalla «relazione bilaterale» con gli Usa, oltre agli F-35, al Muos di Niscemi, al potenziamento di Sigonella e delle altre basi Usa sul nostro territorio, all’invio di forze italiane nei vari teatri bellici agli ordini di fatto del Pentagono. Soprattutto ora che ministro della difesa è Roberta Pinotti, la cui «leadeship» ha contribuito a far salire l’Italia al decimo posto tra i paesi con le più alte spese militari del mondo: 70 milioni di euro al giorno, secondo il Sipri, mentre si annunciano nuovi tagli alla spesa pubblica.