(english / italiano)

I comunisti nella Ucraina serva di Bruxelles

1) Petro Simonenko aggredito dalle squadracce nazieuropeiste all'uscita dagli studi della TV di Kiev (16 Maggio 2014)
2) Simonenko accusa la giunta di Kiev e ritira la sua candidatura alle presidenziali denunciando le elezioni come illegittime (15 Maggio 2014)
3) Borotba: ‘Socialist chance for South-East Ukraine’ (By Workers World, May 15, 2014)
4) I sogni incerti di Donetsk (L. Gottardo - su Il Manifesto, 15.5.2014)
5) Vadim Papura, giovane comunista vittima del massacro fascista di Odessa


Leggi anche:

Il PC di Ucraina sta per essere messo fuorilegge? (14 Maggio 2014)
di Fausto Sorini, Segreteria nazionale PdCI, responsabile esteri

Ucraina, comunicato del Pcu sulle persecuzioni verso i comunisti (22 Aprile 2014)

Simonenko. Ucraina ultimo atto (Massimo Zucchetti, 16.5.2014)


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Petro Simonenko, segretario del CC del Partito Comunista d’Ucraina, aggredito dalle squadracce nazieuropeiste all'uscita dagli studi della TV di Kiev

dalla pagina "Con l'Ucraina antifascista", 16 maggio 2014 - https://www.facebook.com/ucrainaantifascista

Le agenzie ucraine comunicano che all'uscita dalla sede televisiva del Primo canale nazionale, dove ha denunciato le elezioni farsa della giunta e dichiarato il ritiro della candidatura, una squadraccia di 30 di uomini armati attendeva il leader comunista.
Simonenko e gli altri compagni sono quindi usciti da una porta secondaria e saliti su un'altra auto, che però è stata raggiunta dagli attentatori che hanno rotto i vetri e lanciato bottiglie molotov. Non si hanno notizie al momento delle condizioni di Simonenko. 
Si tratta di un episodio inaudito, i cui mandanti sono nella Giunta di Kiev! 


Abbiamo ricevuto l'informazione che fortunatamente il compagno Simonenko è scampato all'attentato, anche se altri compagni che lo accompagnavano sono rimasti feriti.
Lo stesso Simonenko ha potuto riportare quanto accaduto in collegamento telefonico con l'emittente "112 Ukraina", dove ha raccontato della fuga e del lancio di molotov contro la sua vettura.
Simonenko ha dichiarato che al momento non possono dichiarare con certezza a chi fanno capo gli attentatori (Svoboda, Pravyj Sektor...) in quanto sono varie le forze a volere l'eliminazione del PCU, tra cui lo stesso governo.
Forniremo appena possibile ulteriori informazioni.

https://www.youtube.com/watch?v=zw_xpiTwIwY


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Simonenko accusa la giunta di Kiev

15 Maggio 2014
Traduzione di Flavio Pettinari per Marx21.it


Lunedì 12 maggio, il giorno dopo il referendum a Donetsk e Lugansk che ha sancito l’autonomia delle due regioni, si è tenuta la riunione dei capigruppo del parlamento ucraino. Tale riunione è stata la prima dopo il 9 maggio, quando a Mariupol, durante i festeggiamenti del Giorno della Vittoria, le truppe golpiste di Kiev hanno compiuto una strage di civili.

Riportiamo gli estratti dell’intervento di Petro Simonenko, che ha duramente attaccato la giunta e il suo “presidente ad interim” Turchinov, il quale dopo i primi tentativi di interrompere Simonenko ha assistito in silenzio alle accuse del leader comunista.

Il 13 maggio, Turchinov ha pubblicamente dichiarato dalla presidenza del Parlamento, interrompendo l’intervento di Simonenko, il suo personale impegno presso il Ministero della Giustizia, per la messa al bando del Partito Comunista d’Ucraina.

Il video di questo intervento di Simonenko è stato rilanciato in massa sui social network e su Youtube, dove al momento ha ottenuto (nonostante continue rimozioni) centinaia di migliaia di visualizzazioni.


Stimati colleghi, a proposito di quanto sto per dire sui fatti di Mariupol: dovete capire che io ho lavorato là e conosco molte persone. Quello che è stato detto dal signor Turchinov, non è affatto vero. Non c’è neanche un parola di verità. A Mariupol sono stati fucilati cittadini pacifici, è stato un omicidio di massa, si nasconde il reale numero dei morti e le vittime sono soprattutto tra la popolazione civile. […] Sono stati uccisi cittadini pacifici, nessuno dei quali è stato visto armato. […] Quindi, la prima cosa richiesta oggi dal Partito Comunista, è fermare l’operazione terroristica contro il popolo. Voi avete dichiarato terroristi 7 milioni di cittadini che vivono nelle regioni di Donetsk e Lugansk. Queste persone ieri (l’11 maggio, NdT) sono uscite in massa a partire dalle 6 di mattina, hanno fatto la fila per prendere parte al voto contro il potere di Kiev, contro questo regine, contro la vostra politica. […]

Questa vostra politica ha portato a perdere la Crimea. Adesso la vostra politica sta portando al rifiuto categorico di 7 milioni di abitanti ucraini, che rappresentano il 30% del prodotto interno lordo, di un futuro comune con l’Ucraina. Questo è quello a cui bisogno rispondere, a cui bisogna pensare […] Se anche Der Spiegel informa che mercenari americani operano sul territorio dell’Ucraina orientale – non lo diciamo noi comunisti, lo dicono i tedeschi, ancora una volta voglio sottolinearlo - il compito immediato di Kiev è di fermare immediatamente le operazioni antiterroristiche contro il popolo ucraino, fermare questa guerra che è stata messa in atto per le vostre ambizioni di potere. Non voglio discutere della miriade di altre questioni, tuttavia mi sembra strano: perché a Dnepropetrovsk, sul conto del vostro capo (l’oligarca Kolomojskij, governatore della regione, NdT), non aprite procedimenti penali per separatismo? Si tratta di una flagrante violazione della costituzione, si farà un referendum per cambiare la struttura amministrativa dell’ucraina, ma voi tacete. Colui che avete nominato organizza un referendum, come quello nel Donbass, e voi non parlate, non dite che sono terroristi. Gli avete dato la possibilità di formare un gruppo militare, uno squadrone della morte, che si chiama “Dnepr”, gente che usa le armi e ammazza le persone. Ma state sempre zitti, anche sul fatto che li pagano per uccidere. Quindi richiedo ancora una volta a nome del Partito Comunista: fermate questa guerra contro il popolo ucraino.

Molto tempo fa abbiamo proposto, dall’inizio, e non avete voluto ascoltarci, di tenere il referendum affinché il popolo ucraino scegliesse il vettore dell’integrazione economica estera, per risolvere pacificamente tutte le questioni. Voi avete preferito la guerra. Non avete giocato alla guerra da bambini?? State spargendo sangue, per tutta l’Ucraina. E nascondete il numero reale delle persone uccise, di quelle bruciate vive a Odessa e di quelle assassinate a Mariupol. […] Guardate, noi comunisti siamo per l’integrità dell’Ucraina. Però l’Ucraina perderà altre due regioni. Io propongo, immediatamente, in questa settimana, di prendere la decisione sulla federalizzazione dell’Ucraina. Per salvaguardare l’integrità ucraine e per mantenere all’interno dell’Ucraina anche le regioni di Donetsk e Lugansk. […]

Tra non molto diventerà chiaro e noto chi, su quali indicazioni e per quale motivo, ha sparato sul Majdan […] Noi abbiamo già preparato un appello alla corte internazionale e sottoporremo questo documento al Parlamento. Mostrate almeno una perizia medico-legale! Fino ad oggi non è stata mostrata neanche una perizia medico-legale. Voi non volete indagare su questi fatti, e per motivi che a noi sono ben chiari.

Inoltre, voglio chiedere un’altra cosa. Fermate la guerra informativa contro il popolo ucraino. Ieri, di tutto quello mostrato sui fatti Mariupol, non c’era un grammo di verità. Gli abitanti del luogo dicono: “Gente, è completamente l’opposto da quello che succede qui in città”. Mentre i canali televisivi, come su ordinazione, mostrano tutti la stessa cosa. Prima sparano sulla popolazione civile e pacifica, poi mostrano tutto come un gesto di benevolenza del governo nella lotta per gli interessi del popolo ucraino. Quindivogliorivolgermiancoraunavoltaalgoverno. Ilsig. Eremov ha presentato dei progetti di legge che mi lasciano di stucco. Nessun progetto di legge a favore del popolo ucraino è stato adottato. Guardate: il debito sui salari arretrati è aumentato. Nessuno, da parte degli organi statali, controlla il pagamento degli stipendi arretrati ai lavoratori. Inoltre, il debito sugli arretrati del mese di aprile è cresciuto del 12,8%. La grivna è svalutata del 60%. Non viene presa nessuna misura per proteggere la gente comune da una tale svalutazione della grivna. Ancora: il prezzo della benzina è cresciuto di molto, il lavoro primaverile sui campi non lo controlla nessuno. Intanto c’è la tirannia delle strutture commerciali, che approfittano di questa situazione per arricchirsi.


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dalla pagina "Con l'Ucraina antifascista", 16 maggio 2014 - https://www.facebook.com/ucrainaantifascista

Petro Simonenko, segretario del Partito Comunista d'Ucraina e capogruppo comunista al parlamento, ha ufficialmente comunicato, pochi istanti fa, di ritirare la candidatura alle elezioni presidenziali del 25 maggio.
Oltre a mettere in dubbio la legittimità di queste elezioni, i comunisti denunciano le operazioni terroristiche messe in atto dal governo, le provocazioni contro il Partito Comunista d'Ucraina e il disastro economico prodotto dalle politiche della giunta.
Simonenko ha richiamato i militanti del partito alla vigilanza e ad essere pronti ad ogni evenienza.

La decisione, presa in giornata dagli organismi dirigenti del partito dopo la discussione degli ultimi giorni, è stata comunicata da Simonenko durante un dibattito in diretta sul Primo Canale Nazionale. Quindi la denuncia dei comunisti contro le elezioni della giunta ha potuto raggiungere milioni di ucraini.

Simonenko è il quarto candidato a ritirarsi dalla corsa per le presidenziali. Considerando i 3 milioni di voti del Partito Comunista e il numero degli iscritti, la rinuncia di Simonenko avrà un'enorme ripercussione non solo nelle zone operaie e nelle regioni dove il partito è maggiormente radicato, ma in tutto il paese.


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http://www.workers.org/articles/2014/05/15/borotba-socialist-chance-south-east-ukraine/

Borotba: ‘Socialist chance for South-East Ukraine’

By Workers World staff on May 15, 2014

Workers World is sending out this statement by one of the leaders of Union Borotba (Struggle) as a service in order to provide a brief socialist overview of the struggle in southeast Ukraine.

Borotba is an openly Marxist organization, formed in 2011, that has been deeply involved in the struggle in Ukraine. It was driven out of Kiev by the Right Sector after a fascist-led coup overthrew the Viktor Yanukovych government. Borotba has helped to organize resistance to the reactionary forces in Kharkov, Odessa and other cities.

The organization has suffered casualties and one of its members was killed in the Odessa massacre. It has recently moved to go underground after learning of measures by Kiev for a campaign of repression against the organization.

By Victor Shapinov
Union Borotba (Struggle)

Vyacheslav Ponomarev, the people’s mayor of Slavyansk, said that the city’s industry will be nationalized.

“So that no one has any illusions, I want to say that the entire industry in the city will be nationalized. We cannot leave the industrial potential of the city in the hands of unscrupulous businessmen,” said the people’s mayor.

The largely spontaneous anti-capitalist orientation of the Antimaidan activists who have created the Donetsk and Lugansk people’s republics is not surprising. The largest owner-oligarchs were customers, sponsors and the main “beneficiaries” of the Euromaidan [the pro-West demonstrations beginning last November that opposed the government of Viktor Yanukovych, eventually dominated by the ultraright]. Capitalist oligarchs such as Igor Kolomoysky, Dmytro Firtash, Sergei Taruta and, to a lesser extent, Rinat Akhmetov, funded the Euromaidan and promoted it in their media. When the Euromaidan won, those who previously governed the country indirectly through the administration of Yanukovych got direct control, including appointments as the governors of key areas.

Moreover, as it turns out, the oligarchy’s aid not only led to the victory of the ultranationalists and Euromaidan, but they tried to influence the resistance movement to the new government — the so-called Antimaidan.

As Pavel Gubarev, people’s governor of the Donetsk region, stated recently, Rinat Akhmetov paid a number of Antimaidan activists so that they “sat quietly” and “merged” protest. “All the activities of Akhmetov were aimed to drain people’s anger, and it all turned out well in Dnepropetrovsk. Oligarch Kolomoysky did it because there is a bit of pro-Ukrainian sentiment stronger than in the Donbass,” said Gubarev in an interview with Rossiyskaya Gazeta. [http://tinyurl.com/p7c4qwo]

The oligarchy has sponsored the development of various neo-Nazi groups and their union under the brand “Right Sector.” Oligarchs indirectly finance them and the acknowledged leader of the Right Sector, Dmitry Jaros, told the media: “We do not mind if they (the oligarchs) fund our army.” Billionaire Igor Kolomoysky has shown special zeal, publicly meeting with Jaros and “headhunting” the militias of the southeast, offering $10,000 for a captured “saboteur.”

Thus, the very logic of the struggle is pushing the activists of the southeast into the camp of anti-capitalism. Participating in the Antimaidan movement in Kharkov and Odessa, I have seen how the popular masses have awakened to slogans indicting the oligarchy.

Sergei Kirichuk, one of the leaders of the Kharkov Antimaidan and coordinator of the socialist movement Borotba, also emphasizes the social agenda of the southeast movement: “People here in the southeast raised demands for their socioeconomic rights. There is a very serious anti-oligarchic, anti-capitalist component to these protests,” says Kirichuk, who now finds himself in exile.

Characterizing the funding of the Antimaidan, Kirichuk says: “The movement in the southeast, in its technical equipment and financial support, cannot be compared with the Maidan. Victoria Nuland said that the U.S. has spent $5 billion to ‘promote democracy’ in Ukraine. And in the east of Ukraine the protest movement shows no strong financial support. At least in the cities where we were active — in Kharkov and Odessa — I have seen no funding from the Russians or the Putin administration. And on the political landscape, we have not seen any people who have helped and financed this movement.”

I can confirm these words of Sergei: In Kharkov, we produced leaflets with our own money, with a total circulation of about 100,000 copies. We gathered small private donations. Ten thousand posters were pasted up to boycott the elections scheduled by the Kiev junta. At the monument to Lenin, there was a box for donations to assist the Defenders of Kharkov and the wounded. The Antimaidan organizers used the small basement office of Borotba. That’s all for the “financing” of Antimaidan. I do not exclude that some crooks collected large amounts using the movement’s name, but activists have not seen any of it.

Gubarev paints the same picture of the Donetsk Antimaidan: “In the militia there are different people. Miners and former officials, advertisers, my companions. … But what they have in common is that they are honest about money. They mortgaged their property, and they took the money and invested it in the movement when we had financial difficulties. They spent their own money.”

This is also a contrast: On one side, ultranationalist militants with great financing and gear, and on the other, workers, students and unemployed activists. When our comrades of Borotba seized Right Sector documents in the Kharkov Regional State Administration, among them were bank cards and checks. They testified that the boy from the village, a student at the Institute of Physical Education, has an amount of $10,000. [http://tinyurl.com/mn5r38a]

I emphasize again that there were no anti-oligarchic or even social slogans among the Euromaidan. A few leftists who wanted to “be with the people” and foolishly went among the Euromaidan were beaten and expelled in disgrace by the ultras dominant there. These neo-Nazis, once hooked on oligarchic funding, immediately forgot about their demagogic “anti-capitalism.”

This union of oligarchs and Nazis comes as if descended directly from the pages of history books, as does the union of anti-fascist and anti-capitalist slogans by opponents of the Kiev junta.

“Fascism is the open terrorist dictatorship of the most reactionary, most chauvinistic, most imperialist elements of finance capital. … Fascism is not a supraclass power and not the power of the petty bourgeoisie and lumpenproletariat over financial capital. Fascism is the power of financial capital. It is an organization of terrorist reprisals against the working class and the revolutionary section of the peasantry and the intelligentsia. Fascism in foreign policy is chauvinism in its crudest form, cultivating xenophobic hatred against other nations,” according to the classic definition of fascism formulated by Georgi Dimitrov. And what is happening in Ukraine today fully fits this definition.

The owner of Privat, Kolomoysky, is a living symbol of financial capital. The terrorist violence of Kolomoysky’s private armies, hastily hammered together from far-right militants, was seen by all in the media.

It is no accident that the proponents of the Maidan demolished monuments to Lenin while its opponents protect them. In this sense there is a deep class divide. And if you are looking for the seeds of socialism somewhere in Ukraine — it is in the movements in the southeast.

Of course, the Donetsk and Lugansk people’s republics will not be socialist. It is likely that part of the large and medium-sized businesses will retain their positions. To try to grab them and Russian corporations would be labelled “bad.” But at the “bottom,” the creation of the people’s republics, the experience of the anti-fascist, anti-imperialist and anti-oligarchic mass struggle, has undoubtedly moved not only southeast Ukraine, but also the entire post-Soviet space, to the left.

To those who did not see the progressive and even revolutionary content of events in the southeast, Lenin addressed these words:

“To imagine that social revolution is conceivable without revolts by small nations in the colonies and in Europe, without revolutionary outbursts by a section of the petty bourgeoisie with all its prejudices, without a movement of the politically non-conscious proletarian and semi-proletarian masses … to imagine all this is to repudiate social revolution. So one army lines up in one place and says, ‘We are for socialism,’ and another, somewhere else says, ‘We are for imperialism,’ and that will be a social revolution! … Whoever expects a ‘pure’ social revolution will never live to see it. Such a person pays lip-service to revolution without understanding what revolution is.

“The Russian Revolution of 1905 was a bourgeois-democratic revolution. It consisted of a series of battles in which all the discontented classes, groups and elements of the population participated. Among these there were masses imbued with the crudest prejudices, with the vaguest and most fantastic aims of struggle; there were small groups which accepted Japanese money, there were speculators and adventurers, etc. …

“The socialist revolution in Europe cannot be anything other than an outburst of mass struggle on the part of all and sundry oppressed and discontented elements. Inevitably, sections of the petty bourgeoisie and of the backward workers will participate in it — without such participation, mass struggle is impossible, without it no revolution is possible — and just as inevitably will they bring into the movement their prejudices, their reactionary fantasies, their weaknesses and errors.” (From “The Discussion on Self-Determination Summed Up,” July 1916)


=== 4 ===

http://ilmanifesto.it/i-sogni-incerti-di-donetsk/

I sogni incerti di Donetsk 

di Lorenzo Gottardo - su Il Manifesto, 15.5.2014

Ucraina . «Non accettiamo i fascisti di Kiev che non riconoscono il nostro diritto all’autonomia»

Tra i mani­fe­stanti che vivono negli edi­fici occu­pati di Done­tsk, che man­giano, dor­mono e a turno mon­tano la guar­dia sulle bar­ri­cate, ci sono molti gio­vani, ragazzi che di pro­pria ini­zia­tiva hanno intra­preso la strada dall’incerto futuro della pro­te­sta armata. Adesso, con una situa­zione in perenne cam­bia­mento tra esca­la­tion e ten­ta­tivi diplo­ma­tici, atten­dono impo­tenti lo svi­luppo degli eventi, ben sapendo che la scelta degli uomini che li gui­dano, da set­ti­mane, dipen­derà non solo la soprav­vi­venza della Repub­blica popo­lare di Done­tsk, ma soprat­tutto il loro futuro. Tre di que­sti ragazzi col tempo sono diven­tati famosi tra gior­na­li­sti, curiosi e occi­den­tali venuti qui da ogni parte del mondo per seguire l’evolversi degli eventi.

Naruto, Vla­di­mir e Tatiana sono spesso insieme e hanno la carat­te­ri­stica di par­lare un inglese abba­stanza scor­re­vole; hanno anche la voglia, il desi­de­rio di spie­garsi, di rac­con­tare la rivolta di cui sono ormai la voce. Testi­mo­nianza reale, spesa tra bar­ri­cate e spe­ranze. Le voci in grado di spie­gare quali ideali ani­mano il movi­mento indi­pen­den­ti­sta. Naruto ha 27 anni, espe­rienze lavo­ra­tive sia in Ucraina sia all’estero, è anche quello che in que­sta situa­zione ha più da per­dere: da qual­che anno è spo­sato con una ragazza che ora è incinta e aspetta il loro primo figlio; il pen­siero di tra­scor­rere i pros­simi anni in una pri­gione di Stato lon­tano dalla fami­glia che si è appena costruito, comin­cia dav­vero a spa­ven­tarlo. Vla­di­mir e Tatiana invece sono più gio­vani di qual­che anno. Meno espe­rienza e un’aria più scan­zo­nata, di chi vive tutto quanto sta acca­dendo in modo meno deter­mi­nato. Tirano avanti con lavo­retti sal­tuari e per ora vivono ancora a casa dei geni­tori, non sanno cosa acca­drà in futuro e non vogliono fare pro­grammi. L’unica cosa di cui sono certi è che la loro vita non sarai mai più la stessa.

Sono ragazzi tra loro molto diversi, ma il motivo per cui com­bat­tono è lo stesso. «Da vent’anni a que­sta parte i governi che si sono suc­ce­duti uno dopo l’altro non hanno fatto altro che per­se­guire la crea­zione di uno spi­rito nazio­nale che tenesse unita l’Ucraina e allon­ta­nasse il ricordo del comu­ni­smo, uno spi­rito nazio­nale che in realtà non può esi­stere per­ché il nostro paese, nes­suno può negarlo, è for­mato da tante pic­cole comu­nità indi­pen­denti ognuna con una pro­pria diversa cul­tura. Ma la cosa peg­giore è che lo hanno fatto a danno della nostra libertà indi­vi­duale, delle nostre tra­di­zioni, della nostra lin­gua. Prima ci hanno impo­sto le loro scelte eco­no­mi­che che hanno por­tato il dis­se­sto finan­zia­rio e la dis­soc­cu­pa­zione nella regione e poi ci hanno impo­sto pure l’uso della lin­gua ucraina. La mia fami­glia ha sem­pre par­lato russo, io ho sem­pre par­lato russo, per­ché mai dovrei accet­tare senza nem­meno pro­te­stare che a mio figlio venga inse­gnata la lin­gua che parla la gente nell’ovest?», dice Naruto, men­tre osserva Tatiana com­ple­tare un grande graf­fito in nero e aran­cione che raf­fi­gura le bar­ri­cate ed un gruppo di patrioti sol­le­vare in alto la bandiera.

Poi con­clude: «Noi in prin­ci­pio non era­vamo con­tro Euro­ma­j­dan, all’inizio l’abbiamo per­fino appog­giata, poi però quelli di Set­tore Destro ne hanno preso il con­trollo e a quel punto tutto è cambiato…Il paese è cor­rotto, que­sto è vero, e biso­gna fare asso­lu­ta­mente qual­cosa per cam­biarlo, ma non siamo dispo­sti ad accet­tare la dit­ta­tura di un governo fasci­sta che difende gli inte­ressi di Kiev e non rico­no­sce il diritto delle regioni ad avere una pro­pria autonomia».

E Vla­di­mir che un poco in disparte lo ascolta con atten­zione aggiunge: «Ci sarebbe poi da par­lare anche di Yanu­ko­vich. L’ex pre­si­dente era sicu­ra­mente cor­rotto, ma prima di lui lo erano anche Tymo­shenko e Yushenko, eppure loro oggi ven­gono con­si­de­rati degli eroi, men­tre lui che era il nostro uomo, che veniva dalla nostra terra, è dovuto scap­pare altri­menti l’avrebbero ammaz­zato come un cane»

Per que­sti ragazzi il futuro è qual­cosa d’incerto e lon­tano: ora è il momento di pen­sare al pre­sente e non a quanto potrebbe acca­dere: ora è il momento di com­bat­tere per la Repub­blica popo­lare di Done­tsk. «Non so come finirà que­sta sto­ria. Forse entre­remo a far parte della Fede­ra­zione russa o forse diven­te­remo un pic­colo Stato indi­pen­dente che nes­suno vuole rico­no­scere. In ogni caso, non trat­te­remo col governo di Kiev, non dopo i morti di Odessa, non dopo i morti di Mariu­pol. Il tempo delle parole è pas­sato, ora è il tempo di agire», dice Naruto prima di cal­carsi sulla testa il cap­puc­cio e tor­nare tra le barricate.


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Vadim Papura, giovane comunista vittima del massacro fascista di Odessa

6 Maggio 2014

Riceviamo dai compagni del Partito Comunista di Ucraina

Una notizia che ci riempie di dolore.
Un abbraccio ai familiari di Vadim
e ai compagni del Komsomol ucraino.

Il 2 maggio, nella Casa dei Sindacati di Odessa, è stato tragicamente ucciso il nostro compagno Vadim Papura.

Il diciassettenne Vadim era tra coloro che non sarebbero usciti vivi dal rogo della Casa dei Sindacati.

Studente al primo anno dell'Università Nazionale di Odessa Mechnikov, attivista del Komsomol e del Partito Comunista d'Ucraina, quel giorno si trovava nel Campo di Kulikovo. Quando arrivò la notizia che ultras si muovevano in quella direzione, non volle scappare e assieme agli altri compagni si è rifugiato nella Casa dei Sindacati.

Secondo le parole dela mamma Fatima, Vadim partecipava ad ogni possibile manifestazione e assemblea per le sue idee. Quella del 2 maggio è stata l'ultima.

"Mio figlio è morto in quella terribile notte. Non aveva ancora 18 anni. Era lì per lil suo ideale e i suoi principi. E ora non c'è più. Quando hanno dato fuoco alla Casa dei Sindacati, lui era lì dentro. Provando a scappare dal fuoco è caduto dalla finestra. Il mio bambino era là steso a terra con la testa sanguinante".

Не забудем, не простим!
Вечная память Вадиму.