Femmine in vendita

Siamo stati abituati negli ultimi anni alla strumentalizzazione del sentimento femminista a fini di propaganda bellica: basti pensare alle notizie false sugli stupri di massa pianificati, o "etnici", in Bosnia, fatte circolare dall'allora Ministro degli Esteri bosniaco-musulmano Haris Silajdzic per sabotare la Conferenza di Pace di Ginevra (1993). La più recente versione del "femminismo di guerra" è la prostituzione delle FEMEN, gruppo di donne ucraine che si spogliano davanti agli obiettivi delle agenzie di stampa occidentali esibendo messaggi di odio. Due casi dovrebbero destare più sconcerto degli altri: (1) a Odessa il 2 maggio scorso, una di queste mercenarie si è fatta immortalare in aria di sfida mentre alle sue spalle i suoi camerati bruciavano vive decine di persone dentro la Casa dei Sindacati ( http://donneinrosso.wordpress.com/2014/05/18/femen-un-travestimento-firmato-imperialismo/ ); (2) al Museo delle Cere di Parigi il 5 giugno scorso la statua di cera di Vladimir Putin è stata accoltellata con goduria da una signora seminuda che non gradiva la presenza del presidente russo alle celebrazioni per il D-Day ( http://www.krone.at/Welt/Femen-Aktivistin_attackiert_Putin-Wachsfigur-Barbusiger_Anschlag-Story-407097 ). Gli articoli di seguito consentono maggiori approfondimenti su questo fenomeno per nulla spontaneo delle "spogliarelliste con l'elmetto". (a cura di Italo Slavo)

1) Femen: un travestimento firmato imperialismo (18/5/2014)
2) Il Pdci sul documentario sulle Femen presentato al Biografilm Festival (7/6/2014)
3) Com'è che le ragazze a seno nudo di Femen prendono mille euro al dì? (15/3/2013)
4) Femen: rivelazioni veramente scandalose (22/9/2012)


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http://donneinrosso.wordpress.com/2014/05/18/femen-un-travestimento-firmato-imperialismo/

Femen: un travestimento firmato imperialismo

Pubblicato su  18 maggio 2014 da Donne in rosso

di Milena Fiore

Nei mesi scorsi il gruppo Femen, accreditato in Occidente come gruppo femminista all’avanguardia della lotta contro il patriarcato e il fascismo (sono servite a legittimarle alcune azioni dimostrative contro il Fronte nazionale in Francia), è stato parte attiva del movimento contro il governo ucraino, sfociato nel colpo di Stato fascistoide di piazza Majdan. Altrettanto mediatiche sono state le loro performance contro l’immagine del presidente Jankovic: performance caratterizzate non solo da una volgarità estrema ma da un vero e proprio imbarbarimento della lotta politica, segnate da quella umiliazione del nemico che abbiamo già visto nelle foto – certo più drammatiche – di Guantanamo e Abu Ghraib  (per vedere le immagini clicca qui…). Si tratta di metodi e forme di lotta che sono lontani anni luce dalle pratiche del movimento delle donne e che condanniamo sia come femministe che come antifasciste.

A questo proposito. particolare ribrezzo suscita la foto di una componente del gruppo in posa a Odessa, davanti alla sede del sindacato in fiamme, mentre decine di antifascisti venivano arsi vivi e massacrati.

Pensiamo che davanti a queste finte realtà “radical”, che servono ad accreditare a sinistra gruppi apertamente al servizio dell’imperialismo, occorra tenere sveglio il senso critico e denunciare appropriazioni indebite del patrimonio del femminismo e dell’antifascismo da parte di chi ne fa un uso solo strumentale finalizzato a ben altri scopi.

Dalla pagina facebook Premio Goebbels per la disinformazione (https://www.facebook.com/premiogoebbels):

“Le #Femen vengono dipinte in occidente come un gruppo di femministe coraggiose che sfoggiano le loro forme per combattere il maschilismo e l’oppressione patriarcale. In Francia e in altri paesi UE si sono spacciate anche per “antifasciste”, dopo aver protestato contro alcuni raduni del Fronte Nazionale e di altri gruppi di estrema destra. In realtà, in Ucraina, il loro paese d’origine, sono forti e provati i contatti che legano il gruppo fondatore delle Femen ai gruppi neonazisti Svoboda e Right Sector. La foto in alto è stata scattata ad Odessa, durante il rogo nazista contro la Casa dei Sindacati, in cui hanno perso la vita decine, forse centinaia, di persone. Quelle in basso, invece, ritraggono le Femen accanto ad esponenti di Svoboda.”

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http://pdcibologna.blogspot.it/2014/06/il-pdci-sul-documentario-sulle-femen.html

sabato 7 giugno 2014

Il Pdci sul documentario sulle Femen presentato al Biografilm Festival

Arriva oggi a Bologna, all'interno del Biografilm Festival, il film sulle Femen, un collettivo femminista ucraino, molto pubblicizzato da tutti i media.
Il Pdci mette in guardia lavoratori e studenti da questo mezzo di propaganda politica al servizio di interessi euro-atlantici.

Il curriculum delle Femen mostra ormai anche ai più disinformati di  quali sostegni internazionali disponga questo gruppo. Solo un silenzio colpevole dei grandi media impedisce che queste informazioni siano rese disponibili al grande pubblico.
 
Come documenta il sito Marx 21 (di cui alleghiamo i link alla fine) queste attiviste vengono pagate1'000 euro al mese (il triplo di quello che prende un lavoratore ucraino), organizzano proteste a Parigi che costano 1'000 euro al giorno a testa. I finanziamenti sembrano arrivare dal miliardario tedesco Helmut Geier, dall’imprenditrice tedesca Beate Schober e dall’uomo d'affari americano Jed Sunden.
 
Negli ultimi mesi si sono caratterizzate per il sostegno al colpo di stato in Ucraina messo in atto dai nazi-fascisti presenti in Piazza Maydan e dalla loro presenza a Odessa, dove i nazisti hanno bruciato vive decine di persone dentro la Casa dei Sindacati (dopo aver struprato le donne).
 
Ci permettiamo un'ultima osservazione. Il documentario si intitola "L'Ucraina non è un bordello". Non possiamo che osservare che l'Ucraina lo è diventata quando le conquiste del socialismo sono state gettate via dai nuovi padroni di Kiev, i grandi capitalisti, per i quali tutto è una merce da vendere e da comprare, compreso il corpo e la dignità di donne gettate sul lastrico dalla contro rivoluzione dell''89.



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http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/21943-come-che-le-ragazze-a-seno-nudo-di-femen-prendono-mille-euro-al-di.html

Com'è che le ragazze a seno nudo di Femen prendono mille euro al dì?

di Luigi De Biase | da il Foglio
del 15 marzo 2013

L’ultima azione è stata martedì all’ingresso di San Pietro e c’è voluta la polizia per fermare le ragazze di Femen, il gruppo che protesta ormai da tempo senza vestiti in ogni grande città d’Europa. In Vaticano erano in due, si sono tolte le magliette, hanno mostrato la scritta “No more Pope” stampata sulla pancia e si sono messe a sventolare un fumogeno color porpora: un vigile ha cercato di coprirle con il giaccone e lo sforzo è stato vano, così è servito qualche agente per convincerle a salire su una camionetta con maniere un po’ meno galanti. Non è la prima volta che le Femen si spogliano a Roma, lo hanno fatto nel 2011 per chiedere la fine del governo Berlusconi e sono tornate adesso che il Conclave si riunisce per eleggere il Papa, insomma, non si può dire che siano a corto di senso della notizia. A Parigi, la città che ospita il loro “centro d’addestramento”, le ragazze sono trattate come le celebrità, come una piccola avanguardia del femminismo chic, e forse è per questo che il proprietario di un teatro nel quartiere del Goutte d’Or ha deciso di ospitarle senza chiedere un euro d’affitto (Goutte d’Or non è il posto in cui passare un weekend romantico, ma è sempre meglio di niente).
In Ucraina, il paese in cui le Femen sono nate, hanno un’opinione diversa. Lo scorso autunno una reporter del canale tv 1+1 s’è arruolata nel gruppetto per un mese e ha trovato notizie interessanti (per farlo s’è dovuta immedesimare, ha anche partecipato a qualche azione senza reggiseno, come ha poi raccontato alle telecamere). Una riguarda gli interessi del gruppo: a quanto sembra l’attività delle Femen è ben retribuita, ogni dimostrante ha uno stipendio di mille euro al mese e chi lavora nella sede di Kiev arriva a 2.500 (il salario medio in Ucraina non supera i 500 euro). Le spese a Parigi sarebbero più alte, si parla di mille euro al giorno per ogni ragazza, e la reporter di 1+1 dice di avere le idee chiare anche sull’origine di quella fortuna: Femen avrebbe rapporti solidi con un uomo d’affari americano con molti interessi a Kiev, un certo Jed Sunden, e con due ricconi tedeschi.

In effetti il gruppo è ben organizzato, ha punti d’appoggio in tutta Europa e si pensa che presto ne avrà anche in Canada, negli Stati Uniti, in Brasile e in Israele. La prima protesta è stata nel 2008 ed era contro la prostituzione giovanile, ma in poco tempo le Femen hanno cominciato a occuparsi di politica, di fede e persino di economia, prima in Ucraina e poi all’estero. Il problema è che nessuno ha mai capito bene quale sia il punto delle loro azioni (una volta hanno rincorso il patriarca russo sulla pista dell’aeroporto di Kiev). A volte i loro annunci somigliano un po’ ai messaggi dei ribelli ceceni: cinque anni fa c’erano soltanto tre studentesse ucraine, Anna, Oksana e Inna, nel giro di due anni le attiviste sono diventate 320, “venti in topless e trecento completamente vestite”, come diceva una nota del gruppo, ma lo scorso autunno le tre ambasciatrici hanno annunciato di avere un esercito con oltre cento militanti pronte a togliersi i vestiti da Londra a Roma in nome della libertà. E’ così che Femen è diventato il club femminista più influente d’Europa, almeno sul piano dell’immagine. La loro società ha una pagina Facebook con migliaia di contatti, un account su Twitter, un sito internet in tre lingue diverse: lì si trovano filmati, interviste, magliette (25 euro), colori per il corpo (un kit 70 euro), felpe, tazze e cappelli (dai 20 ai 60 euro). Il 7 marzo, alla vigilia della giornata delle donne, un libro con la storia di Femen è arrivato sugli scaffali delle librerie francesi e ci sono state feste e brindisi al teatro di Goutte d’Or. Naturalmente esistono anche i problemi, gli arresti, le denunce e le minacce, soprattutto per le proteste in Ucraina, in Russia e in Bielorussia. Ma quando le cose si mettono male, c’è sempre qualcuno pronto a chiamarle “dissidenti”.

© - FOGLIO QUOTIDIANO


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http://italian.ruvr.ru/2012_09_22/FEMEN-rivelazioni-veramente-scandalose/

FEMEN: rivelazioni veramente scandalose

Vladimir Sinelnikov

22 settembre 2012

Una giornalista di un canale televisivo ucraino è riuscita ad infiltrarsi nel controverso movimento femminista FEMEN.

La ragazza è entrata a far parte dell'organizzazione, dichiarandosi convinta sostenitrice delle loro idee e partecipava personalmente alle azioni di protesta in topless, registrando il tutto con una telecamera nascosta. Si è scoperto che dietro gli ideali di emancipazione femminile in realtà ci sono finanziatori dell’Europa e degli Stati Uniti.
Per smascherare FEMEN la giovane giornalista si è dovuta “sacrificare” partecipando alle loro azioni in topless. Per settimane era stata addestrata per come tenere un comportamento aggressivo e come attrarre l'attenzione dei giornalisti fingendo di essere una vittima innocente del “sistema sessista”. Cosa più importante le è stato insegnato come mostrare davanti la telecamera il suo seno.
Il debutto in topless della giornalista è avvenuto a Parigi dove FEMEN aveva recentemente aperto un nuovo ufficio di rappresentanza. Alcune attiviste hanno organizzato una manifestazione nel loro stile mostrando il seno davanti il centro culturale islamico parigino. La giornalista era terrorizzata, respirava l’odio della gente che sentiva derisa la propria fede:
L'azione dimostrativa si sta svolgendo presso un centro culturale islamico e riteniamo che la folla sia pronta ad assalirci, ci salvano solo le telecamere dei giornalisti.
Il viaggio a Parigi è stato pagato direttamente dal movimento FEMEN alla giornalista. I biglietti d’aereo, le camere d'albergo, il taxi e i pasti erano stati quantificati in 1.000 euro al giorno, a parte ma sempre a “costo zero” le spese per gli estetisti e la cosmetica.
Inoltre si è scoperto che le attiviste di FEMEN sono pagate almeno un migliaio di dollari al mese, quasi tre volte il salario medio ucraino. Inoltre il personale a Kiev guadagna circa 2.000 dollari al mese mentre quello della sede parigina diverse migliaia di euro al mese.
Chi così generosamente finanzia questo movimento e quale sia lo sponsor che pubblicizzano le ragazze mostrando il loro seno, rimane avvolto nella nebbia, come si suol dire “mistero della fede”. Si possono solo fare delle ipotesi. La giornalista suggerisce che alcune note persone si sono incontrate con le leader del movimento. Si tratta del miliardario tedesco Helmut Geier, l’imprenditrice tedesca Beate Schober e l’uomo d'affari americano Jed Sunden. L’ultimo sponsor delle FEMEN forse è Wikipedia.