(makedonski / shqipe / english / italiano)

Grande Albania: una leadership criminale 

1) N.A.T.O. SUPREME ALLIED COMMANDER EUROPE VISITS KOSOVO
2) Rapporto Williamson scopre l'acqua calda: i leader dell’Uçk accusati di crimini contro l’umanità (Internazionale / C. Perigli / G. Pisa)
3) Macedonia: scontri e tensione altissima tra la minoranza albanese e le altre comunità (Enrico Vigna) / Riorganizzazione dell' UCK macedone: Спремни сме со сите капацитети да помогнеме на нашите браќа во Бившата Југословенска Македонија
4) I tagliatori di teste schipetari dell'ISIS


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NATO's Top Military Commander Inspects Kosovo
Posted by: "Rick Rozoff"
Date: Thu Jul 31, 2014 3:13 pm ((PDT))

http://www.aco.nato.int/supreme-allied-commander-europe-visits-kosovo.aspx

North Atlantic Treaty Organization
Allied Command Operations
July 31, 2014

SUPREME ALLIED COMMANDER EUROPE VISITS KOSOVO

Pristina, KOSOVO: Supreme Allied Commander Europe (SACEUR), General Philip Breedlove visited HQ KFOR at Camp "Film City” in Pristina on Wednesday, 30 July 2014 where he met with KFOR Commander General Salvatore Farina and soldiers assigned to Kosovo Force.
General Breedlove was briefed by COM KFOR and the international HQ Staff on the latest developments in the current security and political situation in Kosovo as well as the wider Balkans region.
...
General Breedlove also met soldiers assigned to the force and emphasized the importance of their role in the delicate and complex context of the Balkans as well as the need to continue to accomplish the mission promoting progress and dialogue in the region.
During the visit General Breedlove, accompanied by General Farina, had the opportunity to meet the "Quint Ambassadors” of France, Germany, Italy, the United Kingdom and the United States and the Representatives of the International Community in Kosovo, namely the EU Special Representative, EULEX Head of Mission, UNMIK Special Representative of Secretary General and the OSCE Head of Mission.
...

Story by KFOR Public Affairs Office


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Statement of the Chief Prosecutor of the Special Investigative Task Force Clint Williamson, 29 July 2014

Read also: Senior Kosovo figures face prosecution for crimes against humanity (by Julian Borger, diplomatic editor - The Guardian, Tuesday 29 July 2014)
Possible indictment of senior officials of former Kosovo Liberation Army relate to claims of ethnic cleansing since 1999

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http://www.internazionale.it/news/kosovo/2014/07/29/i-leader-delluck-accusati-di-crimini-contro-lumanita/

KOSOVO


I leader dell’Uçk accusati di crimini contro l’umanità


  • 29 luglio 2014
  •  
  • 18.49

FOTO: Il monumento ai serbi scomparsi durante la guerra, a Gračanica, in Kosovo, 22 aprile 2014. (Hazir Reka, Reuters/Contrasto)

Alcuni dei politici più importanti del Kosovo potrebbero essere processati da un tribunale speciale dell’Unione europea per crimini contro l’umanità, scrive il Guardian.

È la conclusione del rapporto pubblicato dopo tre anni d’indagini da Clint Williamson, capo della Special investigative task force (Sitf) istituita dall’Unione europea nel 2011 per fare luce sulla presunta pulizia etnica ai danni di serbi e rom da parte dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uçk) dopo il 1999, quando l’intervento della Nato mise fine alla guerra d’indipendenza del Kosovo dalla Repubblica federale di Jugoslavia.

L’indagine di Williamson ha riscontrato le prove di omicidi, rapimenti, violenze sessuali e altri crimini, commessi non per iniziativa di singoli individui ma come parte di una strategia approvata dalla leadership dell’Uçk. “Il risultato è stato la pulizia etnica di gran parte delle popolazioni serba e rom dalle aree del Kosovo a sud del fiume Ibar, con l’eccezione di alcune enclave”, si legge nel rapporto.

Williamson afferma di avere “solide informazioni” che alcuni prigionieri dell’Uçk siano stati uccisi per poter espiantare e vendere i loro organi, ma al momento le prove a sostegno non sono sufficienti a formalizzare un’accusa. Il rapporto denuncia anche l’intimidazione sistematica dei testimoni.

Il rapporto non contiene i nomi degli accusati, ma tra questi dovrebbero esserci molti esponenti di spicco dell’Uçk che dopo la dichiarazione d’indipendenza nel 2008 hanno occupato le massime cariche politiche. Lo stesso primo ministro Hashim Thaçi era stato accusato da un rapporto realizzato da Dick Marty per il Consiglio d’Europa nel 2010 di essere coinvolto nel traffico di organi e in altre attività criminali.

Secondo il Guardian “le accuse di pesanti violazioni dei diritti umani potrebbero avere un profondo impatto sul futuro del Kosovo e sono imbarazzanti per gli Stati Uniti e i paesi dell’Europa occidentale, che hanno fornito un sostegno entusiastico alla leadership dell’Uçk durante e dopo la guerra”.

In ogni caso l’eventuale processo non comincerà prima dell’istituzione di un apposito tribunale speciale, che è già stata rimandata al 2015. Per creare il tribunale sarà necessario emendare la costituzione del Kosovo, il che richiede una maggioranza di due terzi in parlamento.

Gli accusati potrebbero usare la loro influenza politica per impedirlo, ma secondo Williamson questo potrebbe non essere nel loro interesse. In mancanza di un’azione da parte dell’Ue, a prendere l’iniziativa potrebbero essere le Nazioni Unite, un’ipotesi che per il Kosovo sarebbe molto peggiore.

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Il Kosovo e il traffico di organi, ecco i risultati dell’inchiesta

Presentato a Bruxelles il rapporto del procuratore Williamson sui crimini commessi in Kosovo dall'Uck all'indomani della guerra del 1998-99

30/07/2014

È stato presentato a Bruxelles il rapporto redatto dalla Sitf – Special Investigative Task Force – l’agenzia creata dall’Unione Europea per indagare sui crimini commessi dall’Uck subito dopo la fine della guerra in Kosovo del 1998-99, sulla base della documentazione presentata nel 2010 da Dick Marty, membro dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

I CAPI DI IMPUTAZIONE – Secondo il rapporto presentato dal procuratore Williamson, capo della Sitf, le responsabilità penali riguardano la realizzazione «di  una campagna di persecuzione diretta contro serbi, rom e altre minoranza del Kosovo, ma anche contro albanesi tacciati di collaborazionismo, o semplicemente perché oppositori politici». Gli atti materiali di cui gli imputati dovranno rispondere riguarderanno perlopiù reati quali omicidio, rapimento, detenzione illegali in campi di concentramento, abusi sessuali, e distruzione di edifici religiosi. Williamson non ha voluto fare nomi; restano quindi momentaneamente senza risposta le domande sull’effettiva imputazione di elementi di spicco dell’establishment kosovaro, quali ad esempio Ramush Haradinaj e Hashim Thaci. Quest’ultimo in particolare, attualmente primo ministro del Kosovo, veniva citato da Marty come «il più pericoloso dei bross criminali dell’Uck».

CRIMINI CONTRO L’UMANITÁ – Il carattere ampio e sistematico di tali crimini, si legge nel rapporto, giustifica l’apertura di procedimenti per crimini contro l’umanità nei confronti di diversi esponenti di spicco dell’Uck. Secondo Williamson è difatti evidente che tali crimini non siano inquadrabili come atti isolati compiuti da singoli, ma siano stati al contrarioperpetrati in maniera organizzata. Inoltre, sembrano certe anche le future presentazioni di accuse per crimini di guerra.

TRAFFICO DI ORGANI “SPORADICO” – In merito al traffico di organi, secondo Williamson il quantitativo di prove raccolte non è al momento sufficiente per perseguire tali crimini. Nonostante ci siano le «basi convincenti» per affermare che circa dieci prigionieri siano stati uccisi e i loro organi prelevati immediatamente dopo la fine della guerra del 1998-99, si tratterebbe di fatti isolati.

IL TRIBUNALE CHE NON ESISTE – Le indagini comunque proseguiranno, mentre le accuse comunque non verranno formalizzate fino alla creazione del tribunale speciale, verosimilmente per l’inizio del 2015. Il percorso di creazione del tribunale è però tutt’altro che chiaro: è difatti necessaria l’approvazione del parlamento kosovaro, dato che l’organo, seppur con sede all’estero – presumibilmente in Olanda – funzionerà all’interno della cornice legale del Kosovo. La problematica situazione politica in Kosovo, e la parziale riluttanza della classe dirigente albanese, potrebbero allungare ancora di più i tempi.

SENSO DI INGIUSTIZIA – Il rapporto ha trovato il disappunto dell’associazione delle famiglie delle vittime serbe. «A giudicare dalla condotta della comunità internazionale, il risultato è che i serbi si sono rapiti da soli, si sono rimossi i propri organi e poi si sono uccisi», ha affermato Milena Parlic, presidente dell’associazione. Il riferimento è alla disparità tra il numero delle vittime del traffico di organi enunciato da Williamson e quelli che risultano nei registri  dell’associazione, che tra l’altro coincidono grosso modo con la stima fatta da Carla Del Ponte, ex procuratore generale dell’Icty – il tribunale penale internazionale per i crimini commessi in ex Jugoslavia.

PROSPETTIVE FUTURE – Bisognerà attendere l’inizio del 2015 per avere un quadro più completo della situazione. Con la creazione del tribunale verranno formalizzate le accuse e annunciati gli imputati. Nonostante la leadership kosovara abbia più volte manifestato l’intenzione di boicottare il tribunale, le pressioni dell’Unione Europea, che ha posto la collaborazione con la struttura giudiziaria come condizione per il proseguimento del dialogo volto alla futura adesione del Kosovo all’organizzazione, potrebbero mettere a tacere le proteste. In Serbia, classe politica a parte, la fiducia nelle istituzioni giudiziarie occidentali rimane scarsa. Per la guerra del 1999, un atto di aggressione illegale in flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite, condotta senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, nessun leader occidentale è stato citato in giudizio dall’Icty. Così come nessuna condanna è stata emessa contro esponenti di spicco dell’Uck, trasformatisi in poco tempo da terroristi a guerriglieri per la libertà degli alleati Stati Uniti.

                                                                                                                                                                                                                                                       Carlo Perigli
                                                                                                                                                                                                                                                            @c_perigli



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Kosovo: una leadership criminale


Gianmarco Pisa


È stata appena pubblicata (29 Luglio 2014, l'ennesima data da ricordare nella lunga e drammatica vicenda kosovara) la relazione finale delle indagini condotte da Clint Williamson, il pubblico ministero incaricato dall'Unione Europea delle indagini, durate tre anni, sulle grandi violazioni dei diritti umani commesse in Kosovo dopo l'aggressione NATO del 1999 (www.sitf.eu/images/Statement/Statement_of_the_Chief_Prosecutor_of_the_SITF_EN.pdf). Il rapporto è chiaro: il vertice politico-militare dell'UCK (la terroristica Armata di Liberazione del Kosovo, artefice della guerriglia separatista albanese-kosovara degli Anni Novanta) è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, pratiche di genocidio e violazioni e, per alcuni leader, si avanza formalmente la richiesta di “rinvio a giudizio” ritenendo opportuno e necessario il processo, a fronte della gravità delle accuse.

In merito al coinvolgimento delle singole personalità, il procuratore ne fornisce un profilo, senza attestare generalità: si tratta di “alti funzionari” dell'ex Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK in albanese, KLA in inglese), molti dei quali hanno poi occupato posizioni di leadership politica e istituzionale dopo l'auto-proclamazione dell'indipendenza kosovara del 17 febbraio 2008,peraltro, a tutt'oggi, non ancora riconosciuta dalla comunità internazionale. Basti, per intenderci, ricordare che sono ex capi della guerriglia terroristica dell'UCK sia il premier uscente Hashim Thaci (detto “il serpente”) sia quello in pectore Ramush Haradinaj. Il fatto che, come si ricava dal rapporto, parte significativa delle accuse istruite dalla task force investigativa dell'UE (SITF-UE) riguardi figure di spicco, ancora attivamente impegnate nella politica kosovara, è di estrema ed allarmante gravità.

L'allarme non deriva solo dai “nomi” (che pure non vengono fatti) degli incriminati, quanto (forse soprattutto) dalla gravità delle accuse, che riguardano infatti crimini di guerra e contro l'umanità, tra cui omicidi, rapimenti, violenze sessuali e altri abusi contro serbi, rom e altre minoranze, soprattutto quelle considerate meno “collaborative” con la guerriglia separatista (la cui matrice etnica è, sin dalla sua costituzione, sempre stata rilevante e decisiva). Inoltre, in alcuni casi, sembra vi sia una sufficiente conferma del fatto che organi prelevati da prigionieri giustiziati siano stati fatti oggetto di tratta a scopo di lucro (traffico di organi umani), tuttavia le prove raccolte - a quindici anni di distanza ed a forza di un continuo e sistematico insabbiamento - non sono tali, sufficientemente concrete ed adeguatamente probanti, da poter imbastire un procedimento giudiziario sul caso.

Nella relazione Williamson stabilisce che l'inchiesta è stata resa difficile dalle continue intimidazioni dei testimoni, il che ha reso necessario assumere “provvedimenti per contrastare l'impatto delle intimidazioni sulle testimonianze”. Significativa la considerazione per cui, con ogni probabilità, “non esiste minaccia più grave di questa che possa compromettere lo “stato di diritto” in Kosovo e il suo progresso verso un futuro europeo”, cui la regione sembra infatti essere destinata, come dimostra il fatto che il Kosovo è nella lista dei potenziali candidati all'adesione europea e in procinto di formare un accordo di stabilizzazione, per entrare nel processo ASA, con la UE.

L'elenco dei crimini fatti oggetto dell'indagine è inquietante, in quanto include “uccisioni illegali, rapimenti, sparizioni forzate, detenzioni illegali nei campi (campi di prigionia e di segregazione) in Kosovo e Albania, violenza sessuale, altre forme di trattamento inumano e degradante, spostamenti di persone costrette a lasciare le loro case e le rispettive comunità, e dissacrazione e distruzione di chiese e altri siti religiosi”. Si menziona, di conseguenza, “la pulizia etnica di ampie porzioni delle popolazioni serbe e rom provenienti da quelle aree in Kosovo a sud del fiume Ibar”. Si attesta come convincente “la prova che questi crimini non siano stati atti di individui disonesti che abbiano agito di propria iniziativa, ma piuttosto siano stati condotti in modo sistematico ed organizzato e siano stati agiti ed ispirati da individui ai massimi livelli della dirigenza dell'UCK”. La diffusione di tali crimini dopo la guerra del 1999 giustifica dunque un procedimento per crimini contro l'umanità.

Crimini compiuti dalla stessa dirigenza criminale della stessa organizzazione UCK che ha attivato la secessione kosovara e che è stata ampiamente finanziata, armata e sostenuta dai paesi occidentali, responsabili dell'aggressione contro l'ex Jugoslavia, in primis USA e GB, ma tra i quali anche l'Italia. 



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Macedonia: scontri e tensione altissima tra la minoranza albanese e le altre comunità

Scritto da Enrico Vigna

Luglio 2014        

Forum Belgrado Italia

Il paese nuovamente percorso da violenze, incidenti e si annuncia una nuova formazione terroristica secessionista albanese.


Il verdetto ha fatto scatenare la minoranza albanese, che in diverse migliaia ha invaso le strade di Skopje lanciando pietre e mattoni contro la polizia davanti alla sede della Corte, gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni, idranti e granate assordanti, le proteste sono state lanciate con lo slogan "Vogliamo giustizia", per chiedere la liberazione di sei albanesi che sono stati condannati all'ergastolo, accusati dell'omicidio di cinque macedoni ( pescatori di un lago), nel giorno della Pasqua ortodossa nell'aprile 2012, nella periferia di Skopje.

Alil Demiri, Afrim Ismailovic, Agim Ismailovic, Fejzi Aziri, Haki Aziri e Sami Ljuta sono stati dichiarati colpevoli di terrorismo e di pluri omicidio. Mentre un altro imputato è stato assolto. Alil Demiri e Afrim Ismailovic sono stati condannati in contumacia perché sono scappati nel Kosovo, si trovano in stato di fermo e le autorità macedoni  aspettano ancora l’estradizione dei due omicidi. Questo attentato è stato considerato come il primo a sfondo islamista, nel paese, essendo i condannati tutti seguaci dell’islam radicale. Alle manifestazioni partecipano  anche molte personalità pubbliche come Ziadin Sela, sindaco di Struga e leader di una fazione della fazione radicale del  Partito Democratico Albanese (PDSH), ma anche altri politici albanesi. Le richieste dei manifestanti sono la liberazione dei sei albanesi, sottolineando che sono vittime di un processo orchestrato e che non sono i colpevoli. Le richieste chiedono anche le dimissioni del ministro degli Interni, Gordana Jankulovska, della procuratrice del caso, Gordana Gesovska e il rilascio immediato delle persone che sono state arrestate per aver partecipato alle proteste precedenti.

Nel paese crescono le preoccupazioni per il deterioramento delle relazioni interetniche e una crisi politica ormai annunciata, stante la situazione sociale e di tensione esplosiva, va ricordato che la minoranza albanese nel paese è un terzo della popolazione complessiva (2,1 milioni), ma non tutti sono schierati su posizioni radicali. La situazione si è aggravata a seguito della comunicazione di un altro processo per otto albanesi, che facevano parte delle proteste del 4 luglio a Skopje, arrestati in quell’occasione, dove ci sono stati violenti scontri con la polizia ed assalti contro istituzioni statali. La protesta era iniziata dopo la preghiera di mezzogiorno nella moschea nel quartiere albanese di Skopje denominato Cair, si è poi  trasformmata rapidamente in una dimostrazione violenta.

Le proteste erano iniziate con l’organizzazione di manifestazioni, da parte di gruppi albanesi, attraverso reti sociali contro la decisione del tribunale, ma da subito sono state inserite parole d’ordine secessioniste e inneggianti alla Grande Albania, trasformandosi in assalti e attacchi alla polizia ed alle istituzioni macedoni. Mentre i manifestanti diramavano messaggi come "Non siamo terroristi", venivano poi esposte bandiere di Al Qaeda.

 

Proteste si sono svolte anche in altre città macedoni, mentre manifestazioni di sostegno si sono svolte anche a Tirana e Pristina, dove tifosi locali hanno bruciato allo stadio la bandiera macedone.Il corteo per la città, capeggiato dai veterani di guerra kosovari dell’UCK, inalberava cartelli con slogan come "Skopje non é sola", “Unione con la Macedonia”, si é diretto verso l'ambasciata macedone, dove hanno bruciato la bandiera nazionale. I veterani kosovari hanno poi emesso un comunicato dove dicono che il verdetto "dimostra che la repressione degli albanesi continua anche nel 21 ° secolo ed é culminata in un processo mostruoso in cui gli albanesi sono stati condannati all'ergastolo senza alcuna prova. Come veterani di guerra esprimiamo la nostra disponibilità ad aiutare i nostri fratelli nell'ex repubblica jugoslava di Macedonia per tutto ciò di cui hanno bisogno, al fine di porre fine una volta per tutte alla repressione slava e chiediamo con forza che i nostri due fratelli non vengano estradati in Macedonia e venga loro ridata loro la libertà…", si leggeva nel comunicato.

Anche il leader del PDSH (Partito Democratico Albanese), Menduh Thaci, che dirige il più grande partito di opposizione albanese, ha chiesto l'immediato rilascio di tutti i manifestanti arrestati. A sua volta  il ministro degli Interni (MOI) ha detto che tutti coloro che hanno infranto l'ordine pubblico e usato la violenza nelle proteste, devono essere puniti secondo la legge. "Essi sono estremisti violenti, che hanno utilizzato le manifestazione per provocare incidenti e violenze. Sono stati identificati attraverso l'uso di telecamere. Abbiamo le prova che hanno usato violenza e dovranno affrontare la legge. In realtà vi è un tentativo di destabilizzazione della nostra Repubblica… ", ha dichiarato il ministro degli Interni, Gordana Jankulovska.

A rendere il quadro ancora più teso ed espolosivo è l’annuncio della nascita di una nuova formazione terrorista in Macedonia: l’Armata di Liberazione Skopje (Ushtria Çlirimtare e Shkupit). In un comunicato diramato ai media, essa minaccia che se i sei albanesi condannati nel caso "Monster" non sono liberati, inizierà le sue azioni colpendo la polizia. "Se i detenuti albanesi non saranno liberati, l'Esercito di Liberazione prenderà seri provvedimenti che vedranno eseguire attacchi massicci contro la polizia macedone", era scritto dal comando della formazione terroristica nel comunicato diramato.

L’Esercito di Liberazione Skopje è la quarta formazione armata che ha annunciato la sua presenza sul territorio della Macedonia dopo la fine della guerra nel 2001 e lo scioglimento ufficiale dell'Esercito di Liberazione Nazionale Albanese, che era stato guidato da Ali Ahmeti e Gëzim Ostreni, oggi politici istituzionali.  Oltre all’Esercito Nazionale Albanese, che aveva cessato di esistere dopo l'azione delle forze speciali di polizia macedoni nel villaggio di Brodec alla fine del 2007, vi erano poi state apparizioni occasionali di un Esercito di Liberazione dell’Ilirida insieme ad altri gruppi insignificanti, più che altro presenti in Internet. L'emergere dell'Esercito di Liberazione Skopje preoccupa in Macedonia perché si inserisce nell'aumento delle tensioni dopo la condanna dei sei albanesi all'ergastolo per terrorismo e l'omicidio dei cinque macedoni nel caso denominato "Monster".Ali Ahmeti, leader del partito albanese Unione democratica per l'integrazione (DUI), che partecipa alla coalizione di governo in Macedonia, di fronte al crescere dei disordini e delle violenze che si moltiplicano nel paese, si è dissociato dalla linea dura del premier Gruveskly e chiede un nuovo processo e una presentazione pubblica delle prove che hanno portato alla condanna all'ergastolo per terrorismo dei sei albanesi.

Dopo gli ennesimi disordini causati dalle proteste albanesi, il primo ministro macedone Nikola Gruevski ha annunciato una linea di fermezza e durezza contro le violenze e i violenti. Grueski ha fatto sapere che d'ora in poi adotterà la politica della fermezza : "…Rispettiamo le proteste pacifiche come in ogni paese democratico ma nessuno e da nessuna parte potra  più appoggiare le proteste nelle quali viene usata la violenza come metodo, lo Stato non permetterà più che le manifestazioni di piazza degenerino fino a pregiudicare gli interessi del popolo macedone e delle istituzioni…“.

A sua volta il presidente del Partito Democratico dei Serbi in Macedonia, Ivan Stoilković, ha dichiarato che queste proteste non hanno nulla a che fare con i diritti degli albanesi.

“…L’acclamazione della Jihad e dalla cosiddetta “grande Albania” non ha niente a che fare con i diritti violati degli albanesi in Macedonia, ha dichiarato, aggiungendo che: “… in nessun altra parte del mondo gli albanesihannoo diritti e privilegi come in Macedonia.” Nell’intervista ad un quotidiano di Francoforte sul Meno, Stoilković ha aggiunto che “…gli albanesi credono ancora di poter ammazzare senza conseguenze. Negli ultimi anni in Macedonia ci sono state diverse manifestazioni dei cittadini di etnia albanese… Anche se annunciate come proteste civili e pacifiche, esse si trasformano sempre in una parata dell’islam radicale.”, ha dichiarato Stoilković.



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Sulla riorganizzazione dell' UCK macedone:


УЧК НА ГОТОВС: Спремни сме со сите капацитети да помогнеме на нашите браќа во Бившата Југословенска Македонија

juli 8, 2014

“Ја изразуваме нашата подготвеност како воени ветерани, да им помогнеме со сите наши капацитети на нашите браќа во Македонија, со цел еднаш засекогаш да се стави крај на словенската репресија” – стои во соопштението на УЧК, пренесува Tetovasot.

Проблемот на Албанците во Југословнеската Република Македонија не постои од сега, односно од почетокот на протестите против монтираниот политички случај “Монструм”, тој постои од 1912 година кога Српското кралство ги проголта албанските територии на сила и направи словенска држава – велат од терористичката организација.
“Во текот на Титовото владеење, Југославија формираше вештачка држава и народ, наречен Македонија и Македонци, со кое име се нарекувале јужните словени кои немаат никаква врска со тоа, ниту историски ниту по однос на социјалните обичаи и традиции”
Со македонскиот шовинизам, се осигура албанските територии да се доверат на словенскиот вештачки створен народ наречен македонци, со цел да бидеме малцинство во сопствената земја. Затоа се направи отпор на албанците, кој кулминираше во војна – се вели во комуникето на УЧК.
Сепак оваа војна според УЧК не предизвика никакво подобрување, односно албанците повторно биле излажани поради шовинистичката политика на Македонија поддржана од Србија и од немањето капацитет или заинтересираност на меѓународниот фактор.
Ситуацијата во Македонија е парадокс. Во градот Скопје, кој е главен град од 1945 година на оваа вештачка творба која се нарекува Македоија, се употребуваат илирски симболи и се величи илирскиот император Александар Велики како македонски.
“Им стоиме на располагање на нашите браќа во Македонија во секој момент, со сите расположливи ресурси да го дадеме нашиот доприност во бробата против словенската репресија еднаш засекогаш.” – пренесува Tetovasot.


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Sulla pratica di tagliare la testa ai nemici da parte dei terroristi dell'UCK si veda:

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Kosovo, arrestati 40 jihadisti / Kosovo, uhapšeno 40 džihadista
Arrestohen 40 të dyshuar për radikalizëm (Bota Sot | 11.08.2014)

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dalla pagina Facebook di "SFR Jugoslavija - SFR Yugoslavia", 10 avg 2014

Još jedan Albanac sa Kosova poginuo boreći se u redovima radikalnih islamista u Siriji. Patriot Matoši bio je učenik gnjilanske medrese i miljenik lokalnog imama Zekrije Ćazimija. Smena na čelu albanskih dobrovoljaca u ISIL-u.
Patriot Matoši, Albanac iz Gnjilana, ubijen je snajperskim hicem negde na ratištu u Siriji, objavili su džihadistički portali, ne otkrivajući druge detalje.
Prištinski mediji navode da je Matoši, pre odlaska u Siriju bio učenik gnjilanske medrese, odnosno "miljenik lokalnog imama Zekrije Ćazijima".
Navode, takođe, da je "kasapin" Lavdrim Mudžaheri, koji je postao poznat pošto je na internetu objavio fotografije egzekucije dečaka u Siriji, smenjen sa mesta komandanta albanskih boraca.
Na njegovo mesto postavljen je Ridvan Hakifi.
U redovima radikalnih islamista u Iraku i Siriji bori se nekoliko stotina dobrovoljaca sa Balkana, uključujući i oko 150 Albanaca.

Vritet xhihadisti shqiptar nga Gjilani (10/08/2014)

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dalla pagina Facebook di "Treća Nina Madon", 31/7/2014

Lavdrim Muhaxheri, 24 anni, kosovaro, mentre sgozza un ragazzino in Siria. In passato ha già lavorato per la NATO in Kosovo nella KFOR e in Afganistan nell'ISAF


MONSTRUM: Šiptar sa Kosova objavio sliku na kojoj odseca glavu čoveku u Siriji (FOTO) (VIDEO)

30/07/2014 - Ovaj Kosovar iz Kačanika je pozivao druge Albance da mu se pridruže u ratu u Siriji, pa se veruje da je zločin počinjen upravo u toj zemlji
Lavdrim Muhadžeri (24), najpoznatiji kosovski pripadnik ISIS-a, Islamske države u Iraku i Siriji, na svom Fejsbuk profilu šerovao je fotografije na kojima je zabeležio odsecanje glave jednom čoveku.
Ovaj Kosovar iz Kačanika je pozivao druge Albance da mu se pridruže u ratu u Siriji, pa se veruje da je zločin počinjen upravo u toj zemlji.
Ovaj terorista je već privukao pažnju javnosti, kada je prošlog meseca zapalio svoj kosovski pasoš. Ovog puta je ipak prešao sve granice.
On je pozvao sve Albance da iscepaju svoje pasoše, kako bi ukazali da us jednaki pred Alahom. Komandant jedinice Albanaca u sastavu Al-Kaidine grupe Al Nusri u okolini Alepa radio je nekoliko godina za KFOR, posle čega je angažovan od strane NATO snaga u Avganistanu, piše albanski list „Gazetaekspres“.
(Telegraf.rs / Izvor: Saaf.ba)