Islamisti servi della NATO, dalla Cecenia all'Ucraina

1) N. Lilin: L'altra faccia della democrazia ucraina: il terrorismo Ceceno made in USA
2) G. Bensi: I ceceni e la guerra ucraina 
3) E. Piovesana: Ucraina, rispunta l’alleanza nazi-islamica. L’Isis a fianco delle brigate neofasciste
4) W. Engdahl: Putin dichiara che il terrorismo in Cecenia e nel Caucaso russo è stato attivamente sostenuto dalla CIA ...


Si vedano anche:

La gioia di Kiev per gli attentati a Grozny: “apriamo un secondo fronte contro Mosca” (di Fabrizio Poggi, 6 Dicembre 2014)
(Nella foto, un gruppo di neonazisti ucraini in Cecenia alcuni anni fa)

ISIS in Ukraine. Kiev and the jihadists: a dark alliance (by Justin Raimondo, March 06, 2015)
http://original.antiwar.com/justin/2015/03/05/isis-in-ukraine/
ITAL.: L’Impero del Caos si installa in Europa. Lo Stato Islamico in Ucraina (Justin Raimondo, 6 marzo 2015)
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=635:l-impero-del-caos-si-installa-in-europa-lo-stato-islamico-in-ucraina&catid=2:non-categorizzato
oppure https://aurorasito.wordpress.com/2015/03/09/lalleanza-kiev-stato-islamico/
FRANC.: L’Empire du Chaos s’installe en Europe. L’ État islamique en Ukraine (Par Justin Raimondo – Le 6 mars 2015 – Source Antiwar.com)
http://lesakerfrancophone.net/lempire-du-chaos-sinstalle-en-europel-etat-islamique-en-ukraine/

Islamic Battalions, Stocked With Chechens, Aid Ukraine in War With Rebels (by A.E. Kramer, The New York Times, July 7, 2015)
Wearing camouflage, with a bushy salt-and-pepper beard flowing over his chest and a bowie knife sheathed prominently in his belt... the man who calls himself “Muslim,” a former Chechen warlord, could not wave them over for more tea...
Le truppe d’assalto dell’Occidente democratico (PTV news 8 luglio 2015)
L’ISIS in Medio oriente, islamisti ceceni e neonazisti in Ucraina. Sono queste le unità d’élite dell’Occidente democratico...
http://www.pandoratv.it/?p=3629
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=FdLgDnMWaq8


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Il vento dell'Est
di Nicolai Lilin, 3 feb 2015 

L'altra faccia della democrazia ucraina: il terrorismo Ceceno made in USA

Più leggo le notizie della guerra in Ucraina, più mi sembra evidente il legame con le dinamiche delle guerre che avevano scosso la Russia e altri paesi dell'ex URSS negli anni Novanta. Ma soprattutto è chiaro che l'Impero Oscuro, ovvero gli Stati Uniti d'America, si trova in tali difficoltà da buttare sulle barricate tutte le riserve terroristiche di cui dispone, facendo un'unione inconcepibile tra neonazisti ucraini, lettoni, estoni, lituani e polacchi, tra mercenari provenienti da ogni dove e terroristi wahabiti di varie provenienze.

Ieri è stata comunicata dalle agenzie sia novorosse che ucraine la morte del terrorista ceceno wahabita Isa Munaev. Era a capo di un battaglione pro ucraino di mercenari internazionali, composto in gran parte da ceceni wahabiti. Mi torna subito come alcuni nostri giornalisti per mesi hanno bombardato l'opinione pubblica italiana di le notizie false, raccontando di come i terroristi ceceni avessero invaso l'Ucraina insieme all'esercito russo. A quanto pare è l'esatto opposto, i terroristi ceceni combattano per il governo ucronazista di Kiev, ma di questo, stranamente, qui nessuno ne parla. Il battaglione del terrorista Isa Munaev partecipava, insieme all'esercito ucraino, all'operazione punitiva nel Donbass. Fedele alleato di USA e Ucraina, è caduto sotto i colpi delle milizie partigiane novorusse.

Per farvi capire meglio chi era Isa Munaev, ricordo solo che era ricercato in Russia per aver commesso crimini contro l'umanità durante la guerra in Cecenia. Aveva trovato rifugio in Europa, così come altri membri di Al-Qaeda, protetti e mantenuti dalle strutture non governative al soldo di oligarchi ultra-liberisti come George Soros.

Munaev era legato alle cellule terroristiche cecene che si sono macchiate di crimini contro l'umanità, come la strage al teatro Dubrovka di Mosca (Ottobre 2002) e la strage alla scuola di Beslan (Settembre 2004).

Quando nei miei libri dedicati alla guerra in Cecenia spiegavo che gli Stati Uniti hanno creato il terrorismo islamico nel Caucaso per destabilizzare la Russia, alcuni esponenti della politica atlantista "democraticamente" mi avevano accusato di, per dirla in modo pacato, non essere credibile. Oggi, a distanza di pochi anni dall'uscita del mio libro "Caduta Libera" che parla della guerra in Cecenia, tutti noi assistiamo ad una guerra molto simile, che si svolge nel cuore dell'Europa. Di nuovo di fronte a noi si apre uno spettacolo osceno: la morte, la disperazione, il dolore e tanta, tantissima rabbia. Però, se lasciamo da parte i sentimenti e cerchiamo di analizzare lo scenario, che analogie troviamo con il conflitto ceceno? I neonazisti di vari paesi europei, i terroristi wahhabiti ceceni che si trovano da anni in esilio in Occidente, gli Stati Uniti d'America con il premio Nobel per la pace in testa e tra gli altri anche il nostro premier Renzi con il suo fedele PD (loro governano l'Italia, sono quindi responsabili di aver mandato in Ucraina i veicoli da guerra con i quali i terroristi atlantisti ammazzeranno sempre più civili) conducono il genocidio del popolo ucraino, cercando di coinvolgere la Russia nella guerra e con questo salvare dall'inevitabile crollo l'ormai da decenni marcia e speculativa economia statunitense. Tutto come è avvenuto in Cecenia: una parte del popolo per mezzo di propaganda e i soldi rivolta contro i propri fratelli, con provocazioni e terrorismo scatena una guerra feroce e dietro a questo terribile conflitto si stanno svolgendo le trattative commerciali tra le più significative sul pianeta.

Io mi chiedo, ma quante altre prove servono al mondo moderno per comprendere tutto il pericolo del neonazismo atlantista? Quanto sangue degli innocenti deve ancora scorrere, prima che i sordi e ciechi dei vari partiti che si autodefiniscono "democratici" si accorgano che sono sfruttati dai politici corrotti, dai despoti sanguinari, servi dei poteri ultra-liberisti che incarnano la peggior espressione feudo-capitalista che il mondo abbia mai conosciuto?

http://lifenews.ru/mobile/news/149302

http://uapress.info/ru/news/show/59887


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I ceceni e la guerra ucraina 

di Giovanni Bensi, 18 marzo 2015

Isa Munaev, comandante a Grozny durante la seconda guerra cecena, recentemente è morto nel Donbass. Era a capo di un battaglione pro-ucraino titolato a Dudaev
Circa un mese prima dell’assassinio di Boris Nemtsov, e precisamente il 1 febbraio 2015, da Londra, dove vive in esilio da parecchi anni, Ahmed Zakaev, ex capo del governo ceceno secessionista e successore di Doku Umarov, ha reso pubblico un comunicato nel quale annunciava che in quello stesso giorno era caduto in Ucraina Isa Munaev, generale di brigata dell’esercito ceceno clandestino, cioè della Repubblica Cecena di Ičkeria (RČI) o Cecenia separatista. Nel suo annuncio Zakaev si profondeva in elogi delle capacità militari del defunto e in ricordi delle battaglie comuni in nome dell’indipendenza cecena. 
Zakaev così descriveva la carriera di Isa Munaev: “Con l’inizio della seconda guerra russo-cecena Isa Munaev fu nominato dal presidente della RČI Aslan Maskhadov comandante della capitale cecena. Isa Munaev diede prova di sé come esperto comandante durante la difesa di Grozny nel 1999-2000”. Poi nel documento venivano presentate le sincere condoglianze a nome del governo della RČI e personali ai parenti e familiari del caduto. 
Ahmed Zakaev, Isa Munaev e Aslan Maskhadov ai tempi delle guerre cecene furono uniti dalla comunanza dei fini, cioè l’indipendenza della repubblica nord-caucasica di Cecenia. Aslan Maskhadov, trionfatore militare della prima guerra cecena, fu eletto presidente della Cecenia il 27 gennaio 1997 e venne poi ucciso l'8 marzo 2005 durante un'incursione delle forze russe alla periferia della capitale cecena. In quegli anni Maskhadov e Zakaev collaborarono strettamente nella lotta armata contro le truppe di Mosca e Isa Munaev fu ministro degli Interni e comandante militare di Grozny.
Quest'ultimo però finì per entrare in conflitto con Maskhadov circa i limiti della guerra anti-russa dei ceceni. Mentre Maskhadov intendeva mantenere il conflitto nell’ambito nord-caucasico, Munaev sosteneva che i ceceni dovevano essere presenti ovunque si aprisse un fronte anti-russo.
Durante la seconda guerra cecena, tra il 1999 e il 2000, Isa Munaev dopo aver subito una grave ferita lasciò il paese e ottenne asilo in Danimarca. Dalla Danimarca organizzò nel 2009 il movimento Svobodnyj Kavkaz (Caucaso Libero) e nel marzo 2014 costituì il battaglione di volontari “Dzhokhar Dudaev” di cui egli subito assunse il comando schierandosi nella guerra in Ucraina orientale a fianco delle forze governative (anti-russe).
Nel giugno scorso Munaev lanciò un videoappello in cui accusava la Russia di “genocidio” a carico dei ceceni negli anni della guerra nel Caucaso. In risposta a questo appello l’attuale capo della Cecenia, Ramzan Kadyrov emise un mandato di cattura contro Munaev e dichiarò di essere pronto ad inviare volontari ceceni nel Donbass con lo scopo di eliminarlo. Infine, il 1 febbraio 2015, la notizia della morte del generale ceceno, annunciata da Zakaev e confermata da Semjon Semenčenko, comandante del battaglione ucraino (antirusso) "Donbass”.
Secondo Ramzan Kadyrov il “generale di brigata dell’Ičkeria” Isa Munaev sarebbe stato eliminato per incarico dell’SBU (Servizi di sicurezza dell’Ucraina anti-russa) e dalla CIA. Quella fornita da Kadyrov non è però certo l’unica versione della morte di Munaev che circola in Cecenia. Secondo un’altra versione, Isa Munaev sarebbe morto in seguito a spari di bazooka nei pressi di Debaltsevo. Questa è almeno l’opinione espressa sulla sua pagina Facebook da un compagno del comandante ceceno, Idris Sultanov.
Gi appartenenti al battaglione di Munaev non sono gli unici cittadini ceceni coinvolti nel conflitto ucraino. Nel giugno 2014 il leader ceceno Kadyrov ammise in un’intervista al programma “Nedelja” del canale REN-TV che 14 ceceni stavano combattendo in Ucraina sud-orientale, al fianco dei separatisti,  sottolineando però che si trattava esclusivamente di volontari, giunti "obbedendo al richiamo del cuore”. ”Vi dico ufficialmente – aggiunse allora Kadyrov  - che non ho mandato laggiù nessun ceceno. Ma se venisse l’ordine, nel nostro paese ci sono 74.000 ceceni che sono pronti a partire per fare ordine sul territorio dell’Ucraina”. 
Dopo la morte di Munaev, Kadyrov si è rivolto ai possibili simpatizzanti pro-ucraini e dal suo profilo Instagram ha esortato "coloro che per mezzo dell’inganno sono stati attratti da Munaev nell’avventura dei fascisti ucraini” a fermarsi. "Questa – ha continuato il capo della Cecenia – non è la nostra guerra. Tornate urgentemente a casa”. E Kadyrov ha concluso con una frase minacciosa: "Non si consentirà a nessuno di lasciare da vivo il campo di battaglia”.
Munaev è stato sepolto l’8 febbraio scorso a Dnepropetrovsk, in Ucraina.


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Ucraina, rispunta l’alleanza nazi-islamica. L’Isis a fianco delle brigate neofasciste

Il New York Times conferma il sodalizio militare di jihadisti e brigate ucraine contro i separatisti filorussi. Era già successo durante la Seconda Guerra Mondiale con le divisioni islamiche di SS croate, bosniache e albanesi. "L'alleanza rischia di aprire la porta alla Jihad in Europa"

di Enrico Piovesana | 10 luglio 2015

Battaglioni islamici di jihadisti legati all’Isis combattono in Ucraina a fianco delle brigate ucraine neofasciste contro i separatisti filorussi. Lo rivela il New York Times, confermando le notizie che circolano da tempo sulla preoccupante piega che sta prendendo il fronte governativo sostenuto da Europa, Nato e Stato Uniti. Nelle ultime settimane gli scontri si sono intensificati lungo tutta la linea del fronte e Kiev sta rafforzando le difese intorno a Mariupol nel timore di una massiccia offensiva dei ribelli filo-russi contro questa strategica città portuale sul Mar Nero, ultimo bastione che separa il Donbass dalla Crimea. Proprio qui, secondo il quotidiano statunitense, starebbero affluendo i combattenti jihadisti filo-ucraini.

Non potendo fare affidamento sull’esercito regolare di coscritti, male equipaggiati e demotivati, il governo di Petro Poroshenko si affida sempre più alle milizie paramilitari di volontari dell’estrema destra neonazista, più combattive, meglio armate e finanziate privatamente da ricchi oligarchi ucraini: dai battaglioni Azov – recentemente inquadrato nella Guardia Nazionale addestrata dagli americani – alle brigate di Settore Destro di Dmytro Yarosh, nominato in aprile consigliere dello stato maggiore della Difesa.

E’ in quest’ultima formazione, secondo il New York Times che, con il benestare del governo di Kiev, vengono inquadrati i volontari jihadisti che affluiscono, sempre più numerosi, dal Caucaso russo e dalle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Sono state formate tre unità di combattenti islamici anti-russi: la ‘Dzhokhar Dudayev’ e la ‘Sheikh Mansur’, dove prevalgono ceceni, daghestani e uzbechi, e la ‘Crimea’, composta prevalentemente da tatari originari di quella regione. Insomma, una riedizione dell’alleanza nazi-islamista nata nei Balcani in funzioni anti-sovietica durante la Seconda Guerra Mondiale con le divisioni islamiche di SS croate, bosniache e albanesi.

La maggioranza dei combattenti islamici che combattono sotto le insegne rosso-nere degli utranazionalisti ucraini di Settore Destro sono di origine cecena. Alcuni di loro provengono dalla ‘vecchia guardia’ nazionalista e laica della diaspora europea, come il noto Isa Munaev, comandante militare di Grozny durante la seconda guerra d’indipendenza cecena, arrivato in Ucraina dalla Danimarca già nel 2014 e fondatore dell’unità ‘Dzhokhar Dudayev’, ucciso lo scorso febbraio nella battaglia di Debaltseve.

Gran parte dei ceceni presenti sul fronte ucraino dalla parte di Kiev – perché ce ne sono anche con i separatisti – sono invece giovani integralisti provenienti dalle fila dell’Emirato del Caucaso: il movimento jihadista ceceno guidato di Aslan Byutukayev e alleato dello Stato Islamico, i cui combattenti si stanno distinguendo in battaglia anche in Siria e in Iraq guadagnando progressiva influenza nelle gerarchie del Califfato. Come ha denunciato già a febbraio il giornale online americano The Intercept, la loro penetrazione in Ucraina, avallata dalle autorità di Kiev, rischia di trasformare questo paese in un pericoloso porto franco della jihad in Europa.


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http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15093

E SE PUTIN STESSE DICENDO LA VERITA' ?

DI WILLIAM ENGDAHL

journal-neo.org


Il 26 aprile scorso la principale emittente televisiva nazionale della Russia, Rossiya 1, ha celebrato il presidente Vladimir Putin in un documentario creato per il popolo russo nel quale venivano esposti gli eventi dell' ultimo periodo storico, compreso l' evento dell' annessione della Crimea, quello del colpo di Stato in Ucraina supportato dagli Stati Uniti, e lo stato generale dei rapporti fra Russia e Stati Uniti e Unione Europea. Nelle sue parole si è potuta apprezzare la  franchezza e la schiettezza. Nel bel mezzo del suo intervento l' ex capo del KGB russo ha  “sganciato una bomba” politica comunque già di conoscenza dei servizi segreti russi da circa due decenni.


Putin ha dichiarato senza mezzi termini, che, a suo parere, l' Occidente sarebbe stato contento nell' avere una Russia debole, sofferente e mendicante, condizione che però, chiaramente, dato il loro carattere e l'indole, il popolo russo non sarebbe disposto a subire. Durante il suo intervento, il presidente russo ha detto, per la prima volta pubblicamente, qualcosa che in realtà l' intelligence russa conosce già da quasi due decenni, rimasta però in silenzio fino a quel momento, molto probabilmente, nella speranza di un' epoca di migliori e tranquille relazioni fra Russia e Stati Uniti.

Putin ha dichiarato che il terrorismo in Cecenia e nel Caucaso russo nei primi anni '90 è stato attivamente sostenuto dalla CIA e dai servizi segreti occidentali per indebolire deliberatamente la Russia. Ha osservato che la FSB russa (Servizi federali per la sicurezza della Federazione russa) straniera di intelligence avesse con sè la documentazione del ruolo segreto degli Stati Uniti, senza fornire dettagli.

Che Putin, un professionista di intelligence di altissimo livello, stesse soltanto accennando a tutto questo nel suo discorso, lo ho potuto documentare nel dettaglio anche da fonti non russe. Questo resoconto ha enormi implicazioni nel rivelare al mondo la lunga “agenda” nascosta degli influenti circoli di Washington allo scopo di distruggere la Russia come Stato sovrano funzionale, un “ordine del giorno” che includeva anche il colpo di stato neo-nazista in Ucraina e la guerra caratterizzata da gravi sanzioni pecuniarie nei confronti di Mosca. Quanto segue è tratto dal mio libro, Amerikas 'Heilige Krieg.

Le guerre della CIA in Cecenia

Non molto tempo dopo che i Mujahideen, finanziati dalla CIA e dai servizi segreti sauditi, avevano devastato l'Afghanistan alla fine del 1980, costringendo l'uscita da lì dell' esercito sovietico nel 1989, e la dissoluzione dell'Unione Sovietica qualche mese più tardi, la CIA iniziò a cercare nuovi possibili luoghi di collasso dell' Unione Sovietica, dove i loro addestrati "Arabi Afghani" avrebbero potuto essere reimpiegati per destabilizzare ulteriormente  e indebolire l' influenza russa nello spazio eurasiatico post-sovietico.

Erano chiamati “Arabi Afghani” per il fatto che furono reclutati fra i musulmani wahabiti sunniti ultraconservatori provenienti dall' Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, dal Kuwait, e in altre parti del mondo arabo in cui era praticava l' ultrarigida wahabita dell' Islam. Giunti in Afghanistan nei primi anni 1980 furono portati da una recluta della CIA saudita (inviata proprio in Afghanistan) dal nome di Osama bin Laden.

Con l'ex Unione Sovietica nel caos totale e allo sbando, Amministrazione di George HW Bush decise di "prenderli a calci quando sarebbero stati a terra", un errore molto infelice. Washington reimpiegò i propri terroristi veterani afghani per portare caos e destabilizzazione in tutta l' Asia centrale, finache all' interno della Federazione Russa stessa, proprio in una fase di crisi profonda e traumatica durante il collasso economico dell' era Yeltsin.

Nei primi anni 1990, la società di Dick Cheney, Halliburton, esaminò le potenzialità petrolifere “offshore” di Azerbaigian, Kazakistan, e dell' intero bacino del Mar Caspio. La regione venne stimata essere “un altra Arabia Saudita", ma dal valore molto maggiore di diversi miliardi di dollari se valutato sul mercato contemporaneo. Gli Stati Uniti e il Regno Unito erano determinati a mantenere quella “miniera d'oro” (rappresentata dall' olio) fuori dal controllo russo con tutti i mezzi a disposizione. Il primo obiettivo di Washington fù quello di organizzare un colpo di stato in Azerbaijan nei confronti del presidente eletto Abulfaz Elchibey per farvi insediare un nuovo presidente più “amichevole” nei confronti dell' idea che l' oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) fosse controllato dagli Stati Uniti, "la conduttura più politicizzata del mondo", che porta l'olio dall' Azerbaijan attraverso la Georgia verso la Turchia e il Mediterraneo.

A quel tempo, l' unico oleodotto esistente da Baku era uno dell' epoca sovietica che prendendo l' olio di Baku attraversava la capitale cecena, Grozny, portandolo verso nord attraversando la provincia del Daghestan in Russia, e, attraverso la Cecenia, giungere al porto russo del Mar Nero di Novorossiysk. L'oleodotto risultava l' unico maggiore ostacolo verso una via alternativa però molto più costosa per Washington e per le major petrolifere britanniche e statunitensi.

Il presidente Bush Sr. concesse ai suoi vecchi amici alla CIA il mandato di distruggere quell' oleodotto russo-ceceno creando così un tale caos nel Caucaso che nessuna società occidentale o russa avrebbero considerato l' idea di usare oleodotto russo di Grozny.

Graham E. Fuller, un vecchio collega di Bush e ex vice direttore del Consiglio Nazionale sull' Intelligence della CIA fu un architetto chiave nella strategia della CIA riguardo i Mujahideen. Fuller descrisse la strategia della CIA nel Caucaso durante primi anni '90: "La politica di guidare l' evoluzione dell' Islam sostenendoli contro i nostri avversari funzionò meravigliosamente bene in Afghanistan contro l'Armata Rossa. Le stesse dottrine possono ancora essere usate per destabilizzare ciò che resta del potere russo."

La CIA utilizzò per l'operazione anche un veterano, il generale Richard Secord, esperto in “sporchi trucchetti”. Secord creò una società di copertura della CIA, la MEGA Oil. Secord era già stato condannato nel 1980 per il suo ruolo centrale nelle operazioni illegali di armi nel caso Iran-Contra (caso anche conosciuto come Iran-Gate) e droga da parte della CIA.

Nel 1991 Secord, ex Vice Assistente Segretario alla Difesa, sbarcò a Baku costituendo la società di facciata della CIA, MEGA Oil. Era un veterano delle operazioni segrete della CIA dell' oppio in Laos durante la guerra del Vietnam. In Azerbaijan, costituì una compagnia aerea con lo scopo di far volare segretamente, dall' Afghanistan in Azerbaijan, centinaia di Mujahideen appartenenti ad al-Qaeda e bin Laden. Nel 1993, la MEGA Oil reclutò e armò 2.000 Mujahideen, convertendo così Baku in una base per operazioni terroristiche dei Mujahideen nel Caucaso.

L' operazione segreta dei Mujahideen del Generale Secord nel Caucaso dette il via al succitato colpo di stato militare che ebbe come esito il rovesciamento del presidente Abulfaz Elchibey eletto quello stesso anno e installandovi Heydar Aliyev, un più flessibile e bendisposto fantoccio degli Stati Uniti. Un rapporto segreto dell' intelligence turca, trapelato al Sunday Times di Londra, affermò che "due giganti del petrolio, BP e Amoco, inglesi e americani, rispettivamente, che insieme formano l' AIOC (Consorzio dell'Olio internazionale dell' Azerbaijan), sono dietro il colpo di Stato."

Il capo dei servizi segreti sauditi, Turki al-Faisal, diede disposizioni che il suo agente, Osama bin Laden, che mandò in Afghanistan all'inizio della guerra in Afghanistan nei primi anni 1980, avrebbe usufruito della sua organizzazione afgana Maktab al-Khidamat (MAK) per reclutare "Arabi Afghani" per quella che rapidamente stava diventando una Jihad globale. I mercenari di Bin Laden furono così utilizzati come truppe d' assalto dal Pentagono e dalla CIA per coordinare e sostenere le offensive musulmane non solo in Azerbaigian, ma poi anche in Cecenia e, in seguito, in Bosnia.

Bin Laden inserì un altro saudita, Ibn al-Khattab, per divenire Comandante, o Emiro del Jihadista Mujahideen in Cecenia (sic!) insieme al ceceno Shamil Basayev
, signore della guerra. Poco importa che Ibn al-Khattab fosse un saudita arabo che parlasse a malapena una parola di ceceno, e per niente il russo. Sapeva però come riconoscere i soldati russi e come ucciderli.

La Cecenia era, per tradizione, una società prevalentemente Sufi, un ramo più “morbido” dell' Islam apolitico. Ma la crescente infiltrazione dei benpagati e ben addestrati terroristi Mujahideen predicanti la Jihad o Guerra Santa contro i russi e sponsorizzati dagli Stati Uniti trasformò del tutto l' iniziale movimento riformista di resistenza cecena. Si diffuse così l' ideologia della linea dura islamista di al-Qaeda in tutto il Caucaso. Sotto la guida di Secord, le operazioni terroristiche dei Mujahideen furono così anche rapidamente estese nel vicino Daghestan e in Cecenia, trasformando Baku in un punto di spedizione per l' eroina afgana alla mafia cecena.

Dalla metà degli anni '90, bin Laden pagava i capi guerriglieri ceceni, Shamil Basayev e Omar ibn al-Khattab, la bella somma di diversi milioni di dollari al mese, la fortuna di un re pensando ad una Cecenia che nel 1990 era economicamente desolata, consentendo così loro di emarginare la maggioranza moderata cecena. I servizi segreti americani furono profondamente coinvolti nel conflitto ceceno fino alla fine degli anni 1990. Secondo Yossef Bodansky, l' allora direttore del Congressional Task Force degli Stati Uniti sul terrorismo e sulla guerra non convenzionale, Washington partecipò attivamente alla "ennesima jihad anti-Russia, cercando di supportare e potenziare le forze islamiste anti-occidentali più virulente."

Bodansky rivelò in dettaglio l' intera strategia della CIA nel Caucaso nel suo rapporto, affermando che i funzionari del governo statunitense vi  parteciparono,

"Una riunione formale in Azerbaijan nel dicembre 1999, in cui vennero discussi e concordati i programmi specifici per la formazione e l' equipaggiamento dei Mujahideen dal Caucaso, Asia del sud e Centrale e nel mondo arabo, culminò con un tacito incoraggiamento di Washington a vantaggio di entrambi gli alleati, i musulmani (principalmente Turchi, Giordani e dell' Arabia Saudita) e le 'società di sicurezza private' degli Stati Uniti. . . per aiutare i ceceni e i loro alleati islamici a insorgere nella primavera del 2000 e sostenere la conseguente Jihad per un lungo periodo ... la Jihad islamista nel Caucaso come un modo per deprivare la Russia di una via dell' oleodotto percorribile attraverso una spirale di violenza e terrorismo. "

La fase più intensa delle guerre di Cecenia diminuì nel 2000 solo dopo la pesante intervento militare russo che sconfisse gli islamisti. Fu però una “vittoria di Pirro”, che costò un tributo enorme in vite umane e distruzione di intere città. Il bilancio esatto delle vittime causate dal conflitto ceceno istigato dalla CIA è sconosciuto. Stime non ufficiali variavano da 25.000 a 50.000 fra morti e dispersi, per la maggior parte civili. Stime di perdite russe erano vicine a 11.000 persone secondo il “Comitato delle Madri dei soldati”.

Le major petrolifere anglo-americani e gli agenti della CIA erano felici. Ottennero quello che volevano: il loro oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, bypassando l' oleodotto di Grozny in Russia.

I jihadisti ceceni, sotto il comando islamico di Shamil Basayev, continuarono però gli attacchi di guerriglia dentro e fuori la Cecenia. La CIA si riorientò nel Caucaso.

Collegamento saudita di Basayev

Basaev fu fondamentale nella Jihad Globale della CIA. Nel 1992 incontrò il terrorista saudita Ibn al-Khattag in Azerbaijan. Dall' Azerbaijan, Ibn al-Khattab portò Basayev in Afghanistan per incontrare il suo compagno saudita Osama bin Laden. Il ruolo di Ibn al-Khattab è stato quello di reclutare i musulmani ceceni disposti a intraprendere la Jihad contro le forze russe in Cecenia per conto di una strategia di copertura della CIA per destabilizzare la Russia post-sovietica e garantire così il controllo britannico-statunitense sull' “energia” del Caspio.

Una volta tornati in Cecenia, Basayev e al-Khattab crearono la Brigata Internazionale Islamica (IIB) con il denaro dell' Intelligence saudita, con l' approvazione della CIA e coordinato attraverso la relazione con l' ambasciatore saudita di Washington nonché principe, Bandar bin Sultan, intimo conoscente della famiglia Bush. Bandar, ambasciatore saudita di Washington per più di due decenni, era così intimo con la famiglia Bush che George W. Bush riferiva all'ambasciatore playboy saudita come "Bandar Bush", considerandolo una sorta di membro onorario della famiglia.

Basayev e al-Khattab importarono in Cecenia i combattenti prelevandoli dal ramo fanatico saudita wahabita dell'Islam sunnita. Ibn al-Khattab ordinò che il suo esercito privato di arabi, turchi, e altri combattenti stranieri venisse chiamato "Mujahideen arabi in Cecenia". Gli fù anche commissionato di creare campi paramilitari nelle montagne del Caucaso e della Cecenia dove venissero addestrati ceceni e musulmani delle repubbliche russe del Caucaso del Nord e dell' Asia centrale.

La Brigata Internazionale Islamica, finanziata dai sauditi e dalla CIA, fu responsabile non solo del terrorismo in Cecenia. Essi condussero nell' ottobre 2002, al Teatro Dubrovka di Mosca, un sequestro di ostaggi e si macchiarono inoltre del raccapricciante massacro della scuola di Beslan nel settembre 2004. Nel 2010, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite pubblicò il seguente rapporto su al-Khattab e sulla Brigata Internazionale Islamico di Basayev:

la Brigata Internazionale Islamica (IIB) venne citata il 4 marzo 2003.. . per essere associata ad Al-Qaeda, Osama bin Laden e ai Talebani per la "partecipazione al finanziamento, progettazione, facilitazione, preparazione o perpetrazione di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto o a sostegno di” Al-Qaeda. . . la Brigata Internazionale islamico (IIB) fù fondata e guidata da Shamil Basayev Salmanovich (deceduto) ed collegata al Riyadus-Salikhin Reconnaissance e Battaglione di Sabotaggio dei Martiri Ceceni (RSRSBCM). . . e alla Special Purpose Islamic Regiment (SPIR). . .

La sera del 23 ottobre 2002, i membri della IIB, RSRSBCM e SPIR operarono congiuntamente allo scopo di sequestrare oltre 800 ostaggi a Teatro Podshipnikov Zavod (Dubrovka) di Mosca.

Nell'ottobre 1999, gli emissari di Basayev e Al-Khattab viaggiarono alla casa base di Osama bin Laden, nella provincia afghana di Kandahar, dove egli accettò di fornire assistenza militare e aiuti finanziari, prendendo anche accordi per inviare in Cecenia diverse centinaia di combattenti per la lotta contro le truppe russe e perpetrare atti di terrorismo. Successivamente, nello stesso anno, Bin Laden inviò ingenti somme di denaro a Basayev, Movsar Barayev (leader di SPIR) e Al-Khattab, i quali sarebbe stati utilizzati esclusivamente per la formazione di uomini armati, reclutamento di mercenari e di acquistare munizioni.

La "via terrorista" Afgano-Caucasica di Al Qaeda, finanziata dall'intelligence saudita, aveva due obiettivi. Uno era un obiettivo specificamente saudita che era quello di diffondere la fanatica Jihad wahabita nella regione dell'Asia centrale dell' ex Unione Sovietica. Il secondo era l' ordine del giorno della CIA di destabilizzare l' allora  ormai collassante Federazione Russa post-sovietica.

Beslan

Il 1 ° settembre 2004 i terroristi armati di Basaev e la IIB di al-Khattab presero più di 1100 persone come ostaggi in un assedio che includeva 777 bambini, e li tennero prigionieri nella School Number One (SNO) a Beslan in Ossezia del Nord, repubblica autonoma nel Caucaso settentrionale appartenente alla Federazione russa vicino al confine della Georgia.

Il terzo giorno di “crisi” degli ostaggi, come alcune esplosioni furono udite all' interno della scuola, la  FSB e altre truppe russe presero d' assalto l' edificio. Alla fine, almeno 334 ostaggi furono uccisi, tra cui 186 bambini, con un significativo numero di feriti e dispersi. Divenne chiaro successivamente che le forze russe gestirono male l' intervento.

La macchina di propaganda di Washington, da Radio Free Europe a The New York Times e  CNN, non perse tempo a demonizzare Putin e la Russia per la loro cattiva gestione della crisi di Beslan, anzichè concentrarsi sui collegamenti di Basayev con Al Qaeda e i segreti sauditi in quanto quest' ultimo aspetto avrebbe portato l' attenzione del mondo  verso le relazioni intime tra la famiglia del presidente degli Stati Uniti George W. Bush e la famiglia del miliardario saudita bin Laden.

Il 1 settembre 2001, appena dieci giorni prima del giorno degli attentati al World Trade Center e del Pentagono, il principe Turki bin Faisal Al Saud, capo dei servizi segreti sauditi, educato e formato negli Stati Uniti, che diresse l' Intelligence Saudita dal 1977, includendo anche l' intera operazione dei Mujahideen di Osama bin Laden in Afghanistan e nel Caucaso, all' improvviso e inspiegabilmente rassegnò le dimissioni, pochi giorni dopo aver accettato un nuovo mandato come capo dell' intelligence dal proprio re. Egli non dette alcuna spiegazione. Fu subito reimpiegato a Londra, lontano da Washington.

Le registrazioni dei legami intimi fra Bin Laden e famiglia di Bush è stata sepolta, nei fatti del tutto cancellata per motivi di "sicurezza nazionale" (sic!) nella relazione ufficiale sul 911 dalla Commissione degli Stati Uniti. Lo sfondo saudita di quattordici dei diciannove presunti terroristi del 911 a New York e Washington è stato cancellato anche dal rapporto finale della Commissione 911 del governo degli Stati Uniti, pubblicato solo nel luglio 2004 dall' amministrazione Bush, quasi tre anni dopo gli eventi.

Basayev reclamò meriti di aver inviato i terroristi a Beslan. Le sue richieste includevano la completa indipendenza della Cecenia dalla Russia, qualcosa che avrebbe offerto a Washington e al Pentagono un enorme arma strategica proprio nel ventre meridionale della Federazione russa.

Entro la fine del 2004, a seguito del tragedia di Beslan, il presidente Vladimir Putin, come riferito, ordinò una missione segreta da parte dell' intelligence russa di “ricerca e distruzione” per dare la caccia e uccidere i leader principali dei Mujahideen Caucasici di Basayev. Al-Khattab fu ucciso nel 2002. Le forze di sicurezza russe presto scoprirono che la maggior parte dei terroristi ceceni-afgani-arabi erano fuggiti. Ottennero un rifugio sicuro in Turchia, membro della NATO; in Azerbaijan, un altro membro della NATO; o in Germania, un membro della NATO; o a Dubai, uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti negli Stati Arabi e  nel Qatar, un altro stretto alleato degli Stati Uniti.

In altre parole, ai terroristi ceceni venne offerto dalla NATO un rifugio sicuro.


F. William Engdahl è consulente di rischio strategico e docente, si è laureato in scienze politiche dalla Princeton University ed è autore di best-seller sul petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online "New Eastern Outlook". 

Fonte: http://journal-neo.org

Link: http://journal-neo.org/2015/05/15/what-if-putin-is-telling-the-truth/

15.05.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org  a cura di GIULIANO MONTELEONE