Italia ed Europa in armi

Aggiornamenti ed analisi da Manlio Dinucci
1) NUOVO LIBRO di Manlio Dinucci: GUERRA NUCLEARE. IL GIORNO PRIMA
2) Italia in armi dal Baltico all’Africa (16.01.2018)
3) Il vero libro esplosivo è a firma Trump (9.01.2018)


Sulla corsa alla guerra in Italia e in Europa segnaliamo anche:

IN NIGER L’UE SI TRAVESTE DA BENEFATTRICE PER NON FARE IL LAVORO SPORCO (di Andrea de Georgio, LIMES 6/12/2017)
La pletora di aiuti ‘allo sviluppo’ erogati al paese saheliano, snodo strategico dei traffici trans-sahariani, ha come vero obiettivo bloccare i migranti e accaparrarsi le risorse. Il gioco di Niamey. Il ruolo dell’Italia. Sul terrorismo si rischia l’effetto boomerang...

E GLI ATENEI ITALIANI TUTTI IN MARCIA VERSO LA GUERRA… (di Antonio Mazzeo)
Scheda su Ricerca e Sviluppo Militare. Il reclutamento alla guerra dell’università e della scuola, presentata dall’Autore in occasione del Convegno “Basta Guerre ovunque le si chiamino”, Rovato (Brescia), 14 e 15 ottobre 2017


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NUOVO LIBRO di Manlio Dinucci
Guerra nucleare.. Il giorno prima
Zambon editore, 2017, pp.303, 15 €

Si veda anche la RECENSIONE di ALESSANDRO SANTAGATA (ADISTA, 15-01-2018):


Manlio Dinucci 
 
GUERRA NUCLEARE
IL GIORNO PRIMA

Da Hiroshima a oggi: 
chi e come ci porta alla catastrofe 

La lancetta dell’«Orologio dell’Apocalisse» – il segnatempo che sul Bollettino degli Scienziati Atomici statunitensi indica a quanti minuti siamo dalla mezzanotte della guerra nucleare – è stata spostata in avanti: da 3 a mezzanotte nel 2015 a 2,5 minuti nel 2017. Tale fatto passa però inosservato o, comunque, non suscita particolari allarmi. 

Sembra di vivere nel film The Day After (1983), in quella cittadina del Kansas dove la vita scorre tranquilla accanto ai silos dei missili nucleari, con la gente che il giorno prima ascolta distrattamente le notizie sul precipitare della situazione internazionale, finché vede i missili lanciati contro l’URSS e poco dopo spuntare i funghi atomici delle testate nucleari sovietiche. 

Questo libro ricostruisce la storia della corsa agli armamenti nucleari dal 1945 ad oggi, sullo sfondo dello scenario geopolitico mondiale, contribuendo a colmare il vuoto di informazione creato ad arte su questo tema di vitale importanza. Si è diffusa la sensazione che una guerra nucleare sia ormai inconcepibile e si è creata di conseguenza la pericolosa illusione che si possa convivere con la Bomba. Ossia con una potenza distruttiva che può cancellare la specie umana e quasi ogni altra forma di vita. Lo possiamo evitare, mobilitandoci per eliminare le armi nucleari dalla faccia della Terra.  Finché siamo in tempo, il giorno prima.   
 
L’autore, giornalista e saggista,  collaboratore de il manifesto e di Pandora TV, è membro del Comitato No Guerra No Nato
Con Zambon Editore ha pubblicato L’Arte della Guerra / Annali della strategia USA/NATO (1990-2016).
È stato direttore esecutivo per l’Italia della International Physicians for the Prevention of Nuclear War, associazione insignita nel 1985 del Premio Nobel per la Pace per aver «fornito preziosi servigi all\'umanità divulgando informazioni autorevoli e diffondendo la consapevolezza sulle catastrofiche conseguenze di un conflitto nucleare». 

INDICE

1    La nascita della Bomba 
1.1  Il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki
1.2  Gli effetti dell’esplosione nucleare su una città
1.3  Gli effetti della ricaduta radioattiva
1.4  L’inverno nucleare
 
2    La corsa agli armamenti nucleari 
2.1  Il confronto nucleare USA-URSS
2.2  I missili balistici intercontinentali
2.3  La crisi dei missili a Cuba e l’ingresso della Cina tra le potenze nucleari
2.4  La pianificazione dell’attacco nucleare
2.5  Il Trattato sullo spazio esterno e il Trattato di non-proliferazione 
2.6  I missili balistici a testate multiple indipendenti 
2.7  La bomba N
2.8  I trattati sui missili anti-balistici e sulla limitazione delle armi strategiche
2.9  La Bomba segreta di Israele 
2.10  L’ingresso di Sudafrica, India e Pakistan tra le potenze nucleari
 
3    La polveriera nucleare 
3.1  Un milione di Hiroshima
3.2  La «valigetta nucleare»
3.3  I falsi allarmi di attacco nucleare
3.4  Gli incidenti con armi nucleari
3.5  L’inquinamento radioattivo dei test e degli impianti nucleari
3.6  Il legame tra nucleare militare e civile
3.7  Gli incidenti alle centrali nucleari
3.8  I movimenti antinucleari durante la guerra fredda 
 
4    Le guerre del dopo guerra fredda 
4.1  Il mondo al bivio
4.2  Golfo: la prima guerra del dopo guerra fredda
4.3  Le armi a uranio impoverito 
4.4  Il riorientamento strategico degli Stati Uniti 
4.5  Il riorientamento strategico della NATO
4.6  L’intervento NATO nella crisi balcanica e la guerra contro la Jugoslavia 
4.7  Terreno di prova dei bombardieri da attacco nucleare e uso massiccio di armi a uranio impoverito 
4.8  Il superamento dell’Articolo 5 e la conferma della leadership USA
4.9  Il «Nuovo Modello di Difesa» dell’Italia
4.10  L’espansione della NATO ad Est verso la Russia
 
5    La messinscena del disarmo 
5.1  Le armi nucleari e lo «scudo anti-missili» nella ristrutturazione delle forze USA
5.2  I trattati START sulla riduzione delle armi strategiche 
5.3  La messa al bando dei test nucleari e i test «subcritici»
5.4  Il Trattato di Mosca e il nuovo START
5.5  L’ingresso della Corea del Nord tra le potenze nucleari
5.6  Altri paesi in grado di fabbricare armi nucleari 
5.7  Le armi chimiche e biologiche  
 
6     La nuova offensiva USA/NATO 
6.1  11 Settembre: maxi-attacco terroristico in mondovisione 
6.2  11 Settembre: le falle della versione ufficiale 
6.3  Afghanistan: l’inizio della «guerra globale al terrorismo» 
6.4  La seconda guerra contro Iraq
6.5  La guerra contro la Libia
6.6  La guerra coperta contro la Siria e la formazione dell’ISIS
6.7  Il colpo di stato in Ucraina 
6.8  Le guerre segrete dal volto umanitario 
 
   L’Europa sul fronte nucleare 
7.1  L’Europa nel riarmo nucleare del Premio Nobel per la pace
7.2  Italia: portaerei nucleare USA/NATO nel Mediterraneo
7.3  La B61-12, nuova bomba nucleare USA per l’Italia e l’Europa 
7.4  L’escalation USA/NATO in Europa
7.5  Lo «scudo» USA sull’Europa 
 
8     Gli scenari dell’Apocalisse 
8.1   L’escalation qualitativa del confronto nucleare
8.2   La preparazione del first strike nucleare 
8.3   Armi elettromagnetiche e laser e aerei robot spaziali per la guerra nucleare
8.4   La mortale minaccia del plutonio e il monito inascoltato di Fukushima 
8.5   La minaccia del terrorismo nucleare 
8.6   Le nanoarmi: potenziali detonatori della guerra nucleare

9     Il giorno prima finché siamo in tempo
9..1   La strategia dell’Impero Americano d’Occidente
9.2   Il sistema bellico planetario degli Stati Uniti d’America 
9.3   L’ancoraggio dell’Italia alla macchina da guerra USA/NATO
9.4  Il disancoraggio dalla macchina da guerra USA/NATO, per un’Italia sovrana e neutrale, libera dalle armi nucleari 
 
 
304 PAGINE   /  15 EURO  / NELLE LIBRERIE FELTRINELLI E IN ALTRE / SU AMAZON.IT 


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VERSIONE VIDEO (PandoraTV, 16 gen 2018)
33 missioni militari internazionali in cui l’Italia è impegnata in 22 paesi. A quelle condotte da tempo nei Balcani, in Libano e Afghanistan, si aggiungono le nuove missioni che – sottolinea la Deliberazione del governo – «si concentrano in un\'area geografica, l\'Africa, ritenuta di prioritario interesse strategico in relazione alle esigenze di sicurezza e difesa nazionali».


L’arte della guerra. La rubrica settimanale a cura di Manlio Dinucci

Italia in armi dal Baltico all’Africa 

Manlio Dinucci, su Il Manifesto del 16.01.2018
  

Che cosa avverrebbe se caccia russi Sukhoi Su 35, schierati nell’aeroporto di Zurigo a una decina di minuti di volo da Milano, pattugliassero il confine con l’Italia con la motivazione di proteggere la Svizzera dall’aggressione italiana?

A Roma l’intero parlamento insorgerebbe, chiedendo immediate contromisure diplomatiche e militari.

Lo stesso parlamento, invece, sostanzialmente accetta e passa sotto silenzio la decisione Nato di schierare 8 caccia italiani Eurofighter Typhoon nella base di Amari in Estonia, a una decina di minuti di volo da San Pietroburgo, per pattugliare il confine con la Russia con la motivazione di proteggere i paesi baltici dalla «aggressione russa».

La fake news con la quale la Nato sotto comando degli Stati uniti giustifica la sempre più pericolosa escalation miitare contro la Russia in Europa. Per dislocare in Estonia gli 8 cacciabombardieri, con un personale di 250 uomini, si spendono (con denaro proveniente dalle casse pubbliche italiane) 12,5 milioni di euro da gennaio a settembre, cui si aggiungono le spese operative: un’ora di volo di un Eurofighter costa 40 mila euro, l’equivalente del salario lordo annuo di un lavoratore.

Questa è solo una delle 33 missioni militari internazionali in cui l’Italia è impegnata in 22 paesi.

A quelle condotte da tempo nei Balcani, in Libano e Afghanistan, si aggiungono le nuove missioni che – sottolinea la Deliberazione del governo – «si concentrano in un’area geografica, l’Africa, ritenuta di prioritario interesse strategico in relazione alle esigenze di sicurezza e difesa nazionali».

In Libia, gettata nel caos dalla guerra della Nato del 2011 con la partecipazione dell’Italia, l’Italia oggi «sostiene le autorità nell’azione di pacificazione e stabilizzazione del Paese e nel rafforzamento del controllo e contrasto dell’immigrazione illegale».

L’operazione, con l’impiego di 400 uomini e 130 veicoli, comporta una spesa annua di 50 milioni di euro, compresa una indennità media di missione di 5 mila euro mensili corrisposta (oltre la paga) a ciascun partecipante alla missione. In Tunisia l’Italia partecipa alla Missione Nato di supporto alle «forze di sicurezza» governative, impegnate a reprimere le manifestazioni popolari contro il peggioramento delle condizioni di vita.

In Niger l’Italia inizia nel 2018 la missione di supporto alle «forze di sicurezza» governative, «nell’ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area», comprendente anche Mali, Burkina Faso, Benin, Mauritania, Ciad, Nigeria e Repubblica Centrafricana (dove l’Italia partecipa a una missione dell’Unione europea di «supporto»).

È una delle aree più ricche di materie prime strategiche – petrolio, gas naturale, uranio, coltan, oro, diamanti, manganese, fosfati e altre – sfruttate da multinazionali statunitensi ed europee, il cui oligopolio è però ora messo a rischio dalla crescente presenza economica cinese.

Da qui la «stabilizzazione» militare dell’area, cui partecipa l’Italia inviando in Niger 470 uomini e 130 mezzi terrestri, con una spesa annua di 50 milioni di euro. A tali impegni si aggiunge quello che l’Italia ha assunto il 10 gennaio: il comando della componente terrestre della Nato Response Force, rapidamente proiettabile in qualsiasi parte del mondo. Nel 2018 è agli ordini del Comando multinazionale di Solbiate Olona (Varese), di cui l’Italia è «la nazione guida». Ma – chiarisce il Ministero della difesa – tale comando è «alle dipendenze del Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa», sempre nominato dal presidente degli Stati uniti.

L’Italia è quindi sì «nazione guida», ma sempre subordinata alla catena di comando del Pentagono.


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L’arte della guerra . La rubrica settimanale a cura di Manlio Dinucci

Il vero libro esplosivo è a firma Trump

Manlio Dinucci, su Il Manifesto del 9.01.2018

Tutti parlano del libro esplosivo su Trump, con rivelazioni sensazionali di come Donald si fa il ciuffo, di come lui e la moglie dormono in camere separate, di cosa si dice alle sue spalle nei corridoi della Casa Bianca, di cosa ha fatto suo figlio maggiore che, incontrando una avvocatessa russa alla Trump Tower di New York, ha tradito la patria e sovvertito l’esito delle elezioni presidenziali. Quasi nessuno, invece, parla di un libro dal contenuto veramente esplosivo, uscito poco prima a firma del presidente Donald Trump: «Strategia della sicurezza nazionale degli Stati uniti».

È un documento periodico redatto dai poteri forti delle diverse amministrazioni, anzitutto da quelli militari.

Rispetto al precedente, pubblicato dall’amministrazione Obama nel 2015, quello dell’amministrazione Trump contiene elementi di sostanziale continuità. Basilare il concetto che, per «mettere l’America al primo posto perché sia sicura, prospera e libera», occorre avere «la forza e la volontà di esercitare la leadership Usa nel mondo».

Lo stesso concetto espresso dall’amministrazione Obama (così come dalle precedenti): «Per garantire la sicurezza del suo popolo, l’America deve dirigere da una posizione di forza»..

Rispetto al documento strategico dell’amministazione Obama, che parlava di «aggressione russa all’Ucraina» e di «allerta per la modernizzazione militare della Cina e per la sua crescente presenza in Asia», quello dell’amministrazione Trump è molto più esplicito: «La Cina e la Russia sfidano la potenza, l’influenza e gli interessi dell’America, tentando di erodere la sua sicurezza e prosperità».

In tal modo gli autori del documento strategico scoprono le carte mostrando qual è la vera posta in gioco per gli Stati uniti: il rischio crescente di perdere la supremazia economica di fronte all’emergere di nuovi soggetti statuali e sociali, anzitutto Cina e Russia le quali stanno adottando misure per ridurre il predominio del dollaro che permette agli Usa di mantenere un ruolo dominante, stampando dollari il cui valore si basa non sulla reale capacità economica statunitense ma sul fatto che vengono usati quale valuta globale.

«Cina e Russia – sottolinea il documento strategico – vogliono formare un mondo antitetico ai valori e agli interessi Usa. La Cina cerca di prendere il posto degli Stati uniti nella regione del Pacifico, diffondendo il suo modello di economia a conduzione statale. La Russia cerca di riacquistare il suo status di grande potenza e stabilire sfere di influenza vicino ai suoi confini. Mira a indebolire l’influenza statunitense nel mondo e a dividerci dai nostri alleati e partner».

Da qui una vera e propria dichiarazione di guerra: «Competeremo con tutti gli strumenti della nostra potenza nazionale per assicurare che le regioni del mondo non siano dominate da una singola potenza», ossia per far sì che siano tutte dominate dagli Stati uniti. Fra «tutti gli strumenti» è compreso ovviamente quello militare, in cui gli Usa sono superiori.

Come sottolineava il documento strategico dell’amministrazione Obama, «possediamo una forza militare la cui potenza, tecnologia e portata geostrategica non ha eguali nella storia dell’umanità; abbiamo la Nato, la più forte alleanza del mondo».

La «Strategia della sicurezza nazionale degli Stati uniti», a firma Trump, coinvolge quindi l’Italia e gli altri paesi della Nato, chiamati a rafforzare il fianco orientale contro l’«aggressione russa», e a destinare almeno il 2% del pil alla spesa militare e il 20% di questa all’acquisizione di nuove forze e armi.

L’Europa va in guerra, ma non se ne parla nei dibattiti televisivi: questo non è un tema elettorale.



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