(italiano / srpskohrvatski / english)
 
"Piccolo pogrom" in Kosmet
 
1) 28 maggio: pestaggi, arresti e distruzioni ai danni dei serbi della zona di Mitrovica
– Dopo il 28 maggio, la Resistenza popolare serba all’arroganza e all’ingiustizia non arretra (di Enrico Vigna)
– Un funzionario russo dell’ONU in Kosovo ha subito una grave ferita alla testa
– Vučić prepara l’esercito dopo l'arresto di serbi in Kosovo
2) Thaci europeista e democratico: "Ci uniremo con l'Albania. Vanno aboliti i confini. Valle di Presevo al Kosovo" (25.5.2019)
3) U.N.. 9.12.2018.: Microphone abruptly cut off when speaking about Kosovo and Metohija / Čim su pomenule Kosovo, isključili su im mikrofon
4) Kosovo Metohija: Per il diritto a un futuro. I serbi devono riavere le loro case (RTS, 27 marzo 2018)
 
 
Pogledaj / procitaj takodje:
 
TRUMP A LONDRA, ALBRIGHT PRESTO IN KOSOVO. L’AMERICA SFASCIAMONDO DI SEMPRE (di Alberto Tarozzi, 04/06/2019)
... A proposito di Balcani: il 12 giugno sono attese a Pristina, in Kosovo, le gemelline dei bombardamenti su Belgrado, la rediviva Madeleine Albright e la sempre più appassita Hillary Clinton...
 
KOSOVO, NEGATO INGRESSO AD ALTO RESPONSABILE GOVERNO SERBO (19.5.2019)
Le autorità di Pristina hanno negato il permesso di entrare in Kosovo a Marko Djuric, capo dell'Ufficio governativo serbo per il Kosovo. Il ministero degli esteri ha motivato il rifiuto con il mancato rispetto delle procedure previste dagli accordi.
 
PODELA ILI PODVALA? - ZAPAD PONOVO POKUSAVA EKSPERIMENT U VEZI KOSOVA (DJS - TV Happy 18.4.2019)
Jutarnji Program TV HAPPY. Gost: Živadin Jovanović - Nekadašnji ministar spoljnih poslova. Voditelji: Milomir Marić i Katarina Korša
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=D7jthki5SCs
 
ПРОМОЦИЈА КЊИГЕ „1244 КЉУЧ МИРА У ЕВРОПИ“ У СОМБОРУ
Дана, 17. 04. 2019. године, у Сомбору у  Српској читаоници „Лаза Костић“, одржана је промоција књиге „1244 кључ мира у Европи“, аутора Живадин Јовановића у издању СКЗ и Београдског форума за свет равноправих.  Домаћин промоције био је г. Стојан Бербер, а о књизи, осим аутора, говорио је и новинар Слободан Рељић...
 
GOVERNO DEL KOSOVO, IN RITARDO [sic] SUI DIRITTI UMANI (01/04/2019 -  Robert Muharremi)
Il 7 dicembre del 2018 il ministro della Giustizia del Kosovo ha garantito, attraverso una dichiarazione pubblica, che avrebbe incluso due nuove leggi nel programma legislativo del proprio ministero del 2019: una legge sulla responsabilità dello stato per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani ed una legge che darebbe alla Corte costituzionale del Kosovo l'autorità di accordare risarcimenti agli individui quando quest'ultima individua una violazione dei diritti umani da parte dello stato e dei suoi agenti. Il ministro della Giustizia ha garantito questo impegno durante un seminario tenuto dal Rochester Institute of Technology (RIT) in Kosovo, alla presenza di rappresentati dell'ambasciata americana, della Corte costituzionale kosovara, dell'Ombudsperson, dell'Assemblea del Kosovo e di rappresentanti della società civile... 
https://kosovotwopointzero.com/en/the-government-of-kosovo-is-failing-its-human-rights-obligations/
 
Continuano le razzie di albanesi kosovari nei villaggi serbi:
НАОРУЖАНИ АЛБАНЦИ УПАЛИ У СЕЛО РАСТЕЛИЦА КОД КУРШУМЛИЈЕ (среда 27. фебруар 2019)
https://www.standard.rs/2019/02/27/naoruzani-albanci-upali-u-selo-rastelica-kod-kursumlije/
У селу су распоређене јаке полицијске снаге, а поред Растелице, Албанци су упали у још једно село
Група наоружаних Албанаца упала је рано јутрос у село Растелица код Куршумлије и једном од мештана украла трактор, јавила је ТВ Прва. Како се наводи, приликом упада чула се и пуцњава, а у селу се налазе јаке полицијске снаге.
Дописница београдске телевизије наводи да је дошло до пуцњаве и да су демолиране све куће у том селу. Додала је и да су распоређене јаке полицијске снаге. Поред Растелице, Албанци су упали у још једно село.
Протеклих година су локални медији упозоравали на овакве догађаје и преносили сведочења мештана који тврде да их нико не штити и да је Жандармерија повучена, као и да су од надлежних тражили да се снаге безбедности врате.
 
KOSOVO: IN AUMENTO RAPINE E REATI VIOLENTI (Majlinda Aliu, 21/01/2019)
Una rapina in banca finita nel sangue a pochi giorni dallo scorso Capodanno ha riaperto in Kosovo il dibattito sui reati violenti, aumentati in modo sensibile negli ultimi anni...
 
Ai pallacestisti del "Partizan" è stato vietato l'ingresso nel Kosovo-Metohija. Volevano recarsi a sostenere il popolo serbo nelle manifestazioni pacifiche contro il "governo" del Kosovo...
KOŠARKAŠIMA PARTIZANA ZABRANJEN ULAZ NA KOSOVO (Politika, 04. decembar 2018.)
"Hteli smo u miru da budemo na Kosmetu, ali očigledno to nije moguće”
 
FLASHBACKS 2016-2017:
GRACANICA, KOSOVO METOHIJA. IL RICORDO È LA VITA STESSA (Radmila Todic Vulicevic, aprile 2017)
"Ero andato nei campi quel 17 marzo 2004”, ricorda Ljubisa. “ Avevo portato con me Stefan, un figlio nato nel ’99.. Guardando in direzione di Ceglavica mio fratello ed io vedevamo fumo...."
ORIG.: Још једна туга у тужној Приштини (Радмила Тодић-Вулићевић, 23.04.2016.)
ANCORA UNA SOFFERENZA NELLA TRISTE PRISTINA (di  Radmila Todic-Vulicevic, 23.04.2016)
Mica Drmoncic andava tutti i giorni al lavoro da Pristina a Gracanica in bicicletta...
 
 
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KOSOVO PROVOCATION: WHY, AND WHERE, DID IT HAPPEN?? (Graham Phillips, 31 mag 2019)
 
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Kosovo Metohija. Dopo il 28 maggio, la Resistenza popolare serba all’arroganza e all’ingiustizia non arretra. Le prospettive nell’area
 
Dopo gli assalti dei Reparti Speciali albanesi ROSU contro i comuni nel nord del Kosovo del 28 maggio, che ha portato all’arresto di 46 cittadini e al ferimento di alcune decine, tra cui due funzionari dell’UNMIK di cui uno russo, sia a Mitrovica nord che a Zubin Potok, la popolazione serba è scesa in piazza per riaffermare il suo diritto incancellabile a rimanere sulla propria terra e ribadire la volontà che non ci sarà “nessun passo indietro”, pronti anche a dare la vita.

di Enrico Vigna
    
[...]
 
Srdjan Vulovic, sindaco di Zubin Potok, dove c’è stato l’attacco più pesante e sanguinoso delle forze speciali della polizia albanese del Kosovo, ha affermato che una tale brutalità e aggressività non si ricordava in quel luogo da tempi immemori.
Secondo lui, ieri nessuno è stato arrestato sulla base di un elenco di cosiddetti "contrabbandieri", cioè persone che sono collegate a crimini economici, ma gli 11 nostri concittadini che sono stati arrestati, non hanno nulla a che fare con affari e crimini.
Ha denunciato che le forze speciali hanno demolito quattro case, una taverna, trenta veicoli e sei camion sono stati distrutti. Sono state picchiate numerose persone, di cui tre pestate duramente, sono state portate all'ospedale di Kosovska Mitrovica. Ha anche detto che avevano chiesto alla KFOR di essere protetti, ma che gli è stato risposto che la lotta contro il crimine e la corruzione non è il loro lavoro; ennesima dimostrazione di come la KFOR abbia una funzione di parte.
Anche la comunità internazionale ha dimostrato il suo disinteresse per la grave situazione verificatasi, quindi niente di nuovo.  Il sindaco serbo ha comunque invitato la gente a non cadere nelle provocazioni: “ abbiamo a che fare con persone violente e armate. Ieri abbiamo mostrato eroismo, ma non ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di una vita tranquilla, che i nostri figli vadano negli asili e nelle scuole, vogliamo avere il diritto di occuparci delle cose ordinarie. Ma non andremo via da qui… ".

Anche a Leposavic  una manifestazione di piazza, guidata dal sindaco locale Zoran Todic, ha detto che i serbi che vivono nel Kosovo settentrionale sono più che mai decisi a difendere la loro dignità di serbi, le proprie istituzioni, i propri figli e famiglie. “… Pristina e la comunità internazionale, già dal 1999, sta cercando di realizzare il loro obiettivo: che è quello della completa pulizia etnica del Kosovo, eliminando i cittadini serbi, e ieri la loro azione è stata  coerente con il loro obiettivo… Avevano 1.000 modi per un lavoro investigativo ma il vero obiettivo degli arresti era di intimidire il popolo serbo… Questa volta, la determinazione della leadership dello stato della Serbia, guidato dal Presidente Vucic, per proteggere il popolo serbo contro ogni forma di violenza, ci ha dato ulteriore forza, coraggio e fiducia. Il Kosovo era serbo e rimarrà serbo…”.
Ha poi concluso chiedendo un applauso per i detenuti, aspettando che riabbiano la libertà insieme al  popolo serbo del Kosovo e Metohija, libertà che è stata tolta negli ultimi 20 anni.

A Zvecan il sindaco Vucina Jankovic ha detto che il popolo serbo in Kosovo e Metohija: “… ieri ha mostrato coraggio, armonia e unità. Ha dimostrato di avere la forza per combattere per il Kosovo serbo con il cuore. Che il coraggio e la forza si trova nel cuore, non in chi è contro il nostro popolo. Davanti a noi avremo, probabilmente, altri giorni difficili, ma con fermezza e unità  dimostreremo di essere pronti ad affrontarli… Spesso si sentono storie. Il Kosovo è la storia. Si stanno sbagliando se pensano che sia una storia finita. La storia del Kosovo sarà affrontata nel prossimo periodo, a condizione che noi serbi, saremo disponibili a combattere per il Kosmet. Non possiamo permettere a nessuno di provocarci. È così che si difende la propria terra, la propria famiglia e la Serbia”.
 
La manifestazione di protesta nella piazza centrale di Kosovska Mitrovica settentrionale è avvenuta il giorno dopo l’assalto, verso mezzogiorno, era guidata dal Sindaco di Kosovska Mitrovica, Goran Rakic, il quale ha rivolto un appello ai cittadini, chiedendo ai serbi del KiM “… di rimanere calmi e lucidi in questi tempi difficili, pieni di provocazioni e tentazioni… Vi prego di non cadere nelle  provocazioni preparate nelle cancellerie occidentali. Non possiamo avere libertà e protezione da coloro che sono disposti a fare di tutto per raggiungere i loro obiettivi politici… Stanno chiedendoci di negoziare con chi è usurpatore e ci bastona. Se vogliono proteggersi dal crimine, il cantiere deve prima partire dalla loro casa… siamo i testimoni e vittime della più grande ingiustizia che ci stanno infliggendo e non ne vediamo la fine…”. Ha inoltre dichiarato che: finora la Serbia è sempre stata a fianco del popolo serbo in Kosovo e ha inviato un messaggio speciale al Presidente Vucic: “Presidente, sei sempre il primo a dire chiaramente che sei con il tuo popolo e che ci difenderai. Ci fidiamo solo di te e del nostro paese. Se ci stai al fianco non ci intimorirà nulla e nessuno e noi resteremo qui…", ha concluso Rakic rivolto alla gente presente.
 
In piazza oltre alle bandiere serbe e alcune della Russia, vi erano striscioni con la richiesta di giustizia e libertà per gli arrestati.
 
Il Direttore del Centro Clinico, storico leader dei serbi, a Kosovska Mitrovica, Milan Ivanovic, ha detto che la violenza a sfondo etnico contro i serbi in Kosovo non ha fine, e si sta facendo sempre più diffusa e più intensa negli ultimi tempi.
 
Egli ha denunciato che gli arresti continui e le accuse escogitate, sono stati il tentativo di introdurre una presenza armata nei comuni serbi di militari dell'UCK, per giungere alla soluzione di un genocidio del popolo serbo in Kosovo e Metohija, sperando di completare la pulizia etnica del popolo serbo della zona.

"…Ieri abbiamo visto una violenza pianificata e brutale, con nuove forme professionali, che è stata applicata con cinismo dalle forze speciali di polizia addestrate appositamente per reprimere e spaventare, arrivando a picchiare selvaggiamente una persona sordomuta che stava acquistando del pane e non poteva sentire gli ordini ricevuti.
Oltre ai due amministratori russi dell'UNMIK, colpiti duramente con il calcio dei fucili in testa, che sono dovuti essere trasferiti in clinica a Belgrado, in quanto hanno varie ossa fratturate del viso, agli zigomi e alla  mascella superiore, oltre a vari ematomi… E' un segno che non solo i serbi sono sotto attacco, ma il tentativo finale è di espellere anche gli osservatori neutrali dell’UNMIK, col fine di completare la pulizia etnica nella provincia… “, ha detto Ivanovic. Sottolineando che, poiché nella sola manifestazione di Mitrovica c’erano più di 10.000 persone, questa è la dimostrazione dell'unità popolare in Kosovo, e anche con lo stato della Serbia.

Ivanovic ha poi dichiarato: “… la Serbia è stata finora il garante della nostra sopravvivenza, mentre quelli delle varie opposizioni tipo "Uno su cinque milioni", sostengono un conflitto congelato, perché nessuna soluzione per il Kosovo è oggi politicamente redditizia, ma produce però, possibilità per il popolo e il paese… I rappresentanti dei serbi del Kosovo più volte a Belgrado hanno discusso le contromisure e i programmi da seguire dopo la riunione di Parigi. Tra cui cercare la reciprocità nella vita economica, nazionale e politica, riconsiderare gli accordi nel contesto delle politiche di Bruxelles, come attuare la partecipazione serba nelle istituzioni kosovare, ottenere una risoluzione rispetto al genocidio in atto da parte delle forze albanesi verso i cittadini di origine serba, mettendo così fine alla pulizia etnica dei serbi in Kosovo e Metohija, insistere per ottenere  la condanna dei bombardamenti della NATO, perseguire i crimini commessi contro i serbi ed operare per la reale attuazione della risoluzione 1244 per quanto riguarda il ritorno delle forze di sicurezza serbe in Kosovo... Questo è realismo politico e i fatti finora non sono andati in questa direzione…”, ha concluso Ivanovic.
 
Anche il Vice Rettore dell'Università di Pristina in Kosovska Mitrovica, Nemanja Biševac ha detto che gli studenti, che costituiscono gran parte dei cittadini della città è sempre stata e resterà qui.
 
Il presidente della Serbia A. Vucic dopo aver convocato il parlamento serbo, ha onestamente e realisticamente ammesso che in questo momento le autorità serbe hanno perso di fatto, il controllo della situazione dei serbi in Kosovo Metohija, una assunzione di responsabilità pubblica coraggiosa. “…  Sono preoccupato non solo per quanto è accaduto oggi, ma per quello che sta per avvenire, data la portata politica e di scontro, che questa azione presuppone. Si tratta di una scelta di attacco e destabilizzazione della situazione esplosiva e sicuramente pianificata non a Pristina… Ho dato mandato di piena disponibilità al combattimento del nostro esercito e tutti devono sapere che la Serbia non permetterà vendette sulla popolazione serba… La Serbia continuerà a cercare di preservare la pace e la stabilità, ma sarà pienamente pronta a proteggere la nostra gente nel più breve tempo possibile…”. Ha poi chiesto di avere il sostegno di tutto il parlamento serbo per trovare un accordo di compromesso su basi patriottiche sul Kosovo, annunciato ulteriori investimenti nelle forze armate serbe e chiesto alla Procura locale di rilasciare immediatamente i cittadini di Zubin Potok, che sono stati arrestati durante l'azione.
 
Dopo il dibattito parlamentare il Ministro della Difesa della Serbia A. Vulin è arrivato nella sede della 2° Brigata dell’Armata Serba, a meno di due chilometri dal confine del Kosovo, dove stavano giungendo carri armati, mezzi militari e soldati delle forze speciali Spetsnaz, oltre ad alcuni Mig 29. Dall’altra parte il cosiddetto "Presidente" del Kosovo Hashim Thaci ha annunciato che anche le truppe kosovare sono state poste in stato di mobilitazione.
 
Il primo ministro del governo della Repubblica di Serbia, Igor Mirovic, ha affermato che l’operazione delle unità ROSU nel nord del Kosovo è stata un chiaro atto di terrorismo e di violenza selvaggia che devono cessare immediatamente.
Mirovic ha dichiarato in una comunicazione che il governo ha dato tutto il sostegno necessario agli organi di stato, al presidente della Serbia, al Consiglio di sicurezza nazionale, all'esercito e alle autorità di polizia e che tutto ciò è stato approvato in conformità con la Costituzione e la legge, e che tutto sarà portato a termine.
 
Il vescovo di Raska-Prizren e del Kosovo-Metohija Theodosio in un comunicato ufficiale ha condannato fermamente l'uso della forza nel nord del Kosovo Metohija compiuta da membri delle unità speciali di polizia del Kosovo, ribadendo che la Chiesa Ortodossa  è fermamente al fianco del popolo serbo.
 
 
COMUNICATO dell'Episcopato di Raska-Prizren:
“In occasione dell'azione della polizia del Kosovo nel nord del Kosovo e Metohija, come Vescovo di Raska e Prizren, con il suo clero e i fedeli, con grande preoccupazione condanniamo fortemente l'uso della forza da parte della polizia kosovara del Kosovo. Quali che siano i veri motivi di questa azione, pestaggi, irruzioni nelle case in cui vi sono civili, dove donne e bambini vengono intimiditi, spaccando mobili con una brutalità neanche nascosta, mostrano che l'intenzione di Pristina è quella principalmente di  intimidire il nostro popolo ostentando la sua forza. Condanniamo anche l'uso della forza contro membri dell'UNMIK. Pristina continua a calpestare lo stato di diritto e usare il terrore istituzionale… rifiutandosi di rispettare anche le decisioni della Corte del Kosovo… Tali azioni contribuiscono solo a destabilizzare ulteriormente la situazione di sicurezza già difficile in Kosovo e Metohija … Come Chiesa stiamo con fermezza al fianco dei nostri fedeli e del nostro popolo, ci appelliamo al principio del Diritto che deve essere applicato a tutti allo stesso modo, non per appartenenze etniche e religiose, e invitiamo la KFOR e la comunità internazionale a impedire il ripetersi di tali eventi sciagurati”. 
Gracanica-Prizren, 28 maggio 2019


Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato che la crisi verificatasi in Kosovo e Metohija è stata causata da chi vuole costruire un cordone sanitario per impedire la presenza della Russia sul territorio dei Balcani.
"Per quanto riguarda gli eventi a Kosovska Mitrovica, tali provocazioni sono in linea con coloro che vogliono creare un cordone sanitario ostativo alla Russia nei Balcani", ha detto Lavrov.
“… Il fatto che Pristina non tenga in alcun conto degli accordi che sono stati raggiunti prima, dimostra che l'UE è impotente… l'operazione delle forze speciali in Kosovo avrà gravi conseguenze nelle relazioni tra Pristina e Belgrado… E’ evidente che il comportamento di Pristina in Kosovo, richiede una reazione seria, il comportamento delle autorità kosovare verso il membro russo della missione delle Nazioni Unite, non può in nessun modo essere giustificato…”, ha detto Lavrov.
“… Le autoproclamate autorità del Kosovo hanno dimostrato di essere protette e guidate dagli Stati Uniti e dall'UE. Il risultato di questo tragico patrocinio da parte dell'Occidente, ha portato a tutto ciò che rimane costantemente impunito, il che è inaccettabile…”.
Il ministro russo ha anche detto che “… l'autorità autoproclamatasi del Kosovo ha violato i suoi obblighi minimi, in primo luogo riguardo a quello che era stato pattuito quattro anni fa, che era l'istituzione della comunità dei grandi comuni serbi… Inoltre le autorità del Kosovo hanno violato la Risoluzione 1244 con la formazione di proprie forze armate e con molte altre azioni arbitrare, il che dimostra quanto sia pericoloso chiudere gli occhi a tutte queste sistematiche e numerose violazioni del diritto internazionale, che potrebbe portare a un nuovo conflitto… la Russia continua a insistere sull'attuazione della risoluzione 1244, che ha nei suoi paragrafi i parametri per una soluzione pacifica del problema Kosovo e questa risoluzione rispetta tutte le parti…”, ha concluso Lavrov.
 
Subito dopo l’assalto, la popolazione serba ha reagito immediatamente, anche con scontri a fuoco, nei comuni serbi sono state alzate barricate con pneumatici incendiati.
 
A Zubin Potok i ROSU hanno sparato sulle case e distrutto anche auto private e trattori, al momento del ritiro, i reparti speciali albanesi hanno dovuto sfondare e superare numerosi blocchi stradali dei serbi.  
 
Per dovere di cronaca riporto anche quanto mi è stato riferito da un nostro referente, relativamente ad una tesa assemblea tenutasi a Mitrovica nord, dove alcuni leader serbi hanno fatto proposte, alcune molto dure, come quella di abbandonare tutte le istituzioni del falso stato del Kosovo separatista;  chiedere alla Serbia la convocazione di una sessione straordinaria del Consiglio di sicurezza ONU con OdG sul Kosovo e Metohija; l’annullamento automatico degli accordi di Bruxelles e l’Interruzione immediata dei negoziati a Bruxelles tra le due parti, e la restituzione degli stessi negoziati nell'ambito del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Proclamare l'occupazione del Kosovo e Metohija come parte del territorio della Repubblica di Serbia, chiedere alla Federazione Russa di inviare una missione militare in Kosovo e Metohija, come garante della sicurezza e della pace in questa parte del territorio serbo.
 
Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia – 3 giugno 2019
 
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Un funzionario russo dell’ONU in Kosovo ha subito una grave ferita alla testa 
 
28.05.2019 – L'ufficiale russo della missione ONU in Kosovo (UNMIK), Mikhail Krasnoshchekov, è stato gravemente ferito dalla polizia del Kosovo mentre veniva arrestato ed è stato trasferito nell'unità di terapia intensiva, lo ha detto a Sputnik il dott. Zlatan Yelek dell’ospedale di Mitrovica del Nord, che monitora la salute della vittima.
"Ha una lesione alla testa e una frattura dell'osso zigomatico, che è classificata come una lesione grave: la ferita è avvenuta a causa di a un colpo alla testa, anche se quest'uomo non era armato", ha detto il medico.
Come riportato in precedenza dalla missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK), martedì mattina la polizia kosovara ha arrestato due membri della missione, successivamente sono stati portati in ospedale con delle ferite.
L'ambasciata russa a Belgrado ha confermato che uno di loro era un cittadino della Federazione russa, Mikhail Krasnoshchekov, e ha chiesto la sua liberazione. Anche il rappresentante speciale del segretario generale dell'organizzazione in Kosovo, Zahir Tanin, ha chiesto il rilascio dello staff delle Nazioni Unite. Quindi la missione ha annunciato la liberazione dei russi.
 
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Vučić prepara l’esercito dopo l'arresto di serbi in Kosovo
28.05.2019 – Il presidente serbo Aleksandr Vučić ha ordinato di rendere pienamente operative le Forze armate del paese e le Forze speciali del Ministero degli Interni, informa la televisione nazionale.
È successo dopo che martedì mattina nella parte settentrionale del Kosovo, repubblica autoproclamatasi indipendente e non riconosciuta dalla Serbia, sono stati arrestati, secondo quanto noto fino ad ora, 13 cittadini serbi.
“I reparti della ROSU (le Forze speciali del Kosovo, ndr) hanno fatto irruzione nel territorio di tutti e quattro i comuni serbi nel nord del Kosovo. Sono stati arrestati degli agenti di polizia di nazionalità serba e dei civili”, riporta il canale televisivo nazionale. [ http://www.rts.rs/ ]
Nel comune di Zubin Potok e nella parte settentrionale del distretto di Kosovska Mitrovica gli abitanti locali stanno costruendo sulle strade barricate per ostacolare il passaggio delle automobili delle autorità.
Nel comune di Zubin Potok e nella parte settentrionale del distretto di Kosovska Mitrovica gli abitanti locali stanno costruendo sulle strade barricate per ostacolare il passaggio delle automobili delle autorità.
Belgrado ha sottolineato di aver già dato notifica di quanto accade ai rappresentanti della comunità internazionale. “Se le azioni di Pristina (la capitale del Kosovo, ndr) non saranno interrotte non ci sono dubbi su quale sarà la reazione della Serbia”.
Il giorno prima il presidente Vučić si era rivolto [ http://it.sputniknews.com/politica/20190528/7703140.html ] al parlamento sottolineando la necessità di “smetterla di ingannare la nostra stessa società” e ammettere la perdita del controllo sul Kosovo. Il presidente si è inoltre detto a favore di un miglioramento dei rapporti con Pristina e ha affermato che “nei prossimi giorni o mesi” ci si può aspettare azioni violente da parte degli albanesi.
 
 
=== 2 ===
 
 
Kosovo: Thaci, ci uniremo con l'Albania
'Vanno aboliti i confini. Valle di Presevo al Kosovo'
 
(ANSAmed) - BELGRADO, 25 MAG - Per il presidente kosovaro Hashim Thaci, nel prossimo futuro "Kosovo e Albania vivranno insieme senza confini". Citato oggi dai media a Belgrado, Thaci ha detto al tempo stesso che la Valle di Presevo, una regione del sud della Serbia a maggioranza di popolazione albanese, si unira' al Kosovo. Gli albanesi, ha osservato, sono stati divisi ingiustamente e ora devono riunirsi "di propria volontà". E' arrivato pertanto il tempo di eliminare i valichi di frontiera che sono stati imposti ingiustamente. "In un prossimo futuro noi vivremo insieme nello stato comune di Kosovo e Albania. State sicuri che e' molto facile realizzare questo sogno", ha affermato Thaci.
 
 
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Malagurski: UJEDINJENE NACIJE GUŠE ISTINU O SRBIMA! (14.12.2018)
 
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Inizio messaggio inoltrato:

Da: "Snezana Dimitrijevic" <snezanadimitrijevic   @28jun.org>
Oggetto: I: ČIM SU POMENULE KOSOVO, ISKLJUČILI SU IM MIKROFON
Data: 9 dicembre 2018 09:47:15 CET
 
28. Jun's delegation saw part of their speech about the escalating humanitarian situation in Kosovo cut short at the United Nations Office on Drugs and Crime in Vienna on Friday. Tamara Pavlovic and Mia Milanovic were scheduled to address the UN's Commission on Crime Prevention and Criminal Justice on behalf of the humanitarian organization. After much delays, Ms. Milanovic managed to deliver her speech despite interruptions by the chair. However, Ms. Pavlovic had her microphone abruptly cut off one minute into her speech as she elaborated on the injustices endured by Serbs in Kosovo and Metohija. 
 
After briefly touching on resolution number 1244 of the UN Security Council which cemented Kosovo and Metohija as part of the Republic of Serbia, Ms. Pavlovic continued: "To date, no one has been held accountable for the shameless and unfortunate desecration of the Serbian cultural identity, murder of Serbian children, women and men, including politician Oliver Ivanovic, and as a result crimes against the Serbian minority continue to become considerably worse." She barely managed to complete the last sentence before the camera was switched off of her and her microphone was cut by the presiding chair. 
 
Luckily, Ms. Milanovic was able to deliver several points stating: "Today I would like to bring your attention to the pending humanitarian catastrophe in the province at this very moment. At the administrative crossing between Kosovo and Serbia, taxes on imported goods have been raised 100%. This means that crucial supplies from Serbia, which support food banks and hospitals, are running out fast." She concluded by warning the commission that the territory "continues to descend into a bastion of drugs and crime" and that "even in war zones urgent humanitarian aid passes more freely than it does in Kosovo today."
 
Last week, 28. Jun members delivered a speech decrying the gross violation of human rights endured by Serbs in Kosovo to the Human Rights Council's Forum on Minority Issues at the UN in Geneva. At the conclusion of the speech a petition signed by 150,000 people calling for the protection of Serbian cultural heritage in Kosovo was submitted to the chairwoman. Despite attempts to silence it, the organization today released a statement saying it will "continue to utilize its Special Consultative Status with the Economic and Social Council of the United Nations to shed light on humanitarian issues in the Western Balkans."
 
 
Govor 28. Juna u Kancelariji Ujedinjenih Nacija za nasilje i drogu u Beču prekinut je nakon što smo krenuli da govorimo o eskalaciji situacije na Kosovu i Metohiji. Tamara Pavlović i Mia Milanović su trebale da govore na sastanku UN komisije za sprečavanje kriminala i uspostavljanje pravde u ime naše organizacije. Nakon nekoliko odlaganja, gospođica Milanović je uspela da održi govor uz česte prekide predsedavajućeg. Nakon toga, gospođici Pavlović je mikrofon potpuno isključen posle prvog minuta njenog govora kada je krenula da govori o nepravdi prema Srbima na Kosovu i Metohiji. 
 
Nakon kratkog spominjanja rezolucije 1244 saveta bezbednosti UN-a koja garantuje granice Kosova i Metohije kao dela Republike Srbije, gospođica Pavlović je nastavila: "Do danas niko od kosovskih Albanaca nije krivično odgovarao zbog sramotnog uništavanja srpskih kulturnih i duhovnih identiteta, ubijanja srpske dece, žena i muškaraca, uključujući i Olivera Ivanovića, a kao rezultat ovih zločina, položaj srpske manjine na Kosovu i Metohiji je sve gori i gori." Jedva je uspela da izgovori poslednju rečenicu pre nego što je kamera prestala da je snima, a njen mikrofon isključen od strane predsedavajućeg. 
 
Na našu sreću, gospođica Milanović je uspela da izgovori nekoliko ključnih stvari: "Danas bih volela da usmerim vašu pažnju humanitarnoj katastrofi na Kosovu i Metohiji koja se upravo događa. Na administrativnom prelazu između Srbije i Kosova i Metohije, carine su podignute na 100%. Ovo znači da su prekinute sve neophodne pošiljke bolnicama i narodnim kuhinjama, i uskoro će zalihe potpuno nestati." Završila je svoj govor tako što je upozorila komisiju da se situacija na Kosovu i Metohiji brzo pretvara u "bastion droge i kriminala" kao i da čak u ratnom stanju "neophodna humanitarna pomoć može slobodnije da prolazi nego na Kosovu danas."
 
Prošle nedelje, članovi 28. Juna su dostavili govor forumu saveta za ljudska prava UN-a u Ženevi o kršenju ljudskih prava koje trpe Srbi na Kosovu i Metohiji. Nakon govora dostavljena je peticija sa 150 000 potpisa koja poziva na zaštitu srpske kulturne baštine na Kosovu i Metohiji predsedniku foruma. Pored pokušaja da se ućutka, organizacija je danas izjavila da će "nastaviti da koristi svoj specijalni konsultativni status u ekonomskom i socijalnom savetu Ujedinjenih Nacija da bi govorila o humanitarnoj situaticji na Zapadnom Balkanu."
 
 
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Kosovo Metohija: Per il diritto a un futuro. I serbi devono riavere le loro case
 
Scritto da RTS
27 marzo 2018
 
La proprietà immobiliare dei serbi in Kosovo e Metohija è diventata un affare redditizio per molti albanesi che, con falsi testimoni, cambiano i dati nel catasto e, così facendo, si sono appropriati delle proprietà serbe in tutti questi anni. L’appropriazione indebita è stata massiccia e il danno inflitto ai serbi è misurato in miliardi di euro.
Nel comune di Podujevo tutte le case serbe sono state distrutte. I resti di muri a Livadice ricordano che i serbi vivevano in quel villaggio. Nel cortile di Zoran Jovanovic ci sono i resti della sua casa demolita, e il suo cortile è stato occupato dal suo vicino albanese. Nelle vicinanze di Jovanovic c'erano le case delle famiglie Krpic, Tamburic, Zivkovic, Jocica, che ora non esistono più. Ci sono ancora tante case sottratte i cui proprietari stanno ancora lottando con gli occupanti abusiv.
A Donja Dubnica vicino a Podujevo, che un tempo era un grande villaggio serbo, c'era la famiglia Petar Garić ora sfollati a Marino Brdo. Le case con dieci acri di proprietà,  sono state demolite e vengono visitate ogni tanto dai nipoti, che non rinunciano alla proprietà, nonostante tutto.
Ogni tentativo da parte dei serbi di riavere la proprietà rubata incontra una grande resistenza da parte degli albanesi che si sono impadroniti e hanno derubato le proprietà serbe.
La lotta per la riavere le proprietà in Kosovo e Metohija a volte ha conseguenze pesanti. Per Marko Simonović di Pristina, la sua vita è andiata in un'altra direzione quando ha ottenuto le chiavi per tornare a casa sua. Invece di casa sua, è andato in prigione. Per difendere la sua stessa proprietà, pur completamente innocente dalla parte della legalità, ha trascorso quasi sei anni in prigione.
 
Da RTS   - Traduzione di Hana I. per SOS Kosovo Metohija – SOS Yugoslavia
[FOTO: La casa di Zoran Jovanovic a Livadice / Dragan Garic nella sua casa distrutta a Donja Dubnica / Milko e Mileta Jovanovic davanti alla loro casa sottratta a Pristina / ]