[english / italiano / deutsch / srpskohrvatski]

 

Covid-19 na Balkanu

 

1) Rajka Veljović: Lettera da Kragujevac - Serbia

2) Die "Politik der Grosszügigkeit" / The "Politics of Generosity" (GFP 12.5.2020)

3) Perché la Serbia è il centro della guerra degli aiuti nei Balcani / Zašto je Srbija centar sukoba oko pomoći na Balkanu (E. Pietrobon, 11.4.2020.)

 

Vedi anche / Pogledaj takodjer:

 

COVID-19 BALKANS

Regionalna centralizovana platforma posvećena borbi protiv pandemije COVID-19 na zapadnom Balkanu! / regional centralized platform dedicated to fighting COVID-19 pandemic in the Western Balkans!

http://covid19balkans.com/

 

OTTO AEREI DI AIUTI DALLA SERBIA ALL'ITALIA PER IL CORONAVIRUS, ZERO ARTICOLI SUI GIORNALI, ZERO SERVIZI SULLE RETI TELEVISIVE, ZERO INFORMAZIONI SUI PORTALI INTERNET ITALIANI DEDICATI AI BALCANI [25 Aprile 2020]

1) COMUNICATO AMBASCIATA D’ITALIA A BELGRADO
2) VUČIĆ ISPRATIO MEDICINSKU OPREMU ZA RIM / VUČIĆ NA AERODROMU NIKOLA TESLA
3) SERBIA: CORONAVIRUS, PARTITI DA BELGRADO 4 AEREI CON AIUTI SANITARI PER L'ITALIA / IL PRESIDENTE SERBO: «SIAMO CON I NOSTRI I FRATELLI ITALIANI» ...

https://www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/9288-9143-otto-aerei-di-aiuti-dalla-serbia-all-italia-per-il-coronavirus.html

 

KORONAVIRUS [JUGOINFO 31.3.2020.]
1) Lettera dalla Serbia (Rajka Veljović / Non Bombe ma Solo Caramelle ONLUS)
2) Il Presidente serbo sull'emergenza Coronavirus: "La solidarietà europea non esiste. Solo la Cina può aiutarci"
3) SRP: Konferencija za medije Socijalističke Radničke Partije: bauk COVID-19
4) Zajedničko saopštenje 73 komunističke i radničke partije sveta povodom pandemije koronavirusa

https://www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/9274-9135-koronavirus.html

 

BOSNIA-ERZEGOVINA: UN PAESE, DUE ENTITÀ, TRE MODI CONTRADDITTORI DI LOTTARE CONTRO LA PANDEMIA (Alfredo Sasso, 11/5/2020)

... Due grandi scandali stanno concentrando l’attenzione pubblica, gettando ombre inquietanti sulla responsabilità delle istituzioni durante l’emergenza. Il primo riguarda l’acquisto di cento respiratori... l’ordine era stato gestito da un’azienda agricola di Srebrenica specializzata nella produzione di lamponi, la “Srebrena Malina”... Il titolare della “Srebrena Malina” è Fikret Hodžić, un ex-presentatore tv e scrittore, che fu già al centro di una vicenda molto discussa nel 2016, quando promosse la commercializzazione di magliette riportanti i simboli del genocidio di Srebrenica... 

La sera del 4 maggio, mentre restavano chiusi i luoghi di ritrovo, vietate le concentrazioni e obbligatorie le mascherine anche all’aperto, le pagine online dei media e dei social bosniaci venivano invase dalle foto e dai video di un locale affollato da volti noti, con canti, abbracci, tavole imbandite. Le immagini provenivano dal Golf Klub, un ristorante della Sarajevo facoltosa, e documentavano la presenza di esponenti della politica, dell’economia, dello spettacolo e della sanità a una festa organizzata da un illustre chirurgo della capitale...

https://www..linkiesta.it/2020/05/coronavirus-europa-bosnia-erzegovina-covid-19/

 

FINALE DISASTROSO PER LA MISSIONE DEI MEDICI ALBANESI A BRESCIA: MULTE E DENUNCE PER IL FESTINO IN HOTEL (di Giovanni Ruggiero, 30 aprile 2020)

Torneranno in Albania sicuramente più ricchi nello spirito ma meno nel portafogli i medici e gli infermieri albanesi arrivati un mese fa in Lombardia, spinti da un orgoglioso discorso del premier Edi Rama, per aiutare i colleghi nell’emergenza Coronavirus. Una decina di operatori sanitari albanesi è stata multata infatti ieri sera, 29 aprile, a Brescia alla fine di una festa improvvisata in hotel...

https://www.open.online/2020/04/30/finale-disastroso-missione-medici-albanesi-brescia-multe-denunce-festino-hotel/

MEDICI ALBANESI A BRESCIA PER AIUTARE: MA PRIMA DI RIPARTIRE FANNO FESTA IN ALBERGO (E VENGONO DENUNCIATI) (30 aprile 2020)

Il gruppo di specialisti, che oggi deve tornare a Tirana dopo un mese passato in corsia per emergenza Covid, è stato denunciato dalla Polizia con multe fino a 500 euro

https://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/20_aprile_30/coronavirus-festeggiano-fine-missione-brescia-medici-albanesi-multati-denunciati-e378d15e-8ab1-11ea-a2b6-e57bd451de7e.shtml

CORONAVIRUS, MEDICI E INFERMIERI INVIATI DALL’ALBANIA FESTEGGIANO LA FINE DELLA MISSIONE CON UNA FESTA IN ALBERGO: DENUNCIATI E MULTATI (1 maggio 2020)

Mercoledì sera, da una camera dell'albergo in cui erano ospitati il volume della musica e dei festeggiamenti si è alzato e una decina di operatori arrivati da Tirana hanno brindato dopo un mese impegnati in prima linea. Ma il proprietario ha chiamato la polizia. Loro: "Ci scusiamo"

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/01/coronavirus-medici-e-infermieri-inviati-dallalbania-festeggiano-la-fine-della-missione-con-una-festa-in-albergo-denunciati-e-multati/5788233/

 

 

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La lettera seguente ci è stata girata da Non Bombe Ma Solo Caramelle ONLUS:

 

LETTERA DA KRAGUJEVAC - SERBIA 

 

Nei mesi passati il mondo si era concentrato sul Covid, e ora che, almeno in Europa, è passato il picco dell’epidemia, si cominciano a fare i conti. Il mondo non sarà più come prima e il futuro non ci offre buone prospettive. All’inizio si cantava dai balconi, ora si comincia con le critiche ai rispettivi governi. 

Sul Covid in realtà non si sa ancora molto, ma quello che sappiamo è che i ricchi saranno più ricchi e i poveri più poveri. E come sempre sarà la classe operaia a subirne le conseguenze. 

In Serbia il 1. maggio siamo arrivati ai 9.205 contagiati e 179 deceduti. Per contenere il numero dei contagiati il governo ha fin da subito introdotto misure piuttosto restrittive, mirate in primis a salvare gli over 65. Per loro, quarantena di 24 ore, per gli altri coprifuoco, scuole on-line, aperti solo ospedali e farmacie, lavoro da casa ove possibile e massima sorveglianza nei centri per anziani. Quindi, tutte misure per limitare al minimo i contatti e nel frattempo attrezzare gli ospedali per ricevere futuri contagiati. 

Alla nostra richiesta d'aiuto l’Europa, con ogni Paese chiuso nel suo cortile, è rimasta sorda. La prima a rispondere è stata la Cina, e poi la Russia. Gli aiuti arrivati dalla Cina, consistenti in materiale sanitario (respiratori, laboratori, tamponi e sostegno logistico) sono il risultato del partenariato strategico firmato tra i nostri due Paesi. D'altro canto, la Serbia è l'unico Paese europeo che non ha votato sanzioni contro la Russia. Nel frattempo, dalla Cina sono arrivati gli impianti per la produzione delle mascherine che poi abbiamo potuto donare anche ad altri Paesi. 

Il paziente zero e' arrivato da Milano, e poi l’epidemia si è estesa con l'arrivo di 400.000 persone che lavoravano all’estero. Sono tutti cittadini serbi, in maggioranza quelli che lavoravano senza assicurazione sanitaria e positivi al Covid. Però la nostra sanità non e' crollata, grazie alla buona organizzazione. Il 19 aprile la Serbia ha deciso di non seguire più il protocollo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sui tamponi, che prevede 1 tampone negativo e 14 gg di isolamento a casa. Lo studio cinese dimostra che nel 15% dei casi, dopo 2 tamponi negativi i sintomi sono tornati. Il motivo del protocollo OMS deriva dal costo dei tamponi e tende all’alleggerimento del lavoro del personale sanitario. 

Infine e' arrivato anche l'aiuto dalla UE. Si tratta di un aiuto a compensazione. Il nostro Paese e' candidato per l'accesso alla UE, le cui esportazioni in Serbia non sono gravate dai dazi doganali, mentre non vale il contrario; per noi quindi si tratta di una perdita secca. Ci hanno inviato ambulanze prodotte in UE, che noi avremmo potuto acquistare in Corea in quantità doppia, pagando la stessa cifra. Così non abbiamo avuto l'aiuto economico a cui abbiamo diritto come candidato, e i soldi sono praticamente ritornati in UE. 

E' successo l’inimmaginabile; Cina, Russia, Cuba e Vietnam stavano salvando il mondo, il capitalismo ha chiesto aiuto al socialismo, Paesi “non democratici” hanno aiutato Paesi “democratici’'. (Seguiranno varie teorie complottiste). La Serbia, che dopo i bombardamenti del '99 ha subito danni per almeno 100 miliardi di dollari, con 800.000 Serbi arrivati da altre Repubbliche jugoslave in un Paese devastato, che da anni riscontra un sempre maggior numero di malati di carcinoma, causato dalle bombe che ci ha regalato la Nato, ha dovuto fare un’altra battaglia contro un nemico invisibile. Mi chiedo: cosa sarebbe successo in un altro Paese in tali condizioni? La popolazione ha rispettato tutte le misure di protezione, pur molto restrittive, perchè ha già avuto una prova nella storia recente, ricorda ancora com'è stare chiusi in casa, il coprifuoco, le privazioni, la mancanza di lavoro, ecc., ma ora che e' passato il picco, tra i giovani, stufi di essere chiusi in casa, cresce il malcontento. 

Ogni sera alle ore 20.00 tutti applaudono al personale sanitario, alle 20.05 si batte sulle pentole protestando contro il governo, mentre alle ore 20.30 si fischia contro quelli che battono sulle pentole (secondo la maggioranza dei mass media questi delle 20.05 sono orchestrati dall’opposizione). Chi sarà a prevalere lo vedremo alle elezioni, che erano indette per il 19 aprile, poi sospese fino a fine emergenza.. 

A Kragujevac 68 contagiati, deceduti 5. I lavoratori FCK [Fiat-Chrysler] tutti a casa, e in ciò non vi è nessuna novità, erano a casa anche prima del Covid, idem l'anno scorso con sole 40.000 auto prodotte. Poche fabbriche hanno continuato la produzione riducendo il personale, compresa la Siemens con 800 lavoratori, la seconda per numero di addetti dopo FCK. Tutto l'indotto FCK è fermo. Più in crisi saranno le piccole e medie imprese, molte non apriranno più, nonostante il programma del governo - salari minimi garantiti per loro nei prossimi 3 mesi. E come già detto a risentire le conseguenze dell’epidemia saranno i lavoratori. 

Il nemico virus ha costruito muri in Europa, che non è stata in grado di superare l’esame. Noi lavoratori dobbiamo continuare ad abbattere muri e costruire ponti di solidarietà, perchè anche questa volta, durante la pandemia, abbiamo potuto verificare quanto sia preziosa la solidarietà. Noi uniti dobbiamo ricostruire un’Europa più solidale, con migliori prospettive per le generazioni future. 

 

Rajka Veljović

10 maggio 2020

 

 

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Originaltext auf Deutsch: DIE "POLITIK DER GROSSZÜGIGKEIT" (GFP 12.5.2020)
https://www.german-foreign-policy.com/news/detail/8274/

 

https://www.german-foreign-policy.com/en/news/detail/8276/

 

THE "POLITICS OF GENEROSITY"

 

13.5.2020.

 

Countering China's influence in South Eastern Europe, EU demands "public acknowledgement" of its assistance in combating the pandemic.

 

BERLIN/BELGRADE(Own report) - The Western Balkan states, including Serbia, should publicly acknowledge the EU's support in combating the Covid-19 pandemic, the EU demands in the final declaration at its Zagreb Western Balkan Summit last Wednesday. The summit had been preceded by harsh criticism of Chinese aid deliveries to Serbia, which have aroused strong resentment in Berlin and Brussels. EU Foreign Affairs Commissioner Josep Borrell accused Beijing of waging "a struggle for influence" with its "politics of generosity." The EU's Foreign affairs Commissioner Josep Borrell had accused Beijing of its "struggle for influence" with "politics of generosity." For years, Germany and the EU have been trying to counter the growing influence of other powers in the Southeastern European non-EU countries. This pertains to the Turkish, Russian and Chinese cultural and military policies and their economic activities. The EU dominance over the Western Balkan countries' economy has only drained these countries of billions of euros and rendered their recovery impossible. This is why they are turning also to China.

Dependent and Drained

The current struggle for influence over the six non-EU countries in Southeastern Europe, Serbia, Montenegro, Bosnia-Herzegovina, Northern Macedonia, Albania and Kosovo - which had seceded from Serbia in violation of international law - is based on the fact that they have been unable to benefit from their long and rather one-sided orientation towards the European Union. On the contrary: "The 'transition model' propagated by the EU and international financial institutions such as the World Bank" did not "bring them the desired rapid alignment with Western Europe," according to Dušan Reljić, expert on Southeastern Europe at the German Institute for International and Security Affairs (SWP) in Berlin.[1] They have even become largely economically dependent. For example, the Western Balkans transacts "nearly 75 percent of their foreign trade with the EU, even more than some EU members." The pan-EU average for foreign trade with other EU member countries is at 63.8 percent - roughly on a par with that of Germany. The Western Balkan states' trade policy focus on the EU is accompanied by highly unequal relations. Between 2008 and 2018, the countries concerned accumulated a trade deficit with the EU of around €100 billion. Therefore, they cannot achieve a growth of 6 to 8 percent that would be necessary to match the EU by mid-century, Dušan Reljić notes. In addition, "foreign investments, bank capital, remittances from labor migrants" are mainly coming from the EU - but "no substantial free financial aid to economically catch up and remedy the structural deficits with the EU."

"New Silk Road", "Slavic Shield"

For years, the obvious lack of opportunities to significantly enhance living conditions in their countries, by exclusively tying themselves to the EU, has been motivating the Western Balkan states to improve their relations with powers beyond the EU. Bosnian Muslims, for example, are closely cooperating with Turkey, which is seeking more influence in Kosovo and Albania. Serbia, on the other hand, is strengthening its cooperation with Russia in the economic field - including the purchase of Russian gas - and militarily. Only last fall, Russia and Serbia held their joint "Slavic Shield" maneuvers.[2] At the same time, Serbia and other countries in the region are expanding their cooperation with China, primarily within the framework of the "New Silk Road" ("Belt and Road Initiative", BRI). The People's Republic of China is also pressing ahead with a transportation corridor linking the Greek port of Piraeus through North Macedonia and Serbia to Hungary - therefore into the EU. Just recently, following the EU's March 19, ban on exports of medical protective gear to the Western Balkan countries, as well, Belgrade expanded its cooperation with Beijing even further. Serbia's President, Aleksandar Vucic, welcomed the arrival of protective gear from the People's Republic of China with flamboyant gestures. Reljić noted that "in the region, with hopes of larger investments, the gaze is turning more in the direction of Asia - particularly China.[3]

Encircled by NATO Countries

For years, the EU has been attempting to weaken Russian and Chinese influence in Southeast Europe. So called Western Balkan Conferences with representatives of interested EU countries and those of the six western Balkan nations, have been held since 2014.[4] The EU holds also Western Balkan Summits.[5] NATO plays an important role in insuring influence. In the meantime, three of the six Western Balkan countries have been integrated into NATO - Albania in 2009, Montenegro in 2017, and most recently North Macedonia on March 27 of this year. Their admission was not so much motivated by their military contributions to the alliance - which can be seen as negligible - but rather due to geostrategic considerations. Serbia is still cooperating closely with Russia - even militarily - and NATO's war on that country in 1999 remains unforgotten, which is why joining the war alliance is out of the question. In Bosnia-Herzegovina, the Bosnian Serbs are strictly opposed to an eventual NATO membership. Kosovo, on the other hand, cannot be admitted because even some NATO member countries, such as Spain, do not recognize its secession from Serbia. The admission of the three other Western Balkan countries has now led to a situation described by one correspondent as "the non-alliance trio ... is now surrounded in all directions by NATO countries." "Moscow's attempts to prevent this have failed."[6]

Foreign Policy Adjustment

Because not only the conferences and summits, but NATO activities as well, prove insufficient to roll back particularly China's growing economic influence in Southeast Europe, the EU finds itself forced to regularly dangle an offer of EU-membership to the countries of the Western Balkans. The EU has been in negotiations with Montenegro since 2012 and with Serbia since 2014. Last March - following acrimonious internal disputes [7] - North Macedonia and Albania were promised membership negotiations. These membership negotiations serve primarily to adjust the candidates' economic and legal systems' standards to those of the EU. Of course the negotiations do not necessarily lead to Union membership, which not all EU members find desirable. As Union members, they would qualify for transfer payment claims and participation in decision making processes. Accordingly, last week, the EU prevented the term "enlargement" from being used in the Zagreb summit final declaration. The main ones preventing its use, according to a report in the Croat journal Jutarnji List, were Germany, the Netherlands and France.[8] On the other hand, the Union calls on the Western Balkan states to have full alignment with EU foreign policy positions, and to act accordingly.[9]

"That Deserves Public Acknowledgement"

In the summit's final declaration, the EU also reacted to the fact that Serbia has accepted assistance in its battle against the Covid-19 pandemic from China. The aid deliveries had aroused strong resentment particularly in Germany. EU Foreign Affairs Commissioner Josep Borrell accused the People's Republic of China of waging "a struggle for influence" with its "politics of generosity."[10] Shortly before the Western Balkans Summit in Zagreb, the EU felt compelled to relax its ban on exports of medical protective gear, thereby also providing assistance to the Western Balkan countries. At the summit, it also agreed to €3..3 billion in financial aid. However, €900 million of those funds had been reoriented from funds already promised. The rest largely consists of refundable credits destined to aid private companies. Because the Western Balkan countries' reactions were not all that enthusiastic, the summit's final declaration was intended to do a bit of prompting. In the declaration, the EU insists that ostentatious gratitude be shown: The fact that this "support and cooperation" by the EU, "goes far beyond what any other partner has provided to the region" the document states, "deserves public acknowledgement."[11]

 

[1] "Alle zwei Minuten emigriert ein Mensch aus dem Westbalkan in die EU". swp-berlin.org 02.02.2020.

[2] Russland schickt Raketensysteme nach Serbien. dw.com 24.10.2019.

[3] Dušan Reljić: Geopolitik und Kredite: Die EU möchte den Westbalkan nicht verlieren. swp-berlin.org 05.05.2020.

[4] See also The Hegemony over Southeast Europe.

[5] See also Ein Schwarzes Loch in Südosteuropa.

[6] Michael Martens: Endlich in der Nato. Frankfurter Allgemeine Zeitung 27.03.2020.

[7] See also Kollateralschäden im Führungskampf.

[8] Thomas Gutschker, Michael Martens: Ewiges EU-Vorzimmer? Frankfurter Allgemeine Zeitung 07.05.2020.

[9] Zagreb Declaration, 6 May 2020.

[10] The Coronavirus pandemic and the new world it is creating. eeas.europa.eu 23.03.2020. See also The New Global Health Powers.

[11] Zagreb Declaration, 6 May 2020.

 

 

=== 3 ===

 

https://it.insideover.com/politica/perche-la-serbia-e-il-centro-della-guerra-degli-aiuti-nei-balcani.html

 

PERCHÉ LA SERBIA È IL CENTRO DELLA GUERRA DEGLI AIUTI NEI BALCANI

 

Emanuel Pietrobon 

11 APRILE 2020

La Serbia è il secondo paese più colpito dall’epidemia di Covid-19 dei Balcani, dopo la Romania. A differenza di Bucarest, però, a Belgrado si sta assistendo ad una vera e propria gara a chi offre la quantità maggiore di aiuti, alla quale stanno partecipando attivamente Russia, Turchia e Cina, ed è proprio quest’ultima a guidare la competizione.

Dai medici ai laboratori


Con 3.105 infezioni accertate e 71 morti nel bollettino del 10 aprile, la Serbia è il secondo paese più colpito dalla pandemia nell’area balcanica, ma è anche quello che sta ricevendo il maggior numero di aiuti dalla Cina sotto forma di tonnellate di donazioni di beni igienico-sanitari, squadre di medici volontari, e “diplomazia dei laboratori”.

Pechino è stata la prima potenza a raccogliere le richieste di aiuto serbe, in largo anticipo rispetto a Mosca, e il 21 marzo, su esplicita richiesta del presidente Aleksandar Vucic, ha inviato il materiale medico di cui i paesi dell’Unione Europea avevano bloccato l’esportazione e sei esperti volontari per dare manforte negli ospedali. Beni e personale, arrivati a bordo di un Airbus A330 nell’aeroporto di Belgrado, erano stati ricevuti da Vucic in persona, il quale aveva colto l’occasione per invitare Xi Jinping nel paese.

Da allora, gli esperti cinesi stanno guidando le operazioni anti-epidemiche nel paese: hanno coordinato la costruzione di grandi ospedali da campo in tutto il paese e rinvigorito gli sforzi delle strutture sanitarie per l’aumento dei tamponi giornalieri. Politica e società civile hanno reagito molto positivamente all’esposizione in prima linea di Pechino ed il governo ha pagato l’affissione di poster ritraenti Xi Jinping per le strade di Belgrado, mentre il video del presidente Vucic che bacia la bandiera cinese ha fatto il giro dei social network cinesi. Anche i personaggi pubblici sono scesi in campo per manifestare gratitudine alla Cina, come il tennista Novak Djokovic.
Infine, il 9 aprile è stato annunciato che il gigante cinese della biotecnologia, il Beijing Genomics Institute, aprirà due laboratori di diagnostica nel paese con tempistiche estremamente celeri. I centri, che saranno costruiti a Belgrado e Nis e saranno riforniti di mezzi e personale da Pechino, potenzieranno enormemente la capacità diagnostica giornaliera poiché, secondo il governo, “la capacità diagnostica addizionale sarà più del triplo di quella attuale”. I lavori stanno procedendo a ritmi serrati: il centro di Belgrado sarà operativo nei prossimi giorni, mentre quello di Nis dovrebbe essere ultimato entro 45 giorni.

Belgrado parla cinese


Nei giorni precedenti al 21 marzo, Vucic aveva dichiarato che “[Xi] non è soltanto un amico, ma un fratello. Non mio, personale, ma un amico e un fratello di questo paese” e, a proposito dell’atteggiamento europeo, che “la solidarietà europea non esiste. Era una fiaba su un foglio. Quella decisione è stata presa dalle persone che ci dicono che non dovremmo comprare beni cinesi”.
L’entrata in scena di Pechino ha infine spinto l’UE a tornare su suoi passi: dopo le critiche di Vucic, Bruxelles ha promesso l’invio di 93 milioni di euro di aiuti a Belgrado, dei quali 7 milioni e 500mila liberati immediatamente. Il dietrofront in extremis, però, per quanto ben accetto alla luce dell’emergenza, non ha fatto altro che confermare la visione di Vucic: ipocrisia, non solidarietà. L’UE avrebbe dovuto aiutare Belgrado a priori, in luogo di attendere l’incursione di Pechino, palesando la natura arbitraria e politica del proprio operato..
Il protagonismo cinese sta contribuendo a migliorare la reputazione di Pechino nel paese, che è già molto alta ed è superiore a quella dei paesi occidentali. Nell’immaginario serbo, la Cina è un benefattore al pari della Russia che, contrariamente all’UE, viene ritenuta fonte di aiuti incondizionati, offre supporto nella questione kosovara e ha acquistato diversi impianti industriali abbandonati, riportandoli alla produzione, creando e recuperando migliaia di posti di lavoro.
I due paesi hanno attivato un partenariato strategico nel 2009, potenziato nel 2016, che ha legato in maniera profonda l’economia serba alla Cina, che oggi è il terzo rifornitore più importante di beni per il paese, dietro Germania e Italia. Belgrado è diventata l’hub sperimentale di Huawei nei Balcani meridionali, che si è occupata della sua telecamerizzazione nell’ambito del progetto “Città Sicura”, e compagnie cinesi stanno costruendo la linea ferroviaria Belgrado-Budapest e la rete metropolitana della capitale. Inoltre, quest’anno dovrebbe avere luogo la prima esercitazione militare congiunta con la Cina.
L’aumento dell’esposizione cinese nel paese balcanico ha finalizzato la diversificazione delle entrate di Belgrado, la cui dipendenza da Mosca è stata superata: sono i paesi UE e la Cina i principali mercati per l’import-export serbo, perché il ruolo russo si è ridotto alle questioni di sicurezza ed è rivestito di un significato sempre più simbolico.
Nel dopo-Covid19 si potrebbe assistere ad un allontanamento di Belgrado dall’orbita euroamericana in favore di quella cinese, non soltanto russa, e i recenti sforzi dell’amministrazione Trump di riattivare i tavoli negoziali con il Kosovo, adottando una linea apparentemente più “filoserba”, sono l’espressione della consapevolezza che il percorso verso l’occidentalizzazione del paese è, oggi, ostacolato anche dal dinamismo di Pechino. Avere il controllo, od una voce in capitolo, negli affari interni di Belgrado è essenziale perché è qui che, da secoli, si scrivono e passano i destini dei Balcani e dell’Europa, e lo ha compreso anche la Cina.

 

 

--- PREVOD:

 

Emanuel Pietrobon

 

Zašto je Srbija centar sukoba oko pomoći na Balkanu

 

  1. april 2020

 

Zbog posledica epidemije Covid 19, Srbija je među balkanskim državama na drugom mestu, tj. posle Rumunije. Za razliku od Bukurešta, Beogradu pružaju pomoć, utrkujući se bukvalno u tome, Rusija, Turska i Kina, i upravo je Kina ta koja predvodi.

  

Od lekara do laboratorija

Zvanični izveštaj od 10. aprila pokazuje da je 3105 zaraženih i 71 preminuo, što Srbiju svrstava na drugo mesto na Balkanu, ali je istovremeno i država koja od Kine dobija najveću pomoć:  tone doniranog higijensko-sanitarnog materijala, ekipe lekara volontera i „diplomatiju  laboratorija“.

Peking je prva sila koja je odlučila da pruži pomoć Srbiji, mnogo pre Moskve, i 21. marta, na izričitu molbu samog predsednika Aleksandra Vučića, poslala medicinski materijal - pomoć koju su zemlje EU uskratile zabranom izvoza - kao i šest stručnjaka volontera ne bi li bili od pomoći u bolnicama. Donaciju i stručno osoblje sačekao je na beogradskom aerodromu lično predsednik Vučić, koji je tom prilikom uputio i zvanični poziv predsedniku Kine Si Đinpingu da poseti Srbiju.

Od tog momenta, kineski eksperti predvode anti-epidemiološku akciju  na celoj teritoriji Srbije: koordiniraju izgradnju velikih poljskih bolnica i pojačavaju sanitarne strukture kako bi se obavilo dnevno što više testova. Političari i gradjanstvo su veoma pozitivno reagovali na ovakvo kinesko eksponiranje, te je srpska vlada platila postavljanje postera po ulicama Beograda sa likom kineskog predsednika Si Đinpinga a video, koji prikazuje predsednika Vučića kako ljubi kinesku zastavu, preplavio je sve kineske društvene mreže. I javne ličnosti su, sa svoje strane, Kini izrazile zahvalnost, poput svetskog prvaka u tenisu Novaka Djokovića.

I, konačno, 9. aprila je najavljeno da će kineski gigant biotehnologije Beijina Genomics Institute otvoriti u Srbiji dve laboratorije u ekstremno brzom roku. Ti centri, koji će biti sagradjeni u Beogradu i Nišu, i opskrbljeni sredstvima i personalom iz Pekinga, uveliko će uvećati dnevni dijagnostički kapacitet koji će, po mišljenju vlade, „biti trostruko veći od aktuelnog“. Radovi se već obavljaju u veoma brzom ritmu, tako da će centar u Beogradu za koji dan proraditi, dok će onaj u Nišu biti završen otprilike za 45 dana.

 

Beograd govori kineski

Nekoliko dana pre 21. marta Vučić je izjavio da „Si Đinping nije samo prijatelj već i brat. Ne lično moj, već prijatelj i brat naše države“, i dodao povodom evropskog stava kako „evropska solidarnost ne posroji. Bile su to samo lepe reči na papiru. Ovu odluku doneli su upravo oni koji nam govore da ne treba da kupujemo kinesku robu“.

Kinesko stupanje na scenu nagnalo je konačno EU da se pokrene: posle Vučićeve kritike, Brixelles je obećao da će Beogradu poslati pomoć u iznosu od 93 miliona evra, od kojih prenaimenovanih sedam i po miliona za isplatu ubrzo. Ali, taj ekstremno nagli zaokret, iako bi bilo koja pomoć dobrodošla u vanrednoj situaciji, samo je potkrepio Vučićevo mišljenje: hipokrizija, nikakva solidarnost. EU je trebalo da pomogne Beogradu a priori, a ne da čeka uplitanje Pekinga, ispoljavajući samovolju i politiku sopstvenog delovanja.

Kineski protagonizam doprinosi poboljšanju reputacije Pekinga, koja je već veoma visoka i nadmašuje zapadnjačku. Za Srbe je Kina dobročinilac, poput Rusije, jer im, za razliku od EU, pruža pomoć bez uslovljavanja, daje podršku po pitanju Kosova a otkupila je i nekolika propala industrijska postrojenja koja je obnovila i u njima pokrenula proizvodnju, povrativši tako hiljade radnih mesta.

Kina i Srbija su 2009.. pokrenule strateško partnerstvo pospešeno 2016, što je čvrsto vezalo srpsku ekonomiju za Kinu, koja je danas treći snabdevač robe po važnosti za ovu zemlju, odmah posle Nemačke i Italije. Beograd je postao probni stožer sistema Huawei na južnom Balkanu koji se pobrinuo za njegovu telekamerizaciju u okviru projekta „Siguran grad“, a kineske firme upravo grade železničku liniju Beograd – Budimpešta, kao i beogradsku metro mrežu.. Osim toga, ove godine treba da se održi i prva vojna vežba zajedno sa Kinom.

Porast kineskog eksponiranja u ovoj balkanskoj zemlji usmerio je diverzifikaciju prihoda Beograda, nadmašivši tako zavisnost od Moskve: zemlje EU i Kina su najvažnija tržišta za srpski  import – eksport, budući da se uloga Rusije svela na pitanje sigurnosti i poprima sve više simbolično značenje.

U periodu post-Covid 19 moglo bi da dođe do udaljavanja Beograda iz evroameričke orbite u korist kineske, a ne samo ruske,  i nedavni napori Trampove administracije da obnovipregovore sa Kosovom, prihvatajući naizgled  više „prosrpski“ stav, izraz su shvatanja da je put evroamerikanizacije ove zemlje, danas, zaprečen i dinamizmom Pekinga. Imati kontrolu ili uticati na unutrašnje poslove Beograda je od prevashodnog značaja budući da se upravo tu, već vekovima, piše i odvija sudbina Balkana i Evrope, a to je shvatila i Kina.

 

[Prevod: Mirjana Pisani]