1) Una “Ucraina” alle porte di casa? La Ue vuole “stabilizzare” la Bosnia (Sergio Cararo, 25.3.2022)

2) Alta tensione in Bosnia. A 30 anni dalla sua fondazione la Repubblica Serba di Bosnia non si assoggetta ... (Enrico Vigna, 10.1.2022)

 

Bosnia, una “Ucraina” alle porte di casa?

 

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https://contropiano.org/news/internazionale-news/2022/03/25/balcani-una-ucraina-alle-porte-di-casa-la-ue-vuole-stabilizzare-la-bosnia-0147820

 

Balcani. Una “Ucraina” alle porte di casa? La Ue vuole “stabilizzare” la Bosnia

di Sergio Cararo

 

Nelle comunicazioni di Draghi di mercoledi al Parlamento, alla vigilia del Consiglio europeo, c’è stato un passaggio che forse è sfuggito a molti e che invece merita di essere sottolineato e destare le dovute preoccupazioni, anche perché potrebbe allargare il fronte della contrapposizione tra Nato e Russia ai Balcani, cioè alle porte di casa.

“Dobbiamo seguire con attenzione quanto accade nei Balcani occidentali, per prevenire possibili azioni destabilizzatrici di Mosca. Nel Consiglio discuteremo della prolungata crisi politica in Bosnia-Erzegovina” ha annunciato Draghi nelle comunicazioni in Aula in vista del Consiglio Ue.
“Siamo impegnati per disinnescare le provocazioni secessioniste della Republika Srpska e per far rientrare la crisi politica e istituzionale che paralizza il Paese dallo scorso luglio. È fondamentale che la Bosnia-Erzegovina riprenda la strada delle riforme per avvicinarsi all’Unione europea. Il nostro obiettivo è assicurare l’organizzazione delle elezioni politiche in autunno, per evitare ulteriore incertezza nel Paese”, ha sottolineato Draghi. Un pessimo auspicio.

Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante della Ue, Josep Borrell, rispondendo a una domanda sulla possibilità che l’Ue imponga delle sanzioni contro il leader serbo-bosniaco, Milorad Dodik  aveva dichiarato pochi giorni fa che: “La situazione in Bosnia-Erzegovina è fonte di preoccupazione per l’Ue, siamo stati chiari al riguardo in varie occasioni, l’ultima delle quali al Consiglio Esteri a gennaio quando è stato ribadito che Bruxelles è pronta a impiegare tutti gli strumenti a disposizione, incluse le sanzioni. Così, sulla scorta di quanto deciso da Washington nei mesi scorsi e dell’allarme lanciato dallo stesso Borrell sul rischio di un’escalation di tensioni nel Paese come conseguenza dell’invasione russa in Ucraina”.

Ma il linguaggio usato, gli strumenti (le sanzioni) e le scelte militari adottate sulla Bosnia, sono tutt’altro che rassicuranti.
“In questa fase l’Ue è stata chiara ed esplicita nel chiedere a tutti gli attori in Bosnia-Erzegovina di mettere fine alla crisi politica” e nel “condannare tutti i passi secessionisti unilaterali che stanno mettendo in discussione l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale” del Paese balcanico, ha detto il portavoce della politica estera e di sicurezza europea.

Va ricordato che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu mercoledì 3 novembre – dopo un duro scontro – ha votato all’unanimità di rinnovare di un anno il mandato della missione militare in Bosnia ed Erzegovina, nonostante l’opposizione di Mosca. E’ stata infatti rafforzata l’operazione militare Eufor Althea in Bosnia-Erzegovina con l’invio di altri 500 soldati nel Paese, mentre la Francia ha iniziato ad effettuare voli di addestramento sul Paese.

A novembre L’Alto rappresentante internazionale, il tedesco Christian Schmidt, nel suo ultimo rapporto all’Onu avvertiva di un rischio di destabilizzazione e secessione del Paese balcanico. Secondo diverse fonti ufficiose, la Russia ha bloccato la partecipazione di Schmidt alla sessione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, minacciando di porre il veto anche all’estensione della missione militare europea Eufor in Bosnia-Erzegovina, cosa invece avvenuta con l’invio di altri 500 militari europei.

 

Nel testo del rapporto Schmidt, parzialmente trapelato in vari media bosniaci, l’ex ministro dell’agricoltura tedesco, sottolineava che la Bosnia-Erzegovina deve affrontare “la più grande minaccia esistenziale del dopoguerra”. L’esperto richiama l’attenzione sul rischio reale che il leader politico serbo-bosniaco Milorad Dodik ritiri le truppe serbe dall’esercito “confederale” bosniaco per formare il proprio.

Secondo il famigerato accordo di Dayton del 1995 che, che pose fine a tre anni e mezzo di guerra civile tra bosniaci musulmani, serbi e croati, la Bosnia-Erzegovina è uno Stato composto da due entità autonome: quella serba e quella comune di musulmani e croati, con istituzioni di potere centrale.

Milorad Dodik,il  membro serbo della dirigenza collegiale bosniaca, ha annunciato in diverse occasioni di voler recuperare alcuni poteri autonomi per l’entità serbo-bosniaca divenuti centrali, come le sue stesse truppe o la magistratura con la motivazione che si tratta di un ritorno all’originale accordo di Dayton.  Dodik , bollato come filo-russo – nega che la sua intenzione sia quella di provocare conflitti, ma solo di riconquistare i poteri che l’entità serba ha perso a causa di decisioni imposte da Alti rappresentanti internazionali sbilanciate a favore dei musulmani bosniaci.

A partire da gennaio gli Stati Uniti hanno immediatamente imposto sanzioni a Dodik. “Le azioni di Dodik minacciano la stabilità, la sovranità e l’integrità territoriale della Bosnia e minano gli accordi di pace di Dayton, rischiando così una più ampia instabilità regionale”.

E così piano piano potremmo ritrovarci una nuova piccola Ucraina in guerra, ma stavolta molto più vicino ai nostri confini. Ma soprattutto in presenza di un clima bellicista nell’Unione Europea in cui sono ormai molti quelli che vorrebbero testare al più presto le capacità operative del futuro esercito europeo sul campo. Quale occasione migliore, di nuovo, nei martoriati Balcani considerati come “il cortile di casa”?

 

 

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http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2262:alta-tensione-in-bosnia-a-30-anni-dalla-sua-fondazione-la-repubblica-serba-di-bosnia-non-si-assoggetta-ai-diktat-occidentali-e-rilancia-un-suo-ruolo-non-asservito&catid=2:non-categorizzato

 

Alta tensione in Bosnia. A 30 anni dalla sua fondazione la Repubblica Serba di Bosnia non si assoggetta ai diktat occidentali e rilancia un suo ruolo non asservito.

 

Enrico Vigna

10 gennaio 2022

 

Nuovi scenari si riaprono nei Balcani, che interesseranno tutti gli equilibri internazionali.

Come una legge, imposta dall’esterno, ha fatto esplodere tutte le contraddizioni già latenti nella regione.

Una crisi che viene da lontano, che è storica e politica, ma che, nel corso del 2021 è cresciuta in modo sistematico in tutti gli aspetti statali e sta denotandosi come quasi irreversibile. Ora la speranza per la popolazione locale è quella che sia un percorso concordato, pacifico e negoziale, come pubblicamente richiesto dal presidente serbo bosniaco M. Dodik, rivolgendosi anche ad un ruolo costruttivo degli USA.

Un dato è certo, nel contesto bosniaco ci sono in campo tutte le contraddizioni della politica internazionale di questa fase, e tutti i maggiori protagonisti della scena mondiale, ma soprattutto anche nei Balcani, lo scontro è globale, ancora una volta è tra concezioni di un mondo unipolare a guida USA/NATO e gli interessi e una concezione di un mondo multipolare, che permetta a ciascun paese e popolo, di scegliere sulla base di interessi e di sovranità nazionali, di sviluppo economico e sociale, oltreché politico, indipendenti e non subordinati ad interessi esterni, o ricatti, pressioni e consuete minacce di aggressioni armate.

Molti politici e analisti occidentali valutano la situazione attuale in Bosnia come "la crisi più grave dell'ultimo quarto di secolo", dalla conclusione degli accordi di Dayton del 1995, che avevano posto fine alla sanguinosa guerra durata quasi quattro anni. Molti intuiscono che il Paese è sull'orlo della disintegrazione e considerano anche il rischio di un nuovo conflitto armato. Il momento focaledell'attuale crisi si è verificato con l'entrata in vigore della nuova legge in Bosnia-Erzegovina sul reato di negazione della concezione di genocidio e la difesa di criminali di guerra e sulla questione nodale delle Forze armate, che erano stati promossi in estate, dall'Alto rappresentante (non eletto) delle Nazioni Unite per la Bosnia, Christian Schmidt.

 

Questa forzatura sfacciatamente antiserba, ha portato a un blocco delle attività istituzionali da parte dei rappresentanti serbi, portando Dodik,  il membro della Srpska nella Presidenza a tre, a dichiarare che, con questo atto "l'esistenza della Bosnia non aveva più senso". Per ribadire questa posizione ha comunicato che le principali funzioni delle autorità centrali bosniache, per quanto riguarda gli affari e interessi serbi, sarebbero stati trasferite alla Repubblica Srpska, compresa la creazione di proprie forze armate.Nel contempo lo stesso  leader serbo ha ribadito che tutto ciò non intendeva negare gli accordi di Dayton, ma solamente affermare il diritto della RS al diritto ad uno status di uguaglianza.Da subito Stati Uniti, NATO e UE hanno dichiarato di ritenere queste dichiarazioni come un passo illegale verso una “secessione”. Il politologo serbo V. Antic esperto di giurisprudenza internazionale ha fatto notare che, la RSrpska, in un atteggiamento conciliatorio e costruttivo, aveva negli scorsi anni accettato ” il trasferimento di molte funzioni della RS all’Assemblea di Sarajevo, pur se questo non fosse realmente previsto dagli accordi di Dayton. Furono trasferite diversi anni fa per decisione del Parlamento della Bosnia-Erzegovina con il consenso dei deputati serbi, ora ci auguriamo che lo stesso Parlamento conceda il ritorno delle funzioni nella nostra Repubblica, senza creare ostilità o conflittualità….”.

A metà novembre, la Germania ha chiesto alla dirigenza dell'UE di elaborare un pacchetto di sanzioni contro i leader della Repubblica Srpska. E il segretario di Stato americano Blinken ha ribadito che: "Il ritiro unilaterale dalle istituzioni statali bosniache o altri passi per destabilizzare gli accordi di Dayton porterà a misure appropriate, comprese le sanzioni ". 

Thomas Waitz, eurodeputato austriaco dei Verdi, il 12 dicembre, in visita in Bosnia assieme a Romeo Franz, europarlamentare tedesco, ha evocato la possibilità di un nuovo intervento militare straniero in Bosnia, se la situazione sul campo dovesse degenerare, come la creazione di forze armate serbo-bosniache: “…Abbiamo avuto garanzie da generali di Paesi Ue e Nato, ha svelato l’europarlamentare austriaco, i quali hanno assicurato a rappresentanti dell’Europarlamento, che forze armate europee possono mobilitare «6mila militari» in Bosnia «nel giro di 24 ore “.

Di fronte a questo atteggiamento arrogante, violento, come consuetudine, da padroni e gendarmi del mondo, la dirigenza serbo bosniaca ha reagito e ha argomentato chiaramente la posizione della Srpska. Il leader serbo Dodik ha risposto duramente, dichiarando di non aver paura delle sanzioni occidentali, e di contare sull'aiuto della Russia e della Cina, in primis nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, e che non è stato eletto dai serbi di Bosnia per fare il codardo, ma per difendere i loro interessi.

Dodik, di ritorno dall’importante e fondamentale viaggio a Mosca dei primi di dicembre, dove ha incontrato numerosi alti esponenti russi, compreso il Presidente Putin  ha rilevato la posizione della Russia circa la crisi in atto nell’area.

 

Come dichiarato ai media al suo ritorno, Dodik conta sul sostegno di Mosca nello sfondo della crescente pressione dell'Occidente su di lui e sulla leadership della Republika Srpska che Stati Uniti e UE incolpano della crisi in Bosnia e che l'ha portata sull'orlo del collasso. Per la Russia, secondo gli esperti balcanici intervistati da Kommersant,  la Srpska può essere un utile tassello per impedire l'integrazione della Bosnia nella Nato e nella UE, che sono impossibili senza il consenso della leadership dei serbo bosniaci.Dodik ha dichiarato che la missione in Russia è stato un successo, infatti ha detto a RTRS TV: "Sono sempre felice di visitare la Russia, quando vai da qualche parte in Occidente, iniziano immediatamente a chiedere qualcosa, quando vai da Vladimir Putin, ti chiede di cosa hai bisogno e come aiutarti. Una differenza enormePutin non mi ha mai chiesto di fare o non fare qualcosa, anche se rappresento una piccola comunità, quindi lo rispetto. Il presidente russo, a differenza degli statisti occidentali, è qualcuno che ascolta e non impone ultimatum. A differenza di lui, i politici occidentali, anche di rango inferiore, si presentano nel mio ufficio con la volontà di impormi alcune cose… Ho parlato con il presidente Putin dell'attuale situazione nella regione. Ho presentato a Putin la nostra visione degli eventi in Bosnia-Erzegovina. Posso solo dire che conosce i dettagli e che era interessato a tutti i possibili scenari per l'evoluzione della situazione politica, circa il comportamento degli attori internazionali, lo status della Republika Srpska, le decisioni costituzionali, ma anche lo sviluppo di progetti economici con la Russia .

 Il membro serbo della Presidenza della Bosnia-Erzegovina, in una conferenza stampa a Banja Luka ha dichiarato:

“Putin mi ha confermato che la Russia non sosterrà la nomina di Schmidt nel Consiglio di sicurezza dell'ONU. Perseguiremo Schmidt in Germania per falsa presentazione di Alto rappresentante e che Putin ha confermato che non ci sarà alcun sostegno della Russia alla nomina del funzionario tedesco ad Alto Rappresentante al Consiglio di Sicurezza dell'ONU…Sono molto soddisfatto della qualità dei colloqui con il presidente russo,  abbiamo parlato dell'economia, della costruzione del gasdotto, del tempio ortodosso serbo-russo a Banja Luka, del prezzo del petrolio, del gas e altri aspetti. La Russia è firmataria dell'Accordo di Dayton e lo ribadisce in ogni modo possibile. E’ cosciente che per ragioni speculative, stanno cercando di dare tutta la colpa alla Republika Srpska. Sono rimasto impressionato da quanto conoscesse bene i dettagli. Mi ha confermato che non ci sarà alcun sostegno per Schmidt nel Consiglio di sicurezza dell'ONU. La Russia non ha alcuna intenzione di interferire in Bosnia-Erzegovina, come fanno altri… Posso garantire che Putin vuole in primo luogo la pace e il rispetto del Diritto internazionale e gli accordi di Dayton”. Dodik ha anche affermato che:

"…Posso dire che Putin conosce molto bene ogni questione circa i possibili sviluppi della situazione politica, abbiamo rinnovato l’accordo sul prezzo del gas, che sarà mantenuto al prezzo attuale, come ha fatto la Serbia che, tramite il suo presidente Vucic, ha mantenuto il prezzo di $ 270 per mille metri cubi di gas russo, la Republika Srpska, a causa della maggiore distanza, che aumenta il costo del transito, ha un prezzo di $ 290. Inoltreè stato concordato di costruire un gasdotto in cui Gazprom sarà proprietaria del 60 per cento, e noi del 40 per cento che attraverserà la Republika Srpska. Abbiamo anche discusso  di costruire una centrale solare vicino a Nevesinje".

Trattando di cooperazione economica, come tema chiave di sviluppo, la RS ha fatto passi di gigante rispetto alle altre due entità, e in effetti il progetto di costruzione del gasdotto da Rača, Bijeljina a Banja Luka, su cui c'è un accordo dai tempi di South Stream con "Gazprom" per costruirlo insieme, sarà un ulteriore balzo in avanti per lo sviluppo dell’entità serba, senza dimenticare la costruzione in corso dell’autostrada interna, con la Cina come partner, che agevolerà i lavori per il gasdotto, oltre all’accordo già vidimato per la costruzione di due centrali a gas nella parte settentrionale della Srpska.  

Va ricordato che sulla base di un accordo firmato nel 2020, denominato Memorandum of Understanding (MoU) del valore di 300 milioni di euro (334 milioni di dollari) tra la società cinese China Railway 14th Bureau Group (CRCC14) e la Società Putevi della Srpska,  per il rifacimento della viabilità della RS, è in corso la ricostruzione completa di tutte le strade principali e regionali dell’entità serba in tre anni. Il progetto è stato finanziato con un prestito da parte cinese di 15 anni, a un tasso di interesse agevolato, compreso un periodo di dilazione di tre anni.

Va sottolineato che si tratta del primo progetto autostradale in concessione in Europa, realizzato da una società cinese.  Ed è il più grande progetto di investimento delle imprese cinesi in FBiH finora e il primo progetto di infrastrutture di trasporto terrestre in Europa ad essere costruito da investimenti cinesi sotto forma di concessione, ha dichiarato l'ambasciatore cinese in BiH, Ji Ping, durante la cerimonia inaugurale tenutasi in novembre a Prijedor.

 

La dirigenza serbo bosniaca continua a ribadire che tutti devono essere rispettati: le entità, i popoli costituenti e tutti i cittadini e che sia inaccettabile mutare gli elementi fondanti dei popoli costituenti in Bosnia-Erzegovina. Circa la dichiarazione di Schmidt secondo cui la comunità internazionale dovrebbe prevenire ulteriori complicazioni della situazione in Bosnia-Erzegovina, è stato ribadito che per la Republika Srpska, Schmidt è un comune cittadino tedesco e non ha alcun ruolo politico in Bosnia-Erzegovina e che la situazione in BH sia stata portata a un'assurdità per cui vi è un uomo che si presenta come Alto rappresentante, anche se non è stato nominato dal Consiglio di sicurezza e continua a svolgere il ruolo di Alto rappresentante.  Anche la Russia non riconosce il nuovo Alto rappresentante delle Nazioni Unite in Bosnia, Christian Schmidt, insediatosi il 1° agosto, senza alcuna elezione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Mosca, inoltre è favorevole all'abolizione della carica di Alto rappresentante, definendola “un freno allo sviluppo del Paese”. La cosa principale è che la Russia esige il rigoroso rispetto degli Accordi di Dayton (di cui è uno dei garanti), soprattutto in termini di uguaglianza e indipendenza della Republika Srpska, ed è ostile a  tutti i tentativi di revisione di Dayton con il pretesto di aumentare la funzionalità della Bosnia-Erzegovina come Stato.

 

Circa la crisi interna alla FBH, il presidente dell’entità serba ha chiarito la loro posizione anche riguardo la questione del ritiro dalle Forze Armate unitarie e le motivazioni di questa scelta, aspetto questo che ha fatto scatenare i media e i politici occidentali.  "…Non abbiamo nulla dalle forze armate della Bosnia-Erzegovina, i serbi non ci vanno, il 40% dei croati è assente e i musulmani vogliono riempire quelle quote ed essere l’80 per cento delle forze militari. Questa è la vera sostanza del problema. Ultimamente 56 alti ufficiali sono stati dimessi perché impedivano accordi sottobanco riguardanti le forze armate. Questo è illegittimo e illegale. La voce di spesa più grande nel bilancio della BH è quella delle forze armate: 370 milioni, non per un vero esercito, ma di fatto un grande consumatore". Ed è noto che la RS sta costruendo sue strutture militari, con compiti per ora di polizia, con l’addestramento di istruttori russi.

 

Il membro serbo della Presidenza bosniaca ha dichiarato che la lotta politica per la Republika Srpska non si è mai fermata e che non farà la guerra anche se attaccata, ma si difenderà politicamente in ogni istanza internazionale avendo al suo fianco Russia, Cina e Serbia in primis, sottolineando che finora è stata la RS a difendere la Costituzione da vari tentativi di modifiche non condivise. Per la dirigenza serbo bosniaca questo è un puro processo politico, sapendo che è un contesto pieno di pericoli, ma è interno alla situazione internazionale di  ridistribuzione geopolitica del mondo e la Republika Srpska  intende schierarsi in modo libero, indipendente e conformemente ai propri interessi, ma sempre preservando strategie di pace e negoziali, oltre agli accordi di Dayton,  e che il miglior atto per la difesa di questo è la conservazione dell'antenato costituzionale della Bosnia-Erzegovina.

 “…Il Vice Assistente del  Segretario di Stato USA, Gabriel Escobar, sta interferendo nei nostri affari interni, chiamando per telefono i suoi soci della nostra comunità dall'America e chiedendo loro di lavorare per cambiare la mia politica. Quando ti separi dalla politica e la riduci a livello disumano, sono contento di non essere un loro uomo, perché essi ritengono che qui non ci sono persone che decidono con la propria testa, ma devono avere un tutore. Dal momento che non siamo d'accordo sul fatto che il tutore venga dalla Gran Bretagna o dall'America, loro pensano che allora ci deve essere un altro tutore,  quindi dicono che sia la Russia…La Russia tratta il diritto internazionale in modo molto corretto, soprattutto l'accordo di Dayton, ed è rimasta coerente nell'interpretazione e nell'applicazione della lettera dell'accordo, questo ci ha permesso di lottare con tenacia per i nostri diritti…Ecco perché una piccola comunità, come la nostra Republika Srpska, è molto colpita dal fatto di essere presi seriamente in considerazione da un grande paese come la Russia. Ci interesserebbe avere anche un uguale comprensione dall'America, ma non l’abbiamo. Ed è per questo che siamo terrorizzati dalla loro presenza qui. Non sono benefattori, sono inquisitori…", ha detto Dodik.

Anche la  Presidente della Republika Srpska, Zeljka Cvijanovic, ha evidenziato in un'intervista al portale  Srna, che a tutti piace disquisire della BH, ma pochi vogliono realmente documentarsi  e soprattutto analizzarla. Alla domanda come commenta l'approccio internazionale e le accuse contro la RS di aver bloccato il lavoro delle istituzioni dell FBiH, la  presidentessa Cvijanovic  ha dichiarato che questa posizione è legata ad alcuni fatti, come i rapporti manipolati per il Consiglio di sicurezza dell'ONU, che costruiscono un'immagine falsa dei fatti, accusando la Srpska di ogni problema e cercato in tutti i modi di omettere le responsabilità dei partiti politici bosgnacchi . Di come nessuno di quei rapporti ha mai parlato, ad esempio, di un diverso trattamento della popolazione rimpatriata nelle due entità o di sfide alla sicurezza. “…Se volessero affrontare questi problemi, dovrebbero scrivere che nella maggior parte degli insediamenti serbi di rimpatriati in FBiH, ad oggi non c'è ancora elettricità, acqua, asfalto, né la parte nazionale di materie nelle scuole è risolto… Quei rapporti dovrebbero anche menzionare quale dei politici di Sarajevo ha qualcosa a che fare con varie organizzazioni radicali ed estremiste” ha detto la presidentessa della RS.

“…E poi che tipo di stato è questo, e come viene mantenuto? Un  ministro della Difesa, non rispettando la legge e le procedure, ha annullato un esercitazione militare con la Serbia, presumibilmente a causa del corona virus, e nello stesso periodo realizza un esercitazione con altre forze armate. Dalla Sarajevo politica  si lamentano che non ci sono investimenti e bloccano gli investimenti nella Republika Srpska perché si stanno realizzando con la Serbia. Volevano bloccare anche nei paesi circostanti. Quando la Serbia investe, a Sarajevo sono isterici su come la Serbia stia espandendo la sua influenza nella regione attraverso gli investimenti. Quindi, chi sta ostacolando investimenti nella Bosnia-Erzegovina? Tutti parlano di necessità di connessioni economiche  della regione, e questo è un bene per tutti, ma non va bene per la Sarajevo politica. Come può avere successo un paese del genere?, domanda la Cvijanović.   

 

Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia   –  gennaio 2022