Croazia - Il villaggio di Krakar alle fiamme (arch.priv. C. Marrone)

Il racconto corale, composto dalle voci di combattenti dell’esercito italiano provenienti dalla provincia dell'Aquila, ad un tempo spettatori ed attori di avvenimenti drammatici che il destino aveva riservato loro, evidenzia le molte ombre, non disgiunte da qualche tardiva luce, della occupazione militare in Jugoslavia.

Si tratta per lo più di testimonianze frammentarie tratte dagli stralci collazionati nelle relazioni dell’Ufficio Provinciale di Censura da telegrammi, lettere e cartoline in franchigia quasi sempre ad opera di soldati semplici, raramente di ufficiali, indirizzate a parenti, amici, fidanzate e che raccontano in presa diretta di vicende personali, destini che si intrecciano alla tragica realtà di una guerra di invasione. Non mancano spietate descrizioni dei crimini di guerra commessi:

"Dove passiamo noi alpini tutti piangono; non sanno più dove si devono nascondere; le povere donne e i bambini tutti piangono, però noi, sempre più crudi, ammazziamo tutti, nessuno lasciamo indietro; dove passiamo noi alpini non si trova altro che mucchi di morti dei ribelli e case bruciate; tutti ci ubriachiamo e mangiamo maialetti e galline tutti i giorni."

"Hanno fatto la rivoluzione perché non vogliono stare sotto di noi. Ma ora prendono dei gravi provvedimenti. Uomini, vecchi, donne, fanciulli sono presi in massa, rinchiusi in qualche casa e poi bruciati come sacchi di paglia."
 
"I paesi dove risiedeva quella gente sono stati tutti bruciati, ci è ancora qualche piccolo movimento ma stanno facendo tutti la fine del porco."

L’invasione delle potenze dell’Asse in Jugoslavia nell’ aprile 1941 e il lungo assedio seguitone sono ancora praticamente assenti dalla memoria collettiva nazionale, cancellati dall’overdose politico-mediatica sulle "foibe" e confusi nello stereotipo dell’italiano brava gente. La minuziosa ricerca di Riccardo Lolli, che qui proponiamo in un corposo file PDF illustrato (114 pagine, 7 MB), benché circoscritta al microcosmo delle località di provenienza, tutte della provincia dell’Aquila, squarcia il velo di Maja di tale rimozione e dimostra quanta storiografia sia ancora da fare sui fatti della Seconda Guerra Mondiale, solo avendone la volontà e l'onestà. 

 

Dello stesso Autore su questo sito si vedano anche:

Due medici partigiani nelle "Brigate giovanili di lavoro" (Radne akcije)

I "Battaglioni speciali" (posebni bataljoni) in Abruzzo

Gli internati jugoslavi nell'Aquilano

Profili di combattenti antifascisti abruzzesi in Jugoslavia: Quirino D'Alò, Vittorio Mondazzi.

In preparazione: Combattenti della provincia aquilana per la liberazione della Jugoslavia (Ed. OrientaMenti di Jugocoord Onlus)