Da "Contropiano", FEBBRAIO 1995

JUGOSLAVIA: UNA REALTA' DEFORMATA DAI MEDIA

Reportage su Sarajevo e dintorni. Se questo è un assedio...
"1000 giorni bastano". L'urgenza della verità sulla guerra
in Jugoslavia


Che la città sia assediata dai serbi è un'affermazione
talmente ripetuta e scontata da essere assurta ormai a
verità dottrinale sui media italiani. Ma alcuni elementi
raccolti in questo e nei nostri viaggi precedenti non
quadrano con questa descrizione:
1) i serbi non occupano, ma vivono da sempre, nei quartieri
di Vogosca, Ilidza, Grbavica, Nedjarici, Lukavica, etc,
che si estendono alla periferia della città, intorno al
centro della stessa. Certo, dai quartieri serbi partono
cannonate e fucilate verso le zone abitate dai musulmani
ma, a giudicare dalle distruzioni che abbiamo osservato
nelle zone serbe visitate, i musulmani non rispondono con
mazzi di fiori.
2) a Sarajevo mancano acqua e luce, in alcuni periodi, e
la stazione di pompaggio si trova in territorio serbo. Ma
la centrale elettrica da cui essa dipende per il suo funzionamento
è controllata da musulmani e croati. Se l'acqua e l'elettricità
mancano, di chi è allora la responsabilità ?
Noi, dopo un sopralluogo effettuato alla centrale di
distribuzione di Bacevo, in zona serba, e sulla
base della documentazione in nostro possesso, non possiamo
avere dubbi al riguardo.
3) la fornitura di gas di Sarajevo è assicurata da un gasdotto
che proviene dalla Russia e, attraverso il territorio serbo,
giunge fino alla zona musulmana.
4) il 25% degli aiuti umanitari passa per il territorio
serbo (dati UNHCR). Quando i serbi bloccano i convogli,
resta senza cibo anche la loro gente. Ultimamente, le autorità
serbe di Ilidza hanno bloccato l'aeroporto della città, come
arma di pressione sull'UNHCR, che distribuiva alla popolazione
serba solo la metà degli aiuti umanitari ufficialmente dichiarati.

Se questo è un assedio...

Con ciò non vogliamo assolutamente sostenere che la guerra
nei Balcani non abbia mietuto migliaia di vittime e
causato distruzioni anche peggiori di quelle che solitamente
appaiono sui media italiani.
Basta fare una "passeggiata", come abbiamo fatto noi,
attraverso il corridoio di Brcko che collega la Krajina,
in territorio croato, con il resto delle zone controllate
dai serbi per rendersi conto che esistono luoghi in cui
gli scontri hanno causato distruzioni neppure paragonabili
a quello che ha subito la città di Sarajevo.
Ma ciò che intendiamo denunciare è la deformazine della
realtà operata dai media, i quali, in base a un preciso
disegno politico, hanno enfatizzato gli aspetti più emotivi
di questa guerra, e neppure i più gravi, per coprire i
veri responsabili e i veri interessi che si celano dietro
la tragedia dei Balcani.
E allora... compagni, 1000 giorni di menzogne, mistificazioni
e depistaggi...bastano !

Dietro la notizia niente ?

E' ora di aprire un dibattito e una riflessione seria
sulle cause e sui responsabili di questa, come di tutte
le guerre. Guerra etnica, guerra di religione, odio ancestrale,
differenze culturali ; questi i luoghi comuni, utilizzati da
tre anni dagli ideologi del sistema, per coprire la vera natura
del conflitto nei Balcani, che non e' mai stato chiamato
col suo vero nome: pura aggressione imperialista.
Ci siamo resi conto, come osservatori indipendenti e
spassionati, della diffusione di questi elementi etnico-
religiosi tra la popolazione croata serba e musulmana. E'
vero che è tutto un fiorire di veli islamici, barbe cetniche,
croci cattoliche. Le varie "chiese" condizionano sempre
più da vicino le scene "politiche" dei vari governi. Il
richiamo al passato è costante e preciso, e viene sicuramente
utilizzato in maniera spregiudicata da tutti gli attuali
leaders politici della Bosnia ed Erzegovina.
Se oggi sui giornali italiani appaiono preoccupati reportages
sulla "islamizzazione" dei musulmani di Bosnia, non siamo
certamente noi a nascondere che un'analoga influenza
dell'integralismo religioso è presente anche tra la popolazione
serbo-ortodossa. Alcuni nostri amici a Pale ci hanno fatto
notare che, quest'anno, è stato introdotto nelle scuole
l'insegnamento della religione; la chiesa ortodossa presenta
il conto per l'appoggio dato al governo nei momenti cruciali
di questa guerra.

L'intervento occidentale: vado bene per il Mar Nero ?

Fanatismo religioso? Certo. Differenze etnico culturali? E'
vero. Vecchi conti in sospeso da regolare? Vero anche questo.
Ma tutto ciò non serve a comprendere le ragioni di questa guerra.
Abbiamo affermato prima che essa è una conseguenza di
un'aggressione imperialista. E' quello che abbiamo constatato.
Ecco come si è espresso David Zimmermann, ex ambasciatore
americano a Belgrado nel gennaio di quest'anno: "Gli Stati
Uniti dovrebbero trovare una via meno diretta di penetrazione
nei Balcani". Sorge spontanea una domanda: perché gli Stati
Uniti vorrebbero "penetrare" nei Balcani? Riflettiamo ancora
sul fatto che questo stesso personaggio, nel febbraio del 1994,
ha dichiarato di aver "sbagliato" a consigliare al governo
musulmano di ritirare la propria adesione dal documento
Carrington-Cutillero, sottoscritto nel marzo del 1992 da
croati, serbi e musulmani prima che iniziassero le ostilità
in Bosnia. Il piano Cutillero, che prevedeva una cantonizzazione
sul modello elvetico, e non una divisione del territorio su
base etnico-religiosa, quale quella che si sta profilando oggi,
è stato affossato da interventi congiunti dell'America (vedi
Zimmermann) e della Germania (come si evince dalla lettera con
cui José Cutillero, ministro degli esteri portoghese, trasmette
gli atti della conferenza di Lisbona al nuovo mediatore Marti
Ahtissaari, oggi primo ministro finlandese).
Che c'entra la Germania con la Bosnia Erzegovina? Non ha la
Germania raggiunto già i suoi obiettivi storici (sbocco
sull'Adriatico) con la colonizzazione della Croazia! Evidentemente
no, dal momento che a Mostar, nel cuore dell'Erzegovina si è
insediato un borgomastro, pardon, un commissario della Comunità
Europea, tedesco. Entschuldigen Sie, bitte, vado bene per il
Mar Nero * ?

M. Caldarola e M. Marianetti
del Comitato romano per la verità sulla guerra in Jugoslavia


* Consigliamo di leggere "L'Europe des apatrides" di G. Baudson,
(tradotto in serbocroato, tedesco, inglese) o di trovare il
piano pangermanico mitteleuropeo del 1911, con tracciata la
ferrovia Berlino - Bagdad, allungata da una parte ad Amburgo
e dall'altra fino a Bassora sul Mar Nero.