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Grande Albania come laboratorio islamista radicale
 
1) La ‘Grande Albania’, un rifugio sicuro per il jihadismo internazionale (M. Furlan)
... l’organizzazione islamica cosiddetta dei Mujaheddin e-Khalq (Mujaheddin del Popolo, MEK) dispone ora di una grande base in territorio albanese ...
2) FLASHBACKS 2017
Links / Croci spezzate e loculi profanati in Kosovo / Kosovo, così nei villaggi reclutano i ragazzi / Sgominata cellula jihadista a Venezia, tutti del Kosovo / Kosovo Albanian Terror Threatens Venice 
3) FLASHBACKS 2016

Links / Roma, arrestato Karlito Brigande, ex criminale UCK macedone arruolato nell'IS

 
 
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La ‘Grande Albania’, un rifugio sicuro per il jihadismo internazionale

di Margherita Furlan, 22 gennaio 2019

Il governo albanese ha espulso due diplomatici iraniani, l’ambasciatore Gholamhossein Mohammadnia e Mohammed Roodaki, funzionario presso l’ambasciata a Tirana, accusati di essere membri sotto copertura dell’intelligence iraniana. Secondo quanto riferisce il quotidiano The Independent, i due sarebbero stati parte di una cellula il cui compito era di organizzare “un complotto per colpire l’opposizione iraniana rifugiatasi in Albania”. La mossa sarebbe stata messa in atto in seguito a colloqui con Paesi “interessati”, tra cui Israele e Stati Uniti. Non a caso l’amministrazione di Washington si è immediatamente congratulata con l’esecutivo albanese per il provvedimento intrapreso.

La notizia diffusa dall’Independent ha però sollevato l’attenzione su uno scenario fino ad ora poco studiato e rimasto comunque fuori dal raggio di attenzione internazionale. Scenario in cui gli Stati Uniti hanno affidato all’Albania un ruolo centrale, e il cui fine (uno dei fini) appare quello di incrementare la destabilizzazione dell’intera area balcanica.  

Protagonista di tutta l’operazione è l’organizzazione islamica cosiddetta dei Mujaheddin e-Khalq (Mujaheddin del Popolo, MEK) che dispone ora di una grande base in territorio albanese. L’arrivo in Albania del comando del MEK è preceduto da una storia oltremodo lunga e tortuosa che merita di essere raccontata in dettaglio. 

I Mujaheddin e-Khalq nacquero nel 1963, in Iran, con l’obiettivo di opporsi all’influenza occidentale nel Paese e come acerrimi avversari del regime dello Shah. Nel 1979 il Mek partecipa alla rivoluzione guidata da Khomeini ma l’ideologia che lo caratterizzava all’epoca era un singolare incrocio di marxismo, femminismo e islamismo. Come tale del tutto incompatibile con quella degli ayatollah sciiti e il Mek è costretto a disperdersi, mentre il suo quartier generale si trasferisce a Parigi nel 1981. In questo lasso di tempo il MEK “cambia pelle”, oltre che ideologi e finanziatori e, cinque anni dopo, riappare in Iraq, precisamente a Camp Ashraf, a nord di Baghdad. Si distingue come formazione armata autonoma — alcune migliaia di combattenti bene addestrati, con le famiglie al seguito — che supporta Saddam Hussein contro l’Iran e appare attivamente in numerosi episodi della repressione dei curdi iracheni. Il MEK sopravvive stranamente alla caduta di Saddam Hussein e, nel 2003 viene trasferito, dagli americani vincitori, letteralmente “armi e bagagli”, in un altro grande accampamento militare che prenderà, non a caso, il nome di Camp Liberty.. Da quell’avamposto si diramano numerosi attentati terroristici e azioni di diversione e boicottaggio contro l’Iran. Formalmente “disarmato” dall’esercito statunitense, inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali, il MEK continua a svolgere una intensa azione bellica e propagandistica contro Teheran. Sempre sotto la guida del Quartier Generale di Parigi e sempre lasciato libero di agire dai servizi segreti americani, israeliani, francesi. L’ambiguità della sua collocazione non gl’impedisce — anzi lo aiuta — di incassare il supporto più o meno esplicito di esponenti politici occidentali. Ad esempio quello dell’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, insieme a quello di John Bolton, ex rappresentante USA alle Nazioni Unite e attuale consigliere per la sicurezza nazionale. Perfino l’ex commissaria europea Emma Bonino si affaccia ad alcune delle sue iniziative “umanitarie”. Sul New York Times,nel 2012, apparirà un elenco di sostenitori, tra cui diversi esponenti del Congresso americano, ma anche R. James Woolsey e Porter J.. Goss, ex direttori della Cia, Louis J. Freeh, ex direttore dell’Fbi, Tom Ridge, ex segretario della Homeland Security sotto la presidenza George W. Bush, l’ex procuratore generale Michael B. Mukasey e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, il generale James L. Jones, ai tempi di Obama. Il quotidiano statunitense illustrò anche come l’allora Segretario di Stato, Hillary Clinton, “sdoganò il Mek, rimuovendolo dalla “black list” (l’organizzazione era considerata terrorista non solo da Iran e Iraq, ma anche da Unione europea, Gran Bretagna, Usa e Canada). E così ritroviamo il MEK in Albania. 

Di nuovo con “armi e bagagli”. Impresa molto costosa, che ha certamente richiesto un consistente ponte aereo e grandi spese di insediamento per migliaia di persone. Organizzatori di un tale esodo sono stati, senza alcun dubbio, i servizi segreti americani. Ma perché proprio in Albania? E con quali compiti? 

Qualcuno è andato a chiederlo a diversi politici albanesi e si è sentito rispondere, senza alcun imbarazzo, qualcosa del tipo:“l’America ci ha dato il Kosovo, ora dobbiamo dare qualcosa in cambio”.

Interessante l’intervista recentemente rilasciata al Balkans Post da Olsi Jazexhi, storico canadese-albanese specializzato nella storia dell’Islam nell’Europa sud orientale: “l’America sta trasformando l’Albania in un rifugio sicuro per il jihadismo internazionale”.

I “Mojahedeen del popolo” sono una presenza senza precedenti in Albania, che pure ha ospitato non pochi combattenti islamici prima e durante la guerra contro la Jugoslavia. Quando gli USA portarono il primo gruppo di jihadisti iraniani in Albania, il governo iraniano protestò pubblicamente e vigorosamente. All’epoca, il primo ministro Sali Berisha assicurò agli iraniani che il Mek sarebbe stato ospitato in Albania solo per ragioni umanitarie e nessuna azione contro l’Iran sarebbe stata permessa dal governo albanese. “Tuttavia, il tempo ha dimostrato, — spiega Jazexhi — che i mojahedeen iraniani vennero in Albania non solo per chiedere asilo, ma con l’intenzione di trasformare l’Albania in un secondo Afghanistan, nel cuore dell’Europa”. Il meccanismo sarebbe in sostanza, lo stesso con cui, negli anni ’80, i mojahedeen afghani furono sostenuti e finanziati dagli americani per combattere l’URSS. 

E non si tratta di indiscrezioni. Nel 2016 la stessa Voice of Americaha annunciato che l’Albania avrebbe accettato 2mila mojahedeen in cambio di 20 milioni di dollari. Sempre con i dollari USA si starebbe costruendo un nuovo campo situato tra Tirana e Durazzo dove, secondo il premier di Bulgaria, Bojko Borisov, andrebbero a dislocarsi gruppi di combattenti dell’ISIS in fuga dalla Siria, colà trasportati con aerei della US Airforce. Il premier albanese Edi Rama ha subito smentito. 

Nel campo di Manza sarebbero oggi “ospitati” circa 4.400 membri del MEK, che vivono in quasi completo isolamento, impossibilitati a uscire, anche ad avere contatti con le loro famiglie, evidentemente accampate nelle vicinanze. Qualcosa di simile a una setta, con rigide norme morali e religiose da rispettare. Cosa succeda da quelle parti non è facilmente verificabile data la strettissima sorveglianza che circonda il campo. Ma non si perde tempo. Un recente documentario di Al-Jazeera ha rivelato l’esistenza di un vasto gruppo di militanti che è stato istruito nelle tecniche della diversione informatico-comunicativa: qualcosa che potrebbe essere definita come “cyber-jihad”, ovvero notizie false e attacchi informatici, sia rivolti contro l’Iran, sia destinati al pubblico europeo per far crescere la paura dell’Iran, per influenzare i media europei in vista di una rottura dei rapporti con Teheran.  

Nell’ultimo anno diverse sono state le prese di posizione a favore del Mek anche da parte di esponenti del panorama politico italiano. Una delegazione ufficiale del Partito Radicale Italiano e dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” ha visitato il quartier generale albanese dei mujaheddin, a sostegno della lotta per i diritti umani contro il governo iraniano. Si è distinto in questa direzione l’ex ministro degli esteri del governo Monti, Giulio Terzi, volando in una delle basi del MEK in Albania per annunciare “appoggio incondizionato”, per definire i suoi militanti come “combattenti per la libertà”, assicurandoli che “un’ampia parte della società italiana è convinta che stare dalla vostra parte significa stare dalla parte giusta della storia”. Infine — sono sempre le parole che Giulio Terzi avrebbe pronunciato in quella occasione, secondo il Guardian—: “I mullah se ne devono andare, gli ayatollah se ne devono andare e devono essere rimpiazzati da un governo democratico sotto la guida della signora Rajavi, leader del Mek”. Un disegno da manuale di “regime change”: rovesciamento di un governo e susseguente “esportazione di democrazia”. Film già visto in abbondanza. 

Intanto però, mentre il confine tra l’Albania e il Kosovo sta scomparendo ed Edi Rama, in nome degli standard europei, e con il plauso di Bruxelles (quella della Ue e quella della NATO), lavora perché lo “sportello unico” venga adottato anche al confine con la Macedonia, il Montenegro e la Grecia. La Serbia dev’essere isolata ed esclusa, in attesa di essere sottomessa definitivamente. La Grande Albania si appresta a diventare un’arma puntata su ciò che resterà dell’Europa. 

 
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FLASHBACKS 2017
 
LINKS:
 
KOSOVO: CHI FINANZIA LA RADICALIZZAZIONE? (PresaDiretta, trasmissione di RAI3, 11 settembre 2017)
VIDEO: https://www.facebook.com/PresaDiretta.Rai/videos/10159386810630523/
 
NATO SLEP NA RAST VELIKE ALBANIJE, A DŽIHADISTI DIVLJAJU NA JUGU KOSOVA (20. Jun 2017.)
... Nakon što je potvrđeno da je u redovima tzv. Islamske države poginuo džihadista Lavdrim Muhadžeri iz Kačanika, na Kosovu i Metohiji, Radio Slobodna Evropa ovaj grad opisuje kao “džihadističku prestonicu Evrope”...
 
ÉTAT ISLAMIQUE : LE DJIHADISTE KOSOVAR LAVDIM MUHAXHERI AURAIT ÉTÉ TUÉ EN SYRIE (CdB, jeudi 8 juin 2017)
Lavdim Muhaxheri, plus connu sous le nom de Abu Abdullah al Kosova, aurait été tué par un drone américain en Syrie. Originaire du Kosovo, Lavdim Muhaxheri était l’un des chefs des combattants balkaniques de l’État islamique...
https://www.courrierdesbalkans.fr/Etat-islamique-l-Albanais-Lavdim-Muhaxheri-tue-par-un-drone-en-Syrie
 
KOSOVO, STATO FALLITO RIFUGIO DELL'ISIS (di Barbar Ciolli, 30 marzo 2017)
Il veto all'indipendenza. La minoranza serba, da persecutrice a perseguitata. I traffici di armi e uomini. La povertà, la corruzione e l'Islam radicale. Ecco da dove arrivano i jihadisti arrestati a Venezia... [SI VEDANO ANCHE I SIGNIFICATIVI COMMENTI IN CALCE]
 
KOSOVO: "NON PENSAVAMO CHE TORNASSERO TERRORISTI..." (Rassegna JUGOINFO 7/3/2017)
 
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Croci spezzate: Kosovo in balia del radicalismo
Croci spezzate e loculi profanati. In Kosovo la furia iconoclasta degli islamisti si è abattuta su un cimitero cristiano ortodosso.

Elena Barlozzari - Lun, 05/06/2017
 
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Kosovo, imam radicali e disoccupazione: così nei villaggi reclutano i ragazzi
Fra Mitrovica e i borghi rurali l'Isis arruola i foreign fighters. E su YouTube un predicatore incita all'odio: "Il sangue degli infedeli è la nostra bevanda preferita" 

dal nostro inviato PIETRO DEL RE, 31 marzo 2017
 
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Terrorismo, sgominata cellula jihadista a Venezia: "Bomba a Rialto e guadagni il paradiso"
 
Arrestati tre uomini, sotto i trent'anni, e fermato un minore. Tutti del Kosovo, uno di loro era tornato dalla Siria dove aveva combattuto. Nelle perquisizioni, anche a Mestre e a Treviso, trovate alcune pistole. Progettavano un attentato per fare centinaia di morti. Attivi su internet, avevano contatti con tutto il mondo

dal nostro inviato FABIO TONACCI, 30 marzo 2017
 
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Kosovo Albanian Terror Threatens Venice 
 
by Grey Carter, April 7, 2017 

Here’s the analysis of the  Kosovo Albanian Terror Plot to Blow up Rialto Bridge in Venice, made by Andrew Korybko, analyst at the Moscow-based Geopolitika..Ru  think tank
 
Italian officials stopped Kosovo Albanian Daesh terrorists from blowing up the world-famous Rialto Bridge in Venice last week.Although the event is somewhat dated by news cycle standards, it’s still worth reflecting on for everything that it signifies. The paramount concern for everyone who heard the story is that Daesh is now actively targeting Italy, though this isn’t exactly news because the group had earlier threatened the country a few years ago in its “Black Flag Over Rome” manifesto. What’s changed since then, however, is that we see that they managed to inspire operatives within the country to organize an attack, which was thankfully averted by the security services before anyone got hurt.
Italy’s an important target for Daesh for a few reasons, namely the fact that the Pope’s home of Vatican City is in Rome, the country is historically associated with Christianity, and Italy was involved in the War on Libya and reportedly has some special forces on the ground there. Moreover, because of its location right across the Mediterranean from that war-torn country, it’s a prime destination for all sorts of migrants, some of which could easily be terrorists which are posing as “refugees”. In addition, Italy is known for its famous tourist sites which attract millions of visitors from across the world, thereby presenting terrorists with a multitude of soft targets to carry out high-profile attacks against.
Extrapolating more broadly from what we know about this foiled plot, there’s the fact that all four of the suspects are Kosovo Albanians who were legally living in Venice. This draws awareness to the Albanian migrant crisis, which preceded the Mideast one though receives barely any attention to this day. Tens, if not hundreds, of thousands of Albanians have left their home country and the NATO-occupied Serbian Province of Kosovo for the EU, a massive movement of people which proves that those two areas are failed entities. Albania has always had a slew of problems, but Kosovo never used to be this bad, though it began to resemble its dysfunctional neighbor after the 1999 NATO War on Yugoslavia and ethnic cleansing of the Serbs succeeded in turning it into one of Europe’s drug mafia headquarters.
It’s not only narcotics and crime, but also radical Islam which is contributing to the province’s many problems, as is painfully evidenced by the arrest of the four Kosovo Albanian Daesh terrorists. They’re not outliers, either, as many reports have come out over the past couple of years about how fertile of a recruiting ground Kosovo has become for terrorists. This is mostly attributable to its socio-economic devastation brought about by the NATO conflict there, which in turn created space for Wahhabis and other fundamentalists to prosper. Albanians have a history of migrating to and working in Italy, so in hindsight it’s predictable that the country would eventually become threatened by these sorts of terrorists. 
Still, I doubt that Italy can do anything about it because there are just too many Albanians living there and nobody has any idea how many are radicalized, so they’ll probably keep responding on a case-by-case basis unless they get brave and take systemic immigration measures to preemptively deal with this threat. ”
 
 
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FLASHBACKS 2016
 
LINKS:
 
L'ISIS CHE ABBIAMO FORAGGIATO IN KOSOVO (Rassegna JUGOINFO 30/11/2016)
 
JIHAD DAL KOSOVO, LA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA CONTINUA (Rassegna JUGOINFO 30/7/2016)
 
L'ISIS "VENDICHERÀ SREBRENICA" ? (Rassegna JUGOINFO 21/1/2016)
 
KOSOVO, IL PICCOLO ISIS D'EUROPA (Rassegna JUGOINFO 2/12/2015)
 
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Roma, arrestato Karlito Brigande, ex criminale macedone arruolato nell'Is: cellula pronta a attentato in Iraq
 
I carabineri del Ros hanno documentato il suo tentativo di scappare in Iraq per compiere un attentato con autobomba. Ordinanza di custodia cautelare anche per l'uomo che l'ha arruolato, un tunisino transitato in Italia prima del trasferimento nelle file del Califfato. Manette per un terzo straniero in contatto con Brigande

di FABIO TONACCI, 12 marzo 2016
 
[[TEXT REMOVED FOR COPYRIGHT, TRY LINK ABOVE OR: https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8986 ]] 
 
 
VIDEO: "Prendo una macchina con l'esplosivo contro il miscredente"