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La "piccola Schengen" pan-albanese
 
1) "Mini-Schengen" cioè Grande Albania / Unification nationale ou « Mini-Schengen » ? 
– Verso la Grande Albania (Rete Voltaire)
2) Fallimento del vertice di Berlino e divisioni sulla ipotesi di "scambio dei territori" (valle di Preševo contro Mitrovica)
– Vertice Francia Germania sui Balcani fallimentare. Grandi amori Kosovo USA (A. Tarozzi)
– Parigi e Berlino “intermediarie di guerra” nei Balcani (F. Poggi)
– LINKS
3) Haradinaj (premier Kosovo): "Sono solo un soldato americano" / "I'm an American soldier" / „Ich bin ein amerikanischer Soldat“
4) Aus den Einsatzgebieten der Bundeswehr / From the Bundeswehr's Areas of Operation (I) (GFP, April 2018)
 
 
=== 1: "Mini-Schengen" cioè Grande Albania / Unification nationale ou « Mini-Schengen » ? (LINKS) ===
 
KOSOVO E ALBANIA: "MINI-SCHENGEN" (08/02/2019 -  Ornaldo Gjergji)
Lo scorso 26 novembre i governi di Albania e Kosovo si sono riuniti a Peja per il quinto di una serie di vertici intergovernativi, tenutisi sotto lo slogan di “insieme per lo sviluppo”... Da giugno, quando gli accordi entreranno in vigore, il confine tra i due paesi diverrà fluido e verrà istituita un’area di libera circolazione di beni ed individui, su modello Schengen... Nella conferenza stampa a chiusura dei lavori, Rama ha utilizzato la bandiera albanese come metafora per i popoli di Albania e Kosovo. Rispondendo alle domande dei giornalisti, ha infatti auspicato di trovare la strada per fare sì “che gli albanesi stiano insieme. Non insieme a parole, ma nella realtà. Che gli albanesi si uniscano, che quell’aquila bicipite sia una, e che l’Albania ed il Kosovo siano una cosa sola, in ogni direzione ed in ogni aspetto”. Successivamente, durante le foto di rito, Rama ed il premier kosovaro Ramush Haradinaj si sono fatti riprendere mentre ponevano congiuntamente le mani sulla bandiera albanese, sulle cui teste dell’aquila era stata apposta la rispettiva firma... Questa sorta di pianificazione congiunta su tematiche estere richiama il discorso fatto dallo stesso Rama nel parlamento di Pristina il 17 febbraio dello scorso anno, in occasione del decimo anniversario della dichiarazione di indipendenza del Kosovo. Allora, in un breve intervento, sostenne come i due paesi avrebbero potuto avere un’unica politica estera e rappresentanza diplomatica, oltre che “un unico presidente, simbolo dell’unità nazionale”... Il presidente del Comitato parlamentare serbo sul Kosovo e Metohija, Milovan Drecun, ha invece affermato come questa manovra politica sia un tentativo da parte dell’Albania di annettere a sé una porzione di territorio serbo, andando contro la Risoluzione ONU 1244 che regola la cornice giuridica internazionale del Kosovo. Sempre Drecun ha sostenuto che la creazione della Grande Albania sembra ora inevitabile e, soprattutto, viene avallata dalle potenze occidentali.
Nel rispondere alle accuse di irredentismo, Rama ha sottolineato come la convergenza tra Kosovo ed Albania sia da contestualizzare all’interno del cammino di integrazione europea degli stati balcanici, e la conseguente perdita di rilevanza sostanziale dei confini nazionali. La caduta delle barriere tra Albania e Kosovo, ha dichiarato il premier albanese, avviene infatti sul modello della Convenzione di Schengen. Tra l’altro la creazione del moderno valico di frontiera di Morina, ultimato nell’estate 2018, è stata finanziata per un milione di euro da parte della delegazione UE in Albania...
 
ENTRE ALBANIE ET KOSOVO : UNIFICATION NATIONALE OU « MINI-SCHENGEN » ? (Osservatorio Balcani e Caucaso | Par Ornaldo Gjergji | jeudi 14 février 2019)
En juin, les barrières douanières seront supprimées entre l’Albanie et le Kosovo. Belgrade s’indigne en dénonçant la création d’une « grande Albanie », mais les dirigeants de Tirana et Pristina préfèrent évoquer la dynamique de l’intégration européenne, tout en se reconnaissant « d’une même nation albanaise, composée de deux États »...
 
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Verso la Grande Albania
 
Rete Voltaire | 20 Febbraio 2019
 
Violando la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sulla fine della guerra della NATO contro la Serbia del 1999, il Kosovo ora possiede un esercito.
Secondo il primo ministro kosovaro, Ramush Haradinaj, un accordo concluso con l’omologo albanese, Edi Rama, prevede di abolire il 1° marzo 2019 la frontiera fra i due Stati.
Durante un consiglio di ministri congiunto di Albania e Kosovo, è stato costituito un fondo comune per promuovere l’adesione dei due Stati all’Unione Europea.
Il primo ministro albanese Rama è stato ospite del parlamento kosovaro, cui ha esposto un progetto di politica estera e di sicurezza comuni, ambasciate unificate e un’unica presidenza.
Il 15 febbraio 2019 Rama ha parlato alla rete televisiva Vizion Plus della fusione dei due Stati, affermando che sarebbe la soluzione dei problemi del Kosovo. 
La fusione è in contrasto con la risoluzione del Consiglio di Sicurezza. 
La Grande Albania sarebbe il primo Stato mussulmano ad aderire all’Unione Europea.
Le popolazioni albanesi di Montenegro, Macedonia e Grecia si preparano a chiedere di entrare nella Grande Albania.
La minoranza greca del sud dell’Albania ha invece immediatamente chiesto, qualora il progetto venisse realizzato, di non entrare nella Grande Albania, bensì di essere annessa alla Grecia.
Il Kosovo è praticamente una base del Pentagono, mentre l’Albania è il centro europeo della CIA.
L’11° anniversario dell’indipendenza del Kosovo, il 17 febbraio 2019, è stato celebrato con la sfilata del nuovo esercito kosovaro. Il parlamento ha tenuto una sessione straordinaria alla presenza dei primi ministri kosovaro e albanese. Alla sessione hanno partecipato anche l’ex primo ministro italiano Massimo D’Alema e l’ex capo della Missione di Verifica in Kosovo, William Walker, che attribuì il massacro di Račak alla Serbia per giustificare l’intervento della NATO.
Per un curioso ribaltamento delle posizioni, Stati Uniti e Turchia oggi sostengono il progetto di Grande Albania, mentre a suo tempo accusarono Belgrado di voler creare la Grande Serbia (in seguito, l’accusa di un presunto “piano ferro di cavallo” si è rivelata una menzogna fabbricata dalla NATO) e l’hanno bombardata.
Negli anni Novanta il Pentagono considerava la Jugoslavia come un «laboratorio» per testare i «combattimenti fra cani», ossia la possibilità d’isolare un Paese, di fomentarvi la guerra civile e separare le comunità che lo compongono. Prima della guerra di Jugoslavia, i Balcani erano abitati da popolazioni molto diverse. Si parlava allora di “balcanizzazione” per designare questa mescolanza. Oggi ogni comunità è più o meno territorializzata e il termine “balcanizzazione” designa un processo di frazionamento.

Traduzione 
Rachele Marmetti
Giornale di bordo 

 
 
=== 2: Fallimento del vertice di Berlino e divisioni sulla ipotesi di "scambio dei territori" (valle di Preševo contro Mitrovica) ===
 
 
BERLINO, CONCLUSO VERTICE FRANCIA GERMANIA SUI BALCANI. FALLIMENTARE. GRANDI AMORI KOSOVO USA
di Alberto Tarozzi, 01/05/2019
 
Concluso il vertice di Berlino sui Balcani. Voluto da Angela Merkel per riprendere il filo di un discorso interrotto a Vienna nel 2015.
Egemoni Germania e Francia, presente per la Ue la Mogherini. Partecipazione di Serbia e Kosovo (protagonisti); sullo sfondo Slovenia, Croazia, Bosnia,  Montenegro, Macedonia del Nord, Albania (comprimari). Nessuna chiamata per Italia, Grecia e Austria. A sottolineare che chi conta, per la Ue, è l’accoppiata di Aquisgrana.
Non comincia nemmeno il coretto sui poveri italioti che nessuno si fila che si scopre che non tutti i mali vengono per nuocere. Questa volta non è la storia della volpe e dell’uva. Il fatto è che il meeting si rivela un fallimento che peggio non si potrebbe. Tanto per cominciare la strana coppia di Aquisgrana non pare nemmeno in sintonia.
Il birichino di Parigi, convocato da Angela come gregario di lusso, riprende la filastrocca dei mesi scorsi: possibile un accordo tra Serbia e Kosovo mediante uno scambio di territori: io ti regalo Presevo (prevalenza albanesi) tu mi dai Mitrovica (prevalenza serbi). La Serbia dirà qualcosa che assomigli a un riconoscimento del Kosovo senza esserlo fino in fondo; il Kosovo cancella i dazi stellari sui prodotti serbi. Tutti e due ce ne andiamo nella Ue (prima i serbi, poi il Kosovo). Così il povero Macron.
Mutti Merkel non è riuscita a spiegargli bene che l’ipotesi, un tempo non rifiutata da Vucic per la Serbia e da Thaci per il Kosovo, è morta e sepolta. Ne sarebbe derivata una breve pseudo pace seguita da una ripresa degli scontri, causa le rimanenti minoranze rimaste in ostaggio in territorio nemico. Macron colpito e affondato.
Ma ad essere onesti non è che agli altri mediatori, dalla stessa Merkel alla Mogherini, le cose siano andate meglio. Il bellicoso Thaci (fino al 1998 considerato terrorista dalla Nato e poi graziato nel nome dei Clinton) ad ogni incontro, invece di scendere a patti, rialza la posta. Il riconoscimento da parte dei serbi come preliminare; a me Presevo e dintorni a voi si vedrà; i dazi se ne parlerà. E per il momento il Kosovo si darà un esercito, in barba a tutti gli accordi preesistenti.
Finalmente incontro Thaci Mogherini. L’ex terrorista se ne va scuotendo la testa. Si ritiene incompreso dalla Ue. Nel frattempo il premier kosovaro Haradinaj in visita a Washington si proclamava più statunitense di una palla da base ball. Thaci non gli è da meno. Lascia in gramaglie la Mogherini e va a far visita all’ambasciatore yankee a Berlino. Segue commento: “nessun dialogo con la Serbia, senza il coinvolgimento degli Stati Uniti”.  L’asse francotedesco è servito. Chi vuole capire lo capisca.
Sono finiti i tempi del 2015 con la Merkel impegnata a costruire un corridoio per i profughi nei Balcani, che elargiva simpatia a destra e a manca per la normalizzazione della situazione tra Serbia e Kosovo e nei territori limitrofi. Oggi i profughi sono in larga parte altrove. Solo poche migliaia in Bosnia a rischiare di crepare dal freddo l’inverno scorso. Per il resto tutti nei campi profughi in Turchia. Solo i più fortunati abbastanza numerosi, bene accolti in Germania da Angela ma non dalla destra neo nazista.
La pace nei Balcani si è già affievolita. E’ già tanto che non ritorni la guerra. Lasciamo il tempo al tempo. Usa a soffiare sul fuoco dei kosovari albanesi cui tutto viene concesso, compresa la costituzione di un esercito. Ma soprattutto Usa e Ue su linee divergenti, che sono presenti anche all’interno della Nato. Poi ancora la Ue con il duetto stonato di Berlino e Parigi. Poi ancora, sullo sfondo, Russia che guarda con amore alla Serbia che sola pare resistere alle sirene della Nato. Aggiungeteci la Cina con un nastrino della via della seta, magari un po’ di Turchia con pretese di egemonia sull’area albanese. Il piatto è servito: la pace sia con voi.
Ciliegina sulla torta la superbase Usa di stanza in Kosovo con la possibilità di scaricarci addosso un missile in pochi minuti se fossimo indisciplinati. Gentile omaggio della guerra della Nato contro la Jugoslavia cui noi partecipammo attivamente. Un pensierino doveroso anche per colui che la nostra partecipazione a quella guerra fortissimamente volle.
 
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Parigi e Berlino “intermediarie di guerra” nei Balcani
di Fabrizio Poggi, 1 Maggio 2019
 
Concluso praticamente con un nulla di fatto il summit sui Balcani che si era aperto lunedì scorso a Berlino, con l’obiettivo di Angela Merkel e Emmanuel Macron di porsi quali intermediari per “riavviare il dialogo” tra Serbia e Kosovo. Unico risultato, la promessa di un nuovo incontro, il prossimo luglio a Parigi, tra il Presidente serbo Aleksandar Vučić e il cosiddetto presidente dell’autoproclamata “Repubblica del Kosovo”, l’ex comandante dei tagliagole del UÇK, Hashim Thaçi.

Quest’ultimo, rimane fermo nelle sue pretese territoriali nei confronti di Belgrado. Consapevole del ruolo affidato dagli USA al Kosovo, in cui è dislocata una delle più forti basi yankee in Europa, Priština non dimostra alcuna intenzione di fare passi indietro nella questione dei dazi sui prodotti serbi destinati alle enclavi serbe nel Kosovo, il cui ritiro fa anzi dipendere dal riconoscimento dell’indipendenza da parte di Belgrado. E’ questa la condizione di ogni trattativa e su questo punto gli “indipendentisti” kosovari possono vantare il sostegno, oltre che di Washington, della maggioranza delle capitali UE.

A giudicare dai rapporti delle agenzie, abbastanza di contorno il ruolo svolto a Berlino dagli altri leader dei Balcani occidentali presenti al summit – Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro, Slovenia – per non dire dell’Alto Rappresentante per la politica estera UE, Federica Mogherini. 

Nell’elenco dei presenti, nota Sicurezza internazionale, senza nascondere le proprie simpatie kosovare, si nota la mancanza di una qualche rappresentanza italiana; ora, affermano alla Luiss, “mentre il Kosovo vorrebbe entrare a far parte dell’Unione Europea e, possibilmente, anche della NATO”, stupisce proprio l’assenza “dell’Italia al summit. Nella parte occidentale del Kosovo infatti è presente il Multinational Battlegroup NATO, a guida italiana”, che fa il paio con quello di stanza nella parte orientale della regione, a guida americana: tanto per non farci mancare nessuna missione militare estera “di pace”.

In sostanza, le mire kosovare, con il pretesto della “composizione etnica dei rioni meridionali della Serbia”, sono sempre quelle sui distretti serbi di Preševo, Bujanovats e Medveđa, che Hashim Thaçi vorrebbe unire al Kosovo, fidando “sulla comprensione di Francia e Germania, che dovrebbero convincere Belgrado a riconoscere l’indipendenza del Kosovo”.

Esempio lampante di come NATO e establishment occidentale sostengano tanto il “presidente” quanto la sua “repubblica” illegale, notava news-front.info alla vigilia del vertice, è il fatto che, dopo le dichiarazioni di Thaçi, non siano state adottate sanzioni, né convocata una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU: sottinteso, come avvenuto a suo tempo con le questioni della Crimea o delle Repubbliche popolari del Donbass.

Oltre al riconoscimento dell’indipendenza dell’autoproclamata repubblica, Thaçi pretende anche che Belgrado non “sollevi più la questione della sovranità” del Kosovo e ha dichiarato l’impossibilità di dar vita, a nord della regione, a municipalità serbe dotate di poteri simili a quelli di Serbia e Bosnia-Erzegovina. L’ex capo del UÇK va oltre e avanza, quale passo verso la riconciliazione, il “processo di liberalizzazione dei visti”, su cui un ruolo decisivo dovrebbe essere giocato da Germania e Francia e, bontà sua, dichiara che la sua repubblica è “pronta per un accordo globale sulle relazioni interstatali con la Serbia”.

E mentre all’interno del Kosovo, scrive topwar..ru, non si placano le proteste contro corruzione e abusi del governo di Ramush Haradinaj (altro capo del UÇK), da Belgrado, in risposta alle esternazioni di Thaçi sul “riconoscimento dell’indipendenza”, si fa osservare che la retorica delle cosiddette “autorità della provincia” del Kosovo rimane “aggressiva e ultimativa”. Si sottolinea anche come Priština non perda occasione per dimostrare quanto ambisca a “ulteriori espansioni” e, ciò, in alcun modo può esser definito una posizione di disponibilità delle “autorità del Kosovo” a un dialogo politico e diplomatico.

Di fatto, a proposito del ruolo di Parigi e Berlino nel “dialogo” tra Serbia e Kosovo, e a proposito dell’idea di Angela Merkel di una variante del tipo dell’accordo sottoscritto nel 1972 tra BRD e DDR, per cui Bonn e Berlino riconoscevano l’esistenza di due stati tedeschi, normalizzando così i rapporti reciproci, Thaçi ha risposto di respingere qualsiasi ipotesi “del tipo delle due Germanie”, perché giudica impossibile qualsiasi “dialogo con la Serbia, senza il coinvolgimento degli Stati Uniti”.

È noto che la Merkel, osserva Aleksandr Braterskij su gazeta.rusi oppone a una ridefinizione dei confini tra Serbia e Kosovo; un anno fa aveva affermato che “l’integrità territoriale degli stati dei Balcani occidentali è fissata e inviolabile”, aggiungendo che “si ripetono continuamente tentativi di parlare di confini, ma non possiamo farlo”. All’opposto, anche a dimostrazione della “unità” franco-tedesca e del primato, non solo economico, che Parigi e Berlino si contendono al vertice della tanto declamata “Europa unita”, ecco che Emmanuel Macron sostiene la necessità di “un accordo sulla correzione delle frontiere della Serbia” e l’unione al Kosovo dei distretti serbi di Preševo, Bujanovats e Medveđa o della parte centrale della Serbia, proprio come preteso da Priština.

Il politologo Oleg Bondarenko nota come sia comprensibile l’obiettivo di Thaçi di coinvolgere Washington nella questione, dato che è il “principale curatore” del Kosovo; gli interessi USA e UE nei Balcani divergono: nelle capitali europee, afferma Bondarenko, si parte dal presupposto che l’Europa come istituzione sia definitivamente completata e pertanto le decisioni debbano esser prese a Bruxelles e a Berlino. Oltretutto, pare che non ci sia particolare fretta di includere nell’Unione europea Kosovo e Albania; di contro, Washington sta attivamente promuovendo gli interessi kosovari e albanesi, completamente dipendenti dagli Stati Uniti.

Una sorta di dialogo tra Belgrado e Priština era iniziato lo scorso anno e pur se la Serbia non riconosce l’indipendenza del Kosovo, entrambe le parti, osserva Braterskij, sono interessate alla regolarizzazione delle relazioni, con l’obiettivo dell’ingresso nella UE. Il fatto è che, da parte kosovara, le posizioni oltranziste del “presidente” Thaçi su uno “scambio territoriale” con la Serbia, sono portate all’estremo dal “primo ministro” Haradinaj che, con la pretesa di imporre proprie forze di polizia nei territori del Kosovo abitati da popolazione serba, potrebbe portare di fatto allo scontro armato. 

Il dialogo sulla normalizzazione dei rapporti si era praticamente arenato dopo che Priština aveva introdotto dazi del 100% (praticamente, il blocco delle enclavi serbe della regione) imposto sui beni forniti da Belgrado ai serbi del Kosovo. Alla proposta di dialogo avanzata dal Presidente serbo Aleksandar Vučić, in cambio dell’abolizione del dazio, Haradinaj aveva opposto un ultimatum: abolizione dell’imposta, solo dopo il riconoscimento dello status indipendente del Kosovo. Vučić, quale opzione per escludere rivendicazioni territoriali, aveva proposto un referendum per decidere che la regione del Kosovo di Mitrovitsa, abitata da serbi, si unisca alla Serbia, mentre gli albanesi delle regioni meridionali della Serbia, al Kosovo. 

Apparentemente, Bruxelles sembra voler giungere a una regolazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo: ciò è vero, secondo Bondarenko, soprattutto per quanto riguarda Angela Merkel, che vorrebbe ritirarsi dalla politica, nel 2021, avendo alle spalle almeno un qualche successo in politica estera. 

Ma non si può scordare come, per un verso, la Germania sia stata, sin dal 1991, uno dei principali responsabili della disgregazione della Jugoslavia e, per un altro verso, come laggressione NATO del 1999 si fosse conclusa con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che garantiva sovranità e integrità territoriale della Serbia e un ampia autonomia di Kosovo e Metohija nella compagine serba e come invece, nel 2010, la Corte internazionale di giustizia dell’ONU avesse deciso che la proclamazione dell’indipendenza del Kosovo non contraddicesse le norme del diritto internazionale. 

Di fatto, Bruxelles chiede oggi a Belgrado, quale condizione di adesione alla UE, il riconoscimento della secessione del Kosovo e, ancora una volta, Francia e Germania gareggiano per assicurarsi nella regione una base di espansione, erodendo le posizioni USA e ponendo le premesse per ribadire, a suon di cannoni, cosa sia in realtà quella che i social-liberali del PD qualificano come “la “nuova” Europa … che ci ha garantito più di 70 anni di pace”.

 
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LINKS:
 
BALCANI: NIENTE ACCORDO TRA SERBIA E KOSOVO AL VERTICE DI BERLINO (Radio Onda d'Urto, 30 Aprile 2019)
Serbia e Kosovo avrebbero concordato al vertice di Berlino sul Balcani occidentali, promosso da Macron ed Merkel, di riprendere il dialogo per risolvere le loro controversie. La realtà, però, pare proprio essere un’altra. A parlare di rilancio del dialogo è il governo tedesco, secondo cui Belgrado e Pristina avrebbero convenuto di “spingere in avanti l’impegno per attuare gli accordi esistenti con la mediazione dell’Ue”. Parole però subito smentite, nei fatti, da Pristina. Il presidente kosovaro Thaci ha infatti dichiarato: “non esiste un progetto di documento da discutere con la Serbia senza il coinvolgimento Usa. Il Kosovo è uno stato sovrano indipendente, Presevo e Bujanovac” – Comuni serbi di frontiera che Pristina vuole annettere – “appartengono al Kosovo”. La nostra intervista a Francesco Martino, di balcanicaucaso.org
 
GERMANY MUST STOP DANGEROUS DRIVE TO PARTITION KOSOVO (Kurt Bassuener and Toby Vogel / BIRN, March 13, 2019)
As the US and the EU foreign policy chief up their pressure on Kosovo to change its borders with Serbia, Germany must stand up for the principle that redrawing borders on ethnic lines is wrong...
 
FINE DEL DIALOGO TRA SERBIA E KOSOVO? (Marco Siragusa – 12 Marzo 2019)
...  il ministro degli Esteri serbo Ivica Dačić aveva presentato una proposta di soluzione basata su quanto discusso durante l’estate scorsa dai due presidenti, Alexsandar Vučić e Hashim Thaçi, circa la modifica dei confini e lo scambio di territori. L’accordo prevederebbe l’annessione alla Serbia delle quattro municipalità a maggioranza serba presenti nel nord del Kosovo in cambio dei comuni a maggioranza albanese della valle di Presevo, nella Serbia meridionale.
La controproposta di Pristina non si è fatta attendere e giovedì scorso è stata presentata la piattaforma che, in un tale contesto, assume le sembianze di un ultimatum non negoziabile nei confronti di Belgrado. I punti di maggior distanza tra le ambizioni kosovare e l’intransigenza serba riguardano tre aspetti centrali: il riconoscimento della sovranità del Kosovo come Stato indipendente e la cessazione di tutte le azioni volte a impedire l’adesione del paese alle organizzazioni internazionali incluse le Nazioni Unite, l’Unione europea, il Consiglio d’Europa e l’OSCE, prevista dal primo principio della piattaforma; l’istituzione di meccanismi e organi in grado di affrontare la questione dei crimini commessi durante la guerra del 1999 e il risarcimento delle vittime; e l’appartenenza alla Repubblica del Kosovo delle risorse naturali e dei beni presenti sul suo territorio. Quest’ultimo punto rimanda, senza citarlo direttamente, allo scontro sulla proprietà del complesso minerario di Trepča e alle risorse idriche del lago di Gazivoda al centro di un contenzioso risalente ai tempi della fine della Jugoslavia socialista...
 
KOSOVO-SERBIE : LE ROYAUME-UNI CONTRE TOUT ÉCHANGE DE TERRITOIRE (Courrier des Balkans | jeudi 7 mars 2019)
Alors que les États-Unis font pression pour un accord à tout prix entre Belgrade et Pristina, le Royaume-Uni s’oppose, comme l’Allemagne, à ce que cette « paix définitive » passe par un échange de territoires...
 
OPINION: SERBIA-KOSOVO LAND SWAP WILL OPEN PANDORA'S BOX (Christian Schwarz-Schilling / DW, 2.3.2'19)
...As a former high representative for Bosnia and Herzegovina I, along with my predecessors Paddy Ashdown and Carl Bildt, sent an open letter to EU foreign policy chief Federica Mogherini last August, warning that such a [Serbia / Kosovo] territory exchange would open Pandora's box. It would be playing into the hands of separatist-nationalist forces — not only in the region, but also in Bosnia-Herzegovina and many other countries... I learned from Albania's Prime Minister Edi Rama in January, about a possible unification of Albania and Kosovo — an idea that has never been abandoned... he sees a merger of Kosovo and Albania as a real option... Both Serbia and Kosovo would not have been able to undertake this until-now unacceptable territory exchange without US support...
 
KOSOVO: DACIC, DEMARCAZIONE CONFINE È PROPOSTA BELGRADO (ANSA - BELGRADO, 19 FEB 2019)
Il ministro degli Esteri serbo Ivica Dacic ha detto oggi che la proposta ufficiale della Serbia per arrivare a un accordo con Pristina è basata sulla demarcazione del confine con il Kosovo, che attualmente per Belgrado ufficialmente non esiste dal momento che non riconosce l'indipendenza di Pristina. Tale linea di frontiera ufficiale proposta da Belgrado tuttavia, non seguirebbe il corso della cosiddetta 'linea amministrativa' che segna attualmente il confine Serbia-Kosovo, ma si spingerebbe più a Sud per comprendere nel territorio della Serbia anche parte del Nord del Kosovo con le principali municipalità a maggioranza di popolazione serba. A quel punto evidentemente Belgrado riconoscerebbe l'indipendenza del Kosovo sulla base della nuova linea di frontiera. Tale proposta, già evocata nei mesi scorsi dal presidente Aleksandar Vucic e sulla quale sarebbe sostanzialmente d'accordo anche il presidente kosovaro Hashim Thaci (non però il premier Ramush Haradinaj), è stata però accolta con freddezza e scetticismo da Usa, Germania e altri importanti Paesi occidentali, timorosi della creazione di un pericoloso precedente nei Balcani, dando origine a un possibile 'effetto domino' dalle conseguenze imprevedibili. Dacic, parlando oggi con i giornalisti, ha detto che tale posizione sulla eventuale demarcazione del confine è l'unico modo realistico di arrivare a un accordo di compromesso sul Kosovo. "Quando il presidente Vucic cominciò a parlare di questa proposta fu attaccato da tutti.. Al momento esistono solo due opzioni - o il Kosovo è considerato una provincia oppure è uno stato indipendente, non si e' mai parlato di altro", ha detto il ministro secondo il quale quella della demarcazione del confine e' solo un'idea che va materializzata e posta in discussione al fine di pervenire a un'intesa accettabile per l'una e l'altra parte. (ANSA).
 
LE « RETOUR » DE TONY BLAIR : IL RENCONTRE HASHIM THAÇI ET VA CONSEILLER LA SERBIE (N1 / Balkan Insight / Danas / CdB 12 décembre 2018)
Alors que des jours difficiles attendent le Kosovo et la Serbie, Tony Blair fait un retour remarqué dans la région. L’ancien Premier ministre britannique, qui conseille le gouvernement albanais depuis 2013, reprend du service pour celui de Serbie et vient de rencontrer Hashim Thaçi. Reste à savoir qui va payer ses - très coûteuses - prestations....
 
KOSOVO-SERBIE : LES DISCRETS RENDEZ-VOUS À ROME DE THAÇI ET VUČIĆ (CdB, 6 décembre 2018)
Des tête-à-tête à l’abri des regards indiscrets. Les Présidents serbe et kosovar se seraient rencontrés au moins à deux reprises à Rome pour négocier une « correction des frontières » entre les deux pays. C’est également à Rome, le 4 novembre, que les deux hommes auraient convenu de faire monter les tensions en provoquant une crise autour des taxes douanières... affirme syri.net un site d'information basé a Pristina...
 
 
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Premier Kosovo: sono solo un soldato americano che esegue gli ordini degli Stati Uniti
 
7.4.2019
 
Il capo del governo autoproclamato del Kosovo Ramos Haradinaj si trova in visita a Washington e in un'intervista ai media locali ha ammesso apertamente che è un soldato americano, e che i dazi doganali di Pristina sono "contro gli interessi della Serbia e della Russia nei Balcani".

"Le nostre posizioni sono simili a quelle che difende l'America. E quelli hanno "i piedi per terra" lo sanno. E io sono un soldato degli Stati Uniti "sulla terra” ha detto Haradinay al giornale Blic.

Il politico ha anche espresso la convinzione che "obbedire agli ordini degli americani al fine di rafforzare il Kosovo amplifica gli interessi americani, e gli interessi della Russia e degli altri sono relegati in secondo piano".

 
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https://de.sputniknews.com/politik/20190407324622086-kosovo-premier-ich-bin-ein-amerikanischer-soldat-und-befolge-die-befehle/

07.04.2019

Kosovo premier: "I'm an American soldier and I obey orders."

 

            Ramush Haradinaj, head of government of the self-proclaimed Republic of Kosovo, currently in the US, has openly admitted to local media that he is a US soldier and is carrying out US orders.. This is what the Serbian newspaper "Blic" writes about on Sunday.

            "Our positions are similar to those of the US. And those who are 'ˏvor Ort' know that. I am a soldier of the United States, on the ground', the newspaper quotes Haradinaj.

            Moreover, the politician was convinced that following the orders of the Americans would strengthen American interests. According to him, Russian and Serbian interests are being pushed into the background.

            According to Haradinaj, the 100 percent tariffs imposed by the Kosovar government on goods from Serbia and Bosnia-Herzegovina are directed against the interests of Serbia and Russia in the Balkans.

            Haradinaj had previously written the following in his autobiography entitled "The Confession of War and Freedom": "I bought the first batch of weapons for Kosovo in Albania in 1991, including hand grenades, pistols (...). We have conducted many military trainings in Albania (...). It was expected that 50,000 fighters would be transferred to Kosovo, most of whom would come from Albanian territory".

            "We constantly attacked the Serbian forces. Everywhere. Day and night. Without hiding. Every day we killed Serbian policemen," the book continued.

            Haradinaj also openly expressed his admiration for the NATO bombing of Yugoslavia: "One of the happiest and most memorable moments in my life has to do with the beginning of the NATO air raids. We all admired the first planes and missiles. These moments are unforgettable."

            For all these acts committed against the Serbs, Haradinaj was appointed commander of the Kosovo Protection Corps after the Nato aggression. In 2000, he founded the Alliance for the Future of Kosovo (AAK), which helped him become Prime Minister in 2004. And this despite the fact that, according to the German secret service, he was allegedly the most dubious person in Kosovo.

            During the Kosovo war in 1998 and 1999, Haradinaj was head of the "Kosovo Liberation Army" (UÇK). In December 2004 he was elected Kosovo's first head of government. After a hundred days in office, he resigned to face the accusations of the UN War Crimes Tribunal for the Former Yugoslavia in The Hague.

            In 2008, Haradinaj was acquitted before the Hague Tribunal on 37 counts. However, Serbia accuses him of kidnapping, torture and killing Serbian civilians during the war. After the acquittal, the court ordered a retrial because numerous witnesses had been intimidated. An appeal verdict in 2012 confirmed the acquittal. During the trials, a total of 19 potential witnesses were killed under mysterious circumstances. The acquittal was made due to lack of evidence.

 

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https://de.sputniknews.com/politik/20190407324622086-kosovo-premier-ich-bin-ein-amerikanischer-soldat-und-befolge-die-befehle/

07.04.2019

Kosovo-Premier: „Ich bin ein amerikanischer Soldat und befolge die Befehle“

Ramush Haradinaj, Regierungschef der selbsternannten Republik Kosovo, der sich derzeit in den USA aufhält, hat gegenüber lokalen Medien offen zugegeben, er sei ein US-amerikanischer Soldat und führe die Befehle der USA aus. Darüber schreibt die serbische Zeitung „Blic“ am Sonntag.

„Unsere Positionen ähneln denen, die die USA verfechten. Und diejenigen, die ˏvor Ort' sind, wissen das. Ich bin ein Soldat der Vereinigten Staaten, vor Ort'“, zitiert das Blatt Haradinaj.

Zudem habe sich der Politiker überzeugt gezeigt, dass die Befolgung der Befehle der Amerikaner die Stärkung der amerikanischen Interessen nach sich ziehe. Ihm zufolge werden dabei die russischen und serbischen Interessen in den Hintergrund gedrängt.

Laut Haradinaj sind die von der kosovarischen Regierung auf Waren aus Serbien und Bosnien-Herzegowina erhobenen Zölle in Höhe von 100 Prozent gegen die Interessen Serbiens und Russlands auf dem Balkan gerichtet.

Zuvor hatte Haradinaj in seiner Autobiographie unter dem Titel „Das Geständnis über Krieg und Freiheit“ Folgendes geschrieben: „Die erste Waffenpartie für den Kosovo habe ich im Jahr 1991 in Albanien gekauft, darunter Handgranaten, Pistolen (…). Wir haben viele militärische Schulungen in Albanien durchgeführt (…). Es wurde die Verlegung von 50.000 Kämpfern in den Kosovo erwartet, von denen der größte Teil vom albanischen Territorium kommen sollte.“

„Wir haben ständig die serbischen Kräfte angegriffen. Überall. Tag und Nacht. Ohne uns zu verstecken. Jeden Tag haben wir serbische Polizisten getötet“, hieß es in dem Buch weiter.

Zudem hat Haradinaj seine Bewunderung für die Nato-Bombardierung von Jugoslawien offen ausgesprochen: „Einer der glücklichsten und denkwürdigsten Momente in meinem Leben hängt mit dem Beginn der Luftangriffe der Nato zusammen. Die ersten Flugzeuge und Raketen haben wir alle bewundert verfolgt. Diese Momente sind unvergesslich.“

Für all diese Taten, die gegen die Serben verübt wurden, wurde Haradinaj nach der Nato-Aggression zum Befehlshaber des Kosovo-Schutzkorps ernannt. Im Jahr 2000 hatte er die Allianz für die Zukunft des Kosovo (AAK) gegründet, die ihm 2004 zum Posten des Ministerpräsidenten verholfen hatte. Und dies trotz der Tatsache, dass er laut dem deutschen Geheimdienst angeblich die zweifelhafteste Person im Kosovo war.

Während des Kosovo-Krieges in den Jahren 1998 und 1999 war Haradinaj Chef der „Befreiungsarmee Kosovos“ (UÇK). Im Dezember 2004 wurde er zum ersten Regierungschef des Kosovos gewählt. Nach hundert Tagen im Amt trat er zurück, um sich den Vorwürfen des UN-Kriegsverbrechertribunals für das ehemalige Jugoslawien in Den Haag zu stellen.

2008 wurde Haradinaj vor dem Haager Tribunal in 37 Anklagepunkten freigesprochen. Serbien beschuldigt ihn jedoch, im Krieg serbische Zivilisten entführt, gefoltert und getötet zu haben. Nach dem Freispruch hatte das Gericht eine Neuaufnahme des Verfahrens angeordnet, weil zahlreiche Zeugen eingeschüchtert worden seien. Ein Berufungsurteil von 2012 bestätigte den Freispruch. Während der Prozesse kamen insgesamt 19 potenzielle Zeugen unter mysteriösen Umständen ums Leben. Der Freispruch kam aufgrund fehlender Beweise zustande.

 
 
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Siehe auch: PARTNER MIT ANNEXIONSWÜNSCHEN (Albanien als Verbündeter Berlins in Südosteuropa. GFP 01.06.2017)
Mit massivem Druck sucht Berlin die politische Krise in Albanien, einem traditionellen Verbündeten deutscher Südosteuropapolitik, beizulegen. In Tirana ist auf der Basis von Vorschlägen eines CDU-Europaabgeordneten eine Übergangsregierung gebildet worden; Neuwahlen sollen folgen. Die Übergangsregierung wird von Premierminister Edi Rama geführt, einem engen Weggefährten Berlins mit guten Kontakten zur Friedrich-Ebert-Stiftung (SPD). Albanien, das prowestlichste Land Südosteuropas, arbeitet seit langem systematisch mit der Bundesrepublik zusammen, die vor allem den großalbanischen Irredentismus nutzt, um Druck auf missliebige Regierungen der Region auszuüben. Tirana half etwa bei der Unterstützung kosovoalbanischer Separatisten im Kosovo-Krieg des Jahres 1999 und droht aktuell, bei Bedarf die südserbische Provinz Kosovo zu annektieren. Während deutsche Unternehmen in gewissem Maße gute Geschäfte in Albanien machen, verarmt die Bevölkerung; gelegentlich kommt es zu Unruhen...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59609

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ORIG.: Aus den Einsatzgebieten der Bundeswehr (I)
Die EU diskutiert neue Grenzverschiebungen in Südosteuropa. Demnach könnte die Führung des Kosovo den serbischsprachigen Norden des von ihr beherrschten Gebiets der Kontrolle Belgrads übertragen, während sie das albanischsprachige Preševo-Tal im Süden Serbiens erhielte. Die EU-Außenbeauftragte Federica Mogherini fördert - offenkundig mit Rückendeckung Frankreichs - diesen Tausch, während die Bundesregierung ihn ablehnt. Tatsächlich folgt der Plan einer Arrondierung von Grenzen nach ethnischen Kriterien der Politik, die die Bundesregierung vor allem in den 1990er und 2000er Jahren in Südosteuropa forciert hat. Die Bundeswehr, die seit fast 20 Jahren im Kosovo stationiert ist, bereitet inzwischen den weitgehenden Abzug vor und will sich nun vor allem auf Training und Ausrüstung der kosovarischen Streitkräfte konzentrieren, die begonnen haben, mit der NATO zu kooperieren. Die Bevölkerung des Kosovo hingegen darbt nach fast zwei Jahrzehnten westlicher Besatzung: Das Gebiet ist das zweitärmste in Europa; nur die Militärkooperation mit der NATO gedeiht...
https://www.german-foreign-policy.com/news/detail/7742/
 
 
From the Bundeswehr's Areas of Operation (I)
10/04/2018
 

BERLIN/PRISTINA(Own report) - The EU is discussing redrawing borders in Southeast Europe. The Kosovo leadership could thus cede control over its Serbian-speaking North to Belgrade, in exchange for the Albanian-speaking Preševo valley of Southern Serbia. Obviously backed by France, the EU's High Representative for Foreign Affairs and Security Policy, Federica Mogherini, is promoting this exchange, against Germany's rejection. The plan, in fact, is redrawing borders in accordance with the ethnic criteria pursued by the German government in Southeast Europe, in particular during in the 1990s and early 2000s. After having been stationed in Kosovo for nearly 20 years, the Bundeswehr is preparing a major withdrawal. Its focus will now be on training and arming Kosovo's armed forces, which have begun cooperating with NATO, while Kosovo's population continues to languish in poverty, after nearly two decades of western occupation. It is the second poorest region in Europe. Only military cooperation with NATO is flourishing...

 

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