È online la traccia digitalizzata della audiocassetta: 
 
“ODMOR”
DALLA RESISTENZA ITALIANA ALL’ESTERO, CANTI ED ECHI, A RICORDARE UNA STORIA
 
allegata al libro-testimonianza:
 
CANTA CANTA BURDEL (Canta canta ragazzo)
UNA STORIA TANTE STORIE 1943-1945
di Ovidio Gardini
prefazione di Nilde Jotti
Maggioli Editore, Rimini 1987
ISBN 88.387.9950.4
 
Ovidio Gardini fu partigiano combattente sotto il comando di Giuseppe Maras nella Divisione "Italia" in Jugoslavia – altre info: https://www.cnj.it/PARTIGIANI/profili.htm#gardini
 
 
TRACCIA AUDIO (digitalizzazione di G. Casulli): https://www.cnj.it/PARTIGIANI/audio/Odmor_OGardini1987.mp3
 
 
 
TRASCRIZIONE DEL NASTRO (a cura di I. Pavičevac e A. Martocchia):
 
LATO 1 << 

Dalla Resistenza italiana all’estero canti ed echi, a ricordare una storia, la Divisione garibaldina d’assalto “Italia” in Jugoslavia, 1943 – 1945.

La protesta, 1942 – 1943

In Jugoslavia, "Radio Scarpa" ce l’aveva portato dalla Grecia, ove già nell’inverno 1940-41, l’aveva cantato la Divisione Julia, dai greci inchiodata e purtroppo quasi annientata, sul confine greco – albanese. E noi l’avevamo fatto nostro e così lo cantavamo: [1'07''] Sul monte di Perati

Era stato, quello di Albania e Grecia, il primo di una serie di rovesci militari e umane tragedie dei militari italiani, seguito poi da quelli in Africa Orientale e Settentrionale, e poi in Russia. Contrariamente agli ordini che li vietavano perché considerati disfattisti – e faceva infatti a loro di contrappunto, paradossale, patetico e beffardo, propalato e gracchiato dalle trasmissioni della radio del governo fascista: “Vincere e vinceremmo in cielo, in terra, in mare” –, oltre al “Ponte di Perati” cantavamo pure il vecchio canto militare: [4'25''] Ta pum, ta pum

La nostalgia, 1942 – 1943

La esprimemmo tramite note canzoni di musica leggera, cantando tra le altre: [6'02''] Tornerai
[7'54''] (musicale) E poiché qualcuno di noi, nonostante gli ordini contrari, familiarizzava e cantava con la gente del posto, si è imparato anche: Tamo daleko / Laggiù lontano

Inizio della Resistenza, Settembre 1943, Dalmazia


Andando in montagna, verso i partigiani jugoslavi, quella stellata notte del 9 settembre 1943, incontro a quale destino andava, chi come noi era stato, fino al giorno prima, aggressore e occupatore armato di quel popolo? Un’ombra e un dubbio assillanti, presto dissipati dall’accoglienza comprensiva e poi fraterna dei partigiani jugoslavi. Tant’è che non molti giorni dopo, guidando in montagna altri militari italiani fuggiti ai tedeschi o sbandati e raccolti sulla costa, cantavamo insieme: [10'57''] La strada nel bosco

Il 13 settembre 1943, nasce a Spalato in Dalmazia il battaglione “Garibaldi” che canterà il proprio inno “Garibaldini”. Lo ascoltiamo, nella parte iniziale, dalla viva voce dei partigiani del coro della Divisione “Italia” in una esecuzione del 12 giugno 1945, registrata a Radio Zagabria, prima del rimpatrio: registrazione recuperata 20 anni dopo e purtroppo deteriorata dal tempo e dai limiti tecnici di allora, cui fanno seguito in un collegamento ideale, le voci della generazione dei nipoti – i 250 studenti dell’Istituto magistrale di Forlimpopoli, in un’esecuzione del 22 aprile del 1989, nell’Aula Magna dell’Istituto, registrata con un comunissimo registratore portatile nel corso di un incontro-testimonianza sulla Resistenza italiana all’estero: [13'50''] Garibaldini
"Bravissimi, molto bene (applausi) Pensate, nella Introduzione
 del mio libro ho scritto che quella testimonianza la considero una lettera aperta ai compagni partigiani che hanno fatto con noi la Resistenza in Jugoslavia e che sono sparsi oggi in tutta Italia – perché eravamo di tutte le regioni italiane, dalla Sicilia alle Alpi. Ma ho scritto anche che è una lettera aperta per i nostri figli e i nostri nipoti. Il fatto di sentirvela cantare mi conferma ancora di più in questo, e quindi vi ringrazio, perché vedo che questa lettera aperta è giunta a destinazione. Grazie." (applausi)
Il 15 ottobre 1943, dalla compagnia italiana sorta in Dalmazia, nasce a Livno in Bosnia il Battaglione Matteotti, il cui inno diventerà il canto "Noi traditi": [17'36''] Noi traditi
Da quei primi giorni – Dalmazia 1943 – combattendo al fianco dei partigiani jugoslavi, impariamo, da loro cantata con nostro stupore in lingua italiana: [20'35''] Bandiera rossa
Ma impariamo, e facciamo nostri, anche loro canti partigiani e popolari, come "Marijane". Il canto "Marijane" si rivolge al Monte Marijan che è sopra a Spalato, e dice: "Oh Marijan, perché non sventoli la bandiera? Perché non sventoli la bandiera, amato tricolore, nella quale si legge il nome del compagno Tito, e dall'altra parte 'avanti partigiani'?"  [21'22''] Marijane
Altro canto è "Dalmatinska", l'inno della Prima Brigata Dalmata nelle cui file combatterono la nostra compagnia italiana e che in sintesi dice: "Di Dalmazia nostra prima Brigata d'assalto, proletario il comandante, proletario il commissario, proletari tutti i combattenti, valorosi partigiani di Tito, così fraternamente parlano fra loro: 'Salve comandante! Salve commissario! Salve compagni!" 

[23'19''] Dalmatinska

"Zdravo drugovi! Zdravo (...) Kako je, druze? Dobro, a ti? Zdravo italijani! Pokret, pokret! Pokret drugovi, ajmo!..."

Bosnia. La fame e la lotta

Condivise coi compagni partigiani jugoslavi, fra cui tante donne della Resistenza, fame e lotta le cantammo con questa fantasia di canti partigiani e popolari: [24'38''] Oj Glamočko ravno polje / U Bosni se podignula raja / Lijepa Julijana (Razgranala grana jorgovana)
Questi tre canti, come il precedente "Tamo daleko" e i successivi "Blagi vjetar" e "Omladinka Mara", allora da noi cantati soltanto in serbocroato, vengono qui eseguiti anche in odierna versione cantata italiana per una comprensione godibile pure musicalmente: 
[27'27''] Oj di Glamoč dolce piano / Nella Bosnia si levò la raja (Nella Bosnia è sorto il paradiso) / La bella Julijana
Noi, che arrivavamo stanchi ed affamati, la bella Julijana ci accoglieva dicendo: “Jedi brate moj!” (Mangia fratello mio). Mentre ci porgeva quel poco che aveva, una fetta di polenta e una ciotola di “kišelo mlijeko” (latte acido) – per noi la vita! Poi andò partigiana, come altre 100.000 donne jugoslave, e cadde come altre 20.000 di loro. 

>> [31'00''] LATO 2 <<

Nel clima della guerra, momenti di vitale accomunante gioia, e anche d'amore, 1943 – 1945

Dai partigiani e dalle genti jugoslave, a sostenerci nella durissima lotta, la mano fraterna, l'affetto e l'amore. Con loro, il canto e il ballo più popolare in Jugoslavia –  [31'36''] (musicale) – il kolo in versione ballata... e cantata, che dice: "Allarga il giro, girotondo del Kozara, allargalo di più ché meglio si danza! Oj fanciulla, cara anima mia / Širi kolo oj siri kolo kozaračka lolo! Širi veče oj siri veče bolje se okreče! Oj djevojko, drago dušo moja..."
Una vecchia canzone popolare d'amore: [34'00''] Blagi vjetar poljem piri / Dolce brezza il campo sfiora
Un canto d'amore partigiano: [37'15''] Bolna lezi omladinka Mara ... / Giace Mara giovane malata ...

Il nostro itinerario: La lunga strada per la libertà e la fratellanza, 1943 – 1945


Partendo dalla già ricordata e cantata Dalmazia, esso si snoda attraverso le più volte, in tutti i sensi, percorse Bosnia ed Erzegovina, anch’esse già menzionate col loro canto – [41'14''] (musicale) Marš na Drini / Marcia sulla Drina– toccando il Montenegro e il Sangiaccato.
Il Durmitor è una montagna: "Durmitor oh alta montagna, oh lago, mia terra natale" [42'59''] Durmitor Durmitore visoka planino
E proseguendo poi per Šumadija e Serbia e Belgrado...
La Morava è un fiume: "Oj Morava, il mio villaggio è in pianura, tu sei in pianura, perché vuoi straripare? Cade la pioggia e la Morava arriva [43'56''] Oj Moravo, moje selo ravno
E ancora continuando attraverso Srem, Slavonia, e Croazia, fino a Zagabria, combattendo e marciando per venti mesi e circa 11.000 km, a piedi.


L’internazionalismo resistenziale, 1943 – 1945

Si espresse in tanti movimenti di Resistenza, che unirono nella comune lotta contro il nazifascismo, paesi e genti di etnie, lingue, cultura, credo socio-politico e religioso, diversi. Nel mondo, in Europa e la Resistenza italiana all’estero ne è emblematica testimonianza, e appunto in Jugoslavia, ove noi combattemmo.
Tale internazionalismo noi lo vivemmo nella lotta ma anche – e lo confermano quelli già cantati in questa testimonianza – nei canti.
Ricordando e ricollegandoci idealmente alla voce di Radio Londra in guerra, a quella tipica sigla musicale che allora ne precedeva la trasmissione – le quattro note iniziali della Quinta di Beethoven, leggibili anche in alfabeto Morse come lettera “V", uguale a Victory – dalla missione britannica presso il Comando supremo del maresciallo Tito, abbiamo, nell’inverno 1943 – 44, imparato e cantato: [48'12''] It's a long way to Tipperary "Bravissimi!" (applausi) "È lunga la strada per Tipperary, è lunga la strada per andarvi, per la più bella ragazza che io conosca. Addio Piccadilly, addio piazza di Leicester: è lunga la strada per Tipperary, ma il mio cuore è proprio là" 
E, con nella mente l'eco della voce di Radio Mosca di quei giorni, annunciata allora da una toccante sigla musicale – le note iniziali di un canto popolare russo [49'25''] Shiroka Strana Moya Rodnaya "Oh vasta terra mia natale"... dai tovariši dell'Armata Rossa incontrati a Mladenovac, Serbia, ai primi d'ottobre 1944, abbiamo imparato e poi cantato "Komandir Čapajev": "Il comandante, l'eroe Čapajev, sta sempre innanzi. Egli comanda i suoi uomini con entusiasmo e fermezza. Tutta la gioventù al vederlo gioisce. Tutti accorrono alle sue parole." [50'07''] Komandir Čapajev
"Bravi!" (applausi) "Io mi compiaccio di questo internazionalismo, della vostra, diciamo, partecipazione, perché oggi, voi sapete, noi stiamo parlando di Europa e parleremmo d’Europa sempre più, ma non soltanto dell’Europa dell’Ovest, ma anche quella dell’Est. L’Europa e il mondo sono, saranno i nostri destini. Ecco, per questo, noi siamo in sintonia anche oggi."


A Belgrado e avanti, fino a Zagabria, 1944 – 1945

A Belgrado, liberata anche da noi, abbiamo formato, coi superstiti dei battaglioni “Garibaldi” e “Matteotti”, con altri partigiani italiani, già combattenti in reparti jugoslavi, e con 2500 italiani liberati dalla prigionia tedesca, il 28 ottobre 1944 la Brigata – poi Divisione – Garibaldina d’Assalto “Italia”, il 29 ottobre il Battaglione – poi Brigata – “Mameli”, il 19 novembre il Battaglione – poi Brigata – 
“Fratelli Bandiera”, e più avanti, nello Srem, a Šarengrad, abbiamo costituito nel marzo 1945 la Compagnia – poi Battaglione – in armi d’accompagnamento “Šarengrad”. Ecco l’inno del Mameli che ascoltiamo nella parte iniziale dalle vive voci dei partigiani del coro della Divisione “Italia”, registrazione a Radio Zagabria del 12 giugno 1945, cui fanno seguito le voci della generazione dei figli, quelli del gruppo di filarmonici, in una esecuzione attuale: [53'07''] Inno del Battaglione Mameli
Questo che segue è l' [54'49''] Inno dei fratelli Bandiera 
E conclude l'inno della Brigata – poi Divisione – "Italia", anch'esso nella parte iniziale con le voci dei partigiani del coro della Divisione “Italia”, cui seguono le voci della generazione dei nipoti, dell'Istituto Magistrale di Forlimpopoli: [56'46''] Inno della Brigata Italia
(Applausi) "Mi dispiace che i ruolini – che sono dove si registrano tutti i combattenti – della nostra formazione, cioè della Brigata–Divisione "Italia", siano già stati chiusi nel 1946 perché sennò vi iscrivevo tutti voi nella Brigata Italia! (applausi) 
Ad essi, ai nipoti, il partigiano cantastorie, nel nome dei compagni caduti nella Resistenza, lascia il canto e la testimonianza. Perché continuino a cantare gli ideali della Resistenza:  Libertà, Pace, Giustizia Sociale e Fratellanza fra uomini e popoli! [60'23''] musicale (fisarmonica suona il kolo)

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[N.B. il libro e l'audiocassetta sono in dotazione al Centro di Documentazione "Giuseppe Torre" di Jugocoord ONLUS]