[english / italiano]
 
Schiavi dei "social"
 
1) Facebook e Twitter sono Stati sovrani? La nuova sovranità algoritmica (di Francesco Galofaro, 25.1.2021)
2) Russia urges to adopt international rules of social media content moderation - ministry (TASS, 27.1.2021)
3) Twitter, Facebook e Google: come i 3 giganti fanno squadra per la censura (di Francesco Corrado, 19.12.2020)
 
 
Si vedano anche:
 
Fake news, ecco l’algoritmo che prevede [sic] gli utenti che le condivideranno (di Tom's Hardware per il Fatto  | 17.12.2020)
"... gli utenti Twitter che condividono contenuti da fonti inaffidabili per lo più twittano di politica o religione, mentre quelli che ripubblicano fonti affidabili twittano di più sulle loro vite personali..."
 
Facebook shuts down community, women’s groups and activists’ pages without cause (By Fightbacknews.org staff |  January 25, 2021)
On January 22, Facebook disabled the main pages of two major community organizations, Peoples Power Assembly and Women In Struggle/Mujeres En Lucha, as well as activists around the country who have played roles in either group, including Puerto Rican activist Berta Joubert-Ceci; Greg Butterfield, Struggle La Lucha writer; Cheryl La Bash, co-chair, National Network on Cuba; Maggie Vascassenno, Los Angeles Harriet Tubman Center for Social Justice; and others. It also banished Peoples Power Assembly page editor Charlene Lady J. Jenkins, a founder of “What’s Up Baltimore,” whose Baltimore grassroots network was shut down as a result. In addition, 16 individual activists’ profiles were disabled... Groups announce campaign to restore pages and to fight censorship
 
Il blog ultraoccidentale "EastJournal" si scandalizza perché la Russia intende limitare lo strapotere degli amministratori dei "social":
Russia: Mosca stringe la presa sui giganti dell’informazione (di Gianmarco Riva, 20.1.2021)
<< Lo scorso mercoledì 23 dicembre la Duma di Stato, la camera bassa del parlamento russo, ha adottato due leggi che garantiranno a Mosca il potere di impedire l’accesso alle reti internet locali a Youtube, Twitter, Instagram e Facebook, nonché di sanzionare pesantemente le loro condotte. I giganti dell’informazione sarebbero stati accusati dai legislatori russi di “censura” e “discriminazione”, ovvero di aver abusato delle loro posizioni per prendere di mira i contenuti di alcuni media statali... >>
 
 
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<< ... Attraverso i suoi algoritmi, Facebook ha la effettiva capacità di imbavagliare una parte dell’umanità relegandola in un giardino per l’infanzia protetto. Inoltre, come si è visto, è in grado di interferire tanto nella politica interna dei diversi Stati, quanto nelle loro relazioni estere... >>
 
 
Facebook e Twitter sono Stati sovrani? La nuova sovranità algoritmica
25 Gennaio 2021
 
di Francesco Galofaro, Università di Torino

Il caso di Donald Trump ha fatto discutere, ma il presidente USA non è il solo uomo politico che, nel mese di gennaio, è stato tacitato da Twitter e Facebook. L’8 gennaio Twitter ha sospeso permanentemente il profilo di Trump per un presunto rischio di incitamento alla violenza in relazione al cambio della presidenza USA[1]. L’attacco di Twitter, Facebook & c. è chiaramente strumentale e interessato, dato che arriva dopo il cambio al vertice di Washington. Negli ultimi quattro anni, le regole di questi media non hanno impedito a Trump e ai suoi sostenitori di dire quel che è parso loro meglio.

Il 9 gennaio Twitter ha bloccato l'account dell'ambasciata cinese degli Stati Uniti per un post che difendeva le politiche di Pechino nello Xinjiang. Il post riprendeva un articolo del China Daily secondo il quale, grazie alle politiche del governo cinese, le donne di etnia uigura non sono più considerate "macchine per bambini". Secondo la piattaforma social, questo modo di esprimersi viola le sue politiche contro la "disumanizzazione"[2]. A parere di chi scrive, si direbbe piuttosto il contrario, poiché l’ambasciata rivendica il diritto delle donne ad essere considerate persone; è chiaro che si tratta di una scusa qualsiasi per operare una censura di natura politica sulla comunicazione del nemico.

Nello stesso giorno, Twitter ha rimosso un post nel quale Khamenei spiegava il suo veto all'importazione di vaccini da Usa e Regno Unito asserendo che "non ci si può fidare di questi Paesi". Secondo Twitter, il messaggio violava la sua politica "sulle informazioni fuorvianti sul Covid-19"[3]. Il lettore giudichi se la sfiducia degli iraniani riguarda i vaccini americani oppure, come sembra più probabile, la loro capacità di tener fede alla parola data. 

In Italia, il 13 gennaio, una simile sorte è toccata a Marco Rizzo. Nel suo caso è stato Facebook a sospendere il profilo. Il post di Rizzo denunciava le due misure che i media nostrani adottano quando le spallate ai governi arrivano dalle piazze ucraine o dalle piazze di Washington[4]. Anche chi non è d’accordo con Rizzo è invitato a chiedersi se il suo sia un messaggio violento o volgare al punto che, invece di discuterlo, lo si debba a tutti i costi cancellare.

Naturalmente, questi casi non sono i primi né gli ultimi. Si è formato un cartello statunitense di social-media “perbene” e di grandi gruppi industriali informatici: dopo l’assalto al Campidoglio da parte dei fan di Trump più folkloristici, Apple, Google e Amazon hanno bloccato la distribuzione dell’app del social media Parler, reo di non moderare gli interventi degli utenti nel nome della libertà di parola[5].

Allo stesso modo, il potere di restringere la libertà di parola e di informazione dovrebbe suscitare qualche interrogativo anche tra i più radicali oppositori del trumpismo. Secondo dati dello stesso Facebook, i suoi utenti nel 2020 hanno raggiunto la cifra astronomica di 2 miliardi e 500 milioni di persone in tutto il mondo[6]. Attraverso i suoi algoritmi, Facebook ha la effettiva capacità di imbavagliare una parte dell’umanità relegandola in un giardino per l’infanzia protetto. Inoltre, come si è visto, è in grado di interferire tanto nella politica interna dei diversi Stati, quanto nelle loro relazioni estere. La tesi, ardita, che vogliamo sostenere qui, è che Facebook esercita una sovranità "algoritmica" sui propri utenti.

Ci siamo già occupati a più riprese della sovranità algoritmica, che i pochi Stati sovrani rimasti tentano di esercitare o difendere da attacchi esterni[7]. Ricordiamo che la NATO considera il cyberspazio come un nuovo territorio di intervento per reprimere le minacce esterne[8]. Possiamo quindi dire che Facebook (e gli altri social network) possiedono un territorio – il proprio spazio virtuale – su cui esercitano la propria giurisdizione. Non solo i loro algoritmi censurano i cittadini, ma vi è perfino la possibilità (per coloro che parlano inglese) di fare ricorso contro la decisione presso un “oversight board”. Non si tratta di un vero e proprio tribunale; il board “esamina un numero selezionato di casi “altamente emblematici” e determina se le decisioni sono state prese in conformità con i valori e le politiche dichiarati di Facebook”[9].

Facebook è in grado di difendere i propri confini? La risposta è positiva, in due sensi diversi. In primo luogo, Facebook adotta alcune precauzioni per quanto riguarda l’immigrazione clandestina. Si accerta che i propri utenti corrispondano a persone reali. Sospende i profili che tentano di iscriversi o connettersi in maniera anonima, attraverso una VPN. Se è il caso, chiede una conferma dell’identità attraverso un numero di cellulare, e mantiene un elenco aggiornato dei numeri di telefono usa-e-getta usati su internet per iscriversi a diversi servizi mantenendo la privacy. Insomma: proprio come entrare clandestinamente in Italia, aprire un profilo anonimo di Facebook non è impossibile, ma è comunque oggetto di controlli da parte del Network. 

C’è un secondo, più preoccupante “nemico” da cui Facebook deve difendersi, e sono gli Stati sovrani tradizionali. Cosa succederebbe, ad esempio, se uno Stato come l’Italia decidesse di oscurare il network? La risposta è: proprio nulla. I data center di Facebook sono sparsi in diversi continenti (USA, Canada, Irlanda, Danimarca, Malaysia)[10]. Quelli di Google si trovano in USA, Danimarca, Belgio, Australia[11]. È improbabile che un governo, fosse anche quello USA, possa “chiudere” un social network. Anche in caso di "colpo di stato", Facebook ha rimpiazzato la funzione delle centrali telegrafiche e telefoniche della prima metà del secolo di cui scriveva Curzio Malaparte[12], e appare davvero improbabile che una forza rivoluzionaria possa pensare di impadronirsene.

Ecco perché, dal punto di vista della sovranità algoritmica, il Presidente USA è un "suddito" qualsiasi di Zuckerberg. Facebook si sta anche dando da fare per battere moneta: in novembre era annunciata per gennaio 2021[13]. Trattandosi di sovranità algoritmica, ci si può chiedere di che tipo di governo si tratti. Nonostante i reiterati appelli alla "community", non si tratta ovviamente di un governo democratico. Non è nemmeno un caso di "privatopia", preconozzata dai filosofi anarcoliberali, per i quali lo Stato dovrebbe essere sostituito da un sistema di “quote” controllate dagli stakeholders, sul modello condominiale. In realtà, Facebook è un caso di dispotismo illuminato il cui sovrano è una multinazionale. Per quel che concerne la libertà di espressione, i suoi criteri sono molto più restrittivi di quelli in uso negli stati liberali circa i limiti alla satira politica, alla volgarità, alla pornografia e via discorrendo.

Questo ci permette una riflessione sull’ipocrisia intrinseca alla nozione di libertà di espressione. Si tratta di un diritto il cui esercizio attivo è sempre stato meramente formale: fino all’avvento di internet, ha sì e no permesso alla maggior parte dei cittadini di lamentarsi del governo al bar o poco più. La libertà di espressione era appannaggio del ristrettissimo club di proprietari dei mezzi di comunicazione di massa. Al contrario, internet ha creato piazze virtuali in cui è possibile, almeno in linea di principio, che il cittadino della rete eserciti attivamentela libertà di espressione al pari di qualunque Paperon de’ Paperoni. Ecco che quegli stessi liberali pronti a tutto per difendere il proprio diritto si sono convertiti nei più attivi propagandisti per limitare il diritto altrui. Questo può avvenire con la scusa che Facebook e Twitter sono aziende private, libere di stabilire quel che può circolare e quel che non può circolare al proprio interno. Di conseguenza, con la scusa di imporre uno standard morale decisamente puritano circa il sesso, la violenza e la volgarità, sono in grado di bloccare contenuti politicamente sensibili che riguardano perfino le relazioni internazionali tra gli Stati. Si tratta di un oligopolio di proporzioni colossali. Nel nome della libertà di espressione possiamo anche decidere di spostarci in un social network non moderato, una camera a eco per suprematisti bianchi, ma non sarà mai altro che un ghetto: certamente, nessuno rimpiangerà la nostra mancanza.

Se i politici liberali non hanno avuto nulla da dire, sin qui, è perché i social network permettono loro di salvare la libertà di espressione in quanto diritto formale garantito dagli Stati, limitandola materialmente dal punto di vista della sua libertà di esercizio, lasciando il lavoro sporco ai privati. Chiunque può vedere il rischio per la democrazia comportato da questi network; è proprio ora che la politica faccia una riflessione molto seria su tutto questo.

Oppure, per fregare gli algoritmi, dovremmo imparare a scrivere con la grafia leet, che i vecchi secchioni come me usavano negli anni ’90. Ad esempio: pr0l374r1 d1 7u770 1l m0nd0, un173v1!

Note :
1. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2021/01/09/usa-twitter-sospende-permanentemente-laccount-di-trump_94418c63-88fd-4105-becc-fbb281c6034c.html
2. https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2021/01/21/twitter-blocca-account-ambasciata-cina-in-usa-su-xinjiang_a37c9f34-ddd9-4f79-8b28-5f2397396470.html
3. https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/iran-sospeso-account-twitter-legato-a-khamenei-dopo-minacce-0628000d-806a-46d2-b6c4-bafcb964731e.html
4. https://twitter.com/MarcoRizzoPC/status/1349288879891873793
5. https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2021/01/19/usa-parler-riappare-online-con-un-messaggio-di-matze_802f4582-2a1b-4f93-a388-5f6c625e8826.html
6. https://www.socialpilot.co/blog/facebook-stats-infographic
7. http://www.marx21.it/index.php/comunicazione/comunicazione/29941-come-dare-la-colpa-agli-hacker-nordcoreani
8. https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_78170.htm
9. https://oversightboard.com/
10. https://baxtel.com/data-centers/facebook
11.https://en.wikipedia.org/wiki/Google_data_centers#:~:text=At%20least%2012%20significant%20Google,and%20Moncks%20Corner%2C%20South%20Carolina.
12. https://baxtel.com/data-centers/facebook
13. Curzio Malaparte, Tecnica del colpo di Stato, Milano, Adelphi, 2011.
 
 
=== 2 ===
 
La Russia prima in assoluto prende l'iniziativa per una regolamentazione internazionale dello strapotere dei "social" in tema di censura e disinformazione strategica
 
 
27 JAN, 2021
 
Russia urges to adopt international rules of social media content moderation - ministry

Moscow backs laying down international regulations in moderating content by social media platforms in light of the recent actions by the US IT giants, the Russian Foreign Ministry noted
 

MOSCOW, January 27. /TASS/. Moscow backs laying down international regulations in moderating content by social media platforms in light of the recent actions by the US IT giants, the Russian Foreign Ministry said in a statement Wednesday.

"It is clear that the media sphere must be regulated and codified. We need to establish constructive dialogue with all interested parties to mobilize efforts to work out clearly defined demands for transparency of policies of social media content moderation and enshrine them in international documents. There is pressing need for joint substantive work in relevant international organizations, primarily the UN, Council of Europe and the OSCE," the Russian diplomatic agency underlined.

The ministry stressed that restrictive actions of American social media managements about the content published on their platforms "dealt a blow to the democratic system of values and the international information architecture."

"Permissibility of arbitrary and non-transparent censorship of media content by digital platforms in absence of relevant court decisions raises question about the state duty as a guarantor of implementing international obligations to ensure freedom of opinions by those under its jurisdiction," the statement notes, adding that the US violated a number of international documents including OSCE ones.

Note for US embassy

The Russian Foreign Ministry has also warned the US embassy that Moscow has the right to take measures in response to spreading of fakes about Russia by US digital platforms.

"We note the large-scale dissemination of fakes about Russia by American digital platforms who systematically produce provocative content which is, in turn, coordinately spread by the US embassy in Moscow. Its representative who was summoned to the Foreign Ministry on January 27 was handed a note of protest containing a warning that the Russian side reserves the right to respond," the ministry said in a statement Wednesday.

 
=== 3 ===
 
 
Twitter, Facebook e Google: come i 3 giganti fanno squadra per la censura

di Francesco Corrado, 19/12/2020

I tre giganti dei media netwok Facebook, Twitter e Google, hanno un team in comune grazie al quale riescono ad accordarsi sulla oramai sempre più soffocante censura o quasi censura on line, rendendola ad un tempo soft ma costante, tanto da impedire il diffondersi di certe idee e soprattutto impedire che media indipendenti possano svilupparsi grazie all'indispensabile aiuto dei social network.

Le audizioni di Zuckerberg

La cosa è saltata fuori durante le audizioni di Zuckerberg e soci di fronte al Senato degli Stati Uniti. Il senatore Josh Hawley ha ricevuto informazioni da un whistleblower che lavorava per Facebook il quale gli ha spiegato come funziona la censura sui social media e ovviamente gli ha fornito le prove di quanto afferma. Le accuse infatti non sono generiche né estemporanee ma molto specifiche e dettagliate.

Nella sua requisitoria il senatore parte con lo spiegare che all'interno di FB esiste una struttura, la Tasks, che coordina progetti come la censura. Tasks permette a personale che lavora in diversi reparti, che si occupano dei contenuti pubblicati, di condividere informazioni. Questi team sono il Facebook Censorship team, il Community Wellbeing team, l'Integrity team, e l'Hate Speech Engineering team. La piattaforma Tasks permette quindi a coloro che lavorano in questi reparti, che controllano l'informazione, di accordarsi su quali inidividui o siti censurare.

Zuckerberg, sotto giuramento, ammette che la struttura esiste e si occupa di interconnettere i lavoratori ma esclude che si tratti di "moderare i contenuti su FB".

Come fuziona la piattaforma Tasks

Il senatore, sbugiardandolo, gli mostra lo screenshot di una schermata di lavoro del gruppo Tasks, in cui si tratta del tema dell'integrità delle elezioni, così tanto per parlare di prove. Ma il bello deve ancora venire.

Il senatore spiega che i gli input censori di Facebook sono gli stessi di Twitter e di Google (Youtube) e questo perché il Censorship Team comunica con le controparti di Twitter e di Google per prendere accordi sui materiali da censurare, così chiede a Zuckerberg di dire se i suoi team siano in contatto con le controparti e Zuckerberg spiega che si, sono in contatto, ma non si occupano di censura ma solo di sicurezza. Il CEO di FB dice che scambiano informazioni in caso ci siano segnali di un attacco terroristico (dare un significato a questa espressione è molto difficile), per evitare diffusione di materiale connesso allo sfruttamento di minori, o per evitare operazioni di disinformazione di governi stranieri. Insomma niente a che vedere con il controllo dei contenuti; solo questioni di sicurezza.

Al che il senatore lo incalza chiedendogli di dichiarare se Fb si metta d'accordo o meno con le controparti Twitter e Google per censurare, siti, profili individuali, hashtag, frasi specifiche e se il team che si occupa di moderazione di contenuti (quindi non sicurezza ma contenuti) abbia accordi o scambi di informazioni con gli altri giganti dei social. Zuckerberg, svicolando, nega di coordinare le proprie politiche con Twitter e Google.

Hawley insiste a chiedere se i gruppi di moderatori di FB siano in contatto con le controparti per censurare siti, profili, hashtag e determinate frasi e Zuckerberg dice di non saperne niente ma che potrebbe essersi verificato, considerando normale il relazionarsi con aziende dello stesso settore.

"Problemi con materiale sensibile"

Hawley a quel punto impone a Zuckerberg di impegnarsi a fornire alla commissione senatoriale tutto il materiale della Tasks in cui compaiono le parole Twitter e Google. Zuckerberg spiega che ci potrebbero essere dei problemi con del "meteriale sensibile" (nel senso che vorrebbe tenersi i segreti suoi) per cui non se la sente di giurarlo su due piedi, ma che ci lavorerà su.

Hawley incalza: "quanti argomenti sulla piattaforma Tasks sono stati oggetto di accordo tra FB, Twitter e Google col fine censorio?" Zuckerberg: "non lo so".

Hawley: "Ci vuole fornire una lista di siti web, hashtag, profili censurati dai moderatori di FB?" mentre Zuckerberg tergiversa Hawley riprende il filo del discorso che permetterà al lettore di capire un po' meglio.

"Semplicemente si impegna in questa sede? Il senatore Cruz ed il senatore Lee le hanno chiesto le liste di individui, siti ed altre entità che sono state oggetto di "moderazione dei contenuti" (censurati) e lei (in risposta) ha espresso addirittura il dubbio che queste informazioni esistessero, eppure ora accetta l'esistenza della piattaforma Tasks, che le informazioni possono essere consultabili e allora, si impegna a fornire le informazioni che avete inserito sul sito Tasks a proposito della moderazione dei contenuti?"

Zuckerberg tergiversa di nuovo spiegando che ci potrebbero essere dei dati sensibili e che ci si deve mettere d'accodo sui termini della questione ma il senatore Hawley, che vuole passare ad altro argomento (ancora più spinoso), spiega che potrebbe richiedere per via autoritativa i dati grazie ai poteri di cui dispongono le commissioni senatoriali, ma preferirebbe che venissero forniti spontaneamente ed invita tutti "a prendere nota del fatto che il signor Zuckerberg rifiuta di fornire informazioni che sa di avere e che (finalmente dopo averlo negato) adesso ammette di avere".

Che cos'è il software CENTRA usato da FB?

Poi l'argomento si sposta sul software CENTRA usato da FB per tracciare l'attività on line dell'utente anche se non ha effettuato il log-in a FB, la qual cosa è illegale oltre che indecente. Questione anche questa molto delicata, che ci rimanda ad un mondo compiutamente orwelliano e di sui ci occuperemo più dettagliatamente in altro articolo.

Una cosa va messa in chiaro: questa è una discussione che si è tenuta davanti ad una commissione senatoriale degli Stati Uniti, il paese in cui FB, Twitter e Google hanno la sede legale, cosa che dà al potere politico e giudiziario di quel paese strumenti che molti altri stati non hanno. I senatori sia Dem che Rep sono interessati alla violazione delle leggi antitrust, alla violazione della privacy e alla censura dei social ma negli Stati Uniti, non altrove. Anche i senatori libertari (a casa loro) che lotteranno contro i giganti dei social relativamente al loro comportamento nel paese a stelle e strisce, potrebbero fregarsene del comportamento censorio al di fuori degli states, anche se a parole, in effetti, se ne preoccupano.

La censura dei giganti dei social potrebbe tornare utile in un paese satellite come l'Italia per impedire ai cittadini di "sbagliare a votare", insomma per condizionarne le scelte. 
Se i giganti dei social netwok spadroneggiano negli States, immaginate cosa potrebbero fare in un paese come l'Italia. Sarebbe necessaria la coesione di molte forze politiche per avere la forza di mettere mano al potere pervasivo di questa gente. Di fatto, per ora, siamo indifesi.