(pagine in costruzione)

SLOBODAN MILOŠEVIĆ (1941-2006):
UN LEADER JUGOSLAVO

Milosevic


IL CORDOGLIO


LINKS


UPISITE SE U KNJIGU ZALOSTI / FIRMATE NEL LIBRO DELLE CONDOGLIANZE
http://www.slobodanmilosevic.info/

Una galleria con foto e video dell'ultimo omaggio a Milosevic si trova sul sito:
http://www.slobodan.info/

Nel fotoreportage dei funerali di SM a cura della sezione irlandese dell'ICDSM si possono riconoscere tra gli altri Ramsey Clark e Aldo Bernardini:
http://www.icdsmireland.org

Ancora una galleria fotografica, con commenti in italiano, è stata realizzata da SOS Yugoslavia di Torino e si trova alle pagine:
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c19.htm
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c19a.htm
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c19b.htm


The Milosevic Case
John Catalinotto Interviews Sara Flounders (Swans - March 27, 2006)  
http://www.swans.com/library/art12/zig090.html

VIGLIACCHI, GRAN VIGLIACCHI
di Aldo Bernardini (5 aprile 2006)
http://www.pasti.org/bernar36.html


ARCHIVIO DOCUMENTAZIONE ICDSM-ITALIA
contenente le cronache dal "Tribunale ad hoc" censurate dai media
e le prove che la morte di Milošević è stata perseguita lucidamente dalla "Corte" per anni
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/

 


Il socialismo, che e' una societa' democratica progressista e giusta,
non dovrebbe consentire alle genti di essere divise sotto il profilo
nazionale o sotto quello religioso. Le sole differenze che uno
potrebbe e dovrebbe consentire nel socialismo sono tra quelli che lavorano
sodo ed i fannulloni, ovvero tra gli onesti ed i disonesti...

S. Milosevic a Campo dei Merli, 28 giugno 1989


11 marzo 2006


GRAVE LUTTO PER I SINCERI DEMOCRATICI, PER I COMPAGNI, PER I PROGRESSISTI, PER GLI ANTIFASCISTI

In veste di Presidente dell' ICDSM sezione Italia ed altresì come già partigiana nella Lotta di Resistenza contro il nazifascismo esprimo profondo cordoglio per la perdita del Presidente Slobodan Milosevic più volte eletto dal suo popolo al quale ha dedicato intelligenza, affetto, difesa. Le oscure ragioni della sua drammatica fine ci inducono a richiamare l'attenzione sull' atroce comportamento del cosiddetto civile mondo occidentale che non ha né limiti né scrupoli ad impegnarsi per la salvaguardia dell'imperialismo monopolare per il quale troppi popoli pagano prezzi altissimi.
In carcere si muore solo per assassinio.

Miriam Pellegrini Ferri

***

Dichiarazione

Il presidente Slobodan Milosevic, il più grande combattente per la libertà e la dignità della gente della Serbia ed il maggiore simbolo internazionale della lotta per i diritti dei popoli, è stato assassinato questa mattina nell'unità di detenzione in Scheveningen.
Di questo crimine, il "Tribunale dell'Aia" è direttamente responsabile, attraverso il diniego di permettere il suo trattamento medico a Mosca, nonostante il suo stato di salute critico.
Richiediamo al Segretario Generale dell' ONU di sospendere immediatamente i lavori di questa istituzione criminale, ed al Consiglio di Sicurezza dell'ONU chiediamo di abolirla.
Richiediamo alle autorità della Serbia di tagliare immediatamente ogni cooperazione con il "Tribunale" e di rendere possibile alla gente di esprimere cordoglio al presidente Milosevic. Se rifiuteranno, ne risponderanno davanti al popolo.
Chi era, e perchè lottare per Slobodan Milosevic, lo sanno meglio di chiunque altro la gente della Serbia e quelli che nel mondo amano la libertà. La sua morte deve contrassegnare la fine delle politiche perfide e servili che conducono il paese ed il popolo alla rovina.
Invitiamo la gente ad unirsi in difesa della propria libertà e dignità, come ha sempre fatto Slobodan Milosevic.
Il libro delle condoglianze sarà aperto domenica, il 12 marzo, a partire dalle ore 9 nei locali dell'associazione Sloboda/Libertà, in Via Rajiceva 16 a Belgrado.

Associazione Sloboda/Libertà
Comitato nazionale di per la liberazione di Slobodan Milosevic


15 marzo 2006


Discorso pronunciato da Ralph Hartmann
a Berlino durante la commemorazione di Slobodan Milosevic
il 15 marzo 2006-03-23

Traduzione dal quotidiano tedesco JUNGE WELT

“Non mi piegheranno. Riuscirò ad affrontarli ed a vincerli”; queste le ultime dichiarazioni che Slobodan Milosevic ha rilasciato il giorno 10 marzo nel corso di una telefonata con Milorad Vucelic,  segretario pro-tempore del Partito Socialista Serbo (SPS). Milosevic, presidente in carica del SPS, aveva telefonato al suo vice per parlare di alcuni problemi interni di partito. In relazione al processo del cosiddetto “Tribunale dell’Aia” egli si era limitato ad osservare di aver preparato, congiuntamente a Momir Bulatovic (ex-presidente del Montenegro)  che si apprestava a comparire in veste di testimone della difesa, una documentazione che “avrebbe costituito per il tribunale il colpo sin qui più duro che mai gli sia stato assestato”.

Ma così non è stato. Nel corso di quella stessa notte quello che per lunghi anni fu presidente  della Serbia e della Jugoslavia è deceduto nella sua cella. La notizia è stata accolta con costernazione  da amici e sostenitori, mentre i suoi avversari all’Aia e nelle metropoli della NATO, dopo le prime ipocrite reazioni di sorpresa, hanno ripreso a cantare le sperimentate litanie contro “il mostro di Belgrado”. Non gli hanno mai perdonato di esser stato l’ultimo governo in Europa a non voler ammainare la bandiera rossa, per aver difeso ad oltranza il diritto all’esistenza dello stato jugoslavo federato e multinazionale, e per aver dato sino all’ultimo del filo da torcere alla Banca Mondiale, al Fondo Monetario Internazionale ed alla NATO. Questa era ed è rimasta la ragione che spiega l’odio profondo di questi signori. I loro canali d’informazione hanno ripetuto con convinzione esattamente quelle stesse menzogne che l’accusato aveva  smontato in modo più che convincente, e cioè la favola del “nazionalismo grande-serbo senza scrupoli”, della “sistematica pulizia etnica”, dei “massacri” consumati in Croazia, Bosnia e Cossovo, degli stupri di massa…

Non pochi commentatori respinsero in modo sdegnato l’accusa di omicidio che venne sollevata  a Belgrado ed altrove. Ma se non di un omicidio, di che cosa mai dovremmo parlare?

Un uomo può venir ucciso in diversi modi; può venir abbattuto a colpi di mazza, oppure fucilato, annegato o strozzato, ma ci sono anche dei metodi più sottili e raffinati per raggiungere lo stesso obiettivo. Slobodan Milosevic, che già durante i criminali bombardamenti della NATO  contro il suo paese era stato posto sotto accusa dal tribunale (illegale) internazionale dell’Aia per presunti crimini contro l’umanità,  fu arrestato per ordine della NATO dal governo di Djindjic il 1° aprile del 2001, rinchiuso in completo isolamento nella prigione centrale di Belgrado durante 89 giorni,  trasferito successivamente e in modo illegale all’Aia, e lì rinchiuso in una  cella  per quattro anni e nove mesi. Nella la prima fase del processo, egli venne confrontato –durante 250 giorni di dibattimento-  con le dichiarazioni dei 300 testi d’accusa citati dal pubblico ministero Carla del Ponte, fra i quali spudoratamente brillavano i responsabili per la conduzione della criminale campagna di guerra contro la Jugoslavia: i generali della NATO Wesley Clark e Klaus Naumann,  e fu inoltre letteralmente sommerso con oltre un milione di pagine contenenti la trascrizione di nastri e video. Il tribunale approfittò di ogni possibile occasione per tiranneggiarlo: le fasi di riposo e di preparazione della sua autodifesa vennero ristrette oltre ogni limite, si tentò di imporgli dei difensori d’ufficio di nazionalità britannica, lo si minacciò di vietare le visite della moglie Mira e dei familiari a lui più vicini con l’obbiettivo di minare la sua resistenza  psichica.

Malgrado questo il tribunale non è riuscito a metterlo in ginocchio. Egli dimostrò in maniera convincente, con atteggiamento sicuro e con cognizione di causa, punto per punto,  l’inconsistenza dell’accusa e la falsità delle testimonianze. Egli accusò con veemenza le ingerenze della NATO, e soprattutto della Germania, tendenti a creare le condizioni per lo  scoppio di una guerra civile, il loro sostegno ai terroristi e separatisti  del Cossovo ed infine l’aggressione brutale ed aperta da parte dell’alleanza di guerra.

Persino alcuni osservatori della NATO dovettero riconoscere che Milosevic, da accusato, si era trasformato in accusatore; Carla del Ponte e con lei l’intero tribunale insieme ai loro mandanti stavano alla vigilia di una sconfitta .Influenti personalità negli USA dichiararono che bisognava seppellire il “tribunale-Frankestein” e mandare al diavolo la signora Carla del Ponte. Di fronte a questo pericolo i nemici di Milosevic non esitarono a minare la sua già precaria salute.

Già nel 2002 un cardiologo olandese di fiducia del tribunale aveva diagnosticato una pressione estremamente alta accompagnata da danni organici secondari e dall’allargamento dell’alveolo cardiaco sinistro. Il suo referto affermava esplicitamente  che la pressione psichica del processo comportavano per Milosevic il rischio di ictus, di infarto ed anche di morte.

Ma tribunale la pensava diversamente e non soltanto rifiutò di permettere al suo medico curante di Belgrado di curarlo, ma  giunse al punto di proibirgli l’assunzione delle medicine che il medico gli aveva  prescritto. La totale mancanza di scrupoli di questi  signori viene confermata dal rifiuto di permettere al detenuto di sottoporsi alle cure degli specialisti del centro cardiaco Bakuljew, noto a livello internazionale...

Poco prima del decesso,  egli aveva dichiarato al proprio consigliere legale, Zdenko  Tomanovic,  che lo si voleva avvelenare (1). Immediatamente Tomanovic avvertì  il ministero olandese della giustizia, la polizia e l’ambasciata russa, cui fu recapitata una lettera autografa di Milosevic per il ministro degli esteri Lawrow. L’autopsia ha confermato questa accusa. Il tentativo del tribunale e dei suoi complici di insinuare il dubbio che fosse stato proprio l’incrollabile Milosevic ad aver assunto dei medicinali che avrebbero aumentato il rischio d’infarto dimostra soltanto di quali infami e stupide bassezze questi signori siano capaci. Questo maldestro tentativo completa in certo qual modo l’immagine che il tribunale dell’Aia,  ha offerto fin dall’inizio di sé e del processo penale che i suoi mandanti gli hanno commissionato contro il presidente del paese da loro aggredito.

Slobodan Milosevic ha avuto sino all’ultimo ragione: “non mi piegheranno” aveva affermato recentemente. E in effetti non lo hanno piegato, lo hanno soltanto portato alla morte.


(Ralph Hartmann è stato ambasciatore della DDR a Belgrado)

(1)    Nota: già due anni or sono Milosevic aveva denunciato al tribunale di aver casualmente assistito, durante la distribuzione del cibo, ad un frettoloso cambio della pietanza che gli era stata in un primo tempo servita con un’altra, apparentemente del tutto uguale alla prima.

(Il tribunale reagì a questa denuncia con sovrana indifferenza)

(a cura di G. Zambon)



16 marzo 2006


arrivo a Belgrado I arrivo a Belgrado II

al Museo della Rivoluzione  a Pozarevac, 16.3


17 marzo 2006


la gente

MILOSEVIC: TPI CERCA DI NASCONDERE SUE COLPE, AVVOCATI

(ANSA) - BELGRADO, 17 MAR - Alcuni degli avvocati di Slobodan Milosevic hanno accusato oggi il Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi) di essere impegnato a ''cercare di cancellare le tracce'' delle proprie colpe per la morte dell'ex presidente serbo e jugoslavo, avvenuta nel carcere olandese di Scheveningen sabato scorso. Parlando a nome anche di altri legali, l'avvocato Branko Rakic ha sottolineato che non ci sono prove per dire che Milosevic sia stato ucciso, ma ha aggiunto che gli organismi giudiziari dell'Aja sono responsabili di non avergli garantito l'assistenza medica necessaria. E cercano ora di giustificarsi tentando di spacciare la versione secondo cui Slobo avrebbe assunto deliberatemente rifampicina - sostanza di cui finora non si e' trovata peraltro traccia negli esami - per peggiorare le sue condizioni di salute nella speranza di essere scarcerato. ''Noi non possiamo dire che Milosevic sia stato assassinato - ha detto Rakic a Belgrado -, ma e' chiaro che ci sono state alcune negligenze, in conseguenza delle quali egli e' morto''. Secondo il legale, i vertici del Tpi dopo l'accaduto ''si sono fatti prendere dal panico e cercano ora di cancellare le tracce delle loro responsabilita'''. Responsabilita' che a giudizio di Rakic sono legate innanzi tutto al fatto di aver ''rifiutato a Milosevic le cure'' che egli aveva chiesto - sollecitando negli ultimi mesi di essere trasferito in un centro cardiologico specializzato a Mosca - e di cui ''aveva bisogno''. (ANSA). LR
17/03/2006 17:32


Zjuganov, 17.3



Belgrado 18 marzo 2006


www.radioyu.org
18.03.2006. 17:31

Piu' di centomila persone si sono radunate oggi davanti all'Assemblea della Serbia e Montenegro, nel pieno centro di Belgrado, dove sotto un padiglione era esposta la bara con la salma dell'ex presidente della Serbia e la Jugoslavia, Slobodan Milosevic. Attorno alla bara, durante la cerimonia funebre, stavano sempre le guardie d' onore. Oltre agli alti funzionari del Partito socialista, del quale Milosevic era il presidente, sulla tribuna c'erano anche gli alti esponenti del Partito radicale, molti deputati della Duma russa, e i membri del Comitato internazionale per la difesa di Slobodan Milosevic. Konstantin Kosacov, il capo del Comitato per la politica estera della Duma, il parlamento russo, ha detto che la morte di Slobodan Milosevic non causera' un ribaltamento radicale nella vita politica della Serbia, aggiungendo comunque che l'atteggiamento negativo dell'Occidente nei confronti della Serbia potrebbe suscitare la radicalizzazione dei sentimenti politici nella societa' serba.

Folla 18.3

L’ideologo e uno dei fondatori del partito socialista Mihajlo Markovic ha valutato che il peccato mortale di Milosevic era la sua decisione di non piegarsi davanti alla forza dei potenti, i quali chiedevano l’assoluta obbedienza e la dominazione coloniale. Il segretario generale del Partito radicale Aleksandar Vucic ha letto l’ultimo messaggio del presidente del partito Vojislav Seselj, dal carcere del Tribunae dell’Aia, nel quale è stato sottolineato che il popolo saprà rispettare il sacrificio di Milosevic. Il vice presidente del Partito socialista Milorad Vucelic, nel suo discorso tenuto alla fine della cerimonia commemorativa, ha dichiarato che la morte di Slobodan Milosevic è  il biglietto d’entrata nella storia scritta dal popolo serbo.

Beograd 18.3

Il vice presidente del Comitato internazionale per la difesa di Slobodan Milosevic, il bulgaro Velko Valkanov, nel suo discorso ha sottolineato che la morte precoce di Milosevic ha suscitato la commozione e la rabbia, perche' il presidente Milosevic e' stato ucciso, e non e’ morto di una malattia naturale. Vlaknov ha accusato i giudici del Tribunale dell'Aia di averlo ucciso, perche' non erano in grado di condannarlo in un processo regolare. Il vice presidente della Duma russa Sergej Baburin, nel suo discorso ha dichiarato che i colpevoli della morte dell’ex presidente della Serbia e la Jugoslavia devono essere puniti, e che i detenuti nella prigione dell’Aia devono essere liberati. Il presidente del Comitato internazionale per la difesa di Slobodan Milosevic, l’ex procuratore generale degli Stati Uniti ( ex ministro della giustizia ) Ramsy Clark ha ricordato che l’Occidente era fermo nella sua decisione di isolare la Jugoslavia, di farla a pezzi e di imporle la sua volontà, e che il presidente Milosevic si e’ opposto a questa decisione.

Il serbo Ojdanic ed il russo Ivasov

Zastava s petokrakom

Kod Skupstine


Požarevac 18 marzo 2006


Pozarevac

Pozarevac 18.3
Pozarevac: fiori





Traduzione della lettera scritta dalla vedova di Slobodan Milosevic, Mira Markovic, e letta in occasione del suo funerale, a Pozarevac il 18 marzo 2006
      
LETTERA DI MIRA MARKOVIC:

Il nostro anniversario era il 14 marzo, il nostro amore era incominciato il 17 marzo, marzo era il nostro mese e di marzo ci diciamo addio.
Siamo estati sempre insieme... Hai passato cinque anni in prigione e da tre anni non ti vedevo. Sei ritornato a casa dalla prigione dell'Aia ed io non sono lì con te. I criminali che ti hanno assassinato all'Aia vogliono la mia vita e forse la vita dei nostri figli. Sei stato assassinato da criminali, che con la vittoria dei nostri ideali erano stati privati dei privilegi di cui godevano sfruttando il lavoro degli altri.
Sei ritornato a casa per rimanere per sempre in questo luogo. Io non sono qui con te, a casa nostra. Ogni lotta contro l'ingiustizia in avvenire sarà ispirata da te.
Continuerò da dove ti sei fermato tu, amerò i nostri figli, il nostro paese, la nostra casa, e combatterò per i nostri ideali.
Ti ho aspettato per cinque lunghi anni, ma non sono stata abbastanza fortunata da rivederti. Adesso sei tu ad aspettarmi.
Con amore, la tua Mira.


Pozarevac I Pozarevac II

Il comportamento della stampa italiana sulla morte di Slobodan Milosevic – l'assassinio provocato dall'illegittimo e ormai scopertamente delittuoso cosiddetto Tribunale per la ex Jugoslavia, quanto meno per colpevole negligenza nel rifiutare al Presidente jugoslavo le cure indispensabili – è stato, com'era da aspettarsi, a dir poco ignobile... Ma addirittura incredibile il totale silenzio, o la deformazione e minimizzazione, proprio sulla stampa che si vuole “democratica” e “di sinistra”, rispetto alla straordinaria manifestazione di popolo nella Piazza del Parlamento a Belgrado sabato 18 marzo 2006, dove è stato dato il saluto finale della capitale serba, anzi jugoslava, a Milosevic. Vi erano almeno 250.000 persone, c'è chi parla di 500.000. E' stato giustamente osservato che, rifiutati i funerali di Stato, da parte di uno Stato che del resto aveva tradito Milosevic, la vittoria morale di Slobo è risultata sancita da un grandioso funerale di popolo...

(da VIGLIACCHI, GRAN VIGLIACCHI di Aldo Bernardini, 5 aprile 2006 - http://www.pasti.org/bernar36.html )

Peter Handke a Pozarevac, 18.3


http://www.liberation.fr/page.php?Article=379630

Il discorso integrale dello scrittore austriaco sulla tomba di Milosevic

LIBERATION.FR : giovedì 4 maggio 2006 - 18:24

Il 18 marzo, Peter Handke si è recato al funerale di Slobodan 
Milosevic. Ecco la versione integrale del discorso che ha letto per 
l'occasione, e che ha in seguito inviato al giornale tedesco «Focus». 
Le annotazioni tra parentesi sono sue.

«Avrei desiderato non essere l'unico scrittore qui, a Pozarevac. 
Avrei desiderato essere al fianco di un altro scrittore, per esempio 
Harold Pinter.  Sarebbero state parole forti. Io non ho che parole di 
debolezza. Ma la debolezza si impone oggi, in questo luogo. È un 
giorno non solo per le parole forti, ma anche per parole di debolezza.
»(Ciò che segue è stato pronunciato in serbocroato - testo redatto da 
me medesimo! - e ritradotto in seguito da me stesso in tedesco). Il 
mondo, quello che viene chiamato il mondo, sa tutto sulla Jugoslavia, 
sulla Serbia. Il mondo, quello che viene chiamato il mondo, sa tutto 
su Slobodan Milosevic. Quello che viene chiamato il mondo sa la 
verità. Ecco perchè quello che viene chiamato il mondo oggi è 
assente, e non solamente oggi, e non solamente qui. Quello che viene 
chiamato il mondo non è il mondo. Io so di non sapere. Io non so la 
verità. Ma io guardo. Io ascolto. Io sento. Io mi ricordo. Io 
interrogo. Per questo io oggi sono presente, con la Jugoslavia, con 
Slobodan Milosevic.»


(vedi la nostra documentazione sulle conseguenze subite da Handke per la sua presenza al funerale di Milosevic)


La tomba


19 marzo 2006


Pozarevac 19.3   MILOSEVIC: CANCELLI APERTI DA OGGI IN 'MAUSOLEO' POZAREVAC

(ANSA) - POZAREVAC (SERBIA), 19 MAR - Cancelli aperti e prime visite, da oggi, nel giardino della villa di famiglia di Pozarevac (Serbia centrale) laddove ieri e' stata tumulata la salma dell'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic alla presenza di diverse decine di migliaia di fedeli. In fila, stamattina, soprattutto concittadini dell'uomo che fu al potere a Belgrado nel decennio del sanguinoso tracollo della ex Jugoslavia e che e' morto una settimana fa nel carcere olandese del tribunale internazionale dell'Aja (Tpi) chiamato a giudicare i crimini di guerra degli anni '90. Una figura controversa e che tuttavia, nel giorno dell'ultimo saluto, si e' riproposta come simbolo per una certa Serbia profonda, scesa in strada ieri per una cerimonia funebre trasformatasi in atto di accusa contro il Tpi, gli Usa, l'Occidente in genere. Una Serbia che nega le responsabilita' del vecchio regime nei conflitti di Croazia, Bosnia e Kosovo, ed e' tornata a inneggiare a 'Slobo' come a ''un eroe della difesa della nazione'' slava e ''della lotta all'imperialismo''. Precedute da due giorni di esibizione del feretro nei locali del periferico ex Museo della Rivoluzione, a Belgrado, le esequie - senza alcun onore di Stato - si sono svolte ieri in due fasi. Dapprima la salma e' stata portata di fronte alle sede del parlamento federale dove secondo la polizia si sono riunite 80.000 persone (50.000 stando ad altre fonti, mezzo milione secondo l'inattendibile calcolo degli organizzatori). Una folla composta soprattutto da anziani e gente di mezza eta', militanti nostalgici del Partito socialista (ex comunista) di Milosevic (Sps) e ultranazionalisti del Partito radicale (Srs), ai quale si sono rivolti per le orazioni funebri vecchi compagni del defunto e alcuni ospiti stranieri: comunisti e nazionalisti russi e bulgari in particolare, oltre all'eccentrico (SIC ANSA) segretario alla giustizia americano dell'era Carter, Ramsey Clark. Successivamente il corteo si e' spostato a Pozarevac, cittadina natale di Milosevic a 80 chilometri dalla capitale, dove l'ex leader e' stato inumato - presenti ancora 70-80.000 persone - in un clima di commozione, sotto una lastra di marmo ricoperta poi da corone di fiori. Alle esequie non ha partecipato la famiglia: la moglie Mirjana Markovic e il figlio Marko, entrambi rifugiati in Russia e alle prese con problemi giudiziari in patria, hanno inviato l'estremo saluto in due missive nelle quali hanno accusato le attuali autorita' serbe di tradimento e di minacciare addirittura la loro vita. La figlia Marija, da parte sua, e' rimasta in Montenegro, dove vive, poiche' contraria alla sepoltura paterna in Serbia. (ANSA). LR
19/03/2006 07:14



Sei mesi dopo


Pozarevac e Mihajlo Markovic ricordano Milosevic

(The original text, in english: Pozarevac, Mihajlo Markovic remember Milosevic - also here)

Celebrazioni a Pozarevac sei mesi dopo la morte di Milosevic. Mihajlo Markovic e parecchi cittadini ricordano Milosevic e criticano l'attuale "governo vassallo".
A Pozarevac, Serbia, lunedì 11 settembre, più di 1000 persone si sono raccolte presso la tomba di Slobodan Milosevic, ex presidente della Serbia e della Jugoslavia, per tributargli, sei mesi dopo la morte, i riti della chiesa Serba Ortodossa.
Milosevic morì in una cella del centro di detenzione dell'International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY), all'Aja l'11 marzo durante il suo processo.

LA SERBIA, "LIBERA" SOTTO MILOSEVIC, OGGI E' UN "GOVERNO VASSALLO", DICE L'ACCADEMICO
BBC Monitoring International Reports - Venerdì 8 Settembre 2006
Testo del report della agenzia d'informazioni serba indipendente FoNet

Belgrado, 8 Settembre: l'Accademico Mihajlo Markovic, uno dei fondatori del Partito Socialista di Serbia [SPS], oggi ha detto che la Serbia era "libera e onorabile" durante la [presidenza Serba e Jugoslava di] Slobodan Milosevic, mentre oggi è una semi-colonia "il cui governo è un vassallo, in cui ogni  ministero che lo compone è affollato di agenti e esperti dell'intelligence straniera, e promulga leggi e attua decisioni indesiderabili".
Durante la presentazione del libro-documento sui funerali di Slobodan Milosevic pubblicato dalla Associazione "Sloboda" con il titolo "Slobodan significa libero", Markovic si è chiesto se mai nella storia della Serbia alcuna autorità  si sia comportata in "questa maniera irrazionale e irresponsabile".
"Il popolo serbo sa che ha perso quando a Belgrado e a Pozarevac era presente per dare un grandioso addio al presidente ucciso, mentre coloro che l'hanno assassinato lo hanno trasformato in una leggenda che non sarà dimenticata mai", ha sottolineato.
Secondo Markovic, durante l'amministrazione Milosevic, la Serbia era "una potenza militare", mentre adesso il soldato che ha abbattuto l'aereo Stealth degli USA durante il bombardamento della NATO "è stato radiato e sottoposto a processo con accuse di insubordinazione".
Markovic sottolinea che "nel presunto periodo autoritario" ogni cittadino aveva a casa un giornale dell'opposizione, aveva varie radio e una stazione televisiva, mentre oggi "solo coloro che hanno i capitali possiedono i media, e ciò non si può chiamare opposizione".
Ha affermato che con la morte di Milosevic, l'epoca iniziata il 27 Marzo 1941 [il golpe militare contro le autorità Jugoslave che siglarono il patto Tripartito con la Germania nazista il 25 marzo 1941] durante la quale il popolo serbo è stato libero, è finita, mentre oggi il popolo vive "nel servilismo verso il nuovo ordine mondiale".
Volantini con su scritto che "Slobo è vivo, non è morto, e vive con i serbi e la Serbia", sono stati distribuiti durante la promozione.

Fonte: FoNet news agency, Belgrade, in Serbian 1321 gmt 8 Sep 06
Copyright 2006 BBC Monitoring/BBC Source: Financial Times Information Limited
Traduzione di Alessandro Lattanzio




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