Fact-checker, Google e social coinvolti nel massacro di Gaza e in altre operazioni criminali
 

Google, Amazon, Microsoft, META e l'ex-Twitter strumenti della tirannia imperialista

 
1) Il ruolo di Amazon e delle oligarchie tecnologiche Usa nel massacro di Gaza (INCHIESTA +972 Magazine)

L'esercito israeliano sta utilizzando servizi di cloud storage e di intelligenza artificiale forniti da Amazon, Google e Microsoft per commettere crimini di guerra contro i palestinesi nella Striscia di Gaza

2) Fact-checking: il ruolo della CIA e il maccartismo bellico

Daniele Luttazzi sul Fatto Quotidiano dal 30 marzo al 7 aprile 2023 ha pubblicato una inchiesta "tombale" sulla funzione manipolatoria dei social
 
3) Come la CIA ha creato Google
Altri otto articoli di ottimo giornalismo investigativo a firma di Daniele Luttazzi sul Fatto Quotidiano, aprile 2023
 
 
=== 1: Massacro di Gaza ===
 

Redazione de L'Antidiplomatico, 6 Agosto 2024

Come dimostra un rapporto della rivista +972 Magazine pubblicato il 5 agosto  l'esercito israeliano sta utilizzando servizi di cloud storage e di intelligenza artificiale forniti da Amazon, Google e Microsoft per commettere crimini di guerra contro i palestinesi nella Striscia di Gaza.
Il colonnello israeliano Racheli Dembinsky ha confermato pubblicamente per la prima volta il 10 luglio che l'esercito sta utilizzando servizi di cloud storage e di intelligenza artificiale forniti da giganti della tecnologia di consumo in una conferenza intitolata "IT per IDF" a Rishon Lezion, riporta la pubblicazione con sede a Tel Aviv.
La “capacità esponenziale” del sistema cloud pubblico di Amazon Web Services (AWS) offre all’esercito israeliano la possibilità di disporre di “archiviazione infinita” per conservare informazioni di intelligence su quasi “tutti” a Gaza, afferma +972.
Questa intelligence ha aiutato Israele a compiere omicidi e attacchi aerei che hanno ucciso civili, ha aggiunto la rivista. Gli attacchi aerei israeliani hanno ucciso decine di migliaia di persone a Gaza, la maggior parte donne e bambini, dal 7 ottobre.
Secondo fonti di intelligence, l'esercito israeliano ha i propri server per archiviare informazioni di intelligence sui palestinesi, ma dopo l'inizio della guerra, "sono state necessarie capacità di archiviazione e potenza di elaborazione molto più estese per conservare miliardi di file audio (in contrapposizione a semplici informazioni testuali o metadati), il che ha costretto l'esercito a rivolgersi ai servizi cloud offerti dalle aziende tecnologiche".
La partnership di Israele con le aziende di tecnologia di consumo per archiviare i dati governativi sul cloud è iniziata nel 2021, con la firma di un contratto congiunto con Google e Amazon denominato Project Nimbus. L'accordo da 1,2 miliardi di dollari ha consentito ai ministeri governativi di trasferire i propri dati non classificati sul cloud e di ricevere servizi avanzati da Google e Microsoft.
Nell'ambito del Progetto Nimbus, Google e Amazon hanno istituito data center in Israele rispettivamente nel 2022 e nel 2023. Questa disposizione ha reso più facile per "entità di sicurezza, anche quelle più sensibili", archiviare informazioni nel cloud durante una guerra senza il timore che tribunali esteri potessero richiedere le informazioni in caso di causa contro Israele.
+972 segnala che dall'ottobre 2023, la partnership di Israele con Amazon, Google e Microsoft nell'ambito del progetto Nimbus si è notevolmente ampliata. I giganti della tecnologia hanno fornito servizi di archiviazione dati e intelligenza artificiale alle unità dell'esercito che si occupano di informazioni classificate, man mano che le esigenze di Israele si sono ampliate.
"Quello che succede nel cloud [pubblico]", ha detto una fonte che ha parlato con +972 , "è che premi un pulsante, paghi altri mille dollari quel mese e hai dieci server. È iniziata una guerra? Paghi un milione di dollari e hai altri mille server. Questo è il potere del cloud".
Una fonte di intelligence ha descritto come "il cloud [Amazon] è lo spazio di archiviazione infinito. Ci sono ancora i normali server [dell'esercito], che sono piuttosto grandi ... Ma durante la raccolta di informazioni, a volte, trovi qualcuno che ti interessa e dici: 'Che peccato, non è incluso [come obiettivo di sorveglianza], non ho informazioni su di lui.' Ma il cloud ti fornisce informazioni su di lui perché il cloud ha [informazioni su] tutti".
Secondo il colonnello Avi Dadon, i servizi cloud pubblici possono potenzialmente aumentare la letalità dell'esercito. Quando si cerca una persona da "eliminare", ha spiegato, "si raccolgono miliardi di dettagli apparentemente poco interessanti. Ma bisogna memorizzarli. Una volta che si desidera elaborare [e] fondere tutto in un prodotto che ti dice che [il bersaglio] è qui a quest'ora, hai cinque minuti, non hai tutto il giorno e la notte. Quindi, ovviamente, hai bisogno delle informazioni".
Una delle app sul cloud interno dell'esercito, MapIt, consente ai soldati di contrassegnare i bersagli su una mappa interattiva e collaborativa in tempo reale. "I bersagli sono lo strato più pesante sulla mappa", ha raccontato una fonte della sicurezza a +972. Sembra che ogni casa abbia un bersaglio".
Riguardo al ruolo di Amazon, Microsoft e Google, Tariq Kenney-Shawa, ricercatore statunitense presso il think tank palestinese Al-Shabaka, ha ribadito: "È più di una complicità: è partecipazione diretta e collaborazione con l'esercito israeliano sugli strumenti che stanno utilizzando per uccidere i palestinesi".
 
 
=== 2: FACT-CHECKING ===
 
 
Il controllo del discorso pubblico sui social dopo i propagandisti di guerra

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 30 marzo 2023
 
Mentre i propagandisti di guerra cercano disperatamente di coprire le balle della narrazione Usa-Nato sul conflitto in Ucraina (lo fanno partire dall’anno scorso per avvalorare il frame aggressore/aggredito) con toppe peggiori del buco (“Il decisore politico deve agire con lucidità laddove l’opinione pubblica non ce l’ha”), senza riuscire, peraltro, a evitare il doppio standard di cui tutti si stanno accorgendo (perché aggressore/aggredito non vale per Israele/palestinesi? Perché si incrimina Putin e non anche gli architetti Usa della guerra illegale in Iraq, coi loro alleati europei?), è passata sotto silenzio una notizia clamorosa che riguarda il controllo del discorso pubblico sui social: il giornalista inglese Alan MacLeod s’è accorto, esplorando LinkedIn, che Facebook, Twitter e Google hanno assunto ex-agenti Cia e Fbi per il fact-checking dei contenuti che vi transitano, per esempio quelli sulla guerra in Ucraina (bit.ly/3TPyG8h); e che “la maggior parte delle organizzazioni difact-checking con cui Facebook collabora per monitorare e regolare le informazioni sull’Ucraina (sopprimendo ciò che viene giudicato fake news) sono finanziate direttamente dal governo Usa tramite le ambasciate Usa dei loro Paesi e il National Endowment for Democracy (Ned), che fu creato da Reagan come facciata per la Cia” (bit.ly/3JTTmaG). Le nove organizzazioni sono StopFake, VoxCheck, Fact Check Georgia, Demagog, Myth Detector, Lead Stories, Patikrinta15min, Re:Baltica e Delfi. Meta (Facebook) spiega: “Per ridurre la diffusione della disinformazione e fornire agli utenti informazioni più affidabili, collaboriamo con fact-checker indipendenti a livello globale, tutti certificati dalla Rete internazionale di verifica dei fatti (Ifcn). L’Ifcn, una filiale del Poynter Institute, si dedica a riunire i fact-checker in tutto il mondo.” MacLeod fa notare il problema: almeno cinque di quelle nove organizzazioni sono pagate direttamente dal governo Usa, uno dei belligeranti principali in Ucraina; e anche il Poynter Institute è finanziato dal Ned. Inoltre, molte organizzazioni di fact-checking ricevono finanziamenti da Paesi Nato. Fa l’esempio di StopFake: fondata nel 2014, è finanziata dall’Atlantic Council, un think tank della Nato, dal Ned, dal British Foreign and Commonwealth Office, dall’Ambasciata britannica in Ucraina e dal ministero degli Esteri ceco. StopFake ha legami con The Kyiv Post, un canale ucraino finanziato dal Ned. L’Ifcn scrive che StopFake controlla soprattutto storie dei media russi, e che fu creata con l’occupazione russa della Crimea nel 2014 contro la “campagna per ritrarre l’Ucraina come uno Stato nazista dove prosperavano antisemitismo, razzismo, omofobia e xenofobia”. MacLeod: “L’Ucraina ha uno dei più forti movimenti di estrema destra in tutta Europa. Sfortunatamente, StopFake non è uno spettatore apolitico in questa ascesa”. I video di StopFake (eccone uno: bit.ly/3KjbJr1) esaltavano i battaglioni Aidar, Dnipro-1, C14 e Azov: gruppi neonazi e suprematisti di cui, dopo le denunce di Amnesty International e dell’Alto Commissario per i Diritti umani dell’Onu, sono noti gli abusi, che includono crimini di guerra. “Nel febbraio dello scorso anno, Facebook annunciò la modifica delle sue regole sull’incitamento all’odio per consentire l’elogio del battaglione Azov”, scrive MacLeod. Per curiosa coincidenza, agli inizi dell’attuale conflitto ucraino Mentana disse nel suo tg: “Il battaglione Azov non è un battaglione neonazista”. E chi fa il fact-checking per Facebook in Italia dall’ottobre 2021? Open, il giornale online fondato da Mentana, la cui sezione fact-checking, membro attivo dell’Ifcn dall’aprile 2021 (bit.ly/3LZWtjK), di recente ha bollato come fake newsl’articolo del premio Pulitzer Sy Hersh che accusava Usa e Norvegia del sabotaggio Nord Stream. Chi avrà ragione? Lucio Battisti: “Lo scopriremo solo vivendo”.
(1. Continua)
 
 
Società di fact-checking: il ruolo della Cia e il maccartismo bellico

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 31 marzo 2023
 
Riassunto della puntata precedente: il giornalista inglese Alan MacLeod ha scoperto che Facebook, Twitter, Google hanno assunto ex-agenti Cia e Fbi per il fact-checking (bit.ly/3TXfwNMbit.ly/3zm6QXPbit.ly/3M77os2 ); e che “la maggior parte delle organizzazioni di verifica dei fatti con cui Facebook collabora per monitorare e regolare le informazioni sull’Ucraina sono finanziate direttamente dal governo Usa tramite le ambasciate Usa dei loro Paesi e il National Endowment for Democracy (Ned), che fu creato da Reagan come facciata per la Cia” ( bit.ly/3JTTmaG ).
Pur avendo uno staff di funzionari statali, il Ned è una società privata, quindi non soggetta alle norme e al controllo pubblico a cui sono soggette le istituzioni statali.
Il Ned è stato coinvolto in molte operazioni controverse, come il tentativo di rovesciare il governo del Venezuela; e il colpo di Stato che nel 2014 spodestò il presidente ucraino filo-russo Viktor Yanukovich. MacLeod: “Il cambio di regime è una delle sue funzioni primarie. Lo fa istituendo, finanziando, sostenendo e addestrando tutti i tipi di gruppi politici, economici e sociali nei Paesi bersaglio. Ufficialmente, in Ucraina ha speso finora oltre 22 milioni di dollari”. 
Allen Weinstein, co-fondatore del Ned, ha ammesso al Washington Post: “Molto di ciò che facciamo oggi, la Cia lo faceva segretamente 25 anni fa”. Le società di fact-checking usate da Facebook decidono quali contenuti sulla guerra ucraina possono diventare virali e quali vanno soppressi come fake news. MacLeod: “Volevo sapere chi fossero, vista l’importanza che hanno sulla politica mondiale.
Facebook è la più importante fonte di notizie del mondo, usata a questo scopo da tre miliardi di persone ogni mese. 
Nessun’altra organizzazione ha questo potere. Delle nove organizzazioni di fact-checking usate da Facebook per l’Ucraina, cinque sono finanziate direttamente dal Ned e da ambasciate Usa; le altre quattro pure, ma non lo dicono esplicitamente. Per esempio, il gruppo lituano ‘Patikrinta15min’ scrive che i loro sponsor ‘non possono essere partiti politici, organizzazioni statali o aziende legate a politici’, però prendono finanziamenti dal Poynter Institute e dalla sua filiale Ifcn, entrambi finanziati dal Ned. Tutti i nove gruppi fanno parte della rete Ifcn”.
Spiega Meta: “Ogni volta che un fact-checker valuta un contenuto come falso sulle nostre piattaforme, noi ne riduciamo la distribuzione per ridurre la visibilità e lo etichettiamo di conseguenza, per avvisare gli utenti che tentano di condividerlo”. 
I fact-checker, che Meta definisce “indipendenti” ( bit.ly/3Klzu1E ), sono tutti “certificati” dll’Ifcn/Poynter Institute (Open, che in Italia fa il fact-checking per Facebook, da cui riceve finanziamenti pari al 5% dei propri ricavi, ribadisce “la totale mancanza di rapporti con partiti o movimenti politici o da entità affiliate a partiti politici”, e si definisce “membro attivo” dell’Ifcn: bit.ly/42TrQ5U.)
MacLeod: “Il Ned, cioè la Cia, finanzia il Poynter Institute per addestrare i fact-checker lituani su quali informazioni sono giuste e quali sbagliate; e l’ambasciata Usa quelli polacchi di Demagog. Altri gruppi sono finanziati dai governi olandese, inglese, tedesco. ‘Fact Check Georgia’ ha i loghi di Ned e dell’ambasciata Usa in calce a ogni pagina, e dovremmo credere che sono neutrali. Gli arbitri morali le cui decisioni impattano su miliardi di utenti Facebook sono manovalanza di Washington. La censura è globale. Nel 2016 Google cambiò di colpo un algoritmo, e il risultato fu che siti di informazione alternativa persero per sempre gran parte del loro traffico Google: ‘Democracy Now’ ne perse il 36%, ‘Alternet’ il 63% e ‘MintPress’ il 90%. Questo rende insostenibile economicamente la loro attività: è un attacco alla libertà di espressione”. Maccartismo digitale: la nuova frontiera. (2. Continua)
 

La miriade di ex-agenti Cia, Fbi e Nsa che si occupano di contenuti sui social

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 1 aprile 2023
 
Riassunto delle puntate precedenti: la maggior parte delle organizzazioni di fact-checking con cui Facebook collabora per pilotare le informazioni sull’Ucraina sono finanziate dal governo Usa; e Google riduce il traffico ai siti di informazione alternativi. Per capire chi prenda certe decisioni, il giornalista Alan MacLeod ha esplorato LinkedIn, scoprendo la miriade di ex-agenti Cia, Fbi e Nsa che si occupano del fact-checking e della sicurezza informatica a Facebook, Twitter e Google (bit.ly/3TXfwNM, bit.ly/3zm6QXP, bit.ly/3M77os2). Sorprese anche a TikTok (bit.ly/3G3autl) e Reddit (bit.ly/40u852U).
“Decidono cosa vedono gli utenti nei propri feed di notizie: costruiscono la loro realtà. 
Spaventoso, perché nessuno lo sa,” spiega MacLeod. 
Uno dei fact-checker è Aaron Berman, che in un promo di Facebook parla del suo lavoro nel “team contenuti” sostenendo l’importanza della trasparenza (bit.ly/40pnCkt, a 23’18”). MacLeod: “Ma omette il suo passato alla Cia. Ed è ridicolo che Facebook recluti, come arbitri morali su cosa è vero o falso, personale Cia, un’agenzia che ha una lunga storia di attività di disinformazione, colpi di Stato, centri di tortura e traffico di droga e di armi. Aaron Berman scriveva ogni mattina i memo di intelligence per i presidenti Obama e Trump; ora modera i contenuti della più grande media company al mondo. Questo è così distopico che è difficile esprimerlo a parole. Berman non è neppure il peggiore. Nel 2013 Scott Stern era il capo del targeting in Asia occidentale per la Cia. In pratica decideva chi veniva colpito ogni giorno dai droni in Yemen, Afghanistan e Iraq. La Cia stessa ha ammesso che il 90% delle persone uccise dai droni erano civili innocenti. Adesso Stern decide chi sparge disinformazione su Facebook e lo elimina da Internet”. Anche Nick Lovrien, vicepresidente di Meta, è un ex-agente Cia (bit.ly/40pnCkt, a 37’05”)”. 
Nel 2018, quando Zuckerberg fu convocato dal Senato Usa dopo lo scandalo Cambridge Analytica, alcuni politici proposero di smembrare il monopolista Facebook e di mettere Zuck in galera per aver favorito, con conseguenze letali, la diffusione di hate speech e disinformazione. MacLeod: “Qualche settimana dopo, Facebook diventò partner dell’Atlantic Council, il think tank Nato che nelle sue pubblicazioni definiva ‘cavalli di Troia del Cremlino’ tutti i gruppi antagonisti in Europa: il Labour di Corbyn, l’Ukip, Podemos, Vox, Syriza e Alba Dorata. Nel consiglio di amministrazione ci sono Kissinger, generali Usa, ex-direttori Cia. Questa gente adesso controlla la moderazione dei contenuti. Non credo che le due cose siano scollegate”. 
La legge antitrust non fu applicata contro Facebook: un’azienda così estesa e influente conviene ai controllori. Ben Nimmo, ex-Atlantic Council, è il capo della global intelligence di Facebook: durante le elezioni in Nicaragua cancellò col suo team centinaia di account e di pagine di media pro-sandinisti, contrari al candidato sostenuto dagli Usa. La propaganda, insomma, non è solo russa, come insegna il precedente della guerra in Iraq, motivata da bugie che furono amplificate da giornalisti embedded. MacLeod: “Oggi ci sono giornalisti che esistono solo per attaccare il sentimento progressista no-war e anti-imperialista che si sta formando. Ti dicono che sei una marionetta di Putin”. Il controllo del discorso pubblico non è certo una novità: nel 1977, dopo un articolo del New York Times di Sy Hersh sulla Cia che spiava gli attivisti no-war (nyti.ms/2AKuGz4), un’inchiesta di Carl Bernstein svelò che 400 giornalisti Usa avevano lavorato segretamente per la Cia (“La Cia e i media”: bit.ly/3zkANr4).
MacLeod: “Ma oggi è tutto più palese. Ken Dilanian del Los Angeles Times inviava i suoi articoli alla Cia che glieli correggeva prima della pubblicazione. Quando uscì la notizia (bit.ly/414K5Uf), Dilanian fu promosso in tv: fa il corrispondente alla Nbc. È così che si fa carriera”. (3. Continua)
 
 
Le “manone” della Cia controllano (e oscurano) le notizie su Facebook

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 4 aprile 2023
 
Riassunto delle puntate precedenti: quello che Facebook, Twitter, Google, TikTok e Reddit mostrano agli utenti viene deciso da centinaia di ex-agenti Cia, Fbi e Nsa che sono stati assunti dai social per pilotare il fact-checking (per esempio, sulla guerra in Ucraina): decidono quale narrazione è giusta o sbagliata; selezionano i feed di notizie mostrati agli utenti; e cassano le notizie che giudicano “fake”. Inoltre, le agenzie di fact-checking di Facebook (anche quella italiana, Open) sono tutte “certificate” dall’Ifcn, ovvero dal Poynter Institute, entrambi finanziati dal Ned, ovvero dalla Cia: quando un loro fact-checker bolla un contenuto come falso, le piattaforme Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) ne riducono la visibilità. Infine, dopo lo scandalo Cambridge Analytica, Facebook è diventato partner dell’Atlantic Council, il think tank Nato nel cui consiglio di amministrazione figurano Kissinger ed ex-direttori Cia. Non si sapeva nulla di tutto ciò e la cosa dovrebbe preoccupare, ma in Italia nessun giornalone (e nessun tg generalista) ha ripreso questa notizia bomba: una ragione in più per continuare a parlarne. MacLeod: “In una guerra, tutti mentono: la Russia diffonde falsità costantemente, ma anche i Paesi Nato. Quando però un fact-checker critica un belligerante e tace sull’altro, si schiera, sta facendo propaganda. Se Facebook assumesse agenti russi, tutti vedrebbero la minaccia. Con le agenzie Usa, nessuno vede il problema”. I fact-checker Cia non debunkano il proprio fact-checking finanziato dalla Cia, o le operazioni Cia. Il quadro che ne risulta è che solo i russi mentono. MacLeod: “Data l’influenza mondiale di Facebook, si tratta di un problema di sicurezza nazionale per ogni Paese del mondo. E non è solo Facebook. L’operazione è talmente enorme che è difficile dire dove termina Silicon Valley e dove comincia la sicurezza nazionale Usa. Con agenti Cia a smistare il traffico sulle piattaforme principali, è come se la Cia, un’organizzazione responsabile di alcuni dei peggiori crimini dell’era moderna, decidesse cosa possiamo vedere o no online. Tutto senza controllo pubblico”. Il vantaggio pratico è enorme: il governo Usa controlla il flusso informativo online senza bisogno di dire alle piattaforme quale politica implementare. MacLeod aveva scoperto il retroscena spulciando i profili LinkedIn: dopo i suoi articoli, molti profili di ex-agenti sono stati modificati in modo da rendere impossibile rifare la ricerca digitando “Cia”, “Fbi”, “Nsa” e “Dipartimento della Difesa”, come aveva fatto lui (qui gli screenshot pubblicati da MacLeod: bit.ly/40WJELC). Chi fa il fact-checking ai fact-checker? MacLeod: “Piccoli media indipendenti come MintPress (www.mintpressnews.com), che viene costantemente ostacolato: bloccato da Facebook, dove aveva 400 mila follower, soppresso dall’algoritmo di Google e rimosso da servizi di transazione finanziaria come PayPal”. Fra il 2017 e il 2021, Facebook ha scoperto sulla sua piattaforma campagne di disinformazione in Russia, Iran, Myanmar e Ucraina. MacLeod: “Negli Stati Uniti ha debunkato le bufale di teorici della cospirazione e di suprematisti: non quelle del governo. Nonostante adesso si sappia che il Pentagono impiega un esercito clandestino di 60 mila persone per influenzare l’opinione pubblica online usando falsi profili”. Ne scrisse l’anno scorso Newsweek dopo due anni di indagini (bit.ly/3Gchowk): un ufficiale che supervisionava le operazioni, ora in pensione, parlò di “programmi speciali di accesso” che schermano dai controlli, sicché nessuno sa quanto siano estese quelle attività. E aggiunse di temere che “il desiderio di essere invisibili al nemico oscuri ciò che gli Stati Uniti stanno facendo nel mondo e renda anche più difficile portare a termine i conflitti”. (4. Continua)
 
 
I “fact-checker” della Cia e l’infiltrazione nei media dei paesi di tutto il mondo

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 5 aprile 2023
 
Riassunto delle puntate precedenti: ex-agenti Cia, Fbi e Nsa sono stati assunti da Facebook, Twitter, Google, TikTok e Reddit per pilotare il fact-checking e selezionare i feed di notizie mostrati agli utenti. Inoltre, le agenzie di fact-checking di Facebook (anche quella italiana, Open) sono tutte “certificate” dall’Ifcn, ovvero dal Poynter Institute, entrambi finanziati dal Ned, ovvero dalla Cia: quando un loro fact-checker bolla un contenuto come falso, le piattaforme Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) ne riducono la visibilità; ma i fact-checkers Cia non segnalano la propria attività, né le fake news del governo Usa (il Pentagono impiega migliaia di persone per influenzare l’opinione pubblica online usando falsi profili. Ne scrisse il Guardian: bit.ly/40JM6FC). I social danno alla propaganda Usa un impatto enorme (a Facebook, per esempio, attinge notizie il 30% della popolazione mondiale), e la manipolazione dei fact-checkers Cia minaccia la sicurezza e la sovranità nazionale degli altri Paesi, specie quelli che non si conformano all’agenda di Washington. I piccoli media indipendenti come MintPress, che debunkano i fact-checkers Cia, vengono boicottati dalle piattaforme. Quanto alla stampa, MacLeod aggiunge: “45 anni fa, un’inchiesta di Carl Bernstein svelò che la Cia aveva centinaia di agenti sotto copertura nelle redazioni dei maggiori quotidiani nazionali, incluso il New York Times. La cosa fece scalpore, ma i tempi sono cambiati: non c’è stata nessuna reazione quando l’agenzia di stampa Reuters, nel 2015, assunse Dawn Scalici, che era alla Cia da 33 anni, per ‘migliorare l’abilità della Reuters di andare incontro alle esigenze del governo Usa’”. Come funziona il sistema degli influencer occulti pro-Washington? Basta vedere in che modo gli Usa hanno infiltrato i media in Sudafrica (bit.ly/431rMkf). All’epoca dell’apartheid, gli Usa finanziavano i media sudafricani per contrastare “la forte propaganda marxista”. Quei fondi venivano dal Ned. Gli Usa appoggiavano il regime dell’apartheid, nonostante le sue atrocità, ritenendolo un baluardo contro l’influenza del socialismo sovietico nel continente: temevano, per esempio, le lotte per l’indipendenza in Angola e in Namibia. Oggi il sostegno ai media africani continua in funzione anti-Cina: del network fanno parte il quotidiano Mail & Guardian, che si definisce “il principale giornale indipendente del continente”; il suo settimanale pan-africano su WhatsApp, The Continent; e il “Centro per il Giornalismo Investigativo amaBhungane”, fondato da Sam Sole and Stefaans Brümmer, giornalisti di Mail & Guardian. Il Ned, creato da Reagan come facciata per la Cia, finanziava i mujaheddin in Afhganistan, i gruppi filo-Contras in Nicaragua, Solidarnosc in Polonia e i gruppi anti-marxisti a Grenada; oggi il suo impegno è globale, e sostenuto anche da fondazioni private. Nel 2021 Joe Biden ha lanciato il Fondo Internazionale per i Media di Interesse Pubblico (IFPIM), che finanzia media in Paesi economicamente vulnerabili. Nell’IFPIM sono partner il Ned e la fondazione Luminate di Pierre Omidyar, fondatore di eBay e finanziatore dellawebzine The Intercept. A capo dei programmi dell’IFPIM c’è Khadija Patel, già capo-redattrice di Mail & Guardian. Un altro sostegno Usa ai media “indipendenti” viene dal Centro di Assistenza per i Media Internazionali (CIMA), dove sono partner il Ned e George Soros, che è anche il proprietario del Mail & Guardian. A loro volta, nel 2017 Soros e Omidyar hanno fondato il Programma di Innovazione dei Media Sudafricani (SAMIP); fra l’altro, finanziano amaBhungane, che si dichiara “strenuamente indipendente”. AmaBhungane ha creato IJ Hub, un network di giornalisti investigativi che ha membri in Lesotho, Namibia, Malawi, Eswatini, Botswana, Zambia e Sudafrica. Suo partner nell’impresa: il Media Institute of Southern Africa (MISA), un’organizzazione finanziata dal Ned. (5. Continua)
 
 
Disinformazione: le porte girevoli fra 007, social, Nato e le industrie di armi. 

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano 6 APRILE 2023. 
 
Riassunto delle puntate precedenti: ex-agenti Cia, Fbi e Nsa sono stati assunti da Facebook, Twitter, Google, TikTok e Reddit per pilotare il fact-checking e favorire l’agenda di Washington. Inoltre, le agenzie di fact-checking di Facebook (anche quella italiana, Open) sono tutte “certificate” dall’Ifcn, ovvero dal Poynter Institute, entrambi finanziati dal Ned, ovvero dalla Cia. I fact-checker Cia non segnalano la propria attività, né le fake news del governo Usa; le loro manipolazioni, oltre a minacciare la sicurezza e la sovranità nazionale degli altri Paesi, ostacolano la risoluzione dei conflitti. La Cia, con propri agenti e con il Ned, cerca di controllare anche la stampa e le agenzie giornalistiche, di concerto con fondazioni come la Luminate di Pierre Olmidyar e la Open Society di George Soros. Una costante è l’excusatio non petita: ogni organo di informazione e di fact-checking sostenuto in qualche modo dal Ned si professa “indipendente”. Un’altra costante sono le porte girevoli fra agenzie di spionaggio, piattaforme social, media finanziati dal Ned, ambasciate Usa, think tank filo-Nato, industrie della Difesa, fondazioni filo-Usa, e governi occidentali. Il sistema funziona che è una meraviglia: peccato che pochi lo conoscano. Le piattaforme web, che dunque non sono imparziali (non arruolano whistleblower o dissidenti, per dire), affidano a personale che viene dalle agenzie di sicurezza Usa anche le assunzioni. John Papp, dopo 12 anni alla Cia e 4 alla Dia (Defense Intelligence Agency), ha lavorato come reclutatore presso grosse aziende del ramo Difesa (Booz Allen Hamilton, Raytheon, Northrop Grumman, Ibm, Lockheed Martin). Oggi fa il reclutatore a Meta. Altri esempi emblematici: Dawn Burton passò dalla Lockheed Martin (direttrice a Washington) all’Fbi (consigliere del direttore sull’innovazione) e infine a Twitter (direttrice strategia e operazioni). Jim Baker: 17 anni al Dipartimento di Giustizia, poi 4 anni all’Fbi, un anno alla Cnn, un anno all’R Institute (un think tank conservatore), infine a Twitter (vice-presidente). Jeff Carlton, ora a Twitter per promuovere “conversazioni pubbliche sane”, era un marine che s’occupava di intelligence nel Pacifico, poi fu contemporaneamente alla Cia e all’Fbi (scriveva rapporti segreti per il presidente Obama). Bryan Weisbard, ora direttore a Meta, nonché consigliere di World Affairs (un’organizzazione Usa che si occupa di politica globale: sulla guerra in Ucraina la pensa come l’amministrazione Biden), era alla Cia, poi ha fatto il diplomatico (a conferma di come le due attività siano contigue), quindi è passato a Twitter e a Google. Mike Bradow ha lavorato per 10 anni in Usaid (finanziata dal governo Usa, è un’organizzazione implicata in tentativi di cambi di regime, per esempio in Venezuela, Cuba e Nicaragua) e per quasi 3 anni alla Freedom House (altra organizzazione governativa): oggi si occupa di disinformazione a Meta. Greg Andersen, dopo Twitter, adesso è a TikTok, ma cominciò alla Nato, dove si occupava di “operazioni psicologiche”. Kanishk Karan e Daniel Weimert, che a Twitter sono fra quelli che decidono se un’informazione è legittima o no, vengono invece dall’Atlatic Council, il think tank Nato che bolla come “cavalli di Troia del Cremlino” tutti i partiti antagonisti europei. Nel 2020, Twitter annunciò la cancellazione di account segnalati dall’Fbi: creati in Iran, trollavano sulle Presidenziali Usa. MacLeod: “Invece, quando ci furono proteste a Teheran contro il regime, Twitter ritardò la pulizia di routine perché i dimostranti, che gli Usa non volevano ostacolare, usavano Twitter per comunicare”. (6. Continua)
 
 
I paesi bollati da Twitter son tutti nemici degli usa. E qual è il ruolo dell’Aspi. 

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano 7 APRILE 2023. 

Riassunto delle puntate precedenti: Facebook, Twitter, Google, TikTok e Reddit pullulano di ex-agenti Cia, Fbi e Nsa che pilotano il fact-checking favorendo l’agenda di Washington. Inoltre, le agenzie di fact-checking di Facebook (anche quella italiana, Open) sono tutte “certificate” dall’Ifcn, ovvero dal Poynter Institute, entrambi finanziati dal Ned, ovvero dalla Cia. Un risultato è che il fact-checking certificato non segnala mai la disinformazione online del governo Usa. Cia e Ned cercano di controllare anche la stampa e le agenzie giornalistiche, aiutate da fondazioni come la Luminate di Pierre Olmidyar e la Open Society di George Soros. Le porte girevoli fra agenzie di spionaggio, piattaforme social, media finanziati dal Ned, ambasciate Usa, think tank filo-Nato, industrie della Difesa, fondazioni filo-Usa, e governi occidentali sono la norma. La manipolazione del discorso pubblico tramite megafoni della politica di Washington mina la democrazia (l’informazione dovrebbe svolgere una funzione critica, non complice) e non aiuta a risolvere i conflitti globali. Considerereste neutrale una piattaforma russa dove la moderazione dei contenuti fosse gestita da ex agenti Kgb? Ora prendiamo Twitter. Quali Paesi ha bollato come impegnati in campagne di disinformazione? Russia, Iran, Cina, Arabia Saudita, Venezuela, Egitto. Poi Cuba, Serbia, Bangladesh, Emirati Arabi Uniti, Ecuador, Ghana, Nigeria, Honduras, Indonesia, Turchia, Thailandia, Armenia, Spagna, Tanzania, Messico e Uganda. MacLeod: “Non si può non notare che sono quasi tutti nemici degli Usa. E che non ci sono gli Usa”. Twitter aggiunge ai tweet di giornalisti e di account russi, cinesi, iraniani e cubani dei disclaimer che mettono in guardia gli utenti, spiegando che quegli Stati controllano l’informazione. MacLeod: “Twitter non spiega come decide che certi giornalisti abbiano indipendenza editoriale e altri no. Di fatto, amplifica solo idee e narrazioni dei media occidentali”. Nel 2020, Twitter ha bandito 170.000 account perché stavano diffondendo “narrazioni geopolitiche favorevoli al Partito comunista cinese”. MacLeod: “Notare che Twitter non ha affermato che questi account fossero controllati dal governo. La semplice condivisione di quelle opinioni era motivo sufficiente per la cancellazione”. Dietro quella decisione di Twitter c’era l’Australian Strategic Policy Institute (Aspi), un think tank finanziato da vari governi (Australia, Giappone, Usa, Uk, Canada, Israele), dal Pentagono, da grosse aziende del ramo Difesa, da Microsoft e da Google. MacLeod: “L’Aspi diffonde propaganda anti-cinese ed è favorevole a un aumento delle tensioni con la Cina”. Twitter ha anche cancellato dozzine di account per una nuova violazione: “Minare la fiducia nell’alleanza Nato”. MacLeod: “La decisione era legata alla partnership con lo Stanford Internet Observatory, un think tank pieno di ex spie e funzionari statali Usa, guidato da un membro del ‘Collective Cybersecurity Center of Excellence’ della Nato”. Facebook invece ha una partnership col “Digital Forensics Research Lab” dell’Atlantic Council, il famigerato think tank Nato (Ncdc, 1 aprile) che, contribuendo a decidere quali contenuti promuovere o sopprimere, ha un’influenza significativa sui feed di notizie di 2,9 miliardi di utenti. In tutto il mondo, voci contro la guerra e contro l’establishment subiscono massicci cali di traffico su Facebook, che definisce il Forensic Lab i suoi “occhi e orecchie”, e ha assunto Ben Nimmo, ex Atlantic Council, come suo capo dell’intelligence. Dopodiché Nimmo tentò di influenzare le elezioni in Nicaragua: per favorire il candidato di estrema destra filo-Usa, cancellò da Facebook centinaia di voci di sinistra la settimana delle elezioni, sostenendo che fossero bot. MacLeod: “Quando quelle persone twittarono messaggi video per dimostrare che non erano bot, anche Twitter cancellò quegli account”. (7. Continua)
 
 
Il conflitto in Ucraina e le trenta star di TikTok volute alla casa bianca
 
di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano 8 APRILE 2023. 
 
Riassunto delle puntate precedenti: Facebook, Twitter, Google, TikTok e Reddit pullulano di ex-agenti Cia, Fbi e Nsa che pilotano il fact-checking favorendo l’agenda di Washington. Inoltre, le agenzie di fact-checking di Facebook (anche quella italiana, Open) sono tutte “certificate” dall’Ifcn, ovvero dal Poynter Institute, entrambi finanziati dal Ned, ovvero dalla Cia. Un risultato è che il fact-checking certificato non segnala mai la disinformazione online del governo Usa. Cia e Ned cercano di controllare anche la stampa e le agenzie giornalistiche, aiutate da fondazioni come la Luminate di Pierre Olmidyar e la Open Society di George Soros. Le porte girevoli fra agenzie di spionaggio, piattaforme social, media finanziati dal Ned, ambasciate Usa, think tank filo-Nato, industrie della Difesa, fondazioni filo-Usa, e governi occidentali sono la norma. La manipolazione del discorso pubblico tramite megafoni della politica di Washington mina la democrazia (l’informazione dovrebbe svolgere una funzione critica, non complice) e non aiuta a risolvere i conflitti globali. Un anno fa, con l’invasione russa dell’Ucraina, 70 milioni di americani presero a informarsi in tempo reale da TikTok. La Casa Bianca riunì via Zoom 30 star di TikTok e li istruì sulla guerra in corso (wapo.st/3GkCMzD). Rob Flaherty, direttore della strategia digitale del presidente Biden, disse: “Vogliamo assicurarci che abbiate le informazioni più recenti da una fonte autorevole”. L’incontro era coordinato da due addetti stampa della Casa Bianca, Matt Miller e Jen Psaki. Fra gli influencer c’era Aaron Parnas, 22 anni, 800.000 spettatori su TikTok: americano di origini ucraine (suo padre è Lev Parnas, l’uomo d’affari coinvolto nello scandalo Trump-Ucraina, una cospirazione per danneggiare Joe Biden; ora è in carcere per donazioni illegali alla campagna 2020 di Trump), dal primo giorno dell’invasione caricava su TikTok un nuovo video sulla guerra ogni 45 minuti. Fonti: suoi parenti ucraini, giornalisti ucraini, tv ucraina. L’influencer Kahlil Green (21 anni, 584.000 followers), convocato all’incontro su Zoom, espresse i suoi dubbi sull’iniziativa del governo: perché tutta quella attenzione alla crisi russo-ucraina e non anche ad altre invasioni dove sono coinvolti gli Usa? E dunque perché gli americani avrebbero dovuto sostenere gli aiuti Usa all’Ucraina, se il governo non ha la stessa attenzione per altre situazioni analoghe? Gli risposero che l’attenzione maggiore alla guerra in Ucraina era dovuta al fatto che poteva avere conseguenze globali paragonabili alla Seconda guerra mondiale; che una disparità di attenzione esisteva, per cui incoraggiavano gli influencer a rivolgere la loro attenzione anche ad altre situazioni simili nel mondo, specie quando i media mainstream non lo fanno; che una minor copertura mediatica non significa che gli Usa non diano aiuti economici, umanitari e militari ad altre popolazioni nel mondo; e si augurarono che quella crisi risvegliasse le coscienze negli Usa, e che un giorno si possa essere orgogliosi di come gli Usa l’hanno affrontata. Greene commentò: “Hanno incolpato i media della disattenzione dell’amministrazione a certe questioni, quando è il governo stesso a decidere la narrazione. Inoltre parlano di aiuti, ma nessun accenno a cosa gli Usa dovrebbero fare per fermare le invasioni e in generale le cattive azioni in cui sono coinvolti” (bit.ly/3KfjAEN). TikTok s’allineò alla politica del governo Usa eliminando più di 320.000 account russi e rimuovendo almeno 41.000 video che parlavano della guerra. Inoltre, appose disclaimer con la scritta “Media controllati dallo Stato russo” su 49 account collegati al governo russo; ma, come le altre piattaforme maggiori, non fa lo stesso con le tv governative occidentali, per esempio Bbc, Rté, Cbc e Rai. (8. Continua)
 
 
L’America sta distorcendo il discorso pubblico col finto “fact-checking”
 
di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano 11 APRILE 2023. 
 
Riassunto delle puntate precedenti: Facebook, Twitter, Google, TikTok e Reddit pullulano di ex-agenti Cia, Fbi e Nsa che pilotano il fact-checking favorendo l’agenda di Washington. “Quest’anatra all’arancia non è molto buona”. “Impossibile. Il libro di cucina dice che è buonissima”. Inoltre, le agenzie di fact-checking di Facebook (anche quella italiana, Open) sono tutte “certificate” dall’Ifcn, ovvero dal Poynter Institute, entrambi finanziati dal Ned, ovvero dalla Cia. Un risultato è che il fact-checking certificato non segnala mai la disinformazione online del governo Usa. Le porte girevoli fra agenzie di spionaggio, piattaforme social, media finanziati dal Ned, ambasciate Usa, think tank filo-Nato, industrie della Difesa, fondazioni filo-Usa, e governi occidentali sono la norma. La manipolazione del discorso pubblico tramite megafoni della politica di Washington mina la democrazia (l’informazione dovrebbe svolgere una funzione critica, non complice) e non aiuta a risolvere i conflitti globali. C’è chi s’è sorpreso per il leak di tre giorni fa: “Gli Usa spiano pure gli alleati!”. Ma questo si sa dai tempi di Echelon, il sistema di intercettazioni con cui i 5 Occhi (Usa, Uk, Australia, Canada e Nuova Zelanda) fanno spionaggio globale. Ne parlò Snowden, e sappiamo il seguito. Dopo Facebook e Twitter, dicevamo della cinese TikTok. Per gli Usa minacciava la sicurezza nazionale, e Trump ordinò di chiuderla entro 45 giorni se non fosse stata venduta a un’azienda americana. La società madre, ByteDance, raggiunse un accordo per vendere TikTok a Oracle e Walmart, ma l’amministrazione Biden fermò tutto. Nel frattempo, TikTok veniva invasa da uno stuolo di agenti segreti e funzionari di Stato Usa, dando al governo una notevole influenza sui contenuti e sulla direzione dell’app, che ha più di un miliardo di utenti. Fra i nuovi assunti c’è Alexander Corbeil, capo della gestione contenuti di TikTok Canada: è allo stesso tempo vicepresidente della Nato Association of Canada, finanziata dalla Nato e diretta dall’ex ministro della Difesa canadese David Collenette. Corbeil era alla SecDev Foundation, un think tank finanziato dal dipartimento di Stato Usa. Altri dirigenti TikTok di provenienza Nato: Ayse Koçak, esperto di Medio Oriente come Corbeil; Foard Copeland: ex Nato, ex dipartimento della Difesa Usa, ed ex Dai (Development Alternatives Inc.), un’azienda sospettata di essere una facciata per la Cia (nel 2009 un agente Dai, Alan Gross, fu arrestato a Cuba per spionaggio e condannato a 15 anni); Greg Andersen: alla Nato s’occupava di “operazioni psicologiche” e “soldier-system lethality” (cancellò questo precedente da LinkedIn, ma MintPress ha conservato lo screenshot originario: bit.ly/3ZX4xoK). MacLeod: “I nuovi manager di TikTok non vengono solo dalla Nato. Beau Patteson viene dalla Cia: è analista a TikTok e allo stesso tempo agente d’intelligence per l’esercito Usa. Chris Roberts invece era al National Democratic Institute (Dni), una facciata Cia fondata da Reagan per ‘promuovere la democrazia’ in giro per il mondo. Roberts ammise: ‘Promuoviamo la democrazia in Paesi che potrebbero non volere il tuo aiuto’”. Poi Roberts divenne direttore delle politiche tecnologiche all’Albright Stonebridge Group (Asg), un’azienda di consulenza strategica fondata dall’ex segretario di Stato Madeleine Albright, quella che nel 1996 giustificò il mezzo milione di bambini iracheni morti a causa delle sanzioni Onu dicendo che “ne era valsa la pena” (bit.ly/3U9rJz5), e che impedì ai caschi blu Nato di fermare il genocidio in Ruanda: un milione di morti (Durante la pandemia di Covid-19, l’Asg aiutò la Pfizer a non condividere i suoi brevetti vaccinali salvavita; nell’amministrazione Biden, dieci posti-chiave sono gestiti da personale ex Asg). A TikTok, il team di Roberts combatte contro “disinformazione, manipolazione dei media e attività segrete di influenza”. Altrui. (9. Continua)
 
 
I finanziamenti della Cia, la sicurezza made in Bush e l’etichetta di Twitter

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano 12 APRILE 2023. 
 
Riassunto delle puntate precedenti: Facebook, Twitter, Google, TikTok e Reddit pullulano di ex-agenti Cia, Fbi e Nsa che pilotano il fact-checking favorendo l’agenda di Washington. MacLeod: “Le accuse a TikTok di minacciare la sicurezza nazionale sono rientrate quando TikTok ha iniziato ad assumere agenti segreti e funzionari di Stato Usa in posizioni apicali”. Lo stesso accadde quando Zuckerberg fu convocato al Senato per rispondere sul caso Cambridge Analytica e sulla diffusione di disinformazione russa. Poche settimane dopo, Facebook annunciava la nuova partnership con l’Atlantic Council, un think tank Nato nel cui consiglio di amministrazione figurano sette ex direttori Cia, vari generali Usa, e Kissinger. Alcuni membri dell’Atlantic Council, fra cui gli ex direttori CIA Michael Morell e Leon Panetta, hanno sottolineato in una lettera (bit.ly/3KriG8c) che smantellare i giganti della Silicon Valley “ostacolerebbe la capacità delle piattaforme tecnologiche statunitensi di respingere il Cremlino”, e che “gli Stati Uniti dovranno fare affidamento sul potere del proprio settore tecnologico per garantire che la narrazione degli eventi” a livello globale sia modellata dagli Usa e “non da avversari stranieri”, concludendo che Google, Facebook, Twitter sono “sempre più parte integrante degli sforzi diplomatici e di sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Dicevamo inoltre che le agenzie di fact-checking di Facebook (anche quella italiana, Open) sono tutte “certificate” dall’Ifcn, ovvero dal Poynter Institute, entrambi finanziati dal Ned, ovvero dalla Cia. Un risultato è che il fact-checking certificato non segnala mai la disinformazione online del governo Usa. Un altro risultato è che il New York Timesconclude un articolo sul recente leak di documenti top secret del Pentagono (nyti.ms/3UpphEw) con le opinioni di Kyle Walter, capo dell’agenzia di fact-checking “Logically”, sulle tattiche russe di disinformazione. E adesso indovinate da chi è certificata “Logically” (bit.ly/40PHOwh). Il Nyt accenna anche all’analisi fatta da Aric Toler dell’agenzia olandese di fact-checking Bellingcat. Toler (bit.ly/3zPazgM) studiò russo in Russia grazie a una borsa di studio del Dipartimento di Stato Usa, la Critical Languages Scholarship, che fa parte della National Security Language Iniziative introdotta nel 2006 da George Bush per rafforzare la sicurezza nazionale. La Nsli è coordinata dai Dipartimenti di Stato, dell’Educazione, della Difesa, e dal direttore della National Intelligence, cui fanno riferimento tutte le agenzie spionistiche Usa e il contrasto ai whistlebowler. Bellingcat fa parte del Global Investigative Journalism Network, finanziato fra gli altri dalle fondazioni di Soros e Olmydiar, che finanziano pure l’Ifcn/Poynter Institute. Per una curiosa coincidenza, sabato scorso scrivevo che TikTok apponedisclaimer con la scritta “media controllati dallo Stato russo” agli account collegati al governo russo, “ma, come le altre piattaforme maggiori, non fa lo stesso con le tv governative occidentali, per esempio Bbc, Rté, Cbc e Rai”; ed ecco che, due giorni dopo, Twitter aggiunge all’account @Bbc la scritta “media finanziato dal governo”. Cliccando su questa etichetta compare una pagina di Twitter che definisce “media affiliati allo Stato” quelli in cui il governo “esercita il controllo sui contenuti editoriali attraverso risorse finanziarie, pressioni politiche dirette o indirette e/o controllo sulla produzione e distribuzione”. La Bbc ha protestato, sostenendo di essere “finanziata dal pubblico attraverso il canone” e “da sempre indipendente”. In una email alla BBC, Musk ha replicato: “Penso che le organizzazioni dei media dovrebbero essere consapevoli di sé e non affermare falsamente la completa assenza di parzialità.” Nessuna tv governativa è indipendente. Anche la Rai è finanziata dal canone: è forse indipendente dal governo? Chiediamolo a Vespa. (10. Fine)
 
 
=== 3: Come la Cia ha creato Google ===
 
 

Google, Highlands Forum e la Cia manipolano l’informazione globale

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 18 aprile 2023
Come la Cia ha creato Google. Il successo imprenditoriale di Google, e la sua onnipresenza, risultano meno sorprendenti alla luce di quanto scoperto qualche anno fa dal giornalista investigativo Nafeez Ahmed: “Google è una cortina fumogena dietro la quale si annida il complesso militare-industriale statunitense” (bit.ly/41cGCDb). È una lunga storia. Nel 1994 il Pentagono istituì l’Highlands Forum (bit.ly/3AmY6Bn), un network che fa da ponte fra governo Usa e grandi appaltatori della Difesa come Booz Allen Hamilton e Science Applications International Corporation (Saic). Quelle industrie, indicate talvolta come “intelligence ombra” a causa delle porte girevoli tra loro e l’amministrazione Usa, influenzano e traggono profitto dalla politica bellica statunitense. Secondo la rivista New Scientist, l’Highlands Forum è un conciliabolo di élite (funzionari di Stato, militari, industriali, scienziati) “come Davos, Ditchley e Aspen”, anche se “molto meno noto”. Ahmed: “Nonostante sia sponsorizzato dal Pentagono, non c’è alcuna pagina ufficiale sul Forum nel sito web del Dipartimento della Difesa (DoD). Fonti militari e di intelligence Usa non ne avevano mai sentito parlare, e nemmeno i giornalisti che scrivono di sicurezza nazionale. Ero sconcertato”. John Clippinger, uno scienziato del Mit, partecipò a un incontro dell’Highlands Forum, “una riunione solo su invito finanziata dal DoD e presieduta dal funzionario del Pentagono che supervisiona le operazioni delle agenzie spionistiche maggiori, come la Nsa e la Dia”. Il sito web principale del Forum descrive le Highlands come “una rete interdisciplinare informale sponsorizzata dal governo”, incentrata su “informazione, scienza e tecnologia”. Ma Highlands ha anche un altro sito web, dove si descrive come una società con “vasta esperienza nell’assistere corporation, organizzazioni e leader di governo”. Fra i servizi offerti, “pianificazione strategica” e “creazione di scenari per l’espansione dei mercati globali”. Il sito web afferma che “The Highlands Group Inc.” organizza forum su questi temi; e rivela anche che Highlands è partner di uno dei maggiori appaltatori della Difesa Usa, la Saic. Il presidente fondatore dell’Highlands Forum è Dick O’Neill, un ex capitano di Marina che lavorava al DoD presso l’ufficio del segretario alla Difesa. Clippinger scrisse anche di un individuo venerato dai partecipanti al Forum: Andrew Marshall, uno dei funzionari più influenti del DoD. Dal 1973, Marshall è a capo di una delle agenzie più potenti del Pentagono, l’Office of Net Assessment (Ona), il think tank interno del segretario alla Difesa degli Usa. Fra i protetti di Marshall figuravano il vicepresidente Cheney, il segretario alla Difesa Rumsfeld e il vicesegretario Wolfowitz: i falchi neo-con di Bush. Nel 2001, O’Neill affermò che Marshall era co-presidente di Highlands Forum insieme con lui e con Anthony Tether, direttore della Defense Advanced Research and Projects Agency (Darpa) nonché ex vicepresidente della Saic. Agli esordi, O‘Neill dichiarava: “Nei nostri incontri includeremo persone di Booz, Saic, Rand e altri. Sono in grado di influenzare le politiche del governo con vero lavoro accademico. Produciamo idee, interazione e reti affinché queste persone possano prenderle e usarle quando ne hanno bisogno”. Clippinger: “Ciò che accade nelle riunioni dell’Highlands Forum potrebbe nel tempo avere un impatto enorme in tutto il mondo”. Il Forum ha avuto un ruolo strumentale nell’incubare l’idea della sorveglianza di massa come meccanismo per dominare l’informazione su scala globale. (1. Continua)
 
 
La strategia Usa del XXI secolo è la “guerra incentrata sulla Rete”
 
di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 19 aprile 2023
 
Come la Cia ha creato Google. Riassunto della puntata precedente: Google è una cortina fumogena dietro la quale si annida il complesso militare-industriale statunitense. Tutto comincia nel 1994, quando il Pentagono istituisce l’Highlands Forum (bit.ly/3AmY6Bn), un conciliabolo elitario che fa da ponte fra governo Usa e industrie della Difesa (l’intelligence ombra che influenza e trae profitto dalla politica bellica statunitense). Il Forum ha avuto un ruolo strumentale nell’incubare l’idea della sorveglianza di massa come meccanismo per dominare l’informazione su scala globale. Il fondatore del Forum è Dick O’Neill, un funzionario del Dipartimento della Difesa (DoD). Nel 1989 era un criptologo della Us Navy: in un articolo per lo Us Naval War College intitolato Toward a methodology for perception management(“Verso una metodologia per la gestione della percezione”, bit.ly/41Gbw73) delineò per la prima volta una strategia per la “gestione della percezione” come parte della guerra dell’informazione (Information Warfare, Iw). O’Neill identificava tre categorie di bersagli per l’Iw: avversari, affinché credano di essere vulnerabili; potenziali partner, “affinché percepiscano la causa della guerra come giusta”; e infine popolazioni civili e leader politici “affinché percepiscano che il costo vale lo sforzo”. Il lavoro di O’Neill arrivò ai vertici del DoD. Nel libro Future Wars, John Alexander, ufficiale dello Us Army’s Intelligence and Security Command (Inscom), afferma: “Riconobbero che O’Neill aveva ragione”. Nel 1994, O’Neill fondava l’Highlands Forum, un progetto ufficiale del Pentagono approvato da William Perry, segretario alla Difesa dell’Amministrazione Clinton (nel 2003, Perry entrerà nel consiglio di amministrazione della Saic, uno dei maggiori appaltatori della Difesa Usa e partner di Highlands). Secondo O’Neill, il Forum è il “laboratorio di idee” del Pentagono. Il periodico Government Executive (bit.ly/40cldsN) descrive il Forum come “uno dei club intellettuali più esclusivi del mondo” e ne elenca le regole: 1) non ci sono membri, solo partecipanti (dirigenti del Pentagono civili e militari, premi Nobel e Pulitzer, storici, fisici, microbiologi, scrittori di fantascienza, specialisti della sicurezza e dell’intelligence, giornalisti); 2) 25-30 partecipanti a incontro; 3) il Forum è ufficioso (off the record): i partecipanti possono prendere idee, ma non possono attribuire commenti ad altri partecipanti se scrivono rapporti o articoli sull’evento (questo incoraggia la discussione libera: militari, intellettuali e dirigenti del DoD non devono preoccuparsi che il loro pensiero venga citato fuori contesto); 4) il Forum è a tema: riguarda ogni volta una questione su cui il Pentagono sta lavorando, per esempio la gestione del rischio, i sistemi di sorveglianza, le nanotecnologie. Linton Wells, funzionario del Pentagono, sovrintende al Forum: “È un generatore di idee per personale governativo che le può mettere in pratica. Ho scoperto che vengo a sapere con due o tre anni di anticipo cosa pensano molte persone interessanti. Persone che hanno un’idea e dicono: ‘Ora come posso fare in modo che accada?’ Alcune idee vengono tradotte in atti. Tutte? No. Sono tutte buone? No. Alcune sono meravigliose? Assolutamente”. Nel primo incontro, scrive Government Executive, esperti militari e di tecnologia dell’informazione (It) esaminarono “l’impatto dell’It e della globalizzazione sugli Stati Uniti e sulla guerra. In che modo Internet e altre tecnologie emergenti cambieranno il mondo?”. L’incontro suggerì ai “migliori pensatori militari della nazione” l’idea di una “guerra incentrata sulla Rete, uno dei principi guida della strategia difensiva Usa del 21° secolo”. (2. Continua)
 
 
Brin e Page crearono Google “trafficando” con l’intelligence Usa
 
di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 20 aprile 2023
 
Come la Cia ha creato Google. Riassunto della puntata precedente: Google è una cortina fumogena dietro la quale si annida il complesso militare-industriale statunitense. Tutto comincia nel 1994, quando il Pentagono istituisce l’Highlands Forum (bit.ly/3AmY6Bn), un conciliabolo elitario che fa da ponte fra governo Usa e industrie della Difesa (l’intelligence ombra che influenza e trae profitto dalla politica bellica statunitense). Il fondatore è Dick O’Neill, un funzionario del Dipartimento della Difesa (DoD). Il Rapporto annuale al Presidente e al Congresso del Pentagono (1997, bit.ly/3mIsov3), nel paragrafo intitolato Operazioni di informazione (IO), annuncia ufficialmente la “creazione dell’Highlands Group, formato da figure chiave del DoD e dell’industria, e da esperti accademici di IO” allo scopo di “coordinare l’IO tra le agenzie federali e la comunità civile”. L’anno dopo, il rapporto scrive che il DoD sponsorizza “l’Highlands Forum, che riunisce governi, industria e accademici di vari settori”. Il “Gruppo” delle Highlands era diventato un “Forum” per evitare di sottoporre le riunioni alle restrizioni burocratiche del Federal Advisory Committee Act (Faca), che secondo O’Neill e altri “avrebbero tarpato il libero flusso di idee e le discussioni senza-esclusione-di-colpi che cercavano” (bit.ly/40cldsN). Il Faca richiede che i funzionari del governo Usa non possano tenere consultazioni a porte chiuse sull’agenda politica con persone non del governo: riunioni del genere devono essere pubbliche e annunciate tramite il Federal Register. Su consiglio di un avvocato del Pentagono, O’Neill ribattezzò il gruppo Highlands Forum e passò al settore privato per gestirlo come consulente del Pentagono. In questo modo, il Pentagono aggirò il Faca ed evitò il controllo pubblico sugli incontri del Forum. Grazie al Forum, il Pentagono cementa relazioni durature col potere industriale e identifica esperti che può utilizzare per mettere a punto strategie di IW in assoluta segretezza. Fra i partecipanti, nel corso degli anni: dirigenti di Saic, Booz Allen Hamilton, Rand, Cisco, Human Genome Sciences, Google, Microsoft, eBay, PayPal, Ibm, At&t, Bbc, Disney, General Electric e Enron; parlamentari Usa bipartisan; e persone chiave delle campagne presidenziali. Non mancano i giornalisti: Thomas Friedman e John Markoff (New York Times); David Ignatius (International Herald TribuneWashington Post), Steven Levy (NewsweekWiredMedium); Lawrence Wright (New Yorker); Noah Shachtmann (Daily Beast); Rebecca McKinnon (Global Voices Online); Arnaud de Borchgrave (United Press International) e Nik Gowing (Bbc). Essendo promosso dal DoD, il Forum ha accesso diretto ai capi dei servizi segreti Usa e alle agenzie di ricerca del DoD (Darpa e Ona, i cui direttori co-dirigono l’Highlands con O’Neill): il Forum è parte della task force del Pentagono. Nel 1994 (lo stesso anno in cui fu fondato l’Highlands Forum)  due giovani dottorandi della Stanford University, Sergey Brin e Larry Page, crearono la prima applicazione automatizzata di web crawling e page ranking: diventò Google. Il lavoro di Brin e Page era stato finanziato dalla Digital Library Initiative (Dli), un programma promosso da National Science Foundation, Nasa e Darpa. Durante lo sviluppo del motore di ricerca, Brin riferì regolarmente e direttamente a due persone che non erano docenti di Stanford: Bhavani Thuraisingham e Rick Steinheiser, entrambi coinvolti in un programma di ricerca dell’intelligence Usa sulla sicurezza delle informazioni e il data mining. La dottoressa Thuraisingham negli anni 90 lavorava per la Mitre Corp., uno dei principali appaltatori della difesa degli Stati Uniti, dove gestiva il Massive Digital Data Systems, un progetto di ricerca innovativa sulle tecnologie dell’informazione sponsorizzato dalla Nsa e dalla Cia (bit.ly/43Lah8j). (3. Continua)
 
 
Usa, così l’intelligence finanziò e supervisionò la creazione di Google
 
di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 21 aprile 2023
 
Come la Cia ha creato Google. Riassunto delle puntate precedenti: il giornalista investigativo Nafeez Ahmed ha scoperto che dietro Google si annida il complesso militare-industriale statunitense. Tutto comincia nel 1994, quando il Pentagono istituisce l’Highlands Forum (bit.ly/3AmY6Bn), un conciliabolo elitario che fa da ponte fra governo Usa e industrie della Difesa (l’intelligence ombra che influenza e trae profitto dalla politica bellica statunitense). Fondato da Dick O’Neill, un funzionario del Dipartimento della Difesa (DoD), il Forum è co-diretto da lui e dai direttori di due agenzie del DoD: Darpa e Ona. Partner del Forum è la Saic, fra i maggiori appaltatori della Difesa. Sempre nel 1994 due dottorandi della Stanford University, Sergey Brin e Larry Page cominciano a progettare il programma che diventerà Google (stanford.io/3LfvUGD). Ogni tre mesi, Brin aggiorna sugli sviluppi Bhavani Thuraisingham e Rick Steinheiser, che facevano ricerche sulla sicurezza delle informazioni e il data mining per l’intelligence Usa. Thuraisingham: “Volevamo verificare i progressi, segnalare potenziali problemi e suggerire idee”. La dottoressa Thuraisingham lavorava inoltre alla Mitre Corp., uno dei principali appaltatori della Difesa Usa, dove gestiva il Massive Digital Data Systems (Mdds), un progetto di ricerca innovativa sulle tecnologie dell’informazione sponsorizzato da Nsa e Cia. Il Pentagono era interessato alla ricerca informatica, e l’Mdds finanziava varie università, compresa Stanford. Gli amministratori del progetto (finanziamenti di 3-4 milioni di dollari all’anno per 3-4 anni) erano Hal Curran e Claudia Pierce (Nsa), Robert Kluttz (Community Management Staff: il Cms assiste il direttore della Central Intelligence, bit.ly/3GX4lPT), Rick Steinheiser (della Ord, l’ufficio di ricerca e sviluppo della Cia) e la dottoressa Thuraisingham. Al Mitre, Thuraisingham guidava attività di ricerca e sviluppo per la Nsa, la Cia, l’aeronautica militare Usa, l’esercito (Comando dei sistemi di guerra spaziale e navale: Spawar) e il Comando comunicazioni ed elettronica (Cecom) (bit.ly/43Lah8j). Il programma Mdds fu presentato all’Annual Intelligence Community Symposium del 1995. Ahmed: “Questo abstract (bit.ly/3mPrtcg) spiega che la logica del progetto Nsa-Cia era di ‘fornire fondi per sviluppare tecnologie di gestione dei dati’ allo scopo di ‘consentire l’accesso a enormi quantità di dati, informazioni e conoscenze in un ambiente eterogeneo e in tempo reale’ per l’utilizzo da parte della comunità d’intelligence”. David Charvonia (Cms) conferma che la Saic supervisionava i progetti proposti al Mdds, e che gli abstract venivano inviati alla Cia. L’Mdds sviluppò il Query Flock System grazie al lavoro di Chris Clifton (Mitre) e di Jeffrey Ullman, professore alla Stanford. Ahmed: “Il Query Flock System è parte del sistema di ricerca PageRank brevettato da Google”. In un articolo del Bulletin of the Technical Committee on Data Engineering (bit.ly/3V6Kyn7), Brin conferma di essere stato “parzialmente finanziato dall’Mdds del Cms attraverso una sovvenzione della National Science Foundation  (Nsf)”. Larry Page ricevette finanziamenti Nsf, Nasa e Darpa. L’intelligence Usa, oltre a dare fondi, supervisionò con proprio personale la creazione di Google fino alla fondazione della società, nel 1998. Thuraisingham: “Ricordo di aver visitato Stanford con il dottor Rick Steinheiser della comunità d’intelligence. Il signor Brin arrivava sui pattini, faceva la sua presentazione e se ne andava. L’ultima volta, nel settembre 1998, il signor Brin ci mostrò il suo motore di ricerca che poco dopo è diventato Google”. Thuraisingham e Steinheiser lavoravano con Darpa (un’agenzia del DoD che sviluppa nuove tecnologie per uso militare) a una ricerca sull’impiego del data mining nell’antiterrorismo. A capo di Darpa c’era Anita Jones, ex Mitre, ex Saic e co-direttrice di Highlands Forum. (4. Continua)
 
 
Google e i finanziamenti da chi era contiguo all’intelligence militare

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 22 aprile 2023
 
Come la Cia ha creato Google. Riassunto delle puntate precedenti: il giornalista investigativo Nafeez Ahmed ha scoperto che dietro Google si annida il complesso militare-industriale statunitense. Tutto comincia nel 1994, quando il Pentagono istituisce l’Highlands Forum (bit.ly/3AmY6Bn), un conciliabolo elitario che fa da ponte fra governo Usa e industrie della Difesa (l’intelligence ombra che influenza e trae profitto dalla politica bellica statunitense). Sergey Brin e Larry Page progettarono Google alla Stanford University con finanziamenti e monitoraggio Nsa-Cia. Attorno al loro lavoro s’affaccendarono grossi appaltatori della Difesa (Mitre, Saic), funzionari dei servizi segreti (Nsa, Cia, Cms), dirigenti di think tank e agenzie del Pentagono (Highlands Forum, Darpa, Ona) e scienziati che sviluppavano i nuovi progetti informatici finanziati (direttamente e indirettamente) da Nsa e Cia. Ogni tre mesi, Brin aggiornava sui suoi progressi Bhavani Thuraisingham (Mitre) e Rick Steinheiser (Cia), che lavoravano sul data mining con Darpa (un’agenzia del DoD che s’occupa di nuove tecnologie per uso militare). Un rapporto del President’s Information Technology Advisory Committee afferma che negli anni 90 Darpa aveva rivisto le sue priorità “in modo che tutti i finanziamenti per la tecnologia informatica fossero giudicati in termini di vantaggio militare”. Ahmed: “Per tutti gli anni 90 i finanziamenti di Darpa a Stanford, inclusa Google, riguardarono lo sviluppo di tecnologie per potenziare le operazioni di intelligence militare del Pentagono nei teatri di guerra. Fin dall’inizio, Google è stato incubato e finanziato da interessi che erano affiliati o allineati alla comunità dell’intelligence militare statunitense, molti dei quali erano incorporati nell’Highlands Forum del Pentagono.” A capo di Darpa c’era Anita Jones, ex Mitre, ex Saic e co-direttrice di Highlands Forum. Quando lasciò Darpa, Jones tornò alla Saic ed entrò nel consiglio della National Science Foundation (che aveva co-finanziato Brin e Page). Il senatore Chuck Robb le rese questo tributo: “Jones ha riunito le comunità militari – tecnologiche e operative – nella progettazione di piani dettagliati per sostenere il dominio degli Stati Uniti sui campi di battaglia nel prossimo secolo”. Grazie al lavoro di Thuraisingham e Steinheiser sul data mining, Darpa creò il programma Eeld (Evidence Extraction and Link Discovery) che l’amministrazione Bush usò per la sorveglianza globale (Total Information Awareness, Tia) dopo l’11 settembre. La Tia fu organizzata dall’ammiraglio John Pointdexter, uno dei cospiratori dell’affaireIran-Contra (fondi ai guerriglieri per rovesciare il governo sandinista in Nicaragua): Bush l’aveva messo a capo del nuovo Information Awareness Office di Darpa. Pointdexter implementò la Tia appaltando progetti per milioni di dollari a una ventina di aziende, fra cui Saic e Xerox (Xerox Palo Alto Research Center, Parc). Il direttore del Parc era John Seeley Brown, che con Pointdexter partecipava all’Highlands Forum. Durante l’amministrazione Bush, il Forum svolse un ruolo diretto nel redigere le strategie Usa per raggiungere la “superiorità informatica”. Nel dicembre 2001, a Harvard, O’Neill svela che le discussioni strategiche al Forum “hanno portato alla stesura di un gruppo di politiche, strategie e dottrine del DoD sulla guerra informatica” (bit.ly/3V13zHl). Oggi sappiamo, grazie ai whistleblowerNsa William Binney e Thomas Drake, che due mesi prima del discorso di O‘Neill il presidente Bush aveva autorizzato segretamente la sorveglianza illegale degli americani da parte della Nsa. (5. Continua)
 
 
Palo Alto, Google Earth e la mania degli Usa di spiare e sorvegliare

di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 25 aprile 2023
 
Come la Cia ha creato Google. Riassunto delle puntate precedenti: il giornalista investigativo Nafeez Ahmed ha scoperto che dietro Google si annida il complesso militare-industriale statunitense. Tutto comincia nel 1994, quando il Pentagono istituisce l’Highlands Forum (bit.ly/3AmY6Bn), un conciliabolo elitario che fa da ponte fra governo Usa e industrie della Difesa (l’intelligence ombra che influenza e trae profitto dalla politica bellica statunitense). Sergey Brin e Larry Page progettarono Google con finanziamenti e monitoraggio Nsa-Cia. Negli anni 90, Darpa (un’agenzia del Dipartimento della Difesa che s’occupa di nuove tecnologie per uso militare, e il cui direttore co-dirige il Forum) finanziò le ricerche a Stanford, inclusa Google, per potenziare con le nuove tecnologie informatiche le operazioni di intelligence militare del Pentagono nei teatri di guerra. Darpa creò il programma Eeld (Evidence Extraction and Link Discovery) che l’amministrazione Bush usò per la sorveglianza globale (Total Information Awareness, Tia) dopo l’11 settembre. Il Tia fu chiuso nel 2003 a causa delle proteste dopo che i media ne diedero notizia: sorvegliava illegalmente chiunque integrandone i dati finanziari, medici, scolastici, di viaggio e di altro tipo in un grande database centralizzato. Secondo Shane Harris di Foreign Policy le parti principali del Tia continuavano sotto “nuovi nomi in codice”, ma nascosti “dietro il velo del budget segreto dell’intelligence”: il programma di sorveglianza era stato trasferito dalla Darpa alla Nsa, che nel 2006 commissionò il progetto multimilionario di data mining ExecuteLocus alla Saic, la partner del Forum (bit.ly/3oAxZnx). ExecuteLocus gettò le basi per i nuovi sistemi informatici segreti Nsa poi rivelati da Edward Snowden. Uno di questi, XKeyscore, forniva agli analisti email, chat online, cronologie di navigazione, servizi telefonici, audio di telefoni cellulari, transazioni finanziarie e comunicazioni di trasporto aereo: dati dall’intera rete globale di telecomunicazioni. La Saic, partner di Highlands Forum, svolse un ruolo chiave nella produzione e nell’amministrazione di XKeyscore, e fu coinvolta nell’attacco Nsa al network di navigazione anonima Tor. Il Forum è stato centrale nell’espansione dell’apparato di sorveglianza globale guidato dagli Usa. Nel 2006 riunì a Singapore alti funzionari della Difesa e dell’industria provenienti da Stati Uniti, Inghilterra, Australia, Francia, India e Israele. Fu invitato anche Gilman Louie, Ceo di In-Q-Tel  (l’azienda Cia che investe in start-up di data mining). Ahmed: “Più del 60% degli investimenti di In-Q-Tel erano in aziende specializzate nella raccolta, vagliatura e comprensione automatiche di oceani di informazioni”: Louie riconobbe che non era chiaro “se la privacy e le libertà civili fossero protette” con l’uso governativo di queste tecnologie “per la sicurezza nazionale”. Al Forum di Singapore c’erano anche il deputato repubblicano William Mac Thornberry e il senatore democratico Joseph Lieberman, entrambi favorevoli alla sorveglianza Nsa e promotori di leggi pro-sorveglianza e pro-guerre. Con Louie, In-Q-Tel/Cia vendette a Google una propria azienda, Keyhole, che aveva messo a punto un software di mappatura satellitare: Google lo usò per creare Google Earth, e nel 2010 ricevette miliardi di dollari dalla National Geospatial-Intelligence Agency (Nga, l’agenzia gemella della Nsa) per il suo utilizzo. Nel consiglio di Keyhole c’erano Anita Jones, ex direttrice Darpa e co-presidente del Forum, e William Perry, che, da segretario alla Difesa con Clinton, aveva incaricato O’Neill di istituire il Forum. Perry aveva fondato In-Q-Tel con John Seely Brown (direttore del centro di ricerche Xerox a Palo Alto e partecipante al Forum) e con Stephen Friedman, Ceo di Goldman Sachs. E adesso viene il bello. (6. Continua)
 
 
I big delle Forze armate e Difesa assunti da Google in tutti ruoli dirigenziali
 
di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 26 aprile 2023
 
Come la Cia ha creato Google. Riassunto delle puntate precedenti: il giornalista investigativo Nafeez Ahmed ha scoperto che dietro Google si annida il complesso militare-industriale statunitense. Tutto comincia nel 1994, quando il Pentagono istituisce l’Highlands Forum (bit.ly/3AmY6Bn), un conciliabolo elitario che fa da ponte fra governo Usa e industrie della Difesa (l’intelligence ombra che influenza e trae profitto dalla politica bellica statunitense). Sergey Brin e Larry Page progettarono Google con finanziamenti e monitoraggio Nsa-Cia. Negli anni 90, Darpa (un’agenzia del Dipartimento della Difesa che s’occupa di nuove tecnologie per uso militare, e il cui direttore co-dirige il Forum) finanziò le ricerche a Stanford, inclusa Google, per potenziare con le nuove tecnologie informatiche le operazioni di intelligence militare del Pentagono nei teatri di guerra. Regina Dugan, quando era direttrice di Darpa e co-presidente dell’Highlands Forum, ottenne 500 milioni di dollari di finanziamenti governativi per le ricerche informatiche del quinquennio 2012-17 indirizzando i lavori di Darpa su “specifiche esigenze militari”: oggi guida l’Advanced Technology and Projects Group di Google. Molti big dell’intelligence, delle Forze armate e delle industrie della Difesa sono stati assunti da Google in ruoli dirigenziali (bit.ly/3UUVKml). Per esempio Michele Weslander Quaid: lavorava in varie agenzie governative a stretto contatto con l’Ufficio del Sottosegretario alla Difesa per l’Intelligence, a cui è subordinato l’Highlands Forum; a Google sviluppa programmi per “adattarsi al meglio alle esigenze delle agenzie governative”. Shannon Sullivan: laureata all’università dell’aeronautica militare, prestò servizio nell’unità C4ISR della US Air Force (C4ISR sta per “Comando, controllo, comunicazioni, computer, intelligence, sorveglianza e ricognizione”), quindi passò al settore privato (Bea Systems, Oracle) e infine a Google, di cui implementa i servizi per il Dipartimento della Difesa. Nel 2003 (il presidente era Bush) Google personalizzò il proprio motore di ricerca per l’Intelink Management Office della Cia “supervisionando le reti intranet della Cia e di altre agenzie d’intelligence”. Linton Wells, ex co-direttore del Forum, sotto Bush era il dirigente del Pentagono che supervisionava le agenzie d’intelligence. Dal 2014 fa parte della Cyber Security Initiative (CySec) del Monterey Institute for International Studies (MIIS). CySec, spiega il sito web, è associata al Forum da un memorandum d’intesa che “apre la strada per le future sessioni congiunte CySec-Highlands Group”. Chi finanzia CySec? “Una generosa donazione di George Lee”. George Lee è il chief information officer della divisione investment banking di Goldman Sachs, ed è presidente del gruppo Global Technology, Media and Telecom (Tmt). Nel 2011 fu Lee a valutare Facebook 50 miliardi di dollari, e in precedenza gestì accordi per altri giganti collegati al Forum come Google, eBay e Microsoft. Il capo di Lee, Stephen Friedman, aveva fondato In-Q-Tel ( l’azienda Cia che investe in start-up di data mining) insieme con William Perry e John Seely Brown. Dal 2001 al 2009 Friedman è nell’Intelligence Advisory Board di Bush; in precedenza, aveva fatto parte del Jeremiah Panel (bit.ly/3UXwYC4) con Martin Faga, direttore generale del Center for Integrated Intelligence Systems della Mitre, dove la dottoressa Thuraisingham gestiva il programma Mdds Cia-Nsa che ispirò il data mining di Darpa. Ahmed: “Insomma, la società di investimento responsabile della creazione delle fortune da miliardi di dollari dei big tech, da Google a Facebook, è intimamente legata alla comunità dell’intelligence militare Usa”. (7. Continua)
 
 
I (veri) motivi per cui Cia, Nsa e il Pentagono hanno creato Google
 
di Daniele Luttazzi, rubrica NONC'ÈDICHE
Il Fatto Quotidiano - 27 aprile 2023
 

Come la Cia ha creato Google. Riassunto delle puntate precedenti: il giornalista investigativo Nafeez Ahmed ha scoperto che dietro Google si annida il complesso militare-industriale statunitense; che l’Highlands Forum fu centrale nell’espansione dell’apparato di sorveglianza globale guidato dagli Usa; e che Goldman Sachs, la società di investimento responsabile della creazione delle fortune da miliardi di dollari dei big tech, da Google a Facebook, è intimamente legata alla comunità dell’intelligence militare Usa. Sul Forum convergono potenti interessi finanziari e militari. Dicevamo di un habitué, Gilman Louie, Ceo di In-Q-Tel/Cia. Era anche consigliere della National Venture Capital Association (Nvca), il cui ex presidente, James Breyer, guidava Accel Partners, che nel 2007 finanziò Facebook con 12,7 milioni di dollari. Nel 2008, a finanziare Facebook con 27,5 milioni di dollari fu Greylock Venture Capital, fra i cui dirigenti c’è Howard Cox, ex presidente di Nvca e consigliere di In-Q-Tel. Nel consiglio di amministrazione di Facebook, con Zuckerberg e Breyer, l’unico altro membro era Peter Thiel, co-fondatore di Palantir, che fornisce le tecnologie di data mining e visualizzazione al governo Usa e alle agenzie militari e di intelligence. John Pointdexter, organizzatore del programma di sorveglianza globale di Bush (Tia), introdusse Palantir “agli strati più influenti del governo”; Gilman Louie assicurò a Palantir il sostegno Cia. Un altro esempio della centralità del Forum è il finanziamento alla Cyber Security Initiative (CySec, associata al Forum) da parte di George Lee, chief information officer della divisione investment banking di Goldman Sachs. La direttrice di Cysec, Itamara Lochard (bit.ly/3LotzZV), è un’altra habitué del Forum, dove presenta ricerche su tecnologia informatica e conflitti; è consulente dei comandanti militari Usa; ed è una specialista di “gruppi substatali violenti e non violenti”: ha un database completo su 1.700 gruppi non-statali, tra cui “insorti, milizie, terroristi, organizzazioni criminali, bande organizzate, attori informatici malintenzionati e attori strategici non violenti”, di cui analizza “modelli organizzativi, aree di cooperazione, strategie e tattiche”. Ahmed: “Con ‘attori strategici non violenti’ potrebbe intendere Ong e altre organizzazioni impegnate in attività o campagne politico-sociali, a giudicare da altri programmi di ricerca del Dipartimento della Difesa.” Dal 2008 Lochard tiene un corso top secret sulla “guerra irregolare” per alti ufficiali delle forze speciali statunitensi; e ha tenuto corsi sulla “guerra interna” per alti ufficiali politico-militari di vari regimi del Golfo. Ahmed: “Le sue opinioni rivelano molto su ciò che il Forum ha sostenuto in tutti questi anni.” Nel 2004 Lochard scrisse un saggio per l’Institute for National Security Studies della Air Force sulla strategia Usa nei confronti dei “gruppi armati non-statali”: li definisce “priorità di sicurezza di primo livello”, ma anche “un’opportunità strategica che può essere sfruttata per contribuire al raggiungimento di obiettivi politici. Ci sono e ci saranno casi in cui gli Stati Uniti potrebbero ritenere che la collaborazione con gruppi armati sia nei suoi interessi strategici”. Un manuale riservato, pubblicato da Wikileaks nel 2008 (bit.ly/3V2ymDx), dimostra che il pensiero sostenuto nel Forum da esperti come la Lochard è stato adottato dalle forze speciali Usa. Ahmed: “Il lavoro di Lochard prova che il Forum si trova all’intersezione della strategia avanzata del Pentagono in materia di sorveglianza, operazioni segrete e guerra irregolare: la sorveglianza di massa raccoglie informazioni dettagliate su gruppi violenti e non violenti percepiti come potenzialmente minacciosi per gli interessi Usa, e offre opportunità per sfruttarli nelle operazioni segrete Usa. Per questo, in definitiva, Cia, Nsa e il Pentagono hanno creato Google.” (8. Fine)