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Nazionale per la Jugoslavia



Branko Ćopić



Vedi anche:
Marija na Prkosima / Marija sul Monte dell'Ostinazione



pagina a cura di Dragomir Kovačević



"Nella mia vita ho sentito sempre il peso delle disgrazie che subivano altre persone. Sentivo il peso della vita nel mondo, sulle mie spalle. Mentre altri si alleviavano la loro miseria odiando altri e infliggendo loro dolore, io ho sofferto per tutti; man mano che scrivevo opere sempre piů allegre, diventavo sempre piů malinconico..."



Branko Ćopić nacque il 1 gennaio 1915 nel villaggio di Hašani nei pressi di Bosanska Krupa, Bosnia-Erzegovina. Da bambino, a quattro anni, rimase senza il padre che morě di febbre spagnola, e cosě la sua amorevole madre Sofija si prese interamente cura di lui, con il tenero nonno Rade e l'allegro zio Nicola. La perdita del padre segnň la sua prima infanzia, cosě come il successivo distacco di sua madre, andata in sposa. In un tale ambiente, fin dalla prima infanzia, Branko fu inondato dell'amore che mantenne dentro di sé per tutta la sua vita.

Nel suo villaggio natale di Hašani, ai piedi del monte Grmeč, il giovane Branko portava le mandrie sui pascoli, trascorrendo i suoi momenti liberi immerso nei giochi. Sognava la sovrastante montagna Grmeč come un monte fantastico e arido, di aspra e selvaggia bellezza - come una montagna popolata da animali pericolosi e abitanti di un mondo invisibile.

Tutte queste fantasie Branko le assorbiva dai racconti di suo nonno, che da tipico "narratore e mangiatore" della regione di Lika, trasmetteva le esperienze, il bene e il male, la morbidezza dell'anima umana e la larghezza del suo cuore. Il nonno Rade per lui sarŕ piů di una madre; il mito e la leggenda della tenerezza umana e gli altri membri della famiglia assieme con tutti i contadini dalle pendici della montagna Gmeč - una galleria di personaggi per la elaborazione nelle sue memorabili opere letterarie. "Mio nonno Rade, raccontava Ćopić, rappresenta il tesoro di tutti i miei veri motivi letterari." Lo zio Nicola, minatore negli Stati Uniti, viaggiatore per il mondo, aprě allo scrittore "il ricco mondo frutto della fantasia popolare".

Branko frequenta la scuola elementare nel suo villaggio natale, mentre i quattro gradi delle medie li continua nel collegio del capoluogo di provincia di Bihać. Dopo aver terminato il liceo, si iscrive al Liceo Magistrale a Banja Luka, e in seguito a Sarajevo e a Karlovac. La ragione della frequente interruzione della sua formazione č nello spirito inquieto di Branko e nel bisogno di segnalare le irregolaritŕ e la cattiva situazione sociale e politica. Viene espulso dalla scuola per le sue idee progressiste e per via delle parole che non puň tacere. Infine, completa il Liceo Magistrale a Karlovac e da giovane maestro ritorna nel suo villaggio natale; ma non ha tanta voglia di iniziare la carriera di maestro.

Pubblica le prime opere su "Venac", "Zembilj ", "Vrbaske novine", "Učiteljski podlistak". Decide di iscriversi alla Facoltŕ di Filosofia a Belgrado nel 1934. Lě vive modestamente degli onorari per le storie pubblicate nel quotidiano "Politika". Studia con diligenza, dando gli esami in tempo. Si laurea poco prima dello scoppio della guerra, nel 1940. La guerra lo coglie in servizio militare in Slovenia, a Maribor, dopodiché ritorna alla sua nativa Krajina e subito nel 1941 aderisce al movimento partigiano della Resistenza. In principio era un soldato semplice, ma ben presto divenne commissario politico e si rese attivo come collaboratore permanente nel settore della cultura e della didattica, come corrispondente per i quotidiano partigiano di Banja Luka, "Glas", e di "Borba". Oltre ai rapporti militari, Ćopić scrisse anche piccoli pezzi e presentazioni teatrali, poesie, dando un forte sostegno morale e spirituale ai partigiani. Rimase attivo nella Lotta di liberazione fino alla fine della guerra. Dopo la liberazione si spostň a Belgrado, dove scelse di risiedere.

Dapprima diresse la rivista "Pionir", che lasciň dopo alcuni anni per dedicarsi professionalmente alla scrittura letteraria. Fu un lavoratore letterario instancabile, scrisse numerose opere quasi interamente dedicate alla sua nativa Krajina bosniaca e a Grmeč. Lavorň soprattutto sulle poesie e scrisse racconti e romanzi. Tuttavia, la narrazione fu la sua vera e propria vocazione, nata nella sua terra natale, ispirata ai racconti di suo nonno Rade e ad altri narratori del limes militare. Inoltre, il suo talento narrativo si rispecchiň in una serie di romanzi di guerra e di rivoluzione, sui combattenti e i loro piccoli destini sconosciuti alla cerchia piů vasta di persone.

La gioia piů grande nelle narrazioni di Ćopić sta nel riso che dallo scrittore emerge spontaneamente e facilmente, con delicatezza e garbo. Questo riso č di buon cuore, vigoroso e incoraggiante, aiuta a vedere piů solare un mondo in cui l'uomo diventa piů bonario. La satira e le risate a volte lampeggiano con il loro tagliente bagliore; secondo la convinzione del narratore, nella vita c'č piů bellezza che bruttezza, piů bene che male, piů umano che disumano. In questo raccontare si scorgono anche i toni della tristezza e dell'amarezza, perché anch'esse fanno parte del vivere. Perň, quando si considera la narrazione complessiva di Ćopić, essa viene ricordata per il riso, quello bonario e salutare. Il compito della vera letteratura, diceva Branko Ćopić, č di nobilitare l'uomo e rendere piů bella e piů sostanziale la sua vita. Ha la mansione di ispirare l'uomo e di incoraggiarlo per le grandi opere e le imprese eroiche. Ćopić amava la letteratura di questo tipo e desiderava scrivere lui stesso cosě.

Nella letteratura jugoslava, Ćopić ottenne lo status di artista con il numero piů alto di opere pubblicate e tradotte. Il suo lavoro puň essere reperito in piů di 30 lingue in tutto il mondo. Da grande umanista, patriota ed umorista, Ćopić ricevette numerosi premi e lodi. Giŕ nel 1938, per un racconto breve, ebbe il primo premio dell'Accademia delle Sette Arti; in seguito ebbe il premio Rakić (1939), il premio dell'Accademia Serba di Scienze e Arti (1940), del Comitato per la cultura e l'arte (1947, 1948), del Governo della RPFJ (1949), dell'Unione sindacale (1953), del Festival dei giochi per i bambini Zmaj (1971), il premio Njegoš (1972) per la raccolta di racconti "Il giardino color malva", il premio AVNOJ (1972).

Anche se per natura allegro e sorridente, Branko Ćopić terminň la propria vita in maniera triste e tragica. Negli ultimi anni si sentiva solo, abbandonato e depresso. Era arrivato a Belgrado con l'Armata partigiana nell'ottobre del 1944, trascorrendo sotto il ponte sulla Sava la sua prima notte nella capitale liberata. Sotto lo stesso ponte, 42 anni piů tardi, mise il punto sulla propria vita.

Cosě ci lasciň per sempre, trasferendosi dalla "favola vivente" nella "favola dei sogni". Ma dietro a lui rimase il suo operato, immenso come lo era stato lui, e la amata montagna Grmeč.

Tra le opere piů famose ricordiamo: Major Bauk (1949), Prolom (1952), Doživljaji Nikoletine Bursaća (1956), Bosonogo djetinjstvo (1957), Gluvi barut (1957), Orlovi rano lete (1957), Ne tuguj bronzana stražo (1958), Magareće godine (1960) Osma ofanziva (1964), Bašta sljezove boje (1970)...




Dragi brate Mićo, ti si Amerikanac, djeca su ti Amerikanci, unuci Amerikanci, žene se kako hoće i s kim hoće, a opet Amerikanci ostaju.

A ja, moj Mićo, imam ti u kući čitavu varicu: sin mi Srbin, snaha Hrvatica, a moji rođeni unučići - kao da si popeo magarca na kobilu - ni tamo ni amo, „strina“ srpska, a glava hrvatska i obratno. Živimo u Jugoslaviji, a ne smijemo ni beknuti da smo Jugosloveni.

E, čija li je to konjska pamet izmislila da mi je samo znati!



<< Caro fratello Micio, tu sei un Americano, i figli tuoi sono Americani, i nipoti sono Americani, si sposano come e con chi vogliono e rimangono sempre Americani.

Mentre io, mio caro Micio, ho in casa un calderone: mio figlio č un Serbo, la nuora una Croata, mentre i miei nipotini, i loro figli - sai, come quando un asino monta una cavalla - non sono né di qua né di lŕ. Il sederino serbo e la testa croata, e viceversa. Viviamo in un paese chiamato Jugoslavia, e non osiamo aprire bocca per dire che siamo Jugoslavi.

Ehh, se solo sapessi di chi era quella mente equina che ha inventato tutto questo miscuglio! >>





Branko Ćopić e "Lepa Brena"


Segnalo un onesto articolo nella rivista belgradese "Vreme" sulla cantante neo-folk "Lepa Brena" (Fahreta Jahić), molto attiva nel periodo 1981-1991.

Non era per niente antipatica come certi cantanti "leggeri", e non lo erano neanche la musica e i contenuti, rivolti ai bambini, ai giovani e ai nostri gastarbeiter all'estero. Dall'intervista si capisce tanto.
Mi ha colpito la foto in fondo dell'articolo: il nostro scrittore e poeta, il dolce Branko Ćopić, in una delle tante visite alle scuole, questa volta nella cittadina di Brčko, paese nativo di Fahreta Jahić:


Branko Copic i Lepa Brena
Branko Ćopić in visita alla scuola elementare di Brčko, Bosnia.
In alto, Fahreta Jahić, la futura "Lepa Brena" della canzone jugoslava.


Di sicuro Lepa Brena ha concesso la foto alla rivista, nel ricordo e nel rispetto che in tanti nutriamo per Branko Ćopić.
Diceva Miroslav Krleža a Branko Ćopić: Eh, caro Branko, se io avessi avuto il suo canto! Branko Ćopić era davvero un grande intellettuale, travestito da contadinotto della Bosnia, un "David Strbac"...

Ho giocato con la memoria e con una poesia di Branko: Lepa Brena-Fahreta come la ragazzina di Branko a Bosanska Krupa. Ho giocato con la mia memoria...



Branko Ćopić:
Mala moja iz Bosanske Krupe

Branko Ćopić:
Da Bosanska Krupa, mia ragazzina





Bilo mi je dvanaest godina,

Un dodicenne ero,

prvi put sam sišao do grada iz mog sela,

che per la prima volta scese nella cittŕ dal paese

tihog i dalekog kad susretoh tebe iznenada.

quieto e remoto, quando ti vidi all'improvviso.

Eh, dječačke uspomene glupe!

Ehh, di ricordi stupidi ce n'č piů di una dozzina!

Mala moja iz Bosanske Krupe!

Da Bosanska Krupa, mia ragazzina!



Jesi li me spazila il' nisi,

Chi lo sa se tu avessi visto

zbunjenoga seoskoga đaka svjetlokosog i očiju plavih,

un confuso allievo biondo dagli occhi azzurri,

u oklopu novih opanaka, kako zija u izloge skupe?

nelle calzature nuove, incastrato, che smusava nella vetrina?

Mala moja iz Bosanske Krupe!

Da Bosanska Krupa, mia ragazzina!



Naišla si kao lak oblačak,

Tu giungesti com'una nuvoletta,

tvoj me pogled za tren obeznani,

il tuo sguardo mi fece perdere coscienza,

zaboravih ime i očinstvo,

dimenticai chi ero e da dove provenivo,

kako mi se zovu ukućani.

dimenticai i nomi di attinenza.

Iznevjerih poput sablje tupe,

Mancai di proferire qualche parola carina,

Mala moja iz Bosanske Krupe!

Da Bosanska Krupa, mia ragazzina!



Tekli tako gimnazijski dani,

Passarono i giorni liceali,

uspomena na te ne ocvala,

ma il ricordo di te non cessň,

modra Una u proljetne noći tvoje mi je ime šaputala.

La Una smeraldo, nelle notti di primavera, il tuo nome mi sussurrň.

Lebdila si ispred đačke klupe,

Libravi dinanzi la mia panchina,

Mala moja iz Bosanske Krupe!

Da Bosanska Krupa, mia ragazzina!



Brzo minu naše đakovanje,

Passarono presto i giorni di scuola,

lagan leptir sa krilima zlatnim,

com'una farfalla di alette d'oro,

ipak tebe u srcu sačuvah

ma ti portai nel cuore lo stesso,

kroz sve bure u danima ratnim.

per tutte le burrasche dei giorni di termidoro.

Ta sjećanja mogu l' da se kupe,

Sono i ricordi di te che curo in sordina,

Mala moja iz Bosanske krupe!

Da Bosanska Krupa, mia ragazzina!



Sad je kasno, već mi kosa sijedi,

Ora č tardi, i capelli mi son bianchi,

gledam Unu, ćuti kao nijema,

scruto l'Una silenzioso come se fosse muto,

zalud lutam ulicama znanim,

invano giro per le strade note,

sve je pusto, tebe više nema.

tutto č deserto, il tuo passo ormai č perduto.

Ej godine, nemjerljive, skupe,

Ohh, la vita preziosa e divina,

Zbogom mala iz Bosanske Krupe...

Addio a te, da Bosanska Krupa, mia ragazzina...



Nota: Il fiume Una scorre a Bosanska Krupa


Traduzione di Dragomir Kovačević, con gratitudine per il poeta e con stima per la cantante jugoslava




Di seguito la poesia di Branko Ćopić che la maestra Marijana Babić per lui recitň alle cascate del fiume Krka, nel magico 1963. In escursione con i suoi allievi, lei lo riconobbe tra gli altri turisti. In seguito, durante la cena nella stessa giornata, lo rivide ad un altro tavolo - sempre lui, lo scrittore che ammirava da sempre. Gli scrisse una strofa dalla poesia di Gustav Krklec, probabilmente associata alle meravigliose cascate del vicino fiume: “I teče, teče jedan slap i sija i dršće u tisuću boja ...Fece consegnare il tovagliolo allo scrittore un pň imbarazzato - almeno a lei sembrava che lo fosse. Lui arrossě e diventň davvero confuso. Non cessava il suo imbarazzo, mentre in un attimo la maestra si alzň e recitň a memoria, davanti ai suoi allievi e a tutti gli ospiti del ristorante, la sua poesia “Grob u žitu”:


GROB U ŽITU


U vijavici slijepoj guši se bijeli dan,

podmukla veljača, februar u magle zamotan.

Kolone cestom i kamioni, gmižu oklopni voz...

Rđavi, druže, znaci.

Daljine prijete, daljine bruje, s obzorja tutnji siva,

Došla je legija crna... i Latin s pijetlovim perjem...

gazi oholo Tevton...

dolazi ofanziva...

Sjena od sela do sela, puška za puškom žuri,

šapat pod strejom u štaglju, šapat po drumovima...

kroz maglu putuje glas, tajni zavjetni zov:

Na noge, još nas ima!

Svaka je čuka tvrđava, i svaka cesta klanica,

i svaki kamen rov!

I počelo je... na cesti više grada

čitavi dan se biju tri bojne i brigada,

a u svitanje umorno uz klanac magle se kradu

i sedam bojni uz brijeg juriša na brigadu,

Dva na jednoga... pet na jednoga... aveti nad šumom kruže.

Junački, drugovi, samo! Ni stope, partizani!

Sedam na jednog... osam na jednog...

Pravda je na našoj strani!

A u sam zalazak sunca: - Povlačimo se, druže!

Uzmak, ognjene ruže i zemlja razrivena,

humka kraj ceste u hitnji načinjena,

na njivi, u polju osniježenom, pala je jedna žena.


Jagoda, djevojka prkosna, narodna kćeri ponosna,

dvadeset i dva ljeta pod gorom odnjihana,

dvadeset i dva ljeta u borbi rascvjetana,

dvadeset i dva ljeta u zemlji zamrznutoj,

kraj ceste podgrmečke na straži vječitoj...

Bujaju trave, grgolje vode, prošla je ofanziva,

u mladom žitu, pod humkom, djevojka Jagoda sniva.

More ječmena klasja pod suncem juna spava,

planinski vjetar mrsi more pognutih glava,

djevojke Jagode to je rasuta kosa plava.

Na cesti podgrmečkoj ponosna i bez smjene,

partizanka stražari, budna, kose raspletene.

Komad modroga neba od lana rascvjetana

smije se usred polja uz pjesmu ljetnjega dana:

nečije oči modre budne u poljani toj,

nečije oči stražare na cesti slobodnoj -

Jagoda partizanka na straži vječitoj...

Dođite, drugovi moji, i oči pogledajte,

spustite, drugovi, ruke i kosu pomilujte,

stanite, drugovi stari, i stražu pojačajte,

dajte tuđinu da plavu kosu mrsi,

da modre oči popije,

drugovi, slomite kraj ceste grabljive šape dvije...

Valima žita šumno nečije riječi plove,

Jagoda, ponosna, živa, drugove svoje zove...


Branko Ćopić

TOMBA NEL GRANO


La giornata bianca affoga nel turbine ottenebrato

nelle nebbie del febbraio insidioso, arrotolato.

Le colonne ed i camion per strada, anche un treno blindato striscia...

Sono cattivi segni, compagno.

Le distanze minacciose vibrano, dal grigio orizzonte ruggisce

la legione nera... ed i Latini con piume di gallo...

altezzosamente cammina il Teutonico...

sta arrivando l'offensiva...

Le ombre fugaci dal paese al paese, un fucile segue l'altro,

i sussurri sotto la tettoia del granaio, i sussurri sulle strade...

nella nebbia viaggia una voce, un richiamo giurato e segreto:

In piedi, ci siamo ancora!

Ogni collinetta fa da fortezza, ogni strada diventa una carneficina,

ed ogni pietra fa da trincea!

Tutto iniziň... sulla strada sopra la cittŕ,

per un giorno intero combatterono tre battaglioni contro una brigata,

ed ora, mentre le nebbie degli albori si infilano nelle gole,

sette battaglioni danno assalto alla brigata.

Due su uno... cinque su uno... gli spettri sorvolano la foresta.

Coraggio, compagni, cosě! Neanche un piede, partigiani!

Sette ad uno... otto ad uno...

La giustizia č dalla nostra parte!

E nel calar del sole: - ritiriamoci, compagni!

Dopo il ritiro, le rose del fuoco e la terra tutta sottosopra, rimarranno,

ed un poggio rimarrŕ accanto alla strada, frettolosamente costruito

nel prato innevato, dove cadde una donna:


Jagoda, ragazza orgogliosa, figlia fiera del popolo,

la montagna fu culla dei suoi ventidue anni,

nella lotta fiorirono i suoi ventidue anni,

nella terra gelata giacciono ora i suoi ventidue anni,

accanto alla strada, ora fa la sentinella infinita sulla via sotto Grmeč il monte...

Ora germogliano erbe e gorgogliano acque, l'offensiva č cessata,

mentre nel grano germogliato, sotto il poggio, Jagoda la fanciulla, sogna.

Il mare delle spighe d'orzo dorme sotto il sole di giugno,

Il vento di montagna tesse il mare delle spighe piegate

dei biondi capelli di Jagoda la fanciulla.

Sulla strada sotto il monte Grmeč, fiera e senza che le sia dato il cambio,

una partigiana dai capelli sciolti, sveglia, vigila ora.

Un drappo di azzurro cielo di lino fiorito,

sorride in mezzo al prato nel canto della giornata d'estate:

certi occhi azzurri stanno svegli nella piana,

certi occhi vigilano sulla strada liberata -

č Jagoda la partigiana, che fa la sentinella infinita...

Venite, compagni miei, guardatemi negli occhi,

fermatevi un po' compagni, accarezzatemi i capelli,

fermatevi un po', vecchi compagni, rinforzate il posto di guardia.

Non permettete allo straniero di rovinare i biondi capelli,

di bere dagli occhi azzurri,

spezzate, compagni, le zampe rapaci che mi stanno dietro...

Certe parole rumoreggiano nelle onde del grano,

č Jagoda, ragazza orgogliosa e viva, che invoca i suoi compagni...


Branko Ćopić


Traduzione di Dragomir Kovačević




Una relazione segreta a Dubrovnik del grande scrittore

Non appena mi ricordo di Lei, dalla bocca mi comincia a fuoriuscire una valanga di parole dolci... bacio la Sua ombra... - questa frase si trovava frequentemente nelle lettere che il nostro famoso scrittore Branko Ćopić negli anni Sessanta inviava ad una maestra da Dubrovnik di nome Mariana. Lo scrittore di Novi Sad Vladimir Kuljača ha ricevuto in regalo quattro di queste lettere, ed ha in seguito realizzato il suo primo film documentario, che si intitola „Dubrovačka tajna veza”. La presentazione del film, della durata di trenta minuti, č prevista a Novi Sad per quest'estate 2009.


http://www.blic.rs/kultura.php?id=100692

VLADIMIR KULJAČA SNIMIO DOKUMENTARAC O BRANKU ĆOPIĆU
Dubrovačka tajna veza velikog pisca
Autor: Maja Pavlica     | 08.07.2009. - 05:00

- Čim se sjetim Vas, na usta mi naviru sve same nježne riječi… ljubim Vašu sjenku… - ova rečenica se često nalazila u pismima koje je naš poznati pisac Branko Ćopić šezdesetih godina pisao dubrovačkoj učiteljici Marijani. Četiri ovakva pisma novosadski pisac Vladimir Kuljača dobio je na poklon, da bi nedavno na osnovu njihove sadržine snimio svoj prvi dokumentarni film „Dubrovačka tajna veza”. Premijera tridesetominutnog filma planirana je tokom leta u Novom Sadu.

- Punih trideset godina sam čuvao ova pisma, punih trideset godina sam čuvao uspomenu na jednu veliku romansu - sa setom se priseća tih dana Kuljača.
- Do pisma Branka Ćopića učiteljici Marijani iz Dubrovnika došao sam na vrlo neuobičajen način, rekao bih, čudnovatim putevima Gospodnjim. Kao mladi novinar, pre više od 30 godina, posetio sam Dubrovnik tragajući za nesuđenom ljubavi svog oca, odnosno za ženom zbog koje je moj otac Petar napustio ovaj grad i zauvek se preselio u Vojvodinu. U Dubrovniku nisam pronašao ženu koju je otac voleo jer, po rečima njene rođene sestre, ona je nakon prekida romanse sa mojim ocem otputovala u Ameriku. Ali sam zato upoznao učiteljicu Marijanu koja mi je, posle nekog vremena, otvorila srce i ispričala puno toga o svojoj tajnoj prepisci koju je imala s književnikom Brankom Ćopićem - priča Kuljača.
On navodi da će joj dugo godina Branko pisati iznoseći svoju naklonost na diskretan i pomalo stidljiv način, otkrivajući joj pri tom svoju romantičnu i nežnu prirodu, po čemu široj javnosti nije baš bio poznat. Sva pisma je Marijana, iako je Ćopić na kraju svakog navodio da se odmah uništi, čuvala u ogromnoj kutiji od cipela.
Dramski i prozni pisac Vladimir Kuljača je nakon 14 proznih knjiga, pet drama i tri dokumentarne radio-drame shvatio da je pravo vreme da se snimi i prvi dokumentarni film. Želeo je zapravo da Branka Ćopića predstavi u onom svetlu u kom ga retko ko poznaje.




Per lo scrittore Zijo Dizdarević

ucciso nel 1942, nel campo di concentramento di Jasenovac


Zijo mio caro,

So che scrivo una lettera che non puň raggiungere il destinatario, ma mi consolo ché sarŕ letta da qualcuno che ci ama tanto entrambi.

E' tarda notte e ho voglia di dormire. A quest'ora di notte, si parla soltanto con i fantasmi e i ricordi, mentre io sto pensando a ragnatele dorate, alle nebbie d'argento dei tuoi racconti, e al terribile destino che ti č capitato a Jasenovac.

Io scrivo, mio caro Zijo, ma non sono sicuro che una fine simile non mi colga in questo mondo, in cui ancora girovaga la peste con la falce in mano.

Nelle tue notti al chiar di luna, tu hai intuito questo mostro apocalittico con una falce di morte, e ne hai parlato per bocca del tuo eroe Brka. Un giorno tu l'hai avvistato, reale e terreno - il tuo terribile sogno si č realizzato, il tuo incubo.

In quegli stessi anni io sono accidentalmente sfuggito al tuo destino, ma da qualche tempo, alla mia scrivania, mi stravolge una premonizione nera; vedo una notte, fredda con le stelle del ghiaccio, in cui mi portano via, chissŕ dove. Chi sono questi oscuri sicari di forma umana? Sono simili a quelli che avevano portato via te? O i fratelli di coloro che hanno segnato la fine di Goran? Sono forse gli assassini neri di Hasan Kikić?

Come da ragazzi, liricamente inebriati, abbiamo pianto insieme sul poeta García Lorca, immaginando dinanzi a noi quell'alba in cui lo portavano via, inesorabilmente, per le strade deserte di Granada.

Fui di recente a Granada, guardavo dalla collina il labirinto pietroso delle sue strade sotto il sole, e mi chiedevo: verso dove l'avevano portato? Ancora una volta, in quegli istanti, tu eri accanto a me, molto vicino, e non so chi di noi due allora sussurrň le parole di Lorca, cariche di brivido:

"I cavalli neri sono, i ferri sono neri."

Si moltiplicano i cavalli e i cavalieri neri nel mondo, i vampiri diurni e notturni, mentre io sto seduto sui miei manoscritti e narro di un giardino color malva, di uomini buoni e ragazzi esaltati. Mi immergo nel fumo di guerra e lě trovo soldati crudeli - ma con cuori di colomba. Prima che mi portino via, mi affretto a raccontare una fiaba sugli uomini. I suoi semi mi si sono piantati nel cuore in tenera etŕ, e germogliano in continuazione e si rinnovano. Sono stati sul fuoco dei molti orrori che ho passato, ma la radice č rimasta vitale ed indistruttibile, esponendo al sole i suoi flebili germogli verdi, il proprio vessillo. Hanno provato a distruggerla le corazze dei carri armati, ma č stata salvata dal palmo di una mano amichevole, che l'ha protetta.

Ecco, Zijo, vorrei sussurrare e scrivere la mia fiaba su questo tema. Tu sapresti valutare al meglio che non ho inventato nulla, e che in questo lavoro non si puň inventare, e di certo non gente buona e santi guerrieri.

Purtroppo, non ho inventato nemmeno gli altri, gli assassini scuri dal volto umano. Di loro non posso e non mi piace parlare. Sento come si moltiplicano e cospirano in questo mondo angusto, li presento per via del freddo gelido che li precede, e mi sembra che, tra un po', verrano a bussare alla porta.

E cosě sia, Zijo... Ciascuno si difende con la propria arma. Ancora non č stata forgiata la sciabola capace di squarciare i nostri chiari di luna, le albe sorridenti e i crepuscoli piangenti.

Addio, mio caro. Forse a qualcuno sono ridicoli, questo mio abito antico, la lancia degli antenati in mano, il miserabile ronzino che non promette alcunché per la gara dei trofei. Beh, non si puň far niente, č cosě.


Branko Ćopić,

Preambolo da: Il giardino color malva (Bašta sljezove boje)
traduzione: Dragomir Kovačević




Branko Ćopić je rođen 1. januara 1915. godine u selu Hasanima kod Bosanske Krupe, Bosna i Hercegovina. Još kao dječaćić od 4 godine ostaje bez oca, koji umire od španske groznice, tako da brigu o malom Branku preuzima njegova brižna majka Sofija, nježni djed Rade i veseli stric Nikola. Branko je kroz takvo okruženje jos od ranog djetinjstva bio obasut ljubavlju koju je sačuvao u sebi do kraja života.

U rodnom selu Hasanima dječak je, u samom podnožju planine Grmeč, na proplancima čuvao stoku i provodio slobodne trenutke igrajući se, ali i maštajući o Grmeču kojeg je zamišljao kao fantastičnu goru opore, oštre i divlje ljepote – planinu naseljenu opasnim životinjama i stanovnicima nevidljivog svijeta.


Sva ta maštanja Branko je preuzimao iz priča njegovog djeda, koji je kao "lička pričalica i izjelica" prenosio iskustvo, dobro i zlo, mekoću ljudske duše i širinu njegova srca. Djed Rade će mu ostati više nego majka; mit i legenda o ljudskoj nježnosti, a ostali ukućani i cjeli podgrmečki svijet – kao galerija likova za obradu u njegovim nezaboravnim književnim djelima.

Osnovnu školu pohađa u svom rodnom selu, ali gimnaziju, četri niža razreda, nastavlja u internatu u Bihacu. Poslije završene gimnazije upisuje se u učiteljsku školu u Banja Luci, potom u Sarajevu i Karlovcu. Razlog čestih prekida učiteljskog školovanja bila je nemirna Brankova duša i potreba da ukaže na nepravilnosti i lošu socijalnu i političku situaciju. Izbacivali su ga zbog naprednih ideja i zbog riječi koje nije mogao da prećuti. Učiteljsku školu završava, na kraju, u Karlovcu i kao mladi učitelj vraća se u rodno selo, ali bez velike želje da započne učiteljski posao. Odlučuje da upiše Filozofski fakultet u Beogradu 1934. godine.

Živio je skromno, a prehranjivao se honorarima za objavljene priče u "Politici". Marljivo je učio i polagao ispite na vrijeme. Diplomirao je neposredno pred rat 1940. godine. Rat ga je zatekao na odsluženju vojnog roka u Mariboru iz kojeg odlazi u rodnu Krajinu i već 1941. godine priključuje se partizanima. U početku biva običan vojnik, ali ubrzo postaje politički komesar i uključuje se kao stalni saradnik na kulturno - prosvjetnom sektoru kao dopisnik partizanskih novina banjalučkog "Glasa" i "Borbe". Ćopiću je omogućeno da piše ne samo ratne izvještaje već i skečeve, pozorišne predstave, da pjeva i bude moralna i duševna snaga partizanskim borcima. Ostaje aktivan u NOB do kraja rata. Poslije oslobođenja dolazi u Beograd i tu se nastanjuje.

U početku je kao glavni urednik vodio list "Pionir", a nakon nekoliko godina napušta taj posao i počinje se profesionalno baviti pisanjem. Bio je neumoran književni radnik, izdao je brojna djela, koja je gotovo u potpunosti posvetio svojoj Bosanskoj krajini i Grmeču. Najviše se bavio poezijom, pripovijtkom i romanom. Ipak, pripovijedanje je njegova prava i istinska vokacija, iznikla na rodnom tlu, potaknuta neumornim pričama djeda Rade i drugih krajiških pričalica. Osim toga, njegov pripovjedački talenat se ogledao i u seriji romana o ratu i revoluciji, o ratnicima i njihovim sitnim i, širem krugu, nepoznatim sudbinama.

Najveća radost Ćopićevog pripovijedanja jeste smijeh, koji iz pisca izvire spontano i lako, nježno i milostivo. Taj smijeh je dobrodušan, životvoran i bodar, on čini da život bude miliji, da dan bude svjetliji, da čovjek bude ljepši. Satira i satirični smijeh sinu ponekad svojom oštricom, ali je, prema pripovjedačevom uvjerenju, u životu više lijepote nego ružnoće, više dobra nego zla, više ljudskog manje neljudskog. Probiće iz ovog pripovjedanja i ton tuge ili gorčine, jer i to je život. Ali kada se sagleda cjelokupno Ćopićevo pripovjedanje, on se pamti po smijehu, onom blagorodnom i ljekovitom.

U jugoslovenskoj književnosti stekao je status stvaraoca sa najviše odštampanih i najviše prevedenih djela. Njegov opus može se pronaći na više od 30 svjetskih jezika. Kao veliki humanista, patriota i humorista Ćopić je dobio brojne nagrade, priznanja i pohvale. Još 1938. godine dobija prvu nagradu Akademije sedam umjetnosti za kratku priču, zatim Rakićevu nagradu (1939), nagradu Srpske akademije nauka i umjetnosti (1940), Komiteta za kulturu i umjetnost (1947, 1948), Vlade FNRJ (1949), Saveza sindikata (1953), nagradu Zmajevih dječijih igara (1971), Njegoševu nagradu (1972) za zbirku pripovjedaka "Bašta sljezove boje", nagradu AVNOJ-a (1972).

Iako po prirodi vedar i nasmijan, Branko Ćopić je tužno i tragično okončao svoj život. Posljednjih godina se osjećao usamljen, napušten i depresivan – odlučuje da sam sebi presudi - uveče 26. marta 1984. godine bacio se sa Savskog mosta na kej pored rijeke. Tako nas je zauvijek napustio i otišao "iz bajke života" u "bajku snova". Ali iza njega je ostalo njegovo djelo veliko kao njegov voljeni Grmeč. Sigurno najpoznatija djela, između ostalih, su: Major Bauk (1949), Prolom (1952), Doživljaji Nikoletine Bursaća (1956), Bosonogo djetinjstvo (1957), Gluvi barut (1957), Orlovi rano lete (1957), Ne tuguj bronzana stražo (1958), Magareće godine (1960) Osma ofanziva (1964), Bašta sljezove boje (1970)...




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