P A R T I G I A N I !

Ottobre 1944: i giovanissimi combattenti
          che, nelle file della Seconda Brigata Proletaria, hanno preso
          parte ai combattimenti per la liberazione di Belgrado, posano
          soddisfatti per la foto-ricordo (dal libro: Pokret!, di A.
          Clementi, ed. ANPI Roma, 1989)



IL TERRITORIO LIBERO
di Norcia e Cascia
a 70 anni dalla proclamazione


Per documenti e segnalazioni di iniziative su questo tema
a partire dal 2018
fare riferimento alle pagine con tag "territorio libero di cascia"
sulla nuova sezione del nostro sito internet





Scheda del libro
copertina
La scheda sul sito di Odradek
La scheda sul sito della Ass. ProRuscio (16 marzo 2014)
La scheda sul sito di Contropiano (25 aprile 2014)

Testimonianze e integrazioni:
A. Martocchia: Il più giovane tra i partigiani. Per i novant’anni del compagno e amico Santino Giovannetti “Merenna”, elementi per una biografia (dal periodico della Ass. ProRuscio La Barrozza n.2/2016)
A. Martocchia: Cascia, la prima Zona libera d’Italia (da Patria Indipendente del 23/12/2015)
A. Martocchia: Il Territorio Libero di Cascia. Un'esperienza colpevolmente rimossa (da Micromega n.3/2015)
Spartaco Ferri

Presentazioni del libro e iniziative pubbliche:
Spoleto 17 giugno 2016
Bologna 15 novembre 2014
Padova 15 maggio 2014

Altre iniziative sulla "Gramsci" e il Territorio Libero:
Norcia, 18 giugno 2016
Terni, 11-15 giugno 2014
Rieti, 12 giugno 2014
Norcia-Cascia, 5-7 giugno 2014




Scheda del libro



Con la liberazione di Norcia, Leonessa, Poggiobustone, Albaneto, e rispettive frazioni dell’Alta Val Nerina, la Brigata garibaldina A. Gramsci ha liberato circa 1000 Kmq. di territorio, migliaia e migliaia di lavoratori sono stati liberati dalla schiavitù nazifascista. Questo Comando, mentre invita tutti i cittadini a collaborare con i Partigiani per le necessità delle popolazioni locali, rende noto che da oggi, 16 marzo 1944, il territorio di Leonessa e San Pancrazio, in zona di Narni, con i limiti Rivodutri, Poggiobustone, Albaneto, Castiglioni di Arrone è considerato staccato da Rieti, Terni e Perugia, città ancora dominate dai nazifascisti ed è unito al territorio di Cascia, Norcia, Monteleone dell’Alta Val Nerina; per conseguenza la Brigata garibaldina A. Gramsci, unica autorità esistente in detto territorio che degnamente rappresenta la nuova Italia democratica, assume la responsabilità di fronte ai cittadini militarmente, politicamente e amministrativamente. I cittadini, per le loro necessità, sono invitati a rivolgersi ai rispettivi Comuni e al Comando della Brigata sito all’Albergo Italia di Cascia.


Questo il Proclama del Comando della Brigata "Gramsci", di cui erano commissario politico Alfredo Filipponi "Pasquale" e comandante Svetozar Laković "Toso", affisso esattamente 70 anni fa in 200 copie nelle diverse località umbre e laziali liberate.

La zona libera di Cascia La Zona libera di Cascia (fonte: A.Fi. 1976).

Nel 1975, nell'ambito delle celebrazioni per il Trentennale della Liberazione in Umbria, si tenne a Norcia una Tavola Rotonda su quei fatti. Ne è rimasto solo un dattiloscritto, che significativamente riporta la seguente Nota: "Il testo degli interventi, non rivisto dagli autori, è stato trascritto cercando di alterare il meno possibile il 'parlato'. Consapevoli delle carenze di questo ciclostilato, consideriamo comunque utile presentarlo per fornire una prima documentazione, costituita da testimonianze, su una parte rilevante della storia locale riguardante la Resistenza."

La questione, a ben vedere, è sconvolgente. Nel 1975, trenta anni dopo i fatti, ancora non esisteva alcuno studio su quella che è stata a tutti gli effetti la prima “Zona Libera” della Resistenza italiana; alla Tavola Rotonda non seguì una pubblicazione degli Atti; altri quaranta anni sono passati, e tuttora non esistono studi sistematici né sull'episodio della "Zona Libera", né sulla più generale vicenda della formazione partigiana che ne fu protagonista: la Brigata "Gramsci" dell'Umbria.

L'anniversario che cade quest'anno – il settantesimo – non poteva a nostro avviso passare senza che venisse lasciato un segno, che è al contempo un segnale di allarme per gli storici professionisti. Pertanto, per i tipi delle edizioni Odradek e con la collaborazione della Associazione ProRuscio di Monteleone di Spoleto, sta per andare in stampa il volume:

Il Territorio Libero di Norcia e Cascia
a 70 anni dalla proclamazione 1944-2014


a cura di Andrea Martocchia
prefazione di Francesco Innamorati
introduzione di Costantino Di Sante

Roma: Odradek Edizioni, 2014

ISBN 978-88-96487-33-4 -- euro 16,00

copertina

La rilettura degli interventi della Tavola Rotonda, tenuta nel 1975 a Norcia, dedicata a quella che è stata a tutti gli effetti la prima "Zona Libera" della Resistenza italiana, non è solamente un duro esercizio di verifica dello stato della storiografia, nazionale e locale. Essa si rivela anche di grande interesse per le questioni molto attuali che vengono poste; questioni di natura sociale e politica che rappresentavano nodi irrisolti allora, e neanche in seguito sono state sciolte.
Si tratta della scomparsa di quell'Italia rurale che aveva rappresentato il retroterra indispensabile della mobilitazione partigiana; si lamenta la crisi non solo del movimento per una trasformazione sociale radicale, di cui erano stati protagonisti i partigiani delle correnti socialista e comunista, ma anche del più generale processo di democratizzazione del nostro paese; si constata la emarginazione ed irrilevanza politica dei partigiani ex combattenti sulla scena politica dell'Italia repubblicana.
La componente sociale borghese e intellettuale, nei fatti qui narrati, fu secondaria. È noto d'altronde come la guerra inverta il rapporto città-campagna… e come, nel nostro paese, la fine della guerra abbia frettolosamente ristabilito il rapporto "gerarchico" e di egemonia culturale nei vecchi termini – per molte cause, dall'industrializzazione alla emigrazione, tutte risultanti in una urbanizzazione squilibrata.
La "Zona Libera" ed il movimento partigiano in Valnerina e aree limitrofe avevano rappresentato una inedita esperienza sociale di unione nella lotta tra la componente operaia ternana e la componente contadina e montanara. Tale esperienza fu drasticamente interrotta subito dopo la Liberazione: da una parte gli operai della città, sotto l'egemonia del PCI, dall'altra le popolazioni della valle e delle montagne, "recuperate" dalla Balena Bianca; una separazione significativamente sottolineata anche dalla non scontata demarcazione amministrativa tra le due province, rispettivamente di Terni e Perugia.
Però la vicenda della Brigata "Gramsci" non solo non può essere semplicisticamente definita "ternana" o "perugina", ma non è nemmeno una vicenda solo "umbra": la zona delle operazioni si estese infatti nelle Marche, fin sui Sibillini, e nel Reatino, quasi fino all'Abruzzo (Posta, Accumoli: la Via Salaria come la Via Flaminia fu asse strategico dell'azione militare dei partigiani). L'area liberata rispecchiava quindi, nella sua estensione, la conformazione geografica reale, la (in)accessibilità effettiva dei luoghi, meglio che non i confini amministrativi provinciali. Tra le specificità della "Zona Libera" alcune vanno insomma declinate in termini eminentemente geografici, perché la Storia, in effetti, è anche geografia.

Andrea Martocchia (curatore)

Per informazioni e ordini: odradek @ odradek.it oppure partigiani7maggio @ tiscali.it

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Andrea Martocchia è co-autore del volume I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana
Francesco Innamorati, partigiano e volontario del Gruppo di Combattimento Cremona, c.g.v.m., già Presidente della Consulta Regionale per le celebrazioni del trentennale della Resistenza, è attualmente Presidente del Comitato Provinciale ANPI di Perugia
Costantino Di Sante è Direttore dell’Istituto storico provinciale di Pesaro-Urbino




Presentazioni del libro e iniziative pubbliche
in ordine cronologico inverso




Spoleto, venerdì 17 giugno 2016
alle ore 18 presso la Libreria Aurora, Via dell'Anfiteatro 12


A 72 anni dalla liberazione di Spoleto il FGC – Fronte della Gioventù Comunista dell'Umbria – presenta:


Il Territorio Libero di Norcia e Cascia


... un territorio come l'Umbria, che nel 1944 contava all'attivo 18000 partigiani (il 24% di quelli sparsi sul territorio nazionale) è stato sicuramente una delle punte di diamante della Resistenza italiana contro il nemico e traditore nazi-fascista. La Resistenza umbra che contava il maggior numero di combattenti per la libertà, in larga parte comunisti, subisce, contemporaneamente all'alzata di testa dei gruppi neofascisti, un tentativo di oscurantismo non indifferente da parte di quei partiti che opportunisticamente, fino a ieri, ne rivendicavano l'esperienza. La lotta di liberazione, l'apporto anche di partigiani iugoslavi per la vittoria, vive principalmente qui un relegamento ad una scolastica ed inefficace "favola inattuale" ...

All'iniziativa interverrà il Curatore del libro, Andrea Martocchia. E' prevista inoltre la proiezione di un video con interviste inedite, d'epoca e recenti, ai partigiani della bgt. Gramsci, dei battaglioni Tito e della bgt. Melis.

Evento facebook
Articolo su Spoleto Online



Bologna, sabato 15 novembre 2014
alle ore 15.30 presso la Casa del Popolo "Bruno Tosarelli" - via Bentini 20
(Zona Corticella - Quartiere Navile - Bus 27–97–98 / parcheggio libero a 100 metri, in Passaggio Marescalchi)


ANPI Sez. Corticella - ANPI Sez. Lame - ANPI Sez. San Donato
con il patrocinio di Quartiere San Donato e Quartiere Navile
ANPI Com. Prov. BOLOGNA - ANPI Com. Prov. PERUGIA

presentano:

TERRITORI LIBERI DELLA RESISTENZA ITALIANA
testimonianze e interpretazione storiografica



* Saluti
Renato Romagnoli “Italiano”, Presidente ANPI Provinciale di Bologna
Giovanni Simoncelli, Presidente ANPI Provinciale di Perugia

* Il Territorio Libero di Norcia e Cascia
interviene:
Andrea Martocchia, curatore de “Il Territorio Libero di Norcia e Cascia
con testimonianze video di partigiani e protagonisti

* La Libera Repubblica di Montefiorino
interviene:
Ermenegildo Bugni “Arno”, partigiano e protagonista, Segretario ANPI Provinciale di Bologna

* Le Repubbliche Partigiane nella storiografia
interviene:
Renato Covino, storico, professore Ordinario all'Università di Perugia


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Padova, giovedì 15 maggio 2014

alle ore 18.30 presso RadiAzione - via Ognissanti 58


Presentazione del testo appena uscito
Il territorio libero di Norcia e Cascia, a 70 anni dalla proclamazione 1944-2014

edito da Odradek, a cura di Andrea Martocchia, su quella che è stata la prima "zona libera" della Resistenza italiana. Seguirà apericena

SCARICA LA REGISTRAZIONE AUDIO

evento Facebook

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Altre iniziative sulla "Gramsci" e il Territorio Libero





Scoperta lapide per liberazione Norcia (ANSA, 18 giugno 2016)

Norcia, scoperta la lapide per la Liberazione
... Un’iniziativa fortemente voluta dal sindacato pensionati, la Lega Spi Cgil Spoleto Valnerina, e dal Comitato Provinciale dell’Anpi, alla quale hanno partecipato il segretario generale della Lega Spi Cgil Spoleto Valnerina Giuseppe Giansanti, la presidente del Comitato Provinciale ANPI, Mari Franceschini, il Partigiano Giampaolo Loreti Presidente ANPI di Spoleto, Rita Paggio, segretaria generale dello Spi Cgil dell’Umbria e Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil di Perugia...

SPI-CGIL E ANPI celebrano la Liberazione di Norcia scoprendo lapide commemorativa
Norcia, una lapide ricorda la Liberazione

Norcia: sabato 18 giugno la scopertura della lapide per la Liberazione
... alle ore 11,00, in Piazza del Teatro, dove l’ANPI collocherà una corona presso il Monumento ai Caduti seguirà la scopertura della lapide marmorea...

Norcia, il 18 giugno cerimonia in ricordo della Resistenza
... La Resistenza a Norcia abbraccia il periodo che va dall’8 settembre 1943 al 17 giugno 1944 e fece diverse vittime per la ‘rinascita della libertà’: tra queste Sergio Forti, medaglia d’’oro della Resistenza, al quale è dedicata una piazza del centro storico; don Loreto Moretti, sacerdote di Ospedaletto e Schiavetti Arcangeli Paolo di Spoleto, medaglia d’oro al valor militare...

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La lapide a ricordo del Territorio Libero, pronta dal 2014 – 70.mo anniversario dei fatti – ma scoperta il 18 giugno 2016
è collocata presso gli Uffici CGIL in Via Anicia a Norcia.
Il testo recita:
CGIL SPI
Lega Spoleto - Valnerina
1944/1945  2014/2015
70° della Liberazione dell'Umbria


Nel 70° Anniversario della proclamazione del Territorio Libero di Norcia e Cascia e della Liberazione dell'Umbria, il Sindacato Pesionati Italiani della C.G.I.L. Lega Spoleto-Valnerina onora le formazioni partigiane organizzate nelle brigate "Gramsci" e "Melis" che, operando nel territorio nursino, furono protagoniste della lotta al nazifascismo e, occupando la città il 17 giugno 1944, la restituirono alle libertà civili e democratiche. Ricorda, inoltre, quei cittadini che con il loro coraggio fecero di Norcia un importante centro di propulsione ideale della Resistenza attraverso la pubblicazione e diffusione clandestina di manifesti, volantini e delle riviste "Il Fuoco" e L'Unità".

Norcia, 5 giugno 2014




Cascia (PG) sabato 12 settembre 2015
dalle ore 9:30 presso la Chiesa-Museo di S. Antonio

Convegno: La Brigata Antonio Gramsci di Terni. Ruolo ed evoluzione d'una formazione partigiana dell'Italia centrale

Organizzano: Isuc, Comune di Cascia, Anpi provinciale di Perugia e Terni
con il patrocinio delle province di Perugia, Terni e Rieti

SALUTI DELLE AUTORITÀ - ORE 9.30
Coordina il Presidente Provinciale ANPI di Perugia


Sindaco di Cascia
Presidente ISUC
Presidente provinciale ANPI di Terni
Presidente Sezione ANPI Norcia-Cascia- Valnerina
Dirigente nazionale ANPI
Interventi di saluto dei Sindaci presenti
 
I SESSIONE - ORE 10.15
Presiede il Presidente Provinciale ANPI di Terni
 
Interventi:
Gianni Bovini, Un Paese in guerrra, una città in guerra: i bombardamenti alleati
Luciana Brunelli, Gente in montagna e gente della montagna
Renato Covino, Origine, composizione e organizzazione della Brigata Gramsci
 
Pausa caffè - ore 11.45
 
Emanuela Costantini, I combattenti slavi della Brigata Gramsci
Carla Arconte, Dentro e intorno alla Gramsci: una rete di relazioni femminili
 
Pausa pranzo - ore 13.15
 
II SESSIONE - ORE 15.00

Presiede Lanfranco Castellucci, Assessore alla Cultura del Comune di Cascia
 
Interventi:
Antonio Cipolloni, La Brigata Gramsci nell’Appennino reatino
Angelo Bitti, Tedeschi e fascisti repubblicani di fronte all’insorgenza partigiana: apparati, strategie di controllo e repressione
Marco Venanzi, I rastrellamenti, rappresaglie e controrappresaglie
Maria Giacinta Balducci e Roberto Lorenzetti, Le fosse reatine
Alessandro Portelli, La Brigata Gramsci e la costruzione della memoria collettiva
 
Conclusione dei lavori - ore 17.30

SCARICA LA LOCANDINA

ATTI DEL CONVEGNO (2018)



Terni 11-15 giugno 2014


Terni 1944: Storie di guerra Resistenza Liberazione

Terni 1944:
                  Storie di guerra Resistenza Liberazione



Rieti 12 giugno 2014

Convegno: Resistenza e Liberazione tra Umbria e Sabina

Resistenza e
                Liberazione tra Umbria e Sabina  Resistenza e
                Liberazione tra Umbria e Sabina





NORCIA E CASCIA, A 70 ANNI DALLA LIBERAZIONE LA CGIL RICORDA LA ZONA LIBERA PARTIGIANA
Oggi la prima iniziativa a Norcia, sabato 7 giugno si prosegue a Cascia con Carla Cantone, segretario nazionale Spi Cgil (5 GIUGNO 2014)


LIBERAZIONE: CONTINUANO INIZIATIVE SPI CGIL, DOMANI A CASCIA
Nel comune di Santa Rita si celebrerà la "Commemorazione della zona libera partigiana" (6 GIUGNO 2014)


CASCIA, 70 ANNI DOPO I VALORI DELLA RESISTENZA VIVONO ANCORA
Grande partecipazione all’iniziativa dello Spi per celebrare la Zona Libera Partigiana/Cantone: “Un grazie a queste popolazioni straordinarie" (9 GIUGNO 2014)

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La lapide apposta il 7 giugno 2014 in piazza G. Garibaldi a Cascia, al civico 24, presso l'ex Albergo Italia, già comando militare partigiano. Il testo recita:
CGIL SPI Lega Spoleto Valnerina
1944/1945 - 2014/2015
70' della Liberazione dell'Umbria

In questo luogo – già “Albergo Italia”- il 27 dicembre 1943 si insediava il Comando della Brigata Partigiana “Antonio Gramsci” che, proclamando, il 16 marzo 1944, prima in Italia, la “Zona Libera” umbro sabino marchigiana, rese la Città di Cascia un centro di attrazione e di stimolo per la lotta al nazifascismo.
Nel 70° anniversario dell’evento il Sindacato Pensionati Italiani della C.G.I.L. - Lega Spoleto Valnerina pose a ricordo delle future generazioni.
 
Cascia, 7 Giugno 2014

E' stata anche consegnata una pergamena il cui testo recita:
CGIL SPI Lega Spoleto Valnerina
1944/1945 - 2014/2015
70' della Liberazione dell'Umbria
Coordinamento Donne SPI-CGIL
"Il luogo delle donne" CGIL

Nel 70° anniversario della Liberazione della Città di Cascia dalle forze nazifasciste ad opera della Brigata Partigiana italo – jugoslava  “Antonio Gramsci”, il Coordinamento donne del Sindacato Pensionati Italiani della C.G.I.L. Lega Spoleto-Valnerina,  onora la memoria delle numerose figure femminili appartenenti sia alla società civile che alla comunità religiosa delle Agostiniane, le quali, con la loro generosa e disinteressata dedizione nell’opera di occultamento,  assistenza morale e materiale nonché di cura dei partigiani e dei prigionieri alleati degenti presso l’Albergo “Salus”, trasformato in Ospedale, occupano un posto di grande rilievo nella storia della Resistenza casciana al nazifascismo.
L’encomiabile impegno di queste donne per la causa della Libertà fu motivo di repressioni violente da parte delle milizie nazifasciste, di vessazioni fisiche e psicologiche nonché di  deportazioni.

Cascia, 7 Giugno 2014


NORCIA: LA LEGA SPI CGIL SPOLETO VALNERINA CHIARISCE LA SUA POSIZIONE SULLE INIZIATIVE SUL
70° ANNIVERSARIO DELLA ZONA LIBERA PARTIGIANA UMBRO – SABINO – MARCHIGIANA

Giuseppe Giansanti - Segretario Lega SPI CGIL Spoleto Valnerina (18 Giugno 2014)

... ribadiamo, come abbiamo fatto a commento della presa di posizione del Partito Democratico di Norcia, la nostra ferma intenzione di portare a compimento quanto programmato per la ricorrenza in questione, in particolar modo con l'apposizione, in sede idonea per decoro e rilevanza, nella Città di Norcia, della pietra già predisposta con la quale viene sottolineata l'importanza ed il valore dell'opera della popolazione del nursino in occasione, per l'appunto, della Lotta di Liberazione dall'occupazione nazifascista...





Testimonianze e integrazioni
in ordine inverso di inserimento




A. Martocchia: Cascia, la prima Zona libera d’Italia (da Patria Indipendente del 23/12/2015)

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IL TERRITORIO LIBERO DI CASCIA.
UN'ESPERIENZA COLPEVOLMENTE RIMOSSA

 

di Andrea Martocchia pubblicato sul numero speciale di Micromega (n.3/2015: Ora e sempre Resistenza) dedicato al 70.mo della Liberazione

 

 

Il recente fascicolo di Patria Indipendente "Semi di Costituzione. La bella storia delle repubbliche partigiane" (Settembre 2014) riporta una mappa delle Repubbliche partigiane, Zone libere e Repubbliche contadine sorte nel 1944, che evidenzia alcune novità storiografiche di grande rilievo. Tra queste, va sottolineata la menzione del Territorio Libero di Cascia, esperienza sorta nella Valnerina umbra, che nella accezione più restrittiva va datata dal 15 febbraio 1944 – giorno in cui, a seguito della presa del controllo di Norcia, viene formalmente annunciata a mezzo manifesti murali la creazione della zona libera "di Norcia e Cascia" – fino al 31 marzo 1944, data della imponente e sanguinosa rappresaglia tedesca ("Grossunternehmen gegen die Banden"). Protagonista dei fatti fu la locale Brigata Antonio Gramsci, avente commissario politico Alfredo Filipponi "Pasquale", che nella fase finale ne diverrà il comandante, mentre nei mesi precedenti a comandarla era stato lo jugoslavo Svetozar Laković "Toso". La Brigata, formalmente costituitasi all'inizio del febbraio, fu dispersa nella rappresaglia ed i nazifascisti ripresero il controllo del territorio, ma solo per un breve lasso di tempo, dopodiché le azioni partigiane tornarono a intensificarsi fino alla definitiva Liberazione (giugno 1944).

 

Esistono anche accezioni più estese per questa misconosciuta vicenda resistenziale: già il 27 dicembre 1943 Cascia è infatti posta sotto il controllo delle formazioni partigiane che confluiranno nella Bgt. Gramsci; addirittura, Celso Ghini "Luigi", che da incaricato dal CLN di Roma si reca in quell’area e presiede alla costituzione formale della Brigata, intenderà la zona libera come quel movimento sviluppatosi sin dal settembre-ottobre 1943 nei vasti territori a cavallo tra Umbria e Marche meridionali in cui i tedeschi non si sentivano al sicuro, perciò delimitati con i noti cartelli "Achtung Bandengefahren": un'area vasta da Tolentino al confine abruzzese e da Amandola a Narni! In questa accezione così estesa, la Bgt. Gramsci non è l’unica formazione partigiana protagonista degli eventi, bensì assieme ad essa svolgono un ruolo anche le altre formazioni umbro-marchigiane monitorate da Ghini in qualità di ispettore, a partire (per lo specifico della Valnerina) dalla banda di Ernesto Melis, nata a Spoleto ma che nella fase successiva si stanzierà nella zona di Visso ed avrà un ruolo-chiave nella Liberazione finale di Norcia, benché oramai in assenza di colui che ad essa aveva dato il nome. 

Anche nella zona di Leonessa (provincia di Rieti, Lazio) i primi cartelli "Achtung Bandengefahren" appaiono nell'ottobre '43: uno, collocato sulla strada che da Leonessa conduce a Monteleone di Spoleto, viene rimosso quasi subito dall'antifascista Giulio Gizzi... (1) Di fatto, il comprensorio di Monteleone – tra Leonessa e Cascia – è in mano ai partigiani già nell'autunno. Dopo la fuga dei prigionieri montenegrini dal campo di Ruscio (2), questi si sono aggregati alla banda di Guglielmo Vannozzi, originario di Monteleone, e la zona è già allora sotto controllo partigiano, ben prima della "ufficializzazione" di febbraio-marzo. La formazione di Vannozzi, alla quale inizialmente era aggregato il tenente Marchi, contribuirà tra le prime a dare vita alla Brigata Gramsci. 

 

Certamente, almeno nella accezione più stretta, questo Territorio Libero merita di essere menzionato nella pubblicistica del partigianato e nella stessa storiografia resistenziale ben più di quanto non sia successo finora: in effetti, esso è stato generalmente omesso dalle tradizionali elencazioni delle realtà omologhe visto che l'attenzione è stata rivolta pressoché esclusivamente alle Repubbliche sorte sull'arco alpino e ad alcune altre importanti realtà sviluppatesi a ridosso della Linea Gotica – tutte però cronologicamente successive, a parte la cosiddetta Repubblica del Corniolo, nel Forlivese, che è effettivamente contemporanea al Territorio Libero di Cascia (dal 2 febbraio 1944 o, secondo altre fonti, già dal dicembre 1943, fino ai primi di marzo) ma la cui storia è legata alla figura molto controversa di Riccardo Fedel "Libero". Ancora precedente è la breve esperienza della Repubblica di Maschito, in Basilicata (15 settembre – 5 ottobre 1943), ed altre simili nel Meridione, che furono però casi di mero autogoverno amministrativo, senza operatività militare partigiana. 

La coscienza che quella di Norcia e Cascia fosse “la prima zona libera d’Italia e, quindi, il primo esperimento di autogoverno attuato da Partigiani”, parve affermarsi solo nel breve lasso di tempo segnato dalle celebrazioni del Trentennale, cioè nel 1974-1975, quando tra l'altro proprio a Norcia fu tenuta una Tavola Rotonda i cui Atti sono stati dati alle stampe solo recentissimamente (3). Tale consapevolezza riecheggiò anche in tutti i numerosi articoli dei quotidiani che, all'epoca, riferirono dell’evento (4).

In anni recenti, la questione è stata approfondita a seguito di ricerche specifiche, che hanno preso spunto soprattutto da due aspetti importanti: il primo è il ruolo svolto dai partigiani stranieri, soprattutto jugoslavi, negli sviluppi militari e politici della vicenda; il secondo concerne l'entità e la dinamica delle repressione tedesca all'inizio di aprile 1944.

 

 

PARTIGIANI JUGOSLAVI IN APPENNINO

 

La Brigata Gramsci arriverà a contare 1155 effettivi, di cui 230 jugoslavi e 30 russi, più circa 400 "patrioti", in base ai dati della Commissione Regionale per il riconoscimento dei Partigiani dell'Umbria che fu coordinata nel dopoguerra proprio da Alfredo Filipponi. Più ancora che al numero, il peso rilevante della componente straniera fu dovuto alla elevata preparazione politica e militare degli antifascisti jugoslavi, che si trovavano in zona in quanto fuggiaschi dai numerosissimi luoghi di detenzione, lavoro coatto e internamento presenti in Umbria e regioni limitrofe: quel "sistema concentrazionario" dell'Italia fascista che timidamente si è iniziato a ricostruire in anni recenti. Gli jugoslavi erano in maggioranza già esperti nella guerriglia perché l’avevano condotta nel loro paese, contro gli eserciti di occupazione tedesco e italiano nonché contro i collaborazionisti locali, fino alla cattura e alla deportazione in Italia. Inoltre, la gran parte di loro erano giovanissimi militanti della SKOJ, la struttura giovanile del Partito Comunista jugoslavo, con una formazione ideologica solida ed una piena coscienza del nemico da affrontare. Con la loro esperienza e con la loro determinazione antifascista, essi dettero, fin dall’inizio, un valido contributo alla formazione del movimento partigiano in Italia e al consolidamento della capacità combattiva delle giovani reclute. (5)

 

Nello specifico, il gruppo degli jugoslavi della "Gramsci" si radunò attorno ad alcuni detenuti politici nel carcere di Spoleto, tra i quali lo stesso Toso, che erano stati protagonisti della rocambolesca evasione avvenuta il 13 ottobre 1943 (altre evasioni si ebbero in quelle settimane, spec. il 25-26 novembre). Questi evasi presero dapprima contatti con Ernesto Melis a Gavelli, una piccola frazione sita sul percorso che dalla valle del fiume Nera conduce a Monteleone di Spoleto; ben presto però si manifestarono forti dissidi tra la componente di Melis, in cui prevalevano militari italiani di fede monarchica e badogliana, e quella di Toso, a egemonia comunista, formata da stranieri perseguitati che in quanto tali non avevano nulla da perdere e tutto da guadagnare in una lotta armata attiva. Dopo la rottura, gli jugoslavi di Toso assieme ad alcuni italiani più determinati si spostarono a Mucciafora, paesino vicino alla cima del Monte Coscerno, il più alto della zona. Proprio Mucciafora fu il teatro della prima grande strage nazifascista in zona, avvenuta il 28 novembre 1943, di cui furono vittime soprattutto i capifamiglia del posto, che avevano offerto generosa protezione ai partigiani, oltre ad alcuni combattenti di entrambe le nazionalità.

Dopo un iniziale sbandamento, le attività del gruppo di Toso proseguirono con l'intensificazione dei rapporti con l'altro nucleo ad egemonia comunista sorto nell'Umbria meridionale: quello degli operai (molti di loro lavoratori delle Acciaierie), contadini e montanari italiani organizzatisi attorno a Filipponi, provenienti soprattutto dal Ternano.

 

La "Gramsci" poté dunque disporre di un nucleo di grande esperienza e potenza militare, costituito dagli jugoslavi, e di un ampio bacino di militanza costituito da elementi popolari, i cui principali esponenti erano perseguitati politici antifascisti della primissima ora quale lo stesso Filipponi. E' nella fortunata combinazione di queste diverse componenti che si spiega la straordinaria riuscita delle operazioni partigiane che si susseguirono nei mesi successivi e che portarono la zona libera a raggiungere quella massima estensione precisata nel Proclama del Comando della Brigata Gramsci che riproduciamo a lato. [ Affisso in 200 copie nei centri liberati il giorno 16 marzo 1944.  Alfredo Filipponi nel suo Diario ricostruisce il testo del manifesto in modo leggermente diverso – cfr. Filipponi 1991, pp.347-348 – e parla anche di un primo manifesto murale di proclamazione della “zona libera” (Filipponi 1991, p.303). ]

Il 20 marzo 1944, l'ispettore Celso Ghini relazionava così alla direzione del PCI sulla situazione in quell'area: 

«La situazione che ho trovato è di un interesse e di un'importanza eccezionale; ho trovato una brigata su tre battaglioni (150 uomini armati) ai quali si sono aggiunti in questi giorni altri 150 uomini che abbiamo diviso in due battaglioni e siccome pensiamo di aggregare alla brigata anche il battaglione G. Manni (Narni) disponiamo ora di 6 battaglioni con poco meno di 400 uomini, i quali aumentano ogni giorno ponendo di fronte a noi una quantità di problemi complessi che per mancanza di uomini capaci ci mettono in serie difficoltà […] Lo sviluppo degli avvenimenti ha letteralmente sopraffatte le scarse forze preparate del nostro partito […] Si parla insistentemente di imminenti rastrellamenti ed io temo uno sbandamento per deficienza di quadri e di preparazione […] Mandate subito uomini quanti più ne potete per il lavoro politico, per il lavoro di agitazione, per il lavoro militare […] Mandate materiale, molto materiale, ogni settimana materiale, e rispondete sollecitamente alle lettere […] Sono giunti due compagni montenegrini [Pešić e Borić], uno è veramente buono, ma non fa onore al nostro partito che in una zona talmente interessante non gli si possa mettere accanto nemmeno un elemento equivalente ». (6)

 

 

LA "GRANDE OPERAZIONE CONTRO LE BANDE"

 

La valenza militare delle azioni della guerriglia della “Gramsci”, nell’economia degli eventi della II Guerra Mondiale sulla Penisola – segnatamente nella prima fase della guerra, quando il fronte è ancora attestato sulla Linea Gustav –, è molto più grande di quanto non sia stato evidenziato fino ad oggi. Essendo attive a ridosso delle principali strade consolari che da Roma conducono verso il nord-est e l'Adriatico, con ripetuti agguati ai convogli e trasporti militari nazifascisti, la “Gramsci” e le altre formazioni operanti nelle zone contigue rappresentano una fastidiosa spina nel fianco delle retrovie tedesche e repubblichine. I partigiani ne sono coscienti, lo stesso comandante Toso afferma: «Mi sia permesso dire che tali azioni le dobbiamo eseguire [oltre che sulla Salaria] anche sulla strada Flaminia, poiché questa e la Salaria sono due arterie [di cui] si servono i tedeschi per alimentare la guerra contro gli Alleati e i partigiani» (7). D'altronde, già il 9 febbraio 1944 Mussolini scrive preoccupato che il “fenomeno ribellistico” nell’Italia centrale “può tagliare le comunicazioni fra la Valle padana e Roma” (8). In effetti, dopo che i sabotaggi partigiani e le incursioni aeree alleate hanno danneggiato la viabilità principale, il “fenomeno ribellistico” mette a repentaglio anche la viabilità secondaria, laddove viceversa la necessità impellente per i tedeschi, dopo la caduta di Cassino, è quella di liberare in fretta le direttrici della ritirata verso nord.

 

Le cose prendono una piega particolarmente preoccupante per i nazifascisti con i clamorosi fatti di Poggio Bustone, il 9 marzo 1944. Quel giorno, la reazione partigiana ad una incursione fascista viene potenziata dallo scatenarsi di una vera e propria jacquerie popolare. Il btg. “Morbidoni” della “Gramsci” con solamente 18 partigiani deve fronteggiare la colonna fascista composta da centosettanta militi inizialmente guidata dal prefetto Di Marsciano, poi dal questore Pannaria, che irrompe nel paese in cerca dei renitenti, devastando ed uccidendo tre uomini e una donna; ma nelle ore successive è la popolazione stessa, inferocita, a reagire furiosa, punendo e scacciando i fascisti. (9)

Pochi giorni dopo, la presa di Leonessa viene perciò percepita dal nemico come l'ultimo inaccettabile affronto, tanto che la località viene definita dalla Wehrmacht "Hauptstützpunkt der Banden", cioè letteralmente: principale presidio delle bande (partigiane). Non a caso tale definizione è stata ripresa nel titolo del lavoro di ricerca del Gen. Enzo Climinti (10), che ha investigato questo fondamentale caso storiografico. Dopo molte settimane in cui, di fatto, il territorio immediatamente a nord di Leonessa (la strada verso Monteleone e la Valnerina) era già sotto il controllo partigiano, la presa da parte della "Gramsci" di questa cittadina in posizione dominante sul massiccio del Terminillo rappresentò da un lato l’apice delle attività della Brigata, dall’altro fu l’inizio della fine della “zona libera”: inevitabile era a quel punto la violenta rappresaglia, che sarebbe difatti seguita di lì a due settimane.

L’area fu sottoposta ad una impressionante forza d'urto da parte dei nazifascisti. Le truppe tedesche passarono all'azione il 29 marzo: erano composte da un battaglione della Divisione Brandeburgo (proveniente dal confine franco-spagnolo), un battaglione di SS-Polizei (proveniente dal fronte russo, svolgeva servizio di sicurezza operante dietro le linee), due attivissimi reparti esploranti corazzati, unità di allarme della XIV Armata e dell'aeroporto tedesco di Rieti; a questi bisogna aggiungere un reparto della Guardia Nazionale (GNR) di Rieti. Il battaglione SS-Polizei operò anche nella zona del Monte Tancia. Le operazioni di questi reparti, che formarono il Gruppo di combattimento Schanze, durarono dalla fine di marzo alla metà di aprile. (11)

 

La “Gramsci” subì gravi perdite. Oltre cinquanta partigiani furono uccisi e parecchi civili furono fucilati: cinque a Cascia, tre a Colle Giacone e tre a Monteleone di Spoleto; nella stessa Leonessa tra il 2 e il 7 aprile si contarono in cinquantadue le persone uccise, in una azione vendicativa guidata da una ragazza del posto disposta a tutto pur di fare carriera, Rosina Cesaretti, che è rimasta simbolo di malvagità nei racconti dei locali. In Climinti 2006 sono documentati almeno 300 morti a seguito della operazione repressiva.

 

Persino il famigerato prefetto Rocchi, il 5 aprile 1944 espresse preoccupazione al Comando militare tedesco di Perugia lamentando “gli inconvenienti delle azioni di rastrellamento”, le “ingiustificate violenze e le innocenti vittime”, con reparti che “aprono il fuoco contro la popolazione senza discriminazione, o saccheggiano e incendiano abitazioni private e uffici pubblici”, ed evidenziando la “delicata pericolosa situazione creata da tali azioni” (12). Il maggiore Hermann gli risponderà in data 22 aprile che “le truppe impegnate nella lotta contro i ribelli hanno l’ordine di condurre questa lotta con la massima durezza ed energia, poiché solo in questo modo possono essere ottenuti dei risultati tangibili. Vedrebbero con soddisfazione una collaborazione più intima da parte delle competenti autorità civili. Il loro compito supremo consiste nel tener libere da ogni interruzione le retrovie sulle quali transitano i rifornimenti per le truppe combattenti sul fronte italiano” (13).

 

Antifascisti e semplici civili furono deportati a centinaia nel campo di concentramento allestito a Cinecittà, a Roma. La controffensiva nazifascista provocò così lo sfaldamento della “Gramsci” che solo tra la fine di maggio e i primi di giugno riuscì a riorganizzarsi, ma con uno scollamento tra la componente "italiana" di Filipponi e quella "slava" di Laković. La brigata Gramsci in senso proprio (Filipponi) si andò a ricostituire su alcune montagne al confine tra Umbria e Lazio, con base in località Salto del Cieco, e fu la protagonista della Liberazione della città di Terni il 13 giugno. I battaglioni "Tito" (Laković), riunificatisi, inizialmente si spostarono sul versante sud dei Sibillini e poi sopra Norcia, nella parte più alta della Valnerina, tra Lazio e Marche; presto ripresero però brillanti azioni di guerriglia tanto da essere loro stessi, assieme a reparti della "Melis", i liberatori di Norcia e di tutta l'Alta Valnerina.

 

 

UNA RI-SCOPERTA STORIOGRAFICA

 

Ha giustamente fatto notare Francesco Innamorati (14) che "tra il gennaio e l’aprile 1944 la piccola Umbria è stata la regione italiana che ha avuto il maggior numero di partigiani, sia in assoluto che in percentuale (18.000 partigiani nell’aprile del ’44, cioè il 24% del totale di quelli combattenti sul territorio nazionale). Più dell’Emilia, della Venezia Giulia, del Piemonte, etc. (…) Anche per questo è interessante studiare la storia della Resistenza armata nella Regione che ha avuto il maggior numero di partigiani (anche se non sembra che finora se ne sia accorta)."

 

L'importanza del Territorio Libero di Cascia, nelle ricostruzioni storiche del periodo, non è però solo di carattere statistico, o per affermare il "primato" cronologico di questa esperienza rispetto alle altre – circostanze che hanno comunque una loro significatività. Né si tratta di discutere se tale esperienza ebbe i requisiti di autogoverno di una vera e propria "Repubblica partigiana o meno": non lo fu, non si "istituzionalizzò"… ma quante delle Repubbliche partigiane comunemente note si "istituzionalizzarono" effettivamente? Quella di Cascia non ebbe prerogative di molto inferiori rispetto alla norma delle altre zone libere della Resistenza italiana. Vi furono elementi dimostrabili di amministrazione della vita civile, quali: 

- il pieno controllo della cittadina di Cascia per tre mesi;

- la fissazione del Comando, sede di tale autogoverno, all'Albergo Italia, come da Proclama;

- la gestione dell'Ospedale civile;

- la gestione di aspetti dell'economia locale: la distribuzione dei viveri (spec. dopo ogni presa di un ammasso) e lo svolgimento del mercato; la fissazione dei prezzi di determinate merci, come la carne;

- l’istituzione di un Comitato di assistenza delle donne;

- il funzionamento di un posto di ristoro, con sede all’albergo Salus di Cascia, per i tanti prigionieri alleati in fuga attraverso quei territori;

- l'allestimento di un campo di addestramento in località Capanne di Colle Giacone;

- l'organizzazione della stampa e propaganda (oltre ai manifesti, la stampa del giornale "Il Fuoco" e de "L'Unità" in una tipografia di Norcia);

- l'istituzione formale di un Tribunale militare, avente per scopo di “giudicare i collaborazionisti, le spie e gli stessi partigiani che si fossero resi colpevoli di qualche reato”. (15)

 

Ha spiegato Celso Ghini: «In questo territorio tutte le autorità erano al servizio dei comandanti partigiani. I podestà erano stati scacciati o si erano sottomessi. I presìdi dei carabinieri erano spariti, le caserme erano state assaltate e disarmate, i pochi presìdi  fascisti che c'erano erano stati scacciati, qui tutte le autorità erano a disposizione nostra. Ricordo personalmente che quando ad un certo momento dovevano fare il podestà di Leonessa, venne da noi al Comando di Cascia Tavani e disse: “io sono stato chiamato dal Prefetto di Rieti, mi deve fare podestà. Sentite, io accetto se siete d'accordo; se siete d'accordo collaborerò con voi, se non dirò di no”. Noi dicemmo: “Va bene, accetta, però tu gli ordini li ricevi da noi”. Lui accettò, poi lo fucilarono nel grande rastrellamento…» (16).

 

A ben vedere, al di là di tutto questo, l'importanza di una trattazione del Territorio Libero di Cascia in una storiografia che voglia essere aggiornata deriva piuttosto, paradossalmente, dalla sua passata rimozione, dalla incomprensione cui sono state soggette queste vicende per troppi decenni e fino ad oggi. Tale damnatio memoriae è stata diretta conseguenza soprattutto della loro precocità: queste vicende si sono infatti svolte prevalentemente, e pressoché concluse, prima ancora dello sfondamento della linea Gustav e prima della cosiddetta Svolta di Salerno, quindi prima anche della codificazione delle formazioni della Resistenza Italiana in Brigate garibaldine, con i loro ispettori, da parte del CLN-AI. Perciò tali vicende non sono semplicemente classificabili usando gli schemi più rituali della storiografia della Resistenza, schemi per cui alla Resistenza stessa ci si è riferiti essenzialmente come ad una lotta di liberazione nazionale contro l'occupatore tedesco. Questa impostazione storiografica "tradizionale" peraltro nasce con il primo e principale storico della Resistenza italiana: Roberto Battaglia. Il fatto a nostro avviso più clamoroso è che proprio Battaglia, in quanto originario di Norcia e dimorato nella casa di famiglia a Norcia in quell'inverno del '43-'44, fu non solo testimone diretto ma addirittura tra i protagonisti degli eventi; ciononostante ne fece solo brevi cenni nelle sue opere. In effetti Battaglia apprese l'antifascismo in quei giorni da membri della "Gramsci" e segnatamente dagli jugoslavi rifugiati a casa sua, ma non si integrò nelle strutture di comando della Brigata e rimase piuttosto legato al gruppo di Melis. 

Proprio l’assenza, tra i quadri partigiani, di ceti intellettuali e borghesi, e dei loro partiti di riferimento, determinò la “freddezza” del CLN, durante e soprattutto dopo la Resistenza. Al contempo, la linea “frontista” di Salerno – definita anche “bomba Ercoli” per il modo improvviso con cui Togliatti (“Ercoli”) la dettò in quell’inizio di primavera 1944 – vanificò le tendenze più radicali, miranti ad una rivoluzione sociale, che covavano in settori partigiani ad egemonia comunista quale era la “Gramsci”.

Rimane il fatto che quella esperienza ebbe una rilevanza politico-sociale irripetibile, trattandosi di uno dei pochi casi – l'unico per quel territorio – in cui l’Italia rurale, che aveva rappresentato il retroterra indispensabile della mobilitazione partigiana, si incontrava con la componente operaia. Tale inedita esperienza sociale di unione nella lotta, appunto, tra la componente operaia ternana e la componente contadina e montanara fu drasticamente interrotta subito dopo la Liberazione: da una parte gli operai della città (sotto l’egemonia del Partito Comunista), dall’altra le popolazioni della valle e delle montagne (“recuperate” dalla Democrazia Cristiana ma più ancora vittime dei fenomeni di emigrazione, urbanizzazione, spopolamento anche a causa dei terremoti): una separazione significativamente sottolineata anche dalla non scontata demarcazione amministrativa tra le due province, rispettivamente di Terni e Perugia. 

Per di più, il connubio tra ceti popolari operai e contadini si rafforzava in quella occasione con la componente straniera, dei partigiani jugoslavi: una comunanza di lotta e di idealità che, come ben sappiamo, ha avuto vita durissima con la Guerra Fredda e con il "doppio ostracismo" cui fu soggetta la Jugoslavia a seguito dello strappo con il Cominform.

Stiamo parlando di tante scissioni e fratture che oggi non sono solamente lontane nel tempo, ma delle quali non si ritrovano più le ragioni nel mondo presente. C'è perciò da augurarsi che, alla straordinaria vicenda del Territorio Libero di Cascia, si possa finalmente dare lo spazio che essa merita nella memoria locale, nazionale e internazionale.



Si ringrazia Enzo Climinti, Generale GdF, decorato, storico militare, testimone e fiancheggiatore delle attività partigiane presso Leonessa, per le preziose informazioni e l'aiuto nella redazione di questo testo.


NOTE:

 

(1) Giulio Gizzi è ucciso con lo zio Francesco nei giorni seguenti (13 ottobre 1943) in un conflitto con una pattuglia tedesca alle falde del Monte Massi; il suo cadavere è recuperato da Enzo Climinti, che da giovanissimo ufficiale prende a collaborare con i partigiani. 

 

(2) Cfr. Nardelli 2013.

 

(3) Cfr. Norcia 1975, da cui è tratta la citazione (a p.12: Premessa).

 

(4) Cfr. ad es. “Innamorati: ‘L’esempio della prima zona libera’”, in Paese Sera del 12 ottobre 1975.

 

(5) Cfr. Martocchia 2011.

 

(6) Lettera di Luigi dall'Umbria alla Direzione del PCI, 20 marzo 1944, pubbl. in Secchia 1973, pp.382-384; originale in Archivio PCI, Istituto Gramsci.

 

(7) In Filipponi 1991, p.259.

 

(8) Lettera a Renato Ricci, comandante della GNR. Cit. in Amatori 1983, p.36.

 

(9) La battaglia ha dato origine a memorie popolari immortalate nella canzone di Dante Bartolini sul "Traditore Tanturri", parte del patrimonio di storia orale e di canti raccolto negli anni '70 dal Gruppo “Gianni Bosio” e negli studi di Alessandro Portelli.

 

(10) Climinti 2001

 

(11) Cfr. Climinti 2006 per maggiori dettagli.

 

(12) Fonte: ASP, APP, b.145.

 

(13) Riprodotto in Climinti 2001, p.50.

 

(14) Partigiano già presidente dell'ANPI provinciale di Perugia oltreché presidente della Consulta Regionale umbra per le celebrazioni del trentennale della Resistenza che organizzò la Tavola Rotonda del 1975 a Norcia. La citazione è tratta dalla Prefazione a Norcia 1975.

 

(15) Ordine del giorno del Comando della Bgt. “Gramsci” n.3 del 31/3/1944. (v.e. “Cascia, zona libera di” in: Enciclopedia. Copia del documento originale in: Arch. ISUC, Fondo ANPI Terni, Resistenza/Liberazione). Per approfondimenti sul funzionamento e le vicende del Territorio Libero di Cascia e sulla Bgt. Gramsci riteniamo fondamentali, oltre alle altre qui citate, due fonti: Filipponi 1991 e Bitti 2010.

 

(16) Da Ghini 1973, pp.71-72.

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Amatori, Enrico, 1983: La Resistenza nel Reatino (1943-1944). Rieti, Il Velino.

 

Bitti, Angelo; Covino, Renato; Venanzi, Marco, 2010: La Storia rovesciata. La guerra partigiana della brigata garibaldina “Antonio Gramsci” nella primavera del 1944. Narni, Crace.

 

Climinti, Enzo, 2001: Leonessa 1943/1944 : Hauptstützpunkt der Banden. Roma, Arti grafiche San Marcello.

 

Climinti, Enzo, 2006: Il gruppo di combattimento “Schanze” nella grande impresa contro le bande – Grossunternehmen gegen die Banden – marzo-aprile 1944, Appennino umbro e alto Lazio. Roma, Edizioni Settimo Sigillo.

 

[Enciclopedia]: Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza, sotto la direzione di P. Secchia e E. Nizza. Milano, La Pietra (sei volumi e due appendici editi tra il 1968 e il 1989).

 

[Filipponi 1991]: Il diario di Alfredo Filipponi comandante partigiano, a cura di Giuseppe Gubitosi / ISUC. Foligno, Editoriale Umbra, 1991.

 

[Ghini 1973]: Celso Ghini, Il territorio libero umbro-marchigiano (settembre 1943 – giugno 1944), in: Resistenza e liberazione nelle Marche, Atti del primo Convegno di studio nel XXV della Liberazione. Urbino, Argalia, 1973. 

 

Martocchia, Andrea, 2011: I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana. Storie e memorie di una vicenda ignorata. Con contributi di Susanna Angeleri, Gaetano Colantuono, Ivan Pavičevac. Prefazione di Davide Conti, Introduzione di Giacomo Scotti. Roma: Odradek.

 

Nardelli, D. Renato: Il campo di prigionia n.117. IX Quaderno di Ruscio. Monteleone di Spoleto (PG): ProRuscio, 2013

 

[Norcia 1975]: Il Territorio Libero di Norcia e Cascia a 70 anni dalla proclamazione 1944-2014, a cura di Andrea Martocchia. Prefazione di Francesco Innamorati, Introduzione di Costantino Di Sante. Roma: Odradek, 2014.

 

[Secchia 1973]: Il Partito Comunista Italiano e la guerra di liberazione 1943-1945. Ricordi, documenti inediti e testimonianze, a cura di Pietro Secchia. Milano, Feltrinelli, 1973.


Scrive Miriam Pellegrini Ferri (16 marzo 2014):

In quella zona ha combattuto nella Brigata Gramsci il compagno Partigiano Spartaco Ferri deceduto purtroppo nel 2012. Spartaco anche se nato a Roma  era umbro  perché i genitori erano entrambi di Orvieto. Il padre Ferruccio fondò gli arditi del popolo contro il fascismo. Come sua compagna per oltre sessantanni e io stessa partigiana di Giustizia e Libertà partecipo  con immnso piacer a questo onorevole ricordo.


Sull'esperienza di Spartaco Ferri nella Brigata Gramsci riportiamo quanto appare in I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana (I ed.), a p.104:

Si è parlato [...] sia di una “base jugoslava clandestina” a Roma [...], sia delle richieste di intervento che venivano rivolte al “centro” del PCI da parte di alcuni elementi più coscienti tra i partigiani della “Gramsci” e dallo stesso Ghini.
Una prova ulteriore di questo “centro” romano la abbiamo anche dalla testimonianza di Spartaco Ferri. Romano, di famiglia antifascista da sempre, giovane sportivo (giocava a rugby), Spartaco era entrato formalmente nel PCI nel 1942-1943.
Chiesi al Partito [comunista italiano] di essere inviato ai reparti di Resistenza. La mia richiesta fu accolta [...]. Partimmo in due compagni per Terni e con la parola d’ordine ricevuta ci accettarono e per quattro giorni camminammo in gruppo solo di notte fino a giungere a destinazione. La Base era d’appoggio ad azioni partigiane e in collegamento con partigiani jugoslavi usciti dal carcere fascista. [...] Dopo qualche giorno fummo costretti a spostarci perché si sapeva che era programmato un rastrellamento fascista. Camminammo un giorno e mezzo per raggiungere la casa di un compagno che dietro il porcile aveva costruito una finta stalla per rifugiare partigiani e ricercati.
Dopo solo due ore, tuttavia, i tre partigiani dovettero allontanarsi per evitare di mettere a rischio la famiglia ospitante; e poco dopo, sfortunatamente, durante il cammino si trovarono per caso
in mezzo ad un gruppo di fascisti che si riposavano dopo una esercitazione. Io che ero il terzo dei tre, sperando di non esser visto, sono scappato all’indietro e mi sono disteso a terra tra l’erba con la speranza di non essere notato. Non fu così: l‘ufficiale esplorando la zona mi ha trovato. Siamo stati portati al carcere di Terni dove siamo stati interrogati e poi tradotti in galera in un angusto locale, con finestra per spiarci e dove già alloggiavano altri due detenuti che chiaramente erano due spie.
[Ferri 2006. Spartaco Ferri continua: «Abbiamo passato circa un mese nel carcere, fino a che una mattina nel prendere l’ora d’aria abbiamo visto il cancello del carcere aperto...». Sono infatti i giorni della Liberazione di Terni. In base alla testimonianza di Ferri, che abbiamo raccolto anche a voce, possiamo collocare il suo arruolamento nella “Gramsci” attorno alla seconda metà di aprile 1944. Ferri ricorda che il commissario politico del suo battaglione era uno jugoslavo; egli però non dispone di documentazione utile a precisare persone, luoghi e tempi, ed ovviamente dopo tanti anni le memorie di quei pochi giorni prima della cattura sono poche e labili.]





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