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COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA - ONLUS
ITALIJANSKA KOORDINACIJA ZA JUGOSLAVIJU


 
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Il CARTEGGIO CASTRO-MILOŠEVIĆ






Lettera di Milosevic a Castro del 30 marzo 1999

Tratto da: RIFLESSIONI DEL COMANDANTE IN CAPO: LA RISPOSTA DI MILOSEVIC
di Fidel Castro Ruz - 2 ottobre 2007 - 5:32 p.m. (Fonte: Ambasciata delle Repubblica di Cuba, via email - Jugoinfo - Reflexiones del Comandante en Jefe)

Nelle sue "Riflessioni" datate lunedì 1 ottobre 2007, Fidel Castro ha scritto di un messaggio di solidarietà da lui inviato a Milosevic il 25 marzo 1999, nel corso della aggressione della NATO contro il paese di cui Milosevic era il presidente.
Il 2 ottobre 2007, lo stesso Castro ha rivelato di aver ricevuto da Milosevic il seguente testo di risposta:

“Eccellentissimo Signor Presidente:

“Ho ricevuto il suo messaggio del 25 marzo 1999 con interesse e sincera gratitudine. La ringrazio per le sue decise parole d’appoggio e di stimolo alla Iugoslavia, e inoltre per la condanna all’aggressione della NATO espressa da Cuba e dai suoi rappresentanti durante le sedute delle Nazioni Unite. La Repubblica Federale dI Iugoslavia è sottoposta da parte degli  Stati Uniti e della NATO a un’aggressione, la più grande a livello mondiale dai tempi delle aggressioni di Hitler. È stato commesso un crimine non solo contro la Repubblica Federale di Iugoslavia quale Stato pacifico, sovrano e indipendente, bensì un’aggressione contro tutto ciò che nel mondo intero possiede un valore alle porte del XXI secolo: al sistema delle Nazioni Unite, al Movimento dei Paesi Non Allineati, alle fondamenta stesse della legalità, ai diritti umani e alla civiltà in generale. Mi sento orgoglioso di poterle comunicare che l’aggressione ha solamente reso più omogenea e ha rafforzato la determinazione dei popoli della Iugoslavia a resistere e a difendere la libertà, la sovranità e l’integrità territoriale. Le nostre forze armate e il popolo sono decisi e disposti ad assolvere il loro compito. Per questo per noi è benvenuta e, oltretutto, necessaria, la solidarietà e l’aiuto degli amici di tutto il mondo, nella maniera più ampia e forte possibile.
          
“Il comportamento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riguardo all’aggressione della NATO alla Repubblica Federale di Iugoslava rappresenta una sconfitta per le Nazioni Unite. È un segnale molto negativo e un monito importante per il mondo intero, specialmente per i paesi medi e piccoli, sebbene non lo sia solo per loro. Sono sicuro che Lei è informato di come la Repubblica Federale di Iugoslava e la Repubblica Serba si siano continuamente e sinceramente impegnate nel cercare una soluzione politica per il Kosovo e la Metohija sempre nell’interesse di tutte le comunità nazionali che vivono lì e che rispettano il nostro ordine costituzionale. La prego, signor Presidente, di far sì che l’amicizia di Cuba continui la sua azione in seno al Movimento al fine di convocare l’Ufficio di Coordinamento dei Non Allineati e che il gruppo d’amici condanni risolutamente l’aggressione della NATO alla Repubblica Federale di Iugoslavia. Sono altresì convinto che il Suo prestigio personale sarebbe di grande utilità per incoraggiare i paesi dell’America Centrale e del Sud e, più in generale, i paesi Non Allineati ad alzare la voce per esprimere una forte condanna di questa vandalica aggressione. Ancora una volta, nel ringraziare per la solidarietà e per l’appoggio alla Repubblica Federale di Iugoslavia, esprimo la speranza che rimarremo in stretto contatto. Voglia ricevere, signor Presidente, l’espressione del mio più profondo rispetto.
          
“Firmato Slobodan Milosevic”

(30 marzo 1999)



Fonte: Ambasciata di Cuba in Italia, Reflexiones del Comandante en Jefe

Testo della riflessione del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, dal titolo “IL 2° ED IL 3° MESSAGGIO A MILOSEVIC E LA SUA RISPOSTA”, del 4 ottobre 2007.

---

IL 2° ED IL 3° MESSAGGIO A MILOSEVIC E LA SUA RISPOSTA.


Il 2 aprile 1999 inviai a Milosevic, tramite la nostra Missione all’ONU, il secondo messaggio:

“Sarebbe consigliabile non processare i tre prigionieri nordamericani. L’opinione pubblica internazionale è molto sensibilizzata al riguardo e si creerebbe un forte movimento contro i serbi.”

Il 5 aprile 1999 gli trasmisi un terzo messaggio attraverso le nostre Missioni all’ONU ed in Iugoslavia:

“Ci congratuliamo per la decisione presa, secondo quanto informano le agenzie di stampa, nei riguardi dei tre prigionieri. È molto intelligente e corretto aver promesso di trattarli bene e di liberarli quando cesseranno i bombardamenti. Ha annullato la manovra che gli Stati Uniti stavano realizzando per sensibilizzare contro la Serbia l’opinione pubblica interna, molto divisa nei riguardi dell’aggressione. Gli spietati bombardamenti contro obbiettivi civili e l’eroica resistenza del popolo serbo stanno provocando un impatto all’interno e fuori dell’Europa, anche in seno alla stessa NATO.”

Lo stesso 5 aprile 1999 riceviamo la risposta di Milosevic, per mezzo del suo ambasciatore all’ONU:

"Desidero estendere la mia gratitudine al Presidente ed al popolo della Repubblica di Cuba per la loro simpatia e per la solidarietà veso il nostro popolo ed il nostro paese, vittime dell’aggressione degli Stati Uniti e della NATO.

“Spero che continueranno i suoi utilissimi sforzi con i capi di stato, in particolare con i leader dei paesi Non Allineati affinché comprendano l’estremo pericolo per le relazioni  internazionali nel loro insieme derivante dal precedente creato dall’aggressione degli Stati Uniti e della NATO contro la sovranità e l’indipendenza di un piccolo paese.  Desidero invitarla e chiederle di inviare un messaggio personale ai presidenti Mandela, Nujoma, Mugabe, Obasanjo, Rawlings e Vajpayee, per chiedere loro di condannare l’aggressione e, nel caso lo avessere già fatto, chiedere di riaffermare tale condanna affinché si continui a respingere l’aggressione allo scopo di mobilitare l’appoggio più ampio possibile dei Non Allineati alla Iugoslavia in questo momento tanto importante. Riceva i miei più sentiti e calorosi saluti. Per quanto riguarda i 3 militari nordamericani imprigionati, apprezzo molto  il suo amichevole suggerimento e desidero informarla che questi soldati penetrarono, abbondantemente armati, in profondità in territorio iugoslavo servendosi di alcuni  blindati. Sono in corso indagini sull’accaduto. Essi sono trattati in modo umano e serio.  Il suo suggerimento è stato capito e praticamente accettato.  Non abbiamo fretta di portare i soldati davanti alla giustizia. Non lo faremo ora.  Forse successivamente, o forse non lo faremo. Non lo faremo in fretta."

Fidel Castro Ruz
4 ottobre 2007
6:23 p.m.

SECOND AND THIRD MESSAGES TO MILOSEVIC AND HIS REPLY
   
    On April 2, 1999, I sent Milosevic my second message through our UN mission:

    “It would be advisable not to indict the three US prisoners. International public opinion is now especially susceptible and a strong anti-Serb movement might result”.


    On April 5, 1999, I sent him a third message through our mission in the UN and Yugoslavia:

    “We congratulate you on the decision with regards to the three prisoners as reported by press agencies. Your promise to treat them well and to release them when the bombings cease is very intelligent and apt. It has foiled the United States’ maneuver to turn its domestic public opinion against Serbia; a public opinion which is deeply divided on the issue of the aggression. The ruthless bombing of civilian targets and the Serbian people’s heroic resistance are having an impact within and outside of Europe and within NATO itself".



    That same day, on the 5th, we received Milosevic’s official reply through his Ambassador to the UN:

    “I want to express my appreciation to the President and people of the Republic of Cuba for their sympathy and solidarity with our people and country, victims of a US – NATO aggression.
    “I hope you will continue these highly useful efforts to make heads of state —particularly the heads of non-aligned states— understand the extreme danger to international relations as a whole stemming from the precedent being set by the US – NATO aggression against the sovereignty and independence of a small country. I invite and ask you to send a personal message to presidents Mandela, Nujoma, Mugabe, Obasanjo, Rawlings and Vajpayee, requesting that they condemn the invasion and, if they have already done so, to do so again, for the aggression continues to be repudiated, so as to rally the broadest possible support for Yugoslavia from non-aligned nations at this highly important moment. My best wishes and warmest regards go out to you. With respect to the three US soldiers who have been imprisoned, I am very grateful for your amicable suggestion and wish to inform you that these soldiers were heavily armed and penetrated deeply into Yugoslav territory in a number of armored vehicles. The investigations into this matter are underway. They are being treated in a humane and respectful manner. We understand your suggestion and have practically accepted it. We are in no rush to take these soldiers to justice. We won’t do it now. Perhaps we will do it later, or not at all. We won't do it hastily".

Fidel Castro Ruz
October 4, 2007
6:23 p.m.
DIE BOTSCHAFTEN 2 UND 3 AN MILOSEVIC UND SEINE ANTWORT

Am 2. April 1999 sendete ich über unsere UNO-Mission die zweite Botschaft an Milosevic:

“Es wäre empfehlenswert, die drei US-amerikanischen Gefangenen nicht vor Gericht zustellen. Die internationale öffentliche Meinung reagiert jetzt sehr empfindlich und es würde eine starke Bewegung gegen die Serben hervorrufen.”
Am 5. April 1999 habe ich ihm eine dritte Botschaft über unsere Missionen in der UNO und in Jugoslawien übermittelt:
“Wir beglückwünschen Sie zur bezüglich der drei Gefangenen getroffenen Entscheidung, wie die Nachrichtenagenturen berichten. Das Versprechen, sie gut zu behandeln und sobald die Bombardements aufhören freizulassen, ist sehr intelligent und korrekt. Das hat die Machenschaften der Vereinigten Staaten zerstört, mit denen sie versuchten, die innere öffentliche Meinung, die bezüglich der Aggression sehr geteilt ist, gegen Serbien zu sensibilisieren. Die unbarmherzigen Bombardierungen auf zivile Ziele und der heldenhafte Widerstand des serbischen Volkes haben große Wirkung innerhalb und außerhalb von Europa, sogar innerhalb der NATO selbst.”
    Am selben Tag, d.h. am 5., erhalten wir die offizielle Antwort von  Milosevic über seinen Botschafter in der UNO:

"Ich möchte dem Präsidenten und dem Volk der Republik Kuba meinen Dank für ihre Sympathie und Solidarität mit unserem Volk und Land aussprechen, welche Opfer der Aggression durch die Vereinigten Staaten-NATO sind.
Ich hoffe auf die Fortsetzung ihrer sehr nützlichen Anstrengungen im Kontakt mit führenden Persönlichkeiten der Länder, besonders mit den Staatschefs der Blockfreien, damit sie die äußerste Gefahr begreifen, die sich aus dem mit der Aggression durch die Vereinigten Staaten-NATO gegen die Souveränität und Unabhängigkeit eines kleinen Landes geschaffenen Präzedenzfall für die internationalen Beziehungen in ihrer Gesamtheit ableitet. Ich möchte Sie auffordern und bitten, den Präsidenten Mandela, Nujoma, Mugabe, Obasanjo, Rawlings y Vajpayee eine persönliche Botschaft zu senden, um sie zu bitten, dass sie die Aggression verurteilen, und wenn sie dies schon getan haben, sie zu bitten, diese Verurteilung zu wiederholen, damit die Aggression weiter zurückgewiesen wird, damit die größtmögliche Unterstützung der Blockfreien für Jugoslawien in diesem so wichtigen Augenblick mobilisiert wird. Ich übermittele Ihnen meine herzlichsten Wünsche und Grüße. Ich schätze Ihre freundschaftliche Empfehlung bezüglich der drei gefangenen US-amerikanischen Militärangehörigen sehr hoch ein und möchte Ihnen mitteilen, dass  diese Soldaten stark bewaffnet und bis weit in jugoslawisches Gebiet eindrangen, wobei sie einige Panzerwagen verwendeten.  Die Nachforschungen über dieses Ereignis sind im Gang. Sie werden menschlich und verantwortungsbewusst behandelt. Ihre Empfehlung wurde verstanden und praktisch akzeptiert. Wir haben keine Eile, die Soldaten vor Gericht zu stellen. Wir werden es jetzt nicht tun. Vielleicht später, oder vielleicht werden wir es gar nicht tun. Wir werden es nicht in aller Eile tun."

Fidel Castro Ruz
4. Oktober 2007
18.23 Uhr
MESSAGES 2 ET 3 À MILOSEVIČ, ET RÉPONSE DE SA PART

Le 2 avril 1999, je fis parvenir mon second message à Milosevič par l’intermédiaire de notre mission à l’ONU :
« Il serait avisé que vous ne jugiez pas les trois prisonniers étasuniens. L’opinion publique internationale est très montée, et cela provoquerait de forts sentiments contre les Serbes. »

Le 5 avril 1999, je lui adressai un troisième message à travers nos ambassades à l’ONU et en Yougoslavie :
« Nous vous félicitons de la décision que vous avez prise, selon les agences de presse, au sujet des trois prisonniers, Il est très intelligent et correct de votre part d’avoir promis de bien les traiter et de les libérer dès que les bombardements prendront fin. Vous avez coupé court à la manœuvre engagée par les Etats-Unis pour tourner leur opinion publique – qui est très divisée au sujet de cette agression – contre la Serbie. Les bombardements impitoyables de cibles civiles et la résistance héroïque du peuple serbe sont en train de causer un impact en Europe et ailleurs, voire au sein même de l’OTAN. »


Ce même jour, son ambassadeur à l’ONU nous transmettait la réponse officielle de Milosevič :


« Je tiens à remercier le président et le peuple de la République de Cuba pour leur sympathie et leur solidarité envers notre peuple et notre pays, victimes de l’agression des Etats-Unis et de l’OTAN.
« J’espère que vous poursuivrez vos très utiles efforts auprès de dirigeants d’Etats, en particulier auprès des dirigeants des pays non alignés, afin qu’ils comprennent le péril extrême que le précédent créé par l’agression USA/OTAN contre la souveraineté et l’indépendance d’un petit pays implique pour l’ensemble des relations internationales. Je souhaiterais vous inviter à adresser un message personnel aux présidents Mandela, Nujoma, Mugabe, Obasanjo, Rawlings et Vajpayee pour qu’ils condamnent l’agression et, au cas où ils l’auraient déjà fait, pour qu’ils réitèrent leur condamnation de la poursuite de l’agression, afin de mobiliser le soutien le plus large possible des pays non alignés envers la Yougoslavie, à ce moment si critique. Recevez mes saluts les plus chaleureux. En ce qui concerne les trois militaires étasuniens prisonniers, j’apprécie beaucoup votre suggestion amicale. Sachez que ces soldats ont pénétré en profondeur en territoire yougoslave, fortement armés, utilisant même des véhicules blindés. L’enquête sur ce fait est en cours. Ils sont traités d’une manière humaine et sérieuse. Nous avons compris votre suggestion et nous l’avons pratiquement acceptée. Nous ne sommes pas pressés de présenter ces soldats devant les tribunaux. Pour l’instant, nous ne le ferons pas. Peut-être ensuite, ou peut-être jamais. Nous ne sommes pas pressés. »

Fidel Castro Ruz
4 octobre 2007
18 h 23
MENSAJES 2 Y 3 A MILOSEVIC Y SU RESPUESTA

El 2 de abril de 1999 envié a través de nuestra Misión en ONU el segundo mensaje a Milosevic:
“Sería aconsejable no enjuiciaran a los tres prisioneros norteamericanos. La opinión pública internacional está muy sensibilizada y se generaría un fuerte movimiento en contra de los serbios.”

El 5 de abril de 1999 le transmití un tercer mensaje a través de nuestras Misiones en ONU y Yugoslavia:
“Los felicitamos por la decisión tomada con los tres prisioneros según informan las agencias de prensa. Es muy inteligente y correcta la promesa de tratarlos bien y liberarlos cuando cesen los bombardeos. Ha destruido la maniobra que venía realizando Estados Unidos para sensibilizar contra Serbia a la opinión pública interna que está muy dividida en relación con la agresión. Los despiadados bombardeos contra objetivos civiles y la
heroica resistencia del pueblo serbio están causando impacto dentro y fuera de Europa incluso en el seno de la propia OTAN.”

   
El propio día 5 se recibe la respuesta oficial de Milosevic a través de su Embajador en la ONU:


"Deseo extender mi gratitud al Presidente y al pueblo de la República de Cuba por su simpatía y solidaridad con nuestro pueblo y país, víctimas de la agresión Estados Unidos-OTAN.
“Espero la continuación de sus muy útiles esfuerzos con líderes de los estados, especialmente con los líderes de los países No Alineados para que comprendan el peligro extremo que se deriva del precedente creado con la agresión Estados Unidos-OTAN contra la soberanía y la independencia de un pequeño país, para las relaciones internacionales en su conjunto.  Quiero invitarlo y pedirle que envíe un mensaje personal a los presidentes Mandela, Nujoma, Mugabe, Obasanjo, Rawlings y Vajpayee para pedirles que condenen la agresión, y si ya lo han hecho, pedirles que repitan esa condena porque la agresión sigue rechazándose, a fin de movilizar el apoyo más amplio posible de los No Alineados a Yugoslavia en este momento tan importante. Reciba mis más cálidos sentimientos y saludos.  Con relación a los 3 militares norteamericanos prisioneros, aprecio mucho su amistosa sugerencia y deseo informarle que estos soldados penetraron fuertemente armados en el territorio yugoslavo en profundidad utilizando algunos vehículos blindados. Las investigaciones sobre este hecho están en marcha. Ellos están siendo tratados de forma humana y seria. Su sugerencia ha sido entendida y prácticamente aceptada. No tenemos apuro en llevar a los soldados ante la justicia. No lo haremos ahora. Quizás luego, o quizás no lo hagamos. No lo haremos con apuro."


Fidel Castro Ruz
4 de octubre de 2007
6:23 p.m.






Source: [JUGOINFO] 4 novembre 2011, Reflexiones del Comandante en Jefe

FIDEL CASTRO: IL RUOLO GENOCIDA DELLA NATO (estratto)

Questa brutale alleanza militare si è trasformata nel più perfido strumento di repressione che ha conosciuto la storia dell'umanità. 
La NATO ha assunto questo ruolo repressivo globale rapidamente, quando l'URSS, che era servita agli Stati Uniti come pretesto per crearla, ha smesso di esistere. Il suo criminale proposito diventò palese in Serbia, un paese di origine slava, dove il suo popolo eroico lottò contro le truppe naziste nella Seconda Guerra Mondiale. 
 
Quando nel marzo del 1999 i paesi di questa nefasta organizzazione, nei loro sforzi per disintegrare la Iugoslava, dopo la morte di Josip Broz Tito, inviarono le loro truppe a sostegno dei secessionisti del Kossovo, trovarono una forte resistenza di questa nazione, le cui sperimentate forze erano intatte. 
 
L'amministrazione yankee, consigliata dal Governo conservatore spagnolo di Josè Maria Aznar, attaccò le stazioni radio e della televisione della Serbia, i ponti sul fiume Danubio, e Belgrado, la capitale di questo paese. L'ambasciata della Repubblica Popolare Cinese è stata distrutta dalle bombe yankee, vari dei funzionari sono morti, e non poteva essere stato un errore possibile, come hanno detto gli autori. Numerosi patrioti serbi hanno perso la vita. Il presidente Slobodan Milošević, oppresso dal potere degli aggressori e la sparizione dell'URSS, ha ceduto alle esigenze della NATO ed ha ammesso la presenza delle truppe di questa alleanza dentro il Kossovo sotto il mandato dell'ONU, quello che alla fine ha condotto alla sua sconfitta politica ed al suo posteriore procedimento giudiziario da parte dei tribunali per niente imparziali de L'Aia. E’ morto in circostanze strane nella prigione. Se il leader serbo avesse resistito alcuni giorni in più, la NATO sarebbe entrata in una grave crisi che è stata sul punto di esplodere. L'impero ha avuto così molto più tempo per imporre la sua egemonia tra i sempre più subordinati membri di questa organizzazione.  
 
Tra il 21 febbraio ed il 27 aprile del presente anno, ho pubblicato nel sito web CubaDebate nove Riflessioni sul tema, nelle quali abbordai con ampiezza il ruolo della NATO in Libia e quello che sarebbe successo a mio giudizio. 
 
Mi vedo per ciò obbligato ad una sintesi delle idee essenziali che esposi, e dei fatti che hanno continuato a succedere come erano stati previsti, ora che un personaggio centrale di questa storia, Muammar El-Gheddafi, è stato ferito gravemente dai più moderni cacciabombardieri della NATO che intercettarono ed inutilizzarono il suo veicolo, catturato ancora vivo ed assassinato dagli uomini armati da questa organizzazione militare. 
 
Il suo cadavere è stato sequestrato ed esibito come trofeo di guerra, una condotta che viola i più elementari principi delle norme musulmane ed altre credenze religiose prevalenti nel mondo. Si annuncia che rapidamente Libia sarà dichiarata “Stato democratico e difensore dei diritti umani”. ...

Fidel Castro Ruz 
23 Ottobre 2011





Source: [JUGOINFO] 12 ottobre 2007 13:33:00 GMT+02:00, Reflexiones del Comandante en Jefe
via R. Rozoff via stopnato @ yahoogroups.com
via http://www.plenglish.com/Article.asp?ID=%7BB81DD6CC-BC20-4396-89EE-B7AA55FD8697%7D&language=EN

[Edited for minor inaccuracies, abridged]

Prensa Latina - October 11, 2007

Fidel Castro: A Silent Complicity


Havana - Cuban President Fidel Castro states that the
world cannot afford to let the tragedy of NATO's war
against Yugoslavia be forgotten due to the silence of
those who were actors and accomplices of that brutal
genocide.

In his Thursday's article entitled "A Silent
Complicity," the Cuban Revolution leader reveals new
details of that conflict and includes an assessment of
those happenings.

Prensa Latina issues below the text published on
reflections by the Cuban president: 

A SILENT COMPLICITY 

The world cannot afford to let the tragedy of NATO's
war against Yugoslavia be forgotten due to the silence
of those who were actors and accomplices of that
brutal genocide.

President Clinton, National Security Advisor Sandy
Berger, Secretary of State Madeleine Albright and
other close collaborators of the President, including
the person who was ordered by Berger not to take notes
when Cuba was discussed, were at the meeting Clinton
held with [Spain's Jose] Aznar in the White House on
April 13, 1999, where the decision to intensify the
bombings was made, and Aznar suggested that Serbian
television, radio and other facilities be bombed, in
actions that would take the lives of innumerable
defenseless civilians.

Some of them, through press statements or in a book or
memoir, may have individually written about the
adventure, but none focused on the real danger and
suicidal wars that the United States is leading the
world to. 

The publication of the existing secret documents could
be the legacy of a President in 200 years from now,
when, judging by the pace we're going at, there will
no longer be any publicity or readers.

Less than ten years have since gone by.

In Europe and elsewhere there are many accomplices
keeping silence.

After my third message was sent to Milosevic, Italy's
Minister of Transportation visited Cuba. I met with
him on March 30, 1999 and directly discussed the issue
of the war against Yugoslavia.

What follows is a summary of what I said to him,
according to the notes taken during our conversation,
in the presence of my Office staff and officials from
the Ministry of Foreign Affairs: 

"I began by asking why they had attacked Serbia and
how they were going to reach a settlement. I told him
that, in my opinion, it had been a great mistake and
that, were the Serbs to offer resistance, they would
run into a cul-de-sac. 

"Why did Europe need to dismantle Yugoslavia, which
had implemented many reforms and which, strictly
speaking - the Cold War having ended - could not be
labeled a communist state and, much less, an enemy of
Europe? 

I explained that, in order to satisfy the German
government's demand, Europe had encouraged and
supported the separation of Croatia, where, during
World War II, Nazi Germany organized the fearful
ustasha groups which perpetrated countless crimes and
massacres against the Serbs and the liberation
movement headed by Tito.

"Due to this complacency and lack of political
foresight, in the prevailing euphoria of the days when
the socialist bloc and the Soviet Union were in a
crisis, Europe dismantled Yugoslavia. 

"This resulted in bloody episodes and, especially, in
the long and violent war in Bosnia and, ultimately, in
NATO"s current war against Serbia. By then,
Macedonia"s separation had also taken place, which
meant the mutilation of the greater part of the
Yugoslav Federation. Only Serbia, Montenegro and [the
Serbian province] Kosovo remained.

"As everyone knows, for decades Kosovo's population of
Albanian descent grew uninterruptedly until it became
the broad majority. In Tito"s lifetime, long before
his death, many Serbian families left Kosovo seeking
safety faced with the numerous acts of violence that
extremist groups from Kosovo committed against them.
At that time, in Kosovo, the Serbs were subjected to
what today is called ethnic cleansing.

"Yugoslavia's unnecessary and bloody disintegration
encouraged and unleashed the underlying conflicts
between the majority, of Albanian descent, and
Kosovo"s Serbian minority, conflicts which are at the
root of the current problem.

"The Serbian people are the essential core of what
remains of the former Yugoslavia. They are a combative
and courageous people who have been profoundly
humiliated. I was convinced that, offered ample
autonomy, Serbia would have accepted an honorable and
peaceful settlement of the conflicts in Kosovo.

"Kosovo's moderate groups, acting in an intelligent
and constructive fashion, supported this settlement,
as the presence of a broad majority of Albanian
descent would, sooner or later, make the peaceful
emergence of an independent state possible. Europe
knows perfectly well that Kosovo's extremist groups
did not want this settlement; they demanded immediate
independence and, because of this, wanted the
intervention of NATO forces.

"It is unfair to lay all of the responsibility on
Serbia. Serbia has not invaded any sovereign country.
What it has done, in essence, is oppose the military
presence of foreign troops in its territory. 

"For months, in recent weeks particularly, it has
known nothing but constant threats. Its unconditional
surrender was urged. No country can be treated like
that, let alone the people who, in the days of
Europe's occupation, fought most heroically against
the Nazis and have ample experience in irregular
warfare.

"If the Serbs resist - and I am convinced that they
will resist - NATO will have no other option but to
commit genocide, but such an action would fail, for
two reasons: Firstly: they would be unable to defeat
the Serbian people if the latter applied all of its
experience and irregular warfare doctrine.

"Secondly: Public opinion in NATO member countries
themselves would not allow such an action.

"Armored divisions, stealth bombers, Tomahawk cruise
missiles or any other so-called intelligent weapon
would not suffice. A missile or bomb would have to be
launched for every person capable of carrying a rifle,
a bazooka or a portable anti-aircraft weapon. All of
NATO"s power would, in this case, be useless. There
are star wars and there are ground wars. All high-tech
equipment notwithstanding, individual combatants would
be the most important element in this type of war.

"Beyond Kosovo, a much more serious problem is
emerging, to the detriment of Europe's and the world's
interests. 

"Russia has been humiliated terribly. NATO has already
advanced to the borders of what was once the Soviet
Union and it is promising to include other states of
the former socialist bloc, and even Baltic countries
that were part of the Soviet Union. 

"Russians have every reason to think they will not
stop until they reach the walls of the Kremlin.

"Like the Serbs, the Russians are a Slavic people and
this sense of identity is very strong among these
peoples. The attacks on Serbia are profoundly
humiliating for them and, more than any other action,
they have produced deep and justified feelings of
insecurity, not only among the Russians but in India
and China as well, and these countries will
undoubtedly attempt to ally themselves to Russia to
guarantee their security. I doubt the Russians would
cease to do whatever is necessary to retain a response
capability which would be their sole guarantee in this
situation.

"Neither Europe nor the world, with their current and
overwhelming economic problems, would gain anything
through such a course of action. [...]





Las guerras ilegales del imperio

Cuando se inicia la guerra de Estados Unidos y sus aliados de la OTAN en Kosovo, Cuba definió de inmediato su posición en la primera página del periódico Granma, el 26 de marzo de 1999. Lo hizo a través de una Declaración de su Ministerio de Relaciones Exteriores con el título de “Cuba convoca a poner fin a la injustificada agresión de la OTAN contra Yugoslavia.”

Tomo párrafos esenciales de aquella Declaración:

“Después de un conjunto de dolorosos y muy manipulados sucesos políticos, prolongados enfrentamientos armados y complejas y poco transparentes negociaciones en torno a la cuestión de Kosovo, la Organización del Tratado del Atlántico Norte lanzó al fin su anunciado y brutal ataque aéreo contra la República Federativa de Yugoslavia, cuyos pueblos fueron los que más heroicamente lucharon en Europa contra las hordas nazis en la Segunda Guerra Mundial. “Esta acción, concebida como ‘castigo al gobierno yugoslavo’, se realiza al margen del Consejo de Seguridad de la ONU. [...]

“La guerra lanzada por la OTAN reaviva los justos temores de la humanidad por la conformación de un unipolarismo insultante, regido por un imperio guerrerista, erigido a sí mismo en policía mundial y capaz de arrastrar a las acciones más descabelladas a sus aliados políticos y militares, de manera similar a como ocurriera a principios y en la primera mitad de este siglo con la creación de bloques belicistas que cubrieron de destrucción, muerte y miseria a Europa, dividiéndola y debilitándola, en tanto los Estados Unidos fortalecían su poderío económico, político y militar. “Cabe preguntarse si el uso y el abuso de la fuerza solucionarán los problemas del mundo y defenderán los derechos humanos de las personas inocentes que hoy mueren bajo los misiles y las bombas que están cayendo sobre un pequeño país de esa culta y civilizada Europa. “El Ministerio de Relaciones Exteriores de la República de Cuba condena enérgicamente esta agresión de la OTAN contra Yugoslavia, liderada por los Estados Unidos [...]

“En estos momentos de sufrimiento y dolor para los pueblos de Yugoslavia, Cuba convoca a la comunidad internacional a movilizar sus esfuerzos para poner inmediato fin a esta injustificada agresión, evitar nuevas y aún más lamentables pérdidas de vidas inocentes y permitirle a esta nación retomar la vía pacífica de las negociaciones para la solución de sus problemas internos, asunto que depende única y exclusivamente de la voluntad soberana y la libre determinación de los pueblos yugoslavos. [...]

“La ridícula pretensión de imponer soluciones por la fuerza es incompatible con todo razonamiento civilizado y los principios esenciales del derecho internacional. [...]

De continuarse por este camino, las consecuencias podrían ser impredecibles para Europa y para toda la humanidad.”

Con motivo de estos hechos, había enviado el día anterior un mensaje al presidente Milosevic, a través del embajador yugoslavo en La Habana y de nuestro embajador en Belgrado. “Le ruego comunique al presidente Milosevic lo siguiente:

"Después de analizar cuidadosamente todo lo que está sucediendo y los orígenes del actual y peligroso conflicto, nuestro punto de vista es que se está cometiendo un gran crimen contra el pueblo serbio y, a la vez, un enorme error de los agresores, que no podrán sostener, si el pueblo serbio, como en su heroica lucha contra las hordas nazis, es capaz de resistir.

“De no cesar tan brutales e injustificables ataques en pleno corazón de Europa, la reacción mundial será aún mayor y mucho más rápida que la que desató la guerra en Vietnam. “Como en ninguna otra ocasión en los últimos tiempos, poderosas fuerzas e intereses mundiales están conscientes de que tal conducta en las relaciones internacionales no puede continuar.

“Aunque no tengo relación personal con él, he meditado mucho sobre los problemas del mundo actual, creo tener un sentido de la historia, un concepto de la táctica y la estrategia en la lucha de un pequeño país contra una gran superpotencia y siento un odio profundo hacia la injusticia, por lo que me atrevo a transmitirle una idea en tres palabras:

“Resistir, resistir y resistir".

“25 de marzo de 1999.”

Fidel Castro Ruz.

1º de octubre de 2007

 6:14 p.m.




Source: [JUGOINFO] 19 luglio 2007, Reflexiones del Comandante en Jefe

FIDEL CASTRO SUL KOSOVO

Elaborazione e traduzioni di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova.


http://www.adnki.com/index_2Level_English.php
ADN Kronos International (Italy) - 12 giugno 2007

Kosovo: Castro discute su Bush “tiranno”

Havana - Il leader di Cuba Fidel Castro ha rivolto un severo rimprovero al Presidente degli Stati Uniti George W. Bush per le sue osservazioni, riguardanti l’indipendenza del Kosovo secessionista, rilasciate domenica scorsa durante la sua visita nella capitale Albanese, Tirana.
In un documento dal titolo “Il Tiranno visita Tirana” diffuso dall’agenzia stampa di Cuba, Castro ha criticato aspramente Bush per l’appoggio espresso all’indipendenza del Kosovo, “senza il minimo rispetto per gli interessi di Serbia, Russia e dei vari paesi Europei che si sono dimostrati sensibili al destino della Provincia, che è stata lo scenario dell’ultima guerra della NATO.”                          

Il documento dell’ottuagenario Castro continuava così: “Bush ha ammonito la Serbia che avrebbe ricevuto aiuti economici solo appoggiando l’indipendenza del Kosovo, la culla della cultura di quel Paese. Prendere o lasciare! Bush è bramoso di affetto. Ha goduto del tutto per le accoglienze senza proteste a lui riservate in Bulgaria. Ha parlato con quei militari del Paese che hanno preso parte alle guerre in Iraq e in Afghanistan. Ha cercato di impegnarli ulteriormente per versare sangue generoso in queste guerre per la pace.” 

Il lunedì, Bush aveva fatto visita alla Bulgaria – un fedele alleato degli USA – come tappa finale di un giro Europeo di otto giorni, che aveva visto la sua partecipazione al summit dei G8 in Germania, e le visite alla Repubblica Ceca, alla Polonia, all’Italia e all’Albania.
Commentando l’arrivo in settembre di più di 3.000 militari USA in una nuova base in Bulgaria, come parte della politica USA di spostare molte delle sue forze Europee più vicino al Medio Oriente, Castro ha affermato: “Da duemila a cinquemila soldati di Bush saranno movimentati a rotazione costante attraverso le tre basi militari impiantate dall’impero... Come se noi stessimo vivendo nel più felice dei mondi possibili!” 


http://www.plenglish.com/article.asp?ID=%7BC9C6116D-
Prensa Latina - 14 giugno 2007

Nuove riflessioni di Fidel Castro

Havana – Il Presidente Cubano Fidel Castro si è espresso sull’appoggio dato all’Albania da parte del Presidente USA George W. Bush  per il suo ingresso immediato nella NATO e sulla decisione di Bush di domandare l’indipendenza per la provincia Serba del Kosovo. 
Data l’importanza, Prensa Latina riproduce integralmente le riflessioni del Presidente Cubano: 

 In cerca di affetto”

Effettivamente è stata l’Albania l’unico posto dove Bush ha ricevuto un qualche affetto; per voler essere larghi, questo vale per l’accoglienza in Bulgaria dove diverse migliaia di persone lo hanno atteso sventolando bandierine Americane, comunque sembrando fredde nei suoi confronti.  
L’appoggio di Bush dato all’Albania per il suo ingresso immediato nella NATO e la sua decisione di esigere l’indipendenza per la provincia del Kosovo hanno fatto diventare non pochi Albanesi un po’ pazzi.
Giornali ed altri mezzi di comunicazione riportano che molti di costoro, interrogati singolarmente, hanno risposto: “Bush è un simbolo di democrazia. Gli Stati Uniti sono i protettori della libertà dei popoli.” Migliaia di soldati e poliziotti Albanesi disarmati, condizione richiesta dalle autorità Yankee, facevano ala su due colonne, che andavano dall’aeroporto alla capitale, per più di 20 chilometri.                                                                                                                                                         In Europa, lo spinoso problema dell’indipendenza di una parte della Serbia è veramente controverso, e creerebbe un precedente che potrebbe essere seguito in diversi Paesi da altre regioni che reclamano la sovranità all’interno degli attuali confini.   
E così l’Albania passerebbe da una situazione sociale di sinistra ad una di destra estrema.
Vivere per vedere! Vedere per credere!
La Serbia riceve un duro colpo non solo politico ma anche economico. Il Kosovo possiede il 70% delle risorse energetiche della Serbia. 

Tra il 1998 e il 1999, l’anno della guerra della NATO contro la Serbia, la Provincia ha contribuito per il 70% dello zinco e dell’argento.
È stato valutato che il Kosovo possiede l’82% delle possibili riserve di questi metalli, ed inoltre le più grandi riserve di  bauxite, nickel e cobalto. La Serbia perde industrie, territori e proprietà ed è lasciata sola con l’imposizione di pagare il debito estero incorso per gli investimenti in Kosovo, prima del 1998. Ho ricevuto proprio adesso un dispaccio dall’AFP che mi obbliga alla lettura di poche righe. Il comunicato letteralmente recita: 

“ Mosca, 13 giugno 2007. La Russia accusa l’Occidente di tenere incontri segreti relativi all’indipendenza del Kosovo. Secondo un comunicato rilasciato dal Ministro Russo per gli Affari Esteri, la Russia ha censurato le nazioni Occidentali che mercoledì si sono adoperate in segreto e unilateralmente per preparare l’indipendenza del Kosovo. Il portavoce del Ministero, Mikhail Kamynin, con riferimento all’incontro delle potenze Occidentali tenutosi a Parigi martedì, in assenza del governo di Mosca, ha puntato l’indice contro i colloqui segreti che hanno indotto a sospettare che sia stato preparato unilateralmente uno scenario per la sovranità del Kosovo. Kamynin ha continuato: ‘Questo comportamento è intollerabile. La Russia non è stata invitata all’incontro e questo risulta incompatibile con le dichiarazioni che andavano nel senso di una soluzione, in apparenza, di accomodato.' ”





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