L'Europa un anno dopo il golpe nazista in Ucraina

0) L'Europa giustifica i mezzi: neonazisti integrati nell'Esercito ucraino
1) Zyuganov ed il PCFR sulla situazione in Ucraina
2) L’Italia rafforza il proprio ruolo nel conflitto Nato-Russia (Antonio Mazzeo)
3) Questione russa e propaganda euro-atlantica (Federico La Mattina)
4) Le radici della guerra in Ucraina (Albano Nunes)
5) Il vostro futuro è una nuova Norimberga (Nico Macce)


Vedi anche:

Note sul Donbass e la resistenza antimperialista (dicembre 11th, 2014)
A due mesi dalla Caravona antifascista in Donbass: intervista a due militanti che vi hanno preso parte, sulla guerra in Ucraina, la resistenza della Repubbliche popolari, il ruolo delle potenze imperialiste...

Otto mesi senza Vadim (3 Gennaio 2015)
La testimonianza di Fatima Papura, madre del giovane comunista vittima del rogo della Casa dei Sindacati di Odessa...
Fonte: sito del Comitato per la Liberazione di Odessa, Комитет освобождения Одессы / Source: http://www.2may.org

Per la pace! (di Pedro Guerreiro, da www.avante.pt – 5 Gennaio 2015)
http://www.marx21.it/internazionale/pace-e-guerra/24942-per-la-pace.html

Vauro Senesi: “Nel Donbass è in atto una pulizia etnica pianificata da Kiev” (di Marina Tantushyan, 23/1/2015)
http://italian.ruvr.ru/2015_01_23/Vauro-Senesi-Nel-Donbass-e-stata-svolta-una-pulizia-etnica-pianificata-da-Kiev-1030/

I comunisti ucraini e degli altri paesi contro il fascismo e la sua guerra nel Donbass (da www.kpu.ua - 5 Febbraio 2015)
Il Partito Comunista di Ucraina ha partecipato alla riunione del Gruppo di Lavoro per la preparazione del 17° Incontro dei Partiti Comunisti e Operai
(ORIG: http://www.solidnet.org/turkey-communist-party/turkey-communist-party-press-release-on-the-working-group-meeting-02022015-en =
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/nel-mondo/25102-i-comunisti-ucraini-e-degli-altri-paesi-contro-il-fascismo-e-la-sua-guerra-nel-donbass.html

Manifesto della solidarietà con la Resistenza antifascista in Donbass
Coordinamento antifascista veneto di solidarietà con la Resistenza nel Donbass, 14 Febbraio 2015
http://contropiano.org/documenti/item/29150-manifesto-della-solidarieta-con-la-resistenza-antifascista-in-donbass

Vauro Senesi: “L’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione" (14 febbraio 2015)
Dopo il suo recente viaggio nel Donbass, La Voce della Russia ha incontrato Vauro Senesi per approfondire le eventuali prospettive di una pacificazione nel conflitto ucraino, all’indomani del vertice di Minsk...
http://italian.ruvr.ru/news/2015_02_14/Vauro-Senesi-L-ottimismo-della-volonta-e-il-pessimismo-della-ragione-0166/

Il j'accuse della Banda Bassotti “Noi torniamo in Donbass, dov'è la sinistra?” (di Marco Santopadre, 20 Febbraio 2015)
Che concerto sarà di quello di sabato 21 febbraio a Roma? ... Quali sono le differenze tra la seconda e la prima carovana?
http://contropiano.org/politica/item/29261-il-j-accuse-della-banda-bassotti-noi-torniamo-in-donbass-dov-e-la-sinistra


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NEONAZISTI – PARTE DELL’ESERCITO UCRAINO

19 Feb 2015 – I neonazisti sono parte dell’esercito ucraino, questo ha affermato l'ambasciatore dell'Ucraina in Germania Andrej Mel’nik ad una diretta tv tedesca. Secondo lui senza di loro è impossibile respingere «l'aggressione russa».
Il presentatore del programma televisivo ha mostrato a Mel’nik un paio di foto in cui i combattenti del battaglione «Azov» stanno sullo sfondo di bandiere con la svastica e tendono il braccio nel saluto nazista. L'ambasciatore in risposta a queste foto ha detto che Kiev controlla completamente le formazioni radicali.
«Queste formazioni combattono insieme al nostro esercito, alla guardia Nazionale e ad altre unità e sono coordinate e controllate da Kiev» ha affermato Andrej Mel’nik.
Mel’nik ha assicurato che queste unità non rappresentano alcun pericolo. Tuttavia, quando il moderatore ha chiesto all'ambasciatore di giurare che questi neo-nazisti non fanno nulla di sbagliato Mel’nik  ha avuto risposte evasive.

Fonte: http://tvzvezda.ru/news/vstrane_i_mire/content/201502191725-vm4o.htm


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VEDI ANCHE: La Russia deve fermare l'offensiva del neonazismo nella Novorossija

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Zyuganov commenta gli avvenimenti dell'anno che è trascorso

9 Gennaio 2015 
Intervista concessa a Lifenews.ru

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

“Uno degli eventi principali dell'anno che è trascorso è rappresentato dal volgersi della Russia verso sud e verso est. Lo ha fatto Vladimir Putin, e noi in questo lo sosteniamo attivamente” (Ghennadij Zyuganov, leader del Partito Comunista della Federazione Russa)

- Il colpo di Stato in Ucraina e la guerra che ne è seguita nel Donbass sono stati gli eventi principali dell'anno passato. Pensa che sia possibile bloccare questa crisi alle frontiere della Russia?

- Alla riuscita del colpo in Ucraina, per molta parte, hanno provveduto quei professori che hanno riscritto manuali e programmi. Per costoro Mazeppa (l'atamano cosacco che, all'inizio del XVIII secolo, si schierò con gli svedesi contro la Russia, ndt) non è stato un traditore, ma un grande eroe, e Bandera un difensore dell'indipendenza e della sovranità dell'Ucraina. Un'idea più ingannevole e disgustosa è difficile da immaginare. Il primo si è reso responsabile del tradimento degli interessi del popolo ucraino, il secondo di una violenza selvaggia e terribile al servizio di Hitler.

Questa onda ha rovesciato Yanukovic e ha portato al potere un'altra squadra. Che rappresenta una combinazione di oligarchia, malversazione, ingiustizia e cinismo. Di seguaci di Bandera e settari di ogni genere. A mio parere, si tratta di una tragedia non solo per l'Ucraina, ma per molti aspetti anche per la Russia.

Per quanto riguarda gli sviluppi futuri, sono sicuro che molto dovremo aspettarci da Washington. Gli americani hanno un debito enorme di 18.000 miliardi di dollari. Devono scaricarlo sulle spalle di altri attraverso la guerra, e a ciò si presta molto l'Ucraina. La guerra rende anche possibile scavare un nuovo fossato tra i popoli slavi e, d'altro lato, cercare di andare alla conquista del grande mercato europeo. Sono convinto che dobbiamo lavorare più energicamente sia con i cittadini dell'Ucraina che con la popolazione dell'Europa. I circoli imprenditoriali europei non sostengono tali sviluppi della situazione. Ciò si è manifestato quando alcuni importanti politici tedeschi hanno scritto una lunga lettera ad Angela Merkel. Secondo loro, la Merkel ha ceduto alle pressioni di Obama. Anche alcuni leader dell'Europa Occidentale hanno iniziato a pronunciarsi contro la spudorata interferenza degli americani nei loro affari interni. Tutto ciò crea le premesse per un grande alleanza contro i seguaci di Bandera, il nazismo e l'arbitrio americano.

Noi dobbiamo favorire al massimo grado la pacificazione nel sud-est dell'Ucraina. Da tempo io avrei riconosciuto le repubbliche di Donetsk e Lugansk, che esistono de-facto. Io aiuterei i volontari che difendono il diritto di parlare nella propria lingua, la propria casa, la famiglia, i villaggi e le città. Essi difendono i nostri interessi, esattamente come al tempo della battaglia di Mosca o di Stalingrado nel corso della Grande Guerra Patriottica.

- Quale futuro prevede per la Novorossya?

- Karkhov, il Donbass, Krivoi Rog, Zaporozhe, Kherson, Nikolaev, Odessa sono Novorossya. E' una regione abitata prevalentemente da gente russa. Dal mio villaggio natale nel Donbass erano emigrati cinquanta lavoratori agricoli. Lì ci sono i nostri parenti, amici, conoscenti. Quella regione è abitata da ex abitanti delle regioni di Kursk, Oriol, Belgorod, Voronezh, Lipetsk e Rostov. E quando arrivano i seguaci di Bandera, che hanno preso il potere a Kiev, e proibiscono alla gente di parlare la lingua russa natale, naturalmente è normale la reazione: “Abbiamo il diritto di parlare la nostra lingua!”. Perché ci dettate le vostre condizioni? Chi siete voi? Impostori che vi siete impadroniti del potere con la violenza”. Persino in Europa e anche in America si è parlato della federalizzazione dell'Ucraina. Petro Poroshenko deve trovare un accordo con loro.

D'altra parte, là, dove è stato versato il sangue, le cose vanno per le lunghe e tutto è estremamente complicato. Se a Kiev ci fosse un potere normale, ci si siederebbe attorno a un tavolo e ci si metterebbe d'accordo sulla lingua, sulle competenze, sullo status, sulle tasse e sulle relazioni economiche. Sul fatto che non si devono demolire monumenti e distruggere la cultura e le tradizioni russe. Essenziale sarebbe evitare persecuzioni e azioni di guerra. Credo, in ogni caso, che si riuscirà a trovare una soluzione a questo problema, ma occorre vigilare. Dietro a tutto ciò sta la CIA americana con suoi piani geopolitici e le sue provocazioni.

- Sono sufficienti le misure di risposta della Russia alle sanzioni dell'Occidente, e quanto tempo durerà il principio della sostituzione delle importazioni? Esiste la possibilità di un ritorno all'esperienza sovietica, quando il paese era riuscito a badare a sé stesso?

- Dobbiamo ricordare che negli ultimi 100 anni questo è il sesto giro delle sanzioni. Tutte le volte precedenti siamo riusciti ad uscire dalla crisi più consolidati, forti e avveduti. Tutti devono rendersi conto che, nella forma in cui si è sviluppata per mille anni, la Russia non ha avuto bisogno di nessuno. Recentemente l'ho sentito affermare anche per bocca di Putin e ho scritto un intero libro sul tema “I fondamenti della geopolitica russa”.

Io insisto sul fatto che non solo siamo stati autosufficienti, che ci siamo sviluppati con successo. A tal fine, la Russia dispone di tutto, e insieme ai suoi alleati sul piano geopolitico ha colossali risorse.

Se si mette insieme il potenziale di Ucraina, Russia, Bielorussia e altri paesi alleati, disponiamo di oltre la metà delle risorse del pianeta. Con i nostri prodotti siamo in grado di alimentare non 300, ma 700-800 milioni di persone! Ma per ottenere questo dovremmo attuare una politica di un certo tipo. Potremmo entrare in relazione con qualsiasi centro di forza mondiale – con la Cina, gli Stati Uniti, il mondo Arabo, l'Europa unita. Potremmo avere un enorme profitto, beneficiando della nostra posizione.

Uno degli eventi principali dell'anno che è trascorso è rappresentato dal volgersi della Russia verso sud e verso est. Lo ha fatto Vladimir Putin, e noi in questo lo sosteniamo attivamente. Perché in Asia oggi ci sono i più consistenti flussi finanziari ed energetici, abbiamo un enorme mercato e grandi amici. Occorre ricordare che queste opportunità per la Russia si potenzieranno, se all'interno del paese si metterà fine all'antisovietismo. In Cina il Partito Comunista governa, e quest'anno la Cina ha superato gli Stati Uniti per alcuni indicatori. Putin ha dichiarato che la storia non deve essere ideologizzata, che occorre prendere il meglio di tutte le epoche, e che l'epoca sovietica è stata straordinaria.

- Quest'anno il giorno della consultazione elettorale è stato un successo per il PCFR. A Novosibirsk ha ottenuto la vittoria nelle elezioni per il sindaco, mentre alla Duma di Mosca suo nipote è il più giovane deputato ad essere stato eletto. Si può affermare che sarà il suo successore?

- Non esistono successori nel partito, il nostro è un collettivo. Il partito è molto responsabile e serio. Sono soddisfatto per il fatto che mio nipote sia riuscito a vincere le elezioni in uno dei quartieri più difficili. Ma l'ho avvertito che il mio nome lo aiuterà solo nel caso sia in grado di dimostrare conoscenza, rara diligenza, entrare in ogni casa e rispondere alle domande dei suoi elettori. Gli auguro successo.

Per quanto riguarda il partito, è molto ringiovanito, risponde meglio alle esigenze di oggi. Il paese in questa fase deve rendersi conto che ci troviamo di fronte a grandi prove. Si potrà avere successo solo se riusciremo a unire le generazioni, se apriremo la strada ai giovani talenti e se ci ricorderemo dell'antico motto di Aleksandr Nevskij: “Dio non è nella forza, ma nella verità”. La Russia senza la verità, la giustizia e l'amicizia dei popoli semplicemente non può esistere.
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Le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk si battono per la libertà, la dignità, l'indipendenza

19 Febbraio 2015
da kprf.ru | Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Dalla conferenza stampa di Ghennady Zyuganov, presidente del Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR), 17 febbraio 2015

“Si sono svolte nuove trattative a Minsk. Apparentemente su tutto ci si sarebbe accordati. E tuttavia, continuano i bombardamenti. Il che avrebbe dovuto indurre la giunta a Kiev e i suoi protettori americani a dare l'ordine ai soldati ucraini a Debaltsevo di consegnare immediatamente le armi e a tornarsene a casa! E invece si continua a utilizzare soldati e ufficiali come carne da cannone”, ha affermato emozionato il leader del PCFR.

“Il capo dello Stato e militare della Repubblica Popolare di Donetsk Aleksandr Zakharchenko – è un vero comandante e dirigente. Egli ha suggerito ai combattenti ucraini accerchiati a Debaltsevo: “Deponete le armi e andatevene dove volete, a Occidente come a Oriente. Noi ci comporteremo con onore verso di voi. Non vogliamo che vi trasformiate in carne da cannone. Ma né Poroshenko, né i suoi scagnozzi, né i loro protettori americani trovano il coraggio di trattare umanamente i soldati dell'esercito ucraino, come dovrebbero fare i veri comandanti e dirigenti”, - ha fatto notare G.A. Zyuganov.

“Intendo fare una dichiarazione ufficiale a nome delle forze patriottiche e popolari. Il popolo ucraino deve assolutamente convincersi che alla sua attuale dirigenza non basta assolutamente un esercito normale. E neppure un servizio militare dignitoso in nome della libertà, dell'indipendenza e dell'integrità territoriale dell'Ucraina. La giunta di Kiev punta a un'altra provocazione per scavare una nuova trincea in Europa. E in questa operazione sono pesantemente coinvolti gli americani”, - ha sottolineato il leader comunista russo.

Zyuganov ha raccontato che il deputato del partito di opposizione “Die Linke” al Bundestag tedesco, Wolfgang Gehrcke, si è incontrato a Mosca con la leadership della Duma di Stato. “Ha parlato con Ivan Ivanovich Melnikov (vicepresidente del PCFR). Il loro incontro è proseguito a Narishkin. In seguito, Gehrcke ha chiesto di andare a Rostov sul Don. Quando là ha visto in che condizioni versano i rifugiati, insieme ai suoi colleghi ha raccolto dei fondi per acquistare tre vetture di medicinali”.

“Il deputato Gehrcke si è poi recato nel Donbass – ha proseguito il leader del PCFR -. E' stato a Donetsk, dove si è incontrato con Zakharchenko. Si è trovato sotto il fuoco e i bombardamenti. Si è personalmente convinto che le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk si battono per la loro libertà, dignità e indipendenza. Sono sicuro che Gehrcke, un deputato onesto e coraggioso, interverrà in modo appropriato nel Bundestag, raccontando ai colleghi che cosa ha visto con i propri occhi. E in che modo oggi gli accordi di Minsk sono rispettati dalla giunta di Kiev”.

“Allo stesso tempo – ha rilevato Zyuganov – in questo contesto sono state imposte nuove sanzioni alla Russia e ai politici russi. Quale bisogno hanno i rappresentanti dell'Unione Europea di continuare la politica delle sanzioni contro il nostro paese? Allargandole a 151 persone. E chi inseriscono nel nuovo elenco? I comandanti militari, a cui possono essere eventualmente presentati reclami, dal momento che è loro dovere eseguire onorevolmente il proprio compito. Ma quando in questo elenco compare un artista popolare, una dignitosa persona come Joseph Kobzon (http://en.wikipedia.org/wiki/Joseph_Kobzon), non ci troviamo di fronte solo ad una stranezza. Tutto ciò è sorprendentemente cinico. Francamente disgustoso”, - ha aggiunto il leader del PCFR.

Io conosco da lungo tempo Joseph Davidovich. E' stato in tutti i punti caldi. Ha visitato decine di volte l'Afghanistan, quando là eravamo in guerra. Ha rischiato la sua testa, per proteggere bambini. Ha aiutato le persone dopo l'attacco terroristico a Dubrovka. Nei giorni sanguinosi dell'ottobre 1993 ha fatto di tutto per salvare coloro che erano rimasti nella Casa dei Soviet. E' coraggioso e onesto, un uomo molto sincero”.

Kobson si è recato nella sua patria, il Donbass. Ha studiato a Kramatorsk, Slavyansk, Donetsk. E' cittadino onorario di alcune di quelle città. Ciò dovrebbe essere gradito a tutti. Perché svolge un ruolo straordinario come rappresentante della pace, della democrazia e degli autentici diritti dell'uomo”.

“Mi rivolgo alla leadership della Germania e dell'Unione Europea. Da vent'anni intervengo al Consiglio di Europa. E vi ho invitato all'unità di azione in nome della pace, del bene comune, della giustizia, contro il nazismo, il fascismo, l'eredità di Bandera. Ho sostenuto l'idea di un'Europa da Dublino a Vladivostok”.

“Ma voi che cosa fate? - continua Zyuganov – Punite un uomo che gode di indiscussa autorità nel nostro paese. Recentemente con Kobzon abbiamo organizzato il movimento “I bambini della Russia per i bambini del Donbass”. Abbiamo organizzato con lui un concerto per i bambini della Novorossija. Insieme a lui centoventi bambini che vivono in condizioni disagiate. Avreste dovuto vedere che esibizione! I bambini applaudivano, piangevano e lo accompagnavano nella musica, abbracciandolo”.

“Perché non volete ascoltare, presunti democratici e cinici, la voce della gente comune? Almeno la voce di quei bambini che Joseph Davidovich vuole salvare nel Donbass”, - ha affermato il leader dei comunisti russi.

“Per quanto riguarda le sanzioni imposte a Valery Rashkin, nostro compagno di partito (uno dei massimi dirigenti del PCFR, ndt), assicuro che le sopporterà senza problemi. Considero le sanzioni che hanno colpito Rashkin una sorta di onorificenza per la sua inflessibile posizione, onesta e di principio”.

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http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/noguerra/NotizieCommenti_1423504650.htm

L’Italia rafforza il proprio ruolo nel conflitto Nato-Russia   

di Antonio Mazzeo

“C’è stata la richiesta da parte della Nato di prolungare per altri quattro mesi la missione dell’Aeronautica italiana in Lituania e noi abbiamo dato la nostra disponibilità”. L’annuncio della ministra Roberta Pinotti è giunto al termine del vertice dei Ministri della Difesa della Nato, tenutosi a Bruxelles il 5 e 6 febbraio scorso. L’Italia continuerà dunque ad essere in prima linea perlomeno sino ad agosto nelle operazioni aeree anti-Russia con quattro caccia multiruolo Eurofighter “Typhoon”, nell’ambito della Baltic Air Patrol (BAP), la missione Nato di pattugliamento e sorveglianza dello spazio aereo delle Repubbliche baltiche. “Era prevista una rotazione con un altro paese che doveva sostituirci, ma la Lituania si sente rassicurata dalla continuazione della nostra presenza”, ha spiegato Pinotti.
La missione dei caccia italiani nel Baltico ha preso il via il 1° gennaio dall’aeroporto militare di Šiauliai, in Lituania. I caccia, gli equipaggi e il personale provengono dal 4° Stormo dell’Aeronautica di Grosseto, dal 36° Stormo di Gioia del Colle (Bari) e dal 37° Stormo di Trapani-Birgi. Le forze armate italiane hanno assunto il comando della BAP a cui sono assegnati anche quattro caccia Mig-29 delle forme armate polacche schierati a Šiauliai, quattro Eurofigheter spagnoli di base nell’aeroporto di Amari (Estonia), quattro cacciabombardieri belgi F-16 a Malbork (Polonia).
L’Eurofigter “Typhoon” in dotazione all’Aeronautica italiana è un caccia di ultima generazione con ruolo primario di “superiorità aerea” e intercettore. Con una lunghezza di 16 metri e un’apertura alare di 11, il guerriero europeo può raggiungere la velocità massima di 2 mach (2.456 Km/h) e un’autonomia di volo di 3.700 km. Il velivolo è armato di cannoni Mauser da 27 mm; bombe a caduta libera Paveway e Mk 8283 e 84 da 500 a 2.000 libbre e a guida GPS JDAM; missili aria-aria, aria-superficie e antinave a guida radar e infrarossa; missili da crociera MBDA “Storm Shadow”, con oltre 500 chilometri di raggio d’azione.
La Nato opera nei cieli delle Repubbliche baltiche dall’aprile 2004 sulla base di un accordo firmato con i governi di Estonia, Lettonia e Lituania. Nel 2010 Bruxelles aveva deciso di prorogare le missioni aeree sino alla fine del 2014, ma le Repubbliche baltiche hanno ottenuto un’ulteriore estensione della BAP sino al dicembre 2018. Originariamente l’Alleanza assegnava alla “vigilanza” del Baltico quattro caccia, forniti a rotazione dai Paesi membri; successivamente il contingente è stato prima triplicato e poi quadruplicato nel 2014 con lo scoppio del conflitto in Ucraina. Secondo il sito specializzato Analisi Difesa, ad oggi i caccia italiani hanno intercettato nei cieli dell’Est Europa due velivoli russi “sospetti”: il 30 gennaio un aereo cisterna e il 2 febbraio un cargo Ilyushin 76 Candid.
Al recente vertice dei ministri della Nato è stato approvato all’unanimità il piano che modifica le azioni d’intervento ai confini meridionali e orientali dell’Alleanza. Innanzitutto è stato deciso di triplicare il numero dei militari assegnati alla Response Force (NRF), la Forza congiunta di Rapido Intervento che così potrà contare sino a 30.000 unità. Sei i paesi che guideranno a rotazione la NRF: Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Polonia e Spagna. Il prossimo mese di giugno il Comando di Bruxelles definirà i dettagli logistici per i rafforzamento della task force, mentre la piena operatività sarà raggiunta solo dopo il vertice Nato di Varsavia previsto nel giugno 2016. Punta di lancia della NRF sarà la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF) che opererà principalmente in funzione anti-russa. “A Bruxelles abbiamo deciso di attivare questa forza di pronto intervento con la brigata di terra Spearhead di 5.000 militari circa”, ha annunciato il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “La Spearhead Force sarà supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate con capacità di dispiegamento rapido”. La nuova brigata Spearheadpotrà contare su sei centri di comando “immediatamente operativi” in Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania. “Se esplode una crisi, questi centri assicureranno che le forze nazionali e Nato, ovunque si trovino, possano agire subito”, ha spiegato Stoltenberg. “Essi renderanno ancora più rapidi i dispiegamenti, supporteranno la difesa collettiva e aiuteranno a coordinare l’addestramento e le esercitazioni”.
“L’Italia assicura il proprio supporto al processo di implementazione del RAP Readiness Action Plan (RAP), il piano di risposta operativa della Nato, nella certezza che garantirà all’Alleanza un insieme di strumenti idonei a rafforzare la cornice di sicurezza globale, soprattutto in risposta alle minacce derivanti dalla crisi tra Russia e Ucraina ed a quelle provenienti dall’area mediorientale e del Nord Africa”, ha dichiarato la ministra Roberta Pinotti. “Riguardo l’implementazione del RAP, all’Italia è stato chiesto di ricoprire il ruolo di Framework Nation per la costituzione della VJTF, la forza congiunta di pronto intervento basata sulla brigata Spearhead”.



Lunedì 09 Febbraio,2015


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http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/25127-questione-russa-e-propaganda-euro-atlantica.html

Questione russa e propaganda euro-atlantica

10 Febbraio 2015

di Federico La Mattina per Marx21.it

Dallo scoppio della crisi ucraina i media occidentali hanno portato avanti una martellante campagna di disinformazione volta a presentare la Federazione Russa come responsabile della guerra civile ucraina e sulla base di questo hanno avallato le scellerate scelte europee in materia di sanzioni contro la Russia. Il voto al Parlamento Europeo del 15 gennaio, che ha visto uniti popolari e socialisti, ha confermato la politica aggressiva dell’Unione Europea, minacciando direttamente la pace in Europa. Le recenti dichiarazioni della NATO e le allusioni di qualche leader europeo dovrebbero mettere in allarme chiunque abbia a cuore le ragioni della pace.

L’Unione Europea ha svolto fin dall’inizio un ruolo di prim’ordine nella realizzazione del golpe di febbraio contro il governo Yanukovich e ha avallato le politiche imperialiste nordamericane miranti a pressare e contenere la Russia tramite l’avanzata della NATO. In Italia il dibattito sui rapporti euro-russi è quasi inesistente; chi sostiene la necessità di instaurare normali rapporti politici, economici e di scambio culturale con la Russia viene solitamente bollato, con un certo sprezzo, come “filorusso” o, addirittura, come “ostile all’Europa”. E’ evidente che nell’immaginario comune (riflesso delle idee propagandate dagli organi di informazione legati a diversi livelli ai gruppi dominanti) non esiste Europa al di fuori della cornice euro-atlantica.

Manlio Dinucci ha fatto notare come la strategia statunitense in Ucraina abbia un duplice scopo: da un lato consegnare l’Ucraina nelle mani del FMI e annetterla alla NATO per ridimensionare la Russia e la sua politica estera; dall’altro, scrive Dinucci, «sfruttare la crisi ucraina, che Washington ha contribuito a provocare, per rafforzare l’influenza statunitense sugli alleati europei, alimentando in Europa uno stato di tensione che permetta agli Usa di mantenere tramite la Nato la loro leadership sugli alleati, considerati in base a una differente scala di valori: con il governo tedesco Washington tratta per le spartizione di aree di influenza, con quello italiano (“tra i nostri amici più cari al mondo”) si limita a pacche sulle spalle sapendo di potere ottenere ciò che vuole». [1]

Le dichiarazioni del nuovo primo ministro greco, Alexis Tsipras, indirizzate verso una politica europea di distensione nei confronti della Russia hanno provocato reazioni simili (e prevedibili) nella variegata stampa italiana. Qualcuno ha fatto riferimento addirittura al «rischio di una Grecia putiniana» lanciandosi in improbabili paragoni con l’Atene periclea (o meglio con le parole che Tucidide attribuì a Pericle): «[…]Perché qui quelli del nuovo governo Tsipras li stiamo immaginando come moderne versioni di Pericle, capaci di insegnare la democrazia all'Europa e al mondo» [2]. Già Luciano Canfora, in quel bellissimo libro che è “La democrazia, storia di un’ideologia”, ha destrutturato i rimandi inappropriati (inseriti all’interno della bozza del preambolo della Costituzione europea diffusa nel 2003) al logos epitaphios del Pericle tucidideo [3]. Tsipras, secondo l’autore dell’articolo a cui si è fatto riferimento, poteva quindi essere un “moderno Pericle” ma le simpatie verso la Russia lo hanno distanziato dal suo ‘antenato’ (la Russia, viene da chiedersi col sorriso tra le labbra, corrisponderebbe quindi alla Sparta oligarchica del V sec. a.C. ?). Perché no, magari qualcun altro troverà da qualche parte a Oriente anche i corrispondenti dei barbaroi dell’impero achemenide.

Un altro articolo, pubblicato su un noto quotidiano nazionale, presenta una cartina che mostra l'evidente accerchiamento della Russia da parte della NATO, nondimeno il titolo dell’articolo è “Così la Nato prova a contenere l’espansionismo militare russo” [4]. Gli esempi rinvenibili nella stampa italiana sono innumerevoli e non si esauriscono certamente qua.

La propaganda antirussa mira a presentare la Russia come un paese costantemente in espansione e aggressivo, in particolar modo facendo riferimento alla questione ucraina. Poco importa che sia il governo di Kiev a bombardare i civili, a sguinzagliare battaglioni di neonazisti nel Donbass e a esercitare repressione politica di cui i comunisti ucraini sono tra le vittime principali. Il Partito Comunista Ucraino è infatti uno dei principali partiti che si è opposto con forza al golpe dello scorso inverno. E’ evidente che la Russia del XXI secolo non è più il paese domo in condizione semi-coloniale quale fu la Russia della parentesi eltsiniana quando venne investita da un’ondata di privatizzazioni selvagge, un gruppo di oligarchi prese in mano le ricchezze del paese, si formarono immense ricchezze private e circa il 40% della popolazione scese sotto la soglia di povertà. Solo più tardi, scrive Losurdo, «la Russia riusciva a stabilire il controllo sul suo immenso patrimonio energetico, e ciò in seguito all’avvento di forze e personalità politiche odiate a Washington e a Bruxelles» [5]. Appare chiaro che la Russia del XXI secolo – che pretende le venga riconosciuto lo status di potenza multilaterale eurasiatica – non va bene alla potenza egemone (declinante) statunitense. Non è certamente un caso che Obama lo scorso 25 marzo abbia definito provocatoriamente la Russia una «potenza regionale» e «isolata», sapendo di non dire il vero a meno che non si consideri il G7 (più qualche Stato subordinato) coincidente con la “comunità internazionale”.

Basta dare un’occhiata ad una qualsiasi cartina che mostri l’avanzata della NATO dall’inizio degli anni novanta ad oggi per rendersi conto che chiunque parli di minaccia all’Europa da parte russa stia fantasticando. E’ utile fare un breve riepilogo: nel 1999 aderirono Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia; nel 2004 sette nuovi Stati: Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. Nel 2009 vennero integrate Albania e Croazia. La Russia, ancora debole, non si è opposta ai primi allargamenti. L’espansionismo aggressivo della NATO, lo schieramento del sistema antimissile BMD (formalmente contro l’Iran, in realtà in ottica antirussa) e le cosiddette ‘rivoluzioni colorate’ hanno messo la Russia in allarme; oggi assistiamo al tentativo atlantico di integrazione di Ucraina e Moldavia. Il progressivo avanzamento della NATO ad Est viene percepito come una chiara minaccia nei confronti della Russia che il 26 dicembre 2014 ha annunciato un significativo cambiamento di strategia e priorità: la NATO viene infatti considerata la minaccia primaria alla sicurezza nazionale.

Ha scritto Domenico Losurdo nel suo ultimo saggio “La sinistra assente”, a proposito della reazione russa dopo il golpe di Kiev:

Era una reazione stimolata dalla rivolta delle regioni russofone dell’Ucraina, indignate per il regime change e allarmate per il ruolo svolto da forze violentemente russofobe e fascistoidi, ed era comunque una reazione di difesa contro un’espansione della NATO in Europa orientale che, accompagnata com’è dall’avanzata dello scudo spaziale, mira a far pesare su Mosca il terrore del primo colpo nucleare. [6]

Il crollo dell’URSS e il processo di ‘colonizzazione’ della Russia negli anni novanta ha dato inizio ad un quindicennio di unipolarismo statunitense che negli ultimi anni è stato messo in crisi dalla crescita economica e militare della Cina, dal ruolo di potenza ritrovata della Russia e in generale dall’ascesa dei BRICS; si sta quindi configurando un assetto globale post-occidentale. Gli Stati Uniti, pur essendo una potenza ‘a debito’, mantengono il predominio militare a livello globale e hanno una visione del mondo unipolare (Obama, in occasione del discorso di fronte ai cadetti di West Point dello scorso anno, non ha rinunciato a fare riferimento all’“eccezionalismo” americano).

Giovanni Arrighi (studioso dei processi di transizione egemonica) ha fatto notare come l’espansione finanziaria della fine del ventesimo secolo sia stata caratterizzata da un’anomalia. Di fronte a un processo di “ricentralizzazione” dell’economia globale in Asia Orientale (e in particolar modo in Cina) siamo di fronte ad una biforcazione senza precedenti tra potere finanziario e militare che può portare a diversi scenari futuri, in base alla reazione della potenza egemone declinante nordamericana.

E’ utile fare riferimento alle previsioni espresse da un politologo organico all’impero come Brzezinski, nella celebre opera del 1997,“La Grande Scacchiera”. Brzezinski ribadisce più volte il ruolo centrale dell’Ucraina (e gli interessi statunitensi di svincolarla dalla Russia) e scrive:

La ferma volontà dell’Ucraina di difendere la propria indipendenza è stata incoraggiata dall’esterno. Sebbene inizialmente l’Occidente, e in special modo gli Stati Uniti, avessero tardato a riconoscere l’importanza geopolitica di uno Stato ucraino autonomo, verso la metà degli anni novanta l’America e la Germania divennero strenui sostenitori del separatismo di Kiev. Nel luglio del 1996, il segretario della Difesa americano dichiarava: «Non possiamo sottovalutare l’importanza di un’Ucraina indipendente per la sicurezza e la stabilità di tutta l’Europa», mentre in settembre il cancelliere tedesco Kohl, nonostante il forte sostegno espresso per Eltsin, si spingeva ancora oltre dichiarando che «il saldo ancoraggio dell’Ucraina all’Europa non può essere messo in discussione da nessuno […] [7]

Brzezinski presenta alcuni possibili scenari futuri per la Russia: scarta la possibilità di una convergenza russo-tedesca o russo-francese finalizzata allo scardinamento dei legami transatlantici con gli Stati Uniti. Il celebre politologo statunitense considera però remota anche una “coalizione antiegemonica” composta da Russia, Cina e Iran. Scrive Brzezinski:

Il necessario punto di partenza di qualsiasi controalleanza di questo tipo sarebbe stato il rilancio del rapporto bilaterale tra Cina e Russia, fondato sulla reazione della classe dirigente di entrambi i paesi alla prospettiva che l’America potesse diventare l’unica superpotenza mondiale. […] Ma una soluzione fra Russia, Cina e Iran può svilupparsi solo se gli Stati Uniti sono abbastanza miopi da entrare in urto con Pechino e Teheran simultaneamente: un’eventualità che non può ovviamente essere esclusa, come s’è visto nel 1995-1996, quando Washington arrivò ai ferri corti con entrambe queste capitali. Né l’Iran né la Cina, tuttavia, vollero arrischiare un’alleanza strategica con una Russia debole e instabile, ben sapendo che una simile coalizione, spinta oltre una qualche intesa tattica occasionale, avrebbe messo a repentaglio il loro rapporto con i Paesi più industrializzati, gli unici in grado di far affluire investimenti e trasferire le tecnologie più avanzate necessarie al loro sviluppo. La Russia, per contro, aveva ben poco da offrire a sostegno di un’efficace coalizione antiamericana. [8]

Continua poco dopo a proposito delle scelte geostrategiche che la Russia “avrebbe dovuto” attuare in futuro:

Nessuna ipotesi di controalleanza, pertanto, rappresenta una valida alternativa. […] L’unica vera opzione geostrategica per la Russia – che potrebbe darle – realisticamente, un ruolo internazionale, permettendole di massimizzare le sue probabilità di trasformazione e di modernizzazione sociale – è l’Europa. E non un’Europa qualunque, bensì quella transatlantica rappresentata dall’allargamento dell’UE e della NATO. Un’Europa siffatta (come abbiamo visto nel capitolo 3) sta prendendo forma, ed è anche probabile che rimanga strettamente legata all’America. Questa è l’Europa con la quale la Russia dovrà entrare in rapporto, se vorrà evitare un pericoloso isolamento geopolitico. […] Anche se un’alleanza strategica russo-cinese e russo-iraniana a lungo termine è improbabile, è ovviamente importante che l’America eviti politiche che possano distrarre la Russia dal compiere questa necessaria scelta geopolitica. [9]

Se da un lato le previsioni in merito ai rapporti euro-atlantici di Brzezinski sono oggi pienamente confermate, dall’altro, come fa notare il politologo marxista Atilio Boron [10], i recenti accordi di tipo economico, politico e militare siglati da Russia e Cina si muovono proprio in quella direzione considerata remota da Brzezinski. La nascita dell’Unione doganale eurasiatica ha inoltre rappresentato un primo passo verso l’integrazione regionale eurasiatica considerata improbabile dal politologo statunitense. La “necessaria scelta geopolitica” da parte russa auspicata da Brzezinski, cioè un legame sempre più stretto con l’Europa transatlantica, risulta oggi evidentemente sconfessata. E’ all’interno del deterioramento del quadro politico globale per gli Stati Uniti che, secondo Boron, si devono considerare i cambiamenti di calcolo geopolitico da parte degli «strateghi dell’impero», compreso il ‘disgelo’ con Cuba portato avanti mentre si inaspriscono le sanzioni contro il Venezuela bolivariano.

L’analista di politica internazionale Pepe Escobar, in un articolo del 16 dicembre sulla “Nuova via della seta della Cina” ha posto al centro della sua riflessione lo spostamento verso Est degli equilibri globali:

Now, mix the Silk Road strategy with heightened cooperation among the BRICS countries (Brazil, Russia, India, China and South Africa), with accelerated cooperation among the members of the Shanghai Cooperation Organization (SCO), with a more influential Chinese role over the 120-member Non-Aligned Movement (NAM)—no wonder there’s the perception across the Global South that, while the United States remains embroiled in its endless wars, the world is defecting to the East. [11]

In questa direzione si muovono gli equilibri globali ed è in tale contesto che si colloca la Russia del XXI secolo. Le ragioni della pace e della pacifica convivenza tra nazioni e popoli sono oggi messe in discussione dalle politiche aggressive degli Stati Uniti e della NATO, spalleggiati dall’Unione Europea. Il mutamento degli equilibri globali in favore delle potenze emergenti e il progressivo configurarsi di un assetto multipolare forniscono nuove prospettive anche per il popoli del Sud. Di fronte a tale mutamento, l’Occidente guidato dalla «nazione indispensabile» è spinto, come scrive Losurdo, a un «concitato attivismo geopolitico e militare» [12]. E’ in tale contesto che devono muoversi i comunisti e la sinistra per fare fronte al pericolo di una escalation militare nel cuore dell’Europa.

Note

[1] Dinucci Manlio, La vera posta in gioco nella crisi ucraina, in “MarxVentuno”, 1-2 2014 anno XXII, pp. 7-12.
[3] Canfora Luciano, La democrazia. Storia di un’ideologia, Bari, Laterza, 2004, pp. 11-30.
[4] http://www.lastampa.it/2015/02/08/esteri/cos-la-nato-prova-a-contenere-lespansionismo-militare-russo-3ni2NEFuO0yGNtp0G5VyvJ/pagina.html
[5] Losurdo Domenico, La lotta di classe. Una storia politica e filosofica, Bari, Laterza, 2013, p. 267.
[6] Losurdo Domenico, La sinistra assente. Crisi, società, spettacolo, guerra, Roma, Carocci editore, 2014, p. 125.
[7] Brzezinski Zbigniew, La Grande Scacchiera, Milano, Longanesi & C, 1998, pp. 153-154.
[8]Ivi, pp. 157-158.
[9] Ivi., pp. 160-161.
[12] Losurdo D., La sinistra assente, cit., p. 278.


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http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/25183-le-radici-della-guerra-in-ucraina.html

Le radici della guerra in Ucraina

20 Febbraio 2015

di Albano Nunes | da www.avante.pt

Traduzione di Marx21.it

La scalata dello scontro di USA-UE-NATO con la Russia racchiude enormi pericoli per la pace in Europa e nel mondo. I frenetici movimenti diplomatici che hanno portato Merkel e Hollande a Kiev, a Mosca e a Washington (solo Merkel) e a un nuovo vertice a Minsk di Germania, Francia, Ucraina e Russia, dimostrano che la situazione è realmente molto seria. La cessazione del fuoco concordata per il Sud-est dell'Ucraina avviene in un quadro in cui l'installazione del sistema anti-missili degli USA, la moltiplicazione delle basi militari nella regione e l'azione criminale delle brigate naziste armate dagli USA, si aggiungono alle decisioni della NATO di triplicare gli effettivi della sua “Brigata di Intervento Rapido” e del Congresso degli Stati Uniti sulla fornitura al governo golpista di armamneto “letale”, che rappresentano autentici preparativi alla guerra.

La Russia di oggi è un paese capitalista. Che nessuno si aspetti dal suo governo una politica estera conseguentemente antimperialista. Ma è un'evidenza che Putin non è Eltsin, che il governo russo non può non tenere conto della forza di un popolo che nei primi tempi della Rivoluzione d'Ottobre e nella “Grande Guerra Patriottica” ha respinto e sconfitto eroicamente l'aggressione straniera salvando l'umanità dalla barbarie nazi-fascista.
Caratterizzare il dramma dell'Ucraina e la pericolosissima scalata della tensione con la Russia come semplice espressione di “contraddizioni inter-imperialiste”, è un errore che ignora che le radici della guerra sono fondamentalmente interne alla società ucraina, un errore che rischia di facilitare gli obiettivi dell'imperialismo.

Per comprendere la situazione è necessario avere presente due dinamiche. Una che ha inizio nel novembre 2013, con il rifiuto dell'Ucraina di firmare l'accordo di associazione con l'Unione Europea. A partire da allora si è sviluppata un'inarrestabile scalata di ingerenze esterne e sovversione, la riabilitazione e l'appoggio a forze fasciste e la persecuzione dei comunisti, l'imposizione a Kiev di un governo fantoccio al servizio delle grandi potenze imperialiste, la brutale repressione nel Sud-est del paese del generalizzato rifiuto popolare del governo golpista che ha provocato migliaia di vittime, un drammatico flusso di sfollati e rifugiati, e crimini terroristi come l'assalto del 2 maggio alla Casa dei Sindacati di Odessa. L'altro aspetto è la corsa dell'imperialismo verso Est in conseguenza della disgregazione dell'URSS e delle sconfitte del socialismo, corsa in cui UE, NATO e USA cooperano (e rivaleggiano) per sradicare completamente tutto ciò che decenni di socialismo avevano conquistato, distruggere il potenziale economico e e impossessarsi dei mercati di questi paesi, far avanzare i dispositivi della NATO fino alle frontiere della Russia la cui potenza economica e militare, in particolare nucleare, gli USA cercano con tutti i mezzi di distruggere. Dall'annessione della RDT alla distruzione della Jugoslavia, eventi in cui la Germania è stata il principale protagonista, è stato fatto di tutto per rimuovere qualsiasi resistenza. L'Ucraina ne è il più recente esempio.

E' qui che si trovano le radici di un focolaio di guerra tanto più pericoloso in quanto si sviluppa nel quadro della più profonda e prolungata crisi capitalista e in cui è visibile la tentazione dei settori più reazionari e aggressivi del grande capitale di ricorrere al fascismo e alla guerra per dirimere le proprie contraddizioni e, a costo di colossali distruzioni materiali e umane, restaurare le condizioni della riproduzione del capitale come era accaduto con la 2° Guerra Mondiale il cui 70° anniversario della sua fine celebreremo quest'anno. Combattendo il fascismo, l'imperialismo e la guerra. Unendo le forze per la pace.


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http://contropiano.org/documenti/item/29244-il-vostro-futuro-e-una-nuova-norimberga

Il vostro futuro è una nuova Norimberga

Nico Macce*, 19 Febbraio 2015 

Un anno è passato dalla caduta del governo Yanukovich in Ucraina, da Euromaidan. Da quella che tutti i media occidentali avevano annunciato come la seconda rivoluzione arancione per la democrazia.
Un anno denso di atrocità in quei luoghi e infarcito di menzogne e censure da parte dei principali media nostrani.
Non è mia intenzione ripercorrere le tappe di questa vicenda. Ci sono siti e blog che sono già molto esaustivi. Piuttosto ritengo importante inquadrare questa sporca e irresponsabile guerra creata dai poli imperialisti USA e UE dell’Alleanza Atlantica, in un disegno più ampio che si va formando in Europa e più in generale a livello internazionale.
Se menzionerò qualche dato è per i più pigri, che non hanno voglia di andarsi a documentare, ma che rischiano così di non avere la dimensione reale di quello che ritengo essere il rischio più grande di guerra su vasta scala che il pianeta stia correndo dalla seconda guerra mondiale ad oggi.

Il golpe.
Quando l’anno scorso gli USA hanno attuato il golpe di piazza Maidan in Ucraina, con la complicità attiva dei paesi NATO e dell’UE, lo scopo era quello di iniziare l’attacco alla Russia estendendo il controllo NATO fino ai confini russi e mettendo in crisi il governo di Putin con lo scopo di rovesciarlo.
È stato così abbattuto un governo che, per quanto corrotto e dominato da oligarchi regionali, era stato regolarmente eletto dai cittadini di quel paese.
Mentre i nostri media decantavano le folle di rivoltosi a piazza Maidan, ergendola a simbolo di una sorta di rivoluzione democratica e civile, ciò che stava accadendo, in realtà, di civile non aveva nulla.
I media occidentali riprendevano giovinette con mazzi di fiori e poliziotti schierati a difesa del palazzo, mentre in quella piazza entravano in scena veri e propri gruppi paramilitari nazisti. Le tv di altri paesi hanno mostrato una violenza inaudita da parte di questi manifestanti: bombe di fuoco sulla polizia, colpi di arma da fuoco, tutte pratiche di guerriglia che se messe in opera da manifestanti a Roma o a Berlino, avrebbero legittimato le repressioni più sanguinose da parte dei paesi “democratici e civili”.
Sopra i tetti di alcuni palazzi dei cecchini sparavano un po’ agli uni e un po’ agli altri. Chi li ha organizzati? Successivamente sarebbero emerse le vere responsabilità, meno che ovviamente per le opinioni pubbliche occidentali. Oggi è evidente che la cosa fu organizzata dai servizi di intelligence statunitensi e dei suoi alleati.
Così è stato realizzato un golpe contro un governo debole e divenuto impopolare, ma che poteva benissimo essere in discussione con regolari e democratiche elezioni. Qualcuno però mirava a ben altro.

L’avvento di un vero e proprio stato nazista in Ucraina.
USA-NATO-UE si sono serviti di gruppi paramilitari nazisti, regolarizzati poi in forze militari come il Battaglione Azov, nel momento in cui il sud est dell’Ucraina a prevalenza russofona si è ribellato al golpe.
Per mesi e mesi i media occidentali hanno filmato fiori per i “martiri” a piazza Maidan, decantandoci le qualità democratiche del nuovo “governo popolare”. I

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