Partigiani italiani e sloveni

1) A Lubiana con i partigiani sloveni (ANPI / ZZB NOB Slovenije, luglio 2018)
2) Italia e Slovenia: un’intesa partigiana. Sottoscritto ad Aquileia un protocollo di collaborazione delle attività dell’ANPI-VZPI e della ZZB NOB della Slovenia (3 marzo 2018)
3) La stella rossa e la “Garibaldi Natisone” (L. Marcolini Provenza, 6 luglio 2017)


Segnaliamo anche, di argomento affine, un articolo sul campo di internamento di Casoli pubblicato dalla rivista "Svobodna beseda" (La parola libera), organo delle associazioni slovene degli ex combattenti della Lotta Popolare di Liberazione, degli internati e dei deportati sloveni e dei loro famigliari e discendenti:
»Koncentracijsko taborišče Casoli - Prepoznavanje internirancev, iskanje svojcev « (Svoboda Beseda, julij 2018.)
Sul campo di Casoli si veda anche: 


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A Lubiana con i partigiani sloveni

Redazione, 18 luglio 2018

Un’importante celebrazione in occasione del 70° anniversario della costituzione dell’Unione dei Combattenti sloveni (ZZB NOB Slovenije). L’intervento a nome dell’Anpi nazionale di Gianfranco Pagliarulo

Il 4 luglio si è svolta a Lubiana una solenne celebrazione del 70° anniversario della costituzione dell’Unione dei Combattenti sloveni (ZZB NOB Slovenije), presso la Sala Vitez del Museo di Storia Contemporanea della Slovenia. All’iniziativa ha partecipato il vicepresidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, direttore di questo periodico. In un clima di intesa e di solidarietà internazionale, dopo una presentazione del presidente della ZZB NOB Tit Turnšek, è intervenuta con una breve relazione la dottoressa Maca Jogan e successivamente Gianfranco Pagliarulo a nome dell’Anpi nazionale. All’iniziativa ha partecipato una delegazione di dirigenti dell’Anpi giuliana, fra cui il coordinatore regionale del Friuli Venezia Giulia, Dino Spanghero.

All’inizio di marzo di quest’anno era stato sottoscritto ad Aquileia un protocollo di collaborazione delle attività dell’Anpi-Vzpi e della ZZB NOB della Slovenia nell’area confinaria italo–slovena ed era intervenuta la Presidente nazionale Anpi Carla Nespolo, oltre che lo stesso Dino Spanghero. Si concludeva così un lungo percorso di avvicinamento fra le due associazioni come “esempio internazionale di cooperazione e collaborazione tra tre culture, slava, latina e germanica, che hanno gettato le basi per una prassi di buona democrazia e convivenza”.

Va ricordato che la Slovenia nel 1941 fu invasa dalla Wermacht da nord e dalle truppe italiane da ovest. L’esito portò prima all’occupazione tedesca per una parte del territorio e a quella italiana per la zona confinante e la stessa città di Lubiana che fu addirittura annessa al territorio nazionale come provincia, e poi, dopo l’8 settembre 1943, alla formazione della “Zona d’operazioni del Litorale adriatico” comprendente le province italiane di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana, sottoposta alla diretta amministrazione militare tedesca. Da ciò, fin dai tempi dell’occupazione fascista, l’organizzazione della Resistenza slovena che si coniugò via via con la Resistenza italiana.

Successivamente sorsero le complesse questioni di confine che si conclusero soltanto il 10 novembre 1975, col Trattato di Osimo, rendendo definitive le frontiere fra l’Italia e l’allora Jugoslavia.

Le complesse e drammatiche vicende del 900, quindi, hanno reso oggi essenziali i rapporti di amicizia fra Italia e Slovenia e fra le due organizzazioni combattentistiche che, proprio nel corso dell’iniziativa di Lubiana, hanno confermato profonde convergenze sui temi di maggiore attualità, come il contrasto verso ogni nazionalismo e razzismo.

“Per queste ragioni – ha affermato Gianfranco Pagliarulo durante il suo intervento – ci sembra urgente avviare la costruzione di una grande unità antifascista su scala europea; vogliamo riprendere così la lezione della Resistenza che, pur formata da persone e gruppi di orientamenti politici ed ideali diversi, vinse perché contrastò unita il nazismo e il fascismo.

A questo fine verso la fine del 2018 daremo vita a Roma ad un incontro europeo fra le più autorevoli forze dell’antico e del nuovo antifascismo, a cui proporremo una comune piattaforma politica, come ha detto Maca Jogan; vogliamo costruire una rete permanente ed un programma di iniziative per difendere e rilanciare nell’intero continente i principi condivisi a cui ci ispiriamo, a cominciare dalla democrazia politica e sociale. Abbiamo con voi, care compagne e compagni sloveni, un rapporto speciale per i vincoli di amicizia e per la prossimità che ci legano. Per questo voi siete i primi a conoscere questa nostra proposta politica ed i primi ad essere invitati all’incontro di Roma”.

Ed ha aggiunto: “Voi, care compagne e cari compagni della ZZB NOB Slovenjie, siete i combattenti e gli eredi dei combattenti della più grande resistenza europea contro il nazifascismo. Con i nostri martiri, i martiri della Resistenza italiana, noi onoriamo i vostri martiri, i martiri della Resistenza slovena; ci sentiamo accomunati da un sentimento che pensiamo stia alla base di qualsiasi resistenza popolare; questo sentimento è in particolare oggi l’unica chiave per aprire il futuro di un mondo di pace e di benessere: la fratellanza. Per questo pensiamo che dobbiamo contrastare in ogni modo vecchi e nuovi nazionalismi che dividono i popoli, creano paure, rancori e odi, trasformano i fratelli in nemici, alimentano discriminazioni”.

Dunque un bell’incontro in una bella città. Lubiana è adagiata fra le sponde del fiume Ljubljanica, ove confluisce con la Sava, ed è caratterizzata da un rilevantissimo numero di ponti dai nomi suggestivi – ponte dei Calzolai, ponte dei Draghi, ponte dei Macellai – e da un ancor più rilevante numero di lapidi che ricordano il sacrificio di tanti suoi cittadini per la libertà e per l’indipendenza. L’iniziativa del 4 luglio presso Museo di Storia Contemporanea della Slovenia è stata, per qualche aspetto, la giornata dei ponti: i ponti per la cooperazione e la collaborazione fra etnie, storie e culture che si intrecciano e si arricchiscono l’una con l’altra.


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Italia e Slovenia: un’intesa partigiana

Patrik Zulian

Sottoscritto ad Aquileia un protocollo di collaborazione delle attività dell’ANPI-VZPI e della ZZB NOB della Slovenia nell’area confinaria italo–slovena. L’intervento della Presidente nazionale Anpi Carla Nespolo e del coordinatore regionale Dino Spanghero

Aquileia, 3 marzo 2018 – Aquileia, città di incontro tra culture e mondi distinti ma in alcun modo distanti, volenterosi di reciproca conoscenza, scambio economico, interazione intellettuale. Non a caso l’incontro tra le massime delegazione antifasciste slovene e italiane ha avuto sabato 3 marzo come cornice e teatro la città di Aquileia: peraltro non era frutto del caso il precedente incontro con l’oggi Presidente Emerito dell’Anpi Carlo Smuraglia ed il Presidente dell’Unione delle Associazione dei Combattenti per i Valori della Lotta di Liberazione Nazionale della Slovenia Tit Turnšek il 28 febbraio 2015 sempre ad Aquileia.

Come ha infatti ricordato e sottolineato il Coordinatore regionale dell’Anpi Friuli Venezia Giulia  Dino Spanghero nel suo intervento-relazione sui contenuti della firmanda Intesa, “Aquileia è un esempio internazionale di cooperazione e collaborazione tra tre culture, slava, latina e germanica, che hanno gettato le basi per una prassi di buona democrazia e convivenza. Questo luogo non conosce razzismi e nazionalismi ma è abituato ad una cooperazione trasversale non confinata in soffocanti logiche di appartenenza nazionale”.

L’Italia liberale prima e fascista dopo, nonché l’annessione violenta al Terzo Reich attraverso la fondazione dell’Adriatisches Kunstenland da parte della Germania nazista dopo l’8 settembre 1943, hanno voluto a tutti i costi cancellare questo lascito di prassi democratica e cooperazione interculturale per affermare una artificiale e faziosa supremazia dell’italianità e della razza superiore. Ma la forte ed unitaria rivolta antifascista condotta dai combattenti sloveni ed italiani ha saputo, riuscendovi, riportare le forme di rappresentazione storica ad un’unica realtà verificabile ed intrinsecamente adeguata: la fratellanza e l’unità tra i popoli nel comune sentire antifascista, nella condivisione quindi di un sistema di valori universalmente riconosciuti e slegati dalle logiche di nazione, nazionalità o cultura.

Ciò è stato anche ampiamente confermato nella giornata di sabato 3 marzo, in cui nella sala del consiglio comunale di Aquileia sedevano compagni rappresentanti delle associazioni combattentistiche slovene e italiane che, seppur in larga misura non conoscendo reciprocamente la lingua dell’altro, si sono uniti ancora una volta in forza di quegli ideali antifascisti che hanno giocato un ruolo dirompente e decisivo nella comune vittoria sulla bestia fascista e nazista.

Le traduzioni degli interventi sono dunque sfociate nel pleonasmo, in quanto l’uditorio sentiva e sapeva benissimo qual è lo spirito che muoveva la firma dell’Intesa di coordinamento delle attività delle associazioni resistenziali slovene ed italiane a ridosso del confine nazionale. Questo spirito smentiva come false e astoriche le affermazioni di certa parte politica e associativa, che vogliono dipingere il confine italo-sloveno come luogo di scontri e pulizie etniche di ogni sorta e calibro, e che si presentano con sempre maggior veemenza dopo l’approvazione di quella discutibile legge del 2004; nella legge si mescolano fatti e avvenimenti storicamente slegati l’uno dall’altro e frutto di decennali cause e concause, ma rappresentati come avvenimenti di per sé esaustivi: foibe, esodo, e, sempre più rilegata nel dimenticatoio “la più complessa vicenda del confine orientale”. La più eclatante e misconosciuta delle quali è lo spostamento dello stesso confine per almeno sei volte nell’arco di nemmeno due generazioni, destabilizzando così territori interi con le loro popolazioni, ritrovatesi entro Stati diversi, con diversi ordinamenti giuridici e differenti posizioni governative ed ufficiali verso le maggioranze o minoranze venutesi artificialmente a creare.

La giornata del 3 marzo si presenta quindi come giornata di festa, con l’avvallo delle massime rappresentanze resistenziali italiane, la Presidente Carla Nespolo, e slovene, il Presidente Tit Turnšek, richiamando sempre la fratellanza tra italiani e sloveni, così come oramai prassi negli incontri internazionali come quello citato del 28 febbraio 2015 tra Smuraglia e Turnšek sempre ad Aquileia e come quello di Gorizia del 2013, a cui aderirono anche il Presidente dell’Unione dei Partigiani Combattenti ed Antifascisti della Repubblica di Croazia (SABA RH) Ratko Marićić e la Presidente dell’Unione dei Partigiani della Carinzia Austriaca Katja Šturm-Schnabl. L’intesa infatti riprende e ingloba i contenuti di entrambe le precedenti Risoluzioni e Dichiarazioni congiunte, a riprova che questi incontri ai massimi livelli non si verificano in maniera isolata e non coordinata, ma sono il frutto di un percorso da costruirsi comunemente e tuttora in fieri.

Il passo avanti dell’intesa di quest’anno è difatti, come esaustivamente riportato da Dino Spanghero, il coordinamento delle attività dell’ANPI – VZPI [1] e della ZZB-NOB della Slovenia nell’area confinaria italo-slovena. In questa direzione si stanno già muovendo il Coordinamento regionale del Friuli Venezia Giulia e il Distretto dell’Unione dei Combattenti di Nova Gorica, avendo già assunto l’impegno di dare concreta attuazione all’intesa con la promozione di un tavolo italo-sloveno composto da dieci rappresentanti per ogni parte con la previsione di una prima seduta d’insediamento del nuovo organismo paritetico già per il mese di maggio. La collaborazione italo-slovena ha sempre prodotto buoni frutti e dalle premesse si deduce che così sarà anche nel futuro prossimo venturo.

Tornando alla giornata di festa antifascista, va ricordato il saluto da parte dell’organismo ospitante nella persona del sindaco di Aquileia Gabriele Spanghero, che si è detto fiero di ospitare già per la seconda volta un incontro internazionale di enorme portata ideale e di valori. Il sindaco ha inoltre sottolineato che l’incontro si svolge nella sala consiliare, ovvero nel luogo concreto di svolgimento di quella democrazia per cui le forze unite partigiane hanno combattuto ed l’hanno infine ottenuta al prezzo di enormi sacrifici e perdite di giovani vite. Ha ricordato anche la manifestazione nazionale antifascista del 24 febbraio a Roma, ribadendo che mai il fascismo e l’antifascismo possono essere concepiti solamente come due varianti di opinione. L’antifascismo è pace, libertà, cooperazione, il fascismo è un crimine.

Il Presidente della sezione Anpi di Aquileia, Lodovico Nevio Puntin, ha ricordato come la lotta per la Liberazione ha avuto avvio prima in Jugoslavia che in Italia ed e proprio per questo che nel Triestino, nel Goriziano e nell’Udinese si è potuto assistere ad un’insurrezione precoce già nel biennio 1942 e 1943 grazie allo sprone ed all’assistenza data dalle formazione del IX Corpus di Tito agli partigiani italiani, ed anche grazie all’internazionalismo operaio delle grandi realtà produttive dell’Isontino, esempio fra tutti l’Italcantieri di Monfalcone, che hanno dato i natali alla prima formazione partigiana d’Italia, la Brigata Proletaria, che si è distinta subito dopo l’otto settembre 1943 nella Battaglia di Gorizia.

La Presidente Nespolo e l’omologo sloveno Turnšek nei loro interventi hanno trovato profondo accordo nel constatare l’inefficacia (e la mancata volontà) delle istituzioni europee a far fronte alla sempre più marcata diseguaglianza sociale frutto della crisi finanziaria mondiale. In questo modo la rabbia e la volontà di riscatto si sfogano attraverso l’adesione crescente ad organizzazioni antidemocratiche, xenofobe e infine funzionali alle classi finanziarie dominanti, che trovano nella guerra tra ultimi e penultimi della società terreno fertile per fagocitare quel poco che rimane dello stato sociale, del diritto del lavoro, del diritto alla dignità del singolo. L’Europa sta così sprofondando nella melma separatista ed ultranazionalista, così simile al brodo di coltura dei fascismi europei della prima metà del secolo scorso. L’auspicio è quindi che tutte le associazioni europee consorelle possano fare proprie le istanze minime di democrazia e dignità dell’uomo ribadite nell’Intesa italo-slovena, nella consapevolezza che solamente attraverso il sistema di valori posto dalla Lotta di Liberazione, che trascende nazionalità e appartenenza a gruppi ristretti di interessi particolari, si possa approdare ad un Europa a misura d’uomo, migrante o meno, e non a sponda sicura per speculazioni finanziarie e operazioni bancarie a totale disprezzo della dignità umana.

La Presidente Carla Nespolo ha inoltre sottolineato la lotta alla galassia nera operante in Italia, affermando che il Ministero dell’Interno ha il compito, in base alla XII Disposizione transitoria e finale ed in forza delle leggi Scelba e Mancino, di sciogliere le organizzazioni neofasciste: questo deve essere un punto fermo, che non può essere messo in discussione dalla diatriba tra amministrazione e potere giudiziario in merito all’interpretazione della legge.

La collaborazione italo-slovena è pertanto insediata su un binario forte e storicamente e fattualmente fondato: la prossima tappa sarà l’incontro tra la Presidente Nespolo e Tit Turnšek a Lubiana a luglio 2018 in occasione delle celebrazioni per il 70° anniversario della costituzione della ZZB za vrednote NOB Slovenije (L’Unione delle Associazioni dei Combattenti per i Valori della Lotta di Liberazione Nazionale della Slovenia).

Patrik Zulian, del Comitato Nazionale dell’Anpi

[1] VZPI è l’acronimo sloveno che sta per ANPI, e corrisponde a VSEDRŽAVNO ZDRUŽENJE PARTIZANOV ITALIJE. Il F-VG ha infatti adottato, con ordine del giorno presentato al Consiglio nazionale di Chianciano Terme e successivamente approvato dal Comitato Nazionale, la denominazione bilingue, peraltro prassi già lungamente consolidata nei Comitati Provinciali di Trieste e Gorizia.


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La stella rossa e la “Garibaldi Natisone”

Luciano Marcolini Provenza, 6 luglio 2017

La Divisione partigiana d’Assalto italiana che operava in Slovenia. Il monumento ai Caduti a Bukovo. La commemorazione del 4 giugno

Da qualche anno è scomparso il compagno Gino Lizzero “Ettore”, Capo di Stato Maggiore della Divisione d’Assalto “Garibaldi Natisone”. Tra le mani ho un suo appunto:

“Gennaio 1945. La Brigata Picelli, una delle tre Brigate della Divisione Natisone, è formata dai tre Battaglioni Manin, Verrucchi e Pisacane; dopo il tentativo di passare il fiume Bacia che le costò una quarantina di perdite umane e di molte armi e materiali vari, era valorosamente riuscita, percorrendo un percorso molto più lungo e insidioso, a raggiungere stremata la zona operativa del IX Corpus, nei dintorni di Circhina, sistemando i suoi tre battaglioni sull’altipiano di S. Vito, in cui esistono i piccoli abitati di Bukovo, Pecine e Panique. Il nome di Bukovo, in particolare, risuona tragicamente per i garibaldini che vi conobbero gravissime vicissitudini ed esperienze.

16 gennaio 1945. Una pattuglia del Manin in perlustrazione cade in un’imboscata tesa dal nemico che ha goduto dell’appoggio della popolazione civile e subisce la perdita di 6 garibaldini, 5 uccisi in combattimento e uno catturato e fucilato.

21 gennaio 1945. Sempre a Bukovo, nel centro dell’abitato, una pattuglia del Battaglione Mameli della Gramsci cade in un’imboscata tesa dai bersaglieri fascisti, con l’appoggio della popolazione si spara dalle finestre delle case. 17 garibaldini cadono subito, altri 7 dati per dispersi sono certamente morti. In totale 24 caduti.

In tutta la zona dell’altipiano di S. Vito (Jessenice, Bukovo, Paniqua, Zakoica e Pecine*) i combattimenti sono continui e numerose le perdite dei garibaldini e del nemico”.

La “Garibaldi-Natisone”, presente in zona proveniente dalle zone del Friuli orientale da una ventina di giorni, aveva già perso diversi compagni nell’imboscata sulla passerella del fiume Bača nella notte del 1° gennaio del 1945, pochi giorni dopo le imboscate di Bukovo: nell’arco di soli 20 giorni sono circa 70 i Caduti!

Bukovo è una frazione del Comune di Cerkno distante una quarantina di chilometri da Kobarid/Caporetto, italianizzato nel 1923 con regio decreto a firma Mussolini, in Pieve Buccova. In realtà il toponimo deriva dalla parola slovena Bukov = faggio e sta evidentemente a indicare una caratteristica del territorio boscoso. La strada per raggiungere Bukovo s’inerpica infatti lungo pendici ricche di faggi, querce e pini: l’intera scoscesa valle prende il nome di Bukovska Grapa. Porta testimonianza, questo insensato nome italiano, della violenta repressione, oltre che economica e sociale, anche linguistica subita in epoca fascista (e non solo!) dal popolo sloveno.*

Il monumento che ricorda il sacrificio di questi partigiani, è stato eretto nel 1982 da Z.B. NOV di Bukovo e da ANPI Rizzi di Udine, si trova in una posizione panoramica, consiste in sei stele di pietra, opera dell’architetto Nande Rupnik di Idria e dello scultore udinese Reno Coiz (partigiano della “Garibaldi-Natisone” ora novantunenne), su cinque di queste in rilievo e sovrapposte l’una all’altra, si riconoscono tre grandi stelle e sulla sesta la scritta in italiano e sloveno: “24 garibaldini caduti nel gennaio 1945”.

Grazie all’interessamento dei compagni Jože Jeram (Presidente della ZZB-NOB di Cerkno/Circhina) e di Vojko Hobič (Presidente della ZZB-NOB di Kobarid/Caporetto) è stato ritrovo, il 4 giugno 2017, della commemorazione dei Caduti della “Garibaldi-Natisone”.

La domanda spontanea che sorge a un lettore che non conosce la storia delle nostre zone è: cosa ci facevano dei partigiani italiani in queste valli della Slovenia?

A complicare le domande e a disorientare ulteriormente un visitatore poco informato, a poche centinaia di metri un monumento, sormontato da una stella rossa, ricorda i primi quattro caduti partigiani sloveni della zona trucidati dall’Italia monarchica e fascista alla vigilia di Natale del 1942!** Per risolvere l’arcano è necessario armarsi di buona volontà e leggere e informarsi sulle complesse vicende che hanno caratterizzato il confine orientale italiano non lasciandosi fuorviare dalla vulgata attuale che vede terrore comunista dove invece fu solo terrore fascista!

Alla cerimonia, di respiro internazionale, sono intervenute le rappresentanze partigiane della Carinzia (Marija Koletnik), i Presidenti delle Associazioni partigiane slovene della zona, il sindaco di Cerkno, l’ex console della Jugoslavia a Trieste Stefan Cigoj, il rappresentante dell’Ambasciata della Federazione russa in Slovenia Anatoly Kopilov (nel 1945 in zona operava una missione sovietica in contatto con il Comando del IX Korpus sloveno e con il Comando della “Garibaldi-Natisone”), le rappresentanze dell’ANPI regionale del FVG, di Udine e di Cividale del Friuli e anche lo scultore-partigiano Reno Coiz. A onorare i caduti un picchetto dell’Esercito sloveno.

Nel suo discorso il compagno Milan Gorjanc, membro della Presidenza nazionale della ZBB-NOB, ha ricordato il grande contributo dato dagli italiani alla Lotta di Liberazione del popolo jugoslavo, in Montenegro come in Serbia, in Croazia come in Slovenia. Segno che i nostri partigiani seppero riscattare le vergognose guerre di aggressione fasciste e la durissima repressione contro le popolazioni locali. Anche il Presidente del Comitato regionale del Friuli Venezia Giulia, Dino Spanghero, ha incentrato il suo intervento sulla collaborazione tra i nostri popoli, rimarcando che il più nobile degli insegnamenti è senz’altro quello di aver dimostrato che vivere insieme si può, che lottare insieme si vince, che ragionare insieme si progredisce. Ora è più che mai necessaria – sostiene Spanghero – una rete di scambio di esperienze, l’unione in un comune fronte antifascista, atto a combattere i rinascenti rigurgiti di xenofobia, razzismo e populismo che attraversano l’Europa.

L’attrice slovena Milena Zupančič ha recitato poi la testimonianza della signora Stefanija Raspet, all’epoca dei fatti ragazzina quindicenne, che lucidamente ricorda ancora quegli avvenimenti. Da tale testimonianza risulta chiaramente che la popolazione di Bukovo non appoggiò l’azione nazi-fascista ma fu invece segregata nelle proprie abitazioni e costretta al silenzio mentre i nazisti e i fascisti italiani ordivano l’imboscata contro i partigiani.

Il coro di Bukovo e il Coro della Resistenza di Udine hanno intonato assieme l’inno partigiano “Na Juriš” e singolarmente altre canzoni della Resistenza italiana e slovena. I ragazzi della scuola hanno recitato delle poesie accompagnate dal suono della fisarmonica.

La commemorazione, alla quale hanno partecipato oltre 200 persone, è finita in un incontro conviviale nei pressi della locale stazione dei Vigili del Fuoco con la promessa e la speranza di ritrovarci il prossimo anno.

In mattinata circa 40 soci dell’ANPI, grazie alla grande disponibilità della Direzione del Museo di Idria, sono state ospiti dell’Ospedale Partigiano “Franja” dove è stato ricordato il partigiano cividalese Rino Blasig “Franco” Medaglia d’Argento al Valor Militare e gli altri caduti a “Franja” e il medico Partigiano Antonio Ciccarelli “Dr. Anton” che prestò la propria assistenza medica fino alla fine della seconda guerra mondiale in Slovenia prima con i partigiani sloveni e poi con la Divisione d’Assalto “Garibaldi-Natisone”.

Luciano Marcolini Provenza, dell’ANPI Cividale del Friuli

* l’esatta denominazione dei luoghi tutti rientranti nel comune di Cerkno è: Jesenica, Bukovo, Ponikve, Zakojca e Pečine;

** I loro nomi sono: Jeram Bogdan, Čelik Peter, Erzen Valentin e Pajntar Gabrijel