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Da: Comitato Contro la Guerra Milano <comitatocontrolaguerramilano @ gmail.com>
Oggetto: Il punto sull’attacco mercenario contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela
Data: 12 maggio 2020 18:28:10 CEST
 
 
Il punto sull’attacco mercenario contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela
 
 

All’alba della scorsa domenica 3 maggio, un gruppo di 10 mercenari pesantemente armato proveniente dalla Colombia con veloci imbarcazioni, è stato affrontato e smantellato dalle forze speciali della Polizia Bolivariana (FAES) e da reparti della Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB), mentre cercava di sbarcare presso Macuto, a pochi chilometri dall’aeroporto internazionale di Caracas e dal porto di La Guaria, nella regione di Vargas. Questo è stato il primo atto della cosiddetta “Operazione Gedeòn”. Tale azione aveva lo scopo di eliminare il Presidente Nicolas Maduro, i suoi più stretti collaboratori, tra cui Diosdado Cabello, i generali dello stato maggiore della Forza Armata Nazionale Bolivariana e attaccare le istituzioni del Paese con l’obbiettivo di distruggere l’ordine costituzionale vigente. In ogni suo aspetto: politico, istituzionale, economico, giuridico, sociale e militare.

Lunedì 4 maggio una seconda imbarcazione è stata intercettata e neutralizzata sulle coste della regione di Aragua (regione confinante con Vargas), in località Chuao con 8 mercenari a bordo, tra cui il figlio dell’ex generale Baduel (ex ministro della difesa del governo Chavez, in carcere dal 2009 per corruzione ed organizzazione di un golpe militare), due mercenari statunitensi contrattati dalla SilverCorp (agenzia di mercenari di cui parleremo più avanti) ed ex Berretti Verdi delle forze speciali dell’esercito statunitense, il comandante sul campo dell’operazione capitano Sequea, disertore venezuelano e protagonista, insieme a Leopoldo Lopez e Juan Guaidò del fallito colpo di stato del 30 aprile 2019 dove provarono a prendere l’aeroporto militare de La Carlota a Caracas.

L’operazione denominata “Operazione Negro Primero” per smantellare questo nuovo tentativo terroristico di abbattimento del legittimo Governo venezuelano, è tuttora in corso sotto ogni punto di vista: civico-militare,investigativo, giudiziario. La cellula terrorista sembra fosse formata da 54 mercenari divisi sulle due imbarcazioni, 10 sulla prima e 44 sulla seconda. Dovrebbero essere tutti disertori della polizia e dell’esercito bolivariano, tranne i due statunitensi che sono stati anche i loro istruttori militari nei campi di addestramento in Colombia.
Dal primo tentativo di sbarco presso Macuto di domenica 3 maggio ad oggi, sono 8 i terroristi abbattuti e 31 gli arrestati (catturati in varie località della costa tra Aragua e Vargas nei giorni successivi), tra cui anche alcuni complici che li attendevano sulla costa venezuelana. Sono state anche sequestrate armi da guerra ed equipaggiamenti militari. Saranno giudicati dal tribunale penale civile con le seguenti imputazioni:
-cospirazione in complicità con governo straniero
-terrorismo
-tradimento alla patria
-ribellione
-traffico illecito di armi da guerra
-finanziamento al terrorismo
-associazione a delinquere
Ai due mercenari statunitensi non verranno contestate le imputazioni di tradimento alla patria, ribellione e finanziamento al terrorismo.

Altri 4 mercenari sono stati catturati nella giornata di sabato 9 maggio sulle montagne tra la costa di Aragua e Vargas.

Dalle indagini in corso si sta sempre più delineando la gravità del quadro. Questa è la ragione principale per cui il nostro “mainstream” sta censurando il tutto. Semplicemente dovrebbero smentire ciò che per anni hanno raccontato agli italiani sul Venezuela.

Le prove e le confessioni raccolte sono già così ampie, che il Venezuela denuncerà gli USA alla Corte Penale Internazionale, alle Nazioni Unite e al Movimento dei Paesi Non Allineati(MNOAL), come il Paese che ha ordinato, pianificato e appoggiato l’azione dei terroristi. Inoltre non ci sono dubbi sul ruolo complice svolto dal governo colombiano. Anche la Colombia sarà denunciata alla Corte Penale Internazionale. Si sta indagando anche sull’eventuale coinvolgimento del Brasile.

Già nei mesi scorsi durante una sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, il Venezuela aveva fornito al governo di Ivan Duque le coordinate dei 3 campi in Colombia dove si stavano addestrando i mercenari. Nulla è stato fatto dalle autorità di Bogotà. I prigionieri hanno confessato che il governo colombiano sapeva tutto e ha fornito aiuto logistico. Alcuni organi d’informazione colombiani stanno ipotizzando la liberazione di alcuni narcotrafficanti in cambio di aiuti finanziari e logistici all’”Operazione Gedeon”.
A rafforzare questa ipotesi ci sono anche le confessioni dei prigionieri: in procinto di salpare per il Venezuela sono stati ospitati ed accolti nella tenuta del noto narcotrafficante Elkin Javier Lopez Torres detto “Doble Rueda” (“Doppia Ruota“ perché costretto sulla sedia a rotelle dopo aver subito un attentato). Avrebbe dovuto trovarsi in carcere per scontare la sua pena, in realtà era libero e tra i finanziatori dell’operazione.

La stessa DEA (Drug Enforcement Administration, l’agenzia anti-droga degli Stati Uniti) è coinvolta. Josè Alberto Socorro Hernandez detto “Pepero”, agente DEA venezuelano arrestato lo scorso 3 maggio a Macuto (luogo del primo sbarco da parte del gruppo mercenario), ha confessato che la DEA si è occupata di trovare una parte dei finanziamenti dell’”Operazione Gedeon” tra i narcotrafficanti colombiani , ha organizzato l’accoglienza dei terroristi in Venezuela, si è occupata della fornitura di pick-up blindati con porta mitragliatrici pesanti (sequestrati a Macuto la stessa notte del 3 maggio) e ha organizzato un’azione di “distrazione” avvenuta nella notte del 3 maggio scorso a Petare, un popoloso quartiere nell’est di Caracas: hanno inscenato uno scontro a fuoco tra due bande rivali criminali, con il fine di concentrare a Petare la Polizia Nazionale Bolivariana ed avere l’accesso libero per lo sbarco.

Inoltre non c’è alcun dubbio che per il lancio di questa operazione “segreta”, sia stato stipulato un contratto firmato da Juan Guidò,”presidente ad interim” autoproclamato in una piazza di Caracas, Jordan Goudreau, proprietario della SilverCorp, un’agenzia di mercenari statunitensi, Sergio Vergara, Juan Josè Rendòn e Manuel Retureta.
Sergio Vergara è un uomo di fiducia di Guaidò, colui che ha gestito i fondi raccolti durante il “concerto umanitario per il Venezuela” organizzato a Cucuta in Colombia nel febbraio 2019. Questi fondi erano stati promessi per il mantenimento dei disertori scappati dal Venezuela alla Colombia. Il gruppo di traditori sarebbe dovuto diventare il nucleo base del “nuovo esercito” del presidente autoproclamato. Soldi che sono invece finiti nelle sue tasche, in quelle di Guaidò e di altri personaggi della loro ristretta cerchia.
JJ Rendòn è invece il consulente politico-strategico di Guaidò e viene definito un “esperto in guerre sporche”. A testimonianza dell’accordo c’è la firma di Manuel Retureta, noto avvocato di origini cubane e cittadino statunitense, difensore di narcotrafficanti.
Nel contratto sono anche specificati i compiti dei 3 rappresentanti del cosiddetto “governo ad interim”:
Guaidò “comandante in capo”, Vergara “supervisore generale del progetto”, Rendòn “capo della strategia”.

Nel contratto viene specificato che 5 giorni dopo la stipula, avvenuta il 16 ottobre 2019, la SilverCorp avrebbe dovuto ricevere un anticipo di 1 milione e 500 mila dollari da parte dei 3 rappresentati del “governo ad interim”, ma pare che solo 50 mila dollari siano entrati nelle casse dell’agenzia mercenaria.

A causa di questa inadempienza il mercenario ex Berretto Verde, guardaspalle del presidente Trump, responsabile della sicurezza del già menzionato “concerto umanitario” di Cucuta e proprietario di SilverCorp, Jordan Godreau (che ha anche rivendicato la paternità dell’operazione Gedeòn), ha ingaggiato uno studio legale che ha inviato una lettera (che è stata pubblicata) a Guaidò, Vergara e Rendòn, oltre che a Carlos Vecchio, ambasciatore a Washington del “governo ad interim”, in cui si annuncia una denuncia al tribunale statunitense per non aver onorato le clausole economiche del contratto.
Jordan Godreau ha reso pubblico l’intero contratto, con le 42 pagine siglate e firmate, facendolo pubblicare sul Washington Post. Ha inoltre reso pubblico l’audio che ha registrato durante la firma dello stesso. Il contratto e l’audio inchiodano Guaidò, Vergara e Rendòn.

Il ministro venezuelano della Comunicazione, Turismo e Cultura, Jorge Rodríguez, durante una conferenza stampa venerdì 8 maggio ha analizzato nel dettaglio questo contratto, ha mandato in onda l’audio registrato di Juan Guidò durante la firma del contratto ed un’intervista di JJ Rendòn in cui confessa di aver firmato il contratto. Qui la conferenza stampa integrale:
https://videos.telesurtv.net/video/821986/venezuela-muestra-el-contrato-entre-la-oposicion-y-silvercorp

Cosa hanno firmato questi rappresentanti del “governo ad interim” e leaders dell’opposizione venezuelana? Nella sostanza hanno firmato per l’assassinio del Presidente Nicolas Maduro e dei suoi più stretti collaboratori, tra cui Diosdado Cabello e i generali dello stato maggiore della Forza Armata Nazionale Bolivariana. Secondo uno dei due statunitensi catturati, Luke Alexander Denman, il Presidente e i dirigenti bolivariani avrebbero dovuto essere catturati e trasferiti negli Stati Uniti dove, da fine marzo 2020 pende una taglia sulla loro testa tra i 10 e i 15 milioni di dollari per l’accusa di narcotraffico. Ad ottobre 2019 l’accusa di narcotraffico e la taglia non erano ancora in campo. Ciò significa che firmarono affinché venissero assassinati. Inoltre hanno firmato l’autorizzazione all’uso di qualsiasi arma convenzionale utile a raggiungere l’obbiettivo, per la distruzione del Paese, per la rinuncia alla sovranità, per la deroga della Costituzione Bolivariana, per l’annullamento dell’ordine giuridico vigente. Hanno dato così carta bianca ad un gruppo di terroristi mercenari, l’impunità nell’ esercitare il monopolio della violenza, anche “letale” contro i civili, senza rendere conto a nessuno, se non allo stesso Guaidò. Si arriva al punto che le Forze Armate venezuelane debbano dipendere dall’ex Berretto Verde Jordan Godreau. Un para-Stato di fatto. Un altro paragrafo rende bene l’idea di cosa sarebbe il Venezuela con l’opposizione al governo: si prevede per i finanziatori dell’operazione Gedeòn un trattamento di favore nelle scelte economiche del governo. Se si pensa che una parte di questi finanziamenti arrivino dal narcotraffico…

A contratto l’intera operazione è stata valutata 212 milioni e 900 mila dollari. C’è un aspetto curioso nella parte economica del contratto: Una volta caduto Maduro, si prevede da parte del nuovo governo il pagamento con il 55% di interessi dei costi sostenuti e anticipati dalla SilverCorp per la buona riuscita dell’operazione. Appare evidente che i beneficiari della spartizione di questo “surplus” siano gli stessi firmatari.

Questa operazione Gedeòn è solo la punta dell’iceberg dell’aggressione politica, economica, paramilitare, terroristica e mediatica che l’imperialismo statunitense sta portando avanti contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela. L’Unione Europea e gli stati satellite degli USA in Latino America sono complici di questa continua aggressione che non si ferma nemmeno di fronte ad una pandemia mondiale.

Il Venezuela è la prima riserva mondiale di petrolio ed in proporzione all’estensione del suo territorio è il Paese più ricco di risorse naturali al mondo. L’obiettivo dell’imperialismo è fare del Venezuela una colonia da saccheggiare. In una situazione di grave crisi economica mondiale diviene una preda molto ambita nella corsa all’egemonia mondiale.

Per raggiungere questo obiettivo va eliminata la Repubblica Bolivariana, perché è un “cattivo esempio” per il continente Latino Americano e per quei Popoli che hanno cara la propria sovranità ed indipendenza.
Il nuovo Venezuela che dovrebbe sostituire quello Bolivariano e che non è difficile da vedere nel contratto stipulato, è quello di uno stato mafioso narcotrafficante e paramilitare sul modello della Colombia, fedele e totalmente subalterno ai desiderata di Washington. E’ abbastanza chiaro che si svilupperebbe con una costituzionalizzazione del fascismo.

Si è sottovalutata la Repubblica Bolivariana del Venezuela. Il Chavismo in questi 22 anni si è radicato in profondità nella società venezuelana e nessuno dall’esterno può pretendere di abbatterlo attraverso operazioni di privatizzazione e terziarizzazione della guerra sul modello delle aggressioni contro la Libia e la Repubblica Araba di Siria. La Repubblica Bolivariana è organizzata per la sua difesa con una forte unione civico-militare, studiata sul modello di Ho Chi Minh e del generale Giap. Ha dato ottima prova di se nello sgominare questa operazione della “disperazione” dell’imperialismo e tutte le operazioni di aggressione precedenti che avevano lo stesso fine. Il Popolo venezuelano e la sua Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB) sono ben guidati, organizzati e di gran lunga più motivati di qualsiasi esercito abbia l’idea di violare i suoi confini. Chiunque si azzardi a farlo, dovrà affrontare una guerra contro un intero popolo che è pronto a combattere per difendere il proprio legittimo Governo, la propria sovranità e indipendenza, la sua autodeterminazione e le sue risorse.

Giovedì 8 maggio il Procuratore generale della Repubblica, Tareck William Saab ha annunciato di aver sollecitato 22 nuovi mandati di cattura di persone implicate nell’operazione Gedeòn. Tra questi i mandati di cattura internazionale per i firmatari del contratto Juan José Rendón, Sergio Vergara e il proprietario della SilverCorp Jordan Goudreau.

Difficile dire cosa la giustizia e il Governo venezuelano abbiano in serbo per Juan Guaidò. In qualsiasi Paese non sottoposto alla violenta aggressione imperialista statunitense sarebbe già agli arresti dall’anno scorso. In Venezuela l’Assemblea costituente non gli ha ancora revocato l’immunità parlamentare e ufficialmente per gli Stati Uniti è ancora il Presidente del Venezuela. E’ facilmente intuibile che l’imperialismo auspichi un arresto di Guaidò. Sarebbe un’altra giustificazione per proseguire nei suoi piani e che potrebbe portare anche ad un’eventuale risposta militare punitiva, come potrebbe esserlo un “bombardamento mirato”.
Nel caso il Governo e la giustizia venezuelana non prendano provvedimenti contro di lui, per l’imperialismo Guaidò varrebbe molto più da morto che da vivo. Una sua morte violenta in Venezuela, di cui sarebbe accusato immediatamente il “dittatore narcotrafficante Maduro”, non farebbe altro che aumentare la tensione e l’interventismo statunitense.
Rispetto ad “illustri” oppositori venezuelani che sono scappati nel corso degli ultimi 20 anni in Colombia e negli Stati Uniti, Guaidò avrebbe qualche problema in più, viste le promesse non mantenute ai cartelli della droga in Colombia rischierebbe di non uscirne vivo, mentre negli USA se procedesse l’iter della denuncia di Jordan Godreau rischierebbe di dover risarcire la SilverCorp; inoltre l’Amministrazione Trump non gli crede più.
Forse seguirà le orme del suo padrino politico, Leopoldo Lopez e finirà con il rifugiarsi in un’ambasciata di un Paese dell’Unione Europea a Caracas.

Il dato incontrovertibile è che Guaidò, lasciato libero per più di un anno dal Governo e dalla giustizia venezuelana, si è scavato la fossa da solo. Nemmeno il genio del Comandante Chavez era riuscito a portare gli stessi risultati che in un solo anno ha portato Juan Guaidò: negli ultimi 22 anni l’opposizione venezuelana non è mai stata così screditata, così denigrata dai suoi stessi sostenitori e così in basso nei consensi. Un vero capolavoro.

Si vedrà, l’auspicio è che sia fatta giustizia e che Guaidò non si goda ciò che ha rubato al Popolo venezuelano.

Qui il contratto della SilverCorp e gli allegati del contratto

Comitato Contro La Guerra Milano